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Sommario del 16/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Speranza, vita eterna e fede in Cristo al centro dei temi scelti dal Papa per le prossime GMG in vista del grande evento di Madrid del 2011
  • Il cardinale Bertone in visita all’Ospedale romano Bambino Gesù sottolinea l’autentico significato del Natale, evento centrale della nostra Salvezza
  • La Repubblica di Croazia ha insignito il cardinale Lajolo di un'alta onorificenza
  • Il cardinale Vlk e l’ambasciatore ceco Vosalik rendono omaggio alla tomba, in Vaticano, del metropolita di Praga, il cardinale Josef Beran
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La Chiesa reagì subito alle Leggi razziali del 1938. Alle accuse di Fini replicano gli storici Francesco Malgeri e Andrea Riccardi
  • L'appello dell'arcivescovo di Colombo: i ribelli Tamil liberino gli ostaggi e nello Sri Lanka torni la pace
  • La geopolitica mondiale del futuro e il ridimensionamento Usa nel Rapporto del Nic. L'opinione del prof. Stefano Silvestri
  • Il cardinale Poletto sulla Fiat: servono aiuti e sobrietà di vita
  • Fiaccolata di preghiera a Roma per Eluana Englaro, promossa dalla Comunità Giovanni XXII. Intervista con don Aldo Bonaiuto
  • Domani a Strasburgo il primo Premio europeo per la vita. Intervista con Carlo Casini
  • Pubblicato il volume del direttore della Cappella musicale pontificia, mons. Liberto: "Parola fatta canto, riflessioni su musica e liturgia". Intervista con l'autore
  • Chiesa e Società

  • Secondo l’Onu, oltre 250 morti in Darfur nell’ultima settimana
  • Emergenza alimentare in Mozambico: oltre 450 mila le persone a rischio malnutrizione
  • Si aggrava l’epidemia di colera in Zimbabwe
  • Dalla Fao l’appello alla comunità internazionale per valorizzare le risorse idriche in Africa
  • Kenya: preoccupazione del cardinale Njue per la nuova legge sull'informazione
  • Appello di tre missionari al governo del Centrafrica per promuovere la pace
  • Le autorità di Hanoi chiedono di allontanare dalla capitale i Redentoristi
  • Filippine: la Chiesa chiede il rinnovo della riforma agraria
  • Cina: l'assistenza dei volontari cristiani tra i terremotati del Sichuan colpiti dal freddo
  • Durante l'Avvento e in vista del Natale consacrate in Cina diverse nuove chiese
  • Iniziativa dell’Unitalsi per ampliare una casa di accoglienza in Terra Santa
  • Ancora drammatica la situazione per molti migranti che cercano di raggiungere gli Usa
  • Seminario ad Atene tra ortodossi e musulmani
  • Il governo turco riconosce le feste cristiane ed ebraiche
  • Sia un Natale di solidarietà: così il vescovo di Fatima in un messaggio ai fedeli
  • A Bruxelles, Seminario sulle sfide dell’istruzione in un ambiente interculturale
  • Spagna: l'arcivescovo di Valencia esorta i laici all'uso della prudenza
  • L’arcidiocesi di Dublino lancia un piano pastorale per i nomadi
  • La Bbc non trascuri i programmi religiosi: così vescovi cattolici e anglicani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Paura a Parigi per il ritrovamento di plichi esplosivi in un grande magazzino del centro
  • Il Papa e la Santa Sede



    Speranza, vita eterna e fede in Cristo al centro dei temi scelti dal Papa per le prossime GMG in vista del grande evento di Madrid del 2011

    ◊   Benedetto XVI ha stabilito i temi delle tre prossime edizioni della Giornata Mondiale della Gioventù. I temi, tratti da passi del Nuovo Testamento, sono stati resi noti oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Tre temi per favorire l’itinerario spirituale che i giovani sono chiamati a percorrere fino al traguardo della grande celebrazione internazionale, che si terrà a Madrid dal 16 al 21 agosto 2011. Il tema scelto dal Papa per la prossima Gmg del 2009, la XXIV, a livello diocesano, è tratta dalla prima Lettera a Timoteo: “Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente”. L’anno dopo, sempre a livello diocesano, la XXV Giornata Mondiale della Gioventù sarà incentrata sull’interrogativo che il giovane ricco pone a Gesù: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”, tratto da un passo del Vangelo di Marco. Infine, per la XXVI Gmg in programma a Madrid nel 2011 il tema, ripreso dalla Lettera ai Colossesi, sarà: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”.

     
    Anche in preparazione dell’ultima Gmg, svoltasi a Sydney lo scorso luglio, sul tema “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”, Benedetto XVI aveva reso noto in anticipo i temi dei messaggi delle due edizioni diocesane dopo la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. La Gmg del 2006 aveva per tema un passo tratto dal Salmo 119 “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”, mentre la Gmg del 2007 era incentrata sull’esortazione di Gesù, narrata nel Vangelo di Giovanni: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.

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    Il cardinale Bertone in visita all’Ospedale romano Bambino Gesù sottolinea l’autentico significato del Natale, evento centrale della nostra Salvezza

    ◊   “Natale non è la sagra delle luminarie e il commercio dei doni”: è quanto sottolineato stamani dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in occasione della visita natalizia all’Ospedale pediatrico romano “Bambin Gesù”. Il Natale, ha detto ancora il porporato, è la memoria dell’evento centrale della nostra Salvezza: il Figlio di Dio si è fatto uomo nel grembo di Maria. Sulla tradizionale visita natalizia del cardinale Bertone, il servizio dell’inviato del quotidiano “Avvenire”, Mimmo Muolo:

    “Una breve, ma intensa riunione di famiglia”: così, il cardinale Tarcisio Bertone ha definito la sua visita di stamani all’ospedale Bambino Gesù. Come ogni anno, in questo periodo, il segretario di Stato vaticano si è recato nella struttura sanitaria ai piedi del Gianicolo, portando gli auguri del Papa, che - ha sottolineato rivolgendosi a medici e infermieri - “segue con affetto il vostro lavoro e le importanti attività che l’ospedale porta avanti con coraggio e generosità”. E in effetti, c'era un'atmosfera di famiglia con tanto di banda musicale e brani natalizi.

     
    Ricevuto all’arrivo dal presidente dell’ospedale, Giuseppe Profiti - per il quale il rapporto con il Papa e la Santa Sede è stato definito un valore aggiunto per l'Ospedale Bambino Gesù - il cardinale si è fermato dapprima nella ludoteca, salutando alcuni piccoli degenti e i loro genitori, poi è salito nell’aula magna dove lo attendevano un centinaio di dipendenti. “A Natale tutti diventiamo bambini”, ha detto citando Paolo VI. “Natale, infatti, non è la sagra - ha aggiunto - delle luminarie e il commercio dei doni. Il Natale cristiano è la memoria che si rinnova dell’evento centrale della nostra salvezza: Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è venuto per liberarci dalla lebbra del peccato, dalla droga dell’egoismo, dal tunnel buio e freddo della morte”. Di qui l’augurio con cui il segretario di Stato si è congedato. “Continuate a lavorare - ha raccomandato - non solo con riconosciuta professionalità, ma anche con uno spiccato senso di umanità, di comprensione, di amicizia e di amore”.

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    La Repubblica di Croazia ha insignito il cardinale Lajolo di un'alta onorificenza

    ◊   Protagonista nello sviluppo dei rapporti di amicizia e di collaborazione tra la Repubblica di Croazia e la Santa Sede. E' la motivazione che ha portato la Croazia ad insignire il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano della "Red kneza Trpimira s ogrlicom i Danicom“ (Ordine del principe Trpimiro con collare e Stella mattutina). La cerimonia si è svolta nei giorni scorsi all'Ambasciata della Repubblica di Croazia presso la Santa Sede alla presenza, oltre che di numerosi ambasciatori accreditati in Vaticano, anche di mons. Renato Boccardo e mons. Giorgio Corbellini, rispettivamente segretario e vicesegretario generale del Governatorato.

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    Il cardinale Vlk e l’ambasciatore ceco Vosalik rendono omaggio alla tomba, in Vaticano, del metropolita di Praga, il cardinale Josef Beran

    ◊   Il cardinale arcivescovo metropolita di Praga e primate della Repubblica ceca, Miloslav Vlk, assieme all’ambasciatore ceco presso la Santa Sede, Pavel Vosalik, e al presidente della Commissione del Senato della Repubblica ceca per gli affari dell’Unione europea, Ludek Sefzig, hanno reso omaggio stamani alla tomba, nelle Grotte Vaticane, del Servo di Dio cardinale Josef Beran, defunto arcivescovo metropolita di Praga. Il cardinale Beran, scomparso nel 1969, è stato vittima dei regimi totalitari nazista e comunista. Il suo lungo internamento è diventato un simbolo dell’oppressione per motivi religiosi. “La sua esperienza - si legge in un comunicato dell’ambasciata ceca - ha dimostrato il volto mostruoso di questi regimi e nello stesso tempo ha ricordato al mondo democratico il destino tragico della Cecoslovacchia”. Il cardinale Beran, prosegue la nota, “è stato ed è un esempio di forza morale, di sapienza gentile, di amore cristiano, di umiltà, di rispetto verso l’uomo e di profonda umanità. La sua vita costituisce anche oggi un esempio da imitare”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   “Quando le critiche prescindono dalla realtà”: un editoriale del direttore.

    La gestione dell’acqua richiede scelte strategiche: nell’informazione internazionale, un articolo di Stefania Schipani sulla controversia tra bene pubblico e controllo privato.

    Passioni ed eresia dentro e fuori dal ghetto: in cultura, Anna Foa ripercorre la storia di conversione di Simele, un ebreo di Venezia.

    Il totalitarismo “privato” che uccide ancora: l’intervento di Adriano Pessina all’incontro organizzato - per il sessantesimo della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo - dalla Fondazione Corriere della Sera.

    La Shoah vista dal figlio di un aguzzino: Gaetano Vallini recensisce il film “Il bambino con il pigiama a righe” di Mark Herman, la storia di un’amicizia che oltrepassa le barriere fisiche e che mostra l’insensatezza delle ideologie.

    Raffaele Alessandrini sul volume “La vulnerabilità psichica e il pericolo delle sette” di Aureliano Pacciolla e Stefano Luca.

    Quando in Parlamento si votava la soppressione dei conventi: l’intervento di Mariano Dell’Omo al simposio - all’abbazia di Santa Maria di Farfa - sulla figura del beato Placido Riccardi.

    Nell’informazione religiosa, un articolo di Mario Ponzi sulla visita del cardinale Tarcisio Bertone all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù.

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    Oggi in Primo Piano



    La Chiesa reagì subito alle Leggi razziali del 1938. Alle accuse di Fini replicano gli storici Francesco Malgeri e Andrea Riccardi

    ◊   Non è vero che la Chiesa italiana non si oppose alle Leggi razziali del 1938. Dal mondo cattolico arriva secca la smentita alle parole del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che oggi a Montecitorio ha definito le Leggi razziali un’infamia verso la quale neanche la Chiesa cattolica manifestò resistenza. A Fini ha immediatamente risposto padre Giovanni Sale di Civiltà Cattolica, ricordando come la storia abbia visto contrapposti Mussolini e Pio XI, il quale sia contro il razzismo che contro le leggi razziali prese posizione di aperta condanna. Della stessa opinione è il professor Francesco Malgeri, docente di storia contemporanea alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università La Sapienza di Roma. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

    R. - Mi sembra un’affermazione eccessiva. Le reazioni ci furono e furono immediate, basti pensare all’articolo sull’Osservatore Romano nel quale si denunciava un provvedimento che innanzitutto veniva a colpire il Concordato. Si parla in questo articolo di vulnus al Concordato. E inoltre, tutta un’altra serie di interventi e di prese di posizione che certamente non condividevano il provvedimento che era stato adottato dal governo fascista.

     
    D. - Perché vengono sempre messe in discussione le manifestazioni di resistenza o di reazione della Chiesa?

     
    R. - Difficile rispondere. Direi che negli ultimi tempi si è particolarmente accentuata questa forma di giudizio, che non tiene conto poi della realtà storica. Penso a tutta la polemica che è sorta anche recentemente sulla figura di Pio XII di fronte allo sterminio degli ebrei. Forse bisognerebbe interrogare gli autori di queste polemiche per cogliere il senso e il significato dei loro atteggiamenti.

     
    D. - Probabilmente ci si aspetta sempre, così come si riferiva probabilmente il presidente della Camera, delle aperte condanne...

     
    R. - Anzitutto, la Chiesa deve muoversi su un piano legato anche alla sua collocazione sul piano diplomatico. In occasione della guerra, poi, doveva tener conto anche dei rischi che determinati atteggiamenti, particolarmente forti, potevano avere sul mondo cattolico, sulle popolazioni, sui complessi problemi che in quel momento erano al centro della vita internazionale. E, comunque, anche in occasione delle Leggi razziali, la Chiesa forse usò in un primo tempo un atteggiamento più prudente, ma non mancano indubbiamente prese di posizione da parte del clero, delle gerarchie ecclesiastiche, di condanna e comunque di presa di distanza molto ferma rispetto a quelle leggi.

     
    Il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e ordinario di Storia contemporanea presso la Terza Università degli Studi di Roma, ritiene che il discorso di Fini sia stato corretto per molti aspetti, non però per quanto riguarda le accuse alla mancata resistenza della Chiesa. Ascoltiamolo al microfono di Francesca Sabatinelli:

    R. - Io ho letto il testo del presidente Fini e l’ho trovato un buon testo. E’ un buon testo in un momento come questo: un momento molto difficile, direi, un momento drammatico. Siccome l’Europa è un’Europa sperduta, è un’Europa spaesata, noi abbiamo una risorgenza di antisemitismo, di antigitanismo, di movimenti di destra: quindi, è un testo buono, una bella presa di distanza. C’è un punto, però, dove dice: “L’ideologia fascista non spiega da sola l’infamia; c’è da chiedersi perché l’Italia cedette”, e osserva: “Nemmeno da parte della Chiesa cattolica ci fu una resistenza”. Innanzitutto, la Chiesa cattolica, a suo modo, resistette. Resistette in due fasi. Resistette alle leggi razziali, questo va detto: abbiamo la dichiarazione di Pio XII sull’antisemitismo. Certo, resistette come una forza debole quale era la Chiesa in una realtà di regime autoritario. E poi, la Chiesa resistette durante l’occupazione tedesca con l’aiuto agli ebrei. Quindi, mi sembra che la Chiesa, a suo modo, resistette. Il vero, grande problema è che quello era il fascismo, una dittatura che non lasciava spazi e mortificava la libertà.

     
    D. - Professor Riccardi, quello di cui parla Fini - e che possiamo anche in qualche modo riflettere sull’oggi - è quindi che spesso ci si aspetta dalla Chiesa un’aperta resistenza quando, al contrario, il modo di agire è completamente diverso…

     
    R. - Sì. Ma poi va anche detto che qui si fa la storia con il senno di poi. Bisogna valutare le condizioni, le possibilità… La Chiesa del 1938, del 1943, non era la Chiesa di oggi. Inoltre, mi sembra che stiamo continuamente chiamando sul banco del correo la Chiesa per tutto, anche perché ormai nella crisi di tutte le istituzioni resta l’unica istituzione credibile e dunque vogliamo renderla imputata di tutto. Quindi, io sfumerei un po’ il discorso del presidente Fini che pure, nella sua sostanza e nel suo quadro, io apprezzo molto.

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    L'appello dell'arcivescovo di Colombo: i ribelli Tamil liberino gli ostaggi e nello Sri Lanka torni la pace

    ◊   Costretti a lavorare in prima linea, nella zona dove i combattimenti sono più cruenti, o comunque impediti a poter riparare in zone di minor rischio. E i loro figli "arruolati" e costretti a combattere. E' il dramma che vivono da tempo i civili del nord dello Sri Lanka, dove infuriano continui scontri armati tra esercito regolare e i ribelli delle Tigri Tamil. Questi ultimi si servono degli abitanti dei villaggi situati sulla zona di conflitto per proteggersi dall'avanzata dei militari. Una situazione che ha indotto la Chiesa e i leader di altre religioni del Paese a levare un appello perché cessino queste violenze. Ne parla l'arcivescovo di Colombo, Osvald Gomis, al microfono di Emer McCharthy della nostra redazione inglese:

    R. - We, as a congress of religions, that means we have an organisation …
    Noi abbiamo costituito un’organizzazione che comprende i capi di tutte le quattro maggiori religioni dello Sri Lanka: i buddisti, gli indù, i musulmani ed i cristiani. Dopo aver effettuato tre-quattro sopralluoghi nelle diverse regioni colpite del Paese, abbiamo rivolto un appello con il quale chiediamo alla gente di avere consapevolezza delle persone imprigionate nella lotta tra le due parti in conflitto. Come è ben noto, le Tigri Tamil stanno cercando di utilizzare uno scudo umano per proteggere se stesse, mentre il governo insiste sul fatto che questa gente debba essere lasciata libera di raggiungere le zone più sicure, o quelle “liberate”, mentre in realtà loro non possono farlo. C’è molta sofferenza. E per questo noi ci rivolgiamo ai Tamil affinché lascino libere le persone, non le tengano prigioniere. Abbiamo prove a sufficienza che molti bambini vengono reclutati per unirsi all’esercito dei ribelli, non volontariamente ma sotto costrizione. Sappiamo quindi che la situazione è molto seria: la gente qui soffre e non ha la possibilità di lasciare le zone colpite e allo stesso tempo il governo non è capace di aiutarla. Questa è la situazione, e noi speriamo che qualcosa avvenga molto presto. La gente deve rendersi conto che la guerra non deve essere la fine di tutto, come pure i Tamil e il governo. Abbiamo fatto molta pressione sul governo affinché presenti al più presto una soluzione politica. I giornali cingalesi hanno scritto che quasi tutti i partiti sono d’accordo nel trovare una soluzione politica, anche se non hanno ancora pubblicato il dettaglio.

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    La geopolitica mondiale del futuro e il ridimensionamento Usa nel Rapporto del Nic. L'opinione del prof. Stefano Silvestri

    ◊   Una scarpa, anzi due, contro il presidente uscente degli Stati Uniti, George W. Bush. Il gesto irriverente si è consumato domenica a Baghdad, protagonista il giornalista iracheno, Muntadar al-Zeidi, acclamato da taluni nel mondo arabo quasi come un eroe: tutto il mondo ne ha parlato e la scarpa è diventata un simbolo di protesta da Paese a Paese. Un episodio che offre diverse chiavi di lettura. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto affari internazionali:

    D. - Professor Silvestri, ci si chiede se questo episodio non sia anche un segnale di quel declino nella leadership politica ed economica degli USA, annunciata per i prossimi 20 anni dagli stessi americani nell’ultimo Rapporto del Nic, il National intelligence council?

     
    R. - Diciamo che è ancora un po’ presto per questo. Quello che sicuramente evidenzia è la caduta di autorità - in un certo senso - del presidente uscente, cioè di Bush. Il fenomeno individuato dal National intelligence council è più che altro un fenomeno di tendenza che si verificherà anche in Medio Oriente - perché si parla di crescita di Turchia, di Iran, di Paesi di questo genere - ma che vedremo nel corso degli anni, non immediatamente.

     
    D. - Professore, nello stesso Rapporto si stima un aumento della popolazione musulmana nell’Europa occidentale dai 15-18 milioni attuali ai 25-30 milioni previsti nel 2025. Si dice pure che questo avrà riflessi nei rapporti transatlantici …

     
    R. - Questo è un qualcosa che gli americani dicono spesso, secondo me erroneamente. Certamente questo - se l’Europa saprà avere una politica di integrazione, di rapporti facili con i suoi immigrati - sarà un "atout"’ per l’Europa, per cercare di capire meglio, di avere dei rapporti con queste popolazioni, più che un difetto. Teniamo presente, comunque, che parliamo di una trentina di milioni - 30-35 milioni di persone - su un totale che supera i 400-450 milioni. Ancora più interessante sarebbe se l’Unione Europea si allargasse alla Turchia: in quel caso avremmo veramente una popolazione musulmana particolarmente imponente - diciamo, per quell’epoca intorno agli 80-90 milioni - che però avrebbe scelto di essere europea. Quindi, sarebbe estremamente interessante, da un punto di vista culturale, politico, prima ancora che religioso.

     
    D. - Siamo alla fine di un anno, il 2008, segnato da una disastrosa crisi finanziaria globale, partita proprio dagli USA. A che punto siamo nella gestione di questa crisi? Quali esiti possiamo aspettarci a breve, per il 2009?

     
    R. - Quello che sembra abbastanza evidente è che la crisi durerà almeno il prossimo anno, anche se forse cominceremo ad uscirne. Per il momento, qui in Europa mi sembra che stiamo aspettando che riparta la locomotiva americana, e in questo caso probabilmente la crisi durerà un po’ di più, perché gli effetti positivi li vedremo probabilmente verso la fine del 2009 o l’inizio del 2010. Se invece ci fossero delle politiche di sviluppo un po’ più decise da parte europea - e lì bisogna vedere cosa vogliono fare i tedeschi ed altri - probabilmente l’uscita dalla crisi sarebbe un po’ più rapida, e quindi potremmo parlare della metà dell’anno, dell’autunno prossimo.

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    Il cardinale Poletto sulla Fiat: servono aiuti e sobrietà di vita

    ◊   La crisi che ha investito l’economia mondiale ha messo in grave difficoltà anche il mercato dell'auto, come testimonia il difficile negoziato in atto negli Stati Uniti a sotegno delle grandi case automobilistiche. Ieri, il cardinale arcivescovo di Torino, Severino Poletto, ha voluto prendere posizione in favore dei dipendenti della Fiat, invocando dal governo e dal parlamento italiani “un adeguato sostegno al settore” sulla scorta di quanto sta avvenenedo in altri Paesi. Luca Collodi ha raccolto l’opinione del porporato:

    R. - La mia impressione è che le banche non si sono mai tirate indietro, neanche quattro anni fa quando la Fiat era in seria difficoltà. Non l’hanno fatto quattro anni fa, non credo lo facciano adesso che la Fiat, di per sé, ha ossa ben più consistenti e ben più solide rispetto a quattro anni fa. Io, come dicevo anche ieri incontrando i giornalisti, quest’anno sono andato all’incontro che, a fine anno, i dirigenti Fiat fanno per fare il punto della situazione. Normalmente non vado, perché sotto Natale non ho il tempo. Ma quest’anno ho voluto andare per sentire direttamente la situazione e parlando “a tu per tu” - prima che cominciasse la cerimonia ufficiale - sia Marchionne, l’amministratore delegato della Fiat, sia Luca Cordero Di Montezemolo, il presidente, li ho sentiti molto determinati. Hanno detto: “Sappiamo che la crisi c’è, ma noi, oggi, siamo forti e siamo preparati ad affrontarla e quindi l’affrontiamo da un punto di forza, non aspettiamo che qualcuno ci scelga - perché indubbiamente bisognerà che cerchino, in certo qual senso, dei partner e qualche altro gruppo automobilistico. Ci sentiamo in una posizione di forza, non in una posizione di debolezza”. Noi abbiamo bisogno, anche se la Fiat si unisse ad un’altra importante casa automobilistica, che non si lasci sradicare da Torino e dall’Italia: io l’ho definita un po’ la spina dorsale del manifatturiero, dell’industria metalmeccanica italiana. Io credo che dobbiamo, anche questa volta, accettare un momento di difficoltà. La cassa integrazione è indubbiamente una sofferenza per le famiglie e per gli operai che devono vivere ma ringraziamo il Signore che c’è. Io mi auguro che venga estesa anche ai precari, mi auguro che il governo prenda la decisione di estendere gli ammortizzatori sociali anche agli operai precari perché questi, quando sono messi in cassa integrazione, non hanno la cassa, non hanno nulla.

     
    D. - Questa crisi viene da lontano: sta colpendo ora il territorio locale e non solo in Italia. Ma alla base di tutto questo, c’è ancora l’uomo per un uso scorretto della ricchezza?

     
    R. - Io ritengo che, intanto, non bisogna perdere la fiducia nella provvidenza di Dio: questa crisi come in passato - ci sono state altre crisi, ma sono sempre state superate - sarà più o meno lunga, ma anche da questa crisi si uscirà perché, per forza di cose, chi ha la responsabilità a livello anche internazionale dovrà mettere regole soprattutto alla finanza "avventuriera" e direi anche eticamente illecita e bisognosa di norme. Secondo me - e l'ho anche scritto nel mio messaggio - il fatto è che una crisi può essere anche provvidenziale, perché ci induce ad esaminarci se per caso il nostro stile di vita, spesso impostato al di sopra delle reali possibilità delle famiglie, non sia da ridimensionare. Se non sia il caso di educarci ad una maggior sobrietà, alla rinuncia di cose non necessarie, educando anche i bambini, i giovani, a non avere sempre tutto e subito. In una parola, a dare alla nostra vita una proporzione di rapporto con le risorse, con le entrate, che sia più equilibrata rispetto a ciò che si spende.

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    Fiaccolata di preghiera a Roma per Eluana Englaro, promossa dalla Comunità Giovanni XXII. Intervista con don Aldo Bonaiuto

    ◊   “Non è accettabile una sentenza di morte, serve un decreto legge d’emergenza”: così si è espresso don Aldo Buonaiuto, portavoce della Comunità Giovanni XXIII, sul caso di Eluana Englaro, la donna Lecco in stato vegetativo persistente da più di 16 anni. Per oggi alle 17, la Comunità ha organizzato una fiaccolata di preghiera che terminerà davanti alla Camera dei Deputati a Roma. L’iniziativa dal titolo “Lasciateci vivere. Per dare voce a chi non ha voce” è contro la decisione della Corte di Cassazione che di fatto, dopo una lunga battaglia giudiziaria, ha autorizzato la sospensione dell'alimentazione e idratazione artificiale che tiene in vita la donna. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso don Aldo Buonaiuto:

    R. - Noi andiamo in strada da Piazza Venezia, in corteo, fino a davanti a Montecitorio, per dire al parlamento italiano che bisogna difendere la vita, anche quando la vita è fragile e debole. Noi vogliamo metterci dalla parte dei deboli per dare voce a chi non ha voce.

     
    D. - Cosa chiederete ai politici?

     
    R. - Noi chiederemo che si faccia subito, immediatamente, un decreto legge per fermare la sentenza della Cassazione, che non può rappresentare la volontà dei cittadini italiani perchè nessuno può sentenziare la morte e nessuno può staccare il sondino ad una persona viva. Per questo siamo in strada per dire “no” alla morte. Si avvicina il Natale ed è orribile pensare che una persona debba essere condannata a morte. E’ un’ingiustizia insopportabile. Noi non possiamo tacere.

     
    D. - La Corte di Cassazione, lo ha ricordato lei, ha di fatto detto che si può togliere l’alimentazione, si può togliere l’idratazione ad Eluana. Ma 34 associazioni italiane hanno promosso un ricorso a Strasburgo presso la Corte Europea. Poi la vostra iniziativa nei confronti del governo italiano per un decreto d’urgenza. Ci sono ancora margini di possibilità?

     
    R. - Se c’è la volontà, tutto si può fare. Coloro che vogliono combattere, battersi per la morte, lascino Eluana a noi e noi ci prenderemo cura di lei.

     
    D. - Il caso di Eluana Englaro ricorda tristemente quello di Terry Schiavo, negli Stati Uniti. Ma in realtà sono centinaia di migliaia le persone che ordinariamente si trovano in una situazione di difficoltà così, ma sono amate e ribadiscono la loro volontà a vivere...

     
    R. - Ne abbiamo 2500 nelle nostre case, sparse in Italia e all’estero. Sono diverse migliaia e molte dopo 10 anni si risvegliano. Queste persone, in fondo, scandalizzano; in fondo sono un problema perchè annunciano proprio la grandezza della via, anche quando è debole e fragile.

     
    D. - Don Aldo, dunque, qual è il suo appello ai microfoni della Radio Vaticana?

     
    R. - Chiediamo ai romani e a tutte le persone di buona volontà, ai cattolici, ma non solo, a tutti coloro che credono nella tutela della vita, di accendere questa fiaccola con noi per Eluana e per le tante Eluane che si trovano in Italia e all’estero.

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    Domani a Strasburgo il primo Premio europeo per la vita. Intervista con Carlo Casini

    ◊   E’ dedicato a Madre Teresa di Calcutta il primo Premio europeo per la vita che verrà consegnato domani a Strasburgo, nella sede del parlamento europeo. Viene assegnato alla memoria del prof. Jérome Lejeune (1926-1994), uno dei padri della genetica moderna, che è stato uno strenuo difensore della vita. Pochi giorni prima della morte, avvenuta il giorno di Pasqua 1994, ricevette la nomina di primo presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Nel 2007, è stata avviata la Causa di beatificazione. In relazione al premio si svolgono in questi giorni momenti di riflessione e dibattito: a Dachau, luogo tristemente noto per le follie naziste, e poi a Strasburgo, dove domani avverrà anche la cerimonia di conferimento del premio, nelle mani della vedova del prof. Lejeune. Del significato di tutta l’iniziativa, Fausta Speranza ha parlato con l’on. Carlo Casini, deputato al parlamento europeo e presidente del Movimento per la vita italiano.

    R. - Si danno tanti premi al giornalismo, al cinema, premi Nobel per le scienze e tante altre cose, e nessuno pensa al servizio alla vita, che invece è una cosa estremamente importante. E’ un premio che noi assegniamo nel momento in cui in tutto il mondo si celebra il 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo. Purtroppo, la deriva negativa dei Diritti dell’uomo è dovuta a tanti errori, ma nessuno dice che la principale difficoltà è che si è persa la conoscenza esatta di chi sia l’uomo. Diciamo che l’uomo è sempre l’uomo, dal concepimento alla morte naturale. Se noi conosciamo il soggetto titolare dei Diritti dell’uomo tutto il quadro cade a terra.

     
    D. - L’importanza di una premiazione che avviene a Strasburgo nel cuore del parlamento europeo...

     
    R. - Vogliamo ricordare all’Europa con questo premio - all’Europa che cammina verso un’unità maggiore, che vorrebbe essere l’Europa della pace e dei Diritti umani - che questo obiettivo nobilissimo non si realizza se non riconoscendo il valore della persona umana e quindi sempre la sua vita. Il riferimento a Madre Teresa è d’obbligo. E' stata una donna - è il secolo delle donne - che è nata oltre la Cortina di ferro, nell’epoca del comunismo reale, è nota in tutto il mondo per la sua attenzione alle persone fragili, agli ultimi, ai bambini, ai bambini non ancora nati. L’abbiamo proclamata presidente onoraria di tutti i Movimenti per la vita nel mondo. E’ stata molto vicina al Movimento per la vita italiano ed è stata Premio Nobel per la pace. Quindi, è un personaggio non contestabile.

     
    D. - Onorevole Casini, perché partire da Dachau per questo premio?

     
    R. - C’è uno slogan che mi risuona nella testa. Lo dico, anche se può sembrare poco etico, ma secondo me è reale: “Dalla notte dell’Europa alla luce sull’Europa”. Dachau è uno dei tanti campi nazisti dove sono morte decine e decine di migliaia di persone: imprigionate, torturate, fatte soffrire e infine messe a morte. La "notte" dell’Europa è questa: l’Europa della discriminazione, del disprezzo della vita umana. Viceversa, noi vorremmo, qui a Dachau, celebrare all’interno delle istituzioni europee il fatto che comunque il cielo può essere riaperto, che la notte è finita, che la luce sull’Europa può essere riaccesa. Ma può essere accesa solo se contempliamo la dignità umana, sempre, in ogni caso, senza se e senza ma, come si usa dire oggi, e quindi a partire dal concepimento.

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    Pubblicato il volume del direttore della Cappella musicale pontificia, mons. Liberto: "Parola fatta canto, riflessioni su musica e liturgia". Intervista con l'autore

    ◊   Approfondire il rapporto che unisce la musica alla liturgia, far conoscere l’immenso patrimonio musicale cristiano, rileggere attraverso il canto alcune dimensioni dell’esperienza spirituale cristiana. Questi alcuni degli obiettivi espressi nel libro “Parola fatta canto, riflessioni su musica e liturgia”, scritto da mons. Giuseppe Liberto, direttore della Cappella musicale pontificia “Sistina”, edito dalla Libreria editrice vaticana e presentato ieri presso la sala Marconi della nostra emittente. Il servizio di Cecilia Seppia:

    (musica)

     
    La musica come arte, come espressione di bellezza, come armonia cosmica, ma soprattutto la musica, sintesi perfetta di ritmo e canto, come Verbum, ovvero Parola incarnata. Da qui muovono alcune delle riflessioni espresse in questo volume, che mira soprattutto ad approfondire il rapporto che lega musica e liturgia, come spiega l’autore del libro, mons. Giuseppe Liberto:

     
    “Una musica sacra sarà tanto più santa quanto più connectetur, cioè quanto più sarà veramente in simbiosi: questa unità di vita, questa vita a due tra liturgia e arte. Nella celebrazione liturgica, l’arte non celebra se stessa, altrimenti saremmo terribilmente nel mito, saremmo nell’idolatria. L’arte è veramente a servizio del mistero che si celebra. Sono due ambiti imprescindibili. Non può capire, non può sapere, non può comporre musica per la liturgia chi non conosce veramente la liturgia, la Sacra Scrittura, i riti, la Parola, la Chiesa”.

     
    Suddiviso in tre sezioni, il libro propone uno studio su alcuni momenti della celebrazione eucaristica particolarmente legate all’espressione musicale come il salmo, la preghiera eucaristica e il Sanctus, nei quali sono messe in evidenza le connessioni tra parola, rito e musica e ci invita anche a rileggere alcune dimensioni dell’esperienza spirituale cristiana come il mistero dell’agape, l’esercizio della speranza. Il testo suggerisce anche come la parola fatta canto diventi strumento di comunione e condivisione, che svela il senso stesso della vita comunitaria. La Chiesa che celebra cantando, esprime di fatto nella pienezza la verità del suo essere corpo e sposa di Cristo. Ancora mons. Liberti:

     
    “La musica e il canto sono discordia concors, le diversità che diventano unità. Ma è dall’unità che scaturiscono le diversità e questo è un esempio meraviglioso per far capire alle generazioni come questa diversità deve provocare l’unità”.

     
    Nella polifonia di un coro, si può cogliere la diversità nell’unità; nell’atto canoro l’espressione di quell’agape che si offre come dono gratuito ed eccelso e che rende viva la Chiesa.

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    Chiesa e Società



    Secondo l’Onu, oltre 250 morti in Darfur nell’ultima settimana

    ◊   Almeno 250 persone sono morte in scontri avvenuti nella martoriata regione occidentale sudanese del Darfur nell'ultima settimana. La notizia è stata diffusa dall'Unamid, la missione di pace panafricana e delle Nazioni Unite. Gli scontri, che sono avvenuti nel sud del Darfur intorno al villaggio di Saysaban, hanno coinvolto gruppi appartenenti alla tribù Gimir, ufficialmente per dissidi sulla proprietà dei pascoli. Almeno 70 persone sono poi morte per un attacco condotto contro il villaggio di Wad Hajam, da parte delle tribù arabe di Fellata e Salamat.  Si stima che circa cinque mila persone siano state costrette a lasciare la propria casa.  Il rapporto dell'Unamid sottolinea anche il fatto che la guerra, scoppiata nel 2003 tra la popolazione ribelle non araba e le truppe di Karthoum, abbia inondato la regione di armi e accentuato i conflitti tribali. Human Rights Watch e altre associazioni che lavorano in difesa dei diritti umani, accusano il governo centrale di armare le tribù e di fomentare le divisioni per utilizzarle contro i ribelli. (A.L.)

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    Emergenza alimentare in Mozambico: oltre 450 mila le persone a rischio malnutrizione

    ◊   In Mozambico sono attualmente 150.000 mila le persone in stato di denutrizione. Secondo uno studio del governo per la sicurezza alimentare, saranno altre 300.000 mila coloro che avranno bisogno di aiuto a causa di diversi fattori, tra cui siccità e aumento dei prezzi delle materie prime. Saranno quindi 450.000 le persone a rischio sopravvivenza. A creare questa situazione di emergenza è in particolare la mancanza di acqua per uomini e animali. La siccità non permette, inoltre, la coltivazione dei campi. Ad aggravare questo scenario - rileva la Misna - è anche l’aumento, fino al 100%, del costo dei cereali, alimento di importanza primaria per il nutrimento di queste popolazioni. A questa emergenza si aggiunge poi anche il flagello dell’Aids, che strappa alle famiglie braccia per lavorare le terre. Una malattia, questa, che lascia numerosi bambini orfani in situazione di denutrizione e insicurezza alimentare. Nella graduatoria 2007 dell’indice di sviluppo umano, il Mozambico è tra i 10 Stati più poveri al mondo, occupando il 172.mo posto su 177. Il governo per la sicurezza alimentare suggerisce, con l’obiettivo di alleviare questa allarmante situazione di siccità e fame, di avviare una rete di distribuzione dell’acqua potabile. In questo modo si potrà consentire alle popolazioni indigene di garantirsi almeno un pasto al giorno. (F.C.)

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    Si aggrava l’epidemia di colera in Zimbabwe

    ◊   Sono sempre più drammatiche le notizie che arrivano dallo Zimbabwe, colpito da una drammatica epidemia di colera cominciata ad agosto. Secondo i dati forniti ieri dall’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari sono 18.413 i casi finora registrati e 978 le vittime. L’area più colpita – ricorda l’agenzia Misna - è quella della capitale Harare. Secondo diverse organizzazioni umanitarie che operano nel Paese, le cause principali della diffusione della malattia, anche nelle aree urbane e su così larga scala, sono legate alle difficoltà di accesso all’acqua potabile, al sistema fognario bloccato e alla mancata raccolta di rifiuti. Per fronteggiare l’emergenza, in alcuni quartieri periferici di Harare sono stati consegnati, attraverso l’intervento dell’Unicef, migliaia di litri di acqua, anche per scongiurare il pericolo di nuovi contagi. Ma la situazione resta drammatica. Le autorità dello Zimbabwe hanno decretato già la scorsa settimana lo stato di emergenza, chiedendo il sostegno delle agenzie internazionali. L’Onu ha lanciato un appello per la raccolta di 13,6 milioni di euro che garantirebbero l’assistenza alla popolazione colpita. (A.L.)

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    Dalla Fao l’appello alla comunità internazionale per valorizzare le risorse idriche in Africa

    ◊   "Acqua per l'agricoltura ed energia in Africa: le sfide del cambiamento climatico", questo il titolo e il tema della conferenza promossa dalla Fao e in corso a Sirte, in Libia. L’incontro mira a migliorare i sistemi di produzione agricola ed energetica per donare alle popolazioni africane la speranza di uscire dalla condizione di miseria. Dal confronto, a cui hanno preso parte 53 rappresentanti degli Stati Africani, è emerso che la situazione peggiorerà con l’attuale cambiamento climatico. Bisogna per questo intervenire al più presto per evitare la catastrofe. Migliorare le condizioni di lavoro degli agricoltori è il primo passo verso il cambiamento di cui necessita l’Africa intera, sottolinea l’agenzia Misna. Bisogna valorizzare e migliorare le risorse idriche degli Stati e creare infrastrutture per l’irrigazione e la produzione di energia. Mettendo in evidenza la crisi che tutto il mondo attraversa, Jacques Diouf, direttore generale della Fao, ha dichiarato che “la promozione della produzione agricola dei Paesi poveri è la sola soluzione possibile e duratura per combattere la fame”. Lo stesso Diouf ha poi portato all’attenzione dei partecipanti la necessità di migliorare il commercio internazionale rendendolo non solo libero ma anche equo. (F.C.)

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    Kenya: preoccupazione del cardinale Njue per la nuova legge sull'informazione

    ◊   Sta suscitando vive proteste in Kenya la nuova legge sull'informazione che introduce norme più severe sulla libertà di stampa. Una cinquantina tra giornalisti e militanti della società civile sono stati arrestati nei giorni scorsi mentre protestavano contro la legge. “Il nuovo testo legislativo è stata approvato con un ampio consenso dal Parlamento. Manca solo la firma del presidente Kibaki perché entri in vigore” spiega all'agenzia Fides, da Nairobi, una fonte della Chiesa locale. “La cosa che ha più stupito i keniani è il fatto che anche alcuni deputati dell'ex opposizione, gli “arancioni” del premier Raila Odinga, hanno votato la legge, mentre altri non si sono presentati al momento del voto, contribuendo a farla passare”. “Il voto quasi compatto dei deputati - continua la fonte di Fides - viene spiegato dai giornali locali dal fatto che negli ultimi mesi i media keniani hanno portato allo scoperto gravi casi di corruzione dei politici ed hanno criticato i benefici fiscali e di altro tipo dei quali i parlamentari godono. La nuove legge è quindi considerata dai giornalisti come un tentativo di mettere loro un bavaglio. Dopo l'ondata di protesta esplosa nel Paese, alcuni dei deputati che avevano votato la legge chiedono adesso al Presidente di non firmarla”. Non sono solo i giornalisti a criticare la nuova legge ma anche diversi esponenti religiosi e della società civile. Domenica scorsa, durante la Messa al Kisii Stadium, alla quale ha partecipato il presidente Kibaki, il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, ha affermato che è sbagliato introdurre delle norme che possono imbavagliare i media. Allo stesso tempo, però, il cardinale Njue ha ricordato agli operatori dei media di operare responsabilmente. La nuova legge prevede che in caso di emergenza, il Ministro della Sicurezza Interna possa controllare i giornalisti, compiere perquisizioni nelle redazioni e confiscare i mezzi per la stampa e la trasmissione delle notizie. (R.P.)

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    Appello di tre missionari al governo del Centrafrica per promuovere la pace

    ◊   “Come missionari siamo impegnati da sempre a venire in soccorso alla gente, vittima dei ribelli, dei banditi e dei militari governativi. Abbiamo voluto scrivere una lettera aperta ai partecipanti a questo incontro, per far sentire la voce di chi non riesce mai a farsi sentire”. E’ quanto riferisce all’agenzia Fides padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano, parroco di Bozoum, nella Repubblica Centrafricana. Nella capitale del Paese africano, Bangui, è in corso l’incontro denominato “Dialogo inclusivo” al quale partecipano rappresentanti del potere, dell’opposizione, dei gruppi ribelli e della società civile. L’obiettivo è di cercare di risolvere la cronica instabilità politica che da anni flagella il Paese. Padre Aurelio ha scritto una lettera aperta insieme con padre Cipriano Vigo, parroco di Bocaranga, e padre Valentino Vallarino, parroco di Ngaundaye. I tre missionari sottolineano che “il Paese ha bisogno degli sforzi di tutti per voltare pagina”. “Prendete a cuore – si legge nella lettera - il bene comune e date al Paese la possibilità di vivere nell'unità, nella dignità, nel lavoro. Fate sì che queste parole non restino suoni privi di significato!”. “La popolazione – aggiungono - ha sofferto troppo: morti, stupri, feriti, case saccheggiate e bruciate, impossibilità di coltivare e di vendere i propri prodotti. L’accesso agli ospedali e agli ambulatori è difficilissimo. Migliaia di studenti non possono andare a scuola a causa dell'insicurezza”. “Vi preghiamo, capi dei diversi partiti, responsabili del governo e leader dei movimenti ribelli – scrivono i missionari - di cogliere l’occasione offerta dal dialogo inclusivo per ascoltare il grido che le sorelle e i fratelli vi rivolgono: basta guerra, basta violenza!”. Il programma di questo forum, che si concluderà il 20 dicembre, prevede dibattiti su diversi temi come “lo sviluppo economico e sociale” del Centrafrica. Afflitto da una grave crisi finanziaria e sociale, lo Stato africano dal 2005 si deve confrontare con un alto grado di insicurezza nelle regioni settentrionali. Proprio la zona nel nord del Paese è stata scossa nei giorni scorsi da un assalto ad un gruppo di militari a Bidou. L’attacco è costato la vita ad almeno 12 persone. (A.L.)

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    Le autorità di Hanoi chiedono di allontanare dalla capitale i Redentoristi

    ◊   Le autorità vietnamite, dopo essersi impadronite dei terreni della ex delegazione apostolica e della parrocchia di Thai Ha, ad Hanoi e del monastero di San Paolo di Vinh Long, ed aver processato, e condannato, otto fedeli di Thai Ha, ora chiedono alla Chiesa cattolica di allontanare i Redentoristi dalla capitale. E’ quanto chiede il sindaco di Hanoi, Nguyen The Thao, in una lettera - ripresa dall'agenzia AsiaNews - indirizzata al presidente della Conferenza episcopale, mons. Peter Nguyen Van Nhon, ed al superiore provinciale dei Redentoristi, padre Vincent Nguyen Trung Thanh. I religiosi – che ad Hanoi hanno la cura della parrocchia di Thai Ha – “debbono essere trasferiti fuori dall’area della capitale”, scrive Tho nella lettera, che porta la data del 12 dicembre. Essi, prosegue il documento, hanno “calunniato il sistema giudiziario vietnamita”, “insultando e ridicolizzando il tribunale” che ha giudicato gli otto cattolici “equamente e secondo la legge”. Minacciando azioni legali, il sindaco chiede in particolare l’immediato trasferimento di padre Mathew Vu Khoi Phung, superiore del monastero, di padre Peter Nguyen Van Khai, padre Joseph Nguyen Van That e padre John Nguyen Ngoc Nam Phong. Non è la prima volta che Thao chiede alle autorità religiose di allontanare esponenti della Chiesa cattolica. Proprio tre mesi fa, il 23 settembre scorso, si rivolse ai vescovi vietnamiti, riuniti per il loro incontro annuale a Xuan Loc, di esaminare e punire adeguatamente secondo le norme ecclesiastiche, “trasferendoli fuori dalla zona della capitale”, l’arcivescovo di Hanoi, mons. Ngo Quang Kiet ed i Redentoristi, per ciò che egli definiva “incitamento ai tumulti, false accuse contro il governo, irriverenza verso la nazione, violazione e ridicolizzazione della legge, istigazione ad altri a violarla”. Allora i vescovi risposero che gli accusati “non avevano fatto alcunché contro l’attuale legge canonica”. (R.P.)

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    Filippine: la Chiesa chiede il rinnovo della riforma agraria

    ◊   Con una lettera aperta ai membri del Parlamento delle Filippine, la Chiesa locale chiede al governo di votare il rinnovo della legge sulla riforma agraria, lasciandola in vigore per altri dieci anni. Si tratta, afferma la Chiesa, di una questione “molto importante ed urgente per milioni di filippini”. “Non si tratta soltanto – si legge nel testo ripreso dall'agenzia Apic - delle sorti dei poveri del mondo rurale che si vedono spogliati delle proprie terre e della propria dignità di persona. Si tratta anche di un problema che riguarda gli abitanti della città, sui quali peserà la responsabilità di accogliere i contadini privati delle terre che emigreranno verso i centri urbani”. La Chiesa filippina ribadisce poi l’importanza di aumentare gli stanziamenti e di investire più mezzi nel sostegno alle comunità contadine che hanno ricevuto la terra. Infine, la lettera chiede l’approvazione di una legge “che comprenda l’acquisto e la ridistribuzione delle terre, una legge che non abbandoni il sistema di acquisto automatico come modo di trasferimento della proprietà”. A firmare la missiva sono presidente della Conferenza episcopale filippina, mons. Angel Lagdameo, il presidente della Commissione episcopale per l’Azione sociale, la giustizia e la pace, mons. Broderick Pabillo, e i cardinali Guadencio Rosales e Ricardo Vidal, rispettivamente arcivescovo di Manila e di Cebu. Al centro della lettera, c’è il “Comprehensive Agrarian Reform Program”, ovvero la legge sulla riforma agraria votata una prima volta nel 1988 e rinnovata nel 1998. La normativa sembrava destinata alla cancellazione il 10 giugno scorso, prima che una votazione “in extremis” della Camera e del Senato la prorogasse fino al 31 dicembre prossimo. (I.P.)

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    Cina: l'assistenza dei volontari cristiani tra i terremotati del Sichuan colpiti dal freddo

    ◊   A 7 mesi dal disastroso terremoto che il 12 maggio ha colpito il Sichuan - che ha causato oltre 80mila morti - milioni di sfollati affrontano un inverno rigido in tende e ripari provvisori. Pechino ha promesso di destinare 1.000 miliardi di yuan (circa 100 miliardi di euro) a opere di ricostruzione nella zona terremotata, ma, intanto, molte famiglie mancano di tutto. In molte zone - riferisce l'agenzia Asianews - la temperatura da giorni è scesa sotto lo zero, annunciando un freddo inverno siberiano. In alcune zone, come Dujiangyan, una grande risorsa era il fiorente turismo, ora del tutto annullato. Mancano persino coperte e vestiti pesanti. I cristiani della diocesi sin dai primi giorni hanno portato aiuti concreti ai profughi, provvedendo ripari e generi necessari. L'associazione Jinde il 4 novembre ha donato ai profughi di Yuli trapunte per 400mila yuan. Ha poi donato 7.400 coperte di cotone, per 640mila yuan, agli sfollati più poveri di città come Pingtong, Chen Jiaba (contea Beichuan), Shuimo (Wenchuan). La distribuzione è avvenuta porta-a-porta, secondo le indicazioni delle autorità locali, così che i donatori hanno incontrato le famiglie, constatate le loro necessità, portata solidarietà. I profughi di Xihe, villaggio posto in alto sui monti, vivono in semplici ripari poco riscaldati. Chen Jiaba è uno dei luoghi più colpiti dal terremoto e sin dall’inizio è stata decisiva l’opera dei volontari per dare un riparo agli oltre 3.500 abitanti di 18 villaggi. Oltre 1.500 famiglie ancora vivono in tende temporanee tirate su e organizzate da loro stesse. Gli abitanti del villaggio Yanshan cercano anche di riparare le case terremotate, per passarci almeno l’inverno, aiutati dai volontari di Jinde. Ora i volontari cercano di raccogliere coperte, indumenti e altri generi per almeno 2 milioni di yuan, per l’inverno. (R.P.)

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    Durante l'Avvento e in vista del Natale consacrate in Cina diverse nuove chiese

    ◊   “La bella chiesa è una preparazione esterna, quella interna è preparare il tempio di Dio nel nostro cuore: purificarci dai nostri peccati aspettando la venuta di Gesù”. Così mons. Xing Wen Zhi, vescovo ausiliare della diocesi di Shang Hai, si è rivolto domenica scorsa, ai fedeli presenti alla consacrazione della nuova chiesa dedicata all’apostolo Mattia, che sorge nel distretto di Jin Shan della diocesi. Oltre 800 fedeli, tra cui 12 religiose, e un diacono, hanno partecipato alla solenne consacrazione, mentre 10 sacerdoti hanno concelebrato la Santa Messa. Nel distretto di Jin Shan ci sono 15 chiese, 3 sacerdoti e 6 religiose che prestano servizio pastorale. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, durante l’Avvento e in vista del Santo Natale, diverse nuove chiese sono state consacrate ed aperte in continente per accogliere la nascita del Signore in una nuova casa, soprattutto nella solennità dell’Immacolata Concezione. Mons. Feng Xin Mao, vescovo della diocesi di Heng Shui (originale Jing Xian), all’inizio dell’Avvento ha consacrato una chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù nel territorio della parrocchia di An Ping, con una solenne processione eucaristica cui hanno partecipato oltre 1.000 fedeli. Durante la solennità dell’Immacolata Concezione, il vescovo ottantasettenne mons. Yang Xiang Tai ha consacrato la nuova chiesa del villaggio di Zhou Zhuang, nei pressi della città di Wu An, con una solenne processione eucaristica senza precedenti e con una numerosa partecipazione anche di non cattolici che hanno ricevuto la benedizione dei sacerdoti. La nuova chiesa di Kai Xian della diocesi di Wan Zhou è stato consacrata dal vescovo coadiutore, mons. He Ze Qing, anche in ricordo del defunto vescovo ordinario Mons. Giuseppe Xu Zhi Xuan, mancato all’alba dello stesso giorno, che avrebbe voluto consacrarla personalmente. Oltre 500 fedeli hanno partecipato alla consacrazione della parrocchia dedicata a Maria Aiuto dei Cristiani nella città di An Yang della provincia di She Nan. Mons. Cai Bing Rui, vicario della diocesi di Xia Men, ha consacrato la parrocchia di Zhao An insieme a 11 sacerdoti concelebranti. Mons. Li Jian Tang, ordinario della diocesi di Tai Yuan, ha consacrato la chiesa di Nan Qing Dui del villaggio cattolico che ha lo stesso nome, con una cinquantina di sacerdoti concelebranti, e due giorni prima aveva consacrato anche la chiesa di Wang Jia Zhuang. Inoltre in questo periodo la parrocchia di Huang Shi della diocesi di Pu Xin, ha consacrato una cappella con la statua della Madonna e la parrocchia di Cristo Re del villaggio cattolico di Tou Hao, della diocesi di Ji Ning nella Mongolia interna, ha consacrato la grotta dedicata alla Madonna di Lourdes. (R.P.)

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    Iniziativa dell’Unitalsi per ampliare una casa di accoglienza in Terra Santa

    ◊   L’Unitalsi vuole aiutare con la campagna di solidarietà “Cuore di Latte 2009” le Suore del Sacro Cuore del Verbo Incarnato a realizzare un desiderio: ampliare la casa di accoglienza per bambini disabili ed abbandonati in Terra Santa. La struttura “Hogar Niño Dios” di Betlemme nasce nel 2005 proprio per volere delle Suore del Verbo Incarnato, che giunte in Terra Santa sentono la necessità di fondare un rifugio per i più bisognosi. La casa di accoglienza, che sorge nei pressi della basilica della Natività - rende noto il Sir - è stata messa a disposizione dal Patriarcato Latino di Gerusalemme. Attualmente ospita in modo stabile 14 persone, tra bambini e donne, ed altri 5 ragazzi vengono assistiti nelle ore pomeridiane in varie attività formative. L’iniziativa “Cuore di latte 2009” sostiene le quattro suore promotrici del progetto, affinché attraverso le donazioni si possa ampliare la casa di accoglienza, che oggi non riesce a soddisfare le tante richieste che pervengono quotidianamente alle religiose. Attraverso questa iniziativa si intendono raccogliere fondi che serviranno a creare nuovi ambienti per ospitare almeno 50 bambini. Le donazioni possono essere fatte al c/c postale n 46324984 intestato a Unitalsi – Cuore di latte, via della pigna 13/A 00186 Roma. (F.C.)

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    Ancora drammatica la situazione per molti migranti che cercano di raggiungere gli Usa

    ◊   “I governi degli Stati Uniti e del Guatemala devono curare con più attenzione e rapidità la questione dei migranti per evitare i casi d’impunità e l’infinito numero di violazioni dei diritti di queste persone”. Così il vescovo della diocesi guatemalteca di San Marcos, mons. Alvaro Ramazzini. Ieri durante le celebrazioni della “Posada del Migrante”, giornata ecclesiale dedicata a riflettere sui problemi dei flussi migratori che attraversano il Paese per raggiungere il Messico e quindi gli Stati Uniti, si è parlato in particolare di “sequestri ed estorsioni” perpetrati dal crimine organizzato o da bande improvvisate. Di questi gruppi spesso sono vittime le persone che transitano nella speranza di riuscire ad entrare in territorio statunitense. Al tempo stesso, si è parlato del dramma delle deportazioni, oltre 350 mila, che le autorità statunitensi hanno eseguito durante il 2008 con gravissime conseguenze familiari. San Marcos è una città di frontiera e vive direttamente questi drammi. Non sempre le strutture ecclesiali riescono a dare un aiuto perché dispongono di poche risorse. La processione si è conclusa presso il ponte internazionale “Doctor Rodolfo Robles”, dove i partecipanti si sono incontrati con mons. Leopoldo González González, vescovo della diocesi messicana di Tapachula. Hanno preso parte alla processione, oltre ai fedeli delle due diocesi, numerosi rappresentanti di associazioni umanitarie e di organismi impegnati nella difesa dei diritti umani. “Occorre che il governo del Guatemala prenda sul serio questa situazione”, ha spiegato mons. Ramazzini. Il presule ha poi aggiunto: “Si deve agire con responsabilità e dare protezione a queste persone che attraversano il Paese”. Si deve anche garantire un’adeguata cornice di “sicurezza al nostro popolo”. “Lo Stato – ha spiegato mons. Ramazzini - deve essere messo in grado di assicurare che le proprie istituzioni adempiano il loro dovere e i loro obblighi “per evitare decisioni arbitrarie ai danni dei migranti”. Il presule, insieme con mons. Leopoldo González González, ha inoltre auspicato “un’azione congiunta, una vera alleanza, per difendere la dignità di queste persone”. Infine mons. Ramazzini, ricordando prese di posizioni dei vescovi cattolici statunitensi, ha chiesto alle autorità statunitensi “un trattamento della questione che sia più umano e solidale varando in particolare politiche giuste”. Scelte eque, soprattutto nel caso delle persone che, lavorando in queste terre, “offrono un contributo all’economia”. (A cura di Luis Badilla)

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    Seminario ad Atene tra ortodossi e musulmani

    ◊   Anche il mondo ortodosso si apre al dialogo con l’Islam. Dall’11 al 13 dicembre si è svolto ad Atene – su iniziativa del Patriarcato ecumenico e dell’Associazione mondiale della chiamata islamica – un seminario interreligioso. All’incontro – riferisce il Sir – hanno preso parte 65 persone, tra cui sacerdoti e teologi di differenti Chiese ortodosse e giovani imam. Hanno inoltre partecipato studenti provenienti dalle comunità musulmane del Nord Africa, Europa e Medio Oriente. L’incontro si è aperto con la lettura dei messaggi del Patriarca ecumenico Bartolomeo I e del principe Hassan di Giordania. Il principe ha sottolineato l’importanza del dialogo di fronte “alle questioni universali che interpellano il mondo”. L’incontro è stato co-presieduto dal dott. Ibrahim Ali Rabu della World Islamic Call Society (attualmente impegnato a Roma per il colloquio organizzato dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso) e dal metropolita Emmuanuel di Francia. Il tema al centro dei lavori è stato: “Le possibilità di costruzione di un dialogo interreligioso”. “Questo dialogo tra giovani – si legge in una nota pubblicata da ‘orthodoxie.com’ - ha anche permesso di dissipare alcuni pregiudizi che nascono all’interno delle comunità nei confronti dell’altro e che sono spesso determinati dai contesti politici della regione”. Nel 2009 sono previsti altri due seminari sull’importanza della cooperazione tra cristiani e musulmani e sulle strategie di comunicazione per un “dialogo più visibile”. (A.L.)

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    Il governo turco riconosce le feste cristiane ed ebraiche

    ◊   Per la prima volta il governo turco ha riconosciuto le feste cristiane ed ebraiche. Una circolare ufficiale diffusa nelle scuole superiori ed università turche contiene una lista dei giorni di vacanza legati alle festività ebraiche e cristiane. Nel documento si raccomanda alle istituzioni preposte di concedere vacanza a quegli studenti che lo desiderano. “Non si tratta di un vero e proprio passo avanti ma di un ‘passettino’ perché la decisione riguarda solo le minoranze riconosciute, armeni, ortodossi ed ebrei, e non i cattolici” spiega al Sir il presidente della Conferenza episcopale turca, mons. Luigi Padovese. “Questo – osserva il presule - significa che i nostri ragazzi cattolici devono andare a scuola normalmente. Tuttavia, mi auguro che questa norma possa aprirsi anche ai cattolici”. “Il problema – precisa il vescovo - non è della minoranza o meno, ma di riconoscere chi ha un’altra espressione religiosa. Relativamente alla questione legata al luogo di culto per i fedeli che giungono a Tarso per l’Anno Paolino. mons. Padovese si è infine limitato a dire che “esiste una certa apertura da parte del ministero della cultura e del turismo nel cercare di venire incontro alle nostre richieste”. (A.L.)

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    Sia un Natale di solidarietà: così il vescovo di Fatima in un messaggio ai fedeli

    ◊   Il Vescovo di Leiria-Fátima, mons. António augusto dos Santos Marto, ha esortato i cattolici a vivere un Natale di condivisione e solidarietà. Nel messaggio di Natale diffuso mercoledì scorso e ripreso dall’agenzia Zenit, il presule ha ricordato che il Natale cristiano, “al di là delle espressioni culturali alle quali ha dato origine, è soprattutto la celebrazione di un profondo mistero, che rappresenta la novità e il cuore della fede cristiana: il mistero dell'Incarnazione di Dio”. “In Gesù Cristo, il Figlio eterno del Padre – ha affermato - è entrato in persona nella storia degli uomini: si è fatto uomo, figlio di una madre umana, senza smettere di essere ciò che è eternamente”. “E' Dio con noi, Dio accanto a noi, con volto e cuore umani, per contagiare i nostri cuori e i nostri giorni con il suo Amore Eterno e Santo, condividerlo con noi, creando una famiglia di fratelli, una nuova fraternità”. Citando una frase di Sant'Agostino, “Svegliati, uomo, poiché per te Dio si è fatto uomo”, il vescovo ha infine sottolineato che “è di questo avvenimento che parla il Natale. Tutto il resto trae senso a partire da questo”. “La nostra fede – ha aggiunto - non è un pensiero, un'idea, un'opinione. E' l'accoglienza umile e meravigliata di questo dono incalcolabile e incredibile: Gesù Cristo, Dio con noi”. Il Natale è l'opportunità per “imparare, da Dio fatto uomo, la vera umanità”. “Il Bambino Gesù – ha concluso il vescovo di Fatima - risvegli in tutti un'onda di tenerezza e carità, di condivisione e solidarietà a favore di quanti fanno la dura esperienza della fragilità: i poveri, i malati, gli anziani, chi è solo, i disoccupati e i senzatetto, gli emarginati, i rifiutati e i disperati”. (A.L.)

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    A Bruxelles, Seminario sulle sfide dell’istruzione in un ambiente interculturale

    ◊   “L'istruzione è un fattore essenziale per l'integrazione degli immigrati in Europa. I progetti esistenti e le esperienze positive dovrebbero essere diffuse e la loro realizzazione dovrebbe essere sostenuta dai finanziamenti”. Questa la conclusione del Seminario di dialogo, svoltosi ieri a Bruxelles ed organizzato dalla Commissione europea, dalla Commissione delle Conferenze episcopali della Unione Europea e dalla Commissione “Chiesa e Società” della Kek (Conferenza Chiese europee). Promosso nel quadro dell'Anno europeo del dialogo interculturale 2008, il seminario è stato dedicato al tema "Un'istruzione di qualità in un ambiente interculturale". I partecipanti – rende noto il Sir - hanno discusso sui vantaggi della diversità culturale e sulle sfide poste ai sistemi di istruzione da una società multiculturale. “L'istruzione – si legge nel comunicato - è un fattore chiave nel processo di integrazione. Tuttavia, molte scuole di tutta Europa si trovano oggi di fronte al fenomeno del ‘White flight’ (Volo bianco). Ciò si verifica quando i genitori della popolazione originaria del paese ritirano i loro figli dalle scuole dove la maggior parte degli studenti sono immigrati. Le istituzioni educative devono contrastare questo fenomeno e diventare luoghi di apprendimento sicuro, accogliente e inclusivo”. (A.L.)

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    Spagna: l'arcivescovo di Valencia esorta i laici all'uso della prudenza

    ◊   Coltivare la virtù della vera prudenza ed evitare che la legge civile sostituisca la morale, destinandola al solo ambito privato: questo l’invito lanciato ai laici dall’arcivescovo di Valencia, card. Augustín García-Gasco. “La Chiesa - afferma il porporato – in questo momento si appella a tutti i credenti laici, poiché risulta imprescindibile sviluppare la ragione pratica, la prudenza, la virtù di cui disponiamo per discernere in ogni circostanza il vero bene e scegliere i mezzi adeguati per realizzarlo”. L’arcivescovo di Valencia - riferisce l'Aciprensa - mette poi in guardia dal fatto che “il relativismo e i cambiamenti che accadono nella nostra società rivelano una tendenza, non solo alla vaghezza morale, ma anche alla sostituzione della morale con la legge civile”, da cui deriva che un atto non è immorale se non è proibito per legge. Per questo, il porporato chiama i laici a coltivare la virtù della prudenza, non come sinonimo di astuzia o calcolo utilitaristico, ma come capacità “di prendere decisioni coerenti, con realismo e senso di responsabilità. La prudenza permette di applicare correttamente i principi morali ai casi particolari”. Citando, poi, “lo scandalo delle cifre relative all’aborto”, il cardinale García-Gasco ricorda che “i fedeli laici hanno l’opportunità di realizzare una sintesi tra fede e vita, evitando di viverle come se fossero due realtà parallele”. Infine, il porporato sottolinea che “la Chiesa propone un cammino seminato saggiamente da elementi che caratterizzano l’itinerario cristiano: l’adesione alla Parola di Dio, la preghiera, la celebrazione liturgica del mistero cristiano, l’esperienza ecclesiale autentica, l’esercizio della prudenza e l’impegno costante della formazione culturale e professionale”. (I.P.)

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    L’arcidiocesi di Dublino lancia un piano pastorale per i nomadi

    ◊   “Viaggiare verso l’inclusione”: è il piano pastorale quadriennale che l’arcidiocesi di Dublino intende promuovere per coinvolgere più da vicino i nomadi e favorire il dialogo interculturale. Il progetto – riferisce il Sir - è stato presentato nei giorni scorsi dall’arcivescovo Diarmuid Martin. “La parrocchia dei nomadi – ha spiegato il presule al settimanale cattolico “The Universe” - garantisce a chi si sposta in continuazione dei servizi specifici. Queste persone appartengono a tutte le parrocchie nelle quali si trovano a vivere in un certo periodo. Essi hanno le loro tradizioni e la loro identità e hanno ogni diritto di mantenerle sia che viaggino sia che decidano di restare in un posto”. E’ stato anche chiesto alle duecento parrocchie della arcidiocesi di Dublino di promuovere nuovi sforzi per coinvolgere i nomadi. E’ stato avviato, in particolare, un progetto pilota di due anni nella parrocchia di Deansrath a Clondalkin, un paese ad ovest di Dublino per promuovere il dialogo tra gli abitanti e i nomadi. Nell’arcidiocesi irlandese è attiva infine da 30 anni la ‘parrocchia dei nomadi’ (parish of the travelling people). (A.L.)

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    La Bbc non trascuri i programmi religiosi: così vescovi cattolici e anglicani

    ◊   Vescovi cattolici e anglicani sono concordi nel rilevare che l’emittente televisivaa Bbc “non investe a sufficienza in programmi religiosi”. Tali programmi – aggiungono – vengono trasmessi “in orari poco popolari”. I vescovi sottolineano poi che, “mentre uno spettacolo come ‘Friday night with Jonathan Ross’ abbia ottenuto un contratto di circa 20 milioni di euro”, il programma religioso ‘Songs of praise’ sia considerato, nonostante simili livelli di ascolto, “un genere che non dà molto profitto”. Il vescovo cattolico ausiliare di Westminster, mons, John Arnold e quello anglicano di Croydon, Nicholas Baines, scrivono che l’atteggiamento della tv inglese verso programmi religiosi indica “confusione e mancanza di coerenza”. Le pratiche religiose - affermano i presuli - hanno un’influenza importante su tutti gli aspetti della vita e “gli investimenti in questo tipo di programmi dovrebbe riconoscere la loro importanza”. Secondo i vescovi la Bbc non deve essere l’unica emittente a garantire programmi di natura pubblica. I fondi dovrebbero essere garantiti anche al canale privato Channel 4 e ad emittenti indipendenti. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Paura a Parigi per il ritrovamento di plichi esplosivi in un grande magazzino del centro

    ◊   Attimi di paura a Parigi dove la polizia ha disinnescato cinque plichi esplosivi privi di detonatore, collocati all’interno di un grande magazzino che sorge nel pieno centro della capitale francese. L’azione è stata rivendicata da un gruppo che si è definito "Fronte Afghano Rivoluzionario". Nel testo la richiesta a Parigi di lasciare il Paese asiatico. Il servizio di Francesca Pierantozzi:

    Sono stati completamente evacuati e circondati da un perimetro di sicurezza i grandi magazzini "Printemps", nel cuore di Parigi, dopo che la polizia ha ritrovato questa mattina cinque pacchi esplosivi nel reparto uomo. Come ha precisato il ministro dell’Interno, Michèle Alliot Marie, immediatamente accorsa sul posto, sugli ordigni non c’erano dispositivi di innesco e non erano dunque apparentemente destinati ad esplodere. L’agenzia di stampa "France Presse" ha ricevuto una rivedicazione da un sedicente "Fronte rivoluzionario afghano". Il gruppo ha chiesto il ritiro delle truppe francesi dall’Afghanistan entro il febbraio 2009. La lettera allertava sulla presenza di una bomba nelle toilette del terzo piano che sarebbe esplosa entro mercoledi 17 dicembre. Secondo il ministro Alliot Marie, tuttavia, bisogna diffidare di queste indicazioni. Gli inquirenti non escludono per il momento alcuna pista. Il presidente Nicolas Sarkozy ha rivolto poco fa, da Strasbrugo, un appello alla “vigilanza” e alla “fermezza” nei confronti del terrorismo.

    Unione Europea
    Da Strasburgo, dove è riunito il Parlamento europeo sul pacchetto clima-energia, è giunto l’appello da parte del presidente della Commissione europea, Jose Manuel Durao Barroso, per un voto a larga maggioranza. Le misure sono state approvate nei giorni scorsi dal Consiglio europeo e la questione è giunta al Parlamento, riunito da ieri, il cui assenso è necessario all’approvazione del piano. Giovedì è in programma il voto.

    Medio Oriente
    La diplomazia internazionale al lavoro per riavviare il dialogo israelo-palestinese. I rappresentanti del cosiddetto “quartetto”, formato da Onu, Russia, Unione Europea e Stati Uniti, riuniti ieri a New York, presso l’Onu, hanno definito “irreversibile” il processo di pace avviato un anno fa ad Annapolis per colloqui tra israeliani e palestinesi sotto l'egida degli Stati Uniti. Intanto, oggi dalla Striscia di Gaza sono stati sparati razzi sul territorio israeliano. In risposta, lo Stato ebraico ha nuovamente chiuso i valichi di frontiera. Sulla mediazione in corso Giancarlo La Vella ha sentito Janiki Cingoli, direttore del Centro Italiano per la pace in Medio Oriente (Cipmo):

    R. – Io lo definirei un tentativo-ponte. Siamo ad un anno da Annapolis, ed entro il 2008 avrebbe dovuto concludersi il negoziato sull’accordo finale tra israeliani e palestinesi. Invece, come noto, non si è riusciti per le resistenze interne della parte israeliana ma anche per lo scandalo che ha travolto il premier Olmert. Si va alle elezioni il 10 febbraio e sono elezioni dall’esito molto incerto perché, in questo momento, tutti i sondaggi danno una vittoria di Netanyahu. Quest’ultimo sostiene che l’approccio di Annapolis sia sbagliato e che occorra fare innanzitutto una cosiddetta “pace economica” anche se appare del tutto chiaro che non si può costruire una pace economica senza fare quella politica. Il tutto si colloca in un quadro estremamente logorato, non solamente da parte israeliana ma anche dalla parte palestinese perché non dimentichiamoci che ai primi di febbraio scade il mandato di Abu Mazen. Quindi, anche lì c’è una situazione molto sfilacciata con un indebolimento progressivo ed è evidente che lo scenario che ci sarà sul terreno, a febbraio, sarà uno scenario molto modificato.

     
    D. – C’è il rischio che in questa mediazione rimanga troppo a margine la questione umanitaria, soprattutto nella Striscia di Gaza, che coinvolge la popolazione palestinese?

     
    R. – E’ indubbio che ci sia questo rischio. Il problema è che nella tregua concordata sei mesi fa tra israeliani e Hamas si prevedeva una graduale riapertura dei valichi di Gaza. Questa graduale riapertura è stata estremamente precaria. Accanto a questo, negli ultimi giorni – peraltro – si registra la ripresa di lanci di razzi e ci sono esponenti di Hamas che dicono che non sono disposti a rinnovare la tregua. Quindi, è evidente che tutte queste situazioni si ripercuotono sulla popolazione civile di Gaza che oramai da tanto tempo è sottoposta ad un assedio, squarciato da brevi aperture ma che non consente di stabilizzare la condizione della popolazione civile dell’area.

     
    Usa-Obama
    Attesa per la riunione a Chicago dello staff del presidente eletto Barack Obama, nella quale si discuterà di misure economiche. Sul tavolo l’importante piano di rilancio dell’economia che volto a creare due milioni e mezzo di posti di lavoro. Intanto, ieri Obama è stato eletto formalmente presidente degli Stati Uniti ed ha ufficializzato la sua squadra che si occuperà di ambiente: ne farà parte, tra gli altri, il premio Nobel della fisica Steven Chu, designato quale futuro segretario all’energia. Infine, la Camera dei rappresentanti dello stato dell’Illinois ha autorizzato l’apertura di un processo di "impeachment" nei confronti del governatore Rod Blagojevich, accusato di aver tentato di vendere il seggio al Senato lasciato libero da Barack Obama.

    Niger-Onu
    In Niger, la principale organizzazione dei ribelli tuareg, il "Fronte delle forze del risanamento", ha smentito il suo coinvolgimento nella scomparsa di due diplomatici canadesi, tra cui l'inviato speciale del segretario generale dell'Onu per il Paese africano, Robert Fowler. Il rapimento era avvenuto ad una quarantina di chilometri ad ovest della capitale Niamey.

    Somalia-politica
    Ignorando quanto deciso ieri dal Parlamento somalo, il presidente Abdullahi Yusuf ha nominato come primo ministro l'ex titolare degli Interni, Mohamed Mohamud Guled. L’assemblea aveva approvato una mozione che prevedeva un nuovo mandato per Nur Hassan Hussein, sollevato domenica scorsa dall'incarico dallo stesso Yusuf per presunta “incapacità”. L’iniziativa è destinata a peggiorare la situazione politica già compromessa per il crescente potere dei movimenti islamici radicali legati anche ad Al Qaeda.

    Sudafrica-politica
    Nuovi risvolti politici in Sudafrica. E’ attesa nelle prossime ore la nascita di un nuovo partito, Congresso del popolo (Cope), che ha come leader l’ex ministro della Difesa Mosioua Lekota. La formazione - derivata da una scissione dell’African National Congress guidata da Jacob Zuma - raccoglie personalità legate all’ex presidente Thabo Mbeki. La nascita del Cope rappresenta una sfida importante in vista delle elezioni nel Paese fissate per i prossimi mesi.

    Thailandia-politica
    Rischia di degenerare la situazione in Thailandia dopo l’elezione ieri del nuovo premier Abhisit Vejjajiva. Si tratta del terzo primo ministro, in soli 4 mesi, in seguito alla destituzione di Thaksin Shinawatra, ora in esilio, e di Somchai Wongsawat, fedelissimo dell’ex premier che ha lasciato in seguito alla dissoluzione dell’alleanza di governo per una sentenza della Corte costituzionale, il 2 dicembre scorso. Ieri, dopo la sua nomina non sono mancate accese proteste poi rientrate. Da Bangkok Stefano Vecchia:

    Si annuncia già in salita il cammino di governo del neoletto premier thailandese Abhisit Vejjajiva. Gli avversari della coalizione, che ieri ha designato il nuovo primo ministro in una insolita e strategica alleanza tra partito democratico di Abhisit, fazioni del disciolto Partito del potere popolare e di altri gruppi dissidenti della precedente maggioranza, hanno già dichiarato che non accetteranno quello che ritengono un colpo di Stato mascherato, a cui non sarebbe estraneo l’esercito. Alcuni deputati hanno chiesto alla Commissione elettorale nazionale di procedere allo scioglimento del Partito democratico che nella sua ricerca di alleati avrebbe stravolto il quadro politico uscito dalle elezioni del dicembre 2007 e quindi agito in modo non conforme alla volontà popolare. Dal canto suo, Abhisit sta lavorando con gli alleati per formare un nuovo esecutivo entro la settimana. Il suo impegno dichiarato è soprattutto quello di affrontare la difficile situazione economica, frutto insieme della congiuntura internazionale e delle conseguenze delle manifestazioni delle scorse settimane, che bloccando gli aeroporti della capitale hanno affondato l’industria turistica e la fiducia degli investitori. In una capitale che già sta approntando misure di sicurezza attorno a possibili obiettivi di attentati sempre temuti per il Capodanno, le forze dell’ordine sono presenti in modo massiccio anche per contrastare eventuali azioni di protesta.

     
    India-Pakistan
    Si è congelato il processo di pace tra India e Pakistan. A dichiararlo il ministro degli Esteri indiano cha ha motivato la decisione riferendola agli attacchi di Mumbai. New Delhi accusa infatti Islamabad di essere coinvolta nelle stragi costate la vita a più di 180 persone.

    Grecia-disordini
    Ancora disordini in Grecia. Almeno 50 giovani hanno attaccato un commissariato, lanciando bombe e pietre in un quartiere residenziale di Atene causando il ferimento lieve di un agente di polizia.

    Europa-maltempo
    Dopo una breve tregua il maltempo ha ripreso a colpire l’Europa e soprattutto l’Italia, con nevicate sul nord ovest e piogge intense al centro sud. A Roma la protezione civile continua a monitorare i livelli del Tevere e affluenti, anche perché fino a domani non sono previsti miglioramenti. Critica la situazione sul litorale laziale e sui Castelli Romani. A Ostia e Pomezia, alcune persone hanno trovato rifugio sui tetti delle loro case, necessario l’intervento dell’esercito. Intanto, il sindaco della capitale Alemanno ha reso noto che è in arrivo per domani un decreto del governo per lo stato di calamità naturale.

    Italia-politica-cronaca
    Da ieri l’Abruzzo ha un nuovo governatore. Si tratta del candidato del Popolo della Libertà, Gianni Chiodi che ha sconfitto - con oltre il 48% nelle elezioni regionali anticipate - l’esponente dell’Italia dei Valori, Carlo Costantini fermatosi al 42%. Bassa l'affluenza alle urne: solo il 53% degli aventi diritto si sono recati a votare. Terremoto politico a Pescara, nell’ambito di un’inchiesta sui lavori pubblici è stato arrestato il sindaco Luciano D'Alfonso, importante rappresentate del Partito democratico. Nella lista degli indagati appare anche il numero uno della compagnia Airone, Carlo Toto.

    Italia-mafia
    “Se Cosa nostra era in ginocchio, con questa operazione le si è impedito di rialzare la testa”. Così il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha commentato il maxi-blitz che stamattina ha portato a una novantina di fermi a Palermo. Gli arresti hanno stroncato il progetto di ricostruire una nuova “cupola mafiosa”. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 351

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