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Sommario del 12/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Nuovo documento della Chiesa sulla bioetica: riconoscere ad ogni essere umano, dal concepimento, i diritti della persona
  • Il commento di padre Lombardi all'Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede
  • Ecumenismo. Il Papa plaude ai significativi passi in avanti nel dialogo con gli ortodossi
  • Il Papa ai vescovi di Taiwan: siate spiritualmente uniti con i vostri confratelli della Cina continentale
  • Cristo nuova speranza in un mondo buio e freddo: così il Papa nell'udienza ai pellegrini della Bassa Austria
  • Scambio degli strumenti di ratifica dell'Accordo tra Santa Sede e Andorra
  • Altre udienze e nomine
  • Seconda predica d’Avvento di padre Cantalamessa per la famiglia pontificia
  • Il Papa agli universitari: “il Vangelo abbatte i muri di ogni epoca”
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il senato Usa boccia il piano di aiuti al settore auto
  • Il continente americano celebra la festa della Madonna di Guadalupe
  • Chiesa e Società

  • Allarme della Croce Rossa: a rischio fame 20 milioni di persone nel Corno d’Africa
  • Si è spento in Cina mons. Giuseppe Xu Zhixuan, vescovo di Wanzhou
  • Garanzie del governo indiano per il Natale in Orissa ma si teme anche per il Karnataka
  • Missione in Pakistan di una delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese
  • In Indonesia cresce la violenza religiosa: a rischio l’unità nazionale
  • Appello del cardinale Delly a Obama a non dimenticare l’Iraq
  • Il cardinale Maradiaga chiede la liberazione di alcuni operatori umanitari rapiti in Zimbabwe
  • L’episcopato boliviano in difesa della libertà di stampa
  • Venezuela: avviata la Missione continentale a Caracas
  • Si chiude oggi a Poznan la conferenza Onu sul clima
  • “La famiglia: un bene per l’umanità” è il tema del primo Forum cattolico-ortodosso a Trento
  • Mozambico: 25 nuovi medici dall'Università cattolica di Beira
  • In omaggio a Papa Wojtyla mostra di presepi trentini in Polonia
  • Si apre a Bologna il Congresso dei giovani delle Acli
  • 24 Ore nel Mondo

  • Vertice Ue: raggiunto l'accordo sul pacchetto clima
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nuovo documento della Chiesa sulla bioetica: riconoscere ad ogni essere umano, dal concepimento, i diritti della persona

    ◊   “Ad ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale, va riconosciuta la dignità di persona”: inizia così l’Istruzione “Dignitas personae”, su alcune questioni bioetiche, emanata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e presentata questa mattina nella Sala Stampa vaticana. Il documento vuole aggiornare la “Donum vitae” pubblicata dallo stesso dicastero nel 1987, in seguito ai grandi sviluppi raggiunti negli ultimi 20 anni dalle tecnologie biomediche. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    L’Istruzione, approvata dal Papa, vuole esprimere “un grande sì alla vita umana” (1), per cui i vari “no” presenti nel testo vanno visti in positivo così come vengono considerati positivamente i “no” dell’umanità alle violazioni dei diritti umani, al razzismo, alla schiavitù, alle discriminazioni di donne, bambini e persone malate (36). La Chiesa – si ricorda – un secolo fa difese coraggiosamente gli operai oppressi nei loro diritti: oggi difende “un’altra categoria di persone”, quella del concepito, “oppressa nel diritto fondamentale alla vita” (37). La Chiesa guarda con fiducia alla ricerca scientifica e ne riconosce l’autonomia, ma richiama tutti gli interessati a una responsabilità etica e sociale (10). Principio fondamentale è che al frutto della generazione umana “dal primo momento della sua esistenza, e cioè a partire dal costituirsi dello zigote… si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita” (4).

     
    Per quanto riguarda la cura dell’infertilità, “sono da escludere tutte le tecniche di fecondazione artificiale eterologa e … omologa che sono sostitutive dell’atto coniugale. Sono invece ammissibili le tecniche che si configurano come un aiuto all’atto coniugale e alla sua fecondità”. Sono da incoraggiare le adozioni (12-13). Il documento ricorda che nella fecondazione in vitro “il numero di embrioni sacrificati è altissimo”. Si tratta di una tecnica in cui l’embrione umano viene trattato come “un semplice ammasso di cellule”. Sono poi “sempre più frequenti i casi in cui coppie non sterili ricorrono alle tecniche di procreazione artificiale con l’unico scopo di poter operare una selezione genetica dei loro figli” (14-15). “La Chiesa riconosce la legittimità del desiderio di un figlio”, ma tale desiderio “non può giustificarne la produzione”. “In realtà si ha l’impressione che alcuni ricercatori … sembrano cedere alla logica dei soli desideri soggettivi e alla pressione economica, tanto forte in questo campo”(16). Tra le tecniche intrinsecamente illecite rientra anche l’ICSI (Intra Cytoplasmic Sperm Injection), che consiste nella iniezione di un singolo spermatozoo direttamente nel citoplasma ovocitario, perché “è attuata al di fuori del corpo dei coniugi mediante gesti di terze persone” (17). L’Istruzione ribadisce l’inammissibilità del congelamento degli embrioni e dichiara inaccettabili le proposte di usare i tanti embrioni congelati esistenti per la ricerca o per usi terapeutici o di metterli a disposizione di coppie infertili. Problematica, anche se lodevole nelle intenzioni, appare la proposta di una “adozione prenatale”. Si constata che ci si trova in “una situazione di ingiustizia irreparabile”: non si intravede infatti “una via d’uscita moralmente lecita” per il destino umano degli embrioni congelati, i quali “restano pur sempre titolari dei diritti essenziali e quindi da tutelare giuridicamente come persone umane”. Viene dichiarata “moralmente inaccettabile” anche “la crioconservazione di ovociti in ordine al processo di procreazione artificiale” (18-19-20).

     
    Parlando di pratiche abortive, il testo fa riferimento alla cosiddetta riduzione embrionale “per ridurre il numero di embrioni o feti presenti nel seno materno mediante la loro diretta soppressione”: si tratta “di un aborto intenzionale selettivo”. Anche la diagnosi pre-impiantatoria, “diversamente da altre forme di diagnosi prenatale”, “è finalizzata di fatto ad una selezione qualitativa con la conseguente distruzione di embrioni” con difetti o con caratteristiche non desiderate: si tratta di una “grave ed ingiusta discriminazione che porta a non riconoscere lo statuto etico e giuridico di esseri umani affetti da gravi patologie e disabilità” (21-22). Accanto ai mezzi contraccettivi, sono illecite in particolare le pratiche che agiscono dopo la fecondazione quali le tecniche intercettive, come la spirale e la pillola del giorno dopo, che intercettano l’embrione prima del suo impianto nell’utero, e le tecniche contragestive, come la pillola RU 486, che provocano l’eliminazione dell’embrione appena impiantato. L’uso di tali mezzi “rientra nel peccato di aborto” e “qualora si raggiunga la certezza di aver realizzato l’aborto” s’incorre nella “scomunica latae sententiae”, cioè automatica (23).

     
    In merito alla terapia genica, l’uso dell’ingegneria genetica a scopo terapeutico, sono ammessi in linea di principio gli interventi sulle cellule somatiche, dunque non riproduttive, i cui effetti sono limitati al singolo individuo. Sono illeciti invece gli interventi sulle cellule germinali per l’alto rischio di trasmissione di eventuali danni alla progenie (25-26). Il documento condanna decisamente l’applicazione dell’ingegneria genetica per scopi non terapeutici, ovvero per “presunti fini di miglioramento e potenziamento della dotazione genetica”: si tratta di una pretesa ideologica di sostituirsi a Dio “nel tentativo di creare un nuovo tipo di uomo” (27). “Intrinsecamente illecita” è anche la clonazione umana sia riproduttiva, sia terapeutica o di ricerca. La clonazione riproduttiva instaura “una forma di schiavitù biologica”. Ma “ancora più grave … è la clonazione cosiddetta terapeutica” che consiste nel “creare embrioni col proposito di distruggerli” per curare un’altra persona (28-29-30). Riguardo l’uso terapeutico delle cellule staminali, sono definite “lecite quelle metodiche che non procurano un grave danno al soggetto da cui si estraggono” e quindi nel caso di prelievo dai tessuti di un organismo adulto, dal sangue del cordone ombelicale al momento del parto, dai tessuti dei feti morti di morte naturale. Gravemente illecito invece il prelievo di cellule staminali dall’embrione umano vivente perché ne causa la distruzione. La ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali – afferma il documento – è stata condannata e sarà condannata dalla storia stessa, “non solo perché priva della luce di Dio, ma anche perché priva di umanità” (31-32). “Un’offesa alla dignità dell’essere umano” è anche la cosiddetta “clonazione ibrida” che mescola elementi genetici umani ed animali “capaci di turbare l’identità specifica dell’uomo” (33). L’Istruzione affronta infine la questione dell’uso di “materiale biologico” umano di origine illecita, che va rifiutato dai ricercatori, anche se è stato prodotto fuori dal loro centro di ricerca o si trova in commercio per “il dovere di evitare la cooperazione al male e lo scandalo”. Il testo parla tuttavia di “responsabilità differenziate, e ragioni gravi potrebbero essere moralmente proporzionate per giustificare l’utilizzo del suddetto ‘materiale biologico’”, come nel caso di vaccini per bambini, “fermo restando il dovere da parte di tutti di manifestare il proprio disaccordo al riguardo e di chiedere che i sistemi sanitari mettano a disposizione altri tipi di vaccini”(34-35).

     
    “L’insegnamento morale della Chiesa – conclude l’Istruzione – è stato talvolta accusato di contenere troppi divieti”, ma “dietro ogni ‘no’ rifulge … un grande ‘sì’ al riconoscimento della dignità e del valore inalienabili di ogni singolo ed irripetibile essere umano chiamato all’esistenza” (36-37).

     
    Molto animato in Sala Stampa vaticana, dove l’Istruzione Dignitas personae è stata presentata, è stato il dibattito sulle varie questioni sollevate dal documento. Molte, quindi, le domande presentate dai giornalisti ai quattro relatori: mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, il suo predecessore, mons. Elio Sgreccia, e la prof.ssa Maria Luisa Di Pietro, professore Associato di Bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e presidente dell’Associazione "Scienza & Vita". Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Non “una visione catastrofica”, ma una “lettura realistica” dei nostri tempi ha mosso nella Chiesa tutti coloro che, nei circa sei anni di genesi del documento, hanno lavorato alla stesura dell’Istruzione Dignitas personae. L’arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha subito chiarito in conferenza stampa l’orizzonte ideale che ha portato all’ultimo aggiornamento del Magistero nel campo della bioetica. Il presule ha detto in modo spassionato di attendersi reazioni diverse ai contenuti dell’Istruzione - da un atteggiamento di disinteresse alla “facile derisione”, fino alla consueta accusa di “buio oscurantismo che impedisce il progresso e la libera ricerca”. In realtà, ha affermato mons. Fisichella, tutto ciò che tocca senza rispettarla l’essenza della dignità della persona, specie se non nata e quindi più indifesa, non è altro che una nuova forma di schiavitù, “schiavitù biologica”, che il documento vaticano intende stigmatizzare:

     
    “Questo comportamento, che ben poco ha dello scientifico, non trova giustificazione alcuna se non nell’esercizio del puro potere del più forte sugli altri. Una simile sperimentazione va chiamata con il suo giusto nome e non dovrà essere la Chiesa ad avere timore nel doverne denunciare i pericoli”.

     
    Poco prima mons. Ladaria Ferrer era intervenuto, nel presentare le linee generali del documento, per chiarire che le prese di posizione della Chiesa, anche nei numerosi divieti nei confronti di tecniche o pratiche biomediche ritenute a vario titolo illecite, non sono dei divieti ciechi ma pensati per formare le coscienze:

     
    “Dietro ogni ‘no’ rifulge, nella fatica del discernimento tra il bene e il male, un grande ‘sì’ al riconoscimento della dignità e del valore inalienabili di ogni singolo ed irripetibile essere umano chiamato all’esistenza”.

     
    Molte le domande poste ai relatori dai numerosi giornalisti presenti in Sala Stampa. Le prime hanno insistito sulla destinazione degli embrioni già congelati conservati in laboratorio e, in particolare su una loro eventuale cessione a coppie sterili per la cosiddetta “adozione prenatale”. Premesso che, ha spiegato la prof.ssa Di Pietro, lo scongelamento degli embrioni ne provoca la morte in larga percentuale e il danneggiamento in un’altra, c’è prima di tutto per la Chiesa il limite etico per il quale tale cessione si configurerebbe come una inaccettabile forma di procreazione artificiale, condotta al di fuori cioè dell’atto coniugale. Dunque, ha spiegato mons. Sgreccia:

     
    “Il congelamento non si deve fare, perché si tratta di uno di quei fatti che non hanno rimedio. Una volta compiuto, il correggerlo implica un altro errore, un altro misfatto. E’ un vicolo cieco per uscire dal quale c’è soltanto una cosa illecita da fare: sopprimere l’embrione, sperimentare sull’embrione, farlo passare per uteri diversi da quelli che rappresentano il suo patrimonio genetico - il padre e la madre… Non è detto che, per fare un’opera buona nell’intenzione, si possa usare qualsiasi mezzo”.

     
    Sull’aspetto filosofico-etico del documento sono stati sollecitati più volte mons. Ladaria e mons. Fischella, in particolare sul riconoscimento della dignità di persona dell’embrione. Dunque, hanno domandato i giornalisti, con ciò la Chiesa intende dire che l’embrione “è” una persona, con tutte le ricadute e le implicazioni giuridiche che ciò comporta, rispetto al dibattito molto attuale in diversi Paesi? Ecco la risposta di mons. Fischella:

     
    “Ogni persona ha una propria dignità e quindi implicitamente, all’embrione viene riconosciuta la stessa dignità della persona: che non è un escamotage, è una necessità per poter esprimere l’identità propria dell’embrione che non è un po’ di muffa – come qualcuno nel passato aveva, in maniera molto impropria e imprudente, definito – ma essendo una vita umana, ha necessariamente l’esigenza di essere riconosciuta nella sua dignità”.

     
    Tra le altre questioni sottoposte dai giornalisti alle quattro personalità presenti in Sala Stampa, anche quella della cosiddetta “ibridazione”, tecnica che consente l’unione di gameti umani a gameti animali a scopi terapeutici. Al fondo, ha spiegato mons. Sgreccia, c’è un principio di preservazione dell’integrità del patrimonio umano, ma anche di salute pubblica per il rischio di malattie che l’unione di patrimoni genetici così diversi potrebbe generare nell’essere umano.

     
    Ribadita, inoltre, anche la contrarietà della Chiesa alla produzione di vaccini ricavati da materiale organico di feti abortiti, anche se - come accade negli Stati Uniti - ne è consentito l’uso di quelli in commercio qualora non fossero disponibili trattamenti alternativi. Mons. Fisichella ha poi concluso che la Pontificia Accademia per la Vita non ha allo studio un documento sul tema del fine vita, ricordando comunque che anni fa la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva già scritto sulla eutanasia''.

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    Il commento di padre Lombardi all'Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede

    ◊   Sul nuovo documento vaticano ascoltiamo una riflessione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi:

    Il nuovo documento vaticano sulla bioetica può dare – a una prima lettura superficiale – l’impressione di essere una raccolta di divieti, di “no”. Ma non è così. E’ fondato, a partire dal titolo stesso, sull’affermazione fondamentale della “dignità della persona umana”, e continua con tutta una serie di affermazioni positive sulla dignità del matrimonio e dell’unione personale degli sposi nel dare origine alla vita, sui risultati positivi della scienza nel superare le patologie dell’infertilità, sulla ricerca e l’uso terapeutico delle cellule staminali adulte, e così via.

     
    In un contesto pieno di gravi e fondate preoccupazioni per i rischi di manipolazione della vita umana grazie alle nuove possibilità offerte dalle scienze biologiche e mediche, il documento “Dignitas personae” si presenta come un potente fascio di luce e una sorgente di fiducia. Con un’impostazione chiara e comprensibile, grazie all’affermazione di pochi principi essenziali, riesce a condurre un discernimento etico sicuro su tutta una serie di situazioni complesse, oggi molto discusse non solo a livello scientifico, ma anche di opinione pubblica e di vita comune.

     
    I principi sono questi: il rispetto dell’essere umano fin dal suo concepimento e il rispetto della trasmissione della vita tramite l’unione fra i coniugi. Sono principi che possono essere compresi da tutti, ma sono confortati dalla visione cristiana dell’uomo. La Chiesa ritiene di dover essere coraggiosa e decisa nell’affermarli. La continuità dello sviluppo dell’essere umano fin dal concepimento non permette incertezze nella difesa dell’embrione e della sua dignità. Così pure, ogni essere umano ha diritto a nascere dall’unione di due genitori e di non essere prodotto su ordinazione in laboratorio dall’abilità tecnica di un medico.

     
    E’ una posizione in favore di esseri umani piccoli e deboli, che non hanno voce e che oggi – in verità – non trovano molti che parlino in loro favore. E’ una posizione che è richiesta dall’attuale sviluppo della biologia e della medicina applicata ai problemi dell’inizio della vita umana, ed è lungimirante. Dà un contributo non solo lecito, ma doveroso, per orientare in senso positivo l’impegno della ricerca e della medicina. I grandi risultati che si stanno ottenendo dall’impiego delle cellule staminali adulte – cordialmente incoraggiato dall’etica cattolica – ne sono un esempio molto illuminante.

     
    Dunque, non si tratta in nessun modo di un “alt” all’impegno della scienza in favore della vita, ma al contrario, di una serie di indicazioni di percorso perché la scienza sia veramente al servizio della vita e non della morte o dell’arbitraria e pericolosa manipolazione delle persone umane. E’ un contributo coraggioso, appassionato e convinto, per una nobile causa.

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    Ecumenismo. Il Papa plaude ai significativi passi in avanti nel dialogo con gli ortodossi

    ◊   Significativi passi sono stati compiuti nei rapporti con le Chiese ortodosse: è quanto ha affermato Benedetto XVI incontrando i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Riprendendo il tema dell’Assemblea “Ricezione e futuro del dialogo ecumenico”, il Papa ha ricordato progressi e prospettive del cammino verso la piena unità tra i cristiani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il Papa ringrazia il Signore in particolare "per i significativi passi in avanti compiuti ... nei rapporti con le Chiese ortodosse e con le antiche Chiese ortodosse di Oriente sia per quanto concerne il dialogo teologico, sia per il consolidamento e la crescita della fraternità ecclesiale”. E' un “sincero spirito di amicizia tra cattolici e ortodossi" che è "andato crescendo in questi anni”. Il Pontefice ha ricordato, in special modo, l’ultimo documento della Commissione Mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse sul tema “Comunione ecclesiale, conciliarità e autorità”. Tale documento apre ad importanti prospettive:

     
    “…apre sicuramente una prospettiva positiva di riflessione sulla relazione che esiste tra primato e sinodalità nella Chiesa, argomento questo di cruciale importanza nei rapporti con i fratelli ortodossi, e che sarà oggetto di approfondimento e di confronto in prossime riunioni”.

    L’ecumenismo – ha poi affermato Benedetto XVI - ci sollecita a un fraterno e generoso scambio di doni. L’ecumenismo spirituale – ha detto il Papa - è il “cuore pulsante” per una piena comunione nella fede “nei sacramenti e nel ministero”. A questo cuore si deve accostare la carità:

     
    “La carità aiuterà i cristiani a coltivare la ‘sete’ della piena comunione nella verità e, seguendo docilmente le ispirazioni dello Spirito Santo, possiamo sperare di giungere all’auspicata unità nel giorno quando il Signore lo vuole”.

    In molte regioni – ha fatto notare il Santo Padre – la situazione ecumenica è oggi mutata e sta ulteriormente mutando. Questo comporta lo sforzo di un franco confronto:

    “Vanno emergendo nuove comunità e gruppi, si vanno profilando inedite tendenze, e talvolta persino tensioni tra le Comunità cristiane, ed è quindi importante il dialogo teologico, che va ad interessare l’ambito concreto della vita delle varie Chiese e Comunità ecclesiali”.

    Il Papa ha esortato infine al discernimento dell’itinerario percorso fino ad ora e all’individuazione di nuove vie per il proseguimento del “cammino verso l’unità piena tra i cristiani”. Un itinerario – ha osservato Benedetto XVI – che deve essere illuminato dal dialogo teologico, “componente essenziale per ristabilire quella piena comunione a cui tutti aneliamo, e, per questo, va sostenuto ed incoraggiato”.

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    Il Papa ai vescovi di Taiwan: siate spiritualmente uniti con i vostri confratelli della Cina continentale

    ◊   La difesa della famiglia, la cura degli immigrati e la formazione di sacerdoti e catechisti: sono tre dei temi forti toccati dal Papa nel suo discorso ai vescovi di Taiwan, ricevuti stamani in Vaticano per la visita “ad Limina”. Il Pontefice ha inoltre esortato i presuli e i fedeli dell’isola a rimanere spiritualmente uniti ai confratelli della Cina continentale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    "You and the Christian faithful in Taiwan…”
    “Voi e i fedeli cristiani di Taiwan siete il segno vivente che in una società ordinata con giustizia”, non si deve temere di essere “un buon cattolico e un buon cittadino”: è l’elogio rivolto da Benedetto XVI ai vescovi di Taiwan, chiamati, ha aggiunto, a mostrare “una cura amorevole per i cattolici” che vivono nella Cina continentale. “Prego – ha detto il Pontefice – affinché quale parte della grande famiglia cattolica cinese continuiate ad essere spiritualmente uniti con i vostri confratelli continentali”. Ha, quindi, dedicato una parte consistente del suo discorso alla famiglia, “cellula vitale” della società. “Fondata su un patto irrevocabile – ha ribadito – la famiglia porta le persone a scoprire la bontà, la bellezza e la verità” e attraverso di essa “apprendiamo a contribuire alla costruzione della civiltà dell’amore”. Parole corredate da un’esortazione:

     
    “Never tire in promoting just civil legislation…”
    “Non stancatevi di promuovere una legislazione civile giusta e delle politiche che proteggano la sacralità del matrimonio”. Li ha così invitati a salvaguardare questo Sacramento da tutto ciò che può danneggiarlo, specie gli attacchi alla vita nei momenti di sua maggiore vulnerabilità. E, ancora, ha chiesto ai presuli di “assistere le coppie nella preservazione della indissolubilità delle promesse matrimoniali”. Il Pontefice non ha mancato di lodare la speciale attenzione che la Chiesa di Taiwan riserva alla difesa dei diritti umani degli immigrati, soprattutto attraverso la rete delle parrocchie:

     
    “Your celebration of the 150th anniversary…”
    “La celebrazione del 150.mo anniversario dell’evangelizzazione cattolica di Taiwan – ha proseguito – sia un'occasione di manifestare in modo ancor più forte la vostra unità con il Signore, promuovendo assieme il comune apostolato della Chiesa”. Benedetto XVI ha quindi esortato i vescovi di Taiwan a dedicare una particolare cura alla formazione dei sacerdoti e alla preparazione dei catechisti. Gli ostacoli da affrontare, ha concluso il Papa, non mancano. Tuttavia, ci sono segni incoraggianti della forza di Salvezza del Vangelo: in particolare, il Santo Padre ha indicato la Giornata dei Giovani di Taiwan e la Conferenza sull’Evangelizzazione creativa.

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    Cristo nuova speranza in un mondo buio e freddo: così il Papa nell'udienza ai pellegrini della Bassa Austria

    ◊   Il Papa ha ricevuto stamattina i partecipanti al pellegrinaggio dalla Bassa Austria, giunti in Vaticano per l’accensione dell’albero di Natale, dono del comune di Gutenstein, che si svolgerà sabato pomeriggio in Piazza San Pietro. L’albero e il presepe sono stati definiti dal Papa come “simboli di vita” che “ci rimandano al mistero della Notte Santa” quando Cristo porta “nel mondo buio, freddo e non redento, nel quale viene a nascere, una nuova speranza ed un nuovo splendore”. “Quando l’uomo si lascia illuminare dalla luce della verità vivente che è Cristo – ha aggiunto Benedetto XVI - sperimenta la pace interiore nel suo cuore e diventa operatore di pace in una società che ha tanta nostalgia di riconciliazione e di salvezza”.

    Parlando della visita dello scorso anno in Austria, Benedetto XVI ha ricordato la “storia profondamente cristiana” del Paese mitteleuropeo come dimostra la presenza di tanti conventi. Pertanto ha esortato i fedeli a “fare in modo che anche in futuro questa testimonianza per Cristo rimanga viva, per dare agli uomini sostegno e orientamento nella loro vita”. Nel ringraziare per il dono ricevuto, il Papa ha espresso i migliori auguri per “una festa di Natale colma di grazia” ed ha assicurato le sue preghiere, raccomandando tutti all’intercessione di “Maria, patrona dell’Austria, e del patrono della regione, Leopoldo”.

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    Scambio degli strumenti di ratifica dell'Accordo tra Santa Sede e Andorra

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto oggi mons. Joan Enric Vives Sicilia, vescovo di Urgell e coprincipe di Andorra, accompagnato dal seguito. Prima dell’udienza, mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, e la signora Meritxell Mateu Pi, ministro degli Esteri andorrano, hanno proceduto allo scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo tra la Santa Sede ed il Principato di Andorra, firmato il 17 marzo scorso. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha partecipato al solenne atto. L’Accordo entrerà in vigore domani.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong.
     In Canada, il Papa ha nominato vescovo di Baie-Comeau mons. Jean-Pierre Blais, finora vescovo ausiliare di Québec.
     Il Pontefice ha nominato nunzio apostolico in Mozambico l’arcivescovo Antonio Arcari, finora nunzio apostolico in Honduras.

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    Seconda predica d’Avvento di padre Cantalamessa per la famiglia pontificia

    ◊   Svuotarsi di ogni pretesa, “in spirito di povertà e umiltà, è il modo migliore” per prepararsi al Natale: con queste parole padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, ha concluso stamani la seconda predica d’Avvento – ascoltata anche da Benedetto XVI – nella Cappella Redemptoris Mater. Il religioso ha sottolineato, in particolare, la necessità di porre Cristo al centro della propria esistenza, come ha fatto San Paolo. Il servizio di Tiziana Campisi:

    “Paolo … non si è convertito a una dottrina …; si è convertito a una persona! Prima che un cambiamento di pensiero, il suo è stato un cambiamento di cuore, un incontro con una persona viva”.

     
    Padre Raniero Cantalamessa ha centrato su questo aspetto la seconda predica d’Avvento, puntualizzando che troppo spesso la centralità di Cristo in San Paolo è passata in secondo piano. Come ad esempio nelle discussioni tra cattolici e protestanti. Specificando che avvicinarsi a Cristo, conoscerlo, “non indica una scoperta solo intellettuale, un farsi un’idea di qualcosa, ma un legame vitale intimo”, il religioso francescano ha detto:

     
    “È tempo, credo, di andare oltre la Riforma e oltre la Controriforma… Per fare un solo esempio, il problema non è più quello di Lutero di come liberare l’uomo dal senso di colpa che l’opprime, fargli trovare un Dio benigno, oggi il problema è come ridare all’uomo il vero senso del peccato che ha perso del tutto… Io credo che tutte le secolari discussioni tra cattolici e protestanti intorno alla fede e alle opere hanno finito per farci perdere di vista il punto principale del messaggio paolino, spostando spesso l’attenzione da Cristo alle dottrine su Cristo, in pratica, da Cristo agli uomini, ai teologi, alle scuole…”.

     
    E anche oggi, ha aggiunto padre Cantalamessa, “Cristo non entra in questione in nessuno dei tre dialoghi più vivaci in atto … tra la Chiesa e il mondo”:

     
    “Non nel dialogo tra fede e filosofia, perché la filosofia si occupa di concetti metafisici, non di realtà storiche, come è la persona di Gesù di Nazareth; non nel dialogo con la scienza, con la quale si può unicamente discutere dell’esistenza o meno di un Dio creatore, di un disegno dell’evoluzione; non, infine, nel dialogo interreligioso, dove ci si occupa di quello che le religioni al massimo possono fare insieme, per la pace, la fame e via dicendo…”.

    L’esperienza personale di Paolo, ha spiegato il predicatore della Casa Pontificia, è quel “vivere in Cristo” che porta ad una visione globale della propria vita incentrata sul Figlio di Dio, cosicché la chiamata ad essere santi - nella Lettera ai Romani - equivale ad esser “chiamati da Dio alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo”. Per l’Apostolo delle Genti “la fede che salva è solo quella nella morte e risurrezione di Cristo”, confessare con la bocca che Gesù è il Signore, e credere con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti. Per descrivere il modo in cui l’ebreo di Tarso si è convertito, padre Cantalamessa ha usato anche esempi pratici, paragonandone l’esperienza al “colpo di fulmine”:

     
    “L’effetto dell’innamoramento è duplice. Da una parte opera ... una concentrazione sulla persona amata che fa passare in secondo piano tutto il resto del mondo; dall’altra rende capaci di soffrire per la persona amata, di accettare la perdita di tutto”.

     
    Dunque Paolo, amando Cristo, ha concentrato la sua vita sul Vangelo, donandola totalmente e sopportando qualunque sofferenza perché conquistato da Gesù. E oggi, riflettendo sulla sua esperienza, ha proseguito il predicatore della Casa Pontificia, è possibile cogliere che:

     
    “Egli parla sempre di una presenza di Dio ‘in Cristo’. Una presenza irreversibile e insuperabile. Non c’è uno stadio della vita spirituale in cui si possa fare a meno di Cristo, o andare ‘oltre Cristo’. La vita cristiana è una ‘vita nascosta con Cristo in Dio’. Questo cristocentrismo paolino non attenua l’orizzonte trinitario della fede ma lo esalta, perché per Paolo tutto il movimento parte dal Padre e ritorna al Padre, per mezzo dello Spirito. L’espressione 'in Cristo' è intercambiabile, nei suoi scritti, con l’espressione ‘nello Spirito’”.

     
    Insomma, ha concluso padre Cantalamessa, quella del Risorto è una reale presenza accanto a noi, perché nel suo affermare: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”, “Cristo … si fa realmente nostro contemporaneo”. Ma oltre a porre Cristo al centro della propria vita il credente deve compiere un altro passo:

     
    “Questa è la conversione più necessaria per noi che abbiamo seguito Cristo e siamo vissuti al suo servizio nella Chiesa. Una conversione tutta speciale, che non consiste nell’abbandonare il male, ma, in certo senso, nell’abbandonare il bene! Cioè nel distaccarsi da tutto ciò che si è fatto, ripetendo a se stessi, come ci dice Gesù: ‘Siamo servi inutili; abbiamo fatto quanto dovevamo fare’. E forse neppure bene come dovevamo farlo. Questo svuotarci le mani e le tasche di ogni pretesa, in spirito di povertà e umiltà, è il modo migliore per prepararci al Natale”.

     
    Avere le mani vuote, dunque, è il modo per ricevere il dono di Cristo.

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    Il Papa agli universitari: “il Vangelo abbatte i muri di ogni epoca”

    ◊   L’attualità dell’annuncio di San Paolo nel messaggio del Papa ai giovani universitari che ieri in San Pietro si sono stretti attorno a Benedetto XVI per un momento di preghiera e riflessione in vista del Natale. Dopo la Messa, presieduta dal cardinale Vicario, Agostino Vallini, il Santo Padre ha rivolto il suo saluto ai ragazzi e ha loro consegnato la Lettera di San Paolo ai Romani. “Il bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti – ha detto loro – sta aiutando la Chiesa a riscoprire la propria fondamentale vocazione missionaria”. Servizio di Francesca Sabatinelli.

    (canto)

     
    Il rivoluzionario annuncio cristiano conserva oggi una forza di novità sempre attuale, in grado di abbattere, così come fece con il muro di separazione tra giudei e pagani, altri muri che tornano ad erigersi in ogni contesto e in ogni epoca. E’ stato con queste parole che il Papa ha affidato agli universitari l’importante messaggio di San Paolo:

     
    "E qual era il nocciolo del suo annuncio? Era la novità della salvezza portata da Cristo all’umanità: nella sua morte e risurrezione la salvezza è offerta a tutti gli uomini senza distinzione".

     
    Offerta, ma non imposta. La salvezza, ha proseguito il Papa, è un dono che chiede sempre di essere accolto personalmente. E’ il contenuto essenziale del Battesimo, proposto ai giovani quale Sacramento da riscoprire, da ricevere o da confermare. Ai ragazzi Benedetto XVI ha quindi consegnato la Lettera ai Romani di San Paolo, “massima espressione del pensiero Paolino, un messaggio vivo per la Chiesa viva”. Uno scritto che il Papa auspica possa divenire per gli studenti “nutrimento sostanzioso per la loro fede per credere di più e meglio, per riflettere su loro stessi, per arrivare ad una fede pensata e al tempo stesso per vivere questa fede, mettendola in pratica secondo il comandamento di Cristo”. “Tutto questo per rendere credibile la fede professata anche per gli altri i quali restano conquistati dalla testimonianza eloquente dei fatti”. Nella Lettera ai Romani l’apostolo comunica tutta la sua gioia per il mistero del Battesimo:

     
    "Ecco, cari amici, ciò che vi consegno questa sera. E’ un messaggio di fede, certo, ma è al tempo stesso una verità che illumina la mente, dilatandola secondo gli orizzonti di Dio; è una verità che orienta la vita reale, perché il Vangelo è la via per giungere alla pienezza della vita. Questa via l’ha già percorsa Gesù, anzi, la Via è Lui stesso, che dal Padre è venuto fino a noi perché noi potessimo per mezzo suo giungere al Padre".

     
    Una studentessa della Luiss ha portato al Papa il saluto dei ragazzi, gli ha chiesto di aiutarli nella ricerca di quella verità piena che molti negano ma della quale invece c’è prova dell’esistenza. Il rettore de La Sapienza, il prof. Luigi Frati, ha invece colto l’occasione per ritornare sulle polemiche e le manifestazioni che lo scorso anno impedirono al Papa di recarsi in visita alla Sapienza, criticando chi le alimentò e rinnovando quindi l’invito a Benedetto XVI a visitare l’importante ateneo romano.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   “Ricordo sempre nelle mie preghiere i cattolici del continente cinese”: in prima pagina, il discorso di Benedetto XVI ai vescovo di Taiwan in visita “ad limina”.

    Un articolo dell’arcivescovo Rino Fisichella dal titolo “Per difendere la vita serve uno sforzo comune”. In allegato, il fascicolo con il testo dell’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede “Dignitas personae” su alcune questioni di bioetica.

    Lo scambio degli strumenti di ratifica dell’accordo tra la Santa Sede e il Principato di Andorra.

    Intesa sul piano europeo per il rilancio dell’economia: nell’informazione internazionale, il vertice a Brxelles dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea.

    Quelle linee che ricordano la Pietà: in cultura, Cristina Acidini e Giancarlo Gentilini sul Crocifisso ligneo attribuito a Michelangelo Buonarroti e appena acquistato dallo Stato italiano; domani sarà mostrato al Papa nel corso della visita all’Ambasciata.

    L’intervento di Mauro Forno al convengo “Guglielmo Massaja 1809-1909, all’Africa attraverso l’Africa”, organizzato per il bicentenario della nascita del missionario cappuccino, e il ricordo del cardinale Angelo Sodano.

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    Oggi in Primo Piano



    Il senato Usa boccia il piano di aiuti al settore auto

    ◊   Il senato americano non ha trovato l'accordo sul piano di salvataggio delle industrie automobilistiche, individuato in 15 miliardi di dollari. I senatori repubblicani hanno infatti detto no ai fondi pubblici per i tre colossi dell'auto, General Motors, Chrysler e Ford. I timori ora sono tutti per Wall Street, mentre le piazze europee sono stamani tutte in negativo. Sul fronte asiatico, la Borsa di Tokyo ha chiuso la seduta con un passivo del 5,56%. Sulle possibili ricadute di questo mancato accordo negli Stati Uniti, Salvatore Sabatino ha intervistato Mario Deaglio, docente di Economia internazionale presso l’università di Torino:

    R. – Direi che le conseguenze saranno molto gravi. Si stima che negli Stati Uniti General Motors voglia dire qualcosa come 2 milioni di lavoratori, tra i lavoratori direttamente dipendenti dalla casa automobilista e l’indotto. E nel resto del mondo, ci sono un altro milione di posti di lavoro a rischio, perché la General Motors è un colosso mondiale e ha molte società controllate, filiali e così via, all’estero.

     
    D. – Dobbiamo dire che questo è anche un momento molto particolare negli Stati Uniti dal punto di vista politico: il 20 gennaio entrerà, come nuovo inquilino alla Casa Bianca, Barack Obama, su cui ci sono moltissime aspettative. Quali risposte ci possiamo aspettare dalla nuova amministrazione?

     
    R. – Io penso che la nuova amministrazione avrà delle forti difficoltà, perché la posizione di non concedere il prestito così non è del tutto illogica. Per che cosa sarebbe stato concesso questo prestito gigantesco di 15 miliardi di dollari? Per continuare a produrre delle automobili che non si vendono. Quindi, come tale è difficile giocare una partita credibile. Più credibile è il programma di medio termine della nuova amministrazione che sembra essere una specie di riconversione di tutta l’economia americana su basi nuove di tipo energetico, ecologico, più rispettoso dell’ambiente. Quindi, gli stessi soldi potrebbero essere dati alle stesse case automobilistiche o a chi verrà dopo di loro per studiare e lanciare nuovi modelli da energia solare, modelli ad auto elettrica, modelli con la fusione dell’idrogeno e così via, non solo nelle auto, ma anche nuovi modelli di vita, nuovi modelli di abitazione. Quindi, questo sembra essere il piano del nuovo presidente. E’ un piano difficilissimo da valutare. Il nuovo presidente stima che si potranno creare 2 milioni e mezzo di posti di lavoro in due anni. Se così fosse, non basta ad evitare due anni di crisi, anche se l’attenua, naturalmente.

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    Il continente americano celebra la festa della Madonna di Guadalupe

    ◊   Ciò che accade oggi nel Continente americano, dall’Alaska alla Patagonia, e in migliaia di luoghi delle 34 nazioni, è forse uno dei fenomeni religiosi più rilevanti al mondo. Oggi, Solennità della Regina e Patrona dell’America, Nostra Signora di Guadalupe, sono milioni i fedeli, oltre 20, che si recano in centinaia e centinaia di santuari mariani, piccoli e grandi, famosi e meno conosciuti, per un atto di venerazione alla Madre di Dio. Sono molteplici in particolare le celebrazioni in Messico, dove si trova il principale santuario della Madonna di Guadalupe, tanto amata da questo popolo al punto di aver dato origine al detto secondo cui “il 90% dei messicani sono cattolici, ma il 100% è guadalupano”. In questo Paese, patria nativa dell’indio San Juan Diego al quale apparve la Madonna tra il 9 e il 12 dicembre 1531, le feste religiose si svolgono per una settimana. Il loro momento più importante, come nel resto del Continente, è rappresentato dalle celebrazioni eucaristiche d’oggi, dall’alba al tramonto.

    In occasione di questa festa, particolarmente sentita tra gli operatori delle comunicazioni, il presidente del Pontificio consiglio per le Comunicazioni Sociali, l'arcivescovo Claudio Maria Celli, ha fatto pervenire un messaggio alle Chiese latinoamericane sottolineando che “la Chiesa non soccombe davanti al fascino della tecnologia per quanto attraente possa apparire ma, al tempo stesso, non ha paura di fronte ad un tale frutto della creatività umana, tanto meritorio di apprezzamento”. Mons. Celli ricorda in particolare gli operatori, uomini e donne, "che servono la Chiesa con il carisma della comunicazione", come nel caso della RIIAL (Rete informatica della Chiesa in America Latina), nella cornice "della Missione continentale che orienterà radicalmente l’attività pastorale presente e futura delle nostre comunità". La Chiesa con il recente Sinodo sulla Parola di Dio - sottolinea inoltre mons. Celli - ha vissuto un momento molto importante, poiché ci è stato ricordato che "Dio si è rivelato pienamente a noi come Amore in Cristo". "Ogni missione evangelizzatrice – aggiunge - è comunicazione come d’altronde lo è la Chiesa stessa". "Tutti, in quanto discepoli e missionari, devono essere esperti comunicatori della Parola che abbiamo ricevuto nei nostri cuori". Il presule ricorda poi i numerosi e vertiginosi cambiamenti delle tecnologie della comunicazione, che abbassano i costi e avvicinano alla gente comune strumenti di comunicazione di facile uso. "È urgente – ha osservato - includere in questo dialogo coloro che sono esclusi"; si deve agire "come ponti fra generazioni" avvicinando coloro che sono nati e cresciuti “nel mondo della parola e del testo” a coloro chiamati “nativi digitali”, che essendo persone dell’era del computer e delle tecnologie informatiche capiscono con più difficoltà il pregresso modo di comunicazione.

    Mons. Celli ribadisce quindi quanto sia opportuno e tempestivo il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata delle comunicazioni sociali 2009 intitolato: "Nuove tecnologie, nuove rapporti. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo e di amicizia". "Come seguaci di Cristo - conclude il messaggio dell’arcivescovo Claudio Maria Celli - noi centriamo l’attenzione sulle persone, sulle famiglie, sulle comunità e su tutto ciò che può favorirli nel cammino verso la pace, la giustizia, l’amore e l’incontro con Dio. E così, sull’esempio di San Paolo, grande comunicatore che usò i mezzi del suo tempo, assumiamo in modo adeguato la tecnologia. Ma in ogni singolo caso senza servilismo, con libertà e coraggio, comportandoci come (…) servitori dei nostri fratelli in questa nuova cultura. (…)" Siamo chiamati, a "deporre il Signore Gesù Cristo nel cuore della società e dell’informazione". (A cura di Luis Badilla)

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    Chiesa e Società



    Allarme della Croce Rossa: a rischio fame 20 milioni di persone nel Corno d’Africa

    ◊   La Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa hanno lanciato l’allarme per le condizioni di vita nel Corno d’Africa. Sono infatti più di 20 milioni le persone che - come riporta la Misna - rischiano di restare senza cibo sufficiente alla loro sopravvivenza a causa della siccità e dell’elevato costo dei generi alimentari e dei carburanti. Grande è la preoccupazione per la stagione imminente delle piogge che potrebbe aggravare la stima per l’impossibilità di controllare la crisi. I prezzi delle materie prime agricole sono raddoppiati, costringendo i governi a dare fondo alle loro riserve di cereali; i prezzi dei carburanti hanno poi comportato un aumento delle spese per i contadini obbligati a pagare di più per l’acquisto di fertilizzanti e pesticidi che per il trasporto dei raccolti.(B.C.)

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    Si è spento in Cina mons. Giuseppe Xu Zhixuan, vescovo di Wanzhou

    ◊   L’8 dicembre scorso, solennnità dell’Immacolata Concezione, è morto mons. Giuseppe Xu Zhixuan, vescovo di Wanzhou (ex Wanxian), città della municipalità di Chongqing nella Cina centrale. Il prelato è deceduto all’età di 92 anni. Mons. Xu era uno dei due vescovi che Giovanni Paolo II aveva invitato al Sinodo dell'Asia nel 1998, a cui i prelati non poterono partecipare per gli ostacoli posti da Pechino. Il giorno della sua morte, diversi preti della diocesi e il vescovo ausiliare, mons. Paolo He Zeqing, si trovavano nella contea di Kaixian, 20 chilometri a nord di Wanzhou, per la consacrazione di una nuova chiesa in concomitanza con la festa mariana. La cerimonia era prevista per il 18 ottobre, ma era stata rimandata a causa della malattia del vescovo. La salma di mons. Giuseppe Xu Zhixuan - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stata esposta all’interno della cattedrale dell’Immacolata Concezione, per permettere ai fedeli di portare l’ultimo saluto al loro pastore. Mons. Xu è nato nel 1916 nella vicina provincia del Sichuan ed è stato ordinato prete nel 1949. Nel 1989 la nomina a coadiutore nella diocesi di Wanxian, un tempo appartenente alla provincia del Sichuan prima della creazione – nel 1997 – della municipalità di Chongqing. Il prelato ha seguito a lungo la formazione dei sacerdoti, avendo prima insegnato e poi diretto il seminario teologico regionale del Sichuan. Egli ha ricoperto un ruolo attivo nella cura pastorale e, nonostante l’età avanzata, si è sempre mostrato disponibile verso i fedeli. Nel 1998 il governo cinese aveva negato il visto di espatrio a mons. Matteo Duan Yinming, allora vescovo della diocesi, e al coadiutore mons. Giuseppe Xu Zhixuan, invitati a Roma da Giovanni Paolo II per partecipare al Sinodo dei vescovi dell’Asia. La diocesi di Wanzhou comprende il locale distretto cittadino e otto contee dell’area montana. Le comunità cattoliche annoverano circa 60mila fedeli e sono dislocate lungo il corso del fiume Yangtze. La cura pastorale è affidata al vescovo coadiutore e a 11 preti diocesani. (R.P.)

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    Garanzie del governo indiano per il Natale in Orissa ma si teme anche per il Karnataka

    ◊   Il governo indiano si è impegnato a garantire la sicurezza per i cristiani in Orissa dopo le violenze verificatesi lo scorso anno a Natale e durante gli ultimi mesi. L’assicurazione – riferisce il quotidiano Avvenire – è giunta dal ministro federale dell’Interno nel corso dell’incontro con la delegazione cattolica guidata dall’arcivescovo di Delhi, mons. Vincent Michael Concessao. Il governo ha ordinato la protezione delle proprietà dei cristiani e la garanzia di incolumità della popolazione. I vescovi locali però ricordano che sono ancora migliaia gli sfollati ospitati nei campi governativi del distretto di Kandhamai o anche in località distanti dai luoghi d’origine. Inoltre i presuli denunciano l’atteggiamento dei gruppi indù che favoriscono il rientro degli sfollati solo attraverso la riconversione all’induismo. Un’opzione che già in molti hanno accettato. Ma gli assalti a chiese e l’uccisone di fedeli non è un problema solo dell’Orissa. Il 9 dicembre l’All Indian Christian Council (Aicc) ha presentato un rapporto sulle violenze contro le comunità cristiane dello Stato del Karnataka. L’organizzazione impegnata per la salvaguardia della libertà religiosa e l’emancipazione dei dalit ha registrato 48 atti gravi di violenza nel periodo tra agosto e ottobre. Gli atti di vandalismo contro le chiese e le abitazioni di cristiani - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono state 39; le persone ferite 53. I fatti hanno interessato 14 dei 29 distretti dello Stato. Il più colpito quello di Dakshina Kannada dove sono una trentina gli edifici di culto e i luoghi di preghiera che hanno subito attacchi. Tra questi, il rapporto di Aicc segnala 11 chiese cattoliche e 19 sale di incontro appartenenti a varie denominazioni cristiane. In occasione della presentazione del rapporto sulle violenze nel Karnataka, Joseph D’souza, presidente di Aicc, ha commentato la conclusione del processo ribattezzato “Deendar Church bombers”. Il 29 novembre sono state infatti riconosciute colpevoli 23 persone responsabili delle attentati esplosivi avvenuti nel 2000 contro diverse chiese in Karnataka, Andra Pradesh, Maharashtra e Goa. D’souza ha commentato il fatto dicendo “Dopo otto anni è stata fatta giustizia contro chi ha colpito i luoghi di culto cristiani. Speriamo sinceramente che la sentenza del Karnataka incoraggi le autorità statali nel promuovere rapide indagini e chiamare in giudizio i colpevoli delle violenze contro le proprietà dei cristiani, i pastori, i laici e specialmente le donne. (B.C.)

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    Missione in Pakistan di una delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese

    ◊   “Gli attentati di Mumbai e la caccia al colpevole, che ha provocato la crisi alle porte del Pakistan, rischiano di esacerbare, nel Paese, le già tese relazioni interreligiose: è quanto sostiene la delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese in visita in Pakistan nei giorni scorsi. Costituita da rappresentanti della Chiesa degli Stati Uniti, dell’Armenia e dei Paesi Bassi, la delegazione, che fa parte delle “Lettere viventi” – piccole equipe ecumeniche internazionali che raggiungono quelle aree dei 5 continenti in cui i cristiani si sforzano di vincere la violenza per esprimere alle comunità locali la solidarietà della comunità fraterna del COE –, riferisce di avere incontrato vescovi, giovani del movimento ecumenico, donne e membri del clero per discutere della situazione nella quale si trovano i cristiani e degli effetti di alcune leggi severe sulle minoranze e altri gruppi vulnerabili. I ctistiani, in particolare, sono preoccupati per le leggi anti-blasfemia e delle pene “Hudud” previste dalla sharia, per esempio per l’adulterio, che tendono ingiustamente a prendere come bersaglio i cristiani. “La mancanza di sistemi giudiziari nei villaggi e nelle zone tribali associata alla progressione delle idee religiose estremiste e delle attitudini intolleranti, comportano serie difficoltà per i cristiani”, ha affermato la delegazione. L’equipe delle “Lettere viventi” ha appreso, inoltre, che la posizione del Pakistan, in prima linea nella guerra contro il terrore, ha delle conseguenze disastrose sui cristiani locali, che sono considerati come un braccio dell’Occidente. Così le incursioni nel territorio pakistano delle forze armate condotte dagli Stati Uniti che operano in Afghanistan, rendono la situazione dei cristiani pakistani ancora più precaria che in tempi normali. La delegazione ecumenica ha presentato alla Commissione dei diritti della persona del Pakistan – importante istituzione della società civile – una valutazione critica della situazione dei diritti della persona riguardanti principalmente le minoranze e le situazioni difficili con le quali queste si confrontano quotidianamente. La delegazione ha anche incontrato alcuni responsabili musulmani per conoscere la loro analisi sul contesto mondiale e sullo stato delle relazioni islamo-cristiane in Pakistan. (T.C.)

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    In Indonesia cresce la violenza religiosa: a rischio l’unità nazionale

    ◊   Violenza religiosa in crescita in Indonesia, dove nei giorni scorsi due chiese e diverse case di cristiani sono state incendiate nelle Molucche centrali. “Le responsabilità di atti contrari alla libertà di fede – si legge nel rapporto diffuso ieri dal Wahid Institute, organizzazione islamica che conta 20 milioni di aderenti - sono per il 60% dovute a gruppi di ispirazione religiosa e per il 33% allo Stato. Erano stati 197 i casi registrati nel 2007; sono 232 quelli di cui si ha avuta notizia nell’anno che sta per finire”. La responsabilità maggiore – secondo il rapporto ripreso dal Sir – va attribuita a movimenti musulmani radicali come il Fronte dei difensori dell’Islam (Fpi) e il Consiglio degli Ulema indonesiano (Mui). Al solo Mui sono attribuiti 50 dei casi di sopraffazione religiosa registrati nel 2008, e per la sua pressione il governo ha messo al bando la setta degli Ahmadiya, islamica ma considerata “deviata”. “E’ un chiaro esempio - ha detto il direttore del Wahid Institute, Ahmad Suaedy - di come la mobilitazione delle masse può essere usata per costringere il governo ad azioni che contraddicono la costituzione e che spingono la nazione alla disgregazione”. (A.L.)

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    Appello del cardinale Delly a Obama a non dimenticare l’Iraq

    ◊   Nel suo viaggio negli Stati Uniti, il cardinale Emmanuel III Delly, patriarca di Babilonia dei Caldei, ha invitato il presidente eletto Barack Obama a non dimenticare l’Iraq e in particolare, sulla presenza americana, ha chiesto uno sforzo maggiore perché si aiuti a portare la riconciliazione nel Paese del Golfo. “Gli ultimi 5 anni sono stati il periodo peggiore che abbia mai visto nella mia vita – ha detto il porporato – c’è un completo decadimento nell’ambito della sicurezza”. Come riporta il quotidiano Avvenire, il patriarca Delly si è soffermato anche sull’aggressione ai cristiani che rientra in “una più ampia situazione di difficoltà dell’Iraq”. “I fondamentalisti non sono la vera essenza dell’Islam – ha aggiunto – la maggior parte dei musulmani non accetta ciò che viene fatto in loro nome”. Ricordando il mea culpa del presidente americano George Bush sull’occupazione in Iraq, ha evidenziato come la presenza militare non sia stata positiva per il Paese. “La Chiesa in Iraq c’è ancora e speriamo che ci sia anche in futuro. Ho ancora speranza – ha concluso il patriarca – che le cose migliorino un domani”. (B.C.)

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    Il cardinale Maradiaga chiede la liberazione di alcuni operatori umanitari rapiti in Zimbabwe

    ◊   Preoccupazione è stata espressa dal cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, per il rapimento in Zimbabwe di Jestina Mukoko, collaboratrice della Caritas locale. Come riporta Zenit, la donna è stata sequestrata il 3 dicembre scorso ad Harare, due giorni dopo altri due suoi colleghi sono stati portati via a forza dai loro uffici e anche di loro non si sa più nulla. Il cardinale Maradiaga ha chiesto l’immediata liberazione dei sequestrati. Jestina Mukoko dirige lo Zimbabwe Peace Project (ZPP), un'organizzazione partner di Caritas Irlanda nota come Trócaire. Proprio lo ZPP ha svolto un ruolo fondamentale nel documentare la violenza di matrice politica nello Zimbabwe. Domani a Dublino è prevista una marcia di solidarietà in favore della popolazione del Paese africano. (B.C.)

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    L’episcopato boliviano in difesa della libertà di stampa

    ◊   In un comunicato dell’episcopato della Bolivia, a firma di mons. Cristóbal Bialasik, vescovo di Oruro e attuale presidente della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali, si esprime perplessità e preoccupazione di fronte al fatto che il Presidente della Repubblica abbia attaccato pubblicamente alcuni giornalisti con un “comportamento sproporzionato, usando gesti ed espressioni umilianti, intimidazione e minacce”. “La Chiesa cattolica, si legge nel comunicato, rifiuta l’autoritarismo e l’abuso di potere” in difesa dell’esercizio, adeguato e responsabile, della libertà di espressione e dello stato di diritto”. Mons. Cristóbal Bialasik ritiene opportuno rilevare che in un Paese democratico, tutti i membri della società e del potere devono agire con rispetto “e con una condotta proporzionale alla funzione pubblica che si ricopre”. Quindi, nel comunicato si esprime “solidarietà ai giornalisti aggrediti e ai due quotidiani attaccati – El Periodico e La Prensa – così come verso ogni mezzo di comunicazione oggetto di aggressione”. La nota, in conclusione, ricorda che di fronte agli eccessi nell’esercizio della libertà di stampa occorre far ricorso alla denuncia e al chiarimento usando però “i canali stabiliti nella legislazione vigente”. In un secondo comunicato ieri la Conferenza episcopale boliviana ha “condannato con forza” i fatti di violenza che hanno visto come vittime, lo scorso 10 dicembre, due sacerdoti passionisti nel quartiere Hamas della città di Santa Cruz. Si tratta di un’ ulteriore “dimostrazione, prosegue il comunicato, dello stato di insicurezza e vulnerabilità che colpisce la cittadinanza”. Si è di fronte “alla perdita dei valori dell’onestà e del rispetto per la vita così come di fronte ai limiti del nostro sistema di sicurezza e giustizia chiamato a preservare l’integrità delle persone e dei beni”; beni che tra l’altro, si ricorda nel comunicato, “sono al servizio dell’intera comunità, ragion per cui il danno subìto è ancora più grave”. I vescovi della Bolivia, infine, esprimono vicinanza e solidarietà alla congregazione dei Padri passionisti incoraggiandoli a “continuare la loro importante azione evangelizzatrice” e allo stesso tempo rinnovano un appello alle autorità “affinché siano chiariti i fatti denunciati, raddoppiando gli sforzi in favore della prevenzione onde evitare atti che accrescano il timore e l’incertezza della comunità”. (A cura di Luis Badilla)

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    Venezuela: avviata la Missione continentale a Caracas

    ◊   L’arcidiocesi di Caracas si prepara intensamente per lo svolgimento della Missione Continentale, che costituisce “un programma intenso di azione pastorale per ravvivare la fede e la vita cristiana del nostro popolo, attraverso un nuovo impulso evangelizzatore”. Lo ha spiegato il cardinale Jorge Urosa Savino, durante un incontro con il clero ed i religiosi della Diocesi. La finalità di questa Missione - riferisce l'agenzia Fides - è “andare incontro a tutti gli abitanti di Caracas, specialmente i più lontani ed abbandonati, al fine di annunciare loro la Buona Novella di Gesù Cristo, affinché in Lui abbiano vita e affinché la nostra arcidiocesi sia sempre più una Chiesa viva, unita e missionaria”. Si cercherà pertanto di favorire l’incontro con Gesù Cristo attraverso la proclamazione del Vangelo e la catechesi; di promuovere la coscienza e l’azione missionaria nelle comunità ecclesiali per portare la Buona Novella ai più lontani; di fortificare la pastorale familiare per rinnovare la vita familiare ed avere stima del sacramento del matrimonio; di intensificare la pastorale giovanile e vocazionale per presentare il messaggio del Vangelo alle nuove generazioni, incorporandole così alla vita e all’azione ecclesiale; di rinnovare la scelta preferenziale per i poveri, per comunicare che la vita in Cristo è un dono ed un servizio alla società e alle persone e di sviluppare le comunità, i movimenti e le associazioni apostoliche per formare autentici discepoli e missionari di Gesù Cristo nella Chiesa e nella società. I contenuti tematici che verranno presentati durante la Missione saranno: la verità su Gesù Cristo; la verità sulla Chiesa e la verità sull’uomo. Questi temi saranno sviluppati dalla Commissione arcidiocesana incaricata della Missione e serviranno come base per preparare i materiali da utilizzare nel corso del tempo. (R.P.)

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    Si chiude oggi a Poznan la conferenza Onu sul clima

    ◊   Si chiude oggi la conferenza sul clima promossa dalle Nazioni Unite a Poznan, in Polonia, per preparare un nuovo accordo globale successivo al Protocollo di Kyoto. In attesa di un esito che appare ancora incerto, - riferisce l'agenzia Misna - a Poznan si è celebrata una sorta di rito - 190 stati rappresentati, 12.000 delegati, incontri, dibattiti e tavoli di trattative per 12 giorni - cercando di trovare un punto di equilibrio e compromesso tra impegni già presi e nuovi obblighi da assumere. Pochi giorni fa il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha avvertito che “la crisi climatica ha un impatto sulla prosperità del mondo e sulla vita dei popoli, da ora fino ad un lontano avvenire”, mentre il responsabile dell’Unione Europea per l’Ambiente, Stavros Dimas, ha definito l’incontro di Poznan “l’ultima chance per il pianeta di salvare il salvabile”. Una delle possibilità di riuscita della conferenza sarebbe stata vedere Europa e Stati Uniti convergere su una posizione condivisa e far leva su questo per portare la maggior parte dei paesi su una posizione avanzata in materia di salvaguardia dell’ambiente. Mentre la conferenza si avvia al termine, non accennano invece a diminuire le polemiche tra i paesi industrializzati, ora in crisi economica, e i paesi in via di sviluppo. La delegazione boliviana ha lamentato il fatto che in soli tre mesi le economie ricche hanno versato migliaia di miliardi di dollari per porre rimedio alla crisi finanziaria, raggiungendo un ammontare 300 volte superiore a quello destinato alla crisi climatica: “Eppure - hanno sottolineato i rappresentanti di La Paz - il pianeta è molto più importante di Wall Street”. (R.P.)

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    “La famiglia: un bene per l’umanità” è il tema del primo Forum cattolico-ortodosso a Trento

    ◊   Si è aperto ieri a Trento il primo Forum cattolico-ortodosso organizzato dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) con la collaborazione e il sostegno dell’arcidiocesi di Trento e del suo arcivescovo mons. Luigi Bressan. Un impegno, ha detto il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del CCEE, che intende onorare la memoria di Alessio II, patriarca di Mosca di tutte le Russie, morto una settimana fa. In particolare, la riflessione – in programma fino a domenica - sarà articolata attorno a tre aspetti: l’aspetto teologico (la famiglia nel progetto della creazione); gli aspetti giuridici – culturale (definizione della famiglia nelle diverse legislazioni nazionali e internazionali, i cambiamenti legislativi e culturali); e su temi di attualità: famiglia e matrimonio; migrazione e famiglia; famiglia e educazione; legami tra generazioni; implicazioni della famiglia nella politica, economia e altri processi sociali; educazione e istruzione religiosa nell’ambito della famiglia e nella scuola. Per oggi è prevista una veglia di preghiera ecumenica presso la Cattedrale di San Vigilio di Trento. L’idea di un forum, per il cardinale Erdő, è nata dalla necessità di affrontare insieme temi pastorali di comune interesse. “Sono stati i cambiamenti storici e culturali avvenuti in Europa negli ultimi decenni – ha aggiunto il porporato - e che richiedono con urgenza la testimonianza comune e la collaborazione delle comunità cristiane per la difesa e la promozione dei valori cristiani nella nostra società a fare si ché si avviasse una riflessione sull’opportunità di creare in Europa un Forum cattolico-ortodosso”. (B.C.)

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    Mozambico: 25 nuovi medici dall'Università cattolica di Beira

    ◊   In Mozambico 25 nuovi medici hanno conseguito la laurea all’Università cattolica di Beira. Si tratta di un “ottimo risultato” per Medici con l’Africa Cuamm, che riesce a garantire la presenza in Università attraverso l’invio di medici docenti e il sostegno di borse di studio, grazie al finanziamento ottenuto dalla Conferenza episcopale italiana. Di questi 25 nuovi medici, 10 hanno goduto di borse di studio dell’ong padovana. In Mozambico le stime parlano di 600 medici per 20 milioni di abitanti. La metà di essi - riferisce l'agenzia Sir - è concentrata nella capitale. Questi 25 medici in più saranno distribuiti tra l’ospedale e i centri di salute dei distretti più periferici. “Sembra solo una goccia in un mare di bisogno, ma nella sostanza, è il primo passo per la rinascita del sistema sanitario mozambicano”, afferma Medici con l’Africa-Cuamm. La Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Mozambico nasce nel 2000, fortemente voluta dalla Chiesa cattolica locale e con il contributo della Chiesa cattolica italiana. Ha l’obiettivo di formare medici per far fronte agli enormi bisogni sanitari delle province centro-nord del Paese, sprovviste di opportunità formative qualificate. Fino ad allora, infatti, l’unica facoltà di medicina esistente era a Maputo, 1.200 chilometri a sud di Beira. Impossibile per uno studente del centro-nord sobbarcarsi i costi dello studio così distante da casa. (R.P.)

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    In omaggio a Papa Wojtyla mostra di presepi trentini in Polonia

    ◊   Sono 50 i presepi che compongono la mostra dedicata a Giovanni Paolo II che si apre domani nel Santuario della Divina Misericordia di Lagiewniki, in Polonia. Un’iniziativa, promossa dalle autorità trentine, che sarà poi accompagnata da un pellegrinaggio in programma dal 28 gennaio al primo febbraio 2009. Un omaggio al Papa che, secondo gli organizzatori, “ha posto le basi per un percorso di unità ecumenica di tutte le confessioni cristiane”. “L’esposizione di presepi e il pellegrinaggio – aggiungono - vogliono essere un messaggio di grande riconoscenza e rispetto verso Papa Giovanni Paolo II che col Trentino ebbe un rapporto speciale”. Per tre volte infatti vi si recò: nel 1984 quando scelse di sostare all’Adamello; nel 1988 per commemorare i 268 morti della devastante tragedia di Stava avvenuta tre anni prima; poi nel 1995 per una visita pastorale che coinvolse migliaia di persone. La tradizione del presepe è molto sentita nella regione; furono i “segantini”, coloro che lavoravano nelle segherie veneziane (azionate dall’acqua) del principato vescovile di Bressanone e nel Tirolo, ad importare in Val di Fiemme l’arte dell’intaglio del legno. E' attorno a questo materiale che è incentrata la tradizione artistica di molti scultori trentini e la ricostruzione tradizionale della natività di Gesù assume un valore tanto grande da essere inserita nei lasciti testamentali. A fine esposizione le opere degli artisti saranno messe in vendita e il ricavato sarà devoluto a sostegno della Fondazione Giovanni Paolo II a Cracovia.(B.C.)

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    Si apre a Bologna il Congresso dei giovani delle Acli

    ◊   “Riappropriarsi della politica in maniera autentica” è l’esortazione di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, rivolta ai partecipanti del 23.mo Congresso dei giovani delle Acli. Almeno 200 ragazzi da tutta Italia in rappresentanza di oltre 60 province e circa 20mila iscritti sono attesi a Bologna per il vertice al quale partecipa anche il ministro della Gioventù Giorgia Meloni. Il riferimento di mons. Crociata è alle parole di Papa Benedetto XVI pronunciate a Cagliari nel settembre 2008 con l’esortazione a lavorare per essere quella “nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”. Tra gli altri interventi in programma quelli del sindaco di Bologna Sergio Cofferati, il vescovo ausiliare e vicario generale dell’arcidiocesi bolognese mons. Ernesto Vecchi, il direttore dell’ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e del lavoro mons. Angelo Casile, il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero. “I giovani non possono restare a guardare – commenta il segretario generale dei giovani delle Acli, Gianluca Budano – hanno il 'dovere' di rendersi protagonisti, sia nell’opera di vigilanza e di denuncia dei problemi della società, sia nella capacità di suggerire proposte e soluzioni”. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Vertice Ue: raggiunto l'accordo sul pacchetto clima

    ◊   Via libera alle misure per il rilancio dell’economia europea, ad una roadmap sul Trattato di Lisbona e al pacchetto clima. Nella seconda giornata di lavori del Consiglio europeo, a Bruxelles, è stata trovata un’intesa finale sugli accordi di massima raggiunti nella notte dai 27 leader dell’Ue. Il pacchetto sull’ambiente prevede che entro il 2020 l'Ue riduca del 20% le emissioni di gas serra, aumenti del 20% l'efficienza energetica e porti al 20% il ricorso alle fonti alternative nel mix energetico. Superate quindi le ultime resistenze dei Paesi dell'est che chiedevano più risorse per il fondo di solidarietà per la transizione energetica. Durante l’odierna sessione, i 27 hanno inoltre raggiunto un accordo definitivo sul massiccio piano di stimoli all'economia pari all'1,5% del Pil comunitario, circa 200 miliardi di euro. Intesa anche con Dublino: in cambio di alcune concessioni sul sistema delle imposte e il diritto di famiglia, l’Irlanda indirà un nuovo referendum per la ratifica del Trattato di Lisbona.

    India
    Una catena umana per la pace, intorno agli hotel Taj Mahal, Oberoi Trident e al Centro ebraico di Mumbai, in India. E’ l’iniziativa in corso da stamani nella città colpita dagli attacchi terroristici di fine novembre e organizzata dalla comunità cattolica locale. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

    Migliaia di persone hanno aderito all’iniziativa di pace, lanciata dalla comunità cattolica oggi a Mumbai, per ricordare l’attentato terroristico del 26 novembre e chiedere nuove misure di sicurezza più efficaci. Intellettuali, studenti, impiegati, anziani e anche semplici pendolari hanno unito le loro mani per formare un’immensa catena umana nei pressi dell’hotel Taj mahal, del Trident Oberoi, del Centro ebraico di Nariman house e di altri luoghi che sono stati teatro del lungo assedio, organizzato da un commando di 10 militanti sospettati di appartenere ad un gruppo della Jihad pakistana. Molti dei dimostranti hanno urlato la loro rabbia contro il governo, che come ha ammesso il neo ministro degli Interni P. Chidambaram, avrebbe delle responsabilità per il fallimento dei sistemi di sicurezza. Alcuni hanno anche mostrato le foto delle 179 vittime del tragico attacco che ha paralizzato per due giorni l’intera metropoli indiana e che ora sta avendo pesanti ripercussioni sull’industria turistica già penalizzata dalla recessione economica mondiale. Nei giorni scorsi, a Mumbai, sono stati organizzati diversi cortei e fiaccolate per commemorare il tragico evento che ha messo in allarme anche la diplomazia internazionale per una possibile escalation della tensione tra India e Pakistan, non ancora smorzata nonostante la decisione di Islamabad di chiudere le sedi e arrestare il leader dell’associazione estremista, Laskhar-e-Taiba.

     
    India-Pakistan terrorismo
    L’India ha accusato Islamabad di essere l’epicentro del terrorismo. A puntare il dito, il premier indiano Singh nella sua audizione in parlamento per i fatti di Mumbay. Dal canto suo, il Pakistan ha invece ripetutamente sottolineato la necessità di una cooperazione per combattere il terrorismo nei due Paesi. E il terrorismo e la situazione della sicurezza in India sono al centro dei colloqui odierni tra il sottosegretario di Stato americano, John Negroponte, giunto stamani nel Paese asiatico, e il primo ministro indiano, Manmohan Singh. Negroponte è stato ieri in Pakistan dove ha incontrato il presidente Asif Ali Zardari e il primo ministro Yousuf Raza Gilani, dai quali ha avuto l'assicurazione dell'impegno a combattere il terrorismo.

    Pakistan
    Sono sette i miliziani integralisti uccisi da un missile lanciato da un drone americano nell'area tribale del Waziristan, roccaforte di al-Qaeda nel sud del Pakistan. Il nuovo attacco si aggiunge agli altri 20 avvenuti negli ultimi 3 mesi nelle zone tribali del Paese in cui le intelligence statunitensi credono si nasconda il leader di al-Qaeda, Osama bin Laden. In azione anche i ribelli filo-talebani che hanno attaccato nella parte nord-occidentale del Paese un terminal di materiali destinati alle truppe Nato in Afghanistan. Al lancio dei razzi è seguito uno scambio di colpi da fuoco tra le forze di sicurezza e i miliziani, che solo questa settimana hanno già attaccato quattro volte il terminal.

    Giappone
    Il parlamento giapponese ha dato il via libera al rinnovo della missione antiterrorismo nell'oceano Indiano, a sostegno delle forze internazionali impegnate in Afghanistan. Il provvedimento è stato approvato oggi in via definitiva dalla Camera bassa, che ha rivotato la legge dopo la recente bocciatura alla Camera alta, controllata dall'opposizione. La legge straordinaria che regola la presenza militare nipponica nell'oceano Indiano è stata così rinnovata di un altro anno oltre la scadenza, fissata per il 15 gennaio 2009. Il Giappone non ha truppe in Afghanistan, ma la sua flotta è impegnata dal 2001 in un'operazione di rifornimento e pattugliamento nell'oceano Indiano a sostegno delle forze internazionali di pace.

    Vertice Giappone-Cina- Corea del Sud
    Si terrà domani a Fukuoka il primo vertice trilaterale autonomo tra Giappone, Cina e Corea del Sud. Durante il Summit, non agganciato come in precedenza alle riunioni dell'Asean, le tre potenze economiche dell'estremo oriente proveranno a dare una risposta coordinata nell'ambito del rafforzamento dei legami finanziari e della cooperazione per stabilizzare i mercati globali. Tra gli altri argomenti in discussione, la questione nucleare della Corea del Nord e i rapporti diplomatici di ampio respiro da costruire tra i tre Paesi nel medio-lungo periodo.

    Operazione antiterrorismo a Bruxelles
    È stato confermato l’arresto per sei delle 14 persone fermate ieri a Bruxelles nell’operazione che ha smantellato una presunta rete terroristica legata ad al Qaida. Secondo le autorità belghe, il gruppo era pronto a compiere un attentato suicida. Per il ministro dell’Interno italiano, Roberto Maroni, gli arresti sono collegati agli altri due compiuti a Bari nelle scorse settimane.

    Grecia
    In Grecia, dopo la prima notte senza incidenti dall'inizio della rivolta seguita all'uccisione di un ragazzo da parte della polizia, sono riprese manifestazioni e scontri tra studenti e forze dell’ordine nel centro di Atene. La città è blindata, le strade attorno al parlamento sono state chiuse e la presenza delle forze dell'ordine è imponente. In quattromila si sono riuniti davanti all'Università di Atene per prendere parte a un corteo che dovrebbe arrivare proprio fino alla sede del parlamento, mentre si attendono gli esiti delle assemblee per decidere se proseguire ed estendere l'occupazione delle scuole e delle università. Intanto, Epaminondas Korkoneas, l'agente di polizia che ha ucciso con un colpo di pistola il quindicenne, Alexis Grigoriopoulos, ha espresso le sue scuse alla famiglia della vittima nella memoria difensiva presentata in tribunale, mantenendo tuttavia la versione secondo cui avrebbe sparato due colpi in aria e uno in terra, e che il giovane sarebbe stato colpito di rimbalzo. Il risultato dell'esame balistico non è stato ancora reso noto.

    Russia
    È di dodici morti e 6 feriti, di cui 3 gravi, il bilancio delle vittime causate da una violentissima esplosione avvenuta in una miniera vicino a Kirovsk, città della regione di Murmansk, nel nordovest della Russia a circa 1500 chilometri da Mosca, oltre il Circolo Polare Artico. La potente deflagrazione si è prodotta accidentalmente mentre i minatori erano impegnati a collocare trenta tonnellate di esplosivo nel corso di lavori di scavo per ricavare una nuova galleria.

    Italia maltempo
    L'emergenza maltempo in Italia interessa molte regioni, specie quelle del centro-sud ancora flagellate dalle piogge, con fiumi esondati, frane e mareggiate. Stato d’emergenza a Roma per l’eccezionale ondata di piena che sta interessando il Tevere. Il peggio potrebbe arrivare nel tardo pomeriggio, ma già molte zone della capitale, non protette dagli argini, sono state invase dalle acque. Stamani, nei pressi di Castel Sant’Angelo, Vigili del Fuoco e forze di Polizia sono intervenuti per rimuovere un barcone disancorato dalla violenza del fiume. Giancarlo La Vella ha raccolto le sensazioni di alcuni romani, accorsi numerosi su tutto il percorso del Tevere, e di un pompiere:

    R. - Probabilmente, c’era qualcosa da fare prima in termini di organizzazione e manutenzione.

     
    D. - E’ una situazione d’emergenza che state fronteggiando come?

     
    R. - Dobbiamo ancorare il barcone perché se si abbassa il livello del fiume, quello passa sotto il ponte e quindi potrebbe danneggiare eventuali altri ponti a valle.

     
    D. - Quali sensazioni, con il rischio di alluvioni per Roma?

     
    R. - Certo, ci sono già molti danni, però mi pare che - tutto sommato - ci sia uno spiegamento di forze notevoli. La gente lo sa. Siamo avvisati, speriamo che nessuno debba subire dei danni per questo. Già abbiamo perso una persona, purtroppo…

     
    D. - Molti si chiedono se tutto questo poteva essere evitato con un po’ di prevenzione in più…

     
    R. - Può darsi anche di sì. Penso che sempre qualcosa di più si possa fare. Magari, forse era poco prevedibile una cosa di queste dimensioni. Però, questa città penso che nei secoli le ha sempre subite, le inondazioni, e quindi sopravviverà anche questa volta, tranquillamente …

     
    Zimbabwe
    In Zimbabwe continua a salire il numero dei decessi accertati a causa del colera. L’ultimo bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di 792 morti e oltre 16 mila casi di contagio. Dieci morti e 688 infettati anche nel vicino Sudafrica, dove il governo della provincia nord-orientale del Limpopo ha dichiarato lo stato di ''catastrofe'' per la regione di Whembe. A fronte dell’aggravarsi dell’epidemia il presidente, Robert Mugabe, ha smentito la vittoria sul colera annunciata ieri, ridimensionando i risultati ottenuti dal governo. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 347

     
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