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Sommario del 02/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Nel mese di dicembre, il Papa prega perché i cristiani nei Paesi di missione mostrino con gesti di solidarietà la Speranza portata da Gesù Bambino
  • Nomina
  • Una finanza sostenibile per uno sviluppo sostenibile: alla Conferenza di Doha mons. Migliore chiede di rispettare la voce dei più poveri
  • "Nessuno vuole difendere la pena di morte per gli omosessuali". Così padre Lombardi sulle reazioni alle dichiarazioni di mons. Migliore sulla depenalizzazione universale dell'omosessualità
  • Mons. Tomasi: le parti in conflitto in Congo rispettino la tregua e la comunità internazionale prenda posizione con chiarezza per bloccare le violenze
  • Il cardinale Tauran: dialogare con altre fedi significa accettare il rischio e la ricchezza del confronto
  • La Chiesa dell’America Latina ribadisce l’impegno per gli “ultimi” nella Pastorale di Strada
  • La Specola Vaticana tra i protagonisti dell'Anno internazionale dell'Astronomia, proclamato dall'Onu per il 2009
  • Dal primo dicembre fuori corso i francobolli vaticani emessi tra il 16 ottobre 1963 e il 31 dicembre 2000
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La Giornata internazionale di lotta alla schiavitù. Ban Ki-moon: la crisi economica rischia di inasprire le condizioni dei 27 milioni di schiavi
  • I valori cristiani portati in Europa dalle scuole cattoliche: sul tema, i vescovi di 29 Paesi a confronto a Roma
  • Presentato a Roma il film no-profit "All human rights for All" sul tema della difesa dei diritti umani
  • Chiesa e Società

  • Grande attesa a Bari per la consegna al popolo russo della chiesa di San Nicola
  • Mons. Warduni: "Le sette in Iraq espongono i cristiani all’accusa di proselitismo”
  • Zimbabwe: contro l'epidemia di colera interviene l'Oms
  • La crisi umanitaria in Somalia colpisce metà della popolazione
  • RD del Congo: nel Kivu in pericolo la scolarizzazione dei bambini
  • Si apre a Roma la Settimana di mobilitazione per il Congo
  • Favorire l’adozione internazionale per gli orfani dell’Aids. L’ Aibi lancia l’appello alle istituzioni
  • Brasile e Colombia a rischio emergenza umanitaria in seguito alle alluvioni degli ultimi due mesi
  • Nicaragua: per mons. Brenes lo stop degli aiuti USA dopo le elezioni municipali colpirà i più poveri
  • “La Chiesa non può tacere sul narcotraffico”. L’episcopato boliviano difende il cardinale Terrazas
  • El Salvador: mons. Lacalle chiede al parlamento la conferma del divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso
  • Vietnam: appello del superiore dei Redentoristi per il processo contro otto cattolici
  • Sri Lanka: a Colombo celebrazione per i 40 anni della Caritas
  • Cina: in molte comunità cattoliche adottata la Corona d'Avvento
  • Svizzera: dichiarazione comune delle tre Chiese nazionali sulla Giornata dei diritti umani
  • Rarità e documenti inediti vaticani in mostra a New York
  • La formazione dei seminaristi al centro del Corso per direttori spirituali organizzato dal Ciam
  • I vescovi francesi ricordano che è vietato vendere reliquie sacre
  • Per l’Anno Paolino un abete natalizio della Carinzia in Piazza San Paolo
  • Nella Basilica di San Paolo concerto di complessi tedeschi diretto dal maestro Leo Kramer
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Thailandia è crisi di governo, l’opposizione annuncia la fine delle proteste
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nel mese di dicembre, il Papa prega perché i cristiani nei Paesi di missione mostrino con gesti di solidarietà la Speranza portata da Gesù Bambino

    ◊   “Perché i cristiani, soprattutto nei Paesi di missione, attraverso concreti gesti di fraternità, mostrino che il Bambino nato nella grotta di Betlemme è la luminosa Speranza del mondo”: è l’intenzione di preghiera missionaria di Benedetto XVI per il mese di dicembre. Su questa esortazione del Papa ai fedeli, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di mons. Giovanni Battista Gandolfo responsabile del Servizio della Conferenza episcopale italiana (Cei) per gli interventi caritativi in favore del Terzo Mondo:

    R. - Sono particolarmente indovinate le parole dell’intenzione del Santo Padre perché, effettivamente, sottolineano che cos’è veramente la carità, lo spirito di solidarietà che noi viviamo soprattutto in relazione con i Paesi del Terzo Mondo. Rimanere nella carità, praticamente, significa rimanere nella vita di Cristo, poiché questo è il fondamento dell’esperienza cristiana e della condizione spirituale, di familiarità e di confidenza, che esiste tra l’uomo e il Signore. E’ attraverso la carità che noi esercitiamo non soltanto il mandato dell’annuncio, ma soprattutto la testimonianza come segno di evangelizzazione. E mi pare che sia da sottolineare proprio la necessità di questa testimonianza per quanto riguarda anche questi Paesi di missione.
    D. - “Dio è amore” ci dice San Giovanni, e Papa Benedetto ce lo ricorda con la sua prima Enciclica. Proprio questo amore disinteressato, testimoniato con coraggio, spesso concretamente dai cristiani, conquista i cuori anche di chi è lontano dal Vangelo…

     
    R. - Certamente, perché l’annuncio di Cristo che è amore deriva direttamente da Gesù Cristo. D’altra parte, vivere la carità, significa crescere, maturare, il rapporto con Cristo perché la carità è testimoniata, cioè segno visibile di quell’azione che Cristo ha svolto in prima persona duemila anni or sono e che tutt’ora svolge nella storia, attraverso la Chiesa che annuncia la Parola di Dio. La carità resta sempre uno dei segni più efficaci dell’opera del Cristo e, conseguentemente, apre anche a quella speranza in Cristo Risorto che dà senso oggi a tutta l’esperienza cristiana dell’uomo.

     
    D. - Eppure, a volte, questa carità vissuta dai cristiani, nei Paesi di missione, si scontra con i pregiudizi, perfino con le violenze: basti pensare allo Stato indiano dell’Orissa, per guardare alla stretta attualità. La Croce, dunque, è sempre segno di contraddizione?

     
    R. - Senza dubbio, non potrebbe essere diversamente perché Gesù Cristo stesso si è dichiarato segno di contraddizione nel momento in cui si è incarnato e vediamo che, in questi Paesi, tante volte si sperimenta ancora il martirio da parte di credenti, proprio perché questa sfaccettatura del martirio diventa l’espressione del Cristo sofferente. Diventa però anche espressione del Cristo della Risurrezione, perché noi sappiamo che non è tanto l’attività di solidarietà in se stessa l’elemento che salva, quanto piuttosto il valore che lega quest’azione a Cristo stesso. 

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    Nomina

    ◊   Benedetto XVI ha annoverato mons. Francesco Di Felice al Collegio dei Protonotari Apostolici "de numero participantium".

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    Una finanza sostenibile per uno sviluppo sostenibile: alla Conferenza di Doha mons. Migliore chiede di rispettare la voce dei più poveri

    ◊   La crisi finanziaria e le minacce del terrorismo non devono distogliere l’attenzione della comunità internazionale dai bisogni dei più poveri nel mondo. Cosi si è espresso l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite di New York, nel suo intervento di ieri alla Conferenza di Doha, nel Qatar, convocata dall’ONU per dibattere sul tema del finanziamento allo sviluppo. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Sopra le nostre teste a Doha incombe una nube, ha esordito l’arcivescovo Celestino Migliore: è “l’ansia per le conseguenze economiche e politiche di una crisi finanziaria senza precedenti e la persistente devastante presenza del terrorismo, come evidenziato dai tragici eventi di Munbai, in India”. “Queste crisi - ha osservato il presule - rappresentano un'enorme sfida” per trovare modo di occuparsi dei più bisognosi.

     
    “Alle sue radici - ha chiarito l’osservatore permanente della Santa Sede - la crisi finanziaria non è un fallimento d’ingegnosità umana, ma piuttosto di condotta morale”. E purtroppo oggi si vedono “gli effetti di tale cupidigia di breve termine e mancanza di prudenza”, cosicché quelli che da poco erano usciti dall’estrema povertà probabilmente ora vi ricadranno”.

     
    “Noi spesso parliamo - ha proseguito mons. Migliore - di sviluppo sostenibile” per soddisfare “le necessità del presente senza compromettere la capacità per le future generazione di soddisfare le loro necessità”. “Allo stesso modo - ha sostenuto il presule - la finanza sostenibile dovrebbe soddisfare le necessità presenti del capitale, assicurando insieme la preservazione e l’incremento delle risorse a lungo termine”. Da qui, l’auspicio della Santa Sede perché “il principio di uno sviluppo finanziario sostenibile sia applicato ai mercati finanziari”. Questa è la grande sfida della Conferenza di Doha: “Niente meno che assicurare, in modo sostenibile, il finanziamento per lo sviluppo”.

     
    Infine, un richiamo alla comunità internazionale perché rispetti “le voci di quei Paesi e individui che hanno maggior bisogno di assistenza finanziaria”. Cosi anche mons. Migliore ha sollecitato che sia ridefinito il ruolo delle istituzioni Bretton Woods e cosi pure i cosiddetti G8 e G20 ascoltino le voci di quelli che hanno di maggior bisogno assistenza nello sviluppo.

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    "Nessuno vuole difendere la pena di morte per gli omosessuali". Così padre Lombardi sulle reazioni alle dichiarazioni di mons. Migliore sulla depenalizzazione universale dell'omosessualità

    ◊   “Tutto ciò che va in favore del rispetto e della tutela delle persone fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale”: così si è espresso l'arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, in un’intervista all’agenzia stampa francese “I. Media” in merito alla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo e, in particolare, su una proposta parigina che mira alla depenalizzazione universale dell’omosessualità. Sul progetto d’introdurre l’aborto tra i diritti umani, il presule ha parlato di “barbarie moderna” che “porta a smantellare le nostre società”. Per ciò che riguarda la depenalizzazione dell’omosessualità - che ha acceso fraintendimenti e polemiche - il direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, ribadisce: “Nessuno vuole difendere la pena di morte per gli omosessuali”. Ecco la sua riflessione:

    L'intervista di mons. Migliore, letta integralmente, dice cose chiare e del tutto condivisibili. Ovviamente nessuno vuole difendere la pena di morte per gli omosessuali, come qualcuno vorrebbe far credere. I noti principi del rispetto dei diritti fondamentali della persona e del rifiuto di ogni ingiusta discriminazione - che sono sanciti a chiare lettere nello stesso Catechismo della Chiesa cattolica - escludono evidentemente non solo la pena di morte, ma tutte le legislazioni penali violente o discriminatorie nei confronti degli omosessuali.

     
    Ma qui si tratta di altro, non solo di “depenalizzare l’omosessualità” come è stato scritto, ma di introdurre una dichiarazione di valore politico che si può riflettere in meccanismi di controllo in forza dei quali ogni norma (non solo legale, ma anche relativa alla vita di gruppi sociali o religiosi) che non ponga esattamente sullo stesso piano ogni orientamento sessuale, può venire considerata contraria al rispetto dei diritti dell’uomo. Ciò può diventare chiaramente strumento di pressione o discriminazione nei confronti di chi - solo per fare un esempio molto chiaro - considera il matrimonio fra uomo e donna la forma fondamentale e originaria della vita sociale e come tale da privilegiare.

     
    Non per nulla meno di 50 stati membri delle Nazioni Unite hanno aderito alla proposta in questione, mentre più di 150 non vi hanno aderito. La Santa Sede non è sola.

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    Mons. Tomasi: le parti in conflitto in Congo rispettino la tregua e la comunità internazionale prenda posizione con chiarezza per bloccare le violenze

    ◊   La Santa Sede “condanna le gravi violazioni su larga scala contro i diritti umani”, avvenute nella Repubblica Democratica del Congo, e chiede alle parti in conflitto il rispetto della tregua raggiunta. Lo ha affermato l’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, intervenuto ai lavori dell’ottava sessione speciale del Consiglio dei diritti umani, svoltasi nei giorni scorsi a Ginevra. Quella in atto nel nord Kivu, ha ribadito il presule, è una questione sulla quale “la comunità internazionale non può restare inerte”, ma deve esprimersi “con chiarezza”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    E’ profondamente preoccupata la Santa Sede per lo scenario di violenza che sta riconsegnando il nordest della Repubblica Democratica del Congo agli orrori di una storia non troppo lontana nel tempo e certo non dimenticata. Uccisioni, stupri, saccheggi, reclutamento forzato anche di ragazzini, due milioni di sfollati con la forza, 200 mila dei quali costretti alla macchia senza che nulla si sappia delle loro condizioni. Mons. Silvano Maria Tomasi ha chiesto con forza al Consiglio per i diritti umani dell’Onu a Ginevra di sollecitare la comunità internazionale a una condanna di tali barbarie: condanna che la Santa Sede ha contestualmente levato per suo tramite. In particolare, ha detto il rappresentante vaticano, “si deplora il reclutamento di bambini e adolescenti come soldati”, come pure “i numerosi casi di tortura e altri crudeli trattamenti, disumani e degradanti, compresa la frequente violenza sessuale contro le donne e le ragazze”, registrati sui fronti del conflitto che oppone le forze governative ai ribelli nel Kivu. Inoltre, dalla Santa Sede arriva anche la denuncia sul “traffico illecito di armi, e in particolare di armi di piccolo calibro e di armi leggere” in atto nella Repubblica Democratica del Congo. Un traffico, ha stigmatizzato mons. Tomasi, che aumenta "l'intensità della violenza e della minaccia alla vita e all'integrità di un numero inaccettabile di persone innocenti”.

     
    Ricordando il recente appello di Benedetto XVI all’Angelus per il ritorno alla normalità nel Paese africano - insieme con le parole dei vescovi congolesi, che hanno parlato di “genocidio silenzioso” perpetrato “sotto gli occhi di tutti” - mons. Tomasi ha invitato a nome della Santa Sede le parti in conflitto “a rispettare il cessate-il-fuoco raggiunto" e anche "a rispettare gli accordi di pace firmati in passato”. Un passo positivo, ha commentato il presule, “è stato quello di consentire al Comitato internazionale della Croce Rossa di svolgere il suo mandato umanitario”. Ora, ha soggiunto, con questo medesimo spirito “le organizzazioni umanitarie e le agenzie internazionali dei diritti umani dovrebbero essere accolte con favore per consentire loro di lavorare per l’eliminazione della sofferenza patita dalla gente". Da parte loro, le organizzazioni internazionali e in particolare l'Unione Africana dovrebbero intanto “rafforzare i loro sforzi per raggiungere una soluzione pacifica alla crisi nella Repubblica Democratica del Congo”. Il “sacro diritto alla pace”, cui il Congo è chiamato a godere come ogni altro Stato, è basato - ha concluso mons. Tomasi - sul dialogo e sulla riconciliazione, ma può essere raggiunto “solo attraverso la giustizia”.

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    Il cardinale Tauran: dialogare con altre fedi significa accettare il rischio e la ricchezza del confronto

    ◊   "Un rischio e un’opportunità”. E' questo ciò che significa il dialogo interreligioso oggi , secondo il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che ieri pomeriggio ha preso la parola ala consulta dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro, i cui lavori dureranno fino al 5 dicembre. Il dialogo, ha osservato il porporato, consiste nella “ricerca della comprensione reciproca fra due persone in vista di una comune interpretazione di ciò su cui concordano o meno”. Per condurlo, sono necessari “un linguaggio comune, onestà nella presentazione delle proprie posizioni, e desiderio di fare il possibile per comprendere il punto di vista dell’altro”. In campo interreligioso, tali requisiti mostrano che dialogare con esponenti di altre fedi non significa “essere gentili" con loro o "compiacerli”, né tantomeno "negoziare” sulle proprie posizioni, bensì “assumersi un rischio" e confrontarsi “con le convinzioni di un altro, accettando di prendere in considerazione argomenti diversi dai miei”. “Ogni religione - ha sottolineato il presule - ha la propria identità” che permette di prendere in considerazione la religione dell’altro.

    E' "nell’interesse dei responsabili delle società incoraggiare il dialogo interreligioso e attingere al patrimonio spirituale e morale delle religioni” da cui discendono valori che possono contribuire “all’armonia, al dialogo tra le culture e al consolidamento del bene comune”, ha proseguito il cardinale Tauran. Elementi di separazione, ha affermato riferendosi al dialogo con l’islam, sono “il rapporto con le rispettive Scritture, la persona di Gesù e il dogma della Trinità”, ma ad unire sono “la fede nell’unico Dio e la sacralità della persona umana”. Per il porporato “cristiani e musulmani possono contribuire insieme al bene comune della società” “testimoniando, anzitutto, una vita di preghiera personale e comunitaria”. (A cura di Alessandro De Carolis)




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    La Chiesa dell’America Latina ribadisce l’impegno per gli “ultimi” nella Pastorale di Strada

    ◊   La Chiesa sia più presente nei problemi della strada. È l’esortazione lanciata nel documento finale del primo Incontro continentale latinoamericano e del Caribe della Pastorale della Strada, svoltosi a Bogotà, in Colombia, nell'ottobre scorso. Nel testo reso pubblico ieri dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, si afferma che la pastorale con le persone senza casa e sfruttate rappresenta uno dei "segni dei tempi attuali" ai quali la Chiesa è "chiamata a dare risposta" se vuole che l'evangelizzazione sia feconda. Il documento pone poi un accento speciale sulla pastorale con le prostitute e i bambini di strada, e in generale con le persone che subiscono sfruttamento.

    "Il commercio di esseri umani, in particolare di donne, minori, bambini e bambine, si è trasformato in un potente affare globale, il terzo crimine più lucrativo a livello planetario", afferma il testo, e "anche se non si tratta di un fenomeno nuovo" l'aspetto di novità è che "oggi è diventato, a livello mondiale, un complesso commercio che approfitta della miseria e della vulnerabilità delle sue vittime". Queste persone, osserva poi il documento, "si sono trasformate nelle schiave del XXI secolo. Ingannate e gettate in strada, sono un esempio vivo di un'ingiusta discriminazione contro di loro, imposta dalla società dei consumi". Una delle barriere che bisogna abbattere è quella di riconoscere che queste persone sono "vittime": “È fondamentale riconoscere che lo sfruttamento sessuale e la tratta di esseri umani sono atti di violenza, soprattutto contro le donne, i minori, i bambini e le bambine". Anche se varie organizzazioni ecclesiali stanno svolgendo un lavoro "molto positivo", riconosce il documento, l'intervento della Chiesa e delle entità governative "finora non è stato adeguato o sufficiente a raggiungere risultati migliori".

    Un altro settore in cui la Chiesa ha espresso chiaramente la necessità di incrementare la sua presenza è la pastorale con gli utenti della strada. "Le azioni pastorali della Chiesa assumono con creatività, audacia ed entusiasmo il mondo degli utenti della strada, soprattutto quelli che, per il loro lavoro, si trovano lontani non solo dalla casa e dalla famiglia, ma anche dall'attenzione territoriale ordinaria delle parrocchie". Tra le iniziative, si propongono "l'accoglienza nelle stazioni di trasporto terrestre, campagne di educazione stradale e di prevenzione di incidenti, i camion-cappella, la celebrazione dei sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione alle fermate e nelle stazioni di servizio". "La Chiesa - conclude il documento - vuole stare dove si trova e vive l'uomo, nella sua realtà, nella sua difficoltà, con le sue gioie e le sue sofferenze". (A cura di Marco Guerra)

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    La Specola Vaticana tra i protagonisti dell'Anno internazionale dell'Astronomia, proclamato dall'Onu per il 2009

    ◊   Il 2009 sarà, secondo le Nazioni Unite, l'Anno Internazionale dell’Astronomia. Al "cuore" delle celebrazioni, il 400.mo anniversario delle prime osservazioni astronomiche che Galileo Galilei realizzò nel 1609. A patrocinare l'iniziativa sono l’Unione internazionale di astronomia (Iau) e l’Unesco. Sotto l'agenzia dell'agenzia Onu, il 15 e il 16 gennaio prossimi si aprirà ufficialmente a Parigi l'Anno dell'Astronomia con un importante convegno mondiale. Anche la Specola Vaticana, informa un comunicato, "è coinvolta nella preparazione di diverse attività". Tra queste, nel prossimo giugno, un convegno per ex alunni e professori delle 11 Scuole estive tenute alla Specola Vaticana dal 1986 ad oggi; in novembre lo "Study Week on Astrobiology", organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, e - con inizio tra la fine del prossimo anno e l'inizio del 2010 - l'allestimento di un Mostra sul patrimonio storico astronomico italiano e vaticano, curata in collaborazione con l’Istituto nazionale di Astrofisica italiano.

    La Specola Vaticana, informa ancora la nota ufficiale, è inoltre co-sponsor del Convegno internazionale di rilettura storico-filosofica e teologica del “Caso Galilei”, in programma a maggio 2009 a Firenze e curato dell’Istituto Stensen dei Gesuiti di Firenze e, in ottobre, della sesta Conferenza internazionale, oganizzata dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti. "L’anno 2009 - spiega il comunicato - vuole essere una privilegiata occasione per illustrare i contributi dell’astronomia al cammino dell’umanità. In questo Anno, su alcuni grandi interrogativi che l’umanità si pone da secoli, molti astronomi professionisti si impegneranno ancora una volta, pur nei limiti dell’operare scientifico, a elaborare risposte più conclusive e soddisfacenti", che si spera possano raggiungere e coinvolgere in particolare "il mondo dei giovani".

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    Dal primo dicembre fuori corso i francobolli vaticani emessi tra il 16 ottobre 1963 e il 31 dicembre 2000

    ◊   L’Ufficio Filatelico e Numismatico Vaticano ha comunicato che, a partire dal primo dicembre 2008, sono dichiarati fuori corso tutti i francobolli ed interi postati emessi a partire dal 16 ottobre 1963 fino al 31 dicembre 2000. L’Ordinanza, firmata dal presidente del Governatorato della Città del vaticano, stabilisce, nel dettaglio, l’uscita fuori corso a partite dal primo luglio 2009 tutte le carte valori postali emesse dallo Stato Vaticano tra il16 ottobre 1963 cd il 31 dicembre 2000 aventi tuttora validità postale per l'affrancatura di corrispondenza in partenza dalla Città del Vaticano. Si precisa, quindi, che fino al 30 giugno 2009 i francobolli ed interi postali espressi solo in lire ed oggetto della suddetta Ordinanza, continueranno ad avere validità postale per l’affrancatura in della corrispondenza in partenza dalla Città del Vaticano.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Bisogna evitare un modello di sviluppo verticistico: nell'informazione internazionale, l'intervento della Santa Sede alla Conferenza di Doha sul finanziamento allo sviluppo.

    In cultura, gli interventi dell'arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, Paolo Pezzi, e dell'arcivescovo rappresentante della Santa Sede presso la Federazione Russa, Antonio Mennini, alla presentazione del libro "Gesù di Nazaret" di Benedetto XVI tradotto in russo.

    Non formule magiche ma parole efficaci di una Persona viva: un articolo di monsignor Inos Biffi sulla formula della consacrazione nella liturgia eucaristica.

    Stralci dall'introduzione di Antonio Paolucci al volume "Attorno al Cavallini. Frammenti del gotico a Roma nei Musei Vaticani" curato da Tommaso Strinati.

    Lo sguardo umile della poesia: Andrea Monda sulle liriche di Seamus Heaney e le canzioni di Jacob Dylan.

    Nell'informazione religiosa, Francesco Ricupero e Nicola Gori intervistano rispettivamente monsignor Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk dei Caldei, in Iraq, e il vescovo Alejandro Goic Karmelic, presidente della Conferenza episcopale del Cile.

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    Oggi in Primo Piano



    La Giornata internazionale di lotta alla schiavitù. Ban Ki-moon: la crisi economica rischia di inasprire le condizioni dei 27 milioni di schiavi

    ◊   Si celebra oggi la Giornata internazionale contro la schiavitù: 27 milioni - secondo gli ultimi dati - le persone vittime dello sfruttamento sessuale ed economico, della tratta e dell’arruolamento forzato. Un fenomeno sottostimato che - sottolinea il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon in un messaggio diffuso per l’occasione - si teme possa trovare alimento nella attuale crisi economica. “Serve una nuova strategia per combattere questo vecchio male", sottolinea Ban Ki-moon. Che osserva: "Dobbiamo modificare le nostre leggi e modificare le nostre società”. Ma quali dimensioni connotano oggi il fenomeno? Claudia Di Lorenzi lo ha chiesto a padre Giulio Albanese, direttore di “Popoli e Missione”:

    R. - Se, da una parte, è vero che la "classifica" schiavitù purtroppo avviene ancora in molte parti del mondo, dall’altra è anche vero che vi sono nuove forme di schiavitù. La cosiddetta schiavitù contemporanea consiste nella vendita di bambini in funzione del traffico degli organi. E ancora, vi sono certe forme di lavoro minorile che determinano la privazione della libertà da parte, appunto, dei minori.

     
    D. - In quali Paesi la schiavitù assume forme particolarmente critiche?

     
    R. - Penso, per esempio, al caso della Mauritania che risulta essere il Paese con il più alto numero di schiavi. Nonostante, in Mauritania, la schiavitù sia stata abolita numerose volte, migliaia e migliaia di giovani, anche meno giovani, formalmente sono stati liberati e tuttavia la loro vita non è affatto cambiata, anche perché nessuno si è mai preoccupato di dirlo ai diretti interessati. Ci sono altri casi che riguardano per esempio il Sudan, dove ci sono dei gruppi etnici, seminomadi, che appartengono alla grande famiglia dei Baggara, che sono coinvolti in quella che viene definita proprio la tratta dei minori. Vi sono degli scenari inquietanti: penso per esempio all’attuale crisi armata in atto nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dove i ribelli di Laurent Kunda - lo si sa benissimo - arruolano nelle loro fila tantissimi ragazzi. Il problema è che i ragazzi vengono arruolati fondamentalmente per tre motivi: innanzitutto, perchè sono ubbidienti, poi perché non costano niente - basta dar loro una manciata di riso - e soprattutto perché, da parte degli adulti, non c’è assolutamente interesse a portare avanti queste guerre.

     
    D. - Quali fattori alimentano ancora oggi vecchie e nuove forme di schiavismo?

     
    R. - In questo momento, c’è soprattutto un fattore che gioca davvero a sfavore ed è l’attuale crisi economica finanziaria dei mercati, perché indubbiamente questo non è che penalizzi solo Wall Street, Piazza Affari, ma, ahimè, ha anche delle serie ripercussioni nelle cosiddette periferie del villaggio globale, proprio perchè questo ha determinato un’impennata dei prezzi e si va spesso alla ricerca di lavoro a basso costo. Ed ecco che la manodopera gratis è molto ricercata.

     
    D. - Come estirpare questa piaga?

     
    R. - Tutti parlano dei diritti umani. La questione di fondo è che però purtroppo molte volte non vi è coerenza, soprattutto nelle azioni politiche, soprattutto nelle relazioni internazionali. Bisognerebbe essere molto vigilanti ed esigere innanzitutto e soprattutto il rispetto dell’agenda dei diritti umani.

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    I valori cristiani portati in Europa dalle scuole cattoliche: sul tema, i vescovi di 29 Paesi a confronto a Roma

    ◊   La scuola cattolica fulcro di valori e riferimento per l’intera Europa. E’ una delle consapevolezze emerse dalla due giorni di lavori a Roma promossa dalla Commissione “Catechesi, Scuola e Università” del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), in collaborazione con il Comitato europeo dell’insegnamento cattolico (Ceec) e con il sostegno della Cei. I vescovi delegati del settore scuola di 29 Paesi hanno fatto il punto sullo stato della scuole cattoliche nel Vecchio continente e sull’insegnamento della religione cattolica, ribadendo l’impegno della Chiesa a migliorare continuamente la propria attenzione al mondo dell’istruzione. Massimiliano Menichetti:

    Qualità dell’istruzione, solidarietà, dialogo e intercultura, ma soprattutto la centralità della testimonianza cristiana. Sono le colonne portanti tracciate dal Congresso internazionale “La Scuola cattolica nello spazio pubblico europeo”. Due giorni di lavori per affrontare le criticità di un mondo secolarizzato, come ha ribadito nel suo intervento mons. Vincent Nichols, presidente della Commissione della Ccee per la scuola, ma anche per affermare la bellezza del messaggio cristiano che passa attraverso l’insegnamento e rilancia un vero e proprio cammino delle scuole cattoliche in Europa. Ferec Yanka, vicesegretario del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa”:

    “E’ un cammino dove si scoprono nuovi orizzonti della realtà, un dialogo culturale, anzi interculturale, tra il mondo della cultura, della scienza e della fede. Dobbiamo affrontare il relativismo. Sappiamo che l’essenza di Dio è una verità infinita, che non possiamo possedere. Abbiamo, però, un punto sicuro di riferimento: Gesù Cristo. Oggi, vediamo la cultura della morte, della solitudine, della disperazione. In questo contesto, le scuole cattoliche dovrebbero essere testimoni della vita, della difesa della vita, della difesa della persona umana, dall’inizio fino alla morte naturale”.

    Presentato anche il Rapporto sullo stato dell’insegnamento della religione cattolica in Europa. Coinvolte nella verifica 35 conferenze episcopali tra il 2005 e il 2007. Alberto Campoleoni, curatore dell’iniziativa:
     
    “In tutti i Paesi d’Europa, c’è l’insegnamento della religione - salvo Bulgaria, Bielorussia e Francia - dove però in due regioni, l’Alsazia e la Mosella, abbiamo l’insegnamento religioso per una serie di questioni storiche, che prevedono che lì ci sia. Emergono tutta una serie di sfide importanti su questo insegnamento, che vanno dalla formazione degli insegnanti, dalla richiesta di tutela fino alla ricerca di sempre maggiore efficacia, proprio all’interno di questo insegnamento”.

    Il rapporto evidenzia, comunque, una situazione abbastanza positiva dell’insegnamento della religione cattolica in Europa, sia che si parli dell’insegnamento nella scuola pubblica, sia privata. Ed ha portato alla riflessione, anche se non direttamente, sulla questione delle radici cristiane in Europa:

    “Era forte la consapevolezza che il rapporto con la tradizione cristiana e quindi con le radici cristiane dell’Europa contribuisse a formare la cittadinanza europea. A questo proposito, il documento finale si esprime sull’insegnamento della religione, sottolineando come sia una risorsa per le giovani generazioni e per la costruzione della società europea”.

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    Presentato a Roma il film no-profit "All human rights for All" sul tema della difesa dei diritti umani

    ◊   Raccontare attraverso lo sguardo cinematografico il tema universale dei diritti umani, sensibilizzare l’opinione pubblica sul significato attuale di questi diritti, ma anche favorire ulteriori progressi nel loro riconoscimento su scala mondiale. Questi gli obiettivi che hanno mosso grandi maestranze e produttori del cinema italiano nel dare vita al film no-profit “All human rights for All”, presentato ieri in anteprima mondiale al Teatro Argentina di Roma. Durante la cerimonia inaugurale, è avvenuta anche la consegna dei premi Don Luigi di Liegro per il giornalismo e la ricerca sociale. C’era per noi Cecilia Seppia:

    Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvava e proclamava la Dichiarazione universale dei diritti umani, il primo atto internazionale con un elenco organico di diritti inerenti a “tutti i membri della famiglia umana” senza distinzione di razza, sesso, religione. Oggi, a 60 anni dalla proclamazione dell’unico documento che sancisce l’uguaglianza e la dignità intrinseche dell’essere umano, ad aprire in Italia il calendario con le manifestazioni per celebrare questo evento è stata, in primis, la terza edizione del premio Don Luigi Di Liegro, che non a caso quest’anno si è svolto sul tema “Diritti senza confini”. A ricevere il premio per il giornalismo, Andrea Segre, Stefano Liberti e Gabriele del Grande, per il film documentario “Come un uomo sulla terra” che denuncia le terribili condizioni di coloro che vivono nei campi di detenzione in Libia, come spiega lo stesso Gabriele del Grande:

    “Sì, per quanto riguarda la Libia la denuncia è chiara ed è quello che chiediamo anche con la petizione. Noi chiediamo alle Nazioni Unite, al parlamento italiano, al parlamento europeo di aprire una commissione di inchiesta internazionale per verificare quelle che sono le condizioni nei campi di detenzione in Libia: campi dove vengono arrestati immigranti arrestati sulle rotte per Lampedusa, detenuti per mesi, per anni, in attesa di espulsione sia verso i Paesi di origine, sia semplicemente verso il confine sud della Libia, in pieno deserto”.

    Fedele all’insegnamento di don Luigi Di Liegro che per diversi anni si impegnò in attività di solidarietà e denuncia a favore dei poveri, degli emarginati, di coloro che in senso evangelico vengono definiti gli ultimi, il Premio è stato anche occasione per riflettere su quali diritti tra quelli espressi nella Dichiarazione universale mancano ancora all’appello. Giovanni Sgritta, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Don Luigi Di Liegro:

    “Ci sono molti diritti mancanti. Mi limito a citare solo quattro categorie che secondo me sono più esposte oggi: sono le donne per le quali non c’è ancora una sostanziale parità, sono gli immigrati per i quali c’è una cittadinanza negata, i giovani ed i bambini per i quali c’è soltanto una cittadinanza sperata - e questa è la contraddizione - e sono pure gli anziani, in particolare i non autosufficienti, per i quali la loro cittadinanza è una cittadinanza dimezzata perché, di fatto, sono persone che non possono più partecipare alla vita sociale”.

    Non elemosina, ma assistenza, solidarietà e legalità dunque, secondo il modus operandi di mons. Di Liegro, che oggi anche grazie all’istituzione di questo premio, richiama all’impegno nella difesa dei diritti umani tutti i membri della società civile. Sulla stessa linea il film presentato in anteprima mondiale “All human rights for all” ideato da Roberto Torrelli. Trenta "corti", ciascuno ispirato a uno dei trenta articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani che, insieme, hanno dato vita ad uno straordinario film sulla storia dell’unica grande famiglia umana, quella stessa famiglia per cui don Luigi Di Liegro ha speso instancabilmente la sua vita, profondendo impegno assistenziale e solidaristico. Da tante voci diverse lo stesso, racconto: quello del lungo viaggio dell’umanità verso un mondo diverso dove le modalità e le opportunità di vita siano uguali per tutti. Un modo, dunque, per ribadire con forza - secondo le intenzioni del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon - l’attualità della Dichiarazione e la tolleranza zero per ogni forma di violazione di tutti quei diritti che rendono un uomo, davvero tale.

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    Chiesa e Società



    Grande attesa a Bari per la consegna al popolo russo della chiesa di San Nicola

    ◊   Un segno di grande valore “ecumenico”. Così mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto ha definito la consegna da parte del governo italiano al governo russo della Chiesa San Nicola a Bari, costruita agli inizi del XX secolo per i pellegrini russi che si recavano a Bari per adorare le reliquie di San Nicola. “Non un episodio isolato ma il punto di arrivo di un continuo pellegrinaggio che il popolo russo vive a Bari” per la profonda devozione a San Nicola che è “un faro della spiritualità ortodossa”, ha poi spiegato il presule al Sir in vista della cerimonia di consegna che si terrà sabato 6 dicembre, in concomitanza della festa di San Nicola. Oltre alla partecipazione del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano e del presidente della Federazione russa Dmitri Medvedev, alla cerimonia parteciperanno anche il cardinale Salvatore De Giorgi come rappresentante della Santa Sede e il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. Presenze che testimoniano la portata di un evento di altissimo valore ecumenico e civile che avvicina ulteriormente il sentire della comunità ortodossa al capoluogo pugliese, come conferma mons. Cacucci: “Esiste un ecumenismo di popolo che precede e accompagna l’ecumenismo che vede i capi delle Chiese incontrarsi per tendere verso l’unità”. Mons. Cacucci fa inoltre sapere anche che in questa occasione, il cardinale De Giorgi consegnerà al metropolita Kirill un messaggio personale di papa Benedetto XVI al Patriarca Alessio II. “La Basilica di San Nicola con le reliquie del Santo e la chiesa di San Nicola sono per il popolo russo un punto di riferimento spirituale, non solo devozionale, ineludibile – aggiunge ancora l’arcivescovo Bari -. Quindi l’evento di sabato assume indubbiamente un valore ecumenico perché parte da questa fraternità vissuta non da adesso ma da tanti anni con il popolo russo e con tutti i vescovi del mondo russo”. La consegna di sabato prossimo è anche frutto di un lungo iter di accordi politici e amministrativi. Nel 1937, l’edificio divenne proprietà del comune di Bari e nel marzo del 2007, vista la portata simbolica che la Chiesa riveste per il popolo russo, e in occasione della visita dell’allora premier russo Vladimir Putin a Bari, furono avviate le trattative per la consegna della chiesa al Patriarca di Mosca Alessio II. (M.G.)

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    Mons. Warduni: "Le sette in Iraq espongono i cristiani all’accusa di proselitismo”

    ◊   La sicurezza della martoriata minoranza cristiana in Iraq è messa ulteriormente a rischio dal proliferare delle sette religiose, che espongono la Chiesa all’ingiusta accusa di proselitismo. La denuncia arriva da mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale di Baghdad, che si dice “preoccupato” per questo fenomeno. “Con le altre confessioni cristiane presenti da tempo in Iraq siamo impegnati nel dialogo ecumenico – spiega mons. Warduni al Sir-, dalla caduta di Saddam, invece, assistiamo ad un proliferare di sette. Hanno a disposizione soldi e mezzi di trasporto con i quali raccolgono bambini e giovani, offrono loro cibo e denaro. Sono in gran parte di origine inglese e americana. Tra queste c’è anche chi battezza, per la seconda volta, i cristiani”. Tutta questa attività, dichiara, “ci espone alle accuse di proselitismo da parte dell’Islam anche se i musulmani sanno bene che non siamo noi. E’ un fenomeno diffuso più nel nord Iraq dove c’è più libertà”. Il vicario parla anche delle condizioni in cui saranno celebrate le prossime festività natalizie: “Manca la sicurezza, la stabilità, certamente ci sono stati progressi in questi settori, ma molto resta ancora da fare e la gente ha paura. Così a Baghdad, la Messa di mezzanotte, e le principali liturgie natalizie, si celebreranno tutte di giorno, mentre nel chiuso delle case le famiglie si riuniranno per la festa, per scambiarsi dolci e dare qualche regalo ai bambini”. (M.G.)

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    Zimbabwe: contro l'epidemia di colera interviene l'Oms

    ◊   La pioggia incessante caduta anche nelle ultime ore sta rendendo più difficili le iniziative messe in campo dal governo per limitare la diffusione di un’epidemia di colera che in base all’ultimo bilancio ufficiale del ministero della Sanità ha causato almeno 425 vittime. La situazione, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è la peggiore dal 1992, anno i cui in morti furono oltre 3000. “Dal 1998 in poi – ha detto in una nota l’Oms ripresa dall'agenzia Misna – ogni anno sono state segnalate epidemie di colera, ma le proporzioni raggiunte quest’anno sono le più preoccupanti”. Per evitare ulteriori peggioramenti, l’organismo dell’Onu ha stanziato fondi pari a due milioni di dollari per l’acquisto e la distribuzione di macchinari per la depurazione delle acque, di kit portatili per rendere l’acqua potabile e per l’addestramento di personale specializzato. Nei giorni scorsi, a sottolineare la gravità della situazione era stata l’Associazione del medici dello Zimbabwe (Zima): “L’epidemia di colera e le vittime registrate a Harare e in altre città del paese - aveva affermato l’organizzazione – sono rivelatrici dell’arretratezza del sistema di distribuzione idrica e delle strutture ospedaliere”. (R.P.)

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    La crisi umanitaria in Somalia colpisce metà della popolazione

    ◊   La crisi umanitaria in Somalia è deteriorata a un punto tale che circa la metà dell’intera popolazione necessita di assistenza: lo ha detto il Coordinatore residente per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, Mark Bowden, durante una conferenza stampa convocata a Nairobi. “Quella a cui assistiamo oggi è una situazione senza precedenti” ha detto Bowden sottolineando che secondo le stime dell’Onu sono 3 milioni e 200.000, circa il 43% della popolazione somala, le persone bisognose di assistenza nel paese. “I somali non possono essere puniti per il conflitto in atto – gli ha fatto eco Per Engebak, direttore regionale del fondo Onu per i bambini (Unicef) – e anche se è difficile, non è impossibile portare aiuto alle fasce più deboli della popolazione civile”. Engebak - riferisce l'agenzia Misna - ha ricordato inoltre che circa un bambino su sei al di sotto dei cinque anni nel sud e nel centro della Somalia, soffre di malnutrizione acuta. (R.P.)

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    RD del Congo: nel Kivu in pericolo la scolarizzazione dei bambini

    ◊   Un’intera generazione privata della formazione scolastica: è questo il rischio che corrono i bambini della Repubblica Democratica del Congo, a causa della guerra che sta devastando la zona orientale del Paese. A lanciare l’allarme è stato il Jesuit Refugee Service, sottolineando come l’educazione dei bambini sia un fattore essenziale per una ricostruzione efficace del territorio. Per questo, il JRS ha chiesto al governo congolese, ai gruppi armati ribelli ed alla comunità internazionale di fare in modo che il reclutamento dei bambini alla guerra venga bloccato e che la loro protezione divenga una priorità. Inoltre, ha ribadito il JRS; le autorità dovrebbero assicurare un’educazione costante in un ambiente sano, poiché la formazione è parte integrante della risposta ai conflitti. Secondo il JRS, attualmente centinaia di migliaia di bambini non hanno la possibilità di frequentare la scuola nella regione del Nord Kivu, devastata dal conflitto. Nella sola area di Rutshuru, sono 150mila i ragazzi impossibilitati a proseguire gli studi, mentre la percentuale di scuole chiuse sfiora l’85%. “Sfortunatamente – ha ribadito il JRS – non è la prima volta, negli ultimi 12 anni, che la guerra impedisce ai bambini del Nord Kivu di ottenere una formazione scolastica. Senza un aiuto esterno, questo conflitto rischia di negare l’educazione ad un’intera generazione”. “Quando le scuole sono chiuse – ha sottolineato ancora il JRS – i bambini sperimentano la violenza da vicino. Dobbiamo aiutarli a sentirsi in pace con se stessi ed a svilupparsi come esseri umani. Il ruolo dell’educazione è proprio questo: fare in modo che i ragazzi non diventino strumenti di violenza e distruzione. Ora, l’educazione è più urgente che mai”. Infine, il JRS ha sottolineato che nel 2008, solo il 20% dei fondi richiesti per il sistema educativo è arrivato nel Nord Kivu. Le donazioni, quindi, sono necessarie per superare l’emergenza formativa. (I.P.)

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    Si apre a Roma la Settimana di mobilitazione per il Congo

    ◊   “Ci riuniamo per dare del nostro tempo e impegno per essere con il popolo congolese digiunando, informandoci, riflettendo, informando, facendo pressione sulle autorità, pregando, ciascuno secondo le sue modalità”. Così gli organizzatori della ‘Settimana per la pace nella Repubblica Democratica del Congo’ che si apre oggi a Roma, in un comunicato ripreso dalla Misna. L’iniziativa - promossa da Rete congolese per la pace, Chiama l’Africa, Beati costruttori di pace, la Commissione giustizia e pace della Conferenza degli istituti missionari e la comunità congolese – ha l’obiettivo di far conoscere al mondo la guerra in Congo, “cosa essa significa per il popolo congolese, quali sono le cause e i possibili rimedi”. Fino a domenica 7 dicembre nella piccola chiesa seicentesca nelle adiacenze di piazza Navona, affidata ai congolesi come loro chiesa nazionale nel 1994, convoglieranno partecipanti da tutt’Italia per animare dibattiti, tenere conferenze e proiezioni di documentari per contribuire a una maggiore informazione sul conflitto congolese per chiunque voglia partecipare. L’evento ha inoltre lo scopo di far crescere la mobilitazione su questo tema attraverso l’invio di messaggi ai politici e di attirare l’attenzione dei media sulla situazione in Congo. (M.G.)

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    Favorire l’adozione internazionale per gli orfani dell’Aids. L’ Aibi lancia l’appello alle istituzioni

    ◊   Garantire il diritto alla “famiglia agli orfani dell’Adis”. A chiederlo è l’associazione Aibi – Amici dei bambini che, in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids celebrata ieri, ha rilanciato lo strumento dell’adozione internazionale per fronteggiare l’emergenza di oltre 13 milioni di bambini che hanno perso i genitori a causa dell’Aids. Secondo le stime Unicef, gli orfani causati della malattia potrebbero arrivare a 25 milioni entro il 2010. Nel 2007 l'80% di questi piccoli orfani viveva nell'Africa subsahariana. “Dati allarmanti – commenta Aibi al Sir - che impongono una riflessione sulla necessità di promuovere una strategia mirata e un intervento coordinato da parte di governi locali, organismi internazionali, organizzazioni non governative”. Tuttavia, aggiunge l’associazione, “per questi 13 milioni di piccoli orfani sarebbe necessario considerare come una risorsa le 15mila coppie, che nella sola Italia, sono disposte ad accogliere un bambino senza famiglia” e che a tale fine “hanno già dato il mandato ad un Ente autorizzato”. Di qui la richiesta che “il problema possa essere sottoposto dal Governo italiano alle autorità competenti, affinché sia garantito il giusto diritto alla famiglia degli orfani dell’Aids”. (M.G.)

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    Brasile e Colombia a rischio emergenza umanitaria in seguito alle alluvioni degli ultimi due mesi

    ◊   È di 112 morti, 19 dispersi e 79.000 evacuati su un totale di un milione e mezzo di persone colpite l’ultimo bilancio delle devastanti alluvioni che da due mesi si abbattono su vaste zone del Brasile e in particolare nello Stato meridionale di Santa Catarina. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, sono al momento 14 i comuni dove è stato dichiarato lo ‘stato di calamità’ per facilitare l’invio di risorse e aiuti umanitari; in alcuni centri è in vigore anche il coprifuoco per evitare il ripetersi di saccheggi a supermercati e farmacie, già segnalati la scorsa settimana. Continua poi il lavoro dei soccorritori: oltre un migliaio di persone sono state tratte in salvo per via aerea dalla protezione civile. Il ministero della Sanità ha disposto l’allestimento di ospedali da campo nella valle del fiume Itajai-Açu che attraversa le località di Ilotha e Blumenau: 10 tonnellate di medicine e vaccini sono state distribuite per impedire la possibile diffusione di malattie come la leptospirosi, trasmessa principalmente dai roditori. Anche in Colombia, secondo gli ultimi bilanci forniti dalla Croce Rossa locale, persiste “una situazione preoccupante” per inondazioni, smottamenti e valanghe nel nord, centro, ovest e sud-ovest del paese: sono finora 57 i morti accertati, un centinaio i feriti e 753 mila i disastrati; in base alle prime stime, sono ingenti i danni all’agricoltura con almeno 45 mila ettari di coltivazioni distrutti in nove dipartimenti dove è stata registrata anche la morte di almeno 10 mila capi di bestiame. È allerta infine anche in decine di centri abitati situati lungo il principale corso d’acqua colombiano, il fiume Magdalena, che attraversa il paese da sud a nord e continua a crescere alimentato dai suoi affluenti: sotto stretta osservazione restano almeno 300 comuni da Purificación, nel dipartimento centrale di Tolima, fino allo sbocco del fiume sul mar dei Caraibi. (M.G.)

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    Nicaragua: per mons. Brenes lo stop degli aiuti USA dopo le elezioni municipali colpirà i più poveri

    ◊   Mons. Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua e presidente dell'Episcopato nicaraguense nonché neo eletto presidente del Segretariato episcopale dell'America Centrale (Sedac), domenica scorsa ha deplorato la decisione statunitense di sospende gli aiuti al Nicaragua, contenuti in un programma bilaterale cosiddetto "Crm" (A conto della sfida del Millennio). La recente decisione della Casa Bianca è una risposta al comportamento del governo del presidente Daniel Ortega che senza dare ascolto alle opposizioni ha deciso di ritenere regolari le elezioni municipali dello scorso 9 novembre; elezioni che da più parti, dentro e fuori del Paese, si considerano viziate e irregolari al punto che i partiti dell'opposizione non riconoscono i risultati e hanno chiesto prima un nuovo conteggio nazionale dei voti e poi, visto che il Tribunale elettorale ha fatto solo quello dell’elezione del sindaco della capitale, l'annullamento. "Questa sospensione degli aiuti è veramente penosa poiché noi siamo un Paese povero e abbiamo bisogno sempre degli aiuti esteri", ha affermato mons. Brenes che ha mostrato grande preoccupazione per le conseguenze e in primo luogo "per il gran numero di persone che rimarrà senza lavoro”. “Mi auguro di cuore che questa decisione possa essere riconsiderata soprattutto per il bene del Nicaragua e delle famiglie che rimarranno senza una fonte di sostentamento", ha aggiunto il presule. In merito alla grave crisi politica che attraversa il Paese dopo le contestazioni dei risultati elettorali mons. Brenes ha ricordato che la Chiesa nicaraguense, in tutte le fasi del processo ha fatto sentire chiaramente la sua voce, limitandosi ad aggiungere in quest'occasione: "Ora tocca ai dirigenti politici trovare una soluzione alla situazione". "I politici hanno nelle loro mani la soluzione", ha spiegato l'arcivescovo sottolineando che “in un modo o in altro i partiti politici hanno la possibilità di risolvere il problema. A noi, come Chiesa, ci resta solo un unico cammino: pregare perché non si riaprano le nostre ferite e quelle che ci sono ancora si possano chiudere". Dall'altra parte mons. Brenes non ha voluto rispondere neanche alle domande sulla recente richiesta fatta dalla Chiesa alle autorità affinché fossero ritirate dai luoghi pubblici, in particolare dalle piazze e dalle rotonde stradali della capitale, immagini della Madonna che settimane fa sono state attaccate con un chiaro intento polemico nei confronti delle prese di posizioni dell'Episcopato che chiedevano, per il bene e la pace del Paese, un nuovo conteggio dei voti evitando così di seminare incertezza e dubbi. Tra l'altro in questi giorni su molti di queste immagini sacra sono apparse scritte offensive e sono state deturpate con simboli, slogan e scritti politiche. Il governo degli Stati Uniti lo scorso 26 novembre ha annunciato la sospensione degli aiuti forniti nella cornice del Programma "Crm" criticando le autorità di Managua per non aver fatto nulla per chiarire le irregolarità elettorali e dare trasparenza al processo democratico. Secondo l'accordo firmato nel 2005 tra i due Paesi, gli Stati Uniti avrebbero concesso al Nicaragua, nell'arco di cinque anni. 125 milioni di dollari in rate annuali. Il governo del Presidente Ortega ha minimizzato questa decisione rispondendo che la Casa Bianca si propone di "manovrare a suo favore l'agenda politica nicaraguense" e al tempo stesso ha ribadito che le elezioni municipali sono state vinte dal Fronte Sandinista al governo con la conquista di 105 municipi dei 146 in palio, compresso quello della capitale. (B.L.)

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    “La Chiesa non può tacere sul narcotraffico”. L’episcopato boliviano difende il cardinale Terrazas

    ◊   “Quando la Chiesa cattolica nelle sue omelie dà esempi di fatti o situazioni concrete non fa politica”. Così l’episcopato boliviano apre un comunicato stampa sulle critiche indirizzate all’arcivescovo di Santa Cruz, cardinale Julio Terrazas, presidente della Conferenza episcopale, che nella sua omelia della Messa di domenica scorsa si è riferito “alla lacerante realtà del narcotraffico” in Bolivia, in linea, tra l’altro “con le medesime posizioni ufficiali nel senso che, nonostante i grandi sforzi che si realizzano, questa minaccia non è mai cessata di crescere nella nazione”. Il porporato, si ricorda nel comunicato, ha agito in modo “realistico e pertinente” quando ha fatto “un appello indirizzato a tutti con lo scopo di lavorare per accrescere gli sforzi necessari e scongiurare così questa minaccia”. L’ufficio stampa dell’episcopato d'altra parte ribadisce che la missione della Chiesa “è quella di riflettere sulla Parola di Dio, interrogandosi sulla fede che professiamo per trarre orientamenti pratici” utili per illuminare “ la realtà che ci tocca vivere. La missione profetica della Chiesa non può essere zittita né tantomeno separata dalla sua radice cristiana”. E in merito ad altre affermazioni critiche e non veritiere nei confronti del magistero episcopale boliviano si legge: “Rispetto ai diversi fatti di violenza recenti e passati, la Chiesa cattolica si è sempre pronunciata tempestivamente, condannando il ricorso a metodi violenti, a prescindere dalla sua origine, come dimostrano tutti i più recenti interventi”. Al riguardo, se ne ricordano solo gli ultimi: "Senza dialogo non c’è pace" (aprile 2008), "Al servizio del dialogo" (aprile 2008), "Il legato della libertà" (agosto 2008), "No! Alla violenza, sì all’intesa" (settembre 2008), "Diritti umani e libertà fondamentali" (settembre 2008) e "Libertà di espressione e bene comune" (settembre 2008). Prima di concludere i vescovi boliviani nel loro comunicato precisano: “Le affermazioni delle autorità politiche secondo le quali le critiche non si rivolgono alla Chiesa cattolica in Bolivia bensì ad alcuni membri della sua gerarchia, non ha nessuna base razionale e ignorano la vera natura della Chiesa. Ci auguriamo che queste dichiarazioni non siano un tentativo di seminare divisione nella Chiesa che possiede un tratto essenziale proprio nella sua unità, fondata sulla parola di Dio e nella comunione fra tutti”. “Ci auguriamo anche - conclude il comunicato episcopale - che l’Avvento che abbiamo iniziato in preparazione dell’incontro con Cristo, che si fa uomo proprio per esaltare la dignità umana, aiuti tutti noi a costruire il Regno nella pace, la fratellanza e la giustizia”. (A cura di Luis Badilla)

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    El Salvador: mons. Lacalle chiede al parlamento la conferma del divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso

    ◊   Mons. Fernando Sáenz Lacalle, arcivescovo di San Salvador, nel suo tradizionale incontro con la stampa dopo la Messa della domenica si è dichiarato favorevole al fatto che il Parlamento confermi la riforma costituzionale che vieta il matrimonio tra persone dello stesso sesso considerando che ciò è un mezzo "per preservare la purezza dell'istituzione del matrimonio e della famiglia". "Si tratta, ha spiegato, di una questione di grande importanza poiché riguarda un fatto essenziale: non snaturare mai ciò che la natura umana è. Dobbiamo essere comprensivi con le persone che hanno certe tendenze sessuali, ma si ricordi che il matrimonio è un'istituzione voluta e stabilita da Dio ed è, senza ombra di dubbio, l'unione fra un maschio e una femmina. Oggi più che mai occorre difendere questo fondamento". Attualmente nell'Assemblea nazionale salvadoregna si discute un emendamento costituzionale che precisa cosa è un matrimonio e dunque vieta l'unione omosessuali. La riforma era stata introdotta nella precedente legislatura nell'aprile 2006 e ora si tratta di procedere alla sua ratifica da parte degli 84 parlamentari. Occorrono almeno 56 voti favorevoli. La Chiesa salvadoregna su questa materia già si è espressa in diverse occasioni e alcune mesi fa organizzò una raccolta di firme a sostegno della riforma insistendo ancora una volta in due punti fondamentali: grande rispetto e comprensione per le persone omosessuali, ma al medesimo tempo molta chiarezza e fermezza nel difendere il matrimonio naturale. Dall'altra parte, l'arcivescovo di San Salvador mons. Sáenz Lacalle si è anche riferito alla delicata situazione interna venutasi a creare in questi giorni per via di uno sciopero parziale ma a tempo indeterminato nel settore della sanità pubblica che ormai paralizza a singhiozzo gran parte dei servizi di molti ospedali del Paese. "Non è umano", ha detto aggiungendo di ritenere grave la questione poiché si tratta "di comportamenti coercitivi e a volte di vere estorsioni" nei confronti delle persone più deboli e indifese proprio perché malate. Mons. Sáenz Lacalle, infine, ha lanciato un forte appello ai sindacalisti affinché "mettano fine a queste azioni e trovino altre vie per negoziare e canalizzare lo loro esigenze e rivendicazioni". (L.B.)

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    Vietnam: appello del superiore dei Redentoristi per il processo contro otto cattolici

    ◊   E’ un appello accorato quello che giunge all’Agenzia Fides da padre Vincent Pham Trung Thanh, superiore provinciale dei Redentoristi del Vietnam: l’8 dicembre prossimo otto parrocchiani della parrocchia di Thai Ha di Hanoi, saranno processati davanti al Tribunale Popolare della città per “danno alla proprietà dello stato e disordini in area pubblica”. Si tratta di sei uomini e due donne cattoliche che sono “fedeli innocenti dal punto di vista umano e giuridico. Ma nonostante ciò saranno giudicati e incolpati”, nota il testo della Lettera scritta dal Provinciale ai confratelli e rivolta a tutti i fedeli della parrocchia. Gli otto hanno soltanto pregato su un territorio che apparteneva alla parrocchia dei Redentoristi e che era stato requisito dal Governo negli anni ’50. Dal 1996 i Redentoristi ne hanno chiesto la legittima restituzione, ma senza successo. Quando si è sparsa la notizia che il governo aveva venduto il terreno a privati, manifestazioni spontanee di preghiera organizzate dai fedeli si sono susseguite al di fuori dei confini del terreno sin dagli inizi del 2008. Alcuni fedeli sono stati arrestati per aver oltrepassato il confine e avervi portato icone e statue: ora saranno processati, rischiando anni di carcere. Successivamente l’area è stata trasformata in parco pubblico con lavori eseguiti nottetempo. Inoltre la comunità dei Redentoristi di Thai Ha informa che, per la seconda volta in due mesi, la Cappella di San Gerardo del Monastero Redentorista è stata attaccata e saccheggiata da una folla di persone che gridavano slogan e minacce contro la Chiesa cattolica. Si tratta di “gravi atti di intimidazione che mettono in discussione la libertà religiosa nel paese”, nota la Federazione dei Mass Media Vietnamiti Cattolici che raccoglie radio, giornali e siti Internet informativi della diaspora vietnamita all’estero - chiedendo il rispetto dei credenti e lo stop della campagna mediatica di diffamazione verso la comunità cattolica. (R.P.)

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    Sri Lanka: a Colombo celebrazione per i 40 anni della Caritas

    ◊   Due giorni di commercio equo per celebrare i 40 anni di fondazione della Caritas Sri Lanka. Oggi e domani il Vihara Maha Devi Park di Colombo ospita una manifestazione nazionale che vede coinvolto tutto il network dei centri Caritas presenti nel Paese. Padre Demian Piyasiri Fernando, direttore della organizzazione, spiega ad AsiaNews che “il commercio equo è una parte importante delle attività messe in atto dalla Caritas Sri Lanka-Sedec per accrescere le capacità della popolazione di ricostruirsi una vita dopo i disastri naturali e quelli causati dall’uomo. Queste iniziative di commercio equo offrono un’opportunità ai gruppi di autosostegno o per quelli di animazione per promuovere la loro vita, esibire i loro prodotti e quindi intraprendere nuove attività commerciali stringendo rapporti con potenziali acquirenti”. La Caritas Sri Lanka è una delle prime organizzazioni cattoliche nate nel Paese come espressione concreta della dottrina sociale della Chiesa e della sua attività a difesa della dignità umana. A novembre ha festeggiato i 40 anni di fondazione. Il tema scelto per celebrare l’anniversario è “Camminando insieme per una società giusta”. L’opera della Caritas si rivolge a persone di ogni casta, etnia e religione. Negli anni l’impegno dell’organizzazione cattolica a favore dei poveri e degli emarginati ha posto un particolare accento sullo sviluppo umano integrale, la costruzione di una pace duratura e la realizzazione di programmi comunitari per la prevenzione ai disastri naturali. Alla Caritas Sri Lanka la società civile dell’isola riconosce anche il forte impegno nell’ambito del dialogo tra le religioni svolto attraverso il quotidiano lavoro di aiuto. A conferma di questo giovedì prossimo l’organizzazione ha in programma un incontro interreligioso presso la International School di Colombo. (R.P.)

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    Cina: in molte comunità cattoliche adottata la Corona d'Avvento

    ◊   Per la comunità cinese questo tempo di Avvento assume un significato speciale, perché domani ricorre la festa di San Francesco Saverio, Patrono delle Missioni e della missione in Cina, nell’ambito dell’Anno Paolino che si sta celebrando in tutta la Chiesa. Ma quest'anno tante comunità, soprattutto grazie ai sacerdoti e alle religiose che hanno studiato all’estero, hanno adottato come simbolo delle quattro domeniche di Avvento, la corona di Avvento. I fedeli della parrocchia di Qing Cun a Shanghai hanno fatto la prima corona con le proprie mani, sotto la guida delle religiose. La corona di Avvento - precisa l'agenzia Fides - è di origine Luterana, proviene dalla Germania orientale ed è il simbolo dell'Avvento presente nelle case e nelle comunità dei cristiani dal sec. XVI. Annuncia l'avvicinarsi del Natale suscitando la preghiera comune. E’ un inno alla natura che riprende la vita, alla luce che vince le tenebre, a Cristo, vera luce che viene a vincere le tenebre del male e della morte. La corona è fatta di fronde d'abete o di pino, comunque di rami freschi non artificiali perché è segno della speranza e della vita. Il cerchio che si compone con i rami della corona è un segno di eternità e di unità. Secondo la tradizione, le quattro candele sono la candela della Profezia; di Betlemme; dei Pastori e degli Angeli. Le candele vanno accese una per settimana, al sabato sera o alla domenica, quando tutta la comunità o la famiglia è riunita. L’accensione del cero è accompagnata da canti ed invocazioni della venuta del Signore e conclusa con un canto alla Vergine Maria. (R.P.)

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    Svizzera: dichiarazione comune delle tre Chiese nazionali sulla Giornata dei diritti umani

    ◊   In occasione del 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che ricorre quest’anno, le tre Chiese nazionali svizzere – quella cattolica-romana, quella protestante e quella cattolica-cristiana – hanno redatto una dichiarazione comune in cui invitano i rispettivi fedeli a celebrare questa ricorrenza nell’ambito della Giornata dei diritti umani, fissata per il 10 dicembre e dedicata al tema “Dignità e giustizia per tutti”. La dichiarazione comune - ripresa dall'agenzia Apic - sottolinea come anche in Svizzera siano presenti problematiche che mettono in gioco il rispetto dei diritti umani, come quella sull’internamento a vita dei criminali pericolosi o quella sull’espulsione degli stranieri che hanno commesso reati. Le Chiese svizzere ricordano, inoltre, che accettare la violazione di un qualsiasi diritto umano fondamentale, significa mettere in pericolo tutti gli altri. “Il 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – conclude il documento comune – ci ricorda che in quanto cristiani e cittadini, noi dobbiamo fare da ‘sentinella’ ed agire con coraggio, per garantire la dignità e la giustizia per tutti”. (I.P.)

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    Rarità e documenti inediti vaticani in mostra a New York

    ◊   Veri e propri gioielli dell’editoria e dell’arte che trasmettono al mondo tesori di sapienza conservati in Vaticano. È questa la definizione più giusta delle pubblicazioni che “Scrinium” presenterà domani presso l’Istituto Italiano di Cultura di New York. Le Opere - realizzate per l’Archivio Segreto, la Biblioteca Apostolica e i Musei Vaticani - saranno presentate al pubblico nel corso di una conferenza alla quale prenderanno parte il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, Renato Miracco, il Presidente di "Scrinium", Ferdinando Santoro, il professor Giovanni Morello, Presidente della Fondazione per i Beni e le Attività Artistiche della Chiesa e storico dell’arte, e Danilo Riponti, storico degli ordini cavallereschi. Secondo quanto riferisce Zenit, fra i progetti che saranno esposti a New York, spiccano per eccellenza il Processus contra Templarios, edizione inedita ed esclusiva degli atti integrali dell’antico processo ai Templari – contenente gli originali pergamenacei conservati nell’Archivio Segreto Vaticano e inserita all’interno del progetto Exemplaria Praetiosa –, e la Bibbia d’Oro del Secolo, in cui confluiscono le testimonianze più preziose e mistiche dell'arte cristiana medievale attraverso raffinate miniature in foglia d'oro che rievocano i manoscritti d'epoca romanica, gotica e rinascimentale. La pubblicazione dei capolavori vaticani deriva dalla volontà di Giovanni Paolo II, che desiderava “far conoscere nel mondo tesori di sapienza e di bellezza” attraverso il progetto della Biblioteca Apostolica Vaticana “Codicum Facsimiles”, avviato nel 1982, che ha già visto la pubblicazione della Cosmografia dello scienziato alessandrino Tolomeo. Grazie al progetto “Codicum Facsimiles” della Biblioteca Apostolica Vaticana, voluto da Paolo VI e da Giovanni Paolo II che lo portò a compimento e affidato a "Belser" e "Scrinium", è possibile infatti trasmettere alle generazioni future codici delicatissimi che altrimenti andrebbero perduti. I codici sono selezionati tra quelli della riserva per importanza e bellezza e la riproduzione si può realizzare soltanto al momento del restauro dell’opera originale. Dunque, la missione di "Scrinium" è quella di portare alla luce frammenti fondamentali della cultura e della storia dell’uomo ed è resa possibile dalla collaborazione con le massime istituzioni culturali vaticane. (M.G.)

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    La formazione dei seminaristi al centro del Corso per direttori spirituali organizzato dal Ciam

    ◊   “Occorre incrementare la preparazione dei formatori e del clero nelle Chiese periferiche”. È la richiesta che emerge dai partecipanti del corso per Direttori Spirituali organizzato nei giorni scorsi in Vaticano dal CIAM (Centro Internazionale di Animazione Missionaria). “Molti dei problemi che le Chiese hanno con il clero locale dipendono dalla qualità della formazione al tempo del seminario”, spiega all’Agenzia Fides padre Joselin Gonda, Direttore spirituale nel Seminario di Lipa City (Filippine) a Sud di Manila. Padre Gonda è stato fra i partecipanti al Corso per Direttori Spirituali, a cui hanno preso parte circa 20 sacerdoti dai Paesi di missione per un approfondimento sulle modalità della direzione spirituale e della formazione dei seminaristi. Padre Gonda si è poi soffermato sulla situazione nel proprio Paese: “Anche nelle Filippine, dove c’è una larga maggioranza cattolica, abbiamo meno vocazioni rispetto a 20 anni fa. La Chiesa, riflettendoci, ha scoperto che ciò dipende dalla qualità della formazione. Nella formazione è importante che ci sia un’apertura a nuovi temi e problemi, alla formazione umana, al background familiare e culturale, ai valori, alla psicologia. Il futuro prete deve essere preparato a livello spirituale ma dev’essere pronto a leggere la realtà sociale, economica e politica”. “Noi nelle Chiese periferiche – ha aggiunto padre Gonda - ci aspettiamo, per l’opera di formazione del clero locale, un grande sostegno della Chiesa in Roma soprattutto nella formazione dei formatori, dei consulenti, dei Vescovi, dei direttori spirituali, degli amministratori, per migliorare la qualità del personale ecclesiale”. In tal senso “il Corso organizzato dal Ciam è stato molto utile e fruttuoso per tutti noi partecipanti. Anche per il laicato è molto importante un'identica e specifica formazione, specialmente nel campo dell’animazione missionaria”. Su questa linea anche la testimonianza di padre Dominicus An Gyu-Do, della diocesi di Incheon (Corea), Direttore Spirituale nel Collegio annesso alla Incheon Catholic University. “Il Corso proposto dal CIAM – afferma – è stato molto utile. Sono stato incoraggiato nel mio operato e sono molto felice di aver approfondito molti temi e problemi relativi alla formazione. Ho avvertito la Madre Chiesa che si è presa cura di me e di tutti noi Direttori spirituali nei seminari. Ho imparato molto sulla direzione spirituale e sulla necessaria qualificazione di chi fa questo delicato lavoro”. (M.G.)

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    I vescovi francesi ricordano che è vietato vendere reliquie sacre

    ◊   I vescovi francesi dicono no alla vendita delle reliquie. In un comunicato stampa diffuso oggi, la Commissione episcopale per la liturgia e la pastorale sacramentale guidata dal vescovo di Tolosa, mons. Robert Le Gall, fa sapere di essere venuta “a conoscenza di molte vendite di collezioni d'arte sacra di culto cattolico, soprattutto di reliquie”. Per questo “tiene a ricordare che, secondo il canone 1190 del Codice di Diritto Canonico”, “la vendita di reliquie è assolutamente vietata”. La Commissione - riferisce l'agenzia Sir - “invita inoltre al discernimento e ad una maggiore prudenza nella disposizione di oggetti sacri utilizzati nel culto cattolico”. In appendice al comunicato, la Commissione riporta il canone 1190 del codice di diritto canonico secondo il quale “è assolutamente vietato vendere reliquie sacre”. Ed aggiunge al comma 2: “Le reliquie insigne e quelle che sono onorate da una grande venerazione popolare non possono in alcun modo essere o trasferite in modo permanente senza l'autorizzazione della Sede Apostolica”. (R.P.)

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    Per l’Anno Paolino un abete natalizio della Carinzia in Piazza San Paolo

    ◊   Una sequenza di luci avvolge tutte le sere il monumentale abete donato dalla Carinzia alla città di Roma per segnare, nel tempo di Natale, la sua partecipazione all’Anno Paolino. Nel piazzale antistante la Basilica papale di San Paolo fuori le Mura, l’inaugurazione dell’albero - alto 20 metri e del peso di otto tonnellate - è avvenuta sabato scorso con una cerimonia improntata ad ufficialità, per la partecipazione di autorità civili e religiose, e spettacolare insieme grazie all’animazione di una banda e di un coro venuti, nei tradizionali costumi, da quella regione austriaca. Accanto al vessillo della città di Kötschach-Mauthen, nelle cui foreste era cresciuto l’abete, hanno preso posto il suo sindaco Walter Hartlieb, il presidente dell’ XI Municipio di Roma, Andrea Catarci, il vescovo di Gurk-Klagenfurt, mons. Alois Schwarz, il priore dell’abbazia benedettina di San Paolo, padre Johannes Paul Abrahamowicz, il presidente del consiglio regionale della Carinzia, Joseph Lobnig, il rappresentante del governo austriaco in quella regione, Helmuth Haas, l’ambasciatore dell’Austria presso la Santa Sede, Martin Bolldorf. Nei discorsi è stato esaltato il significato del dono, di omaggio a San Paolo nel bimillenario della sua nascita, di segno emblematico della vita, di amicizia tra la Carinzia e Roma, di auspicio per lo sviluppo delle loro relazioni culturali, economiche e turistiche, testimoniato da due stand dove sono stati esposti e distribuiti stampati illustrativi e alcuni prodotti tipici della regione austriaca. La manifestazione si è protratta nella giornata di domenica, segnata in particolare dall’adempimento del pellegrinaggio dei carinziani al sepolcro di San Paolo e dalla partecipazione alla Messa di mezzogiorno. (A cura di Graziano Motta)

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    Nella Basilica di San Paolo concerto di complessi tedeschi diretto dal maestro Leo Kramer

    ◊   La Basilica papale di San Paolo fuori le Mura ha vissuto la sera di sabato scorso un grande evento culturale dell’Anno Paolino: il concerto di “Musica dalle cattedrali europee” diretto dal maestro Leo Kramer alla guida di complessi tedeschi, due della cattedrale di Speyer, l’ensemble di fiati “Dom zu Speyer“ e il coro Speyerer Domchor, e due altri gruppi corali il Philarmonischer Chor an der Saar e il Chor der Saarländischen Bachgesellschaft, impegnati nell’esecuzione di brani di Pier Luigi da Palestrina, Claudio Monteverdi, Giovanni Gabrieli, Leo Hassler, Lorenzo Perosi e dello stesso direttore Leo Kramer. La manifestazione è stata organizzata dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra di Roma, nel contesto del suo settimo Festival Internazionale dedicato quest’anno proprio all’Anno Paolino; e che il mese scorso, il 13 ottobre, aveva visto, sempre nella Basilica Ostiense, un’altra importante esecuzione, quella della Sinfonia n.6 di Anton Bruckner da parte dei Wiener Philarmoniker , diretti da Christoph Eschenbach, alla presenza di Benedetto XVI. A riconoscimento di così prestigiosa collaborazione alle iniziative culturali della Basilica Ostiense, l’arciprete cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo ha espresso un caldo ringraziamento ai complessi e agli artisti ospiti nonché al presidente della Fondazione Hans Albert Courtial, al quale ha consegnato la medaglia d’oro commemorativa dell’Anno Paolino. (G.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Thailandia è crisi di governo, l’opposizione annuncia la fine delle proteste

    ◊   L'opposizione thailandese ha annunciato oggi la fine delle manifestazioni di protesta e del blocco dei due aeroporti di Bangkok a partire da domani. Poco prima si era aperta la crisi di governo. Il servizio di Federica Andolfi:

    In un clima di profonda crisi politica, la Corte costituzionale della Thailandia con due sentenze ha azzerato l'esecutivo del Paese. Ordinato lo scioglimento dei due principali partiti di governo e l'interdizione dei suoi leader per cinque anni, a cominciare dal premier Wongsawat. “Il mio compito è finito. Ora sono di nuovo un cittadino". Così, il primo ministro thailandese ha accettato il verdetto. Intanto, tra le fila del partito di maggioranza si decide che la formazione politica rinascerà sotto un nuovo nome e proporrà un nuovo primo ministro. La sentenza della Corte costituzionale che scioglie il governo è stata immediatamente contestata dalle centinaia di manifestanti filogovernativi. Prima conseguenza della crisi di governo è che la Thailandia ha dovuto rimandare a marzo il vertice Asean, l'associazione dei Paesi del Sudest asiatico, che si sarebbe dovuto aprire nella città di Chiang Mai, nel nord del Paese, dal 13 al 17 dicembre. La data precisa dell’incontro sarà resa nota in seguito.

     
    La sentenza della Corte costituzionale thailandese e la fine dei blocchi aeroportuali non significano ancora la fine al braccio di ferro con l'opposizione, che da tre mesi occupa la sede del governo. Le elezioni anticipate non sono infatti automatiche, visto che in parlamento l'attuale maggioranza resta praticamente immutata. Per un’analisi della situazione politica nel Paese asiatico, Stefano Leszczynski ha intervistato Emanuele Giordana, direttore di "Lettera 22":

    R. – La Thailandia, dopo il colpo di Stato di due anni fa, ha preso una china estremamente autoritaria: mettere fuori legge, continuamente, partiti e premier, che vengono eletti dalla maggioranza della popolazione, anche se sono personaggi controversi, com’era il caso di Thaksin Shinawatra o dell’attuale primo ministro, che ha con lui rapporti di parentela, significa fare carta straccia dei principi fondamentali della democrazia

     
    D. – Tuttavia, questa volta, l’esercito non è intervenuto...

     
    R. – Ma l’esercito non è intervenuto, perchè evidentemente c’è stato un accordo in cui la figura principale che emerge è quella del re, per cui si è deciso di utilizzare questa forma soft. Del resto c’è ormai una sorta di alleanza tra l’opposizione, l’esercito e la casa regnante, per evitare che qualsiasi uomo dell’organizzazione di Shinawatra stia al potere. Se questo è il frutto di un accordo è un "accordo perverso".

    D. – È una crisi del tutto interna o rischia di avere ripercussioni anche sui Paesi vicini...

     
    R. – Ormai le crisi interne non esistono praticamente più. Qualsiasi cosa succeda in un Paese si riflette poi anche su un altro. Di conseguenza c’è una forte preoccupazione dei Paesi confinanti e, in genere, della comunità degli investitori, perché è un Paese che aveva raggiunto una certa stabilità, che sembrava avere chiuso l’epoca dei “push”, dei colpi di mano. Adesso si ritrova in una situazione in cui è evidente che le normali regole della convivenza democratica sono state violate. La preoccupazione è seria e, purtroppo, la Thailandia torna ad essere, a questo punto - da faro della modernità che era - un Paese nuovamente arretrato.

    Pakistan
    Dopo aver formalmente protestato con Islamabad per le stragi di Mumbai accusando elementi pachistani di essere dietro gli attacchi, l’India chiede "iniziative forti" al governo pachistano senza pensare ad azioni militari. L’esecutivo indiano ha consegnato, infatti, in una nota all'ambasciatore pachistano in India, una lista di 20 terroristi ricercati dal governo di New Delhi che avrebbero trovato rifugio in Pakistan chiedendone l’estradizione. Tra questi anche il capo del gruppo Lashkar-e-Taiba, sospettato di aver orchestrato la catena di attentati. Il Pakistan ha risposto alla richiesta proponendo un’inchiesta congiunta sui fatti di Mumbai e, più in generale, la collaborazione per l'anti terrorismo. Intanto, è attesa domani la visita a Mumbai del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice.

    Tensione a Hebron in Cisgiordania
    A Hebron la tensione è oggi alle stelle, dopo una notte di ripetuti scontri tra coloni, palestinesi e forze dell'ordine. Nella città palestinese sono affluiti centinaia di ultranazionalisti ebrei in seguito a voci su un'imminente azione di polizia e esercito per sgomberare i coloni occupanti una casa sulla cui proprietà è in atto una controversia con i palestinesi. Durante la notte, e ancora stamane, coloni hanno lanciato sassi contro le abitazioni di palestinesi. Una casa, abitata da una sessantina di persone appartenenti a un prominente clan palestinese, quello dei Jabari, risulta essere assediata da ieri da gruppi di coloni. Almeno cinque palestinesi, tra i quali un ragazzo di 12 anni, sono stati feriti negli scontri, secondo fonti ospedaliere locali.

    Iraq
    Ali Hassan al Majid, noto come Ali il Chimico, è stato condannato a morte per la seconda volta da un tribunale speciale iracheno che lo ha riconosciuto colpevole di gravi responsabilità nella repressione della rivolta sciita del 1991 nel Sud dell'Iraq. Al Majid, già condannato a morte nel giugno dello scorso anno per il suo ruolo nel massacro con le armi chimiche di oltre 180 mila curdi, da cui il triste soprannome, era ministro degli Interni nel 1991. Lo stesso tribunale ha inoltre condannato alla pena capitale per le stesse accuse l’allora responsabile del partito Baath nel sud del Paese. Intanto, l'esercito islamico in Iraq, gruppo ispirato ad Al Qaeda e responsabile del rapimento e dell'uccisione del giornalista italiano Enzo Baldoni, ha rivendicato il lancio di mortai compiuto sabato scorso contro la "Zona verde" di Baghdad che ha causato la morte di due contractor dell'Onu. Nel comunicato apparso sul sito Internet del gruppo integralista si legge che “la resistenza irachena ha deciso di intensificare le operazioni militari contro le forze occupanti e i loro ausiliari in risposta all'accordo umiliante”, tra l'Iraq e gli Stati Uniti, approvato dal parlamento iracheno giovedì scorso, che prevede il ritiro dei soldati Usa dal Paese entro la fine del 2011.

    È ufficiale: Hillary Clinton segretario di Stato dell’amministrazione Obama
    È Hillary Clinton il nuovo segretario di Stato dell’amministrazione Obama. Il presidente eletto ha ufficializzato ieri le nomine nel segno di un nuovo multilateralismo internazionale. Intanto, il presidente uscente George W. Bush in una lunga intervista televisiva ha chiesto scusa per la guerra in Iraq e per aver creduto alle informazioni d’intelligence, risultate poi infondate, sulle armi di distruzione di massa nel Paese del Golfo. Ce ne parla Stefano Leszczynski:

    L’America non può risolvere le crisi senza il resto del mondo e il mondo non può risolverle senza l’America. È questo il punto fermo del nuovo multilateralismo che Barack Obama si prepara a lanciare con il team di governo appena definito. Hillary Clinton, come previsto, sarà il nuovo segretario di Stato. Al Pentagono, invece, una conferma: il segretario alla Difesa, Robert Gates. L’ex generale James Johns sarà il consigliere per la Sicurezza Nazionale. Alla testa del Ministero della sicurezza interna andrà una donna, la governatrice dell’Arizona, Janet Napolitano. “Affronteremo le nuove sfide internazionali non con paura, ma con speranza”, ha detto Barack Obama, presentando gli uomini e le donne che dovranno affrontare la crisi economica, il terrorismo, e ridefinire il ruolo dell’America nel mondo. Parole molto diverse rispetto a quelle finora uscite dalla Casa Bianca, il cui ultimo inquilino lascia l’incarico con il rammarico cosciente di un tragico fallimento e due guerre in corso.

     
    Per commentare le nomine, Giada Aquilino ha intervistato Dennis Redmont, già direttore dell’Associated Press Italia:

    R. – Le scelte fatte da Obama sono certamente incentrate sulla continuità nel senso che il segretario della Difesa, Gates, sta già impostando una strategia di ritiro dall’Iraq. Il problema è soltanto di vedere la velocità dell'operazione e il trasferimento di forze verso l’Afghanistan che diventa un’area prioritaria, così come anche l’area del Pakistan. In relazione al Dipartimento di Stato, è sempre meglio, come diceva Lyndon Johnson, avere un avversario sotto la tenda che guarda fuori piuttosto che fuori la tenda che guarda dentro e questa è l’impostazione per Hillary Clinton che avrà certamente, come immagine, una capacità di convincimento abbastanza forte. Quanto al generale Jones per la Sicurezza, è naturale che, avendo un generale, vuol dire che Obama è una persona incentrata sul dialogo ma anche sull’azione.

     
    D. – Gli avversari di Obama dicono che le nomine in politica estera sono, in fondo, un pò in contraddizione con la campagna elettorale?

     
    R. – Barack Obama ha sempre detto, dall’inizio, che ci vorrà tempo per impostare il cambiamento. Secondo me - ma questa è un’opinione personale - molte di queste nomine, anche sul fronte economico, sono destinate poi, dopo uno o due anni, forse, ad essere sostituite.

     
    D. – A proposito di difesa missilistica e rapporti con Teheran, come cambierà l’amministrazione statunitense?

     
    R. – Naturalmente ci sarà un tentativo di riaprire un dialogo, se poi Teheran vorrà stare al tavolo, questo è tutto da vedere.

     
    Soldati impegnati all’interno degli Stati Uniti
    Saranno 20mila, entro il 2011, i soldati impegnati all’interno degli Stati Uniti. A rivelarlo è la stampa statunitense sottolineando come l’iniziativa sovverta la tradizione del Posse Comitatus Act. Secondo questa legge, infatti, le truppe federali non possono operare negli Stati dell'Unione. Ogni Stato ha la sua Guardia Nazionale, la cosiddetta "riserva", che ormai da tempo risulta impiegata in prima linea in Afghanistan e Iraq. Per far fronte alle minacce terroristiche e ad eventuali catastrofi naturali, quindi, il Pentagono prevede la creazione di tre forze di reazione rapida. La prima, di 4700 uomini, avrà la propria base a Fort Stewart in Georgia e sarà operativa dal prossimo primo ottobre. A questa si affiancheranno altre due unità per un totale di 6mila uomini che saranno addestrati per la risposta ad attacchi chimici, biologici e nucleari.

    Zimbabwe
    È sempre allarme in Zimbabwe dove continua a propagarsi una delle più grave epidemie di colera degli ultimi anni: i casi segnalati da fine agosto sono saliti a 11.735, mentre i decessi registrati finora sono stati 484. I dati ufficiali sono stati diffusi oggi dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il tasso di mortalità resta alto al 4%, ben al di sopra della soglia dell'1% per le emergenze, segno che molti malati non beneficiano delle cure necessarie, forse perchè non arrivano in tempo nei centri di cura o a causa dell'assenza di farmaci, ha osservato la portavoce dell'Oms, Fadela Chaib. La maggioranza dei casi di colera - 5.829 e 108 morti - sono stati registrati intorno alla capitale Harare, ma si sta estendendo anche nelle zone rurali.

    Turchia
    Un gruppuscolo di estrema sinistra autodenominatosi “Comando rivoluzionario” ha rivendicato l'attentato dinamitardo messo a segno, ieri, nel quartiere di Sutluce, nella parte europea di Istanbul, ai danni dell'edificio che ospita la nuova sede del partito di radici islamiche "Giustizia e Sviluppo" (Akp, al governo). Sono rimaste ferite in tutto 10 persone, tra cui quattro poliziotti, due dei quali in modo grave. La rivendicazione dell'attentato è stata fatta con un comunicato pubblicato nel sito Internet del “Comando rivoluzionario”, un gruppo venuto di recente allo scoperto con altre azioni e che si ritiene vicino alle posizioni del separatista Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk).

    Egitto
    I direttori di vari giornali egiziani, sia indipendenti, che di partito, hanno annunciato di voler ricorrere alla giustizia per far eliminare la decisione del tribunale di vietare la diffusione di notizie sul processo per l'uccisione della cantante libanese Suzanne Tamim, che vede coinvolto l'imprenditore e parlamentare Hisham Talat Mustafa. Inoltre, i giornali hanno minacciato di violare essi stessi il divieto, in segno di solidarietà con i cinque colleghi - i direttori e tre redattori dei giornali Al Misr El Youm e Al Wafd - sotto processo per aver pubblicato notizie sulla vicenda giudiziaria.

    Kazakhstan
    Il direttore del quotidiano kazako Almaty Info, Ramazan Yesergepov, ha chiesto asilo politico all'ambasciata Usa in Kazakhstan. Lo riferisce l'agenzia Interfax. La commissione nazionale per la sicurezza lo sospetta di divulgazione di segreti di Stato in un articolo pubblicato nel giornale.

    Cina: bilancio sui bambini ammalati per il latte contaminato
    Sono 294mila i bambini cinesi che si sono ammalati dopo aver consumato prodotti contenenti latte contaminato dalla melanina. Di questi, 154mila sono in gravi condizioni. È quanto emerge dal bilancio pubblicato dal ministero della Salute del governo di Pechino in un comunicato sul sito ufficiale del dicastero. I dati forniti dal ministero sono superiori più di cinque volte a quelli diffusi dal governo a settembre che parlavano di 53mila bambini intossicati. Sono quattro finora i decessi accertati, ma si nutrono dubbi sulle reali cause della morte sospette di altri 6 bambini avvenute dal 10 settembre in poi. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 337

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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