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Sommario del 15/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa riceve don Julián Carrón. Intervista con il presidente di CL
  • Il magistero di Benedetto XVI sull'Avvento, tempo di speranza
  • Altre udienze
  • Colloquio cattolico-islamico a Roma sulla responsabilità dei leader religiosi in tempi di crisi
  • Il cardinale Lozano Barragán lancia la campagna natalizia a sostegno dei malati di Aids
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Dibattito in Italia sulla pillola abortiva Ru 486
  • Crisi in Thailandia: manifestazioni contro il nuovo premier
  • Maltempo in Europa: tre morti in Francia
  • Mons. Di Tora: l’Avvento ci aiuti a riscoprire la centralità della relazione con Dio e con il prossimo
  • Convegno internazionale all'Angelicum su "Donne e diritti umani"
  • Chiesa e Società

  • I cristiani dell'India chiedono al premier Singh di essere protetti
  • India: "Centri per la pace" ed iniziative per l'armonia tra le comunità
  • Vietnam: abbattuto dalle autorità il monastero di Vinh Long
  • Campagna natalizia per le Chiese perseguitate
  • Myanmar: l'opera della Caritas per gli aiuti umanitari e la ricostruzione
  • Ad Haiti 4.500 famiglie tornano a vivere grazie alla Caritas
  • Colombia: migliaia di sfollati per lo straripamento del fiume Magdalena
  • No della Chiesa salvadoregna all’uso del cianuro nelle miniere d’oro
  • Per il parroco di Betlemme "finalmente un Natale di speranza"
  • Terra Santa: iniziative natalizie della parrocchia di Giaffa
  • I vescovi australiani chiedono giustizia e diritti per le comunità aborigene
  • Sostegno del Movimento per la Vita al Granduca di Lussemburgo per il veto sull’eutanasia
  • In Libia Conferenza Fao su "L'acqua per l'agricoltura e l'energia in Africa"
  • A Doha la prima Conferenza Araba sui diritti umani
  • Conferenza del Consiglio d’Europa contro violenze e sfruttamento sessuale dei minori
  • Istruzione per tutti entro il 2015: incontro ad Oslo promosso dall’Unesco
  • Consegnato a Montecitorio il Premio Pellegrino di Pace ad Ingrid Betancourt
  • Rwanda: inaugurato un nuovo oratorio salesiano
  • Le comunità cristiane di Ginevra chiedono tutele per i richiedenti asilo
  • Le celebrazioni a Hong Kong per i 120 anni della cattedrale
  • Dall'Università di Salamanca dottorato "honoris causa" a padre Lombardi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Bush a colloquio con Karzai in Afghanistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa riceve don Julián Carrón. Intervista con il presidente di CL

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani, in Vaticano, don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. Al termine dell’udienza, il successore di don Giussani si è soffermato con Alessandro Gisotti sul significato di questo incontro con il Santo Padre:

    R. – Un anno dopo l’incontro di Piazza San Pietro di tutto il movimento di Comunione e Liberazione con il Papa, abbiamo chiesto di poterlo rivedere per raccontargli quello che è successo e condividere con lui i frutti di quell’incontro.

     
    D. – Sappiamo quanto Joseph Ratzinger prima e Benedetto XVI poi sia legato a CL e alla figura di don Giussani. Basti pensare alla rivista “Communio”... Questo, chiaramente è importante per voi…

     
    R. – Assolutamente! Per la nostra storia è stato molto significativo per il rapporto che don Giussani ha sempre mantenuto con l’allora cardinale Ratzinger. Noi, soprattutto adesso, sentiamo il suo Magistero decisivo per la nostra vita di movimento, per la nostra storia. Siamo sempre molto attenti a quello che il Papa ci dice, per orientarci nella nostra strada.

     
    D. – Sappiamo quanto Comunione e Liberazione sia impegnata nell’evangelizzazione nel mondo della cultura…

     
    R. – Noi siamo attenti a tutto quanto il Papa dice riguardo alla presenza culturale della fede. Per esempio, noi abbiamo apprezzato tantissimo, oltre il grande discorso di Regensburg, il recente discorso fatto a Parigi, agli uomini di cultura, che noi abbiamo distribuito a tutto il movimento. Ci siamo impegnati a presentarlo ovunque. Diffondere questa perfezione della cultura che nasce dall’appartenenza all’esperienza cristiana, che è in grado di generare un’umanità con una razionalità tutta aperta, come il Papa ci testimonia in continuazione.

     
    D. – Il tema dell’ultimo meeting di Rimini era “Protagonisti o nessuno”. Ecco, questo tema è particolarmente significativo in un periodo come l’Avvento, in cui aspettiamo Qualcuno, quel Qualcuno che cambia la vita di ogni uomo…

     
    R. – Assolutamente! Per noi questo è decisivo perché è l’incontro con l’unico protagonista della storia a rendere gli uomini protagonisti, altrimenti siamo sazi, travolti dal torrente delle circostanze, dell’ideologia, dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti, e soltanto l’incontro con Lui che - per usare una parola grata a don Giussani - “calamita” tutto l’essere, tutta l’affezione, tutta la ragione, che può veramente far sì che un uomo sia un protagonista della vita, e perciò dia un contributo reale al rinnovamento della società, un contributo per una umanità diversa.

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    Il magistero di Benedetto XVI sull'Avvento, tempo di speranza

    ◊   Da due millenni la Chiesa cammina in un’attesa che non delude: quella della venuta di Cristo celebrata nell’Avvento. In questi anni di Pontificato, Benedetto XVI ha posto in risalto accenti spirituali diversi del periodo che segna l’inizio dell’anno liturgico per la Chiesa nel mondo. Tutti legati da un aspetto che manca a molta parte della nostra epoca e invece che dell’Avvento può essere considerato il “colore”: la speranza. In questo servizio, Alessandro De Carolis ripercorre il Magistero del Papa sull’Avvento:

    (musica)

    Quando nella sera dell’anno zero per la fede e per la storia, le porte dell’albergo si chiusero più volte in faccia a quella giovane coppia approdata con gran fatica a Betlemme, Dio bussò al cuore di gente analfabeta e senza mezzi, ma capace di condividere il suo niente, e così il primo Avvento del mondo poté concludersi davanti agli occhi di chi più aveva bisogno di toccare con mano la Speranza. Venti secoli dopo, una collaudata coreografia ha imparato a comunicare in questo periodo un senso di attesa: decorazioni e schermi sui quali non cala mai la notte, tante porte che restano aperte e invitanti. Anche oggi si attende qualcosa, è evidente. Non necessariamente Qualcuno. Nell’albergo del cuore umano le porte ostentano spesso l’indifferenza di duemila anni fa.

     
    Eppure esclamò Benedetto XVI all’omelia dei primi Vespri d’Avvento del 2006, “l’unico vero Dio” non “è un Dio che se ne sta in cielo, disinteressato a noi e alla nostra storia, ma è il-Dio-che-viene” nell’oggi dell’umanità. E’ venuto una prima volta, ha promesso di tornare alla fine dei tempi. Ma non si rinuncia - spiegò il Papa il 26 novembre 2005 - a vivere l’Avvento di ogni anno e ogni giorno:

     
    “In un certo senso il Signore desidera sempre venire attraverso di noi. E bussa alla porta del nostro cuore: sei disponibile a darmi la tua carne, il tuo tempo, la tua vita? È questa la voce del Signore, che vuole entrare anche nel nostro tempo, vuole entrare nella vita umana tramite noi. Egli cerca anche una dimora vivente, la nostra vita personale”.

     
    Chi impara ad aprire queste porte, accetta di combattere oggi la “buona battaglia della fede” che fu di Paolo di Tarso. Perché accogliere Gesù Bambino e farlo crescere dentro di sé e, attraverso di sé, renderlo visibile a chi non lo conosce o lo ha dimenticato è un impegno che richiede una forza sovrumana: cioè la forza di Dio, che l’uomo ha imparato a invocare fin dal suo primo approccio con la divinità. La prova di ciò, ha affermato il Papa lo scorso 29 novembre, sono i Salmi:

     
    “Signore, a te grido, accorri in mio aiuto (…) E’ il grido di una persona che si sente in grave pericolo, ma è anche il grido della Chiesa fra le molteplici insidie che la circondano, che minacciano la sua santità, quell’integrità irreprensibile di cui parla l’apostolo Paolo, che deve invece essere conservata per la venuta del Signore. E in questa invocazione risuona anche il grido di tutti i giusti, di tutti coloro che vogliono resistere al male, alle seduzioni di un benessere iniquo, di piaceri offensivi della dignità umana e della condizione dei poveri”.

     
    E’ forte, dunque, l’uomo che vive l’Avvento, perché spera in un Qualcuno che sa che arriverà. Del resto, ha più volte ripetuto Benedetto XVI in questi anni, “l’Avvento è per eccellenza la stagione spirituale della speranza”. Un tema caro al Papa al punto da dedicare ad esso la sua seconda Enciclica, Spe salvi, pubblicata il 30 novembre 2007, proprio il giorno prima dell’inizio d’Avvento dello scorso anno. Il giorno dopo, Benedetto XVI, nel ricordarlo, sottolineò l’incrollabile desiderio di Dio di farsi bambino ogni anno in mezzo alla gente di ogni tempo:

     
    “All’umanità che non ha più tempo per Lui, Dio offre altro tempo, un nuovo spazio per rientrare in se stessa, per rimettersi in cammino, per ritrovare il senso della speranza”.

     
    “Pace agli uomini di buona volontà”. Ai poveri della notte di Betlemme, che aprirono le porte del cuore al mistero di quella Nascita, fu comunicata una “qualità” che quel Bambino portava con sé, oltre alla speranza. Così Benedetto XVI lo mise in risalto il 2 dicembre 2006:

     
    “Per i credenti ‘pace’ è uno dei più bei nomi di Dio, che vuole l'intesa di tutti i suoi figli (…) In questa prospettiva l'Avvento è più che mai adatto ad essere un tempo vissuto in comunione con tutti coloro - e grazie a Dio sono tanti - che sperano in un mondo più giusto e più fraterno. In questo impegno per la giustizia possono in qualche misura ritrovarsi insieme uomini di ogni nazionalità e cultura, credenti e non credenti”.
     
    (musica)

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali; il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, presidente della Conferenza dei Vescovi di Francia, con i vicepresidenti mons. Laurent Ulrich, arcivescovo di Lille, mons. Hippolyte Simon, arcivescovo di Clermont, e con il segretario generale mons. Antoine Herouard.

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    Colloquio cattolico-islamico a Roma sulla responsabilità dei leader religiosi in tempi di crisi

    ◊   Ha avuto inizio stamani, a Roma, l’11.mo Colloquio organizzato dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e dalla “World Islamic Call Society”, che ha sede a Tripoli, in Libia. L’iniziativa fa seguito ad altri incontri organizzati, in varie sedi, nel 1976 e dal 1989 ad oggi in modo regolare. Il tema dell’incontro di questi giorni è centrato sulle “Responsabilità dei leaders religiosi specialmente in tempi di crisi”. Le cinque sessioni del Colloquio saranno dedicate alla presentazione, da parte cattolica e da parte musulmana, e all’approfondimento di tre piste di riflessione: “Responsabilità religiosa”, “Responsabilità culturali e sociali”, “Tempi di crisi nel cammino del dialogo interreligioso”. Partecipano al Colloquio dodici personalità ed esperti cattolici e dodici musulmani, provenienti da vari Paesi, sotto la presidenza, rispettivamente, del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e del dr. Mohamed Ahmed Sherif, segretario generale della “World Islamic Call Society”. Il Colloquio si concluderà mercoledì 17 dicembre con l’udienza del Santo Padre ai partecipanti.

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    Il cardinale Lozano Barragán lancia la campagna natalizia a sostegno dei malati di Aids

    ◊   Il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute lancia in questi giorni la tradizionale campagna natalizia per aiutare i malati di Aids attraverso la fondazione “Il Buon Samaritano”. Dal ’94, sono diversi i Paesi - in particolare quelli dell’Africa - che tramite l’istituzione vaticana hanno ricevuto fondi per l’acquisto di farmaci per le persone più abbandonate e meno protette colpite da gravi malattie. Questo Natale bastano 10 euro per assicurare un piccolo contributo per la fornitura di antiretrovirali. Simbolicamente sarà considerato come una stella accesa sull’albero della vita. Ma ascoltiamo al microfono di Tiziana Campisi l’appello del cardinale Javier Lozano Barragán, presidente della Fondazione “Il Buon Samaritano” e del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute:

    R. – Dieci euro per una stella sull’albero della vita: 22 stelle assicurano farmaci antiretrovirali per un anno ad un malato di AIDS. Questa è la campagna che facciamo per il Natale facendo un appello a tutti i cattolici del mondo ed anche a tutta la gente di buona volontà: chiediamo denaro per poter sovvenire ai bisogni delle persone malate più abbandonate. Allora, diciamo alle persone: “Aiutateci ad aiutare”. Noi siamo un ponte. Chiunque ci invi, per dire, dieci euro quei dieci euro vanno immediatamente al Ghana, alla Nigeria, allo Zimbabwe, alla Zambia, perché abbiamo innumerevoli richieste per aiutare i malati di AIDS che stanno morendo.

     
    D. – Qual è la realtà dell’AIDS nel mondo?

     
    R. – Purtroppo, non ci sono miglioramenti. Nel 2007 erano 33 milioni le persone contagiate dall’HIV e nello stesso anno oltre due milioni sono morte per questa malattia. Il 45 per cento dei nuovi sieropositivi sono giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Due milioni sono bambini. Il 44 per cento dei centri che curano persone malate di AIDS nel mondo, è gestito dai governi e il 27 per cento dalla Chiesa cattolica. Poi ci sono altre istituzioni come le ONG che sono il 18 per cento, altre istituzioni religiose sono presenti per l’11 per cento e varie altre con l’8 per cento.

     
    D. – Ma fino ad ora, quali risultati si sono avuti grazie ai contributi della Chiesa per i malati di AIDS?

     
    R. – Nel 2007 abbiamo inviato 28 mila euro e 40 mila dollari. Nel 2008, fino ad adesso, abbiamo inviato in Africa, in farmaci antiretrovirali, 119 mila dollari.

     
    D. – Concretamente, questi fondi, dove arrivano e come vengono impiegati?

     
    R. – Queste offerte si possono inviare o direttamente al dicastero o con un bonifico alla Banca del Vaticano, lo Ior, perché, nei diversi Paesi, abbiamo una rete di banche collegate con lo Ior in modo da poter ricevere questo denaro. I vescovi e le religiose che hanno una clinica per curare questi malati fanno una richiesta al nunzio, il nunzio ci inoltra la richiesta, noi la esaminiamo - però deve essere una richiesta per i farmaci antiretrovirali - una volta che noi abbiamo controllato tutto, contattiamo per telefono o per e-mail il nunzio e, in tempo reale, inviamo i fondi. Perciò i nunzi sono il punto di collegamento per il servizio che stiamo facendo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una storia di Natale: in prima pagina, Ettore Gotti Tedeschi su un new deal solidale

    Impegno per vincere guerre non finite: in rilievo, nell’informazione internazionale, la visita di Bush in Iraq e in Afghanistan

    I tre Avventi: in cultura, una riflessione di Thomas Merton - nel quarantesimo della morte - sul periodo della preparazione al Natale, estratto da un suo testo intitolato “Stagioni liturgiche”

    Un articolo di Alfredo Tradigo dal titolo “Un unico centro del cosmo e della storia”: la riforma cattolica negli affreschi restaurati di Giulio Campi a Cremona

    “L’autore? Se non è Michelangelo è Dio”: Antonio Paolucci ricorda che fu Federico Zeri, nel 2004, il primo ad attribuire al giovane Buonarroti la statua lignea del Crocifisso presentata sabato a Benedetto XVI

    Se il profumo della Maddalena fa ancora scandalo: Silvia Guidi sulle critiche dopo un ritrovamento archeologico - ampolle di prodotti cosmetici - sulle rive del lago di Tiberiade

    Francesco Buranelli sulla mostra “Clemente XIII Rezzonico. Un Papa veneto nella Roma di metà Seicento”, organizzata a Padova per il 250 anniversario dell’elezione del Pontefice, insieme a un profilo di Papa Rezzonico scritto da monsignor Giuseppe Sciacca
     Nell’informazione religiosa, un articolo sulla visita del cardinale Tarcisio Bertone a Caserta

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    Oggi in Primo Piano



    Dibattito in Italia sulla pillola abortiva Ru 486

    ◊   Prosegue in Italia il dibattito sul possibile utilizzo nel Paese della Ru 486. Mancano ancora dei passaggi istituzionali prima di un eventuale via libera alla pillola abortiva. Di questo si tratta infatti: non è un anticoncezionale, ma una pratica che provoca l’eliminazione dell’embrione appena impiantato, dunque un aborto. Ascoltiamo in proposito Domenico Delle Foglie, portavoce dell’associazione Scienza e Vita, al microfono di Emanuela Campanile:

    R. – Noi sono mesi, se non anni, che denunciamo una dimensione di cui, probabilmente, come dire, “la cultura dominante di questo Paese” non riesce a rendersi partecipe di questa preoccupazione e cioè quella che la pillola porta in sé quello che noi definiamo un processo di banalizzazione dell’aborto. Ora, già l’aborto in sé, dopo 30 anni ormai, è quasi concepito come un diritto, mentre sapete che non è assolutamente un diritto ma solo un’opportunità. Questo è l’ultimo passo, l’ultimo gradino di quel cammino cominciato tanti anni fa che porta non solo all’assoluta autodeterminazione della donna ma porta soprattutto ad allontanare, come dire, la responsabilità dell’aborto e cioè i medici, attraverso la Ru 486, si sono spogliati della responsabilità dell’aborto.

     
    D. – Cosa significa questo svuotamento di responsabilità da parte dei medici?

     
    R. – Sapete che, da un punto di vista morale, innanzitutto la gravità dell’atto è a carico di chi lo compie, quindi, praticamente, dei medici. I medici non ne potevano più di fare aborti, non ne possono più di fare aborti e quindi stanno salutando l’arrivo della Ru 486 come la liberazione da un incubo che resta tutto a carico delle donne le quali abortiranno, purtroppo, a casa e forse, per la prima volta - al di là dei terribili aborti spontanei nei quali già questo accade - di vedersi di fronte, di guardare con i propri occhi la creatura che hanno perso: vedranno, in questo caso, la creatura che, con un atto di volontà, hanno, come dire, eliminato e allora, questo sarà un trauma per tantissime donne. Poi ci sono tutti i problemi medici perché la letteratura internazionale ci dà la certezza di almeno 16 casi di morte e praticamente, il rapporto di rischio fra l’aborto farmacologico e l’aborto chirurgico, è assolutamente a favore dell’aborto chirurgico, cioè dà maggiore sicurezza alle donne: ma le cose, oggi, sono così.

     
    D. - Che cosa si può fare a questo punto?

     
    R. – Questo spetta a noi. Io immagino la nostra azione di Scienza e Vita, ma anche quella di tutti i movimenti, di tutte le associazioni che hanno a cuore il tema della vita: è di prospettare con lealtà, direi con affetto, con amicizia, nei confronti delle donne, questi problemi. Chi fa ricorso all’aborto farmaceutico, forse lo farà sempre più con leggerezza, allora noi dobbiamo educare le nostre nuove generazioni a capire che questi processi di banalizzazione portano in sé un giudizio negativo sulla vita, cioè la vita ha sempre meno valore.

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    Crisi in Thailandia: manifestazioni contro il nuovo premier

    ◊   Ancora manifestazioni stamani a Bangkok. Circa 200 dimostranti sono scesi in piazza nei pressi del Parlamento, per protestare contro l’elezione del leader dell’opposizione a 27.mo capo del governo thailandese, il quinto negli ultimi due anni. Alla designazione di Abhisit Vejjajiva si è arrivati dopo che la Corte costituzionale thailandese, il 2 dicembre scorso, aveva dissolto l’alleanza di governo, denunciando brogli elettorali nelle legislative del dicembre 2007 vinte dal Partito del potere del popolo, formazione dei fedelissimi dell’ex premier - ora in esilio - Thaksin Shinawatra. Ma la decisione di oggi riuscirà a mettere la parola fine alla crisi politica in atto? Risponde Emanuele Giordana, direttore dell’Associazione giornalistica Lettera 22, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Penso proprio di no, nel senso che si è tentato di risolvere una situazione estremamente complicata per via giudiziaria, meglio che con un ennesimo colpo di Stato. In realtà, questo problema lo si rimanda e basta. I thailandesi si sono espressi chiaramente attraverso le elezioni e hanno scelto partiti e candidati vicini a Thaksin Shinawatra, l’ex premier che ormai vive in esilio all’estero. Quindi non si può pensare che la crisi sia terminata, come, infatti, dimostrano le manifestazioni di queste ore.

     
    D. – Quale sarà la linea dell’ex premier Shinawatra e dei suoi fedelissimi rimasti in Thailandia?

     
    R. – Loro sanno di poter contare su un appoggio popolare, che è stato sempre molto forte nelle campagne e che adesso potrebbe anche farsi strada nelle città. Questo può naturalmente portare a nuove tensioni e anche ad un confronto violento, che è l’aspetto più pericoloso dietro l’angolo.

     
    D. – La crisi politica in atto che conseguenze porta sul Paese?

     
    R. – E’ purtroppo un Paese che ha fatto una grande marcia indietro, in cui la monarchia anziché essere garante dell’equilibrio è stata garante di una parte, in cui l’esercito ha ripreso un potere che si pensava molto ridimensionato e in cui le prospettive di stabilità non sono sicure, il che significherà probabilmente una difficoltà della Borsa, una difficoltà nel generare possibilità di nuovi investimenti, una sfiducia generalizzata. E, dal punto di vista politico, la Thailandia rischia di perdere il ruolo che aveva all’interno dell’associazione dei Paesi del sud-est asiatico, che ne raccoglie dieci. Per molti anni è stato un Paese molto influente, proprio perché era una sorta di garante di una via verso la democrazia, che in questo momento è incarnata invece da altri Paesi. Questo sicuramente avrà un riflesso. Tutta questa situazione lascia un Paese che deve ricostruire una credibilità all’interno e sul piano internazionale. La strada sembra molto in salita.

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    Maltempo in Europa: tre morti in Francia

    ◊   Dopo la breve tregua domenicale il maltempo ha ripreso a colpire l’Italia con nevicate abbondanti sul nord ovest e sull’Appennino Ligure. Piogge intense al centro sud con venti di scirocco. A Roma la protezione civile continua a monitorare i livelli dei fiumi e fino a mercoledì non sono previsti miglioramenti. Piogge intense anche nel resto d’Europa: ieri un ondata di maltempo nel centro e sud est della Francia ha provocato tre morti e ha lasciato senza energia elettrica 100mila famiglie. Ma si può parlare di straordinarietà o di un fenomeno da inscriversi nell’ambito dei cambiamenti climatici di cui tanto si parla? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Vincenzo Altale, climatologo dell’Enea – Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente:

    R. - Se cerchiamo una relazione tra eventi estremi, come quelli a cui stiamo assistendo in questi giorni, e cambiamenti climatici già in atto - è difficile, stabilire una reale e concreta connessione, in quanto non abbiamo una statistica completa. Fino ad adesso fenomeni estremi di piogge così abbondanti si sono verificati nella normalità con delle periodicità molto lunghe, cioè uno ogni trenta-quarant’anni. Ma questi fenomeni appartengono anche alla tipologia di eventi metrologici che si aspetta, soprattutto nell’area mediterranea, in relazione all’aumento della temperatura superficiale del mare e al surriscaldamento globale.

     
    D. – L’abbondanza delle piogge è comunque un fatto rilevante, da non sottovalutare…

     
    R. – Si, si. Si tratta di fenomeni, che si stanno verificando nell’interfaccia tra le perturbazioni africane e quelle provenienti dal nord-Atlantico; a risentirne è proprio l’area di confine tra la Sardegna e l’Italia centrale. In queste località c’è una reale possibilità che questi eventi assumano caratteristiche così intense e drammatiche.

     
    D. – Ma si possono prevenire questi eventi climatici?

     
    R. – Il cambiamento climatico è difficile frenarlo. La prima cosa che dobbiamo fare è assumere dei piani di azione che contrastino e che possano ridurre i danni sul territorio. Quindi parliamo di una sfida sociale, politica, economica, industriale.

     
    D. – Una sfida da prendere sul serio, per evitare di oscillare tra allarmismi e indifferenza…

     
    R. – Io non sono mai, nelle mie risposte, molto allarmista; cerco di mantenere i piedi per terra e di comprendere ed analizzare. Perché un eccesso di allarmismo produce, paradossalmente, indifferenza, sia nel mondo politico che nel singolo cittadino. Invece il problema è serio, non si sa esattamente come può evolvere la situazione e quali sono i tempi di scala dell’evoluzione di questi processi, ma c’è sicuramente una tendenza a fenomeni di questa tipologia.

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    Mons. Di Tora: l’Avvento ci aiuti a riscoprire la centralità della relazione con Dio e con il prossimo

    ◊   “La vicinanza di Dio non è una questione di spazio e di tempo, bensì una questione di amore: l’amore avvicina!”: è uno dei passaggi della riflessione di Benedetto XVI, all’Angelus di ieri, Terza domenica d’Avvento. Il Papa ha sottolineato che il Natale viene a ricordarci una verità fondamentale della nostra fede: nel neonato Gesù contempliamo “il volto del Dio che per amore si è fatto a noi vicino”. Sul significato dell’Avvento, in particolare per le persone povere e per chi versa in situazioni di disagio, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas diocesana di Roma:

    R. – L’Avvento è per se stesso il senso dell’attesa e della speranza. Lo stiamo vivendo in un momento, per tanta gente, di difficoltà economica oltre che sociale. Io immagino che tutto questo ci riporta a dare un valore ancora più spirituale al senso dell’attesa del Signore che viene, che non sia quindi una routine unicamente fondata sul comprare doni, sull’aspettare il momento di una grande mangiata, ma l’attesa del Signore che viene a salvare ogni persona. E quindi saper trasformare l’Avvento di quest’anno da un fatto che ciclicamente ricordiamo in un evento: quell’incontro con il Signore che cambia la nostra vita, che ci ridà la capacità di ritrovare nel nostro mondo il senso della sobrietà, riscoprire i valori dell’essenzialità del nostro vivere.

     
    D. – Ecco, forse questa situazione di difficoltà economica può aiutare a riscoprire l’importanza delle relazioni tra le persone, piuttosto che il possesso delle cose?

     
    R. – Questo penso debba essere proprio il grande messaggio: il passaggio dal rapportarsi con gli altri attraverso le cose materiali, al rapportarsi all’altro in quanto persona. Riscoprire quindi quello che per noi deve essere il senso della teologia della prossimità. Non solo quindi solidarietà, dare qualcosa agli altri, ma farci prossimo all’altro; riscoprire un rapporto che noi andiamo a cercare, un rapporto che non è dato dalle cose materiali, ma è dato da quelle che sono le situazioni della vita: un sorriso, un’attenzione per la speranza. Quanti anziani che non hanno bisogno di cose materiali, hanno bisogno di chi vada a "perdere tempo" materialmente con loro. Che non è poi un tempo perduto, ma il vero tempo guadagnato!

     
    D. – Ieri, terza Domenica di Avvento, la liturgia ci presentava un passo di Isaia, che sottolinea come il lieto annuncio sia rivolto soprattutto ai miseri, ai malati, ai prigionieri. Qual è la sua esperienza, quale l’esperienza degli operatori della Caritas, che vivono quotidianamente con chi è in difficoltà, con chi versa in questo stato?

     
    R. – E’ quella di Isaia che grida “Voglio consolare il mio popolo”. E la Domenica è proprio chiamata “gaudete”. Quindi, la gioia perchè il Signore che viene, viene a portare questo messaggio di speranza soprattutto a chi è nel disagio e nella difficoltà. Oggi probabilmente ci sono forme molto diverse di questo disagio, vicino a quelle che sono le realtà tradizionali, del povero, del disagiato, del barbone. Abbiamo nuove realtà. Pensiamo alle famiglie che non arrivano alla fine del mese. Pensiamo ai nuclei familiari, quindi a quelle famiglie divise in cui la mamma con i bambini è da sola e il papà è da un’altra parte. Pensiamo a tutte queste nuove realtà. Il messaggio dell’Avvento è per questi nuovi disagi e a questi vogliamo, attraverso la Parola di Dio, attraverso il messaggio del Profeta, portare questo messaggio di speranza, perchè la nostra speranza si fonda su Cristo, che è la nostra certezza e la nostra sicurezza.

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    Convegno internazionale all'Angelicum su "Donne e diritti umani"

    ◊   “Donne e diritti umani”: questo il titolo del Convegno internazionale che si è svolto nei giorni scorsi presso l’Angelicum, la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino di Roma. Al centro dei lavori, la riflessione sul legame indissolubile tra i diritti delle donne, il concetto cristiano di persona e il rispetto della vita. Nelle sue conclusioni, il convegno ha inoltre ribadito l’importanza della Dichiarazione universale dei Diritti Umani, di cui quest’anno ricorre il 60.mo anniversario. Isabella Piro ne ha parlato con la prof.ssa Helen Alford, decano della Facoltà di Scienze Sociali dell’Angelicum:

    R. – La Dichiarazione stessa è fondata su un’idea oggettiva del fondamento dei diritti umani. Possiamo chiamare questo fondamento legge naturale, diritto naturale, ma la cosa importante, che è poi la cosa oggettiva, è che noi non creiamo, ma riconosciamo – e tutti gli uomini di buona volontà lo possono fare – gli elementi di questa legge.

     
    D. – Di qui, quale conclusione trarre?

     
    R. – Se non abbiamo un’idea della persona fatta a immagine e somiglianza di Dio è molto più difficile per noi riconoscere che la dignità dell’uomo comincia con l’inizio della vita e finisce con la fine della vita. E’ molto più probabile che la gente oggi adotti un’idea variabile della dignità. I cristiani hanno un ruolo molto importante nel rinforzare l’idea che la dignità umana cominci con l’inizio della vita, dal concepimento, e vada fino alla fine della vita, ma è sempre uguale: abbiamo sempre la stessa dignità. E in conclusione si vede quanto la Chiesa sia impegnata nella difesa dei più deboli, degli esclusi, dei più piccoli, e quanto sia importante questo impegno concreto.

     
    D. – Quali sono a suo parere i Paesi in cui i diritti delle donne sono maggiormente a rischio?

     
    R. – Ci sono alcuni Paesi dove sembra ovvio che i diritti delle donne siano a rischio. Si potrebbe pensare all’Arabia Saudita, per esempio. Ma secondo me questo sarebbe un giudizio superficiale, perché ci sono almeno due altri modi con cui si possono minacciare i diritti delle donne. Pensiamo alla Cina, per esempio, dove sembra che dopo il comunismo le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini. Invece, nel campo della riproduzione, come sappiamo, il governo ha adottato la politica di "un bambino solo" per ogni famiglia e questo nega fortemente il diritto più profondo della donna. Se si pensa all’Occidente, c’è la grande diffusione di una mentalità che strumentalizza il corpo della donna. Se si pensa quanto sia grande il mercato della pornografia, quante donne siano “trafficate” in Occidente per abuso sessuale, vediamo che i diritti delle donne sono molto a rischio. Quindi, direi che nei vari Paesi del mondo ci sono rischi diversi e i cristiani devono essere coscienti dei rischi particolari dei loro Paesi e devono agire contro questi rischi in concreto, a livello locale.

     
    D. – A questo proposito cosa si può fare concretamente per migliorare la situazione?

     
    R. – Ci vuole un’azione a tre livelli. Prima ci sono gli intellettuali, che devono sempre far passare questo messaggio, e cioè che i diritti umani sono essenziali nella nostra società. Far capire di cosa si tratta, quando si parla di diritti umani: diritti fondati sul riconoscimento di una natura oggettiva dell’uomo. Seconda cosa: un’azione a livello politico di bravi politici che cerchino di portare avanti sistemi sociali di welfare e sistemi economici che promuovano realmente l’uomo e la difesa, la tutela dei suoi diritti. E poi, anche un’azione diretta nella difesa dei più poveri, delle persone più a rischio, come fanno molti ordini religiosi, molti cristiani attraverso le organizzazioni non governative e i settori no profit. Molti cristiani sono impegnati a questo livello per la difesa dei diritti umani.

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    Chiesa e Società



    I cristiani dell'India chiedono al premier Singh di essere protetti

    ◊   La comunità ecclesiale indiana chiede a New Delhi protezione per i cristiani dell’Orissa e garanzie per uno svolgimento pacifico delle feste natalizie. La petizione è promossa dal National United Christian Forum e porta la firma dell’arcivescovo di Delhi, mons. Vincent Concessao, e del vescovo metodista Taranath S. Sagar, presidente del consiglio nazionale delle chiese in India. Rivolgendosi al premier Manmohan Singh il Forum chiede di contrastare le violenze contro i cristiani. I firmatari si augurano che il nuovo ministro degli interni, Palaniappan Chidambaram, nominato il 30 novembre dopo gli attentati di Mumbai, prenda iniziativa per prevenire nuove violenze. Tra le azioni concrete auspicate dal Forum c’è anche il bando del Bajrang Dal, ala giovanile del movimento radicale indù Viśhwa Hindū Parishad (Vhp). La pubblicazione della petizione coincide con la scadenza l’ultimatum lanciato dal Vhp. I nazionalisti indù avevano annunciato manifestazioni e scioperi per Natale se entro il 15 dicembre non fossero stati arrestati i responsabili dell’omicidio di Swami Laxmanananda Saraswati. L’assassinio del leader del Vhp, avvenuto il 23 agosto, è stata la causa scatenante del pogrom anticristiano che ha insanguinato l’Orissa. Le autorità ad oggi hanno incarcerato cinque persone sospettate di essere coinvolte nell’omicidio, ma secondo gli investigatori sarebbero più di 20 i soggetti coinvolti. In questi stessi giorni alcuni rappresentanti delle ambasciate d’Italia, Gran Bretagna, Irlanda, Olanda e Finlandia hanno incontrato il segretario per gli affari interni dell’Orissa, AP Padhi. Il rappresentante del governo - riferisce l'agenzia Asianews - ha rassicurato i diplomatici europei in merito allo svolgimento pacifico delle festività natalizie e garantito che le autorità locali hanno un piano di sicurezza per rispondere ad ogni eventualità. (R.P.)

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    India: "Centri per la pace" ed iniziative per l'armonia tra le comunità

    ◊   Contro le minacce del terrorismo, le violenze contro i cristiani, e i rischi di separatismo etnico e religioso, in India è stato proposto un piano d’azione con numerosi “centri della pace” nelle città, ed iniziative educative e di sensibilizzazione rivolte soprattutto a giovani. E’ quanto deciso a conclusione di un convegno “In difesa del pluralismo e della democrazia”, organizzato nei giorni scorsi a Puna, in India, dal Centre for the study or religions and communications Ishvani Kendra, con la partecipazione di 80 rappresentanti di differenti religioni ed ideologie. Il comunicato finale - ripreso dall'agenzia Sir - è stato diffuso oggi dal sito della Conferenza episcopale indiana. Nella due giorni di lavori sono state elaborate strategie da attuare anche tramite i mass media, per sensibilizzare i giovani di diverse religioni ed etnie ai valori del pluralismo e della democrazia, e alla costruzione di comunità in pace ed armonia. Anche perché l’anno prossimo in India si svolgeranno le elezioni generali. “Non sosteniamo nessun partito politico – ha precisato Ram Puniyani, tra gli organizzatori del convegno -. Il nostro unico scopo è quello di mettere in guardia l’opinione pubblica dai pericoli del separatismo e delle politiche che mirano a dividere”. (R.P.)

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    Vietnam: abbattuto dalle autorità il monastero di Vinh Long

    ◊   Dopo la ex delegazione apostolica e Thai Ha, ora è la volta del monastero di San Paolo di Vinh Long, delle suore della carità di San Vincenzo De Paoli, ad essere abbattuto, per farne un parco pubblico. L’annuncio della nuova destinazione del terreno del monastero distrutto - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stato dato dal Comitato del popolo della provincia di Vinh Long nel corso di una conferenza stampa, tenuta la settimana scorsa. L’annuncio ha fatto seguito alle consuete accuse di questi casi contro le suore. Esse “sfruttano la libertà religiosa per ispirare proteste contro lo Stato della Repubblica socialista del Vietnam e di conseguenza danneggiare l’unità del popolo”. L’attacco governativo è arrivato dopo l’inizio delle proteste delle suore, che a maggio avevano saputo del progetto del governo locale di trasformare il loro monastero in un albergo a cinque stelle. In una lettera del 18 maggio, indirizzata a sacerdoti, religiosi e laici, il vescovo di Vinh Long, Thomas Nguyen Van Tan ripercorreva la storia della controversia. “Il 7 settembre 1977 – scriveva – può essere visto come il giorno del diasastro per la nostra diocesi”. “Quel giorno le autorità locali hanno mobilitato le loro forze di sicurezza per bloccare e assalire il Collegio della Santa Croce, il monastero di San Paolo ed il seminario maggiore. Poi si sono impadroniti delle proprietà ed hanno arrestato coloro che si occupavano degli edifici. Io stesso – sottolineava il vescovo – sono stato uno degli arrestati”. “Invano, in seguito, rappresentanti del superiore provinciale delle Suore della carità di San Vincenzo De Paoli e l’ufficio del vescovo hanno inviato petizioni alle autorità locali e nazionali. Ad esse non è mai stato risposto”. “Recentemente – proseguiva la lettera – il governo locale ha emanato un decreto per costruire un albergo su un terreno di 10.235 metri quadrati di proprietà delle suore”. (R.P.)

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    Campagna natalizia per le Chiese perseguitate

    ◊   “Una luce per la Chiesa perseguitata”: il titolo della Campagna natalizia lanciata dal Segretariato italiano dell’associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”. L’iniziativa è volta ad aiutare, sostenere e dare una speranza a tutti i cattolici perseguitati nel mondo. Simbolo della Campagna sarà una candela che potrà essere acquistata sul sito internet dell’associazione, www.acs-italia.org, e che dovrà essere accesa il giorno di Natale per essere vicini a tutti coloro che non possono professare liberamente la loro fede cattolica. L’iniziativa vuole offrire un sostegno a Paesi come la Cina, l’India, il Pakistan e numerosi altri Stati a maggioranza islamica, in cui solo dichiarare di essere cattolico può comportare un serio rischio. Solo nel 2008 sono numerosi i casi di persecuzione riportati dalla cronaca, come la donna arsa viva in Bangladesh per mano di ignoti che avevano saputo del suo imminente battesimo, o ancora in Algeria l’arresto e la condanna ad un anno di prigione per ‘stampa, detenzione e distribuzione’ di materiale religioso illegale da parte di un uomo che aveva la sola colpa di portare una Bibbia in mano. L’Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” nasce nel 1947 per volere di un giovane monaco, Padre Werenfried van Straaten per aiutare 16 milioni di profughi tedeschi in fuga dalla nascente Germania Orientale. Negli anni si sono moltiplicati gli aiuti e le iniziative in favore dei perseguitati e dei profughi. Nel 1984 l’associazione"Aiuto alla Chiesa che soffre" gode del titolo di "Associazione pubblica universale di diritto Pontificio", incaricata di intervenire ovunque la Chiesa sia in difficoltà. I proventi della vendita delle candele saranno devoluti a sostegno proprio delle chiese perseguitate. (F.C.)

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    Myanmar: l'opera della Caritas per gli aiuti umanitari e la ricostruzione

    ◊   “La vita ricomincia, anche grazie ai volontari cristiani. La Caritas fa del suo meglio, porta conforto e aiuta tutti, prepara i progetti di ricostruzione”: è quanto dichiara all’agenzia Fides Joseph Hang Khan Pau, un laico cattolico che è direttore nazionale di “Karuna” (Caritas Myanmar), raccontando la situazione a circa sei mesi dal passaggio del ciclone Nargis, abbattutosi sul Myanmar nel maggio scorso, provocando circa 115-200.000 morti e oltre 2 milioni di sfollati. Il direttore, presente in Vaticano per un seminario della Caritas Internationalis, ha ricordato che le diocesi più colpite sono state quelle di Yangon e Pathein, dove si è concentrata l’opera delle Ong (entrate nel paese dopo un primo divieto del governo), fra le quali è attiva la Caritas Myanmar: grazie agli aiuti dei partner internazionali e alla presenza capillare nel territorio, si portano aiuti a tutta la popolazione, senza distinzioni di fede, etnia, condizione sociali. Hang Khan Pau riferisce a Fides che “i beni di prima necessità, come cibo, acqua, coperte, hanno raggiunto quasi tutti i sopravvissuti a Nargis. In alcune aree più isolate vi sono ancora delle difficoltà: la gente soffre molto per le conseguenze del ciclone, che ha distrutto la vita, le case, i mezzi di sostentamento. Spesso sono i nostri volontari a spingersi nei villaggi più isolati, non raggiunti dai flussi di aiuti dello stato o delle Ong. La Caritas in molte aree sta provvedendo alla ricostruzione delle case e a risanare i pozzi per l’acqua”. “Va detto che vi sono due modalità di portare aiuti umanitari nel post-Nargis”, sottolinea il direttore. “Da un lato c’è l’aiuto condotto ufficialmente, con i permessi del governo che riconosce il lavoro umanitario. Un secondo modo – che è quello maggiormente utilizzato dalla Chiesa – è la solidarietà porta a porta, la prossimità espressa da tutte le comunità, senza etichette ufficiali. Come Caritas vogliamo andare incontro a Gesù Cristo presente nel povero e nel sofferente. Siamo divenuti un collettore per gli aiuti, grazie alla mobilitazione della Caritas Internationalis e dei nostri partner all’estero”. (R.P.)

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    Ad Haiti 4.500 famiglie tornano a vivere grazie alla Caritas

    ◊   Dopo la fase di emergenza avviata dalla rete Caritas di Haiti per soccorrere le migliaia di vittime dei devastanti uragani Ike e Hanna, che hanno flagellato l'isola all'inizio del mese di settembre, è iniziata la ricostruzione. Grazie a diversi progetti nelle Diocesi di Cap Haitien, Jeremie, Port-de-Paix, Port au Prince, Cayes, Jacmel, Nippes, Hinche e Fort-Liberté, un totale di 4.500 famiglie (circa 25.000 persone) ha iniziato a ricostruire la propria vita, soprattutto a livello di attività agricole. “La maggior parte degli aiuti forniti da Caritas Haiti è convogliato verso il recupero della produzione agricola e di pastorizia e la ricostruzione delle abitazioni colpite dagli uragani. Il piano di ricostruzione - riferisce l'agenzia Zenit - include programmi di distribuzione di attrezzi agricoli, semi, capi di bestiame e uccelli domestici”, spiega un comunicato della Caritas. “Accanto a questo, si sta dando priorità al recupero dell'attività scolastica, mediante la consegna di lotti di materiale educativo alle famiglie con figli in età scolare”. L'importo totale delle attività programmate dalla rete Caritas in questa fase si aggira intorno ai 550.000 euro e la sua esecuzione proseguirà nei prossimi dodici mesi. Durante i primi tre mesi dell'emergenza, Caritas Haiti ha distribuito aiuti di prima necessità – cibo, acqua potabile, utensili domestici, coperte e prodotti igienici – a un totale di 10.000 famiglie (circa 50.000 persone), il che presuppone un numero di beneficiari molto superiore alle 4.000 famiglie identificate nei primi momenti dell'emergenza. Tutto ciò è stato possibile soprattutto grazie al consistente lavoro svolto dal personale della Caritas locale al momento di liberare dal fango molte delle vie d'accesso alle zone colpite, il che ha permesso di accedere a un numero maggiore di vittime. Le operazioni di pulizia, alle quali hanno partecipato più di 800 persone, erano riuscite a liberare, a metà del mese di ottobre e solo nella zona di Gonaives, la più danneggiata, 23 scuole circondate dal fango. Una delle maggiori sfide attuali per la Caritas, accanto al recupero dell'attività agricola per garantire l'autosufficienza alimentare ed economica delle famiglie colpite, è far fronte alla mancanza di alloggi, un problema aggravato nelle ultime settimane dalla ripresa della scuola, il che ha costretto molte persone accolte temporaneamente negli edifici scolastici ad abbandonarli. Per questo motivo, Caritas Haiti sta dando la massima priorità al recupero delle case rimaste quasi interrate dal fango, perché i proprietari possano tornarvi quanto prima. (R.P.)

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    Colombia: migliaia di sfollati per lo straripamento del fiume Magdalena

    ◊   Almeno una vittima, 30.000 sfollati e oltre 200.000 persone colpite a vario titolo: sono i primi bilanci dello straripamento del Magdalena, il fiume più lungo del paese (1540 chilometri), le cui acque, nel fine-settimana, hanno raggiunto il livello più alto negli ultimi 38 anni inondando decine di centri abitati. La località più colpita risulta al momento Plato, 70.000 abitanti, nel dipartimento settentrionale di Magdalena, che si affaccia sull’Oceano Atlantico, dove l’acqua ha raggiunto i tetti delle case, distruggendo almeno 50 abitazioni e costringendo 20.000 persone a cercare riparo in alloggi di fortuna; la diga di contenimento che protegge il centro abitato non è riuscita a fermare il flusso del fiume che ha allagato quasi la metà dell’intero centro e parte della zona rurale circostante, provocando anche prolungati black-out. Gravi disagi sono segnalati anche in diverse località caraibiche con altre migliaia di sfollati nei vicini dipartimenti di Bolívar e Cesar. Le piogge che si abbattono dalla metà di settembre su gran parte del paese hanno causato finora in totale oltre 60 morti e 800.000 sinistrati in 26 dei 32 dipartimenti colombiani. (R.P.)

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    No della Chiesa salvadoregna all’uso del cianuro nelle miniere d’oro

    ◊   “Se vogliono estrarre dell’oro dalle nostre miniere, al limite, lo facciano, ma in questo nostro Paese non deve entrare un solo etto di cianuro”. Così, ieri, nel suo tradizionale incontro domenicale con la stampa dopo la Santa Messa, l’arcivescovo di San Salvador mons. Fernando Saénz Lacalle ha commentato l’annuncio della multinazionale canadese “Pacific Rim” che ha affermato di voler portare il Governo di El Salvador davanti alla Giustizia internazionale. La stampa locale, in questi giorni, ha dato ampio risalto alla posizione della “Pacific Rim”, proprietaria della miniera “El Dorado”, nella regione settentrionale di Cabañas, che ha minacciato azioni legali contro lo Stato se non avrà entro marzo 2009 i “regolari permessi per lo sfruttamento dei giacimenti”. La corporation afferma che il rifiuto delle autorità salvadoregne si configura come “un vero esproprio” in quanto “ha impedito l’introito di profitti legittimi” e perciò una sua filiale (la “Pac Rim Cayman LLC, con sede in Nevada) si prepara a fare causa nella cornice del Cafta, il Trattato di libero commercio tra il Centroamerica e gli Stati Uniti. Questa controversia che ormai si protrae da tempo ha sollevato, dentro e fuori del Paese, non poche polemiche e in alcuni momenti, come ha ricordato ieri l’arcivescovo Saénz Lacalle, si è tentato di coinvolgere maldestramente la Chiesa cattolica locale per la sua opposizione alla concessione dei permessi richiesti. Al riguardo in alcuni momenti si è definita la posizione della Chiesa come “gratuita e arbitraria, senza fondamento” e in altri di assecondare l’Ong Oxfam che lavora nella regione a protezione delle popolazioni locali. “È tutto assurdo e nessuna di queste affermazioni hanno neanche un minimo riscontro nella realtà”, ha sottolineato l’arcivescovo di San Salvador. Poi, il presule ha ricordato - citando diversi brani - il documento della Conferenza episcopale del 3 maggio 2007, in cui si documentano tutte le preoccupazioni che il progetto ha suscitato fin dal primo momento anche perché, a tutt’oggi, come hanno confermato le autorità di Governo, non è stato presentato lo studio sull’impatto ambientale richiesto alla multinazionale. “Nessun Trattato di libero commercio - ha aggiunto mons. Saénz Lacalle - può obbligare un Paese a provocare dei danni al suo ambiente e ai suoi ecosistemi così come a danneggiare la salute dei cittadini solo per facilitare del guadagno ad una multinazionale”. I vescovi, ha ricordato ancora una volta il presule, “in difesa della popolazione e della Nazione non desiderano che il sottosuolo venga contaminato con del cianuro per permettere ad alcuni di portare via il 97% del guadagno di un eventuale sfruttamento di giacimenti d’oro”. Secondo mons. Sáenz Lacalle “il Governo di El Salvador ha agito correttamente, quando ha deciso di rifiutare i permessi ribadendo ancora la richiesta di uno studio ambientale”. In un’ottica più ampia l’arcivescovo salvadoregno ha ricordato anche di aver suggerito alle autorità inchieste e studi sull’impatto nell’ambito della salute delle persone nelle regioni in cui operano le miniere esistente nel Paese. “Si vedrà subito, come sappiamo tutti, che molte persone di ogni età ne subiscono gravi conseguenze negative, come per esempio l’aumento di patologie renali nella regione orientale della Nazione. Conosciamo molto bene i danni che in passato hanno provocato le miniere sfruttate senza nessun rispetto per il Creato e la dignità delle persone. Perciò oggi più che mai dobbiamo stare attenti e dunque essere fermi nel rifiutare tutto ciò che può danneggiare la nostra gente”. (A cura di Luis Badilla)

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    Per il parroco di Betlemme "finalmente un Natale di speranza"

    ◊   Con l’accensione del grande albero di Natale, nella piazza principale della città, si aprono ufficialmente oggi a Betlemme le celebrazioni del Natale 2008. Alla cerimonia sono presenti anche le massime autorità palestinesi guidate dal presidente Abu Mazen. “Vogliamo in questo modo sottolineare la particolarità di questo Natale” dice in una intervista al Sir il parroco di Betlemme, padre Samuel Habib, che con il Comune ed il "Peace center" della città è tra i promotori dell’iniziativa. “Lo spirito che sto notando in questo tempo che precede il Natale è quello dei giorni migliori, di gioia, di speranza in tutti gli abitanti di Betlemme. E’ una gioia contagiosa che si sparge in tutta la città e si mescola ai sorrisi dei pellegrini che la stanno affollando. Un’atmosfera diversa da quella degli anni scorsi grazie anche alla diminuzione della violenza e a rinnovate speranze di pace”. Nel 2008 Betlemme ha visto arrivare circa 1,5 milioni di pellegrini e per i giorni di Natale si registrano già tantissime prenotazioni tra alberghi e ristoranti. “La loro presenza – afferma il parroco - ha riportato un netto miglioramento dell’economia generando gioia e speranza per il futuro. E si profila un 2009 anche migliore”. Agli occhi dei pellegrini, Betlemme già da qualche giorno appare illuminata e decorata e con un programma di manifestazioni tra le quali spicca, il 23 dicembre, “la marcia della pace dei bambini di Gerusalemme e Betlemme che giungerà alla basilica della Natività dove si pregherà per la pace”. Confermata anche, alla Messa di Mezzanotte, la presenza del presidente dell’Autorità palestinese, Abu Mazen, dei leader musulmani e delle altre confessioni cristiane. “In questo tempo di Natale, così come per Pasqua, - conclude padre Habib – agli abitanti di Betlemme e delle zone vicine verrà concesso dagli israeliani un permesso per entrare ed uscire dalla città e andare a fare visita ai parenti, superando così il muro di separazione, con il check point israeliano, che di fatto rende Betlemme una città chiusa come una prigione”. (R.P.)

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    Terra Santa: iniziative natalizie della parrocchia di Giaffa

    ◊   Sovvenzionare parte delle attività della scuola della domenica della parrocchia di Giaffa, in Terra Santa, e contribuire alla raccolta di fondi per le comunità cristiane del mondo sostenute dalla pontificia opera dell’Infanzia Missionaria: sono gli obiettivi che il gruppo giovanile, gli "Animatori della scuola della domenica", fondato nel 1989 da fra Abdel Masih, hanno raggiunto con l’apertura del bazar natalizio nel salone del convento francescano di Giaffa. Nel bazar è stato possibile acquistare ornamenti e oggetti natalizi come presepi, candele, stelle, alberelli. I giovani della parrocchia di Giaffa da anni si impegnano in diverse attività per i bambini - i latini (ossia i romano cattolici), gli ortodossi, melchiti, maroniti, copti e protestanti – con incontri di catechesi e iniziative sociali, soprattutto la domenica e nel periodo delle vacanze estive attraverso campi scuola. Nel corso di questi anni i giovani della parrocchia di Giaffa hanno portato avanti progetti per il Sud Africa, acquistando letti per un ospedale per bambini; per la Liberia, finanziando la fornitura di arredo scolastico per ragazzi scampati dalla guerra; per i sordomuti di Betlemme, contribuendo alla ricerca di apparecchi acustici per sordomuti; per le Filippine, sostenendo la costruzione di una casa per una famiglia povera. Dal 2000 ad oggi il gruppo giovanile parrocchiale di Giaffa ha inviato a persone bisognose nel mondo 90.482 shekel più o meno il corrispettivo di 23.200 dollari americani. (T.C.)

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    I vescovi australiani chiedono giustizia e diritti per le comunità aborigene

    ◊   Nel celebrare il progresso e lo sviluppo della società australiana, non si possono dimenticare le ingiustizie che ancora subiscono i fratelli delle comunità aborigene: è quanto afferma mons. Christopher Saunders, presidente dell’Australian Catholic Social Justice Council (che è la commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale), in un intervento condiviso con Elsie Heiss, laica cattolica, presidente del Consiglio Nazionale Cattolico degli Aborigeni. I due leader hanno sottolineato il gap tuttora esistente fra i segmenti della società australiana e soprattutto le condizioni svantaggiate in cui vivono le minoranze aborigene: questa situazione richiede un massiccio intervento dello stato per offrire pari opportunità di sviluppo, nonché gesti di aiuto e solidarietà concreta da parte di tutti i cittadini australiani, nelle diverse regioni e comunità. Nonostante i passi avanti compiuti di recente, alla vigilia del Natale 2008 i vescovi hanno ribadito la necessità di un approccio da parte dello stato che abbandoni il modello “legge e ordine”, puntato solo sulla repressione dei fenomeni di criminalità, per adottare un modello teso a migliorare, promuovere e potenziare il pieno inserimento delle comunità aborigene nel tessuto sociale australiano, soprattutto tramite nuove opportunità di occupazione e di istruzione, all’insegna di “un genuino dialogo e una partnership durevole” con le comunità aborigene. Il diritto allo studio e l’accesso al lavoro sono infatti elementi essenziali per promuovere una autentica integrazione e una reale partecipazione delle comunità aborigene alla vita sociale, politica e culturale dell’Australia, per garantire loro i diritti previsti dalla Costituzione australiana. Attualmente i 517 mila aborigeni presenti in Australia (2,5% del totale della popolazione) hanno una aspettativa di vita inferiore (59,4 anni contro 76,6 per gli uomini; 64,8 contro 82 per le donne). Lo scarso accesso alle prestazioni sanitarie colpisce duramente i bambini, che soffrono di malattie legate alla malnutrizione. Alcolismo, droga e disoccupazione sono i principali problemi di una popolazione ancora largamente extraurbana, alloggiata in località remote. La Chiesa australiana ha siglato con il governo accordi per costruire scuole cattoliche nelle comunità indigene, in modo da porre un freno all'evasione scolastica e alla mancata integrazione nel mondo del lavoro. (R.P.)

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    Sostegno del Movimento per la Vita al Granduca di Lussemburgo per il veto sull’eutanasia

    ◊   Parole di ammirazione e stima ha espresso il Movimento per la Vita al Granduca Henry di Lussemburgo che ha rifiutato di firmare la legge che legalizza l’eutanasia. In una lettera inviata al monarca lussemburghese, l’on. Carlo Casini, presidente del Movimento, ne elogia “il coraggio” per avere resistito ad una cultura che non riconosce le persone malate, un esempio da seguire sia per i politici che per i legislatori. Lo stesso direttivo del Movimento della Vita ha inviato un’altra lettera al primo ministro del Lussemburgo, Jean-Claude Juncker, esortandolo ad appoggiare la decisione del Granduca. Anche il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il cardinale Renato Martino, ha dichiarato sostegno ed ammirazione per il Granduca sottolineando che “la Santa Sede difende la vita dal concepimento fino alla morte naturale, e l’eutanasia non è morte naturale”. Intanto sono numerose le Associazioni e le Istituzioni che hanno offerto al Monarca del Lussemburgo il proprio appoggio. Questo pomeriggio, l’associazione “Cuore Azzurro” manifesterà a sostegno al granduca Henry, davanti all’Ambasciata del Lussemburgo a Roma, mentre l’ex deputato europeo, Elizabeth Montfort, ha lanciato una campagna di raccolta firme per sostenere "la testimonianza di difesa della vita data dal Granduca, nonostante il costo politico". Da parte sua il Governo Lussemburghese si è affrettato a dichiarare che sarà presto cambiato l’articolo 34 della Costituzione, che dà al Monarca il potere di ‘emanare’ una legge, di decidere cioè se approvare e rendere esecutiva la norma. La norma sarà modificata per ridurre il potere del Granduca. (F.C.)

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    In Libia Conferenza Fao su "L'acqua per l'agricoltura e l'energia in Africa"

    ◊   Si apre oggi a Sirte, in Libia, la Conferenza internazionale su “Acqua per l’agricoltura e l’energia in Africa: le sfide del cambiamento climatico”, organizzata dalla FAO insieme al Governo libico e all’Unione Africana. Durante l’incontro sarà esaminato e valutato un programma di valorizzazione di risorse terriere e idriche dell’Africa sinora largamente inutilizzate. Mercoledì prossimo, a conclusione dei lavori, i delegati di 53 Paesi adotteranno una Dichiarazione congiunta sull’impiego più ampio di risorse idriche a vantaggio del settore alimentare ed energetico e su un Piano d’azione graduale per raggiungere tali obiettivi. La maggior parte dei paesi dell’Africa dipende da fonti idriche non convenzionali, come acque desalinizzate, acque reflue trattate e dall’estrazione di “acqua fossile” non rinnovabile imprigionata per millenni in falde acquifere profonde, molto al di sotto della superficie terrestre. Verrà inoltre discusso un programma che dovrebbe creare infrastrutture per l’irrigazione e centrali idroelettriche del valore equivalente a 65 miliardi di dollari e della durata prevista di 20 anni e un Piano d’azione graduale per raggiungere gli obiettivi prefissati e rispondere alle sfide del cambiamento climatico che minaccia di sconvolgere gli attuali sistemi di produzione agricola in molte parti del continente. (R.P.)

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    A Doha la prima Conferenza Araba sui diritti umani

    ◊   In corso da ieri a Doha, nel Qatar, la prima Conferenza araba sui diritti umani, ospitata al Four Season Hotel. Il vertice di due giorni – di cui riferisce l’agenzia AsiaNews - è stato promosso dal Comitato nazionale per i diritti umani (Nhrc) del Qatar e dalla Lega Araba, in una data ravvicinata al 60mo anniversario – celebrato il 10 dicembre scorso - della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Partecipano all’incontro di Doha i ministri della Giustizia e dei diritti umani dei Paesi arabi, il segretario generale della Lega Araba Amr Moussa, e rappresentanti di istituzioni, associazioni e organizzazioni locali e internazionali che si occupano di diritti umani. La Conferenza vuole promuovere “la Convenzione araba in tema di diritti umani” e “discutere le strategie che intende adottare le Lega per garantire il rispetto dei diritti umani nei Paesi arabi”. La Convenzione, ratificata di recente dal Qatar, è stata promulgata nel 1994 e sottoposta a riforma nel 2001. Durante la Conferenza verranno assegnati riconoscimenti a personalità del mondo arabo, che si sono distinte per la loro battaglia a favore dei diritti umani: tra questi Sheikha Ghalia bint Mohammed bin Hamad al Thani, ministro della Sanità del Qatar, per il “lavoro che la donna ha svolto quando era membro del Comitato Onu per i diritti dell’infanzia”. (R.G.)

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    Conferenza del Consiglio d’Europa contro violenze e sfruttamento sessuale dei minori

    ◊   Oggi e domani Varsavia ospita la terza Conferenza regionale per promuovere la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali. Nell’intero continente europeo – riferisce l’agenzia Sir - tra il 10 e il 20% dei minori sarebbe infatti vittima di violenze sessuali. La Convenzione, come spiega una nota del Consiglio d’Europa “costituisce un prezioso strumento al fine di prevenire e lottare contro qualsiasi forma di violazione dei diritti fondamentali dei minori e rappresenta un considerevole passo avanti nel rafforzamento della cooperazione internazionale”. Nel testo della Convenzione è stato inoltre introdotto il reato di “grooming”, ovvero il tentativo di adulti di contattare, per fini sessuali, bambini o adolescenti, ad esempio mediante forum di discussione. Il Consiglio d’Europa si è impegnato a sensibilizzare i Governi sulla necessità di una rapida entrata in vigore della Convenzione e a sostenerli nel processo di ratifica. È essenziale che sempre più Governi seguano l’esempio dei 32 Paesi che hanno già sottoscritto la Convenzione per far sì che quest’ultima entri in vigore nel 2009. (R.G.)

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    Istruzione per tutti entro il 2015: incontro ad Oslo promosso dall’Unesco

    ◊   Diseguali opportunità di istruzione accrescono povertà, fame, mortalità infantile e riducono “le prospettive di crescita economica”, afferma il direttore generale dell’Unesco, Koïchiro Matsuura. E’ pertanto urgente “superare questa disparità e fare dell’istruzione un motore di cambiamento”. In tale prospettiva, ministri dell’istruzione e dello sviluppo, alti rappresentanti di organismi multilaterali e bilaterali e rappresentanti della società civile si incontreranno – riferisce l’agenzia Sir - il 16 e 17 dicembre a Oslo, sotto l’egida dell’Unesco, per raccomandare strategie volte ad accelerare i progressi per ottenere un’istruzione di qualità per tutti entro il 2015. Ad aprire l’VIII riunione del “Gruppo ad alto livello sull’istruzione per tutti” sarà Matsuura, con il principe Haakon di Norvegia e il primo ministro Jens Stoltenberg. Tra i temi sul tappeto anche l’istruzione delle bambine, il reclutamento e la remunerazione degli insegnanti, il finanziamento dell’istruzione per tutti. Secondo il Rapporto Unesco 2009, un bambino su tre nei Paesi in via di sviluppo arriva all’età scolare con uno sviluppo intellettivo e prospettive di apprendimento limitati dalla malnutrizione. (R.G.)

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    Consegnato a Montecitorio il Premio Pellegrino di Pace ad Ingrid Betancourt

    ◊   “La comunità internazionale” deve “continuare a sostenere gli sforzi del popolo colombiano per uscire dalla crisi, liberarsi dall’abbraccio mortale della criminalità e del terrorismo e quindi vivere pacificamente e democraticamente”. Così in Italia, il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, durante la consegna - stamane a Montecitorio - del Premio 'Pellegrino di pace' 2008 ad Ingrid Betancourt. Un ambito riconoscimento, giunto alla XX edizione, che il Centro internazionale per la pace fra i popoli di Assisi assegna ogni anno ad una persona che abbia lavorato con opera straordinaria al fine di favorire l’amicizia e la solidarietà fra i popoli. “Quel che dobbiamo promettere ad Ingrid Betancourt – ha sottolineato Gianfranco Fini - è che la Colombia non esca dalle prime pagine dei giornali, non venga trascurata dall’attenzione dell’opinione pubblica mondiale, dopo che il suo dramma personale ha cessato di fare notizia”. Questa vicenda drammatica – ha proseguito il presidente della Camera - ha infatti dato occasione ad una rinnovata solidarietà tra l’Europa e l’America Latina che ha trovato espressione nella comune mobilitazione umanitaria, che ora non deve disperdersi nella soluzione del caso individuale. Sarebbe ingiusto – ha aggiunto - verso i nostri popoli, oltre che nei confronti della sofferenza della sua protagonista”. Tracciando il profilo della signora Betancourt, il presidente Fini ne ha elogiato la “straordinaria forza interiore” grazie alla quale è riuscita “a mantenere integra la sua libertà di pensiero e la speranza nel futuro”, nei lunghi anni di detenzione, esprimendo “un grande bisogno di spiritualità”, colmato durante la prigionia con la lettura della Bibbia, “un tesoro - secondo le sue parole - che non conosciamo, che lungi dall’essere un grosso libro polveroso contiene invece tutte le risposte”. Il presidente Fini ha ringraziato infine il Centro di Assisi, giunto al suo trentesimo anno di attività, “per aver offerto l’occasione di accogliere nella sede parlamentare Ingrid Betancourt, reduce da un intenso viaggio in cui ha toccato otto capitali latino-americane, per sensibilizzare l’opinione pubblica e le classi dirigenti circa la necessità di lavorare per il rilascio di tutti gli altri ostaggi ancora in mano alla guerriglia colombiana”. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Rwanda: inaugurato un nuovo oratorio salesiano

    ◊   E' stato inaugurato nei giorni scorsi con una celebrazione eucaristica, il nuovo oratorio salesiano “Don Bosco-Stade Nyirimana Anaclet”, affidato alla cura pastorale della comunità salesiana del postnoviziato di Kabgayi, in Rwanda. Alla celebrazione, presieduta da don Innocent Gatete, delegato per la Pastorale Giovanile della Visitatoria Africa Grandi Laghi, hanno partecipato numerosi giovani, insieme ai loro genitori, e i giovani salesiani postnovizi. Una giornata di festa - riferisce l'agenzia Ans - nella quale Don Gatete e don Camiel Swertvagher, direttore dell’opera, hanno evidenziato l’importanza che l’oratorio aveva per Don Bosco nell’offrire ai ragazzi uno spazio che è casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che prepara alla vita e cortile dove potersi incontrare da amici e vivere felici. Il direttore ha anche ringraziato le persone e le istituzioni, tra le quali l’impresa Boss-Paints e le organizzazioni “Comide” e “Amici dei Popoli”, che hanno reso possibile la realizzazione delle strutture dell’oratorio. Il nome dell’oratorio, “Don Bosco-Stade Nyrimana Anaclet”, è un omaggio a un giovane salesiano postnovizio colpito da un fulmine mentre era in visita dai suoi parenti nel 2007. (A.M.)

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    Le comunità cristiane di Ginevra chiedono tutele per i richiedenti asilo

    ◊   Appello delle tre comunità cristiane riconosciute di Ginevra per le preoccupanti condizioni in cui si trovano quanti chiedono asilo all’aeroporto della città svizzera. “I richiedenti asilo – si legge nel messaggio firmato da Monique Python, presidente del Sinodo cantonale della Chiesa cattolica cristiana, mons. Pierre Farine, vescovo ausiliare della Chiesa cattolica e Georges Bolay, presidente della Chiesa protestante – dormono in due dormitori monocolo e non possono fare nulla. I cappellani hanno costatato problemi di salute relativi a questa situazione. Inoltre avrebbero bisogno di un accesso gratuito ad internet, ad un telefono e ad un fax”. Le Chiese svizzere chiedono che i richiedenti asilo possano recarsi in luoghi di accoglienza o incontrare i cappellani per essere sostenuti e consigliati. Per i leader religiosi, la situazione “è incompatibile con i diritti umani elementari contenuti tra l’altro nell’accordo-quadro firmato dalle autorità e dalle tre Chiese”. (T.C.)

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    Le celebrazioni a Hong Kong per i 120 anni della cattedrale

    ◊   “Sono molto felice di poter partecipare alla celebrazione per i 120 anni di consacrazione della Cattedrale. E prego per la Chiesa in Cina”. Così mons. Robert Sarah, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha definito il suo primo viaggio pastorale in terra cinese durante la Santa Messa che ha celebrato ad Hong Kong per i 120 anni della costruzione della Cattedrale dedicata all’Immacolata Concezione, il 7 dicembre. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), il vescovo ordinario della diocesi di Hong Kong, l’ausiliare, il vicario generale e numerosi sacerdoti e missionari presenti nel territorio, hanno concelebrato la solenne liturgia davanti a circa 1.100 fedeli. Durante l’omelia, il celebrante ha sottolineato che questi 120 anni della cattedrale sono anche parte della storia della diocesi e di quella dei missionari, visto che la chiesa è stata costruita dai missionari del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) che hanno celebrato i 150 anni di missione ad Hong Kong l’anno scorso. Secondo il vicario generale ed anche decano della cattedrale, mons. Dominic Chan, “far sentire i fedeli come a casa propria è la priorità pastorale della cattedrale. Inoltre incoraggiamo la partecipazione dei giovani, che simboleggia la trasmissione della fiaccola della fede alle nuove generazioni. La cattedrale celebrerà l’Anno della Vocazione Paolina nel 2009, per sensibilizzare tutti i fedeli sull’importanza delle vocazioni”. A conclusione dell’Eucaristia, il vescovo di Hong Kong ha incoronato la statua dell’Immacolata Concezione posta nella cappella dell’evangelizzazione, che si trova all’interno della cattedrale. La corona è un dono dei fedeli e degli studenti del 1954, quando la Chiesa universale celebrò i cento anni del dogma dell’Immacolata Concezione. (R.P.)

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    Dall'Università di Salamanca dottorato "honoris causa" a padre Lombardi

    ◊   Il Consiglio Universitario dell'Università Pontificia di Salamanca (UPSA), riunito venerdì scorso, ha approvato all'unanimità il conferimento del dottorato “honoris causa” a padre Federico Lombardi, direttore generale della nostra emittente, su richiesta della Facoltà di Comunicazione. Padre Lombardi, nato nel 1942 a Saluzzo, in Piemonte, è anche direttore ddella Sala Stampa della Santa Sede e del Centro Televisivo Vaticano, e assistente generale del Preposito generale della Compagnia di Gesù. Il professor Fernando Martínez Vallvey è stato incaricato di presentare la proposta a nome della Facoltà di Comunicazione, che ha richiesto il riconoscimento in occasione del ventesimo anniversario della Facoltà. Le origini dell'attuale Università Pontificia di Salamanca, l'Università della Conferenza Episcopale Spagnola, risalgono al re Alfonso IX di León, che fondò l'Estudio Salmantino nell'inverno del 1218-19; si tratta quindi di una delle prime università della storia. Attualmente l'Università ha più di 8.500 studenti. Nel maggio scorso, padre Lombardi ha ricevuto il dottorato “honoris causa” del Regis College dell'Università di Toronto, una delle più prestigiose Facoltà di Teologia. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Bush a colloquio con Karzai in Afghanistan

    ◊   Il presidente americano, George W. Bush, è oggi in Afghanistan dopo la visita ieri in Iraq, dove nelle ultime ore si sono registrati due gravi episodi di violenza: a nord ovest di Baghdad, almeno tre persone sono morte e altre 31 sono rimaste ferite nell'esplosione di un'autobomba. Mentre ancora più a nord, nei pressi di Mossul, sette persone della stessa famiglia, tra cui tre donne, sono state uccise la notte scorsa in un attacco armato, in uno dei tanti episodi di violenza perpetrati contro le minoranze. Si trattava di una famiglia di yazidi, per lo più curdofoni, che seguono un culto sincretico con elementi del cristianesimo, dell'islam, dell'ebraismo, del manicheismo e dello zoroastrismo. Inoltre, una fossa comune con almeno 250 cadaveri è stata scoperta nella zona di Hor Salayel a nord di Bassora. Sembra contenga i resti di “vittime dell'ex regime iracheno”, uccise a cavallo tra gli anni '80 e gli anni '90. Sulle dichiarazioni di Bush, il servizio di Fausta Speranza:

    Della missione in Afghanistan Bush dice che è una missione ad elevato livello di rischio ma essenziale. Incontrando il presidente afghano, Hamid Karzai, assicura che gli Stati Uniti rafforzeranno la loro presenza militare in Afghanistan, nonostante la transizione in atto alla Casa Bianca, chiedendo agli alleati della Nato di fare altrettanto. Bush, è giunto a sorpresa in piena notte alla base aerea di Bagram dopo la visita in Iraq di ieri, in merito alla quale rischia sette anni di carcere il giornalista iracheno, Muntazer al-Zaidi, che durante la conferenza stampa a Baghdad ha lanciato le sue scarpe contro il presidente americano. “Se il suo gesto viene considerato come una semplice aggressione senza premeditazione invece il giornalista potrebbe cavarsela con un massimo di due anni di carcere o, addirittura, solo col pagamento di un'ammenda pecuniaria”. Le cose in Iraq “non sono state facili”, - ha detto ieri Bush sottolineando però che l'intervento americano era “necessario per la sicurezza degli Stati Uniti”. Da riferire infine la dichiarazione del capo della casa Bianca relativa al conflitto israelo-palestinese: gli Stati Uniti - ha detto - stanno preparando una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che dia nuovo slancio ai colloqui di pace in Medio Oriente.

     
    Territori palestinesi
    È iniziata, secondo radio Gerusalemme, la liberazione di circa 230 detenuti palestinesi decisa dal governo israeliano come gesto di buona volontà nei confronti dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), in occasione della Festa islamica del Sacrificio, celebrata la settimana scorsa. La loro liberazione doveva avvenire nella prima mattinata, ma è slittata di alcune ore. Si tratta nella quasi totalità di militanti di al-Fatah. Intanto, la stampa scrive che sarà presto annunciata dal presidente dell'Anp, Abu Mazen, (Mahmud Abbas), la data di nuove elezioni presidenziali e politiche nei territori palestinesi. Ieri, in una grande manifestazione a Gaza, il leader locale di Hamas, Ismail Haniyeh, aveva ribadito che, secondo il suo movimento, il mandato di Abu Mazen scadrà il 9 gennaio 2009. Dopo di che, secondo Haniyeh dovrà essere sostituito per due mesi dal presidente del parlamento, Abdel Aziz Dweik (che tuttavia è detenuto in un carcere israeliano). Nabil Abu Rudeina, un portavoce di Abu Mazen, ha replicato che il leader dell'Anp non sente di aver bisogno della legittimazione di alcun partito, essendo stato eletto direttamente dal popolo palestinese. Da parte sua, il quotidiano israeliano Jerusalem Post ha appreso da fonti dell'Anp a Ramallah che Abu Mazen intende estendere di 12 mesi il proprio mandato, fino al gennaio 2010. Secondo il giornale, il leader palestinese avrebbe già raggiunto un’intesa in merito con la Lega araba. Abu Mazen è stato eletto presidente dell'Anp per un periodo di quattro anni, nel gennaio 2005. L'anno successivo, è stato eletto il nuovo parlamento che resterà in carica fino al 2010. Secondo Abu Mazen, è consigliabile unificare adesso il voto delle elezioni presidenziali e politiche. Infine, c’è da riferire di una ricerca demografica curata da un centro studi di Ariel (Cisgiordania), secondo la quale il numero complessivo dei coloni ebrei è più che raddoppiato in 12 anni, fra il 1995 ed il 2007. Nel 1995, il numero degli israeliani residenti in Cisgiordania era di 130 mila, mentre nel 2007 ha raggiunto la cifra complessiva di 270 mila.

    Crisi economica globale
    Il presidente Usa, Bush ha fatto sapere che l’annuncio sul piano di salvataggio dell’auto non è ancora pronto. In Italia, intanto, da oggi e fino al 12 gennaio, 50 mila addetti del gruppo Fiat entrano in cassa integrazione. L’arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, ha affermato che “per il grande numero di occupati e il ruolo primario dell’auto, ci si attende dal governo e dal parlamento, come sta avvenendo in altri Paesi, un adeguato sostegno al settore”. Segnali positivi arrivano invece dall’inflazione. Alessandro Guarasci:

    L’ultima doccia fredda per la finanza mondiale è arrivata dalla frode da 50 miliardi di dollari messa in piedi dall'ex presidente del Nasdaq, Bernard Madoff. Molte le banche europee coinvolte. In Italia spicca il Banco Popolare. Ma in questo momento è il settore dell’auto in maggiore sofferenza, con la Fiat che entra in cassa integrazione. Per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, bisogna guardare avanti avendo fiducia, ma senza nascondersi le difficoltà. Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, la creatività e la qualità del made in Italy sono un tratto distintivo dell’industria italiana, che tutto il mondo riconosce. Il presidente dell’associazione di consumatori Adusbef, Elio Lannutti, è convinto che serviva un intervento più deciso a favore delle famiglie:

     
    “Noi avevamo chiesto 16 miliardi, si potevano recuperare da un abbattimento del 2% della spesa pubblica che è di 800 miliardi, eliminando anche gli sprechi. E altri 16 miliardi dall’1% del Prodotto interno lordo”.

     
    Intanto, l’inflazione a novembre cala dello 0.4%, ma per alcuni generi i prezzi sono ancora in forte crescita. Basta dire che la pasta a fine anno sarà aumentata del 30 per cento. Per il responsabile consumi della Coldiretti, Stefano Masini, è un problema di filiera:

     
    “Una trasparenza che deve essere ricercata sul piano degli eventuali cartelli che possono essere formati anche in relazione a problemi di informazione, di acquisto e poi di etichettatura finale al consumatore, con riguardo, in particolare, all’origine del prodotto che deve essere segnalata. È un problema, appunto, di equità: poter recuperare la piena tracciabilità del prodotto rispetto al suo prezzo per il consumatore”.

     
    In calo, invece, i carburanti che da novembre ad ottobre hanno visto scendere i prezzi del 10 per cento.

     
    Somalia
    Il parlamento somalo riunito a Baidoa ha dato oggi un sostegno massiccio al premier, Nur Hassan Hussein, e al suo governo che ieri era stato sconfessato dal presidente, Abdullahi Yusuf Ahmed. Il presidente del parlamento, Aden Mohamad Nur, ha detto che i voti a favore del governo sono stati 143, 20 i voti contrari e sette le astensioni. “Di conseguenza - ha aggiunto il presidente dell'assemblea - il governo è legittimo”. Ieri, il presidente della Repubblica aveva accusato il premier e il suo esecutivo di essere incapaci di compiere il proprio lavoro, soprattutto nel contrasto alla guerriglia islamica. Ma Nur Hassan Hussein gli aveva ricordato che non rientra nei poteri del presidente licenziare il premier e che era necessaria l'approvazione del parlamento.

    Yemen
    Una tribù yemenita ha sequestrato ieri tre cittadini tedeschi, uno dei quali dipendente dell'Onu, per esercitare pressioni in una disputa territoriale con un'altra tribù. Lo ha detto oggi una fonte della sicurezza, precisando che i tre sono stati portati ad una sessantina di chilometri da Sanaa. Il governo ha preso contatto con la tribù per cercare di giungere al rilascio degli ostaggi.

    Grecia
    Alcune centinaia di studenti si sono radunate questa mattina ad Atene davanti alla direzione generale della polizia per protestare contro l'assassinio dello studente Alexis Grigoriopoulos, nove giorni fa da parte di un agente. La tensione permane. Sondaggi pubblicati dai giornali indicano che la grande maggioranza dei greci dà un giudizio negativo sull'operato del governo di fronte ai peggiori disordini di piazza degli ultimi decenni, e il 60% ritiene che i disordini di questi giorni vadano visti non come incidenti isolati, ma come una vera e propria "rivolta sociale". Oltre 200 persone sono state fermate e alcune decine già incriminate.

    Firmata la bozza dell’accordo tra Siria e Ue da ratificare entro giugno 2009
    La stampa di Damasco stamani plaude alla firma della bozza di accordo di associazione tra la Siria e l'Unione Europea (Ue), che prevede aiuti finanziari da parte di Bruxelles in cambio di riforme economiche da realizzare nel prossimo futuro. “Un importante successo”, scrive il quotidiano governativo al-Thawra, mentre al-Baath, organo di stampa dell'omonimo partito al potere da oltre quarant'anni, sottolinea “la fiducia accordata dall'Europa alla Siria”. La firma alla bozza dell'accordo, congelato nel 2004 dall'Ue a causa di forti pressioni politiche di Gran Bretagna, Olanda e Germania, è stata posta ieri a Damasco dal vicedirettore per gli Affari esteri della Commissione europea, Hugo Mingarelli, e dal presidente dell'ente statale siriano per la pianificazione, Taysir Raddawi. Dopo esser stata isolata a livello diplomatico negli ultimi quattro anni, la Siria è tornata di recente al centro delle attenzioni politiche ed economiche dei principali Paesi europei.

    Storica ripresa dii collegamenti diretti tra Cina e Taiwan
    Il servizio postale e quello di trasporti diretti tra la Cina e Taiwan sono ripresi oggi, per la prima volta dalla fine della guerra civile nel 1949. La guerra si concluse con la presa del potere dei comunisti di Mao Zedong, mentre i nazionalisti del Kuomintang guidati da Chang Kai-shek si rifugiarono a Taiwan, che da allora è di fatto indipendente anche se Pechino continua a rivendicarla. L'instaurazione di collegamenti diretti faciliterà il lavoro di migliaia di imprenditori taiwanesi. Due cerimonie nel porto taiwanese di Kaohsiung e in quello cinese di Tianjin hanno sancito la ripresa del servizio di trasporto commerciale. La storica iniziativa è stata resa possibile, tra l’altro, dall'elezione a presidente di Taiwan di Ma Ying-jeou, sostenitore di un miglioramento delle relazioni con Pechino.

    Russia-Cuba
    Tre navi da guerra della flotta russa si recheranno a Cuba nel porto dell'Avana dal 19 al 23 dicembre per la prima volta dal crollo dell'Urss nel 1991. Si tratta del cacciatorpediniere Ammiraglio Chabanenko e di due navi da rifornimento, la Ivan Boubnov e Sb-406. Le tre unità concludono oggi una visita in Nicaragua. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 350

     
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