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Sommario del 26/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: i cristiani vincano il male con la forza della verità e dell'amore. Appello per la liberazione delle due consacrate italiane rapite in Kenya
  • Festa di Santo Stefano. Il cardinale Cé: occorre avere il coraggio di annunciare il Vangelo fino al martirio
  • Oggi in Primo Piano

  • Madre e figlio morti tra le fiamme nella loro baracca a Ostia. Di Tora: più solidarietà con i poveri
  • Migliaia di poveri al tradizionale pranzo di Natale di Sant'Egidio in 70 Paesi del mondo
  • Progetto italo-ugandese dà il via alla prima facoltà di medicina a Gulu
  • L'Ordinariato militare dona centomila Vangeli ai soldati italiani
  • Intervista con Antonio Socci sul suo nuovo libro "Indagine su Gesù"
  • Chiesa e Società

  • Natale in Cile e Argentina: appello alla solidarietà dei cardinali Errázuriz e Bergoglio
  • La celebrazione della Natività a Lima e Asunción
  • Quattro anni fa lo tsunami colpì il Sud-est asiatico
  • Costruire la pace: obiettivo di Caritas Internationalis per il 2009
  • Vescovi australiani con il governo per la sicurezza nelle reti informatiche
  • Apprezzamento dei vescovi filippini per l’attività dei catechisti
  • A Taiwan l‘impegno dei gesuiti nella comunicazione per l’evangelizzazione
  • Italia: presentato il messaggio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
  • Progetto dell'arcidiocesi di Torino a sostegno dei sacerdoti in Iraq
  • “Viaggi del Goel” per un “turismo responsabile” in Calabria
  • Giovani a Camaldoli per riflettere e condividere
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuovi lanci di razzi di Hamas verso Israele. A Gaza arrivano i primi aiuti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: i cristiani vincano il male con la forza della verità e dell'amore. Appello per la liberazione delle due consacrate italiane rapite in Kenya

    ◊   Nella festa di Santo Stefano, durante l’Angelus odierno in Piazza San Pietro, il Papa ha lanciato un accorato appello per la liberazione delle due consacrate italiane rapite oltre un mese e mezzo fa in Kenya e di tutti gli altri sequestrati nel mondo. Quindi ha additato come modello per i cristiani il primo martire della Chiesa che è morto come Cristo perdonando i suoi uccisori. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Sull’esempio di Santo Stefano i cristiani imparino ad essere “testimoni credibili del Vangelo vissuto nella verità e nella carità”: il Papa lancia questo invito ricordando la morte del primo martire cristiano, ucciso “a motivo della sua predicazione ardente e coraggiosa” in un periodo in cui essere persecutori della Chiesa “era sentito … come un dovere e un motivo di vanto”. Ma proprio questa testimonianza – ha affermato – fu “decisiva” per la conversione di Saulo di Tarso:

     
    “Saulo perseguitava la Chiesa ed aveva collaborato pure alla lapidazione di Stefano; lo aveva visto morire sotto i colpi delle pietre e soprattutto aveva visto il modo in cui Stefano era morto: in tutto come Cristo, cioè pregando e perdonando i suoi uccisori (cfr At 7,59-60)”.

     
    Poco tempo dopo il martirio di Stefano, Gesù risorto appare a Saulo sulla via di Damasco dove lo “zelante persecutore della Chiesa” voleva recarsi per arrestare altri cristiani:

     
    “Sulla via di Damasco Saulo capì che perseguitando la Chiesa stava perseguitando Gesù morto e veramente risorto; Gesù vivente nella sua Chiesa, vivente anche in Stefano, che lui aveva sì visto morire, ma che certamente ora viveva insieme con il suo Signore risorto. Potremmo quasi dire che nella voce di Cristo avvertì quella di Stefano e, anche per sua intercessione, la grazia divina gli toccò il cuore. Fu così che l’esistenza di Paolo cambiò radicalmente. Da quel momento Gesù divenne la sua giustizia, la sua santità, la sua salvezza (cfr 1 Cor 1,30), il suo tutto”.

     
    E un giorno – ha aggiunto il Papa – anche Paolo “seguirà Gesù sulle stesse orme di Stefano, versando il proprio sangue a testimonianza del Vangelo”:

     
    “Cari fratelli e sorelle, in Santo Stefano vediamo realizzarsi i primi frutti della salvezza che il Natale di Cristo ha recato all’umanità: la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio, della luce della verità sulle tenebre della menzogna. Lodiamo Dio perché questa vittoria permette anche oggi a tanti cristiani di non rispondere al male con il male, ma con la forza della verità e dell’amore”.

     
    Dopo l’Angelus il Papa ha espresso la sua preoccupazione “per quanti si trovano in situazioni di sofferenza e di grave difficoltà”. E il suo pensiero è andato in particolare alle due consacrate italiane Maria Teresa Olivero e Caterina Giraudo, appartenenti al Movimento contemplativo missionario “Padre de Foucauld”, sequestrate, da più di un mese e mezzo, insieme a un gruppo di loro collaboratori locali, nel villaggio di El Waq, al nord del Kenya”:

     
    “Vorrei che in questo momento sentissero la solidarietà del Papa e di tutta la Chiesa. Il Signore, che nascendo è venuto a farci dono del suo amore, tocchi il cuore dei rapitori e conceda quanto prima a queste nostre sorelle di essere liberate per poter riprendere il loro disinteressato servizio ai fratelli più poveri. Per questo, cari fratelli e sorelle, vi invito tutti a pregare, senza dimenticare i numerosi sequestri di persone in altre parti del mondo di cui non sempre si ha chiara notizia: penso ai sequestrati sia per motivi politici che per altri motivi in America Latina, in Medio Oriente, in Africa. La nostra solidale preghiera sia in questo momento per tutti loro di intimo, spirituale aiuto”.

     
    “La Festa di Santo Stefano – ha detto il Papa – ci ricorda che siamo chiamati a seguire Gesù sulla via della Croce: sebbene la sofferenza sia parte della vita, un Dio che entra personalmente nella storia ha il potere di salvarci attraverso di essa”. “Questa fede – ha concluso - resti in noi malgrado qualsiasi avversità”.

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    Festa di Santo Stefano. Il cardinale Cé: occorre avere il coraggio di annunciare il Vangelo fino al martirio

    ◊   Oggi, dunque, la Chiesa celebra la festa di Santo Stefano, primo martire della cristianità, ucciso per aver annunciato il Vangelo. Ma quali sono le virtù principali di questo Santo? Isabella Piro lo ha chiesto al cardinale Marco Cé, patriarca emerito di Venezia:

    R. – Sono la carità verso i poveri, l’equità, la passione per Gesù Cristo, la libertà e il coraggio nella testimonianza della propria fede fin dal martirio.

     
    D. – In lingua greca, “Stefano” significa incoronato. Possiamo quindi dire che il martirio è una corona per il cristiano?

     
    R. – Nei primi tre secoli cristiani, fino al cessare delle persecuzioni, chi accedeva al battesimo, doveva mettere in conto l’eventualità del martirio, più di quanto possa accadere alla stragrande maggioranza di noi, oggi. Detto questo, dobbiamo però affermare che la radicalità evangelica di cui il martirio è l’espressione più forte, è intrinseca alla grazia battesimale: la grazia battesimale è immersione nella morte di Cristo, nel martirio di Cristo, quindi è partecipazione della sua resurrezione.

     
    D. – Santo Stefano fu il primo martire della Chiesa. Ma quali sono, oggi, i nuovi martiri?

     
    R. – Il martirio ha accompagnato tutta la storia della Chiesa. Un autorevole storico contemporaneo afferma che il secolo appena concluso, sotto il dominio di ideologie anticristiane, ha contato da solo più martiri di tutto il periodo delle persecuzioni dei primi secoli del cristianesimo. Ed anche il millennio appena iniziato è già segnato dallo stigma del martirio. Basti ricordare i tanti missionari e volontari, uomini e donne, dediti all’annuncio gratuito del Vangelo e impegnati nella solidarietà verso i più poveri e bisognosi che hanno pagato, e pagano con la vita, la loro fedeltà al Vangelo e alla carità cristiana. Non dovremmo mai dimenticarlo: questi testimoni della fede sono per noi un grande esempio di fedeltà e di coerenza, limpida e forte.

     
    D. – Lei, lo ha appena ricordato: le violenze contro i cristiani continuano, in diverse parti del mondo, basti appunto citare i recenti episodi avvenuti in India. Guardando proprio a Santo Stefano Protomartire, quale insegnamento possiamo trarre da tutto questo?

     
    R. – E’ vero, spesso i cristiani sono oggetto di violenza, anche grave. L’opinione pubblica incomincia a rendersene conto e a denunciarlo. Questo ci dice che, il discorso dei diritti umani, in particolare della libertà religiosa, è sempre un discorso aperto e che c’è ancora molta strada da fare. Far crescere una mentalità di rispetto e di accoglienza, il più possibile condivisa, è un impegno che ci coinvolge tutti e deve vederci vigilanti attivi nell’escludere comportamenti di discriminazione, aprendoci invece, sempre più, all’accoglienza e alla solidarietà nei confronti dell’altro, oppure diverso da noi, noi cristiani soprattutto, che abbiamo ricevuto dal Signore, come segno dell’appartenenza a Lui, il comandamento di amarci gli uni gli altri, come Lui ci ha amati.

     
    D. – Eminenza, un’ultima domanda: qual è quindi il messaggio che Santo Stefano Protomartire lascia all’uomo nel 2000?

     
    R. – Il messaggio è di avere il coraggio di testimoniare la propria fede, anche quando questo costa molto sacrificio.

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    Oggi in Primo Piano



    Madre e figlio morti tra le fiamme nella loro baracca a Ostia. Di Tora: più solidarietà con i poveri

    ◊   Tragedia della povertà questa notte, alle porte di Roma: una donna ed il figlio di 3 anni sono morti arsi vivi in una baracca all’interno della Pineta di Castel Fusano, ad Ostia. In base alle prime indagini, l’incendio sarebbe stato provocato da una fiammata divampata da un fuoco acceso per riscaldare l’interno della baracca. Su questo drammatico episodio, alla luce dell'appello alla solidarietà lanciato dal Papa a Natale, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas diocesana di Roma:

    R. – Certamente era una situazione abbastanza estrema, purtroppo, di una donna che viveva dentro una baracca insieme al proprio figlio. Di queste situazioni ce ne abbiamo ancora tante a Roma. Molti, forse, non sanno oppure non vogliono sapere. Occorre veramente che ci mettiamo in un atteggiamento nuovo, non solo di solidarietà, ma anche di prossimità;occorre cioè andare a cercare queste persone. Noi dobbiamo essere il prossimo per gli altri. Dobbiamo farli sentire persone umane. E’ importante che queste realtà, anche di difficoltà sociale, vengano non emarginate, allontanate, ma inglobate all’interno del tessuto sociale. E’ per questo che occorrono non solo gesti di solidarietà, ma una cultura della solidarietà.

     
    D. – E' proprio l'appello che ha lanciato il Papa a Natale, pensando anche all'attuale crisi economica mondiale...

     
    R. – Tante volte si dice che non tutti i mali vengono per nuocere. Quindi, sebbene questa crisi economica sia in sé un male, forse può portare tanti di noi ad una riflessione su quello che deve essere uno stile di vita di maggior sobrietà. Dare speranza non è semplicemente una parola. La speranza si dà con uno stile di vita, mostrando che ci si crede in quello che è un momento di maggior unione con gli altri. Dobbiamo anche saper educare le nuove generazioni: educare i figli significa abituarli al necessario, all’utile, a quello che io devo saper condividere anche con l’altro. Dobbiamo saper dare al mondo questa speranza perché la nostra non è una speranza che si fonda sul benessere economico, ma unicamente su Gesù Cristo. Questo ci riporta a cercare veri valori, a cercare la globalizzazione dell’umanità. Si devono sentire gli altri come fratelli, come persone che, come noi, vivono nella storia di oggi. Noi cristiani siamo chiamati in questo contesto ad annunciare la speranza, a portare Gesù Salvatore.

     
    D. – Benedetto XVI ha anche affermato che se ciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovina. Quali sono oggi le rovine della nostra società?

     R. – Io immagino che sia proprio questo senso di egoismo, il pensare prima a se stessi e poi all’altro. E’ emblematico in questo senso il passaggio dalla cultura della socialità – quella che veniva chiamato il welfare state – alla cultura della sicurezza. La sicurezza significa che io penso solo a me stesso, vengo prima io. Sell’altro non mi interesso, si crea questo senso di mcrescente divisione. In un mondo in cui c’è da una parte il benessere e dall’altra c’è gente che non arriva a vivere con un dollaro al giorno, allora è veramente un momento di riflessione su noi stessi. Se Gesù è venuto per tutti, il nostro impegno, il nostro Natale deve essere veramente per tutti; quindi, non pensiamo solo a noi stessi! Questo deve essere il superamento dell’egoismo.

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    Migliaia di poveri al tradizionale pranzo di Natale di Sant'Egidio in 70 Paesi del mondo

    ◊   Da 26 anni il giorno di Natale le porte di Santa Maria in Trastevere, a Roma, si aprono per un grande pranzo con i più poveri, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Dalle venti persone di quel lontano 1982 si è arrivati alle circa 900 che ieri sono giunte in Basilica per il pranzo di quest’anno. Ma molte altre, in tutto oltre centomila, hanno animato le tavole dei luoghi più diversi, dalle chiese, alle case, agli istituti per anziani, alle carceri, nei 70 Paesi dove è presente la comunità. Francesca Sabatinelli ha intervistato Alberto Quattrucci, di Sant’Egidio.

    R. – Il Natale, come per ogni famiglia che si rispetti, deve essere un Natale preparato bene, con un pranzo cucinato, con una bella tavola apparecchiata e poi i regali sono un segno di affetto per tutti e tanto più per chi è più povero e ha bisogno perché vive per strada, perché è solo, abbandonato, anziano e i regali ci sono stati davvero per tutti e poi personalizzati secondo il desiderio, il bisogno.

     
    D. – Qual è il ringraziamento di queste persone, il ringraziamento che tu consideri il più importante?

     
    R. – Forse è quello di tornare ogni anno, perché hanno capito che qui c’è qualche cosa per cui valga la pena di vivere e che aiuta a vivere più a lungo. Il Natale dimostra a noi, che prepariamo questo Natale per loro e a loro che accettano di essere insieme a noi, che solo insieme si può essere felici e non da soli. Un Natale che diventa profezia per il mondo di oggi dove tanti sono i problemi, però qui c’è una risposta che supera tutto e che è anche una proposta umana, politica, spirituale per il mondo intero.

     
    D. – Centomila persone in tutti i luoghi in cui Sant’Egidio è presente, non si parla soltanto di poveri, si parla di carcerati, di persone che spesso vengono percepite anche come nemici. Voi aprite le porte anche a queste persone…

     
    R. – Noi apriamo le porte a tutti perché tutti possono contribuire a costruire, a disegnare questo bellissimo mosaico che è il sogno di un mondo finalmente unito, senza discriminazioni, senza muri. Tanti, è da sottolineare, hanno voluto imitare questo gesto organizzando loro stessi un pranzo.

     
    D. – Finito il pranzo di Natale vi state preparando per un altro importante appuntamento, quello del primo gennaio 2009…

     
    R. – Dal 1968 quando Paolo Vi inaugurò questa Giornata mondiale per la Pace, il primo gennaio, la Chiesa non ha mai smesso di credere che la pace sia possibile. Quest’anno il messaggio del Papa a combattere la povertà a costruire la pace ci tocca particolarmente. Noi marceremo, pregheremo in 600 città del Mondo, in villaggi e Paesi dove la comunità di Sant’Egidio è presente insieme a tante uomini e donne di religione, impegnati, anche non credenti, tutti a dire che la pace è possibile, che la pace è necessaria. Questo slogan sarà lo stesso, tradotto in lingue e culture diverse, “Pace in tutte le terre”, il primo gennaio del 2009.

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    Progetto italo-ugandese dà il via alla prima facoltà di medicina a Gulu

    ◊   “Combattere la guerra in Uganda investendo in risorse”. E’ partendo da questa sfida che nel 2003, in partenariato con l'Università di Napoli, Italia e Uganda hanno dato vita, grazie al progetto GuluNap, alla prima facoltà di medicina della città di Gulu. Il centro sorge in uno dei distretti devastati da 20 anni di guerriglia che ha prodotto oltre 100 mila morti e migliaia di sfollati. Drammatica la situazione sanitaria nel nord Uganda dove vi è un medico ogni 40mila abitanti. Sul perché dell’iniziativa, recentemente insignita, in Vaticano, del premio “Van Thuan” per l’applicazione della solidarietà e della dottrina sociale della Chiesa, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del prof. Luigi Greco, ordinario di pediatria presso la Federico II di Napoli e tra gli iniziatori del progetto:
     
    R. – Era il posto più devastato e c’era già questo punto importantissimo, che è l’ospedale diocesano e missionario del Saint Mary’s Hospital, fondato dai famosissimi Pietro e Lucille Corti. Era un sogno di Pietro Corti, che è morto tra le mie braccia mentre parlavamo di questo progetto. La moglie era morta di Aids contratto in sala operatoria. Dunque, c’era questa straordinaria opportunità di un grande ospedale missionario, molto efficiente, che permette di educare giovani medici e che attualmente è il nerbo della pratica clinica di questi studenti.

     
    D. – La vostra idea, dunque, è quella di dare un’opportunità a chi è del luogo perché in ospedale già venivano molti medici italiani …

     
    R. – E’ proprio questo il problema. All’ospedale missionario andavano medici italiani – 40, 50 all’anno. Un cambiamento continuo. Nessuna ricaduta sul posto.

     
    D. – Un altro problema che si rileva in Uganda, e non solo in questo Paese, è la fuga di cervelli, ovvero una volta laureati, gli studenti vanno a specializzarsi in altri luoghi del mondo, per stare meglio, per guadagnare di più …

     
    R. – Li stiamo trattenendo. Addirittura stiamo tentando di fare un patto d’onore perché stiano cinque anni nella regione dopo la laurea.

     
    D. – Il governo ugandese come vede questa iniziativa?

     
    R. – Il governo ugandese ha dato le borse di studio agli studenti – 50 l’anno; paga i salari dei professori ugandesi e attualmente le altre università vedono sorgere dal nulla nel “bush” una facoltà di medicina che compete con quelle nazionali, molto prestigiose.

     
    D. – Quali sono le prossime sfide?

     
    R. – Abbiamo aperto adesso una collaborazione nuova per mettere la facoltà di scienze, sviluppo e cultura, e per fare “science education”, cioè formare i professori dei livelli superiori di scuola, perché senza questa qualificazione i ragazzi non possono entrare nell’università. E poi, abbiamo aperto “agraria” e stiamo facendo un grande progetto di piscicultura – è strano pensarci: da Napoli portiamo le vasche per allevare pesci in Uganda. E’ un lavoro quotidiano, non di emergenza, ma di quotidiana amministrazione.

     
    D. – L’Università Federico II di Napoli, il ministro degli Affari esteri, tante fondazioni, tante le donazioni individuali per sostenere questo progetto e soprattutto la sfida del “post-doc”, ovvero creare gli incentivi per chi è già medico a rimanere sul posto. Ma concretamente, questo come si fa?

     
    R. – Arruolandoli come “resident” pagati, con uno stipendio; mettendo nell’ospedale di Gulu la nuova radiologia, ecografia, strutture. All’ospedale di Racio, tutte le endoscopie e distretti sanitari, comprese le motociclette per girare tutti i villaggi e curare i malati. I ragazzi vanno nel campo a fare progetti: sono obbligati a farlo e lo fanno con grande entusiasmo. Stiamo facendo di tutto per costruire questo “post-doc”.

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    L'Ordinariato militare dona centomila Vangeli ai soldati italiani

    ◊   Centomila copie dei Vangeli inviate ai militari: è l’iniziativa promossa dall’Ordinariato militare per Natale. Un volumetto che contiene anche una raccolta di Salmi, alcuni paragrafi del Catechismo della Chiesa Cattolica, una raccolta di preghiere ed una breve guida alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione. Un testo, afferma al microfono di Massimiliano Menichetti l’ordinario militare per l’Italia, l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, offerto al cuore dei soldati affinché “la lettura e l’ascolto della Parola” dia “forza per affrontare le diverse situazioni dell’esistenza”:
     
    R. - Direi che l’iniziativa si colloca all’interno del programma pastorale della Chiesa Ordinariato Militare; un anno dove l’attenzione è tutta centrata sulla formazione alla parola, formazione alla vita interiore del mondo militare. E quindi, centomila copie dei Vangeli ai militari.

     
    D. – Questo volumetto - che non contiene solo i Vangeli – ha in copertina un’opera di Andrea Camassei, proveniente dalla pinacoteca dei Musei Vaticani…

     
    R. – Ho voluto individuare anche dalla copertina un po’ il senso della consegna: San Pietro che battezza i santi Processo e Martiniano, proprio per indicare che il percorso dell’Ordinariato, per quanto riguarda l’esperienza pastorale, è tutto incentrato sull’annuncio del Vangelo, e quindi la riscoperta del Battesimo all’interno di un grembo, che è la Chiesa.

     
    D. – Il testo contiene anche i Salmi, il Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, una raccolta di preghiere ed una breve guida alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione…

     
    R. – Particolarmente i Salmi di consolazione, perché ho notato che qualche volta c’è preoccupazione nel contesto delle caserme, sulle navi, negli aeroporti; quindi Salmi di incoraggiamento, Salmi di speranza, e nello stesso tempo questa Parola di Dio che diventa anche esperienza, testimonianza. E allora ecco, ho ripreso alcune pagine del Catechismo perché in questo modo i nostri militari si avvicinano alla conoscenza della dottrina della Chiesa. Diciamo che vuole essere quasi una lettura attenta, attraverso queste pagine, di ciò che il Signore chiede oggi ad un militare che è battezzato e quindi un supplemento di adesione a quest’incontro bello col Signore Gesù, che interpella e dona speranza.

     
    D. – Il suo auspicio è che i militari portino sempre con sé questa edizione; ha parlato di consegna…

     
    R. – Una consegna - questo l’appello che ho fatto nella introduzione - di aprire con fiducia e fare di questo testo oggetto di riflessione in qualsiasi posto ci si trovi o in qualsiasi situazione di vita si attraversi. Quindi, trovare in questo testo quella pace interiore, per affrontare le situazioni dell’esistenza, anche quelle più inedite e difficili.

     
    D. – Seguendo il solco tracciato da Benedetto XVI lei ha ribadito: “Il Natale non è consumismo ma solidarietà”. Ma cosa vuol dire questo in un contesto militare?

     
    R. – Riconoscere e controllare i propri desideri prima di scegliere. Imporsi anche delle rinunce, dei limiti aperti ad una logica di solidarietà, perché anche il mondo militare ha bisogno di condividere dei beni con i più poveri. Il tema della povertà è veramente nel mondo militare un tema che viene oggi toccato con mano, per i nostri militari che sono nei teatri operativi a contatto con delle povertà estreme della fame e della sete. L’augurio è che la Parola del Signore diventi fuoco ardente nel cuore dei militari e dei nostri cappellani, perché i detti del Signore siano anima di presenza di pace e perché la Parola veramente dia questa fecondità di amore.

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    Intervista con Antonio Socci sul suo nuovo libro "Indagine su Gesù"

    ◊   Da Marx a Kafka fino ad esponenti di altre religioni. Il fascino di Gesù è stato sentito a tutte le latitudini del mondo e da persone anche “lontane”. Lo racconta il nuovo libro del giornalista e scrittore Antonio Socci “Indagine su Gesù”. Un testo che indaga anche sulle profezie del Vecchio Testamento, sulla straordinarietà della Sindone e dei miracoli. Un libro, dunque, ricco di spunti. Ma sentiamo lo stesso Socci intervistato da Debora Donnini:

    R. – Il fascino per la persona di Gesù è assolutamente universale. Penso alle pagine che ho pubblicato di Nietzsche, di Renan, del giovane Marx, oppure di Gaetano Salvemini.

     
    D. – Lei prende in esame anche le profezie dell’Antico Testamento, in particolare quelle di Isaia...

     
    R. – Mi ha impressionato questo fenomeno colossale di testi sacri del popolo ebraico, in cui alcuni passi venivano ritenuti dai maestri del popolo ebraico prima di Gesù passi ispirati, profetici, riferiti ad una figura, inviato di Dio, che è stato promesso da Dio agli uomini per la loro salvezza. Com’è possibile che in questi testi siano contenuti circa 300 profezie, certamente di vario tipo, di vario spessore, che trovano compimento tutte nella vicenda di quell’uomo che è Gesù?

     
    D. – Viene messa poi in rilievo l'eccezionalità della Sindone...

     
    R. – Per chi pensasse che la parola finale sulla vicenda della Sindone sia stata messa nell’’88, con la datazione al radio-carbonio, in realtà, c’è tutta una serie di acquisizioni scientifiche che hanno indotto anche recentemente il direttore del laboratorio di Oxford a dire che dobbiamo riconsiderare tutta la faccenda. Di fatto la Sindone, a prescindere dalla questione datazione, ci dà un’informazione: quel lenzuolo ha contenuto il corpo di un uomo morto con il supplizio romano della crocifissione, con le stesse particolarità, praticamente uniche, che sono raccontate a proposito della passione di Gesù, ma soprattutto che quel corpo non è stato dentro quel lenzuolo per più di 40 ore e che infine, in base alle macchie ematiche, si è appurato che quel corpo si è sottratto alla legatura del lenzuolo senza alcun movimento, come passando attraverso il lenzuolo. Quindi, acquisendo delle qualità non naturali. In base ad esperimenti recenti fatti a Frascati dai fisici dell’Enea, si è appurato che lo stesso tipo di traccia lascia una fortissima improvvisa e momentanea esplosione di luce.

     
    D. – Anche i miracoli trovano uno spazio nel suo libro. Perché?

     
    R. – Il segno che Gesù è veramente vivo fra noi è il fatto che opera. La sua opera fondamentale è che cambia i cuori. Ma sono innumerevoli i segni dove lui manifesta la sua signoria sulla natura e sulla storia. Com’è noto la Chiesa riconosce miracoli di fronte ai quali la scienza per prima si è inchinata, eventi assolutamente inspiegabili. Certo per toccare con mano occorre quella realtà che fu di Alexis Carrel, come è noto, medico francese, che ha preso il premio Nobel per le medicina, non credente, che volle approfondire quello che accadeva a Lourdes. Andò di persona a Lourdes, con tutti i suoi scetticismi. Il caso che lui seguiva era quello di una ragazza che aveva una massa tumorale sul ventre, terribile, e lui assistette davanti alla grotta a questa guarigione istantanea e immediata di una ragazza che lui come medico aveva valutato assolutamente più morta che viva. E Carrel poi si è convertito. Ovviamente non è che bastino i miracoli per convertirsi, perché la conversione comunque è una grazia. I miracoli interrogano la ragione: è la nostra ragione e la nostra libertà la chiave di tutto.

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    Chiesa e Società



    Natale in Cile e Argentina: appello alla solidarietà dei cardinali Errázuriz e Bergoglio

    ◊   “La speranza è un virtù piccola, pudica e umile che sceglie il presepe per manifestarsi". E’ quanto ha detto il cardinale Jorge Mario Bergoglio nella Santa Messa della notte di Natale nella cattedrale di Buenos Aires. Nella sua omelia, il porporato ha poi sottolineato l'importanza e l'urgenza di "recuperare questa speranza sia nella vita personale sia in quella comunitaria". Ricordando le molte difficoltà della vita quotidiana e l’incertezza del futuro, l'arcivescovo di Buenos Aires ha espresso l’auspicio che la festa della Natività aiuti a “recuperare capacità di sorprendersi davanti alle meraviglie del Signore” per “rendere possibile così il ritorno tra noi della gioia della speranza”. Rivolgendosi a migliaia di fedeli presenti alla “Misa del Gallo”, come viene chiamata in America Latina la Santa Messa della Mezzanotte in ricordo di una secolare tradizione - il canto di un gallo annunciò per primo la nascita del Redentore -, il cardinale Bergoglio ha ricordato che “tutti siamo chiamati a rendere conto della nostra speranza” e perciò in occasione di questa festa solenne “ci dobbiamo chiedere: dov’è la mia speranza, quanto è grande o piccola, quanto è in grado di includere l’altro?”. Paragonando la forza di questa speranza “all’ancora buttata sul fondo delle acque” il porporato ha ricordato che “ci aiuta a tirare la barca a riva” e a restare “fermi e sereni in mezzo alla tempesta” per poter dirci, come Maria nella mangiatoia contemplando il suo Figlio divino: “Ecco la nostra vera speranza”. Le riflessioni dell’arcivescovo di Buenos Aires, nella notte di Natale, hanno ribadito quanto detto nel suo messaggio televisivo nel quale aveva parlato dell’urgenza, oggi più che mai, di aprire il cuore “alle verità del Salvatore che ci ricorda che nulla è perduto se in noi entra l’amore di Gesù”. Intanto, come ogni anno, nella capitale argentina in decine di chiese - Nostra Signora della Mercede, San Pietro, La Boca, Nostra Signora del Carmine, San Pedro González Telmo, ecc. - decine di volontari hanno offerto un pasto natalizio a coloro che vivono per strada: bambini orfani, disoccupati e cittadini in difficoltà economiche. A Santiago del Cile - Paese fratello con il quale pochi giorni fa i due popoli cileno e argentino hanno ricordato il 30. mo anniversario della mediazione di Giovanni Paolo II che evitò la guerra - l’arcivescovo della capitale, cardinale Francisco Javier Errázuriz, durante la Messa di Mezzanotte ha lanciato un forte appello “alla solidarietà e alla condivisione alle quali ci chiama costantemente Papa Benedetto XVI”. Per il porporato “occorre seminare fiducia e responsabilità”, in particolare da parte della politica “alle prese con decisioni importanti per tutti i cittadini”. Il Natale, che rinnova “in ciascuno di noi l’evento straordinario dell’Incarnazione”, deve ricordare a tutti il dovere “della responsabilità e del rispetto reciproco” ha sottolineato il cardinale, citando i prossimi appuntamenti elettorali del 2009 quando saranno scelte le più altre cariche dello Stato. “A Betlemme ha fatto irruzione nella nostra storia l’Amore di Dio” ha aggiunto il porporato, citando poi San Paolo che ci ricorda che quando eravamo "insensati, disobbedienti, traviati, schiavi si sono manifestate la bontà di Dio, Salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini”. È ora di “aprire il nostro spirito alla luce che da Betlemme ci illumina (…) poiché ci aiuta a scoprire chi siamo e come possiamo accoglierci reciprocamente (…) che ci insegna sentimenti e atteggiamenti solidali (…) che ci comunica lo spirito giusto per la vita familiare e nazionale come momento di benevolenza e amicizia”. È ciò quello che Dio vuole di noi, ha concluso il cardinale Errázuriz, “ma noi tutti dobbiamo collaborare con Lui”. (A cura di Luis Badilla)

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    La celebrazione della Natività a Lima e Asunción

    ◊   “Dalla mangiatoia di Betlemme a tutti noi oggi, e per sempre, ci arrivano molti segni: il primo e fondamentale è la nascita del nostro Redentore che si fa come noi, della stessa carne, senza il peccato e resta qui con noi fino alla fine dei secoli”. Così l'arcivescovo di Lima, cardinale Juan Luis Cipriani, durante la Messa nella Notte Santa nella cattedrale metropolitana della capitale peruviana. Il porporato ha inoltre ricordato che dal presepe "arriva anche il messaggio della Sacra Famiglia" che ci invita a "scorgere i rischi dell'autosufficienza e della superbia della cultura imperante”. “I pastori, gli angeli e l'asino - ha sottolineato - sono testimoni di un evento grandioso, accompagnano Gesù e Maria nel momento centrale dell'incarnazione quando Cristo in mezzo a noi si manifesta per indicarci il cammino verso il Padre, Dio". Nello sforzo auspicabile di voler imitare sempre l’esempio della Sacra Famiglia, l'arcivescovo di Lima ha evidenziato che il nostro orizzonte è "la civiltà della pace, della vita e dell’amore” e quindi la consapevolezza “che è all’interno della famiglia ove si forgia la fede e la speranza: luci per camminare verso lo sviluppo vero dell’umanità”. Il porporato ha voluto rilevare anche la necessità della preghiera in un momento come quello che vive il popolo peruviano e non solo. “Prego intensamente per ciascuno – ha aggiunto - e desidero che nel cuore di ognuno questo Natale sia un nuovo germogliare”, inedito, “mai ripetitivo” poiché “la salvezza che ci porta Gesù non è mai una ripetizione, l’amore non è mai una replica, il perdono non è mai reiterazione, tutto è sempre nuovo come nuovo: è il messaggio di questo Santo Natale”. La festa della Natività ha aggiunto il cardinale Juan Luis Cipriani “ci immerge dunque in una sorta di atmosfera divina che ci rammenta che Dio viene, è venuto e verrà per tutti, sempre”.“La presenza di Dio nella persona del suo Figlio oggi, tra noi, rinnova la sua promessa: la salvezza eterna” e “noi dobbiamo essere pronti” ha ricordato, ad Asunción, capitale del Paraguay, l’arcivescovo metropolitano mons. Pastor Cuquejo. Questa Santa festa, ha proseguito il presule, “è anche un monito che ci ricorda che abbiamo bisogno di una conversione permanente, proprio quella che rifiutano coloro che lavorano in favore di correnti di pensiero pansessuali, consumistiche e secolarizzanti”. Spiegando che la “società paraguaiana deve avere fede in un Dio vicino e non lontano" poiché Lui non è mai uno spettatore indifferente alle vicende dei suoi amati figli, mons. Cuquejo ha lanciato un forte appello “ad essere sempre vicini ai più bisognosi affinché non vengano mai privati della condivisione”. In questo dovere di tutti, ha detto l’arcivescovo di Asunción, “ci assista sempre la Parola di Dio e la Santissima Eucaristia” che nella comunicazione con l’altro possano riempire i nostri cuori “di bontà, amore, solidarietà”. Infine, l’arcivescovo ha voluto ricordare che la Chiesa “spera che il presidente della Repubblica, un laico impegnato in una società caratterizzata dalla presenza di omicidi, furti e ingiustizie, applichi la dottrina sociale del cristianesimo”; dipende solo dalle sue scelte - ha spiegato - dare testimonianza dei valori cristiani che ha conosciuto e imparato lungo la sua vita. (A cura di Luis Badilla)

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    Quattro anni fa lo tsunami colpì il Sud-est asiatico

    ◊   Esattamente 4 anni fa lo tsunami colpì il Sud-est asiatico provocando la morte di quasi 230 mila persone mentre i dispersi furono oltre 40 mila. Un disastro ricordato oggi in una cerimonia ufficiale a Banda Aceh, in Indonesia, nella quale non sono mancate le proteste. Alcuni manifestanti, infatti, hanno colto l’occasione per chiedere al governo di occuparsi di loro per fornire gli alloggi. Secondo stime della Croce Rossa Internazionale, entro la fine del 2009 sarà ultimato il maxi-progetto di ricostruzione di case, scuole e ospedali del valore di 2 miliardi di euro e destinato a più di 4 milioni di sfollati. Almeno 41 mila edifici su 55 mila previsti sono stati già consegnati. La macchina della solidarietà continua ancora ad operare; l’Italia, ad esempio, ha stanziato oltre 53 milioni di euro, frutto in gran parte delle donazioni, ed ha realizzato 56 progetti di cui hanno beneficiato e continuano a beneficiare più di 3 milioni di persone. Molto attiva l’organizzazione internazionale Amurt, arrivata nel 2004 nella regione del sud dello Sri Lanka, che è intervenuta con numerose iniziative in vari ambiti come l’allevamento di pollame, la lavorazione di spezie, la bigiotteria e la calzoleria. Un progetto – riferisce Asianews – che aveva lo scopo di formare e poi avviare micro attività da svolgere a casa.(B.C.)

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    Costruire la pace: obiettivo di Caritas Internationalis per il 2009

    ◊   Nel messaggio di Natale – riportato dall’agenzia Zenit – il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, ha ricordato le sfide affrontate durante il 2008 in particolare la crisi alimentare e economica. La prima emergenza, ha evidenziato il porporato, “ha aumentato di 100 milioni il numero delle persone affamate e ha fatto sì che per la Caritas fosse più complicato distribuire gli aiuti” soprattutto in zone difficili come ad Haiti, in Etiopia, nel Darfur (Sudan) e nello Zimbabwe. Sulla crisi finanziaria, il cardinale Rodríguez Maradiaga ha espresso la sua preoccupazione per le ripercussioni sui poveri “che hanno beneficiato in minor misura dei decenni di crescita economica disuguale e che sono quelli che pagheranno il prezzo più alto per questa follia”. Una follia dovuta ad “un mondo costruito sulla base della globalizzazione dell'avidità e della paura, anziché sulla globalizzazione della solidarietà”. Pertanto ha invitato i Paesi donatori a investire per evitare che si arrestino i progressi in campo medico, nell’istruzione e nell’accesso all’acqua potabile. “La giustizia ambientale - ha aggiunto - è l'unica soluzione a lungo termine”. “Il 2009 sarà un anno cruciale - ha evidenziato il cardinale - visto che si svolgeranno una riunione fondamentale del G8 in Italia, che deve mettere lo sviluppo al primo posto dell'agenda, e un vertice sul clima a Copenaghen”. L’arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras, ha indicato poi la priorità di Caritas Internationalis per il prossimo anno e cioè la costruzione della pace. Ricordando gli scenari difficili come il Kenya, Congo, Georgia e Sri Lanka, la Caritas – ha scritto il porporato – raddoppierà gli sforzi perché si lavori per “un mondo in cui i doveri nei confronti dei poveri siano condivisi”.(B.C.)

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    Vescovi australiani con il governo per la sicurezza nelle reti informatiche

    ◊   Su Internet conta più la sicurezza che la velocità. Questo il punto di vista della Conferenza episcopale australiana. Mons. Peter William Ingham, presidente dei vescovi, ha dichiarato che bisognerebbe sostenere il Governo federale nella sua iniziativa di porre filtri ai provider di servizi di Internet (ISP), visto che l'Australia è dietro ad altri Paesi in quanto a sicurezza. In molti casi, osserva, gli stessi provider “hanno iniziato a porre filtri, per rispondere alle aspettative della comunità, perché il materiale illegale o dannoso per i bambini non dovrebbe essere accessibile in Internet”. Il presule, rende noto l’agenzia Zenit, ha espresso il suo disaccordo nei confronti del principale provider di Internet in Australia: Telstra, che ha annunciato che non parteciperà ai test di filtraggio promossi dal Governo federale. “Le argomentazioni per cui, con il filtro del web, verrebbero infrante le libertà civili sono assolutamente spurie - aggiunge mons. Ingham - visto che la proposta governativa vuole semplicemente assicurare che il materiale accessibile in Internet sia in linea con le restrizioni già stabilite per DVD e altre pubblicazioni”. “La pornografia di ogni tipo danneggia la dignità umana e spesso degrada le donne – denuncia –. La ricerca mostra che la pornografia sulla rete è sempre più dannosa per le coppie e le relazioni. In particolare, ogni genitore sa che molto del materiale pornografico che si può trovare in Internet non dovrebbe essere accessibile ai bambini”. (V.V.)

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    Apprezzamento dei vescovi filippini per l’attività dei catechisti

    ◊   In una lettera inviata ai catechisti delle Filippine – riportata dall’agenzia Asianews – i vescovi hanno espresso la loro gratitudine per l’opera svolta. Il cardinale Gaudencio B. Rosales, arcivescovo di Manila, ha invitato i volontari ad insegnare ai ragazzi, oltre il catechismo, “la bontà che è intorno a loro”. “Se Dio vede ciò che di buono c’è in noi – prosegue il porporato – allora anche noi dobbiamo imparare a vedere il bene negli altri. Solo se impariamo a vedere e guardare al bene, c’è speranza per noi e il mondo”. Prendere ispirazione da San Paolo è invece l’esortazione di mons. Gerardo O. Santos, direttore di Educazione cattolica e catechesi per la diocesi di Manila. “Il suo ministero e le lettere – aggiunge - descrivono la passione per Gesù, la sua vita e il messaggio”. “Partiamo di nuovo da Cristo” per affrontare la menzogna e la violenza intorno a noi. Per aiutare le attività dei catechisti, la diocesi di Manila pubblica il bimensile “Ang Katekista”, in inglese e tagalog, con informazioni e notizie interdiocesane, ospita inoltre racconti e preoccupazioni dei catechisti chiamati ad essere non solo insegnati ma portatori di speranza.(B.C.)

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    A Taiwan l‘impegno dei gesuiti nella comunicazione per l’evangelizzazione

    ◊   A Taipei, il Kuangchi Program Service e il Guanachi Cultural Group, rispettivamente il centro di produzione radio-televisiva e la casa editrice dei gesuiti di Taiwan, hanno appena celebrato i 50 anni di servizio all’evangelizzazione. In mezzo secolo di attività è stato notevole il contributo dato all’educazione sociale, culturale e religiosa seguendo i principi della verità, bontà e bellezza. Nel 1958 Taiwan registrava ancora un vuoto per quanto riguardava la televisione, per non parlare di quella cattolica. Prevedendo le grandi prospettive dei mass-media per lo sviluppo sociale e per quello cattolico in particolare, il gesuita americano padre Philip Bourret fondò il Kuangchi Recording Studio (oggi ribattezzato Kuangchi Program Service) per la produzione di programmi radiotelevisivi. Nell’ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell’evangelizzazione di Taiwan, il settore delle comunicazioni sociali della Conferenza episcopale dell’isola ha incaricato il Kuangchi Program Service di preparare una serie di sussidi multimediali, come DVC e CD, per l’opera di evangelizzazione.(A.M.)

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    Italia: presentato il messaggio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

    ◊   Dal 18 al 25 gennaio si terrà, come sempre nelle diocesi italiane, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sul tema: “Essere riuniti nella tua mano” (Ezechiele 37, 17). Il messaggio per l’occasione è firmato dal presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, mons. Vincenzo Paglia, dal presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Domenico Maselli, e dall’arcivescovo-metropolita ortodosso d’Italia e di Malta ed esarca per l’Europa meridionale, mons. Gennadios Zervos. “Anche oggi – si legge nel messaggio riportato dall’agenzia Sir - il mondo cerca unità. È un altro momento in cui sembra impossibile l’intervento di Dio; il mondo occidentale corre dietro a sogni irraggiungibili e sembra dimenticare quali siano i significati veri della vita. Il cosiddetto terzo mondo – prosegue il testo - si trova nella quasi impossibilità di vivere per la mancanza assoluta dei beni di sostentamento”. Pertanto i cristiani sentono il bisogno di essere uniti ricorrendo alla preghiera e invocando giustizia e conversione all’amore. (B.C.)

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    Progetto dell'arcidiocesi di Torino a sostegno dei sacerdoti in Iraq

    ◊   "Io ho un nuovo amico, un sacerdote caldeo iracheno" è il nome del progetto, partito 5 anni fa, promosso dall’Ufficio pastorale migranti (Upm) dell'arcidiocesi di Torino per sostenere la comunità irachena cristiana con l'aiuto diretto annuale a 15 giovani religiosi di Baghdad. Un sostegno pratico – riporta l’agenzia Sir – consistente, ad esempio, in generatori elettrici, arredo per altari, materiali di studio e vestiario per bambini. “Il progetto - ha detto don Fredo Olivero, responsabile dell’Upm - è il risultato della convinzione che l'aiuto per essere efficace, anche nel costruire ponti tra diverse realtà, non debba essere limitato al momento di crisi acuta ma debba seguire chi è in difficoltà nel superare quel momento e nel riprendere in mano la propria vita ed il proprio futuro”. Nonostante la conclusione, l’arcidiocesi di Torino ha assicurato comunque la sua vicinanza nella preghiera e nel sostegno diretto all'Iraq.(B.C.)

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    “Viaggi del Goel” per un “turismo responsabile” in Calabria

    ◊   “Un modo nuovo di pensare alle vacanze, attraverso un'offerta di turismo responsabile per gruppi, scuole, associazioni e famiglie, per una vera conoscenza della Locride e della Calabria, terra con un grande patrimonio storico e naturale, ma spesso conosciuta solo per gli episodi di cronaca”. E’ quanto si propone il Consorzio Sociale “Goel”, aderente al progetto Policoro della Chiesa Italiana, con “I Viaggi del Goel”, il Tour Operator “Turismo Responsabile”. La Locride – spiegano i promotori dell’iniziativa - esprime “tante iniziative di sviluppo, e dove è forte l'impegno di giovani contro le mafie, per la costruzione di una società e di un'economia diversa”. L’obiettivo è di estendere la proposta anche ad altri territori e ad altre “realtà di cambiamento”, a nord come a sud, “accomunate dall'idea di fare del turismo un'occasione di crescita e maturazione sociale”. L’offerta – rende noto – il Sir - verrà integrata anche con proposte di turismo sociale e turismo ecologico-ambientale. Il “Turismo responsabile” – si legge in una nota del “Goel”- si è dimostrato in questi anni “un veicolo ideale per continuare a costruire alleanze e consapevolezza presso le persone e le realtà sane in tutta Italia, come difesa contro i ripetuti attacchi e intimidazioni da parte della 'ndrangheta”. (A.L.)

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    Giovani a Camaldoli per riflettere e condividere

    ◊   “Di ogni albero mangerai... L’esistenza tra dono e limite nei racconti della creazione” è questo il tema dell’edizione 2008 delle “Giornate di incontro e riflessione per giovani” che si terranno come di consueto nella foresteria del monastero di Camaldoli (Arezzo) da domani al primo gennaio 2009. Anche quest’anno i monaci offrono ai giovani la possibilità di trascorrere insieme alla comunità gli ultimi giorni dell’anno sperimentando un periodo di riflessione, amicizia e condivisione. “Prezioso momento - spiegano i monaci al Sir - per ‘custodire’ la nostra relazione con Dio, con gli altri, e con le vicende che segnano la storia dell’umanità”. Le giornate saranno caratterizzate dalla possibilità di condividere con i religiosi la preghiera liturgica, da incontri di carattere biblico-spirituale, da momenti di dialogo personale e in gruppo. Oltre agli interventi di diversi monaci della comunità di Camaldoli (Ubaldo Cortoni, Matteo Ferrari, Sandro Rotili), la riflessione sarà guidata quest’anno da don Guido Benzi, direttore Ufficio catechistico nazionale Cei. Un’altra novità è la collaborazione tra il monastero di Camaldoli e la Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana). (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuovi lanci di razzi di Hamas verso Israele. A Gaza arrivano i primi aiuti

    ◊   Escalation di violenza tra Israele e la Striscia di Gaza. Prosegue il lancio di razzi Qassam da parte dei miliziani di Hamas, mentre si profila un intervento militare dello Stato ebraico nella regione palestinese. Si allenta, intanto, l’emergenza umanitaria a Gaza con l’apertura dei valichi e l’arrivo di aiuti per la popolazione. Il servizio di Marco Guerra:

    Resta altissima la tensione tra Israele e la Striscia di Gaza ad una settimana dalla fine della tregua per volere di Hamas. Anche nei giorni delle festività natalizie, è proseguito il lancio di razzi Qassam contro le comunità israeliane del sud. Prima dell'alba, i miliziani palestinesi hanno sparato cinque razzi e due colpi di mortaio, uno dei quali ha centrato una casa nei pressi del valico di Kerem Shalom, senza provocare vittime. Al momento, non si registrano raid dell’aviazione dello Stato ebraico. Ma a questo punto, si profila un’imminente operazione militare nella striscia di Gaza, già annunciata da tutta la stampa israeliana. Secondo le voci che si rincorrono, il governo di Tel Aviv ha dato il via libera per un intervento con obiettivi chiari e definiti. Lo scopo dell’azione è porre fine al predominio di Hamas a Gaza, come confermato dal ministro degli Esteri Livni, che ieri ha incontrato il presidente egiziano, Hosni Mubarak, per discutere della fine della tregua con il movimento integralista. Il premier Olmert si è invece appellato direttamente ai palestinesi perché premano su Hamas. E per permettere il passaggio di aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza, Israele stamani ha aperto valichi per alcune ore.

     
    Pakistan
    Non si ferma la violenza in Pakistan, dove due bambine di sei e otto anni sono morte nell'esplosione di una bomba nel loro villaggio nei pressi di Quetta, nella provincia sud occidentale del Beluchistan. E proprio le bambine sono state oggetto delle minacce dei talebani nella turbolenta valle dello Swat, nel nord-ovest Paese. Un capo locale integralista ha decretato il divieto di frequentare la scuola a partire dal prossimo gennaio, minacciando di morte le alunne che non osserveranno il divieto e di far esplodere le scuole che continueranno ad accogliere le bambine.

    Golpe in Guinea Conakry
    Il primo ministro della Repubblica di Guinea Conakry e il governo da lui guidato si sono messi a disposizione al capo della giunta militare golpista, il capitano Moussa Dadis Camara, salito al potere lo scorso martedì a seguito della morte dell’anziano presidente Lonasa Contè. I membri dell’esecutivo e tutti gli ufficiali dell’esercito si sono consegnati alla nuova giunta, rispondendo all’ultimatum che li intimava a recarsi presso la grande base militare vicina all'aeroporto internazionale della capitale. Dal canto suo, Camara ha chiesto alla squadra di governo di ''aiutare'' il suo regime. I maggiori partiti dell’opposizione hanno quindi preso atto del golpe e hanno auspicato il ritorno alle urne entro un anno. I militari hanno promesso, intanto, elezioni libere per dicembre 2010. Sul terreno, la situazione resta calma, nonostante alcuni incidenti isolati.

    Economia
    Continuano ad arrivare segnali negativi dai dati sull’andamento delle principali economie mondiali. Dopo il pesante calo del prodotto interno lordo degli Stati Uniti, si registra il crollo della produzione industriale del Giappone, che a novembre è scesa dell’8,1 % rispetto al mese precedente. Intanto, in Gran Bretagna 15 catene della grande distribuzione rischiano la bancarotta. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Le proporzioni del crollo della produzione industriale nipponica stupiscono perfino governo ed analisti che avevano previsto una flessione intorno 6%. Nessuno, infatti, si aspettava una riduzione di 8,1 % di novembre. Si tratta del calo peggiore mai registrato su base mensile. Il dato è frutto della netta diminuzione delle esportazioni dovuto alla crisi economica mondiale. Particolarmente colpita è la domanda di automobili e di componenti elettroniche. Per il Giappone, la cui economia è largamente basata sull'export, si prevede una recessione che farà sentire i propri effetti per tutto il 2009. Per far uscire la seconda economia del mondo dalla crisi, il governo nipponico ha approvato martedì scorso il bilancio record da quasi mille miliardi di dollari. Stimoli all’economia anche da parte del governo russo, che ha stilato una lista di 295 “imprese strategiche” alle quali saranno destinati aiuti pubblici per garantire lo sviluppo e la stabilita. E in Gran Bretagna, intanto, prende corpo il fantasma della disoccupazione. Secondo il quotidiano Indipendent, almeno 15 grandi catene di negozi britannici rischiano la bancarotta entro la fine di gennaio. La crisi ha già provocato la chiusura di 12 catene, fra cui gli ex Virgin Megastore con oltre 3 mila impiegati. Il settore sta provando a risalire la china con saldi natalizi senza precedenti.

     
    Sbarchi a Lampedusa
    Una massiccia ondata di sbarchi si è riversata su Lampedusa durante questi giorni delle festività natalizie. Nel complesso, sono oltre 1000 gli immigrati che hanno raggiunto l’isola nelle ultime 48 ore. Numerosi natanti sono stati soccorsi nel Canale di Sicilia dai mezzi della Marina militare italiana e della Guardia costiera. Altri arrivi di poche decine di persone sono poi stati segnalati sulle coste del ragusano. In questo momento il centro di prima accoglienza di Lampedusa ospita quasi circa 1200 persone.

    Ucraina
    In Ucraina è salito a 27 morti il bilancio dell'esplosione avvenuta il giorno di Natale in un palazzo di Yevpatoria, città sul mar Nero. Almeno 21 persone sono state invece estratte vive dalle macerie delle due ali del complesso residenziale andate totalmente distrutte. L'esplosione, probabilmente, è avvenuta per una fuga di gas. Nei Paesi dell'ex Unione sovietica questo tipo di incidenti è abbastanza frequente, a causa della carente manutenzione degli impianti di riscaldamento e di una normativa sulla sicurezza inadeguata. Il presidente ucraino, Viktor Yushchenko, ha proclamato un giorno di lutto nazionale. (Panoramica internazionale a cura Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 361

     
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