Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 22/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Curia: la Gmg e il Sinodo, segni dello Spirito Santo nel 2008. Dio ha creato l'uomo e la donna, la Chiesa difenda questa verità
  • "Dio ha bisogno della vostra fede": il messaggio del Papa ai giovani convocati a Bruxelles dalla Comunità di Taizé
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Colombia: le Farc promettono il rilascio di altri sei ostaggi
  • Il prof. Sigismondi commenta l'Angelus "astronomico" di Benedetto XVI
  • Il presepe vivente di Greccio diventa musical
  • Chiesa e Società

  • Crisi economica: 25 milioni di nuovi disoccupati
  • Maggior sicurezza in Orissa per il Natale
  • I vescovi iracheni: “Il Natale è momento di speranza per tutto il Paese”
  • Iraq: pacchi di viveri a 750 famiglie cristiane
  • Il parroco di Gaza: “Questo sarà un Natale triste”
  • Natale incerto in Congo con centinaia di migliaia di rifugiati
  • Solidarietà per contrastare le emergenze alimentari e sanitarie in Zimbabwe
  • Raccolta fondi per sostenere l’educazione in Africa
  • Delegazione di vescovi nigeriani in Rwanda per favorire la pace
  • Repubblica Centrafricana: un Natale all'insegna della speranza
  • Messico: appello natalizio del cardinale Rivera Carrera
  • El Salvador: mons. Sáenz Lacalle chiede responsabilità nella campagna elettorale
  • Haiti: aiuti ai bambini dal Consiglio Ecumenico delle Chiese
  • Lettera del vescovo di Hong Kong sui veri valori del Natale
  • Vietnam: il vescovo di Vinh Long difende le suore a cui è stato requisito l'orfanatrofio
  • Pakistan: cristiani e musulmani insieme per combattere il fondamentalismo
  • Messaggio dei vescovi spagnoli per la festa della Santa Famiglia
  • Continuano i tentativi per liberare le due suore rapite in Kenya
  • Presentato un libro su mons. Boccadoro alla presenza del cardinale Bertone
  • 24 Ore nel Mondo

  • Hamas annuncia una tregua di 24 ore
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Curia: la Gmg e il Sinodo, segni dello Spirito Santo nel 2008. Dio ha creato l'uomo e la donna, la Chiesa difenda questa verità

    ◊   Lo Spirito Santo che Cristo ha donato alla Chiesa ha mostrato nell’ultimo anno una visibile “Pentecoste”, in particolare attraverso la Gmg di Sydney e il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio. Nel tradizionale discorso alla Curia romana per gli auguri di Natale, Benedetto XVI ha analizzato in profondità questi e altri eventi che hanno caratterizzato la sua missione e quella della Chiesa nel 2008. Il Papa si è soffermato anche sul bisogno di una “ecologia dell’uomo”, che rispetti cioè la natura dell’essere umano così come creato da Dio - uomo e donna - rispetto al disprezzo indotto da chi vorrebbe imporre l’idea di un “genere” staccato dalla verità della Creazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Quando Cristo fondò la Chiesa, le affidò la responsabilità di annunciare al mondo il Vangelo e, con esso, lo Spirito che illumina le parole di Dio e la gioia che ne scaturisce dal viverle. Questa responsabilità non è cambiata in duemila anni e Benedetto XVI l’ha rilanciata al termine del suo lungo e intenso discorso col quale ha voluto riflettere sulle implicazioni spirituali indotte dagli avvenimenti ecclesiali del 2008. Una riflessione essenzialmente imperniata sullo Spirito Santo, ma impostata a partire da quegli eventi che dello Spirito Santo, e dei suoi doni di armonia e gioia, sono stati testimonianza di eccellenza negli ultimi 12 mesi. “L’anno che sta per concludersi è stato ricco di sguardi retrospettivi su date incisive della storia recente della Chiesa”, ha introdotto il Papa ricordando per sommi capi i 40 anni della pubblicazione dell’enciclica Humanae vitae e i 30 anni dalla morte del suo autore, Paolo VI, oltre all’avvio dell’Anno Paolino e i viaggi apostolici negli Stati Uniti e in Francia. Ma l’attenzione del Pontefice si è puntata soprattutto sulla Giornata mondiale della gioventù di Sydney, celebrata in luglio, e il Sinodo dei vescovi, dello scorso ottobre.

     
    Il “fenomeno” Gmg, ha osservato Benedetto XVI, “è oggetto di analisi” ripetute, che si sforzano di capire la cosiddetta “cultura giovanile”:

     
    “Analisi in voga tendono a considerare queste giornate come una variante della moderna cultura giovanile, come una specie di festival rock modificato in senso ecclesiale con il Papa quale star. Con o senza la fede, questi festival sarebbero in fondo sempre la stessa cosa, e così si pensa di poter rimuovere la questione su Dio. Ci sono anche voci cattoliche che vanno in questa direzione valutando tutto ciò come un grande spettacolo, anche bello, ma di poco significato per la questione sulla fede e sulla presenza del Vangelo nel nostro tempo. Sarebbero momenti di una festosa estasi, che però in fin dei conti lascerebbero poi tutto come prima, senza influire in modo più profondo sulla vita”.

     
    Tuttavia, ha proseguito il Papa, c’è un elemento che non torna in questa analisi: quello della gioia, del “tipo” di gioia che si è respirato a Sydney così diverso da quello di un qualsiasi concerto rock. I 200 mila giovani di Sydney non hanno disturbato la città, non hanno causato violenza, il loro non è stato un droga-party. Questo perché la loro è stata una festa cominciata da lontano, un cammino di fede, che ha avuto come fulcro una Croce:

     
    “In Australia non per caso la lunga Via Crucis attraverso la città è diventata l’evento culminante di quelle giornate. Essa riassumeva ancora una volta tutto ciò che era accaduto negli anni precedenti ed indicava Colui che riunisce insieme tutti noi: quel Dio che ci ama sino alla Croce. Così anche il Papa non è la star intorno alla quale gira il tutto. Egli è totalmente e solamente Vicario. Rimanda all’Altro che sta in mezzo a noi”.

     
    La “star” della Gmg, dunque, è Cristo stesso e il suo Spirito che il Pontefice ha definito una “forza creatrice di comunione”. “Lui è presente. Lui entra in mezzo a noi – ha detto in crescendo Benedetto XVI - È squarciato il cielo e questo rende luminosa la terra. È questo che rende lieta e aperta la vita e unisce gli uni con gli altri in una gioia che non è paragonabile con l’estasi di un festival rock”:

     
    “Si formano delle amicizie che incoraggiano ad uno stile di vita diverso e lo sostengono dal di dentro. Le grandi Giornate hanno, non da ultimo, lo scopo di suscitare tali amicizie e di far sorgere in questo modo nel mondo luoghi di vita nella fede, che sono insieme luoghi di speranza e di carità vissuta”.

     
    Anche il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio ha manifestato questo profondo legame tra la Bibbia e lo Spirito Santo. L’assise sinodale ha dimostrato che, sebbene “incompiuta”, “nella Chiesa c’è una Pentecoste anche oggi”, ha riconosciuto il Pontefice, ringraziando ancora una volta i contributi portati al Sinodo dal Rabbino Cohen e dal Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I:

     
    “Abbiamo capito che, certamente, gli scritti biblici sono stati redatti in determinate epoche e quindi costituiscono in questo senso anzitutto un libro proveniente da un tempo passato. Ma abbiamo visto che il loro messaggio non rimane nel passato né può essere rinchiuso in esso: Dio, in fondo, parla sempre al presente, e avremo ascoltato la Bibbia in maniera piena solo quando avremo scoperto questo 'presente' di Dio, che ci chiama ora”.

     
    Lo Spirito Santo nella testimonianza di vita, come in una Gmg; lo Spirito Santo nella Sacra Scrittura, che ne porta il “soffio”. Attorno a questo tema, Benedetto XVI ha sviluppato la riflessione nella seconda parte del suo discorso alla Curia. Quattro, ha detto, sono le dimensioni del tema ‘Spirito Santo’. La prima è quella che parla della Creazione e della sua “struttura intelligente”, che proviene dallo “Spirito creatore di Dio”. Un’intelligenza di tipo matematico, che l’uomo, dotato di Spirito, è in grado di comprendere. E dunque:

     
    “Nella fede circa la creazione sta il fondamento ultimo della nostra responsabilità verso la terra. Essa non è semplicemente nostra proprietà che possiamo sfruttare secondo i nostri interessi e desideri. È piuttosto dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci e con ciò ci ha dato i segnali orientativi a cui attenerci come amministratori della sua creazione”.

     
    Di qui, l’“orientamento etico” che ne deriva e che investe direttamente l’uomo. La Chiesa, ha rimarcato Benedetto XVI, ha la responsabilità di far valere “in pubblico” tanto la difesa dell’acqua e dell’aria, tanto la difesa dell’uomo “dalla distruzione di se stesso”: da quelle forze cioè che vorrebbero violare l’ordine di Dio sull’essenza della natura umana, stabilita come uomo e donna:

     
    “Ciò che spesso viene espresso ed inteso con il termine 'gender', si risolve in definitiva nella autoemancipazione dell’uomo dal creato e dal Creatore. L’uomo vuole farsi da solo e disporre sempre ed esclusivamente da solo ciò che lo riguarda. Ma in questo modo vive contro la verità, vive contro lo Spirito creatore. Le foreste tropicali meritano, sì, la nostra protezione, ma non la merita meno l’uomo come creatura, nella quale è iscritto un messaggio che non significa contraddizione della nostra libertà, ma la sua condizione”.

     
    In fondo, ha commentato il Papa, l’Humanae vitae di Paolo VI voleva proprio questo: difendere “l’amore contro la sessualità come consumo, il futuro contro la pretesa esclusiva del presente e la natura dell’uomo contro la sua manipolazione”.

     
    Delle altre tre dimensioni dello Spirito, il Pontefice ha messo in rilievo di come Egli parli anche oggi “con parole umane” attraverso le parole di Gesù, il quale è quindi inseparabile dallo Spirito, il quale a sua volta è strettamente connesso alla Chiesa, che di Gesù è il Corpo sulla terra. La Chiesa ha la missione di annunciare e testimoniare tutto ciò, ha concluso Benedetto XVI. Ponendo l’accento sulla gioia tipicamente cristiana che deve accompagnare questa missione nel mondo:

     
    “Parte integrante della festa è la gioia. La festa si può organizzare, la gioia no. Essa può soltanto essere offerta in dono (…) La gioia è il dono nel quale tutti gli altri doni sono riassunti. Essa è l’espressione della felicità, dell’essere in armonia con se stessi, ciò che può derivare solo dall’essere in armonia con Dio e con la sua creazione. Fa parte della natura della gioia l’irradiarsi, il doversi comunicare. Lo spirito missionario della Chiesa non è altro che l’impulso di comunicare la gioia che ci è stata donata. Che essa sia sempre viva in noi e quindi s’irradi sul mondo nelle sue tribolazioni: tale è il mio auspicio alla fine di quest’anno”.

    inizio pagina

    "Dio ha bisogno della vostra fede": il messaggio del Papa ai giovani convocati a Bruxelles dalla Comunità di Taizé

    ◊   Parole di incoraggiamento di Benedetto XVI ai giovani partecipanti al tradizionale incontro ecumenico della Comunità di Taizé, convocato quest’anno a Bruxelles, dal prossimo 29 dicembre al 2 gennaio 2009, sul tema “Costruire l’Europa della fiducia”. In un messaggio a firma del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, il Papa estende a tutti i fratelli di Taizè la sua affettuosa benedizione apostolica. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    “Dio ha bisogno della vostra fede, della vostra creatività, del vostro spirito d’iniziativa”: così Benedetto XVI rivolto ai 40 mila giovani di tutta Europa e di altri continenti attesi nella capitale belga, per segnare una nuova tappa nel pellegrinaggio della fiducia, indicato oltre 30 anni fa da Frère Roger, fondatore della Comunità di Taizé, ucciso nell’agosto del 2005.

     
    Il Papa esprime la sua vicinanza a questi ragazzi che cercano la fonte della speranza per se stessi e per il mondo, aprendosi “a Cristo con la preghiera e con l’ascolto della sua Parola”, condividendo le loro aspirazioni e facendo esperienza della Chiesa come “luogo di comunione e d’amicizia per tutti”. Da qui l’incoraggiamento del Santo Padre ai giovani perché sappiano scoprire come comunicare la speranza attorno a sé attraverso l’impegno delle loro vite “in un mondo dove c’è troppa povertà, ingiustizia e conflitti”. Ma come ci si sta preparando a Taizé a vivere questo appuntamento? Al nostro microfono Frère Alois, priore della Comunità:

     
    R. – Sì, è stata una preparazione molto importante, alcuni fratelli sono stati a Bruxelles durante tutto l’anno per preparare l'incontro con le parrocchie, perché dobbiamo cercare, oggi, come i giovani possono esprimere la fede, e vivere la comunione della Chiesa. Dobbiamo cercare nuove forme per questo.

     
    D. - Questo incontro segue quello dei giovani africani a Nairobi in Kenya nel novembre scorso e sappiamo che a Bruxelles lei renderà nota una sua Lettera dal Kenya….

     
    R. – Sì, perché per noi è stato molto importante fare un pellegrinaggio di fiducia in Africa, ed anche in Kenya, dove ci sono state molte violenze. E' stata come un miracolo l’accoglienza degli africani: 7 mila giovani che sono venuti da diversi Paesi, di diversi gruppi etnici del Kenya, è stato veramente un gesto di riconciliazione, segno che i giovani cercano la pace. Alcuni giovani sono arrivati anche dal Congo, da Goma e da Bukavu, e loro hanno viaggiato con i giovani del Rwanda per venire a Nairobi. E’ stato un segnale di pace molto importante.

     
    D. – Frère Alois, noi abbiamo quasi sempre un ritorno di questo nostro mondo negativo, soprattutto da quello che ci appare attraverso i media; dal vostro osservatorio, a contatto sempre con i giovani, sicuramente si ha un’immagine diversa di questo nostro mondo…

     
    R. – Sì, questo è già stato così a Natale: quando Cristo è nato, il mondo è stato pieno di violenza e non c’era la pace. Dobbiamo imparare a guardare il mondo come Dio lo guarda, e allora vedremo molti segni di speranza, tante persone che fanno tutto per la pace.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo "Lo Spirito e la Chiesa".

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'economia: l'Fmi chiede piani più ambiziosi per uscire dalla crisi.

    I Papi amici dell'astronomia: in cultura, il gesuita Guy J. Consolmagno sul contributo complementare e reciproco della scienza e della fede.

    Il colore delle piante aliene: Maria Maggi illustra metodi indiretti per la scoperta di pianeti simili alla Terra.

    Da una stanza angusta al Metropolitan. “L'ascesa di un sognatore": Antonio Braga ricorda Giacomo Puccini a 150 anni dalla nascita.

    Una sobria mescolanza di ingenuità e saggezza: Nicoletta Pietravalle su una mostra, a New York, dedicata all'elefantino Babar.

    Stefano Maria Malaspina recensisce il volume "Preghiere del cristiano", curato da mons. Inos Biffi.

    Nell'informazione religiosa, la cronaca della Messa celebrata, nella concattedrale di Montefiascone, dal cardinale Tarcisio Bertone per il cinquantesimo delle morte di Pio XII, che il porporato ha definito "architetto di pace".

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Colombia: le Farc promettono il rilascio di altri sei ostaggi

    ◊   E’ programmato per i prossimi giorni, ai primi di gennaio, il rilascio di altri 6 ostaggi da parte delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Lo ha comunicato una nota del movimento guerrigliero, dopo che nei giorni scorsi l’ex senatrice franco-colombiana Ingrid Betancourt - che ha passato oltre sei anni nelle mani delle Farc ed è tornata in libertà il 2 luglio - aveva lanciato un appello ai combattenti perché prendessero ''la decisione di fuggire con diversi ostaggi, compagni di prigionia, per ridare loro la libertà''. Sul significato dell’annuncio delle Farc, Giada Aquilino ha intervistato Silvia Elena Ayon, responsabile dell’Ufficio progetti del Movimento Laici America Latina:

    R. – E' una situazione che ci lascia un po’ perplessi, ma anche con un poco di speranza. Presto lo vedremo, nel senso che da una parte si dice che stanno per liberarli, ma dall’altra, due giorni fa, sono state sequestrate ancora altre persone. Quindi, è una situazione che sembra non finire. Comunque, secondo noi le negoziazioni, si può dire, sono già a buon punto.

     
    D. – C’è una nuova strategia con il cambio al vertice, dopo la morte del leader guerrigliero Marulanda, sostituito da Alfonso Caño?

     
    R. – Sicuramente si sono indeboliti. Dobbiamo parlare anche della situazione di altre zone, dove molti ragazzi sono reclutati dall’esercito, ed anche eliminati. Li prendono come terroristi, ma poi vengono giustiziati vicino alla frontiera con il Venezuela. In parte sono colpevoli i paramilitari, ma anche l’esercito.

     
    D. – In questi anni di impegno del Mlal in Colombia, come avete visto cambiare il Paese? Che Paese è oggi la Colombia?

     
    R. – Ci sono grandi cambiamenti. La Colombia in parte ha una situazione macroeconomica abbastanza stabile, a differenza di altri Paesi dell’America Latina, ma ovviamente la crisi economica degli ultimi anni si sta vedendo. Dal punto di vista dei diritti umani, ci sono ancora molte cose da fare, ci sono grandissimi impegni che la società civile sta proponendo, con il governo, che mostrano come il Paese possa trovare una via di uscita.

     
    D. – Quali progetti avete in Colombia?

     
    R. – Noi abbiamo un progetto di miglioramento delle condizioni di vita per la popolazione “emigrata”, in una zona vicino a Bogotà. E’ un progetto di cui beneficiano 3 mila persone e che dà opportunità ai giovani di reinserirsi in un processo di sviluppo locale. E’ un progetto costato moltissimo ma che ha cambiato molto la vita delle persone, che ha dato opportunità di lavoro, attraverso le iniziative di microcredito. Si è fatta formazione su tutti i temi dei diritti. La cosa più importante, il cambiamento che ha portato questo progetto, è l’incidenza nella politica pubblica. Noi sentiamo che l’organizzazione della società civile in Colombia adesso è più forte, si fa sentire, fa delle proposte e crea anche tutta una rete di sostegno, di appoggio per una visione molto, molto equilibrata e bilanciata.

    inizio pagina

    Il prof. Sigismondi commenta l'Angelus "astronomico" di Benedetto XVI

    ◊   Ieri, nella quarta domenica di Avvento, nel giorno in cui cadeva il solstizio d’inverno, Benedetto XVI ha voluto ricordare, durante l’Angelus, l’imminente apertura dell’Anno mondiale dell’Astronomia e l’importanza che questa scienza ha avuto nella Storia della Chiesa, in particolare nello ‘scandire i tempi della preghiera’. Il Papa ha sottolineato, tra l’altro, come forse non tutti sappiano che Piazza San Pietro è anche una “meridiana”, con l’ombra dell’obelisco che indica il “mezzogiorno vero”, ora in cui si recita l’Angelus. Per un commento alle parole del Papa sentiamo il prof. Costantino Sigismondi, astrofisico, docente di storia dell’astronomia all’Università La Sapienza di Roma. L’intervista è di Fabio Colagrande.

    R. - Non è un caso che sua Santità abbia scelto il nome di Benedetto: nella regola di San Benedetto, noi troviamo già l’organizzazione del giorno e della preghiera, a seconda delle ore della notte e del giorno, basata sull’astronomia. Se andate a vedere la Regola di San Benedetto, vedrete che i ritmi della preghiera sono armonizzati con la natura. E’ presente l’alternanza inverno-estate, quindi con le notti più o meno lunghe. Quindi lui, appunto, ha citato le ore dell’Angelus ma poteva andare oltre, mostrando questo legame per quanto riguarda il tempo cronologico. Poi abbiamo la Pasqua, che è legata all’equinozio e al plenilunio. A tal proposito, per esempio, c’è in inglese una parola che vuol dire “Quaresima”, si chiama “Lent”, viene dal verbo “lengthening”, allungarsi, e mostra proprio che durante la Quaresima, i giorni si allungano. Ieri il Papa ha ricordato che, a partire dal solstizio di inverno, i giorni si allungano, si allungano pian piano, poi l’allungamento diventa più rapido, proprio nei giorni che precedono la Pasqua: perciò in inglese è rimasta questa parola, “Lent”. Quindi abbiamo tantissime testimonianze del legame che c’è tra l’astronomia e la liturgia.

     
    D. – Prof. Sigismondi, il Papa ha ricordato anche che Piazza San Pietro è una grande meridiana. In realtà sono molte le chiese, gli edifici sacri che hanno, al loro interno, meridiane…

     
    R. – L’orientamento di una chiesa, è un’operazione che si basa su calcoli e misure di tipo astronomico. Le cattedrali sono sempre state un punto di riferimento per le città e per la cittadinanza: erano presenti gli orologi solari, erano anche presenti i regoli per la misura delle distanze. Uno poteva andare a confrontare il proprio metro ed avere il campione proprio sulle mura delle antiche cattedrali. In Piazza di San Pietro l’obelisco è stato messo da Sisto V e la linea meridiana è stata aggiustata nel 1817; è un esempio, forse il più clamoroso, di quello che Benedetto XVI ha ricordato.

     
    D. – Il Papa ha voluto così salutare la prossima apertura dell’Anno dedicato all’astronomia a 400 anni dalle prime osservazioni fatte da Galileo Galilei con il cannocchiale. Il 2009, prof. Sigismondi, sarà dunque un’occasione anche per riaprire il famoso caso Galilei?

     
    R. – Il caso Galilei, non si chiude mai perché ci sono continuamente opinioni e punti di vista, magari anche preconcetti, che tendono, continuamente, a riaprirlo. Ieri il Papa ha reso omaggio, di fatto, a Galileo Galilei, mostrando come attraverso lo sviluppo dell’astronomia l’uomo possa mettersi in sintonia con ciò che è stato creato dalla Parola di Dio, dalla stessa Parola di cui la Chiesa è depositaria. La Parola che troviamo nella Bibbia è la stessa che ha creato il cielo e la terra. Non è una novità e a questa visione Galileo era perfettamente omogeneo. Suggerisco di visitare, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, una mostra, che si chiama “Galileo divin uomo” che mostra proprio gli scritti cristiani di Galileo Galilei. Forse sono del tutto sconosciuti e vale la pena approfondirli.

     
    D. – Cosa avrebbe detto l’astronomo pisano sentendo le parole di Benedetto XVI?

     
    R. – Galileo sarebbe stato veramente contento di sentire queste parole. Probabilmente, i media del tempo non erano come quelli di oggi che consentono di far rimbalzare le parole del Papa, immediatamente in tutto il mondo. Però, certamente, lui sarebbe stato contento che milioni di persone hanno potuto ascoltare dal Papa un “Angelus astronomico”.

    inizio pagina

    Il presepe vivente di Greccio diventa musical

    ◊   “Greccio, notte di Natale 1223” è il musical in scena fino al 6 gennaio al teatro Metastasio di Assisi e al teatro Leo Amici, di Lago Monte Colombo a Rimini. È stato San Francesco, il poverello di Assisi, l’ideatore, nel lontano 1223, del primo presepe vivente che ha dato il via alla tradizione del presepe giunta fino ai nostri giorni. Ai microfoni di Alessandra De Gaetano Carlo Tedeschi, regista dell’opera:

    (canto tratto dal musical)

    R. – Io credo che la passionalità era talmente forte, talmente viva dentro di lui, che ha voluto assolutamente ricreare l’atmosfera della notte di Natale, per poterla rivivere. E questo è quello che accade nel musical “Greccio Notte di Natale 1223”, quando lui chiede all’amico Giovanni “allestiscimi una mangiatoia, io voglio vedere veramente com’è nato Gesù, la povertà in cui Gesù è nato”. E questo accade perché una signora al suo seguito - una povera donna - aveva appena partorito un bambino. Lui guarda questo neonato e dice: “questo è Gesù”; prende questo bimbo e lo depone nella mangiatoia. Questo è il messaggio che ho voluto dare, e credo che questo sia quello che tutti dobbiamo capire e rinnovare ogni Natale: la povertà, che non è la povertà dell’abbandonare tutto, ma è il vivere nella semplicità.

     
    D. – Quali aspetti del poverello di Assisi vengono messi in rilievo nel suo musical?

     
    R. – Questo musical narra l’ascesi spirituale di San Francesco, e cioè la sua povertà, la sua semplicità, la scelta di vivere come un bambino accanto alle grandi cose dell’universo, che sono quelle che Dio propone ogni giorno a tutti noi.

     
    D. – Qual è, secondo Lei, il messaggio di Francesco ai nostri giorni?

     
    R. – Il messaggio di Francesco è ancora attuale, perché è un giovane che, unito tra l’altro anche a Chiara, anche lei ancor più giovane di Francesco, scelgono di cambiare direzione; un’altra strada, alternativa ai loro tempi, che è quella della semplicità, quella della ricerca di Dio, la ricerca di una vita il più possibile perfetta.

     
    D. – Un messaggio vivo anche per questo Natale…

     
    R. – La tradizione del presepe è una tradizione da riscoprire, da far crescere, da far rivivere anche ai nostri giorni; io lo ricordo, da bambino, come una cosa stupenda, bellissima, che va riproposta ai bambini, perché quando il bambino mette nella mangiatoia questo piccolo bimbo che nasce - e che poi porta nel mondo tanto amore - sicuramente rimarrà toccato, rimarrà colpito e crescerà con questa consapevolezza.

     
    (canto tratto dal musical)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Crisi economica: 25 milioni di nuovi disoccupati

    ◊   Dati ancora preoccupanti sull’occupazione a causa della crisi mondiale. Nei prossimi due anni ci saranno da 20 a 25 milioni di disoccupati nel mondo a causa dell’attuale crisi economica. È questa la stima fatta dall’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Il segretario generale dell’organizzazione ha aggiunto: “Andiamo verso una perdita di un numero di posti di lavoro tra gli 8 e i 10 milioni dentro la zona dell’Ocse”. E sono stati resi noti anche i dati Istat sui redditi delle famiglie italiane: il 5,3% ha denunciato difficoltà perfino per mangiare. Tutti gli indicatori rilevati nell'indagine annuale su un campione di ventottomila famiglie, mostrano un peggioramento delle condizioni di vita a fine 2007. Già prima, quindi, della crisi economica, per gli esperti dell'Istituto di statistica, le famiglie hanno iniziato a vivere una “fase particolarmente critica”. Condizioni di difficoltà che riguardano in particolare i nuclei familiari con tre o più figli, gli anziani soli soprattutto se donne, e le famiglie mono-genitore in particolare per le donne sole divorziate o vedove. Sale dal 10,4 al 10,7% la quota di famiglie che ha avuto difficoltà nel riscaldare adeguatamente la propria abitazione. L'Istat giudica “non trascurabili” le percentuali di famiglie che hanno registrato difficoltà relative a beni di prima necessità: oltre al dato sugli alimentari, è salita dal 10,4 all'11,1% la quota di famiglie che nel corso del 2007 ha avuto momenti con insufficienti risorse per le spese mediche. (A cura di Virginia Volpe)

    inizio pagina

    Maggior sicurezza in Orissa per il Natale

    ◊   Le autorità del Kandhamal chiedono allo stato dell’Orissa maggiori controlli durante le festività natalizie dopo che gruppi estremisti indù hanno minacciato scioperi e manifestazioni proprio in quei giorni nonostante l'annuncio della sospensione delle manifestazioni previste per il 25 dicembre, da parte dei dirigenti del locale partito filoinduista Bharatiya Janata. Il timore di manifestazioni indù aveva già portato una delegazione di cristiani a incontrare il Chief minister dell’Orissa e a chiedere più sicurezza nel periodo di Natale, rende noto AsiaNews. Il governo, da parte sua, aveva già vietato ogni tipo di manifestazione per il 25 dicembre. “Abbiamo organizzato oltre 150 punti di sorveglianza nel distretto e intensificato i pattugliamenti per le strade. Ogni veicolo che arriva viene controllato. In base alle indicazioni dei servizi di intelligence stiamo identificando possibili agitatori e chiedendoi loro una dichiarazione scritta in cui affermano di non creare nessun disordine”. Krishnan Kumar, responsabile della polizia del distretto, tranquillizza così tutti i cristiani dell’Orissa. Intanto Bhala Chandra Sarangi, membro del comitato centrale del partito comunista indiano, afferma che i radicali indù, “non hanno altra possibilità che sospendere le manifestazioni, vista l’opposizione dell’intero Paese a ulteriori problemi”. (F.C.)

    inizio pagina

    I vescovi iracheni: “Il Natale è momento di speranza per tutto il Paese”

    ◊   Il Natale rappresenta “un momento di festa e di condivisione per tutto il Paese”. Si intravedono “piccoli segnali di speranza” per la comunità cristiana, ancora oggi vittima di “sofferenze e discriminazioni”. È quanto espresso ad AsiaNews da alcuni vescovi iracheni alla vigilia delle festività natalizie. “Il ministero degli Interni ha organizzato una festa – sottolinea mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk – il cui scopo era di premiare quanti si sono battuti per il dialogo interreligioso e hanno portato avanti iniziative di pace; un gesto di solidarietà verso i cristiani e un invito a fare ritorno in Iraq”. La festa si è svolta sabato nella capitale, il primo evento pubblico legato al Natale, e ha visto la partecipazione di moltissimi bambini in compagnia delle loro famiglie. Giudizi positivi arrivano anche da mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, secondo il quale si tratta di un “primo passo incoraggiante”, ma ribadisce che ciò che conta sono “i fatti concreti, a partire dal rispetto dei diritti dei cristiani, violati in troppi casi”. “Il governo invita gli esuli a tornare – continua mons. Warduni – e questo è un bene. Restano però molti elementi irrisolti: la cancellazione dell’art. 50 dalla legge elettorale che lede i diritti delle minoranze, la mancanza di opportunità di lavoro per i cristiani, ancora oggi discriminati nell’ambito professionale”. Mons. Rabban Al Qas, vescovo di Ammadiya ed Erbil, racconta di un “clima festoso” fra i fedeli della sua diocesi e annuncia la diffusione in diretta televisiva della messa di Natale da parte della TV curda: “Un messaggio di pace – racconta il vescovo – per tutta la comunità, con un pensiero particolare a quanti stanno ancora soffrendo”. Per i vescovi ai tempi del dittatore era forse più “facile festeggiare”, ma pur in mezzo ad atroci sofferenze “la speranza del messaggio cristiano che si rivela in un Bambino ha un valore ancora più forte oggi”. “Ai tempi di Saddam vi erano molte più restrizioni alla libertà – sottolinea mons. Sako – e questo controllo serrato del governo garantiva maggiore sicurezza alla comunità cristiana durante le celebrazioni. Oggi, però il Natale acquista un significato maggiore perché rappresenta anche un rito di conversione. Oggi è viva l’attesa per un cambiamento”. Una libertà di pensiero maggiore è ribadita infine da mons. Rabban al Qas e testimoniata dalla presenza di 33 canali televisivi privati, un fatto “impensabile ai tempi del regime”. “Certo – denuncia il prelato – è altrettanto evidente una sofferenza maggiore per la comunità cristiana, ma sono ottimista, perché proseguendo su questo cammino si raggiungeranno democrazia e libertà”. (V.V.)

    inizio pagina

    Iraq: pacchi di viveri a 750 famiglie cristiane

    ◊   L’associazione caritativa “Aiuto alla Chiesa che Soffre” li ha distribuiti proprio in questi giorni alle famiglie cristiane irachene fuggite dalle persecuzioni e rifugiatesi nei villaggi a nord del Paese. Le suore, “Figlie di Maria Immacolata”, che hanno distribuito i pacchi, raccontano quanto le famiglie fossero felici nel riceverli. Padre Bashar Warda, coordinatore del progetto dice: “molte famiglie stanno lottando perché si sono lasciate dietro tutto ciò che avevano per venire nel nord del Paese”, e continua, come riportato dall’agenzia Zenit, “la gente è stanca di dover fare la fila per gli alimenti di base”. I pacchi contenenti generi di prima necessità, renderanno il Natale delle famiglie povere irachene un po’ meno amaro. Rammaricato, padre Warda afferma però, che la nascita di Gesù passerà in sordina in seguito alla cancellazione della Messa di mezzanotte. (F.C.)

    inizio pagina

    Il parroco di Gaza: “Questo sarà un Natale triste”

    ◊   “Quello che attende la piccola comunità cristiana di Gaza sarà un Natale triste segnato dalle lacrime dei bambini. Il blocco israeliano non ha permesso loro di preparare addobbi e luminarie. Non abbiamo infatti carta, colori e luci, non abbiamo alberi da addobbare, molti sono stati tagliati per usi domestici. Le famiglie non hanno denaro e non possono comprare piccoli doni ai loro figli”. È un quadro desolante quello che padre Manawel Musallam, parroco di Gaza, traccia al Sir parlando del prossimo Natale nella Striscia. Nonostante ciò, afferma: “cercheremo di onorare la nascita di Gesù nella gioia”. Il Natale a Gaza avrà il suo fulcro nella Messa di mezzanotte che si terrà nei locali della scuola della santa Famiglia che può contenere oltre 250 fedeli. “Non so quanti fedeli parteciperanno a questa veglia – spiega il parroco - ma se Israele concederà dei permessi per uscire da Gaza molti andranno a Betlemme”. È stato anche predisposto un servizio navetta che preleverà i fedeli che vorranno partecipare e li porterà nella scuola dove sarà celebrata la Messa. “In questo modo molti supereranno la paura di muoversi da soli di notte nella Striscia”, ha detto il religioso. “Chiedo a tutti i giovani cristiani del mondo – conclude padre Musallam - di inserire nella preghiera dei fedeli di Natale, un ricordo speciale per Gaza affinché la pace e la riconciliazione tornino a splendere su questa striscia di terra”. (V.V.)

    inizio pagina

    Natale incerto in Congo con centinaia di migliaia di rifugiati

    ◊   “Ciò che preoccupa tutti qui è la situazione di stallo e di incertezza totale che continua a pesare, come una cappa di piombo, su tutto il Congo e sui Paesi vicini” scrive all'agenzia Fides padre Antonio Trettel, missionario saveriano, da Bukavu, capoluogo del sud Kivu, nell'est della Repubblica Democratica del Congo. “Anche se da qualche settimana la situazione di guerra a Goma e dintorni, sembra essersi calmata, tuttavia le bande armate sono ancora nell'area e continuano ad armarsi e ad armare centinaia di bambini-soldato; quindi il conflitto armato può riesplodere ancor più violento da un momento all’altro. La situazione politica è sempre incerta e produce risultati inefficaci. Il fatto è che il governo, oltre che debole e incapace o connivente, è oltretutto bloccato e intimorito anche dall'azione delle varie diplomazie mondiali che si presentano come dei luminari affannati in un consulto non richiesto. Peccato che siano proprio queste potenze ad averlo ridotto così, perché è da lì che arrivano i finanziamenti alle varie bande mercenarie, con il conseguente criminale svaligiamento delle risorse naturali del Congo. È la vera causa di questa situazione ed è ciò che tutti si guardano bene dal riconoscere e dal curare! Nel frattempo la situazione umanitaria è sempre più catastrofica e tragica, sia per le centinaia di migliaia di povere persone di Goma e dintorni, sempre in fuga dalle continue violenze delle diverse bande armate, sia per tutto il resto degli oltre 60 milioni di congolesi: senza Stato, senza lavoro, senza pace, senza dignità, né vera autonomia nazionale, con le strutture e infrastrutture - strade, scuole, servizio sanitario, amministrazione - in stato pietoso”. Padre Trettel conclude comunque con una nota di speranza affermando che nel Natale "ci ha già visitati dall’Alto il Sole che sorge per guidare i nostri passi sulla via della pace” . (R.P.)

    inizio pagina

    Solidarietà per contrastare le emergenze alimentari e sanitarie in Zimbabwe

    ◊   “Quando sei in difficoltà, devi poter contare sulla solidarietà dei tuoi fratelli”. Con questa dichiarazione Tomaz Salomao, segretario della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe, (Sadc), riassume l’iniziativa atta ad aiutare lo Zimbabwe. Anche se ancora in fase decisionale, sottolinea l'Agenzia Misna, si prevede di inviare sementi, fertilizzanti e carburante per far fronte ai problemi alimentari e sanitari del Paese africano. A fornire gli aiuti, saranno tra gli altri anche il Sudafrica, la Tanzania e la Namibia. A questa iniziativa solidale fanno eco le dichiarazioni del vice-segretario di Stato americano, Jendayi Fraser, che non ritiene possibile il successo dell’accordo per un governo di unità fin quando il presidente Robert Mugabe sarà al potere. (F.C.)

    inizio pagina

    Raccolta fondi per sostenere l’educazione in Africa

    ◊   L’associazione Harambee Africa International onlus promuove la realizzazione di 5 progetti a sostegno dell’educazione in Africa. La campagna che parte nel 2009, prevede una raccolta fondi per finanziare iniziative di sviluppo nella zona subsahariana. L’iniziativa “Soluzioni africane ai problemi africani” vede coinvolti il Kenya, il Sudan, il Congo, il Camerun e il Mozambico. Gli interventi selezionati dal Comitato Internazionale, che vede anche l’Italia tra i suoi membri, risponderanno ai diversi bisogni del territorio. In Kenya si organizzeranno corsi di formazione per gli insegnanti delle scuole elementari e secondarie di Nairobi e delle province più remote. Il progetto durerà tre anni e vedrà la formazione di 50.000 docenti. Anche in Sudan si provvederà a migliorare la scolarizzazione primaria attraverso la riqualificazione degli insegnanti impegnati nel campo profughi di Jabarona. Nella Repubblica Democratica del Congo si realizzeranno due scuole per la formazione materna e primaria che ospiteranno 360 alunni. In Mozambico, invece, 30 donne potranno frequentare un corso di formazione per infermiere. Il progetto mira ad assicurare assistenza sanitaria alla popolazione. Infine, come riporta l’Agenzia Zenit, in Camerun si cercherà di migliorare il livello socio-economico di 33 donne emarginate a cui verrà data la possibilità di frequentare corsi di formazione professionale che permetterà loro di inserirsi nel mercato del lavoro. L'associazione Harambee che dal 2002 promuove iniziative di educazione in Africa, è impegnata anche a diffondere nel mondo la positività della cultura di questo Paese. (F.C.)

    inizio pagina

    Delegazione di vescovi nigeriani in Rwanda per favorire la pace

    ◊   “La nostra visita deriva dalla volontà di rafforzare lo spirito di solidarietà e di reciproca interdipendenza tra la Chiesa in Nigeria e la Chiesa in Rwanda”: E’ quanto scrivono i vescovi nigeriani in un messaggio pubblicato in occasione della visita di una loro delegazione in Rwanda esprimendo la speranza di poter “contribuire alla pace e al processo di riconciliazione”. I vescovi nel loro messaggio ricordano come “l’impegno dei cattolici per la pace derivante dalla Dottrina Sociale della Chiesa obbliga a riconoscere il valore assoluto della persona umana, creata a immagine di Dio e dunque investita di diritti e di obblighi che derivano direttamente dalla natura stessa dell’essere umano”. Parole importanti in un Paese in cui un gruppo esercita quasi esclusivamente il potere militare, politico ed economico e non tollera alcuna critica o sfida all’autorità. La Conferenza episcopale nigeriana esorta la società rwandese a creare un ente neutrale, come un ufficio del difensore civico, che stabilisca norme eque per la competizione politica al fine di evitare abusi che possano portare a ulteriori tensioni. Il messaggio, infine, invita la Chiesa del Rwanda a continuare gli sforzi di pace e riconciliazione, ricordando che la Chiesa deve impegnarsi per essere identificata come portatrice di pace. Si tratta – si legge - della responsabilità importante della Chiesa di integrare la fede e l’azione al fine di garantire il suo ruolo di coscienza del popolo. (F.C.)

    inizio pagina

    Repubblica Centrafricana: un Natale all'insegna della speranza

    ◊   Un Natale all'insegna della speranza in Centrafrica, dopo la conclusione del forum di pace denominato “Dialogo Politico Inclusivo”, che si è tenuto nella capitale, Bangui, dall'8 al 20 dicembre. “Non si sono mai visti in Africa, negli altri Paesi, tutti i rappresentanti della classe politica, compresi i movimenti politico-militari, riunirsi per parlare dell'avvenire del loro Paese, per trovare delle soluzioni ai problemi”. Queste parole del presidente dell'assemblea del Dialogo, l'ex presidente burundese Pierre Buyoya, riassumono il significato profondo dello sforzo attuato e dei risultati conseguiti - riferisce l'agenzia Fides - sia sul piano simbolico sia su quello della concretezza. Sul piano dei simboli, ha suscitato viva impressione l'abbraccio tra il presidente François Bozizé e il suo predecessore, Ange-Félix Patassé, da lui spodestato con la forza nel 2003. Patassé, tornato dall'esilio per partecipare al Dialogo nazionale, ha espresso il suo appoggio al presidente Bozizé con queste parole: “Di fronte al popolo centrafricano riaffermo che vi riconosco come Presidente del Centrafrica a motivo della pace per il popolo centrafricano. Eccovi di fronte alle vostre responsabilità. La soluzione non è di chiedervi di lasciare il potere, ma risiede essenzialmente nell'ottica di condurre il popolo alle elezioni democratiche, trasparenti e giuste, nel 2010”. Sul piano dei fatti, il documento finale del Forum chiede al Presidente Bozizé di costituire un governo di unità nazionale, con il compito di “riportare la pace e la sicurezza” nel Paese, dove movimenti ribelli, banditi e le stesse forze armate e di polizia creano un clima di insicurezza diffuso. Il documento prevede la tenuta di elezioni locali nel 2009 e generali nel 2010, “eque e trasparenti”. Al forum hanno partecipato oltre 200 delegati tra rappresentanti del governo, dell'opposizione politica, della società civile e dei movimenti ribelli. Il forum per il Dialogo Inclusivo è un proseguimento degli sforzi negoziali intrapresi dal presidente del Gabon, Omar Bongo Ondimba, che aveva mediato l'accordo di Libreville (Gabon) firmato dal governo e dai movimenti ribelli il 21 giugno. Nel corso di un concerto di cori di diverse confessioni religiose, che si è tenuto ieri a Bangui, il presidente Bozizé nel ricordare i risultati del Dialogo ha affidato il Paese a Dio. (R.P.)

    inizio pagina

    Messico: appello natalizio del cardinale Rivera Carrera

    ◊    
    “La società messicana ha un drammatico bisogno di pace, ma deve sapere che per raggiungerla deve cercarla nel cammino che porta verso Dio e non in quello degli uomini che spesso conduce per sentieri sbagliati come la guerra, la distruzione, il rancore, le invidie e le vendette”. Così l’arcivescovo di Città del Messico, cardinale Norberto Rivera Carrera, nella lettera con cui esprime all’arcidiocesi e più in generale a tutti i messicani i suoi auguri natalizi. Secondo il porporato, oggi, la priorità delle priorità è la pace, quella “sincera e vera” che nasce, cresce e si sviluppa nei cuori degli uomini. Chiede, dunque, a tutti d’interrogarsi sulla violenza che colpisce il Paese sottolineando che è frutto di “crimini organizzati, corruzione, disponibilità ad accettare denaro macchiato di sangue”. La violenza – ricorda - mette fine “alla vita di persone innocenti sacrificate per interessi meschini o per vendette ripugnanti”. Di fronte a tutto ciò – è l’insegnamento del cardinale - “occorre pregare” per far sì che “i cuori di pietra si trasformino in cuori di carne, capaci di costruire una pace basata sulla giustizia e sulla solidarietà”. Il cardinale Norberto Rivera Carrera, che ieri ha celebrato 23 anni dalla sua ordinazione sacerdotale di cui 13 passati nel distretto federale, è intervenuto giorni fa in un convegno presso il “Club de Banqueros” esprimendo tutta la sua preoccupazione e quella della Chiesa messicana di fronte alle molte violenze che dilagano nel Paese. Con riferimento particolare al narcotraffico, ha affermato di ritenere inopportuno e rischioso scendere a patti con il crimine. Va detto che si è aperto nel Paese un dibattito sul possibile alleggerimento delle pene a membri dei cartelli della droga che abbiano deciso di pentirsi o dissociarsi e che, secondo alcune proposte, siano disposti a “lavorare” sotto copertura dentro organizzazioni criminali. Secondo il porporato, fermo restando che possono essere realizzate modifiche legislative adeguate, è comunque difficile “scendere a patti con il male” anche perché, “in questo caso il crimine ha radici profonde e riesce addirittura ad infiltrare gli stessi organi di sicurezza che lo combattono”. Temendo che queste bande siano più abili di quanto sia possibile fare per uno Stato di diritto, il cardinale Rivera Carrera ha ricordato che “molti esponenti del narcotraffico sono dentro queste organizzazioni criminali non tanto per scelta ma perché vengono ricattati e minacciati di morte”. In ogni caso, - ha precisato il porporato – la necessaria prudenza “non deve mai chiudere nessuna strada a chi avesse deciso di cambiare, di pentirsi, di intraprendere i sentieri del bene”. D’altra parte, con lo sguardo sul prossimo processo elettorale, l’arcivescovo della capitale ha manifestato il suo augurio che i partiti politici siano capaci di resistere e di lottare contro le tentazioni di prendere denaro dal narcotraffico definendo “fondamentale la partecipazione cittadina sia per controllare che per accompagnare i candidati e i partiti verso l’adempimento di quanto promettono”. “I cittadini devono essere consapevoli - ha affermato - che la responsabilità civica non si limita al momento in cui si deposita il voto nelle urne ma va oltre, in particolare in momenti di grandi cambiamenti nel mondo”. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    El Salvador: mons. Sáenz Lacalle chiede responsabilità nella campagna elettorale

    ◊   Nel suo tradizionale incontro domenicale con la stampa locale dopo la Santa Messa, ieri, mons. Fernando Sáenz Lacalle, arcivescovo di San Salvador ha invitato le autorità di governo e tutti i partiti politici, impegnati da settimane in una lunga campagna elettorale in vista delle presidenziali di marzo 2009, a “procedere in modo sincero e onesto”. In particolare ha chiesto di non usare a fini propagandistici le recenti notizie, non confermate, sulla presunta riapparizione nel Paese di gruppi armati. Mons. Sáenz Lacalle ha voluto così fare riferimento a quanto hanno scritto numerosi organi di stampa attribuendo la notizia a ‘fonti ufficiali’ ma non identificate, secondo le quali nel territorio salvadoregno, ove il 16 gennaio 1992 gli accordi di pace misero fine ad una tragica guerra interna, sarebbero nuovamente operativi addirittura quasi 40 gruppi armati, ovviamente illegali. “Si tratta di una questione molto seria che ancora non è stata indagata”, ha precisato l’arcivescovo della capitale di El Salvador. Tra l’altro, giorni fa, le autorità di governo hanno informato che da oltre un anno si sta indagando sulla questione: come prova sarebbero state esibite alcune fotografie in cui appaiono dirigenti dell’ex guerriglia, Fronte Farabundo Martì per la liberazione nazionale, con una formazione di una ventina di persone armate. Va detto che oggi il Fronte Farabundo Martì per la liberazione nazionale, che fino agli accordi pace del 1992 era l’asse portante di una guerriglia che insieme con le azioni repressive dei governi ha provocato migliaia di morti, è un partito costituzionale. E va aggiunto che le medesime autorità non hanno formulato nessuna accusa in particolare a questo partito. In El Salvador da oltre un mese è in corso un processo elettorale in vista di due tappe: la prima, il prossimo 18 gennaio quando i salvadoregni dovranno eleggere i parlamentari e i rappresentanti municipali; la seconda, il 15 marzo quando sarà la volta del Presidente e del vice Presidente della Repubblica. In questo contesto e poiché i sondaggi demoscopici assicurano che se si votasse oggi la vittoria elettorale andrebbe al Fronte Farabundo Martì per la liberazione nazionale, le campagne politiche hanno conosciuto un pericoloso aumento delle violenze verbali che l’arcivescovo della capitale ritiene “inadeguate e rischiose”. Perciò - ha aggiunto l’arcivescovo - “occorre un’indagine seria e profonda per arrivare fino in fondo e conoscere tutta la verità”, ma al tempo stesso occorre anche “responsabilità da parte di tutti per evitare di usare il tema della violenza come arma elettorale”. I candidati di tutti i partiti - ha rilevato poi mons. Sáenz Lacalle - “si devono impegnare a fare propaganda seria, rispettosa e ordinata, ma soprattutto sincera”. Intanto dirigenti del Fronte Farabundo Martì per la liberazione nazionale hanno precisato che le fotografie pubblicate corrispondono ad una commemorazione che un gruppo di contadini, nella località de El Paisnal, ha fatto giorni fa di Dimas Rodríguez, un guerrigliero morto durante gli anni della guerra interna, specificando anche che le “armi” era finte in omaggio ad una persona morta come combattente”. (L.B.)

    inizio pagina

    Haiti: aiuti ai bambini dal Consiglio Ecumenico delle Chiese

    ◊   Sono migliaia i bambini che ad Haiti lavorano come collaboratori domestici. La cifra si aggira fra i 180 e i 300 mila, come rivelano diverse fonti. Circa il 10% dei minori haitiani sono così privi dei loro diritti fondamentali. Sono i dati raccolti dall’equipe delle “Lettere viventi” del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) in visita ad Haiti nelle scorse settimane. “Quella dei bambini è la categoria sociale più vulnerabile in un Paese in preda ad una povertà estrema – scrive Manuel Quintero, che dirige il programma Frontier Internship in Mission – un forte degrado dell’ambiente, corruzione endemica ed instabilità politica cronica”. Il Foyer Maurice Sixto, che ha consentito alla delegazione ecumenica del CEC di conoscere più da vicino la realtà in cui vivono molti minori ad Haiti, è stato fondato nel 1989 e la sua missione è quella di aiutare i bambini e i ragazzi costretti a lasciare le loro famiglie per lavorare presso altre famiglie. Il Foyer offre loro istruzione, animazione e possibilità di attività d’artigianato a circa 300 bambini che ricevono anche assistenza medica. Attualmente ad Haiti la metà della popolazione vive sotto la soglia internazionale di povertà, fissata ad un dollaro al giorno, ed in cui il 76% degli abitanti vive con meno di due dollari al giorno. (T.C.)

    inizio pagina

    Lettera del vescovo di Hong Kong sui veri valori del Natale

    ◊   “Non sono contrario per principio all’acquisto di regali costosi o a concedersi pranzi sontuosi, ma quest’anno, mentre ricordiamo Cristo, che nacque in una mangiatoia, dobbiamo riflettere sulle cause dello tsunami finanziario che ha investito l’economia globale.” Sono parole del cardinale Joseph Zeng vescovo di Hong Kong, nella lettera ai fedeli della diocesi in vista del Natale, dissufa da Asianews. Il cardinale denuncia “la spesa smodata, la cupidigia per l’arricchimento facile, la gestione irresponsabile della finanza, il rifiuto dei governanti di dare risposte al popolo o di assolvere ai loro compiti di controllo del mercato finanziario”. In questa situazione – afferma – “se dovessi agire in conformità alla politica di salvataggio dei mercati, che invita a incentivare la spesa, allora dovrei incoraggiare i fedeli ad acquistare regali costosi e godere di un pranzo di Natale sontuoso con tutta la famiglia.” Quindi spiega che invece il messaggio è radicalmente diverso perché – aggiunge – “ciò che il Natale mette in luce sono la povertà e la frugalità.” Il vescovo di Hong Kong chiama ad altre riflessioni concrete in relazione alla crisi economica globale, affermando: “I più ricchi possono restare aggrappati ai loro titoli di borsa svalutati e aspettare un’altra occasione per fare denaro. Ma l’economia reale è già stata danneggiata. Le piccole e medie imprese sono già state escluse dal mercato. Le persone comuni hanno già perso il lavoro e non possono pagare i mutui della casa, e perfino nutrire le loro famiglie.” Il vescovo di Hong Kong invita tutti ad evitare scelte sprovvedute ricordando che “molte persone spendono i soldi prima ancora di averli guadagnati e le uscite superano le entrate”. Ancora sul piano dei meccanismi a livello di gestione nazionale e internazionale, il cardinale fa affermazioni forti: “La gestione degli affari non è più un meccanismo che serve a sostenere l’economia reale. Imprenditori senza scrupoli fabbricano prodotti avvelenati. Il governo collabora con il mondo del commercio. Il mercato si va sempre di più trasformando in un capitalismo estremo, senza regole. Prima o poi le bolle finanziarie scoppiano e, all’improvviso, ci rendiamo conto che la prosperità è un’illusione. Il sistema finanziario è crollato, le persone hanno perso fiducia, ciascuno pensa solo a salvare se stesso.” Si tratta di considerazioni e denunce molto legate alla realtà concreta di questi tempi ma che il cardinale fa in funzione di insegnamenti importanti in occasione del Natale. Il porporato ribadisce che in questo Natale “Cristo ci incoraggia a dimenticare noi stessi, a preoccuparci dei nostri fratelli e sorelle poveri e far sì che tutti possano trascorrere un Natale caldo e sereno. Ma Cristo ci dona anche un regalo segreto per fuggire per sempre alla povertà: è lo spirito della povertà stessa, la virtù della frugalità.” Il cardinale ricorda che “nell'albergo non c’era posto per Giuseppe e la moglie incinta, che era ormai prossima al parto. Il bambino Gesù è nato in una mangiatoia, ma ha sorriso lo stesso alla madre. Nell’abbraccio di sua madre si è sentito come se non avesse mai abbandonato il paradiso. La tenerezza e la fedeltà di Giuseppe hanno infuso nel bambino Gesù un senso di sicurezza, molto più forte della protezione fornita da migliaia di guardie reali.” In definitiva l’insegnamento di sempre è che “il calore e l’affetto sono la ricchezza più grande”. Il cardinale conclude la sua lettera ai fedeli della diocesi scrivendo: “Gli uomini sono molto più preziosi del denaro. Il Salvatore è nato per ogni uomo, per me, per voi e per l’ultimo dei nostri fratelli”. (F.S.)

    inizio pagina

    Vietnam: il vescovo di Vinh Long difende le suore a cui è stato requisito l'orfanatrofio

    ◊   "Com’è triste vedere suore diffamate per “giustificare” l’appropriazione del loro orfanotrofio, amorevolmente tenuto per 31 anni, e trasformarlo in un luogo di svago". Scrive così il vescovo di Vinh Long, mons. Thomas Nguyen Van Tan in una lettera indirizzata ai sacerdoti, i religiosi e i laici della sua diocesi. Il presule - riferisce l'agenzia AsiaNews - si riferisce a quanto sta accadendo alle Suore dela carità di San Vincenzo de Paoli, congregazione di origine francese, presenti a Vinh Long – 160 chilometri a sud di Ho Chi Minh City - dal 1871. Fino al 1975 le suore hanno mantenuto nella via To Thi Huynh della città un grande complesso usato come convento e come orfanotrofio. Nell’aprile del ’77, per “trasformare la società verso il socialismo”, le autorità hanno varato una politica di requisizione di terre ed edifici. Il 6 settembre 1977 essi hanno requisito il convento e l’orfanotrofio delle suore, mandando via i giovani ospiti e perfino i bambini handicappati. Secondo la risoluzione 1958 del Comitato del popolo di Cuu Long, la provincia in cui si trova Vinh Long, il convento e l’orfanotrofio venivano espropriati per essere usati come “ospedale pediatrico e ospedale per la provincia”. Ciò che non è mai avvenuto. Le religiose, però, non hanno mai smesso di chiedere la restituzione del loro complesso. Ora, per giustificare la trasformazione dell’ex orfanotrofio in un albergo a quattro stelle, le autorità accusano le religiose di “aver educato una generazione di giovani sfortunati ad essere una forza antirivoluzionaria da opporre alla liberazione del Paese”. “Celebrando questo Natale – conclude mons. Nguyen Van Tan – ci sia permesso di implorare il nostro Dio e Salvatore di portare nel mondo la sua vera pace, una pace nella sua pienezza, che è basata sulla gistizia e la moralità”. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan: cristiani e musulmani insieme per combattere il fondamentalismo

    ◊   La popolazione del Pakistan deve affrontare l’estremismo religioso senza aspettarsi soltanto l’intervento del governo: è l’invito emerso dal seminario organizzato dal Christian Study Center (Csc) a Rawalpindi nei giorni scorsi. Tema dell’incontro: “Estremismo religioso e passi fondamentali per ridurne gli effetti”. E infatti sono emerse linee guida per un’azione comune da parte di cristiani e musulmani per fermare l'estremismo islamico che sta soffocando la vita della popolazione e allontanando i musulmani dalla loro fede. I leader cristiani e musulmani suggeriscono: revisione dei testi scolastici che spingono all'odio e al disprezzo; espressione della preoccupazione per la diffusione delle scuole islamiche; attenzione particolare all’educazione delle giovani generazioni. L’avvocato musulmano Muhammad Aslam Khaki, noto in Pakistan per le sue battaglie contro il fondamentalismo, enumera i tanti danni prodotti dall’estremismo: dal timore ormai diffuso di ritrovarsi insieme in luoghi pubblici, alle difficoltà per i cittadini a procurarsi i visti, alle ricadute che l’insicurezza ha avuto sull’economia. Secondo quanto riportato da Asianews, l’avvocato afferma che “lo stesso islam è minacciato dall’estremismo: a livello internazionale le conversioni alla religione musulmana sono in calo e il numero delle persone che frequenta le moschee è in rapido declino a causa della paura”. In merito al coinvolgimento di tanti giovani in attacchi suicidi, Aslam Khaki rivolge un appello molto concreto ai connazionali di fede musulmana: “Dobbiamo salvare i nostri ragazzi dallo sfruttamento dell’estremismo religioso per salvare il nostro futuro. Dobbiamo pensarci due volte prima di mandare i nostri bambini nelle madrasse”. “I bambini – aggiunge - dovrebbero avere più occasioni di incontri interreligiosi e attività di pace”. Padre Bonnie Mendes, impegnato in attività a difesa dei diritti umani, ribadisce che “la scuola è decisiva per sconfiggere sul nascere l’estremismo”. E a proposito di libri di testo che incitano all’odio e al disprezzo, padre Mendes chiede espressamente “una revisione completa dell’indice dei testi delle scuole e dei college”. (F.S.)

    inizio pagina

    Messaggio dei vescovi spagnoli per la festa della Santa Famiglia

    ◊   Domenica prossima la Chiesa celebra la Festa della Santa Famiglia. In vista di questa ricorrenza, e con lo sguardo già proiettato al sesto Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà in Messico a gennaio 2009, la Conferenza episcopale spagnola (CEE) – in particolare la Sottocommissione per la famiglia e la difesa della vita – ha pubblicato un messaggio, intitolato “La famiglia, scuola di umanità e trasmettitrice di fede”. “La famiglia – si legge nel testo – è il luogo in cui l’uomo impara ad essere uomo”, in cui “si sviluppa la prima e più fondamentale ecologia umana”. E tutto ciò si scopre “alla luce della Rivelazione del Figlio di Dio che sceglie la Sacra Famiglia per crescere nella sua umanità”. Quindi, i presuli spagnoli sottolineano che “nella famiglia la persona riconosce la propria dignità. Lontano da qualsiasi criterio di utilitarismo, in famiglia l’uomo è amato per se stesso e non per la redditività di quello che fa”, perché “la persona non è un mezzo al servizio degli interessi altrui, ma è un fine assoluto, amato di per sé”. Poi, il messaggio della Conferenza episcopale spagnola si sofferma sulla necessità di “imparare ad accogliere ed accompagnare la vita”: “la famiglia – scrivono i presuli – è il santuario della vita in cui ciascun membro è riconosciuto come persona umana dal concepimento fino alla morte naturale ed impara a proteggere la vita in tutti i momenti della sua storia”. Per questo, “la missione di accogliere ed accompagnare la vita è un compito permanente della famiglia” Una missione che “acquista una rilevanza particolare in questo momento in cui molte famiglie sono colpite drammaticamente dalla crisi economica” e, soprattutto, in una fase in cui “sono state annunciate riforme legislative che mettono in pericolo la vita nascente e in fase terminale: l’aborto e l’eutanasia”. I vescovi spagnoli ribadiscono quindi che “nella famiglia, scuola di solidarietà, condividiamo i beni e sosteniamo fraternamente i membri più bisognosi. Ed è in famiglia che, di fronte alla smania di possesso di molti beni materiali indotta da un consumismo smodato, noi impariamo ciò che è davvero importante: l’amore”. Ed ancora, “nella famiglia si comprende che ogni figlio è un regalo di Dio donato alla devozione reciproca dei genitori, e si scopre la grandezza della maternità e della paternità”. Per questo, la CEE sottolinea che “il riconoscimento della vita come un dono di Dio ci spinge a chiedere che non si privi alcun bambino del diritto alla vita e alla famiglia e che tutte le madri trovino, nella Chiesa e nella società, gli aiuti necessari per mantenere ed educare i propri figli”. Inoltre, i presuli spagnoli scrivono che “nella famiglia e nella comunità cristiana si incontra la ragione per vivere e seguire la speranza. Tutti, compresi quelli che soffrono a causa della malattia, della solitudine o della disperazione, possono scoprire nella famiglia e nella Chiesa la certezza di essere amati e, soprattutto, la convinzione dell’amore unico e irripetibile di Dio che va al di là del peccato e della morte”. Infine, i presuli pregano “per le madri che incontrano serie difficoltà nel dare alla luce i propri figli, per gli anziani e i malati, e per coloro che soffrono per gli effetti dell’attuale situazione economica”. Di qui, l’auspicio conclusivo del messaggio, ovvero che “la famiglia di Nazaret sia la luce che guida la vita delle nostre famiglie, perché siano davvero scuole di umanità e trasmettitrici della fede”. (I.P.)

    inizio pagina

    Continuano i tentativi per liberare le due suore rapite in Kenya

    ◊   Una missione all'inizio del prossimo anno in Kenya per favorire la liberazione di Caterina Giraudo e di Maria Teresa Olivero, le due suore italiane rapite il 10 novembre scorso. E' quanto si appresta a fare Margherita Boniver su incarico del ministro degli Esteri Franco Frattini. Intanto il Sir ha pubblicato una riflessione del direttore del settimanale cattolico di Cuneo La Guida, Ezio Bernardi. Nella città piemontese ha sede il Centro missionario Charles de Foucauld, al quale appartengono le due religiose rapite. Dopo aver fatto un po’ la cronistoria del Centro, Bernardi sottolinea come siano la sofferenza e la preghiera i due sentimenti vissuti oggi dal Centro stesso in attesa che giunga la buona notizia della loro liberazione. “Se la buona notizia della liberazione non arriverà prima, - commenta il direttore del settimanale cattolico - il Natale 2008 sarà vissuto da tutta la comunità nella sofferenza di questa ferita ma anche nella preghiera insistente e fiduciosa di sempre”. Questi “due sentimenti – aggiunge Bernardi – vogliamo fare anche nostri. Noi che facciamo informazione e vogliamo muoverci in punta di piedi per non alimentare false attese o gettare allarmi. Noi che facciamo parte della stessa comunità cristiana cuneese di cui il Centro missionario de Foucauld è anima preziosa e nerbo vitale”. Oggi, prosegue Bernardi, “c’è chi raccoglie firme per chiedere più sforzi alla diplomazia nella trattativa per la liberazione. Chi fa sentire ogni giorno la sua vicinanza alle famiglie delle rapite e alla comunità. Chi organizza veglie e fiaccolate. Noi vogliamo semplicemente vivere con loro la stessa sofferenza, la stessa speranza. E a tutti chiediamo questa calda, fiduciosa, preghiera di vicinanza”. (A.M.)

    inizio pagina

    Presentato un libro su mons. Boccadoro alla presenza del cardinale Bertone

    ◊   A dieci anni dalla morte di mons. Luigi Boccadoro (avvenuta l’8 marzo 1998), un libro ne ripercorre la vita. Il testo, edito dalla Libreria editrice Vaticana e scritto da mons. Fabio Fabene, dal titolo “Un buon pastore. Mons. Luigi Boccadoro, vescovo di Viterbo” è stato presentato ieri a Montefiascone. Presente anche il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il presule ha ricordato che “anche oggi la Chiesa continua a far riferimento all’episcopato come ad un servizio d’amore a Dio e agli uomini”. Tema trattato anche da Benedetto XVI nell’ Enciclica Deus Caritas est, nella quale è scritto che i vescovi hanno la prima responsabilità di edificare la Chiesa come famiglia di Dio e come luogo di aiuto vicendevole e di disponibilità. “Compito di ogni vescovo – ha aggiunto il cardinale - è proclamare sempre e dovunque i principi morali dell’ordine sociale, quali il valore della vita umana, il significato della libertà, l’unità e la stabilità della famiglia, l’educazione dei figli, il lavoro, la fraterna convivenza tra i popoli, la ricerca continua del bene comune”. “Il volume – ha concluso il segretario di Stato - ci consente di cogliere il fulcro dell’azione pastorale di questo pastore: e cioè una fede che si fa carità nella vita quotidiana, divenendo così autentica sorgente di speranza”. (V.V.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Hamas annuncia una tregua di 24 ore

    ◊   Si apre una possibilità di trattativa nella spirale violenza in cui sono ripiombati Israele e Gaza dopo la fine del 'cessate il fuoco', annunciata da parte di Hamas. Stamani Hamas ha accettato una tregua di 24 ore proposta dai mediatori egiziani. Tuttavia sul terreno la tensione resta altissima: nonostante l'annuncio della tregua un razzo Qassam è caduto oggi nel Neghev senza causare vittime. L'aviazione israeliana aveva attaccato poco prima una postazione missilistica nei pressi di Gaza City. Il punto della situazione nel servizio di Marco Guerra:

    Per le prossime 24 ore Hamas e gli altri gruppi armati palestinesi di Gaza porranno fine al lancio di missili sul territorio Israeliano. Il breve 'cessate il fuoco' è stato raggiunto in mattinata grazie alla mediazione dell’Egitto. Tregua che arriva a tre giorni dalla ripresa delle violenze e proprio mentre la situazione sembrava precipitare e si rincorrevano voci su un imminente intervento terrestre su vasta scala dell’Esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Solo ieri più di venti razzi sono caduti in territorio israeliano, mentre l’aviazione dello Stato ebraico ha distrutto quattro postazioni missilistiche dei miliziani palestinesi, provocando il ferimento di almeno quattro persone, tra cui un bambino. Tel Aviv ha quindi avvertito il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che reagirà duramente e militarmente qualora non dovesse cessare la pioggia di razzi dalla Striscia di Gaza. Ad alimentare le 'voci' di un ampio intervento militare è stata anche l’indiscrezione della Radio pubblica israeliana, secondo cui, il ministro degli Esteri Livni intende convocare gli ambasciatori accreditati per informarli della gravità della situazione. E poco prima della sospensione delle ostilità si era registrata anche la dura risposta di Hamas, che non ha esitato ad agitare lo spettro di nuove incursioni suicide nelle città israeliane.

     
    Afghanistan
    Non si ferma la violenza in Afghanistan. Almeno tre civili sono morti e altri cinque sono rimasti feriti a Ghazni, nel sud del Paese, in un attentato condotto da due kamikaze. Vittime anche tra le truppe della coalizione internazionale: un soldato britannico è stato ucciso da un'esplosione nella provincia di Helmand. Sale così a sette il numero dei militari britannici uccisi in Afghanistan negli ultimi otto giorni. Si registra, infine, la visita a sorpresa alle truppe italiane di stanza ad Herat del presidente della Camera, Gianfranco Fini.

    Iraq
    È previsto per oggi il voto del Parlamento iracheno sulla permanenza delle truppe straniere non americane oltre il mandato delle Nazioni Unite, che scade il prossimo 31 dicembre. Il voto, che è stato ritardato di qualche ora per consentire gli interventi di alcuni parlamentari, riguarderà le truppe britanniche e australiane, mentre un accordo separato fra Iraq e Stati Uniti prevede la permanenza di una parte del contingente americano fino al 2011. Si apre, invece, il 31 dicembre il processo contro Muntazer al Zeidi, il giornalista iracheno che la scorsa domenica ha lanciato le proprie scarpe contro il presidente George Bush.

    Iran
    Atto grave di intimidazione del Governo iraniano nei confronti della premio Nobel per la pace, Shirin Ebadi. La Polizia ha chiuso l'ufficio a Teheran della sua associazione, il Circolo dei difensori dei diritti umani, dove doveva tenersi una celebrazione del 60.mo anniversario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo. La motivazione ufficiale è che il Circolo agiva come un partito politico senza essere autorizzato dal competente ministero. La misura adottata dal Governo iraniano ha avuto grande risonanza a livello internazionale. Sulla attuale situazione della libertà di espressione e dei diritti umani in Iran, Stefano Leszczynski ha intervistato il giornalista di origini iraniane Ahmad Rafat:

    R. – Negli ultimi mesi il Governo del presidente Ahmadinejad, dopo aver chiuso giornali, sindacati, associazioni studentesche, ha cominciato ad attaccare le organizzazioni che si occupano dei diritti umani. Prima ha chiuso il centro dei diritti umani del Kurdistan, arrestandone il fondatore e il direttore, condannandolo a 10 anni di carcere, e poi ha chiuso l’associazione di Shirin Ebadi, che del resto era già stata dichiarata illegale due anni fa.

     
    D. – Una delle ultime denunce che arrivavano dalla Ebadi era questo ricorso in aumento alla pena di morte in Iran...

     
    R. – Effettivamente, proprio qualche ora prima della chiusura del Centro fondato dalla signora Ebadi, sono state indicate cinque persone, due accusate di traffico di droga e due di aver violentato dei ragazzini, ma il quinto era un religioso, autore di libri di 500, 600 pagine, che è stato impiccato per le sue idee. Pertanto, è vero che il principale problema del Paese oggi è questo uso frequente di condanne a morte ed esecuzioni, soprattutto dei minori.

     
    D. – Quello che sorprende è che gran parte della popolazione riesca a reagire con una vivacità intellettuale molto forte. Come mai, tuttavia, non si riesce ad avere una sufficiente pressione internazionale per cercare di far cambiare la linea politica dell’Iran?

     
    R. – Credo che le continue proteste verbali, cioè comunicati, risoluzioni, non servano più, nel senso che il Governo iraniano interpreta questa cosa come una protesta molto formale e pertanto va avanti per la sua strada. Gran parte degli iraniani, però, non riescono a capire a cosa sia dovuta questa ampia e profonda collaborazione economica dell’Occidente con il Governo Ahmadinejad, e lo interpretano come un appoggio indiretto all'Esecutivo, e si muovono con maggiore cautela perché non vogliono provocare uno scontro internazionale.

     
    Pakistan
    È di almeno sette morti il bilancio di un sospetto raid missilistico statunitense su una zona tribale del Pakistan. Secondo quanto indicato da fonti dell'intelligence di Islamabad, un drone spia ha sganciato due missili nel Sud Waziristan: il primo ha colpito la zona di Kari Khel, "distruggendo un veicolo con tre persone a bordo, tutti talebani locali". Un secondo veicolo, con quattro persone a bordo è andato distrutto nella zona di Sheen Warsak.

    Russia
    In Russia, via libera definitivo del Consiglio della federazione, il ramo alto del Parlamento, all’estensione da quattro a sei anni del mandato presidenziale e da quattro a cinque quello parlamentare. Il provvedimento diventerà legge con la firma del presidente, Dmitry Medvedev, e sarà applicata a partire dalle presidenziali del 2012. La riforma costituzionale è stata sostenuta dallo stesso Medvedev, che l'aveva motivata con l'estensione geografica e la complessità del Paese. Molti però ritengono che dietro vi sia un disegno per riportare al Cremlino, Vladimir Putin, ora primo ministro, il quale non ha escluso questa eventualità ma solo dopo la scadenza del mandato del suo delfino Medvedev.

    Russia – Ucraina
    A causa dei contrasti con l'Ucraina, la Russia non esclude che l’Europa possa avere problemi con le forniture di gas. E quanto viene annunciato in una nota del Governo russo. Gazprom sostiene di vantare un credito di 1,8 miliardi di euro con la Compagnia di Stato ucraina Naftogaz e minaccia forti aumenti di prezzo del gas consegnato a Kiev o un taglio delle forniture.
     
    Zimbabwe
    Gli Stati Uniti non sostengono più l'accordo per la condivisione del potere tra il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe e l'opposizione, perché – secondo la Casa Bianca – un governo di unità nazionale funzionante non è realizzabile con Mugabe al potere. Ieri proprio il contestato capo dello Stato ha evidenziato davanti ai suoi fedelissimi di non volersi mai arrendere a nessuno. Giulio Albanese:

    Mentre lo Zimbabwe è in preda ad una disastrosa crisi economica e il colera imperversa a dismisura, ieri il presidente Robert Mugabe ha sfidato chiunque intenda chiedere le sue dimissioni, giurando di fronte ai suoi fedelissimi di non volersi arrendere mai a nessuno. Parlando al Congresso annuale del suo partito lo Zanu PF, Mugabe ha poi lasciato intendere di essere favorevole a nuove elezioni, invitando il suo partito all’unità per non ripetere la sconfitta elettorale del marzo scorso. Intanto ieri gli Stati Uniti, considerato lo stallo politico istituzionale in cui versa lo Zimbabwe, hanno deciso di non sostenere più l’accordo per la condivisione del potere tra Mugabe e l’opposizione, perché secondo la Casa Bianca un governo di unità nazionale funzionante, alla prova dei fatti, non è possibile con Mugabe al potere. A riferire del cambiamento nella politica statunitense nei confronti dello Zimbabwe è stata Jendayi Frazer, assistente e segretario di Stato americano per gli Affari africani nel corso di una tavola rotonda con i giornalisti a Pretoria. Le sue dichiarazioni seguono i ripetuti appelli di leader internazionali al presidente Mugabe, perché lasci il potere. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 357

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina