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Sommario del 20/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa esorta i giovani dell’Azione Cattolica ad aprire il cuore all’amicizia con Gesù. E prega il Signore affinché faccia rinsavire terroristi e costruttori di armi
  • Intensificare la ricerca delle radici cristiane per edificare una società più umana: così il Papa al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana
  • Altre udienze e nomine
  • Accordo Francia-Santa Sede sul riconoscimento dei gradi e titoli accademici
  • Il cardinale Bertone benedice il "Presepio dei Netturbini"
  • Immagine e annunzio: l'editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'attesa del Natale in Terra Santa: cresce lo scontro tra Israele e Hamas
  • Speranze e timori dei cristiani in Orissa per il rischio di violenze a Natale
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Messaggio natalizio dei vescovi peruviani: sconfiggere violenza e povertà
  • Sri Lanka: appello dei vescovi per la fine degli scontri
  • Messico. I vescovi di Xalapa: “Il Natale è un invito a non aver paura”
  • I vescovi della Patagonia: i cattolici siano testimoni della vita
  • Nata in India la prima università cattolica
  • Dopo lo Zimbabwe il colera si diffonde in Malawi
  • Tanzania: chiude campo profughi
  • Il cardinale Sodano ordina 49 Legionari di Cristo
  • Dopo i lavori di restauro riapre il Duomo di Atri
  • 24 Ore nel Mondo

  • Aiuti Usa al settore auto. Sale la disoccupazione in Cina
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa esorta i giovani dell’Azione Cattolica ad aprire il cuore all’amicizia con Gesù. E prega il Signore affinché faccia rinsavire terroristi e costruttori di armi

    ◊   E’ Gesù l’amico più caro che abbiamo, che ci ascolta sempre, ci dà gioia e ci aiuta nei momenti difficili: é la riflessione offerta da Benedetto XVI ai bambini e ragazzi dell’Acr, l’Azione Cattolica Ragazzi, ricevuti stamani in Vaticano per gli auguri di Natale. Il Papa ha inoltre invocato il Signore affinché “faccia rinsavire i terroristi” e “converta il cuore di chi pensa sempre alla guerra”. L’udienza con i ragazzi di Acr, accompagnati dall’assistente don Dino Pirri, è stata contraddistinta da un clima particolarmente gioioso, come ci racconta nel servizio Alessandro Gisotti:

    (Canti)

     
    Il Papa e i bambini assieme in un incontro affettuoso, che a molti dei presenti all’udienza avrà richiamato la tenerezza dei dialoghi tra nonno e nipote. Nel clima gioioso del Natale, Benedetto XVI ha accolto i giovani dell’Azione Cattolica Ragazzi venuti, ha sottolineato, “a rallegrare” i “palazzi solenni” del Vaticano. Una piccola rappresentante dell’Acr ha sintetizzato l’emozione di questo momento:

     
    “Siamo qui per farti gli auguri da parte di tutta l’Azione Cattolica. Accoglici come sempre, perdonando la nostra emozione e l’allegra confusione che ti dice tutta la nostra gioia di essere qui davanti a te. Ti ringraziamo per la generosità e l’amore con cui guidi tutta la Chiesa e per tutte le volte in cui ci ricordi che è bello seguire il Signore e conoscerlo pienamente. Ti abbracciamo e ti auguriamo, con forza, Buon Natale Benedetto!”.

     
    Quindi, è stata la volta del Santo Padre che ha subito avuto parole di affettuoso incoraggiamento per i giovani di oggi:

     
    “Tanti dicono che i ragazzi sono capricciosi, che non si accontentano mai di niente, che consumano i giochi uno dopo l’altro senza esserne contenti. Voi invece a Gesù dite: mi basti Tu! Che significa: Tu sei il nostro amico più caro, che ci fa compagnia quando giochiamo e quando andiamo a scuola, quando stiamo in casa con i nostri genitori, i nonni, i fratellini e sorelline e quando andiamo fuori con gli amici”.

     
    E’ Gesù, ha detto il Papa che ci apre gli occhi “per accorgerci dei nostri compagni tristi e dei tanti bambini del mondo che soffrono la fame, la malattia e la guerra”. Gesù, ha proseguito il Papa, ci dà la gioia vera, “quella che non finisce come i nostri giochi, ma scende nell’anima e ci rende buoni”. Ci basta Gesù, ci basti Tu, ha rassicurato il Santo Padre, “soprattutto quando ti preghiamo, perché Tu ascolti sempre le nostre preghiere, che facciamo perché il mondo diventi più bello e più buono per tutti”:

     
    “Ci basti Tu, perché ci perdoni quando combiniamo qualche guaio; ci basti Tu, perché se ci perdiamo, ci vieni a cercare e ci prendi in braccio come hai fatto con la pecorella che si era smarrita. Ci basti Tu perché hai una Mamma bellissima che, prima di morire in croce, hai voluto far diventare anche la nostra Mamma”.

     
    Il Papa ha quindi chiesto ai piccoli amici dell’Acr se vogliono aiutare i propri compagni a stare con Gesù. Domanda corredata da un’esortazione ad annunciare il Signore con fiducia e speranza:

     
    “Un ragazzo dell’A-ci-erre è uno che, quando va da Gesù, ama portare con sé anche qualche amico, perché glielo vuol far conoscere; non pensa solo a sé, ma ha il cuore grande e attento agli altri”.

     
    L’Azione Cattolica, ha rilevato, “ha come scopo vero quello di aiutarvi a diventare santi; per questo vi aiuta a incontrare Gesù, ad amare la sua Chiesa e a interessarvi dei problemi del mondo”. E ha messo l’accento sul valore inestimabile della preghiera:

     
    “Sì, cari ragazzi, voi potete pregare il Signore perché cambi il cuore dei costruttori di armi, faccia rinsavire i terroristi, converta il cuore di chi pensa sempre alla guerra e aiuti l’umanità a costruire un futuro migliore per tutti i bambini del mondo”.

     
    Il Papa ha chiesto ai giovani di Acr di aiutarlo con le preghiere nel “non facile compito” affidatogli dal Signore. Infine, li ha esortati ad impegnarsi per i ragazzi più sfortunati. E ancora, in occasione dell’iniziativa il “mese della pace”, ha chiesto ai ragazzi dell’Azione cattolica di prodigarsi per far apprezzare la pace ai propri coetanei, ma anche a tanti adulti.

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    Intensificare la ricerca delle radici cristiane per edificare una società più umana: così il Papa al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana

    ◊   Un appello ad intensificare “la ricerca delle radici cristiane della nostra società” per edificare una civiltà “a dimensione veramente umana” è stato lanciato oggi dal Papa nell’incontro con i membri del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. Ha rivolto il saluto d'omaggio al Pontefice, il gran cancelliere, il cardinale Zenon Grocholewski. L’Istituto compie quest’anno 83 anni: è stato fondato infatti nel 1925 da Pio XI. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il Papa ha espresso il suo “vivo apprezzamento per la preziosa e feconda attività culturale, letteraria ed accademica” che svolge il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana “a servizio della Chiesa e, più in generale, della cultura”. Un istituto che “si propone di far conoscere i monumenti paleocristiani soprattutto di Roma”, cercando di “venire incontro alle attese di quanti hanno a cuore la conoscenza e lo studio delle ricche memorie storiche della comunità cristiana”. Si tratta di far “comprendere il passato rendendolo presente agli uomini di oggi” affrontando “una realtà complessa” come quella della Chiesa dei primi secoli. “Quando si tratta di descrivere la storia della Chiesa, che è “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG 1) – ha affermato il Papa - la paziente ricerca dell’archeologo non può prescindere dal penetrare pure le realtà soprannaturali, senza tuttavia rinunciare all’analisi rigorosa dei reperti archeologici”:

     
    “Non è possibile una completa visione della realtà di una comunità cristiana, antica o recente che essa sia, se non si tiene conto che la Chiesa è composta di un elemento umano e di un elemento divino. Cristo, il suo Signore, abita in essa e l’ha voluta come ‘comunità di fede, di speranza, di carità, quale organismo visibile, attraverso il quale diffonde per tutti la verità e la grazia’ (LG 8). In questa pre-comprensione teologica, il criterio di fondo non può che essere quello di lasciarsi conquistare dalla verità ricercata nelle sue autentiche fonti, con un animo sgombro da passioni e pregiudizi, essendo l’archeologia cristiana una scienza storica, e come tale basata sullo studio metodico delle fonti”.

     
    “La diffusione della cultura artistica e storica in tutti i settori della società – ha proseguito il Papa - fornisce agli uomini del nostro tempo i mezzi per ritrovare le proprie radici e per attingervi gli elementi culturali e spirituali che li aiutino ad edificare una società a dimensione veramente umana”:

     
    “Ogni uomo, ogni società, ha bisogno di una cultura aperta alla dimensione antropologica, morale e spirituale dell’esistenza. E' pertanto mio fervido auspicio che, grazie anche al lavoro del vostro benemerito Istituto, prosegua ed anzi si intensifichi la ricerca delle radici cristiane della nostra società. L’esperienza del vostro Istituto prova che lo studio dell’archeologia, specialmente dei monumenti paleocristiani, consente di approfondire la conoscenza della verità evangelica che ci è stata trasmessa, ed offre l’opportunità di seguire i maestri e testimoni della fede che ci hanno preceduto”.

     
    “Conoscere l'eredità delle generazioni cristiane passate – ha concluso Benedetto XVI - permette a quelle successive di mantenersi fedeli al depositum fidei della prima comunità cristiana e, proseguendo sullo stesso cammino, continuare a far risuonare in ogni tempo e in ogni luogo l'immutabile Vangelo di Cristo”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; il cardinale vicario Agostino Vallini; il prof. Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, con mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, assistente ecclesiastico nazionale.

    Il Santo Padre ha nominato capo ufficio nell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice mons. Enrico Viganò, finora aiutante di studio del medesimo Ufficio.

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    Accordo Francia-Santa Sede sul riconoscimento dei gradi e titoli accademici

    ◊   La Santa Sede e la Repubblica Francese hanno firmato a Parigi, presso il Ministero degli affari esteri, un accordo sul mutuo riconoscimento dei gradi e dei diplomi dell’insegnamento superiore. Per la Francia ha firmato il ministro degli Esteri, Bernard Kouchner; per la Santa Sede l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. La cerimonia ha avuto luogo, giovedì scorso, nel salone della firma dei trattati del “Quai d’Orsay”. All’atto della firma erano presenti, tra gli altri, il nunzio apostolico mons. Fortunato Baldelli e mons. Eric de Moulins Beaufort, vescovo ausiliare di Parigi, in rappresentanza del cardinale arcivescovo André Vingt-Trois.

    L’intesa, si legge in una nota pubblicata dalla Sala Stampa della Santa Sede, manifesta l’impegno delle due Parti nell’adeguarsi al noto “Processo di Bologna”, finalizzato alla costruzione di uno spazio europeo dell’insegnamento superiore, attraverso il reciproco riconoscimento dei gradi e dei diplomi emessi dagli istituti dell’insegnamento superiore operanti nell’area europea. Al tempo stesso, intende dare attuazione alla “Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella regione europea”, elaborata dal Consiglio d’Europa e dall’Unesco. Il documento si compone di un Accordo e di un Protocollo Addizionale. L’“Accord sur la reconnaissance des grades et diplômes dans l’enseignement supérieur” consta di 6 articoli, nei quali vengono definiti l’oggetto dell’intesa, il suo campo d’applicazione, l’entrata in vigore, le modalità della sua messa in opera e della risoluzione delle eventuali controversie, come pure la sua durata.

    Per la Francia i gradi e diplomi contemplati dall’Accordo sono quelli emessi sotto l’autorità dello Stato dagli istituti d’insegnamento superiore. Per la Santa Sede sono quelli delle università cattoliche, delle facoltà ecclesiastiche e degli istituti d’insegnamento superiore debitamente abilitati dalla Santa Sede. Spetta alla Congregazione per l’Educazione cattolica presentare una lista di detti istituti e dei diplomi, che sarà regolarmente aggiornata e comunicata alla parte francese.

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    Il cardinale Bertone benedice il "Presepio dei Netturbini"

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha benedetto ieri il “Presepio dei netturbini”, allestito a Roma nella sede dell’Ama di via dei Cavalleggeri. Il cardinale ha portato la benedizione del Papa, aggiungendo che Benedetto XVI ha assicurato il suo paterno affetto e formulato i propri auguri per le prossime feste natalizie. Il presepio – ha detto il porporato - è un messaggio di speranza e di amore. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    (musica)

    Uno scorcio di mondo incanta da 37 anni grandi e piccini con case costruite con pietre di tufo. E’ il “Presepio dei Netturbini” che, con le tipiche costruzioni abilmente illuminate della Palestina di 2000 anni fa, ha fatto da sfondo al discorso pronunciato ieri dal cardinale Bertone. In occasione della benedizione della storica e suggestiva rappresentazione, il porporato ha detto che “il Natale non è una leggenda raccontata per commuoverci o una tradizione inventata”. E’ invece “un fatto che appartiene al grande libro dell’umanità”. “La nascita di Gesù – ha aggiunto il cardinale – non è una favola” ma un dato storico, “un fatto concreto che alcuni hanno toccato di persona”. Se perdiamo i contatti con questa storia – ha affermato il segretario di Stato - “non riusciremo più a capire perché la linea del tempo sia stata spezzata in due, prima di Cristo e dopo Cristo”.

     
    Oggi c’è il rischio – ha spiegato il cardinale Bertone - di ricordare “un anniversario senza sapere nulla di Colui del quale si ricorda la nascita”. Si rischia cioè di celebrare una festa senza il festeggiato. Alcuni – ha fatto notare il porporato – “hanno trasformato questa ricorrenza liturgica in un evento” quasi distaccato da Gesù. “Il consumismo edonista del nostro tempo – ha osservato - sembra voglia seppellire con cose materiali il dato spirituale e religioso” la vera origine del Natale.

     
    Di fronte a questa avanzata del consumismo, il presepio resta un “messaggio di speranza e amore”. E’ il veicolo – ha spiegato il cardinale Bertone – di un messaggio di fraternità che chiama le città e le nazioni del nostro tempo a riscoprire “la bellezza della semplicità, della condivisione e della solidarietà”. E’ un invito all’unità, alla concordia e alla pace. E’ anche un messaggio per chi non condivide la nostra fede e un invito – ha concluso il porporato - a far posto a Dio nelle nostre vite. Con oltre 350 pietre provenienti da tutto il mondo, il “Presepio dei Netturbini” testimonia il messaggio di pace e fratellanza della Natività.

     
    L’opera è nota anche come il Presepio dei Papi. Il primo Pontefice a visitarla è stato Paolo VI nel 1974. Giovanni Paolo II si è recato per ben 24 volte nella sede dell’Ama. Benedetto XVI ha visitato il Presepio nel 2006. Si stima che siano stati oltre due milioni le persone che hanno reso omaggio all’opera realizzata per la prima volta nel 1972 dal netturbino Giuseppe Ianni.

     
    (musica)

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    Immagine e annunzio: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   Diffondere la speranza cristiana attraverso le immagini: è l’esortazione che il Papa ha rivolto ai dipendenti del Centro Televisivo Vaticano, ricevuti nei giorni scorsi. Un avvenimento che offre l’occasione al nostro direttore e direttore del Ctv, padre Federico Lombardi, di soffermarsi sul rapporto tra immagine e annuncio della Salvezza. Ascoltiamo:

    Nel tempo di Natale comprendiamo in modo particolarmente profondo il rapporto fra l’immagine e l’annuncio della salvezza. Il Figlio di Dio incarnato è infatti l’immagine del Dio invisibile, e il Nuovo Testamento - come leggiamo nella prima Lettera di Giovanni – narra ciò che “abbiamo veduto con i nostri occhi”. In tutta la storia l’immagine è stata posta a servizio dell’annuncio cristiano, dalle prime pitture delle catacombe, agli immensi cicli di affreschi e alle vetrate delle cattedrali per l’istruzione e la preghiera del popolo, alla stampa delle incisioni a soggetto evangelico utilizzate a volte anche dai missionari…fino ai nostri tempi in cui la fotografia e la televisione hanno dato origine a una vera cultura o civiltà dell’immagine.

     
    La missione della Chiesa è annuncio del Vangelo, è comunicazione, non può quindi prescindere oggi dall’uso dell’immagine e specificamente anche della televisione. Venticinque anni fa, Giovanni Paolo II decideva di dotare la Santa Sede di un proprio strumento televisivo e fondava il Centro Televisivo Vaticano, piccola struttura, ma con l’impegnativa missione di “contribuire all’annuncio universale del Vangelo utilizzando gli strumenti e i linguaggi tipici della comunicazione televisiva”. Questo il CTV cerca di fare, seguendo giorno per giorno il servizio ecclesiale del Santo Padre e le grandi celebrazioni liturgiche al centro della cristianità. Benedetto XVI ha voluto rinnovargli la sua fiducia incoraggiandolo a collaborare con tutti coloro che operano nel vasto mondo delle comunicazioni sociali con lo stesso spirito. Televisione per la Chiesa e per il Vangelo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Per i bambini del mondo un futuro senza più armi, terrorismo e guerra: in prima pagina, il discorso di Benedetto XVI all’Azione Cattolica Ragazzi, e un articolo di commento del vice direttore

    Nell’informazione internazionale, il comunicato congiunto sulla riunione plenaria della Commissione bilaterale permanente tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele

    L’accordo tra Francia e Santa Sede sul riconoscimento dei gradi e titoli accademici

    La volgarità uccide l’anima: in cultura, Marco Roncalli per i cento anni dalla nascita di Giacomo Manzù; la città natale, Bergamo, gli dedica una mostra che esplora il periodo centrale della sua attività e mette in risalto il suo rapporto con Papa Giovanni XXIII

    Dannazione e redenzione nel cinema di John Ford: articoli di Andrea Monda e Luca Miele

    Il mistero del Natale e lo stupore della levatrice incredula: Fabrizio Bisconti analizza il riflesso dei Vangeli apocrifi in una pittura scomparsa delle catacombe di San Valentino sulla via Flaminia

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    Oggi in Primo Piano



    L'attesa del Natale in Terra Santa: cresce lo scontro tra Israele e Hamas

    ◊   A poco più di 24 ore dall'annuncio della fine della tregua da parte di Hamas, prosegue l’escalation di violenza tra Israele e la Striscia di Gaza. Stamani un palestinese è morto e altri tre sono rimasti feriti in un raid aereo israeliano contro un gruppo di militanti che si apprestavano a lanciare razzi verso il sud dello Stato ebraico. I miliziani palestinesi stanno comunque continuando a sparare razzi Qassam verso il Neghev, senza però causare danni o feriti. E di fronte al precipitare della situazione, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha invocato il ristabilimento del cessate il fuoco negoziato dall'Egitto nel giugno scorso. Per una riflessione sull’attuale situazione in Terra Santa, Emanuela Campanile ha intervistato Charlie Abou Saada, giornalista arabo cristiano di Betlemme:

    R. – Finché manca la buona volontà di far pace, avremo sempre delle difficoltà tra Israeliani e Hamas. Non dimentichiamo i problemi tra Hamas e Fatah che ci sono ancora, anzi, sono molto più lontane, queste due fazioni tra di loro, e non si sa come andrà a finire. Speriamo che questo Santo Natale ci dia un po’ di pace, un po’ di giustizia, un po’ di tranquillità non solo per noi palestinesi, ma anche per gli israeliani.

     
    D. – E a Betlemme la situazione com’è?

     
    R. – Quest’anno, Betlemme è apparsa in modo splendido rispetto agli anni passati. Vediamo per esempio gli addobbi natalizi ovunque, le strade sono illuminate, anche le case e la Piazza della Mangiatoia dove domenica scorsa è stato acceso l’albero di Natale: è stata una cerimonia molto sentita, soprattutto dalla comunità cristiana palestinese locale. Non dimentichiamo che quest’anno c’è stato un record di pellegrini a Betlemme, dove sono arrivati quasi un milione e 220 mila persone. Questo vuol dire molto, soprattutto per noi cristiani del posto. Ecco che quest’anno si respira un’aria molto diversa rispetto agli anni passati. In termini pratici, questo si è visto anche nelle moltissime iniziative delle parrocchie cattoliche, ortodosse, protestanti: abbiamo fatto molta fatica, veramente, a seguire tutto, ma siamo veramente molto contenti.

     
    D. – Come spiega allora questa volontà di riaffermare la propria presenza come palestinesi cristiani? Sappiamo che in alcune zone del Medio Oriente i cristiani non hanno vita facile …

     
    R. – Dobbiamo esserci, dobbiamo fare, dobbiamo pregare, dobbiamo lavorare perché – come ha detto Giovanni Paolo II – siamo il ponte tra i musulmani e gli ebrei, tra la cultura occidentale e la cultura mediorientale. Quindi cerchiamo nel nostro piccolo di essere veramente il sale della terra, di cercare di convincere tutti a lavorare per la pace e per la giustizia e, come ci ha insegnato Gesù Cristo, dobbiamo veramente seminare tutti questi ideali evangelici. Quindi, con tutte queste iniziative cerchiamo di affermare la nostra presenza. Noi ci siamo. Siamo palestinesi, siamo anche cristiani. Sì, abbiamo tante difficoltà, c’è il muro, viviamo in una gabbia, nel ghetti del Terzo Millennio ma, malgrado tutto, dobbiamo cercare di vivere. La strada per la risurrezione viene attraverso il Calvario.

     
    D. – Dal punto di vista umanitario, la situazione qual è?

     
    R. – Mancando la vera pace, mancando la vera giustizia, ci sentiamo soli, isolati all’interno di questo muro, la disoccupazione aumenta sempre, anche se a Betlemme in particolare, grazie al grande afflusso di pellegrini, la disoccupazione non c’è; ma in generale in Palestina la disoccupazione è aumentata in modo molto, molto sensibile. Quindi, mancando il lavoro e mancando anche la libertà di culto – perché noi palestinesi non possiamo recarci a Gerusalemme nelle moschee di Gerusalemme o a pregare sul Santo Sepolcro – cerchiamo di vivere nel nostro piccolo e di dire quello che dobbiamo dire.

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    Speranze e timori dei cristiani in Orissa per il rischio di violenze a Natale

    ◊   Tra tensione e speranza si prega in India perché non si verifichino ancora violenze e in particolare nello Stato di Orissa in occasione del Natale. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    I timori nascono dall’aggressivo appello a livello nazionale per manifestazioni di massa nelle strade proprio il 25 dicembre, per impedire ai cristiani di celebrare il Natale. Da parte sua il governo assicura di intervenire in caso di manifestazioni violente. La minaccia viene dal gruppo nazionalista indù Swami Lakhmananda Saraswati Sradhanjali Samiti (SLSSS), che prende il nome dal leader radicale indù Swami Laxanananda Saraswati ucciso il 23 agosto scorso, appartenente al partito fondamentalista Vishwa Hindu Parishad (VHP), formazione che si batte per un’India di soli induisti. Nonostante che l’omicidio sia stato rivendicato da un gruppo maoista, il People’s Liberation Revolutionary Group, gli attivisti del partito radicale VHP hanno accusato i cristiani in quanto il leader ucciso si era sempre opposto alle conversioni al cristianesimo. La campagna per i prossimi giorni denominata “blockade”, nasce come ultimatum al governo che avrebbe dovuto arrestare i veri responsabili entro il 15 dicembre. Da agosto si sono susseguiti scontri, episodi di violenza e molti atti di sanguinosa persecuzione contro i cristiani. Delle intimidazioni in particolare in relazione al Natale, al microfono di Emer McCarthy, della nostra redazione inglese, mons. Raphael Cheenath, vescovo di Cuttack-Bhubaneswar ne parla così:

    R. – The sinister intention of the fundamentalists was to prevent …
    L’intenzione sinistra dei fondamentalisti era quella di impedire ai cristiani di celebrare il Natale, e in generale di distruggere la tradizione del Natale. Il loro progetto negativo di annientare la Chiesa nel distretto di Kandhamal continua. Hanno già distrutto tutta l’infrastruttura della Chiesa in Kandhamal nell’agosto 2008, dopo l’uccisione del leader indù. Una grande manifestazione il 25 dicembre finirebbe di distruggere la Chiesa in questo distretto. Vogliono mantenere alta la tensione e istillare il terrore nel cuore dei poveri cristiani, vittime di persecuzioni fin dal dicembre 2007.

     
    Ma l’impegno a vivere la santità del Natale resta tra i fedeli, come conferma il racconto di mons. Raphael:

     
    R. - Two christians women who are in the refugee camp...
    Due donne cristiane, che vivono nei campi profughi, erano uscite per controllare le loro proprietà. Gli uomini della sicurezza chiesero loro: “Come fate ad uscire da qui? Se i fondamentalisti vi attaccano e vi uccidono, cosa farete?”. La loro risposta è stata significativa: “Dio è con noi. Se saremo uccise, moriremo per Cristo”. Sono stati organizzati dei comitati per la pace per dialogare con le persone di altre fedi. Il messaggio di Natale dovrebbe essere interiorizzato prima di iniziare a predicarlo ad altri. Noi stessi dovremmo sperimentarlo, in modo da poter convincere anche gli altri. Stiamo organizzando momenti in cui invitiamo anche altri: incontri di preghiera e colloqui.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa quarta Domenica di Avvento la liturgia ci presenta il Vangelo dell’Annunciazione. L’angelo Gabriele, mandato da Dio, si rivolge a Maria dicendo:

    «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

    Ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:
     
    Così dice il Signore:
    “Ora ti faccio udire cose nuove e segrete
    che tu nemmeno sospetti.
    Ora sono create e non da tempo,
    prima di oggi tu non le avevi udite” (Is 48, 6-7).

     “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio”. Tutto dipende da questo movimento che ha origine in Cielo, in Dio. Dio, nel Suo eterno consiglio, decide e invia il Suo angelo. Questa mossa divina cambia il corso della storia, cambia la nostra vita e la nostra esistenza. Nulla è più come prima, dopo che Dio ha inviato il Suo angelo. Tutte le cose, tutti i fatti si spiegano a partire dalla loro causa, dalla loro origine, dalla loro provenienza. Qui l’origine è in Cielo. Dio decide e invia.
    Quel Bambino ha la sua origine in Cielo e da adulto rivelerà: “Uno solo è disceso dal Cielo” (Gv 3, 13; cf. 6, 38). Chi lo attende, chi lo accoglie mette le sue radici in Cielo, entra in una storia che parte da Dio, da quel punto preciso in cui “l’angelo Gabriele fu mandato da Dio”. Di questi che lo accolgono e che anch’essi “da Dio sono generati” (Gv 1, 13), Gesù dirà che “non sono del mondo” (Gv 17, 14.16) perché rinati “dall’alto”. “Quel che è nato dalla carne è carne, quel che è nato dallo Spirito è Spirito” (Gv  3, 6). Entriamo dunque con tutto noi stessi in questa storia divina di concepimento e di nascita!

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    Chiesa e Società



    Messaggio natalizio dei vescovi peruviani: sconfiggere violenza e povertà

    ◊   “Con la certezza che ci dona la fede”, la buona novella della nascita del Salvatore “è motivo di allegria e di speranza”. “Fonte di forza per vincere la cultura della violenza e della morte e per costruire la solidarietà, il progresso e la pace tra gli uomini e tra i popoli”. E' quanto scrivono, nel loro messaggio per il Natale, i vescovi del Perú. In comunione con Benedetto XVI chiamano l’intero popolo peruviano a trarre spunto da questa ricorrenza per “combattere la povertà e costruire la pace”. Sottolineando l’importanza ed il significato universale del messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale della pace 2009, i presuli ricordano anche l’angoscia del Pontefice di fronte alle diverse povertà che affiggono i popoli. Guardando ai complessi fenomeni della globalizzazione, ribadiscono poi che questo fenomeno “dovrebbe rivestire anche un significato spirituale e morale, sollecitando a guardare ai poveri nella consapevole prospettiva di essere tutti partecipi di un unico progetto divino. Il progetto della vocazione a costituire un'unica famiglia in cui tutti – individui, popoli e nazioni – regolino i loro comportamenti conformandoli ai principi di fraternità e di responsabilità”. Il Santo Padre - scrivono poi i vescovi - “ci rammenta l’emarginazione, la povertà nei rapporti morali e spirituali nelle società ricche e sviluppate. E, dunque, l’esistenza di persone disorientate interiormente e colpite da diverse forme di malessere, nonostante il loro progresso economico”. Il Papa ci ricorda ugualmente - proseguono i presuli peruviani - “tutte le conseguenze morali della povertà in rapporto con la questione demografica: le campagne per ridurre la natalità e lo sterminio in nome della lotta contro la povertà di milioni di bambini non ancora nati”. Dopo il ricordo rivolto ai bambini del mondo e tenendo presente, soprattutto, che oltre la metà dei poveri del pianeta sono bimbi, i vescovi riflettono anche “sui gravi problemi che colpiscono i peruviani”. Non perdono però la speranza poiché – affermano - “in mezzo a tante difficoltà e ostacoli, sono visibili segni incoraggianti e comportamenti onesti e solidali che occorre riconoscere”. “Siamo testimoni di autentici gesti di solidarietà e di amore verso il prossimo proprio nei momenti in cui si presentano situazioni difficili ed estreme. La tragedia del terremoto del 15 agosto 2007 ci ha dato una grande lezione. La sofferenza dei feriti e delle famiglie che hanno perso i loro cari o le loro case ci ha offerto l’occasione per far crescere la nostra sensibilità nei confronti del dolore umano. Si è risvegliata la solidarietà” e questo - assicurano i vescovi - incoraggia tutti nella “costruzione di una cultura di servizio, sempre solidale, e permanente”. Il Santo Padre – si legge infine nel messaggio - ci incoraggia a lottare contro la povertà. Questo esige da noi “uomini e donne capaci di vivere in profondità la fratellanza per accompagnare tutti sull’autentico cammino dello sviluppo umano”. (A cura di Luis Badilla)

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    Sri Lanka: appello dei vescovi per la fine degli scontri

    ◊   In Sri Lanka anche questo periodo continua ad essere segnato dal dramma di continui combattimenti tra soldati e ribelli delle Tigri Tamil. In questo drammatico scenario, i vescovi cattolici e anglicani hanno chiesto una tregua per il Natale. Ma all’accorato appello lanciato dai presuli, il governo di Colombo ha risposto ribadendo che non intende concordare un cessate il fuoco con i ribelli. I presuli – rende noto l’agenzia AsiaNews – hanno anche chiesto a politici e ribelli di lavorare con la Croce Rossa internazionale per creare un’area cuscinetto per i civili. “Siamo dell’opinione – scrivono i vescovi - che la guerra debba fermarsi; fino a quando questo accordo non sarà raggiunto, dimostreremo il nostro rispetto per l’umanità e salveremo vite innocenti da ulteriori traumi o dalla morte. Possiamo e dobbiamo affermare che è possibile avere cura del popolo anche in tempo di guerra”. Sul terreno, intanto, il governo di Colombo ha affermato di aver inferto duri colpi a postazioni dei ribelli. La marina militare dello Sri Lanka ha annunciato, in particolare, di aver affondato un’imbarcazione delle Tigri Tamil lungo la costa settentrionale del Paese. (A.L.)

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    Messico. I vescovi di Xalapa: “Il Natale è un invito a non aver paura”

    ◊   “Un Messico unito, per una speranza condivisa”, è il titolo del Messaggio di Natale diffuso dai vescovi della Provincia Ecclesiastica di Xalapa. Nel testo, i presuli ricordano in primo luogo i problemi e le difficoltà che vive la Regione e tutto il Paese in generale. Denunciano che “la delinquenza organizzata in Messico conta in questi momenti su un’ampia rete di complicità e corruzione che gli permette di avere il controllo dei poliziotti togliendolo alle autorità politiche locali”. Un altro fenomeno preoccupante è rappresentato dal sequestro delle persone che, “oltre ad essere un atto illecito, è un attentato diretto contro la libertà e la dignità delle persone e una fonte di angoscia indescrivibile per i loro familiari”. Si evidenzia poi che la crisi economica e la crisi alimentare hanno prodotto un aggravamento della situazione di povertà in cui vivono milioni di persone nel Paese. La realtà si presenta dunque come una grande minaccia e, perciò, “celebrare il Natale in questo contesto chiama i cristiani a rivalutarsi davanti all’umiltà del presepe”. I cristiani, ricordano i Vescovi ripresi dall'agenzia Fides, non devono scoraggiarsi di fronte a questa situazione, anzi devono rinnovare la speranza, avendo presente che “i problemi ingenti che oggi ci angosciano non possono trovare risposta con atteggiamenti conformisti ed individuali”. Dunque questo Natale, continua il testo, “è un invito a non avere paura, a ritrovare la gioia e la speranza che è Gesù Cristo”. I Vescovi ricordano inoltre che “celebrare il Natale è prendere coscienza che Cristo si è fatto luce e cammino di vita per tutta la famiglia umana, che la sequela di Cristo ci porta in modo esigente a proclamare il suo Vangelo”. Pertanto, come frutto del Natale sarà necessario discernere gli impegni dei cristiani nella vita pubblica, il primo dei quali è il “formarsi di più e prepararsi alle responsabilità che ciascuno ha”, immaginando nuove iniziative di azione e di sensibilizzazione della comunità. (V.V.)

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    I vescovi della Patagonia: i cattolici siano testimoni della vita

    ◊   Il canto che ascolteremo in questi giorni “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati da Lui”, costituisce “un canto alla vita che ci risveglia e ci spinge ad essere missionari, testimoni e portatori di vita, della vita piena, della vita dei figli di Dio”. È quanto hanno affermato i vescovi della regione Patagonia-Comahue (Diocesi Alto Valle, Comodoro Rivadavia, Neuquén, Río Gallegos, San Carlos de Bariloche y Viedma), nel loro messaggio di Natale indirizzato a tutti i fedeli. Questa occasione, dice la lettera dei presuli, resa nota dall’agenzia Fides, deve portarci a “scoprire la nostra responsabilità di fronte alla pace ed alla vita piena per tutti, come frutti dell’essere amati da Lui”. Tuttavia ci sono molti bambini ed adolescenti ma anche adulti ed anziani per i quali “la vita risulta un peso, una fatica”, molte volte dovuto alla “grande assenza di amore”, perché sono coscienti che “valgono soltanto in quanto ‘utili’ al benessere degli altri e la loro vita non vale nulla in sé stessa”. A questo proposito, per i vescovi della Patagonia sarà veramente un Natale cristiano, “se quel bambino o bambina che soffre la fame e che a volte è sottomesso a tanti oltraggi trova una famiglia che si interessi e si preoccupi per lui; se quell’adolescente o giovane ferito dalla violenza, dalla droga, dallo sfruttamento sessuale o dall’emarginazione, trova una comunità che gli offre un’alternativa di cambiamento; se ogni fratello o sorella la cui vita è minacciata, trova ‘un prossimo’ che gli fa scoprire il valore della sua vita attraverso segni concreti”. Altro punto sul quale si concentrano i Vescovi è la pace, con il riferimento al Messaggio per la Pace 2009 di Benedetto XVI: “Guardare Cristo che porta al mondo il dono della pace in questo Natale, non può far desistere dall’impegno di combattere la povertà”. Infine ricordano la grande celebrazione di Ringraziamento a Dio per il dono della pace argentino-cilena grazie alla mediazione papale, prevista per il prossimo 22 dicembre. (V.V.)

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    Nata in India la prima università cattolica

    ◊   I cristiani dell’India del Nordest, area attraversata da continue tensioni e conflitti, hanno un nuovo motivo di speranza e di fiducia per il futuro: è nata a Guwahati, nello Stato indiano dell’Assam, la “Don Bosco University” che è la prima università cattolica dell’India. L’università, come ha detto all'agenzia Fides il padre salesiano Joseph Almeida, è un’ulteriore testimonianza dello sviluppo della Chiesa nell’India del Nordest: “Constatando il prodigioso sviluppo della Chiesa del Nordest, molti parlano di ‘missione-miracolo’, e noi continuiamo a dire che è un miracolo di Maria Ausiliatrice”, nota il salesiano, sottolineando il grande lavoro missionario delle due province salesiane di Dimapur e Guwahati. Il nuovo ateneo, inaugurato di recente, coadiuvato da 8 collegi universitari già esistenti, sarà un centro di insegnamento, ricerca e consulenza che coprirà tre grandi settori: tecnologie, servizi e il settore sociale. Fra i corsi previsti Biotecnologia, Infermieristica, Economia Aziendale, Comunicazione Sociale, Religione e Cultura, Etica e Studi sulle popolazioni tribali, una delle principali aree di apostolato dei salesiani nella regione. L’istituto contribuirà all’istruzione dei giovani e all’evangelizzazione, che nell’area nordorientale sta dando buoni frutti alla Chiesa indiana. Il primo gruppo di salesiani arrivò nella regione nel 1922. Il grande spirito missionario che li animò fin dagl’inizi determinò uno stile apostolico per il futuro. I missionari diedero subito importanza alla formazione del personale locale, e nel 1924, aprirono a Shillong (stato di Meghalaya) il primo Noviziato, lo studentato di Filosofia e quello di Teologia. Per circa 30 anni, i salesiani sono stati l’unica Congregazione maschile nel Nordest dell’India. Attualmente la realtà salesiana dell’India Nordest conta 2 arcivescovi, 3 vescovi, 617 confratelli, 351 sacerdoti, 46 coadiutori, 210 chierici in formazione, 31 novizi, 104 istituti educativi e sociali. (V.V.)

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    Dopo lo Zimbabwe il colera si diffonde in Malawi

    ◊   Le autorità del Malawi annunciano la presenza del colera anche nel loro Stato. Con l’arrivo delle piogge la diffusione della malattia è aumentata rapidamente soprattutto nella zona intorno alla capitale. Secondo il Ministero della Sanità, sono cinque i decessi registrati e novanta i casi di contagio. L’Africa sta vivendo un periodo difficile proprio per la malattia che sta colpendo numerosi Stati. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) nell’ultimo bollettino riferisce di 10 Paesi africani colpiti dal colera. Oltre allo Zimbabwe, flagellato dall’epidemia, le situazioni più gravi si registrano in Guinea Bissau con oltre 14.000 contagi e 220 morti, e in Angola con 10.000 casi di contagio e 229 decessi. Le autorità del Malawi, tengono a precisare che l’epidemia in corso nel loro Paese non ha alcun collegamento con quella dello Zimbabwe, duramente colpito dalla malattia con circa 21.000 contagi e 1123 morti. Oggi però, - rileva l’agenzia Misna - giungono notizie confortanti proprio da questo Stato. Nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Ginevra (Svizzera), il coordinatore dell’Organizzazione mondiale della Sanità per il controllo delle malattie d’emergenza, Dominique Legros, ha affermato che la malattia potrebbe essersi stabilizzata, dato che nel mese di dicembre non si sono registrati nuovi casi di contagio. Legros ha poi espresso preoccupazione per la stagione delle piogge appena iniziata nel Paese che potrebbe portare nuovamente ad un aggravarsi della situazione. (F.C.)

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    Tanzania: chiude campo profughi

    ◊   Gli ultimi 10.000 rifugiati burundesi nel campo profughi di Nduta, nella Tanzania nordoccidentale, saranno trasferiti in quello di Mtabila, nel nordovest del Paese. Il campo di Mtabila rimarrà così l’ultimo in funzione. Gli abitanti del Burundi, fuggiti dal loro Stato in seguito a due guerre, avevano trovato rifugio nella vicina Tanzania. Nel 2003, con l’accordo di pace siglato a Bujumbura, è iniziato il piano di rimpatrio, con la conseguente chiusura dei campi profughi. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) – rende noto l’Agenzia Misna – ha fatto sapere che sono circa mezzo milione le persone rientrate in Burundi. La Tanzania, da parte sua, comunica che sta mettendo in atto un programma di integrazione per gli oltre 165.000 rifugiati che vivono nel Paese da più di 40 anni e che hanno fatto richiesta di naturalizzazione. (F.C.)

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    Il cardinale Sodano ordina 49 Legionari di Cristo  

    ◊   L’ordinazione sacerdotale di 49 Legionari di Cristo da parte del cardinale Angelo Sodano, decano del Sacro Collegio, avvenuta oggi nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, costituisce uno degli eventi dell’Anno Paolino. Sia perché la loro Congregazione religiosa invoca San Paolo come “protettore speciale”, sia perché 34 di essi erano stati ordinati diaconi il 29 giugno 2008, all’apertura cioè delle celebrazioni per il bimillenario della nascita dell’Apostolo. Essendo i nuovi presbiteri di diverse nazioni – il maggior numero, 23, messicani – sono venuti ad assistere all’evento fedeli di ogni parte del mondo che hanno preso posto nella navata centrale e nelle due mediane della Basilica. Fra i presenti, novanta familiari di un ordinando spagnolo e un gruppo di granatieri della Baviera, nella storica divisa secentesca, con il loro comandante e il portabandiera, che continuano la tradizione di guardia della nobile famiglia Lobkowitz alla quale appartiene Jaroslav, novello sacerdote dei Legionari. Alla destra dell’altare eretto sopra il Sepolcro di San Paolo era stata innalzata l’immagine della Madonna di Guadalupe, patrona della Congregazione. Il suo direttore generale padre Alvaro Corcuela ha rivolto parole di benvenuto ai presenti, in particolare ai concelebranti dell’Eucaristia, i cardinali Sodano e Giovanni Coppa e i vescovi Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e Marc Alliet, ordinario della diocesi di Bayonne. Alla fine della Messa essi sono stati salutati dall’arciprete della Basilica di San Paolo, cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. (A cura di Graziano Motta)

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    Dopo i lavori di restauro riapre il Duomo di Atri

    ◊   La Concattedrale di Atri riapre al Culto: dopo quattro anni di restauro, domani alle ore 16 il Duomo accoglierà di nuovo i fedeli. Presiederà la solenne eucarestia, il vescovo di Teramo-Atri, mons. Michele Seccia. “Ho ritenuto doveroso – ha spiegato il presule della diocesi abruzzese – riaprire al culto la meravigliosa basilica dedicata a Maria Santissima Assunta, per l’imminente solennità del Natale, una volta resa completamente fruibile l’aula liturgica e alcuni locali per la sacrestia, d’intesa con la direzione regionale del Ministero dei beni culturali e i responsabili del settore archeologico, architettonico e artistico.” La chiesa era stata chiusa nel 2004 per il rifacimento dell’impianto di riscaldamento ed elettrico e della pavimentazione. Oltre al momento liturgico di domani, è previsto anche un appuntamento culturale in programma il prossimo 24 gennaio 2009, durante il quale saranno presentati i lavori eseguiti e quanto ancora resta da fare. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Aiuti Usa al settore auto. Sale la disoccupazione in Cina

    ◊   La Casa Bianca ha annunciato lo stanziamento immediato di 17,4 miliardi di dollari a sostengo delle case automobilistiche. Il neo presidente eletto Obama ha promesso, inoltre, un consistente piano di rilancio per l’economia reale americana. Questo non è però servito a dare fiducia alle borse mondiali che ieri hanno chiuso in negativo, soprattutto a causa del crollo delle quotazioni del petrolio scese intorno ai 33 dollari al barile. Senali negativi arrivano intanto anche dall’economia britannica e cinese. Il servizio di Marco Guerra:

    Boccata di ossigeno per il settore dell’auto statunitense sull’orlo del fallimento. Dopo il no del senato, il presidente Bush ha trovato un compromesso sull’erogazione di prestiti per 17.4 milioni di dollari, che consentiranno la sopravvivenza di Chrysler e General Motors almeno fino a marzo. I prestiti dovranno essere restituiti dalle case automobilistiche se entro il 31 di marzo non avranno dimostrato di essere in grado di risanare le loro attività. E mentre si vara il salvataggio di Detroit, il presidente americano eletto, Barack Obama, ha avviato discussioni con i leader democratici del Congresso per definire un piano di rilancio di tutta l’economia reale da 850 miliardi di dollari. La cifra record, che supera quella del pacchetto di aiuti al sistema bancario, include almeno 100 miliardi da destinare al governo degli Stati per coprire la spesa sanitaria e 350 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture ed energie alternative. E sulla scia dei fondi sbloccati dagli Stati Uniti, anche il governo inglese potrebbe concedere un prestito per permettere alla Jaguar Land Rover di far fronte alla crisi. Intanto, in Gran Bretagna, si ricorre alla sosta forzata per almeno 500 mila aziende. Per tagliare i costi, milioni di lavoratori britannici resteranno a casa per tutte le festività. Sono invece 670 mila le aziende cinesi definitivamente chiuse a causa della crisi. Pechino ieri ha poi stimato la perdita di oltre 6 milioni posti di lavoro, parlando di situazione “molto più grave” di quella mostrata dalle statistiche ufficiali.

     
    Afghanistan
    In Afghanistan, quattro soldati della Nato hanno perso la vita in due distinti attentati. Tre danesi sono rimasti uccisi e un altro ferito, nella provincia di Helmand, a seguito dell’esplosione di una bomba contro il veicolo sul quale viaggiavano. Sempre a causa di un’esplosione, un militare olandese è morto nel corso di combattimenti contro i talebani nella provincia di Uruzgan. Intanto, secondo fonti giornalistiche iraniane, il leader dei talebani, Mullah Omar, ha consegnato al re saudita Abdullah una proposta di pace con il governo di Hamid Karzai, che prevede la sostituzione delle forze militari straniere con un contingente di soldati provenienti da Paesi islamici. Grazie alla mediazione della monarchia saudita, lo scorso ottobre si erano incontrati a Riad esponenti del governo afghano e del movimento dei talebani per definire la possibilità dell'avvio di negoziati di pace.
     Nato- Russia
    Si terrà a metà gennaio la prima riunione informale del Consiglio Nato-Russia, a livello di ambasciatori. Lo ha annunciato ieri a Bruxelles il rappresentante di Mosca presso l’Alleanza atlantica, Dmitri Rogozin, dopo un incontro col segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer. Intanto il Cremlino ha fatto sapere di essere pronto ad abbandonare lo sviluppo di nuove armi, se Washington cambierà la propria linea sullo 'scudo' di difesa missilistica in Polonia e nella Repubblica Ceca. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    “Se gli americani rinunceranno a dislocare lo scudo spaziale in Europa centrale, noi sospenderemo tutta una serie di progetti per l’ammodernamento degli arsenali”. Questa la proposta del generale Nicolai Solovtsov, capo delle truppe missilistiche strategiche. Mosca e Washington si stanno preparando a discutere del rinnovo del trattato Start-1 sulla riduzione delle armi strategiche, in scadenza nel dicembre 2009; questa settimana le delegazioni incaricate di importare il negoziato per lo Start, si sono incontrate a Mosca e sono emersi non pochi problemi di partenza. A Bruxelles, intanto, il segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer, ha incontrato a colazione il rappresentante russo Ragosin; questi incontri servono per capire come cominciare contatti formali dopo lo strappo della guerra d’agosto in Georgia.

     
    Belgio
    La crisi della banca Fortis e la sua vendita al colosso francese Bnp-Paribas travolgono il governo belga di Yves Leterme, che ieri ha presentato le dimissioni al re Alberto II. La decisione è avvenuta subito dopo che il presidente della Corte di cassazione ha accusato l’esecutivo di aver fatto pesanti pressioni sulla Corte d'Appello nel tentativo di impedirle di accogliere il ricorso di 2.200 piccoli azionisti contro la vendita di Fortis al gruppo bancario francese. Una recente sentenza della giustizia belga aveva infatti 'congelato' l'operazione Fortis-BnpParibas, perchè non erano stati consultati gli azionisti della banca belga-olandese. Intanto, la Casa reale si è riservata di rispondere e ha cominciato immediatamente le sue consultazioni. Il governo Leterme è già stato, nei mesi scorsi, sull'orlo di una crisi per non aver saputo dirimere i contrasti, linguistici e di riforma dello Stato, che oppongono il nord fiammingo, che spinge per una maggiore autonomia, e il sud francofono del Paese. In autunno, la crisi politica era quindi passata in secondo piano di fronte a quella economico-finanziaria, quando Leterme, con inaspettato decisionismo, era riuscito a trovare una soluzione per due istituti di credito del Paese, Dexia e Fortis.
     Italia politica
    La questione morale è tornata ormai da giorni ad occupare le pagine della politica italiana, tanto che si parla di una nuova Tangentopoli. Stavolta le inchieste giudiziarie riguardano amministrazioni locali governate dal centrosinistra. Ieri al direttivo del Partito democratico il segretario Veltroni ha detto: o innoviamo o falliremo. Da parte sua il premier Berlusconi insiste sulla necessità della riforma della giustizia. Il servizio di Giampiero Guadagni:

    Intercettazioni, avvisi di garanzia, arresti, interrogatori. Ricalca la sceneggiatura di 16 anni fa il brutto film su politica e affari proiettato in questi giorni. Stavolta le indagini si concentrano su regioni guidate dal Partito democratico: Abruzzo, Campania, Basilicata. Ieri Veltroni ha riunito la direzione e ha provato a dare una scossa ai suoi: il Pd, ha detto, non è ancora quello immaginato dai suoi fondatori al momento della nascita. Ma le condizioni per il rilancio ci sono e sarebbe un suicidio tornare alle proprie case di partenza. Su questo c’è larga condivisione, messa nera su bianco nel documento approvato quasi all’unanimità. Restano però letture diverse su questioni di fondo. Ad esempio, D’Alema ha affermato che per il Pd la questione morale nasce non dalle vicende giudiziarie ma da debolezza politica: siamo un amalgama sin qui malriuscita, ha detto il presidente Pd. C’è poi il tema alleanze, esploso dopo il voto in Abruzzo che ha registrato una consistente flessione del Pd e una altrettanto forte avanzata dell’Italia dei Valori. Siamo due opposizioni diverse, ha sottolineato Veltroni, per il quale comunque il Pd non può vincere da solo. Non è allora passata la mozione Follini che chiedeva di rompere l’alleanza con il partito di Di Pietro. Il quale commenta a distanza: parlando di due opposizioni diverse, Veltroni si condanna ad una sconfitta eterna. C’è poi il capitolo dei rapporti con il Governo Berlusconi. Il Pd è disponibile al confronto sulla riforma della giustizia a condizione che non sia contro magistrati o avvocati. Ma, aggiunge Veltroni, il Pd non può accettare lezioni morali dal premier che ha scelto di fronteggiare le proprie situazioni con leggi ad personam. La risposta di Berlusconi è a stretto giro di posta: con questo Pd non si può fare nulla assieme. Ma nei due schieramenti sono in molti a muoversi per tenere aperto il canale del dialogo. Il banco di prova sarà proprio la riforma della giustizia che, come annunciato dal presidente del Consiglio, sarà all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri dopo le festività natalizie. E sarà immediatamente presentata all’esame del Parlamento.

    Nigeria
    La polizia nigeriana e l'esercito sono coinvolti in oltre 90 uccisioni arbitrarie in reazione agli scontri fra cristiani e musulmani nella città di Jos, avvenuti a fine novembre. A denunciarlo oggi la ong statunitense, Human Rights Watch. Gli scontri sono scoppiati dopo una contestata elezione locale, vinta dal Partito democratico del popolo. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 355

     
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