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Sommario del 06/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Messaggio di Benedetto XVI per il 30.mo della mediazione pontificia nel contenzioso tra Cile e Argentina nella zona australe
  • La Chiesa avrà presto 6 nuovi Santi: tra questi don Arcangelo Tadini, fondatore delle Suore Operaie
  • Altre udienze e nomine
  • Incontro in Vaticano tra il cardinale Bertone e il presidente del Senato Schifani
  • Mons. Mamberti all’Osce: i diritti umani siano non solo proclamati ma anche rispettati
  • Contro le armi: editoriale di padre Lombardi
  • In Piazza San Pietro l'Albero di Natale donato dalla Bassa Austria
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La Russia rende l’estremo saluto ad Alessio II: martedì i funerali. La testimonianza di mons. Paglia
  • Negli USA bruciati a novembre oltre 500 mila posti di lavoro
  • Cerimonie conclusive del giubileo delle apparizioni di Lourdes
  • La Fidae: sulla scuola serve una vera parità
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Paesi Baschi in lutto per la morte di un imprenditore in un attentato dell’ETA
  • Il cardinale Tettamanzi: rilanciare il dialogo a Milano
  • Aumentano le vocazioni in Africa
  • La missione in India attraverso l’arte: giornata di studi all’Urbaniana
  • Oltre 150 milioni i minori sfruttati nel mondo
  • Al via il pellegrinaggio alla Mecca
  • Conferenza degli Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo
  • Convegno dei Rogazionisti a Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ondata di attentati in Pakistan: quasi 30 le vittime
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messaggio di Benedetto XVI per il 30.mo della mediazione pontificia nel contenzioso tra Cile e Argentina nella zona australe

    ◊   “La storia recente, con l’esperienza di vari tentativi fatalmente falliti e di soluzioni drastiche che, in controversie in diversi scenari del mondo, hanno generato gravissime conseguenze ci aiuta a scoprire gli errori che quella mediazione pontificia evitò ai popoli cileno e argentino e anche ad altre nazioni della regione”. E’ quanto scrive Benedetto XVI nel messaggio rivolto ai presidenti di Argentina e Cile in occasione delle celebrazioni per i 30 anni della mediazione pontificia per la soluzione del contenzioso tra i due Paesi nella zona australe. Per ricordare questa istruttiva pagina di storia è stata posta ieri, al confine tra i due Paesi, la prima pietra di un monumento per la pace, benedetta dal cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, inviato straordinario del Santo Padre. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nel messaggio il Papa ricorda quei primi giorni di dicembre del 1978, quando i governi di Argentina e Cile “giunsero a pensare che si erano esaurite le possibilità di arrivare a un accordo”. Al centro della controversia c’era la sovranità di tre isole e soprattutto l’accesso agli Oceani Atlantico e Pacifico. Il contenzioso si era aggravato pericolosamente dopo la rottura di ogni negoziazione tra i governi militari guidati da Pinochet in Cile e da Videla in Argentina. In questo allarmante scenario – scrive Benedetto XVI - la decisione di Giovanni Paolo II di inviare come proprio rappresentante il cardinale Antonio Samoré per condurre una mediazione “arrestò provvidenzialmente lo scontro bellico”. Dopo aver scongiurato lo scoppio di una guerra, che secondo diversi osservatori avrebbe provocato migliaia di morti, la mediazione pontificia ha poi portato alla sospirata soluzione pacifica: i governi argentino e cileno hanno infatti raggiunto un’intesa in base alla quale è stata concessa al Cile la sovranità delle isole e riconosciuti all’Argentina ampi diritti di navigazione. “Tale successo, suscitando una gradevole e inaspettata sorpresa nel mondo – scrive Benedetto XVI – fu un esempio di come, dinanzi a qualsiasi controversia, si deve sempre vincere lo sconforto e non dare mai per concluso il cammino del dialogo paziente e del negoziato condotto con saggezza e prudenza, per raggiungere una soluzione giusta e degna con mezzi pacifici, propri dei popoli civilizzati, soprattutto quando i loro membri sanno di essere anche fratelli e figli di un unico Dio e Padre”. Ricordando anche quella "soluzione giusta e degna" si è tenuta ieri a Monte Aymond, al confine tra i due Paesi, la cerimonia per la benedizione della prima pietra di un monumento commemorativo. Si tratta - ha detto ieri il Papa ricevendo il nuovo ambasciatore argentino presso la Santa Sede - di una “testimonianza eloquente e servirà per stringere ancora di più i legami di fratellanza e la volontà di intesa tra i due Paesi”. Oltre a Papa Wojtyla, anche un altro Pontefice si è adoperato per la soluzione della controversia nel Continente australe. La mediazione pontificia avviata da Giovanni Paolo II è stata preceduta infatti, il 20 settembre del 1978, da una lettera di Giovanni Paolo I indirizzata alle Conferenze episcopali di Argentina e Cile: "E' necessario - si legge nel testo - creare un clima nel quale, deposta l'attitudine bellicosa o di avversione, prevalgano le ragioni della concordia sulle forze dell'odio o della divisione”. Il proposito - ha scritto Giovanni Paolo I - è di "sensibilizzare tutte le persone di buona volontà” per evitare "imprevedibili conseguenze”. Tra quanti hanno contribuito al positivo esito della mediazione pontificia tra Argentina e Cile c’è mons. Faustino Sainz Munõz, nunzio apostolico in Gran Bretagna, che ricorda le tappe di quella negoziazione:

    R. – Tutto cominciò il 22 dicembre del 1978, quando il Santo Padre annunziò che avrebbe mandato un suo rappresentante in Argentina e in Cile, per aiutare quei due Paesi a trovare una soluzione che evitasse la guerra, un pericolo imminente. Dal ’79 il Santo Padre accettò di mediare e allora ci fu un processo che durò fino al 19 novembre del 1984, quando si firmò il Trattato di pace e amicizia tra Argentina e Cile. Poi ci fu lo scambio degli strumenti di ratifica il 2 maggio del 1985. Ci fu quindi un lungo processo di mediazione che durò sei anni. Fu senz’altro un grande successo per i due Paesi e credo che fu, ed è, un bel esempio per tutti i Paesi del mondo e per tutte le situazioni in cui alcuni Paesi si possono trovare. C’è sempre la possibilità di trovare una via di uscita che sia pacifica, senza fare ricorso alla guerra.

     
    D. – Quale contributo ha dato la Santa Sede in quell’occasione?

     
    R. – Ha dato il contributo fondamentale per arrivare a quel trattato di pace e di amicizia. L’ha dato con l’impegno personale del Santo Padre che ha preso una decisione molto coraggiosa. Credo sia stata un anticipo di quello che sarebbe stato poi l’atteggiamento del Santo Padre, Giovanni Paolo II, durante tutta la sua vita: cercare sempre di lavorare per la pace. Se Papa Wojtyla era già convinto che si doveva lavorare per la pace, con il successo che questa sua mediazione ha avuto, penso che si sarà sentito più stimolato, più incoraggiato a seguire quella via. Via che ha percorso poi con tanto entusiasmo durante 27 anni. Credo che i due governi attualmente stiano riconoscendo, 30 anni dopo, quanto l’intervento del Santo Padre sia stato provvidenziale, vedendo come adesso questi due Paesi collaborano e vivono insieme. Si trovano in una situazione ottima, quando invece 30 anni fa stavano sull’orlo della guerra.

     
    D. – Una mediazione che ha dimostrato come in ogni controversia il dialogo non pregiudichi diritti e rafforzi invece le possibilità per la composizione delle divergenze. Questa è l’eredità di quell’accordo...

     
    R. – Attraverso il dialogo si può sempre trovare una soluzione per qualsiasi controversia tra due Paesi. Credo che serva anche nel momento attuale in situazioni in cui ci siano dei problemi di intendimento tra due Stati.

     
    D. - In quella mediazione si deve anche sottolineare il contributo dato dai collaboratori di Giovanni Paolo II…

     
    R. - Il Santo Padre è stato rappresentato dal cardinale Samorè in quella mediazione; vorrei ricordare anche come, dopo il cardinale Samorè, sia stato il cardinale Casaroli che ha preso la rappresentanza del Santo Padre per la gestione della mediazione. Ricordo anche mons. Montalvo che allora era nunzio apostolico in Algeria. Un ricordo, credo che meritino i membri delle due delegazioni di Argentina e Cile che lavorarono per arrivare a questo risultato. Si devono ringraziare tutte quelle persone che si sono impegnate in quella mediazione.

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    La Chiesa avrà presto 6 nuovi Santi: tra questi don Arcangelo Tadini, fondatore delle Suore Operaie

    ◊   La Chiesa avrà presto 6 nuovi Santi. Il Papa, ricevendo stamani l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato la promulgazione dei relativi decreti. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Due spagnoli, due italiani, un polacco e una francese, vissuti tra il 1800 e il 1900, saranno proclamati presto Santi dalla Chiesa. Si tratta del Beato Sigismondo Felice Feliński, che come arcivescovo di Varsavia dovette lottare per la libertà della Chiesa in tempi difficili. Il Beato Francesco Coll y Guitart, sacerdote spagnolo dell'Ordine dei Frati Predicatori e fondatore della Congregazione delle Suore Domenicane dell'Annunciazione della Beata Vergine Maria, che promosse il rinnovamento della vita religiosa secondo una radicale fedeltà al Vangelo. Tra i prossimi Santi figura anche un altro Beato spagnolo, Raffaele Arnáiz Barón, frate Oblato dell'Ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza, che conformò la sua vita a Cristo crocifisso offrendo le sue molte sofferenze e tribolazioni per le necessità della Chiesa e i peccati del mondo. C’è poi la Beata Maria Della Croce Jugan, francese: domestica in un castello, fondò la Congregazione delle Piccole Suore dei Poveri, dedicate agli anziani soli. Destituita in seguito a calunnie e incomprensioni passò gli ultimi anni della vita chiedendo l’elemosina. Saranno proclamati Santi anche due italiani: la Beata napoletana Caterina Volpicelli, fondatrice dell'Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore, dedicata completamente ai poveri e ai malati e dotata di un forte afflato mistico, e il Beato bresciano Arcangelo Tadini, sacerdote diocesano, che nello spirito della Rerum novarum di Leone XIII difese i diritti delle giovani operaie fondando nel 1900 la Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, nonostante difficoltà e incomprensioni, anche da parte di sacerdoti che non ritenevano opportuno che delle religiose facessero le operaie. Sono state riconosciute infine le virtù eroiche di tre Servi di Dio: Giacinto Bianchi, sacerdote diocesano italiano, fondatore dell'Istituto delle Figlie Missionarie di Maria; Andrea Van Den Boer, olandese, fratello professo dei Frati della Beata Vergine Maria Madre della Misericordia; Maria Chiara Di Gesù Bambino Galvão Meixa de Moura Telles e Albuquerque, portoghese, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Ospedaliere dell'Immacolata Concezione.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani; il prof. Mario Agnes, gentiluomo di Sua Santità, direttore emerito de "L’Osservatore Romano".

    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di Würzburg (Germania) il rev. Ulrich Boom, del clero della medesima diocesi, parroco a Miltenberg, assegnandogli la sede titolare vescovile di Sulletto. Il rev. Ulrich Boom è nato a Alsstätte (diocesi di Münster) il 25 settembre 1947. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici a Münster, a Monaco di Baviera e a Würzburg. E’ stato ordinato sacerdote il 25 febbraio 1984 a Würzburg. Dal 1984 al 1985 ha ricoperto l’incarico di vice-parroco nella parrocchia dei SS. Pietro e Paolo a Schweinfurt e dal 1985 al 1987 a Baunach. Dal 1987 è stato dapprima amministratore parrocchiale e poi parroco di Frammersbach. Nel 1993 è stato nominato anche parroco della parrocchia vicina di Habichtsthal e nel 1998 anche di quella di Partenstein. Dal 1989 è stato altresì vice-decano e dal 1990 al 2000 decano del decanato di Lohr. Dal 2000 è parroco di S. Giacomo a Miltenberg. Dal 1991 è stato anche presidente del Consiglio dei Catechisti in Germania ("Deutscher Katechetenverein"), del quale dal 2003 è vice-presidente. E’ membro del Consiglio pastorale e della Commissione dell’arte della diocesi di Würzburg.

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    Incontro in Vaticano tra il cardinale Bertone e il presidente del Senato Schifani

    ◊   Il presidente del Senato italiano Renato Schifani si è recato oggi in Vaticano per incontrare il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, ricambiando così la precedente visita del porporato lo scorso 13 maggio a Palazzo Madama. L'incontro privato – riferisce un comunicato della presidenza del Senato - è stato particolarmente cordiale e si è protratto per oltre un'ora.

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    Mons. Mamberti all’Osce: i diritti umani siano non solo proclamati ma anche rispettati

    ◊   L’intolleranza verso i cristiani, l’eliminazione degli armamenti, la difficile situazione nel Caucaso, la piaga del traffico di esseri umani: sono alcuni dei temi forti toccati dall’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, nell’intervento al 16.mo Consiglio ministeriale dell’Osce, tenutosi in questi giorni ad Helsinki. Il presule ha inoltre esortato gli Stati che fanno parte dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea a prestare attenzione all’attuale crisi economica-finanziaria. Il servizio di Alessandro Gisotti:
     
    A 60 anni dall’adozione della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, la Chiesa cattolica “lotta per garantire che i diritti umani non vengano soltanto proclamati, ma anche rispettati”. E’ quanto ribadito al Consiglio ministeriale dell’Osce dall’arcivescovo Dominique Mamberti che ha messo l’accento, in particolare, sul diritto alla libertà religiosa. La Santa Sede, ha affermato, “richiede che sia rispettato universalmente e guarda con preoccupazione ai sempre più frequenti episodi di violenza e ai costanti atti di discriminazione e di intolleranza contro i cristiani e i membri di altre religioni”. Ed ha aggiunto: “L'odio non può trovare giustificazione fra coloro che definiscono Dio “nostro Padre”. Questo è un altro motivo per cui Dio non si può mai escludere dall'orizzonte della persona umana e della storia”. “Il nome di Dio – ha ribadito - è un nome di giustizia. È un appello urgente alla pace”.

     
    Mons. Mamberti ha quindi espresso la sua preoccupazione per il “deterioramento” di quelle “condizioni di fiducia e di sicurezza che sono state la base di relazioni e negoziati fra gli Stati”. Le crisi attuali nell’area Osce, ha precisato, “potrebbero portare inevitabilmente al peggioramento della qualità della vita e delle aspettative legittime dei cittadini di Stati sovrani”. In Georgia, ha avvertito il presule, “la situazione nelle aree di conflitto e in quelle circostanti resta instabile”. La stagione invernale, ha proseguito, “ha lanciato nuove sfide e la Santa Sede è particolarmente preoccupata per il ritorno alle proprie abitazioni degli sfollati all’interno del Paese”. Ed ha incoraggiato l’Osce nel suo impegno per “l’eliminazione dei rischi legati a eccessivi stoccaggi di armamenti leggeri e di armi convenzionali, la sua lotta contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa e, non da ultimo, le sue iniziative nella lotta al terrorismo”.

     
    L’arcivescovo Mamberti ha quindi esortato l’Osce a “prestare attenzione all’attuale crisi economica e finanziaria che – ha detto – colpisce la vita di tutti, in particolare dei più vulnerabili”. Una parte importante del discorso, è stata dedicata da mons. Mamberti alla “piaga del traffico di essere umani”. Un fenomeno sociale, ha rilevato, “pluridimensionale”, “di povertà, avidità, corruzione, ingiustizia e oppressione che si manifesta con lo sfruttamento sessuale, il lavoro forzato, la schiavitù e il reclutamento di minori per il conflitto armato”. Un fenomeno, ha proseguito, che ha anche cause economiche, politiche e socio-culturali. D’altro canto, è stato il suo richiamo, “la globalizzazione e l’aumentato movimento di persone possono anche rendere gruppi vulnerabili” come donne e giovani, “preda più facile dei trafficanti” che non hanno alcun riguardo per la dignità della persona umana. Né ha mancato di mettere in guardia dalla “banalizzazione della sessualità” nei mass media che “conduce il declino dei valori morali e conduca al degrado di uomini e donne e anche all’abuso dei bambini”. Mons. Mamberti ha quindi garantito il pieno sostegno della Santa Sede "agli sforzi dell'Osce per eliminare la piaga del traffico di persone, in particolare di donne e bambini, della prostituzione e del lavoro forzato".

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    Contro le armi: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Nei giorni scorsi la Santa Sede ha firmato a Oslo la Convenzione contro le munizioni a grappolo (cluster bombs) tristemente famose non solo per le vittime che provocano anche fra i civili quando vengono utilizzate, ma anche per le grandissime quantità di ordigni che rimangono inesplosi sul terreno e continuano a provocare vittime innocenti a distanza di anni. La Santa Sede è stata attiva fin dall’inizio in questa battaglia di pace, avendo fatto parte del gruppo di sei Paesi che per primi l’hanno promossa a livello internazionale. E’ un segnale di un impegno concreto sul fronte del disarmo. Nel discorso in occasione della firma, il segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Mamberti, ha osservato che anche nell’attuale congiuntura di crisi economica e finanziaria, “i bilanci e le spese militari sono purtroppo in allarmante aumento”. Ciò nonostante la Santa Sede dà con costanza il suo contributo per il rafforzamento e l’allargamento del diritto umanitario internazionale, coerentemente con il grande messaggio presentato da Benedetto XVI alle Nazioni Unite in occasione del suo viaggio a New York. Un lungo cammino, sempre al servizio della vita e della dignità della persona umana.

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    In Piazza San Pietro l'Albero di Natale donato dalla Bassa Austria

    ◊   E’ arrivato in Piazza San Pietro il grande abete che come ogni anno, collocato accanto al Presepe, allieterà la Piazza della Basilica Vaticana con i tradizionali simboli del Natale. Si tratta di un dono del comune di Gutenstein nella Bassa Austria. E’ un abete rosso di 33 metri di altezza. L’inaugurazione si svolgerà sabato 13 dicembre alle 16.30: l’albero sarà acceso da un bambino del coro di Altenburg, alla presenza del cardinale Giovanni Lajolo e mons. Renato Boccardo, rispettivamente presidente e segretario generale del Governatorato, di personalità della Bassa Austria, insieme ad un folto gruppo di pellegrini. Canti e musiche tradizionali saranno eseguiti dai cantori di Altenburg e dagli strumentisti di Ziersdorf.

    Le cerimonie natalizie continueranno il 24 dicembre con l'inaugurazione del tradizionale Presepe realizzato, come di consueto, al centro della piazza. La scena della nascita di Gesù è collocata quest'anno sotto una struttura provvisoria coperta da semplici assi di legno, ricavata a ridosso delle mura della città. L'ambientazione è arricchita dalla presenza di una torre di ingresso, di un grande portale che fa da sfondo alla Natività e da umili abitazioni contadine che si sviluppano intorno alle mura stesse. La rappresentazione è costituita da una serie di personaggi dalle dimensioni statuarie che, sistemati con accorto gioco di prospettive, arricchiscono la scena. Parte delle statue provengono dal Presepio allestito nel 1842 da San Vincenzo Pallotti nella Basilica di Sant'Andrea della Valle, mentre altre sono state aggiunte successivamente. Come ogni anno, i Servizi Tecnici del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano hanno curato il progetto e la realizzazione del presepe monumentale.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Santa Sede condanna le violazioni dei diritti umani nella Repubblica Democratica del Congo: nell’informazione internazionale, l’intervento dell’arcivescovo Silvano M. Tomasi all’ottava sessione speciale del Consiglio sui Diritti Umani

    In cultura, un articolo di Oddone Camerana dal titolo “Difesa della vittima e abuso della pietà”: l’opinione pubblica tra ricerca di giustizia e pressioni di ogni tipo

    San Tommaso a Wall Street: in un articolo di Luca M. Possati uno sguardo diverso sulla crisi finanziaria

    Le Chiese dell’Est europeo rileggono la propria storia guardando a Roma: Raffaele Alessandrini illustra le conclusioni del convegno, alla Lateranense, sul tema “La Chiesa croata e il Concilio Vaticano II”

    Ambrogio e il segreto della libertà: monsignor Inos Biffi sul Santo vescovo di Milano e la confutazione degli ariani

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo “I dubbi di Napoleone e il dogma dell’Immacolata”: all’inizio dell’Ottocento il primo console si chiedeva: “Quand’è che l’anima entra nel corpo?”

    Il francescano amato nel Bronx: Marco Roncalli traccia un profilo di fra Tommaso da Olera, il mistico bergamasco che anticipò la devozione al Sacro Cuore e alla Donna concepita senza peccato

    Alessio II protagonista del dialogo ecumenico: nell’informazione religiosa, un articolo che sottolinea l’unanime riconoscimento per l’impegno ecclesiale svolto dal Patriarca di Mosca

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    Oggi in Primo Piano



    La Russia rende l’estremo saluto ad Alessio II: martedì i funerali. La testimonianza di mons. Paglia

    ◊   Il Patriarca della Chiesa ortodossa russa Alessio II, morto ieri all’età di 79 anni, sarà sepolto martedì prossimo nella cattedrale dell'Epifania a Mosca. Lo ha affermato il metropolita Kirill, eletto oggi dal Sacro Sinodo reggente provvisorio del Patriarcato. Nel pomeriggio di oggi, preceduta da una Messa, sarà aperta la camera ardente nella cattedrale del Cristo Salvatore. Alle esequie di Alessio II prenderà parte anche una delegazione vaticana composta dai cardinali Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e Roger Etchegaray, presidente emerito di "Giustizia e Pace", dall'arcivescovo Antonio Mennini, rappresentante della Santa Sede nella Federazione russa, da padre Milan Žust, officiale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e da mons. Ante Jozić, segretario di Nunziatura a Mosca. Intanto, continuano ad arrivare a Mosca messaggi di cordoglio da tutto il mondo. Dal canto suo, il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I ha dichiarato all’agenzia “Asianews” che Alessio II “sentiva vicina la sua fine” ed era deciso a “lavorare per ristabilire la pace all’interno della Chiesa”. Per una testimonianza sulla figura e sull’eredità del Patriarca di Mosca, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia, presidente della Commissione Cei per il dialogo e l’ecumenismo, legato ad Alessio II da un rapporto di fraterna amicizia:

    R. – Io sono rimasto particolarmente toccato dall’ultima visita avuta a Mosca, un mese fa, con il cardinale Sepe. Le parole che lui ci disse erano straordinarie: parlava del suo affetto e della sua stima per Papa Benedetto e per la comune battaglia per i valori cristiani in Europa e sottolineava con qualche forza il nuovo clima che si è instaurato tra le due Chiese. Lungo il tragitto mi prese per mano, mi stringeva la mano … E oggi lo sento, questo gesto, pieno di fraterna amicizia. Non dobbiamo dimenticarlo! Ha traghettato la Chiesa russa dalla schiavitù sotto il comunismo, dallo smarrimento dopo la caduta del comunismo, fino alla riorganizzazione della Chiesa negli ultimi tempi. Devo dire, sognava anche l’incontro più ravvicinato con la Chiesa, in particolare con Papa Benedetto.

     
    D. – E Papa Benedetto sottolinea proprio nel telegramma di cordoglio “la buona battaglia per la difesa dei valori umani ed evangelici”, condotta in particolare nel continente europeo da Alessio II: un terreno comune. Ecco, la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, sono quasi coscienza di un continente un po’ smarrito …

     
    R. – Esatto. Io debbo dire che conoscevo il Patriarca da molti anni; ho avuto numerosi incontri con lui, numerose conversazioni ma in questi ultimi tempi, di fronte allo smarrimento di un’Europa priva di sogni, priva di ideologie, su una china spesso tristemente relativista nei valori, Alessio ha come intuito la necessità di un’alleanza da compiere. E ricordo quando lui diceva: “In fondo, noi dell’ortodossia russa abbiamo assistito al crollo del più grande disegno umanistico senza Dio”. Questo crollo ci dà come una nuova vocazione per l’Europa occidentale. Noi dobbiamo gridare all’Europa occidentale che se camminano sulla via dell’ateismo e della dimenticanza di Dio, il crollo è tragico”. E lui aggiungeva: “E noi l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle”. Ecco perché in Alessio II, Benedetto XVI aveva trovato un alleato che non ha mancato di gridare forte a Bruxelles, o anche a Parigi, nell’ultima visita. Penso davvero che questi due polmoni dell’Europa se respirano assieme, possono dare un contributo insostituibile al futuro di questo nostro continente.

     
    D. – Ora è auspicabile che questo patrimonio, questa testimonianza di Alessio II venga raccolta e fatta fruttificare …

     
    R. – Io credo di sì. Il cammino che Alessio ha compiuto, non facile, talora anche pieno di difficoltà, di contraddizioni, è tuttavia un cammino che ha dovuto muovere una realtà enorme com’è quella della ortodossia russa, vincendo spinte interne di cui alcune sono ancora in fermento. Credo che la strada intrapresa sia inarrestabile.

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    Negli USA bruciati a novembre oltre 500 mila posti di lavoro

    ◊   Mai così tanti posti di lavoro persi in un solo mese dal dicembre 1974: l'emorragia occupazionale negli Usa non si ferma e in novembre sono stati bruciati 533.000 posti, il massimo da 34 anni. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Tasso di disoccupazione al 6,7%, livello più alto da 15 anni. Il presidente uscente Bush ammette che gli Usa sono in recessione. Il presidente eletto Obama annuncia “misure urgenti”, sottolineando che la situazione “probabilmente prima di migliorare peggiorerà”. Le prospettive, infatti, non sono rosee: gli analisti si attendono una forte contrazione del Pil nel quarto trimestre dell'ordine del 5% e ritengono che anche il probabile ulteriore taglio del costo del denaro da parte della Federal Reserve possa non avere gli effetti sperati. Intanto le tre grandi case automobilistiche in crisi – General Motors, Ford e Chrysler - stanno ‘mendicando’ aiuti miliardari ad un Congresso ancora scettico. In questo senso, l'impennata della disoccupazione americana, che affonda le Borse, potrebbe giocare a favore delle tre aziende di Detroit. Senza aiuti, infatti, Gm e Chrysler potrebbero fallire entro l'anno e le conseguenze sull'economia rischierebbero di essere catastrofiche. Ma questa crisi partita dal tracollo dei mutui subprime, c’è stata ben raccontata? Erano immaginabili questi disastrosi effetti? Lo chiediamo all’economista Alberto Quadrio Curzio:

     
    R. – Ben pochi analisti avevano previsto, sia pure in termini approssimati, che la crisi sarebbe stata così grave. La maggioranza certamente riteneva che sarebbe stata una recessione marcata, ma non certo una crisi di tal portata. La mia impressione è che oggi come oggi, la maggior parte, sia dei politici che degli analisti, stia viaggiando un po’ a vista e non abbia una percezione completa di ciò che sta accadendo. Non vorrei pertanto che, soprattutto dagli Stati Uniti, ci pervenissero ulteriori cattive notizie.
     D. – Alcuni rappresentanti democratici del Congresso, in questi giorni, premono molto affinché Obama abbia un ruolo più incisivo sulle sfide economiche che si stanno presentando. Prima del 20 gennaio, Barack Obama è solo un presidente eletto: sarà in carica dal 20 gennaio in poi. In ogni caso, che cosa potrà fare Obama di fronte a questa crisi?

     
    R. – Mi pare che la proposta dei parlamentari democratici sia del tutto condivisibile. Prima Obama prende il posto di Bush, che non è certo stato un presidente verso il quale avremo rimpianti, meglio è. Un Paese che in novembre brucia 533 mila posti di lavoro, e che dall’inizio della crisi ne ha bruciati due milioni, ha bisogno di un intervento molto forte. E credo che Obama lo farà, soprattutto con una spesa pubblica significativa. Ciò detto, gli Stati Uniti hanno però bisogno di rivedere un po’ tutta la propria struttura, risparmiando di più.

     
    D. – Vertice a Londra, la prossima settimana. Con il premier britannico Gordon Brown ci sarà la Francia con Sarkozy e il presidente della Commissione europea, Barroso. Non ci sarà la Merkel, cancelliera tedesca. Non è un vertice troppo limitato?

     
    R. – Mi rammarica molto questo vertice sostanzialmente a due; credo che sarebbe stato molto meglio un vertice a quattro, come quello che si tenne agli inizi di ottobre, con Francia, Italia, Germania e Regno Unito. Senza una coesione di questi quattro Paesi, soprattutto dei tre continentali, l’Europa farà molta fatica a riprendersi.

     
    D. – E’ il settore automobilistico quello che divide l’Europa in questo momento? Cioè, decidere se fare o no interventi, in considerazione del fatto che gli Stati Uniti potrebbero fare significativi interventi per il loro settore automobilistico?

     
    R. – Io penso che l’Europa sbagli nel non prendere una decisione unitaria con un piano finanziato da titoli di debito pubblico europei. Quanto al settore automobilistico, credo che il solo modo per aiutarlo sia di produrre delle norme che impongano la sostituzione di veicoli vecchi ed inquinanti; a tal fine, ovviamente, va sostenuta la domanda con incentivi fiscali.

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    Cerimonie conclusive del giubileo delle apparizioni di Lourdes

    ◊   Mentre a Lourdes saranno diverse le celebrazioni, che culmineranno l’8 dicembre, per la chiusura del 150.mo anniversario delle apparizioni della Vergine a Bernadette, nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, a partire da oggi, è dedicato un triduo alla Madre Celeste. Nella Basilica giungerà la statua della Madonna pellegrina che in questi mesi è stata ospitata in diverse diocesi. Ma come intendere la conclusione di questo anno mariano giubilare? Tiziana Campisi lo ha chiesto a mons. Franco Gualdrini, vescovo emerito di Terni-Narni-Amelia, prefetto della sagrestia della Basilica di Santa Maria Maggiore:

    R. – Come tutte le manifestazioni, le celebrazioni, che nella Chiesa vengono proposte, non vogliono essere mai un momento isolato. Tutte tendono alla continuazione perché la nostra fede non è una realtà che c’è o non c’è; è un fatto che deve aumentare sempre, come la virtù, come la santità. E' un cammino che si fa sempre sia nell’aumentare la fede sia nel progredire, nel raccogliere il dono della santità che il Signore ci fa. E in tutto questo, certo, c’è l’intercessione in particolare di Maria Santissima e dei Santi, ma in particolare della prima di tutti i Santi che è Maria Santissima.

     
    D. – Vogliamo ricordare qual è il significato, appunto teologico, dell’Immacolata Concezione?

     
    R. – Secondo il grande progetto di Dio, Iddio ha inteso che Gesù potesse andare nel grembo di una donna che era esente da ogni peccato, anche da quello originale. Perciò è per questo che noi diciamo “Maria Santissima Immacolata”, cioè senza macchia di peccato, di nessun peccato, neppure di quello originale. Questo è l’aspetto teologico; naturalmente, porta con sé una grande visione che abbiamo di Maria, esente da ogni peccato, per grazia di Dio. E' stata esente da ogni peccato anche durante la sua vita. Ha saputo essere così fedele al Signore anche ai piedi della croce.

     
    D. – A quali riflessioni, allora, ci induce la celebrazione di questa festa?

     
    R. – Ad approfondire l’autenticità della nostra devozione alla Madonna. La Madonna senza peccato, di nessun genere, induce e spinge tutti noi ad essere senza peccato; il peccato originale l’abbiamo avuto però possiamo liberarcene. L’abbiamo liberato nel battesimo; poi, avanti, nella nostra vita, possiamo liberarcene con il sacramento della penitenza e la nostra conversione che non finisce mai.

     
    D. – Pensare a Maria come Immacolata Concezione, forse non sempre rende facile comprendere il suo “sì” come un sì libero…

     
    R. – Il Vangelo di Luca ci racconta quando l’Angelo Gabriele andò da Maria: Maria, pur essendo Immacolata, fu turbata, ebbe paura. Non era un fatto peccaminoso questo, però significava che era una donna come tutte voi, come tutti noi che, dinnanzi alla proposta forte del Signore, rimaniamo storditi. Lei, dice il Vangelo, fu turbata e non sapeva come fare e non credeva che fosse possibile. Soltanto quando l’Angelo le disse: “Non temere, quello che sembra impossibile agli uomini, è possibile a Dio”, si arrese e affermò: “Allora si faccia di me secondo quello che il Signore mi chiede”. Per cui, anche lei era una donna, una creatura umana, come tutti. Pur essendo libera dal peccato originale non è che le fosse per questo tolta ogni possibilità di turbamento, di fatica.

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    La Fidae: sulla scuola serve una vera parità

    ◊   Allo Stato sostituire con scuole proprie il servizio offerto dalle paritarie costerebbe non meno di 5 miliardi. La Fidae, la federazione delle scuole cattoliche, accoglie con un sospiro di sollievo il ripristino, seppur parziale, dei fondi in finanziaria per le scuole paritarie in Italia. Sarà comunque il ministro dell’Istruzione a stabilire come saranno ripartiti i 120 milioni previsti nei due emendamenti passati ieri al Senato. Alessandro Guarasci ha intervistato il presidente della Fidae, don Francesco Macrì:
     
    R. – Siamo parzialmente soddisfatti. Prima di tutto, siamo rimasti molto sconcertati per il taglio che era stato praticato in finanziaria di ben 133 milioni di euro. Dobbiamo prendere atto che è stato una forma di ravvedimento da parte del Parlamento.

     
    D. – Una parte dello schieramento politico dice, in sostanza, che questo è un “regalo” alla Chiesa cattolica. Lei come risponde?

     
    R. – Non si tratta di nessun ricatto da parte della Cei, non c’è stata mai da parte nostra nessuna richiesta di un privilegio. La questione si colloca alla luce di un principio di civiltà giuridica, cioè di un riconoscimento effettivo, sostanziale di un diritto civile, potremmo dire, profondamente laico, perché riconosciuto dalla Costituzione. E questo diritto civile ha diversi nomi, per esempio la libertà di scelta educativa da parte della famiglia, una giustizia equa nei confronti di tutti i cittadini senza nessuna forma di discriminazione, tra cittadini che utilizzano un servizio cosiddetto “statale” e un servizio cosiddetto “privato”, che privato non è perché è sempre pubblico, come dice anche la legge. Le scuole paritarie non sono tutte scuole cattoliche: le scuole cattoliche coprono grossomodo il 50 per cento di questo ampio panorama delle scuole paritarie.

     
    D. – Quanto verrebbe a costare allo Stato se dovesse sostituire con scuole statali il servizio offerto dalle paritarie?

     
    R. – Secondo una pubblicazione recente del ministero dell’Istruzione, a fronte di 7 milioni e 700 mila alunni della scuola statale di ogni ordine e grado, nel 2007, c’è un finanziamento pubblico di 57 miliardi di euro. Com’è la situazione della scuola paritaria sotto il profilo finanziario? Noi abbiamo nel 2007 un milione e oltre di alunni di scuola paritaria di ogni ordine e grado, con un finanziamento che ammonta alla somma di 534 milioni di euro. La discriminazione è palese. Abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio dei ministri che attivi tutti i canali possibili, sia di tipo normativo che di tipo finanziario, perché questa parità anche in Italia abbia veramente un riconoscimento effettivo, non solo formale, sotto il profilo giuridico.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa seconda Domenica di Avvento la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui Giovanni Battista invita a preparare la via del Signore che viene:

    «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    (musica)

     
    Il Signore aveva promesso, per bocca dei suoi Profeti, di inviare davanti a sé Elia a preparargli la strada (cf. Ml 3, 23; Mt 11, 14). E così è avvenuto (Mc 1, 4: egeneto). Giovanni è «quell'Elia» che si attendeva, ma che non si conosceva. Giovanni si presenta in una veste anacronistica e ai margini dei luoghi importanti di elaborazione culturale e di amministrazione politica: «nel deserto».
    L'anacronismo di Giovanni rende evidente l'anacronismo del Dio che è Signore della storia. Quando il Signore interviene nella vicenda umana non lo fa conformandosi ad essa, ma ponendo un nuovo inizio (arche). Con Giovanni il Signore ricomincia, comincia un capitolo nuovo, e il principio appare come decentrato. Nel presentare l'avvento di Giovanni, Marco scrive così: «Inizio [arche] della buona novella di Gesù Cristo». Il nuovo inizio, dopo un lungo tempo di assenza di profezia storica, è ora presente in Giovanni.

     
    La via che Giovanni propone è battesimale: confessione dei peccati, penitenza, cambiamento di vita. Tre modi dell'anacronismo divino. Tre modi per riprendere la via e accedere alla novità che Dio prepara e, immancabilmente, compie. Non si può stare con Cristo senza essere stati con Giovanni. Essere cristiani chiede quindi l'audacia di quell'anacronismo che sempre inizia.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Paesi Baschi in lutto per la morte di un imprenditore in un attentato dell’ETA

    ◊   Grande partecipazione ieri sera ad Azpeitia (Guipuzcoa), nei Paesi Baschi, ai funerali di Ignacio Uria, un imprenditore di 70 anni, ucciso in un attentato mercoledí scorso a pochi metri dal Santuario di Sant’Ignazio di Loyola. L’attentato é stato attribuito al gruppo armato indipendentista ETA, che continua periodicamente a compiere azioni terroristiche. Con l’uccisione di Ignacio Uria sono quattro le vittime causate dall’ETA quest’anno. I funerali, nella parrocchia di Azpeitia, sono stati presieduti dal vescovo di San Sebastián Juan Maria Uriarte accompagnato da oltre trenta sacerdoti tra i quali anche il superiore provinciale dei gesuiti della provincia di Loyola. Mons. Uriarte ha messo in risalto alcune caratteristiche di questo attentato: “un uomo é stato abbatuto come si fa con una preda di caccia. Un figlio di Dio é stato giustiziato come se fosse un criminale. Una famiglia é stata lasciata immersa in un mare di dolore. Un imprenditore che dà lavoro è stato eliminato brutalmente”. Di fronte alla crudeltà e all’assurdità del crimine il vescovo si è chiesto: “Perchè? A quale scopo? A nome di chi?”. Mons. Uriarte ha poi affermato che questo attentato é stato di nuovo un colpo contro la speranza di tutta la popolazione, ma ha poi invitato tutti a continuare il cammino che porta allo sviluppo e ad una pace fra tutti e in favore di tutti. Alla fine si è chiesto: “Che posso fare io in questa situazione? Serve a qualcosa la parola?”. Per aggiungere subito dopo che la Parola divina agisce sempre, fa quello che dice. Ed ha concluso affermando: “ Continuerò a lavorare in favore di tutte le iniziative che portino ad una pace possibile. Sono deciso a dedicare a questa missione, le mie forze, la mia vita”. Erano presenti tutte le autorità regionali, ministri del governo centrale di Madrid, leader politici e rappresentanti del mondo sindacale. Questo nuovo atto terroristico dell’ETA viene interpretato come un attentato contro i responsabili della costruzione di una ferrovia di alta velocità che si sta costruendo lungo il territorio dei Paesi Baschi e che interessa l’Únione Europea come collegamento tra il centro d’Europa, la Spagna, il Portogallo ed il Continente africano. L’attentato é stato condannato dai vescovi regionali e dalla Conferenza episcopale spagnola che nella sua nota pubblicata il giorno stesso dell’attentato riafferma la sua condanna del terrorismo che “è perverso in se stesso e non ammette alcuna giustificazione”. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Il cardinale Tettamanzi: rilanciare il dialogo a Milano

    ◊   “Vorrei riflettere con voi sul fondamentale tema del dialogo, vera e propria emergenza del nostro tempo, a Milano e non solo”. Con queste parole il cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi ha introdotto il “discorso alla città” pronunciato ieri nella cattedrale milanese di Sant’Ambrogio. “Sappiamo dialogare a Milano?”, si è chiesto l’arcivescovo del capoluogo lombardo, per rispondere con la sua esperienza: “Osservando la nostra città – ha rilevato - ricavo sempre di più l’immagine di una grande città fatta da tante piccole isole, spesso non comunicanti tra di loro”. È necessario, ha auspicato il porporato, ripreso dal Sir, “un approccio culturale nuovo nei confronti degli immigrati, così che gli interventi nei loro confronti non si risolvano con la delega a chi si occupa di assistenza e non siano motivati solo da provvedimenti d’emergenza”. Tutti “abbiamo bisogno di luoghi di preghiera in tutti i quartieri della città. Ne hanno un bisogno ancora più urgente le persone che appartengono a religioni diverse da quella cristiana, in modo particolare all’islam”, ha aggiunto. Secondo il cardinale Tettamanzi è “una ferita” alla città “il clima che si respira”, che è quello “dello scontro, non invece dell’incontro, del desiderio e della ricerca di un dialogo libero e attento”. In questo clima, ha osservato il cardinale, “tutti ci scopriamo più soli, in un isolamento che preclude ogni possibile incontro”. E invece “il frutto maturo del dialogo” è piuttosto “un mettersi l’uno accanto all’altro, dichiarandosi reciprocamente la volontà di guardare avanti, l’impegno di fare ciascuno la propria parte per il bene comune”. La politica, a giudizio del cardinale Tettamanzi, “merita attenzione e fiducia. Ma richiede partecipazione”. Il discorso del porporato si è concluso con un accenno al grande evento che ospiterà il capoluogo lombardo: l’Expo 2015 che “rappresenta una vera e propria occasione di dialogo per la città al suo interno”. La manifestazione, ha detto il porporato, coinvolga tutti i volti della città: “La cultura e l’arte, la ricerca scientifica e tecnologica, l’imprenditoria e il mondo del lavoro, la medicina e i servizi alla salute, l’associazionismo e il volontariato, la scuola e le realtà educative, la Chiesa. Sì, anche la Chiesa ambrosiana. E con essa tutte le Chiese e le religioni presenti a Milano”. (V.V.)

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    Aumentano le vocazioni in Africa

    ◊   Crescono la vocazioni in Africa. È quanto ha affermato padre Otu Andrew Adeiza, del St. Thomas Aquina Major Seminary di Makurdi (Nigeria centrale): “Abbiamo numerosi vocazioni, anche religiose, maschili e femminili. Tra le nostre preoccupazioni vi è quella di garantire una formazione, oltre che spirituale e teologica, anche sociale, tenendo conto delle specificità del nostro Paese”. Il religioso è uno dei partecipanti al Corso per Direttori Spirituali organizzato nei giorni scorsi in Vaticano dal CIAM (Centro Internazionale di Animazione Missionaria), a cui hanno preso parte circa 20 sacerdoti dai Paesi di missione per un approfondimento sulle modalità della direzione spirituale. “La Nigeria è un Paese dove predominano le religioni rivelate: il cristianesimo e l'Islam” ha dichiarato padre Andrew all’agenzia Fides. “Tra i cristiani, i gruppi maggioritari sono i cattolici e gli anglicani. Il dialogo ecumenico e quello inter-religioso riveste quindi grande importanza. Con i musulmani il dialogo procede, pur con i problemi rappresentati dall'estremismo e dalla strumentalizzazione della sharia (la legge islamica) a fini politici”. Theophilus Anyanwu, del Seminario Provinciale di Enugu, nella Nigeria meridionale aggiunge: “abbiamo circa 50-60 seminaristi. Cerchiamo di inculcare nei nostri allievi la dimensione missionaria. I risultati sono buoni: dalla nostra diocesi infatti sono partiti in missione dei sacerdoti verso altre aree della Nigeria, oltre che verso Paesi dell'Africa, dell'Europa, dell'Asia e dell'America”. Padre Peter Mwangi Mathu, Direttore Spirituale del Mother of Apostles Seminary di Eldoret (in Kenya), racconta come nei drammatici giorni delle violenze che sconvolsero il Kenya a gennaio-febbraio 2008, il suo Seminario “diede rifugio ad oltre 200 persone”. Padre Thaddeus Kasmir Mattowo, Direttore spirituale del St. Charles Lwanga Senior Seminary di Dar es Salaam in Tanzania, descrive infine qual è il percorso che porta un giovane a diventare sacerdote: “Nel nostro Seminario vi sono 96 studenti. Offriamo un programma di formazione completa, non solo teologica e spirituale. Diversi nostri studenti vengono poi inviati a Roma per completare la loro formazione in una delle Università Pontificie”. (V.V.)

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    La missione in India attraverso l’arte: giornata di studi all’Urbaniana

    ◊   Una giornata di studi dedicata all’India dal titolo “Dialogo e missione attraverso l’arte”. Si tiene oggi presso l’Università Urbaniana, organizzata dal movimento di San Francesco Saverio e dalla facoltà di missiologia dell’ateneo. Oggetto degli interventi l’architettura, l’arte iconografica e le danza come mezzi per avvicinare religioni e culture. Il movimento intitolato a San Francesco Saverio è nato a Napoli nel 1980 e rivolge la sua attività soprattutto verso l’Asia. (V.V.)

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    Oltre 150 milioni i minori sfruttati nel mondo

    ◊   Sarebbero 150 milioni nel mondo i bambini che vivono o lavorano per strada. Sono i dati presentati nel corso del convegno sull’inserimento sociale dei bambini di strada che, promosso da “European Foundation for street children”, si è chiuso ieri a Verona. “Un fenomeno diffuso, dai contorni delicati a fronte del quale servono nuove misure politiche: è questo il quadro che hanno delineato i rappresentanti delle associazioni che operano nel campo e gli esponenti delle istituzioni straniere e della Regione Veneto”, afferma in una nota, riportata dal Sir, l’associazione Aibi-Amici dei bambini che ha partecipato all’incontro in rappresentanza del network di associazioni Eurochild. “Milioni di bambini sfruttati per scopi illeciti, che vanno dalla prostituzione infantile al lavoro minorile. Sono minori senza punti di riferimento che spesso non hanno una famiglia alle spalle o, laddove esistono genitori o parenti, si tratta di nuclei familiari fortemente disagiati”. Di qui l’urgenza di “un approccio integrato al problema, in cui istituzioni e associazioni lavorino insieme per combattere il fenomeno dei minori di strada e promuovano l’accoglienza familiare per quelli fuori dalla famiglia”. (V.V.)

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    Al via il pellegrinaggio alla Mecca

    ◊   Tre milioni di musulmani provenienti da tutto il mondo hanno hanno raggiunto la Mecca dalle prime ore del mattino per l'Hajj, il pellegrinaggio islamico canonico che costituisce il quinto dei pilastri dell'Islam. Imponente il servizio di sicurezza con 100mila agenti per quella che è una delle più grandi riunioni religiose del mondo. Nell'ultimo raduno, due anni fa, 300 persone morirono schiacciate nella calca, il che ha indotto le autorità locali a modificare il percorso che porta alla valle della Mina, località a 5 chilometri dalla Mecca dove vengono allestite le tendopoli per dare ospitalità ai pellegrini fino all'alba di domani. Uomini con il tradizionale Ihram di tela bianca e donne in tunica lunga avanzano a piedi verso la valle intonando "Labbakik Allahuma Labbbaik" (sono qui, oh Signore). Dalla piccola collina che si erge nei pressi della valle, Maometto pronunciò il suo ultimo discorso, due mesi prima di morire nella città di Medina, dove è sepolto. L'Hajj deve essere compiuto almeno una volta nella vita da ogni musulmano che ne abbia la possibilità. (V.V.)

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    Conferenza degli Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo

    ◊   Solo la parola di Gesù può salvare il mondo. E’ questa la certezza espressa dalla XXXII Conferenza nazionale degli Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo, in corso a Rimini, dove sono giunti oltre 4000 fedeli del movimento che in Italia ne conta circa 200mila. Il tema dell’assemblea, incentrato sulla Sacra Scrittura, ha fatto dire a monsignor Mariano Crociata, che l’appuntamento in terra romagnola “chiama in causa con grande efficacia quanto espresso dal recente Sinodo dei Vescovi”. In un messaggio inviato al Congresso, infatti, il segretario generale della CEI, sottolinea il bisogno di “mantenere viva la docilità allo Spirito Santo, superando il rischio dell’eccessivo attivismo ed evitando il pericolo della burocratizzazione della Chiesa”. La potenza della Parola, invece, ha aggiunto il vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, “sostiene ancora oggi tutto l’universo”. “Dio non ha creato il mondo per poi rendersi latitante”, ha detto. E questa mattina gli interventi di Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, e di Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito hanno confermato la prospettiva. “La grammatica spirituale fonda il linguaggio sociale e le buone prassi di cui il nostro tempo ha bisogno”, ha fatto notare quest’ultimo. “Perché essere allenati alla presenza dello Spirito ci fa vedere anche ciò che manca ai fratelli”. Il Congresso si concluderà lunedì. (A cura di Mimmo Muolo)

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    Convegno dei Rogazionisti a Roma

    ◊   Annunciare il “Rogate” nella nuova era della comunicazione. È questo il tema del convegno organizzato dalla famiglia del Rogate che si chiuderà lunedì prossimo e che vede tutta la comunità rogazionista ritrovarsi e confrontarsi a Roma all’istituto Salesianum. “Il convegno nasce dall’occasione del centenario di istituzione, da parte del nostro fondatore padre Annibale Maria Di Francia, del periodico 'Dio e il prossimo', rivista che ha segnato l’inizio della comunicazione sistematica a mazzo stampa nella famiglia del Rogate”. Lo ricorda padre Antonio Fiorenza, vicario generale dei Rogazionisti che sottolinea come la diffusione del carisma e dell’apostolato della congregazione si sia sempre servito della stampa come mezzo di diffusione e di evangelizzazione in tutto il mondo. “La comunicazione diventa uno strumento al servizio di una pastorale vocazionale – aggiunge padre Fiorenza – fondata sulla preghiera e sulla testimonianza di carità”. Durante il simposio si vuole quindi comprendere la nuova era della comunicazione, approfondire il suo linguaggio, ma anche discernere i suoi rischi e le sue opportunità. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ondata di attentati in Pakistan: quasi 30 le vittime

    ◊   Ondata di violenza in Pakistan. Sono 27 le vittime di un attacco avvenuto ieri sera a Peshawar. Un’autobomba è saltata in aria nei pressi di una moschea in un quartiere sciita provocando notevoli danni agli edifici circostanti. Sei i morti per un attentato avvenuto a Kalaya, nell'area tribale semi-autonoma dell’Orakzai: nel mirino una zona abitata in maggioranza da sciiti. Intanto ha provocato molta preoccupazione una telefonata, risultata poi falsa, giunta nei giorni scorsi al presidente pachistano Zardari. L’interlocutore si era presentato come il ministro indiano degli Esteri e minacciava azioni contro Islamabad dopo gli attentati di Mumbai. Al termine della chiamata, era stato decretato lo stato di allerta in Pakistan. La vicenda è stata rivelata oggi dal giornale pachistano Dawn.

    India-Mumbai
    Due gli arresti compiuti a Calcutta dalla polizia indiana nell’ambito dell’inchiesta sugli attentati di Mumbay. Entrambi i fermati sono accusati di aver fornito le schede telefoniche al gruppo terrorista, che ha condotto gli attacchi. Resta intanto in vigore lo stato di massima allerta nei principali aeroporti nazionali per il timore di nuovi attacchi.

    Thailandia
    Crisi politica in Thailandia. Il Partito Democratico, formazione all’opposizione, ha annunciato di aver ottenuto il sostegno di cinque partiti della coalizione di governo per la formazione di un nuovo esecutivo dopo la destituzione del premier Somchai Wongsawat. Ieri è stata rimandata a data da destinarsi la convocazione del Parlamento per scegliere il nuovo primo ministro.

    Myanmar-Onu
    Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha espresso il suo rammarico per il fallimento degli sforzi volti a promuovere la democrazia in Myanmar. Durante un incontro con i giornalisti ha anche escluso una visita in tempi brevi nel Paese asiatico, ed ha però invitato a non cessare le pressioni diplomatiche sulla giunta militare.

    Zimbabwe
    Preoccupazione per l’epidemia di colera che ha colpito lo Zimbabwe provocando oltre 600 vittime. Forti le pressioni della comunità internazionale sul presidente Mugabe e in proposito il premier britannico, Brown, ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per “parlare ad una sola voce” in difesa della democrazia e dei diritti umani. Dalla Casa Bianca è giunto, invece, un esplicito invito alle dimissioni mentre l'Unione europea si appresta ad inasprire le sanzioni contro Harare. A livello economico, intanto, la Banca centrale della capitale africana ha messo in circolazione banconote da 200 milioni di dollari zimbabweani di fronte all’inflazione galoppante.

    Somalia
    Rischia di precipitare la situazione in Somalia dove ribelli appartenenti al gruppo al Shabaab, la fazione più estremistica tra i fedeli alle deposte Corti islamiche, hanno assunto il controllo di Gurael, polo commerciale situato nella parte centrale del Paese. Non senza violenza: 13 civili sono stati uccisi dopo tre giorni di scontri tra i guerriglieri e una fazione moderata sunnita, alleata del fragile governo transitorio. Intanto l’Etiopia potrebbe prolungare la propria presenza militare in Somalia anche oltre il 2008 mentre, in precedenza, il ritiro delle truppe era stato confermato per la fine dell'anno.

    Repubblica Democratica del Congo
    Si cerca una soluzione della crisi in Repubblica Democratica del Congo. Lunedì a Nairobi si incontreranno i rappresentanti del governo congolese e i ribelli guidati da Laurent Nkunda. Sul tavolo i dettagli per un cessate-il-fuoco tra le forze governative e i miliziani tutsi che operano nella parte orientale del Congo. Ieri intanto è stata trovata un’intesa tra le autorità congolesi e ruandesi su un piano militare che contrasti l'azione dei ribelli hutu che hanno le loro basi nel Congo orientale.

    Medio Oriente
    Un lancio di razzi dalla Striscia di Gaza su Israele è stato rivendicato da un gruppo armato palestinese legato ad al Fatah. L’azione è in risposta ai gravi scontri avvenuti nei giorni scorsi a Hebron, in Cisgiordania, dove si è scatenata la violenza dei coloni ultraortodossi.

    Iraq-cronaca
    Quattro le vittime in due diversi episodi di violenza a nord di Baghdad. Nel primo attacco hanno perso la vita tre miliziani filogovernativi del "Consiglio del risveglio"; nel secondo un poliziotto è stato ucciso da un attentatore kamikaze.

    Filippine-sparatoria
    Sono 17 le persone uccise ieri sera in uno scontro a fuoco tra poliziotti e alcuni malviventi davanti alla sede di una società di trasporti a Manila, nelle Filippine. La sparatoria è iniziata quando la polizia ha intercettato i sospetti autori di una rapina. Quattro di loro sono stati arrestati mentre altri tre sono riusciti a fuggire.

    Terremoto-California
    Non ha provocato feriti il sisma di magnitudo 5,5 sulla scala Richter che ha colpito ieri il sud della California. L’epicentro della scossa è stato individuato in una zona poco popolata nel deserto di Mojave e a 5 km di profondità.

    Italia-ThyssenkruppGiornata di commozione a Torino, nel nord Italia, ad un anno esatto dal rogo della Thyssenkrupp, costato la vita a 7 operai. "Il loro sacrificio non è andato perso" ha sottolineato don Corrado Bettiga, il cappellano del cimitero torinese dove stamani è stata celebrata una messa in suffragio delle vittime. Dopo la funzione è stata scoperta una lapide a ricordo della tragedia. Duemila persone hanno poi partecipato ad un corteo, promosso dall’associazione "Legami d'acciaio", diretta dall’ex stabilimento Thyssenkrupp al Palagiustizia dove il 15 gennaio si aprirà il processo contro sei manager dell’azienda tedesca. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 341

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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