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Sommario del 24/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Dopo la caduta del comunismo, la Chiesa del Caucaso mantenga salda la sua identità: l’esortazione del Papa ai vescovi della regione ricevuti in Vaticano per la visita ad Limina
  • Concerto in Vaticano offerto dal presidente Napolitano a Benedetto XVI per il terzo anniversario di Pontificato
  • Tre anni fa Benedetto XVI iniziava il suo Ministero petrino
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Esposte ai fedeli le spoglie di Padre Pio dopo la Messa presieduta dal cardinale Josè Saraiva Martins
  • Campagna contro l'AIDS nell'edizione 2008 di "30 Ore per la vita"
  • Giovani e missione: domani il raduno nazionale della comunità di Villaregia
  • Tavola rotonda a Milano in occasione della mostra sull'Osservatore Romano all'Università Cattolica
  • Di scena all'Auditorium Conciliazione a Roma lo spettacolo teatrale "Pietre urlanti" sui massacri degli armeni del secolo scorso
  • Chiesa e Società

  • La morte a Bruxelles del teologo gesuita Jean Galot: la cristologia al centro della sua ricerca
  • Banca Asiatica di Sviluppo: fermare lo "tsunami silenzioso" della fame
  • Burkina Faso: la meningite ha ucciso dall'inizio dell'anno oltre 800 persone
  • Esponenti interreligiosi chiedono ai governi la messa al bando delle "bombe a grappolo"
  • Sri Lanka: la Chiesa prega per la protezione del santuario di Madhu minacciato dalla guerra
  • Fervono i preparativi in vista della Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina del 24 maggio
  • Pakistan: accolti con favore dalla Chiesa i progressi del governo sui diritti umani
  • Guanelliani in pellegrinaggio in Terra Santa nel centenario della consacrazione del fondatore
  • Tadjikistan: colletta della piccola comunità di fedeli per i cristiani di Terra Santa
  • Bilancio positivo del Consiglio Ecumenico delle Chiese sulle attività delle comunità cristiane negli Emirati Arabi Uniti
  • Argentina: incontro dei produttori di Tv cattoliche del Continente americano
  • "Responsabilità di tutti" è il tema della Giornata per le Vocazioni in Spagna
  • Canada: la Conferenza episcopale sostiene un progetto di legge sui bambini non ancora nati
  • "Un computer per ogni bambino": arriva in Europa il progetto di solidarietà nato a Boston nel 2005
  • Roma: la vita di Sisto IV e Giulio II raccontata in cinquanta opere esposte a Castel Sant'Angelo
  • Morti bianche in Italia. il cardinale Scola chiede "un grande lavoro di educazione"
  • Domani a Frascati il convegno nazionale della Comunità di Vita Cristiana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Elezioni in Nepal: vincono gli ex ribelli maoisti. Vacilla la monarchia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Dopo la caduta del comunismo, la Chiesa del Caucaso mantenga salda la sua identità: l’esortazione del Papa ai vescovi della regione ricevuti in Vaticano per la visita ad Limina

    ◊   Dopo la caduta del comunismo, è necessario testimoniare con coraggio il Vangelo di fronte alle nuove sfide sociali e culturali: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel discorso ai vescovi del Caucaso, in “visita ad Limina”. Il Papa ha invitato i fedeli di Armenia, Azerbaigian e Georgia a difendere la famiglia, aiutare i bisognosi ed impegnarsi in un fraterno dialogo con gli ortodossi e i seguaci delle altre religioni. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    “Impedire che laddove il comunismo” non è riuscito “ad erodere l’identità cattolica, forme insidiose di pressione possano indebolire” il “senso di appartenenza ecclesiale”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai vescovi del Caucaso ricevuti in Vaticano. Il Papa ha ricordato la recente visita in quelle terre del cardinale Bertone ed ha sottolineato che la regione caucasica “è una terra ricca di storia e di cultura, crogiolo di civiltà e crocevia tra Oriente e Occidente”:

     
    “Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, le vostre popolazioni hanno conosciuto significativi cambiamenti sociali sulla strada del progresso, ma rimangono ancora difficili situazioni: molti sono i poveri, i disoccupati e i rifugiati, che le guerre hanno allontanato dalle loro case, lasciandoli di fatto in balia della precarietà”.
     
    Tuttavia, ha costatato, “le vicende travagliate del secolo scorso non hanno spento la fiamma del Vangelo che, nel corso delle generazioni, ha trovato nel Caucaso un terreno fertile”. E ciò, ha proseguito, “pur non essendo mancate contrapposizioni violente, sia interne sia provenienti dall’esterno, che hanno causato molte vittime, tra le quali la Chiesa annovera non pochi martiri della fede”. Benedetto XVI ha esortato i presuli ad essere “guide sagge e sicure del Popolo di Dio”, a sostenere le famiglie che “di esso sono le cellule vive”:

     
    “Le famiglie oggi, a causa delle mentalità inculcata nella società ed ereditata dal periodo comunista, incontrano non poche difficoltà e sono segnate da quelle ferite e da quegli attentati alla vita umana che purtroppo si registrano in tante altre parti del mondo”.
     
    La vostra attività pastorale, ha detto ancora, si dispiega in un territorio dove “permangono tante sfide sociali e culturali, e dove la comunità cattolica costituisce un piccolo gregge, che vive la propria fede a contatto con altre confessioni cristiane ed altre religioni”. Nel Caucaso, ha rammentato, convivono “cattolici di rito armeno, latino e caldeo, con ortodossi, armeni-apostolici, ebrei e musulmani”. Parole corredate da un’esortazione:
     
    “In un tale contesto multireligioso è importante che i cattolici continuino e intensificano sempre più la loro collaborazione con le altre Chiese e anche con i seguaci di altre Religioni come già avviene in molti parti”.
     
    Una parte del discorso il Papa l’ha dedicata alle vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. In Armenia, Azerbaigian e Georgia, è stato il suo richiamo, le future generazioni devono “contare su un clero che sia santo, viva con gioia la propria vocazione e si dedichi con generosità alla cura di tutti i fedeli”. Ed ha lodato le tanti attività caritative promosse dalla Chiesa del Caucaso in favore dei poveri e delle persone in difficoltà. Quindi, ha incoraggiato i fedeli “a testimoniare con la vita l’amore di Cristo senza secondi fini”. Infine, ha invitato i presuli a puntare sulla formazione delle coscienze dei fedeli “secondo l’etica evangelica con un’attenzione privilegiata ai giovani”.

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    Concerto in Vaticano offerto dal presidente Napolitano a Benedetto XVI per il terzo anniversario di Pontificato

    ◊   Saranno l’Orchestra e il Coro Sinfonico “Giuseppe Verdi” di Milano, diretti rispettivamente da Oleg Caetani e da Erina Gambarini, i protagonisti del concerto di questo pomeriggio offerto dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, a Benedetto XVI, in occasione del terzo anniversario di Pontificato. L’appuntamento è per le 17.30 nell’Aula Paolo VI. La Radio Vaticana trasmetterà in diretta l’evento a partire dalle 1710. Prima del concerto il Papa e il presidente italiano avranno un incontro nello studio dell’Aula Paolo VI. Nel programma del concerto figurano musiche di Luciano Berio, Luigi Boccherini, Brahms e Beethoven con la Settima Sinfonia. Al microfono di Gabriella Ceraso, il direttore d’orchestra Oleg Caetani:

     
    R. – Siamo tutti felici, sia io che l’orchestra. Abbiamo la sensazione di partecipare ad un bellissimo gesto dello Stato italiano verso il Vaticano, verso la Chiesa e verso il Papa soprattutto.

     
    D. – Maestro, guardiamo al programma: vorrei che lei tracciasse un filo conduttore…

     
    R. – Il filo conduttore è veramente quello del classicismo nei suoi estremi, il classicismo che il Papa ama. Wagner chiamava questa Settima di Beethoven “l’apoteosi della danza” e la vedeva come una sinfonia molto meridionale. Questa solarità, dunque, che c’è anche nel Boccherini e che c’è anche nella versione per la grande orchestra sinfoniche che il Berio ha fatto del Boccherini. Brahms voleva essere l’ultimo classico ed anche se si tratta di un compositore romantico in tutta la sua scrittura e in tutto il suo riferimento, in questo brano “Alla Grecia Antica” è molto classico. E’ ispirato da un grande poema di Hölderlin.

     
    D. – Ecco, fermiamoci un attimo su Brahms: Brahms capovolge la visione che dava Hölderlin del Canto del Destino, con un finale che è una un’apertura fiduciosa anche sul mistero stesso dell’esistenza umana…

     
    R. – Esatto, è più positivo. C’è una redenzione nella realizzazione musicale che Brahms ne ha fatto. Gli dei – come dice Hölderlin – vivono nell’eternità ed hanno questo candore, che noi non possiamo raggiungere e noi siamo sempre, sempre, sempre senza sosta senza serenità. Brahms dà, invece, un finale di una redenzione, dicendo che se si aspira a questa realtà celestiale, in qualsiasi religione, noi possiamo migliorare.

     
    D. – Diciamo che si tratta di un messaggio di speranza e di forza di vita, quello che passa?

     
    R. – Certo, così come la Settima di Beethoven. E’ stata scritta in un momento politico di grande speranza del popolo tedesco, poiché si erano liberati dall’oppressione delle truppe napoleoniche. C’erano, quindi, una grande speranza ed una grande coscienza nazionale: Beethoven lo ha sentito moltissimo e questa speranza nella sua opera si sente moltissimo.

     
    D. – Dinanzi al Papa, che più volte ascolta orchestre e cori diversi, qual è il vostro biglietto da visita, la vostra peculiarità?

     
    R. – Abbiamo una realtà che è molto speciale. La nostra è una orchestra composta quasi esclusivamente da giovani italiani, che all’inizio della nostra esperienza avevano circa 20 e anche meno, oggi hanno invece 30-35 anni, e che hanno fatto la storia di questa orchestra dal nulla. Ci sono musicisti stupendi che provano che la gioventù italiana può essere una grande realtà e questo proprio in un’epoca in cui in tutto il mondo si vive un inquinamento musicale. Anche questo è certamente un messaggio di speranza, di speranza culturale.

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    Tre anni fa Benedetto XVI iniziava il suo Ministero petrino

    ◊   Esattamente tre anni fa, il 24 aprile 2005, Benedetto XVI iniziava il suo Ministero petrino: il Papa di fronte a 350 mila persone raccolte in Piazza San Pietro e lungo Via della Conciliazione per partecipare alla Messa di inizio Pontificato pronunciava un’intensa omelia. Riascoltiamone alcuni passi in questo servizio di Sergio Centofanti:

    (Tu es Petrus)

     
    “Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”.

     
    Benedetto XVI vuole fare sua “la santa inquietudine di Cristo” che cerca l’umanità smarrita nei tanti deserti della povertà, della solitudine, dell’amore distrutto, per condurla verso Colui che dà la vera gioia e il vero amore: è il Dio che si fa agnello e “si è messo dalla parte degli agnelli, di coloro che sono calpestati e uccisi”. Perché è l’amore che vince e non il potere né il male della storia:

     
    “Non è il potere che redime, ma l’amore! Questo è il segno di Dio: Egli stesso è amore. Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore. Tutte le ideologie del potere si giustificano così, giustificano la distruzione di ciò che si opporrebbe al progresso e alla liberazione dell’umanità. Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza. Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini”.

     
    Il Papa ricorda che i cristiani esistono “per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita”:

     
    “Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”.

     
    Benedetto XVI ricorda che il ministero petrino è essenzialmente un servizio di amore: “amare – afferma - vuol dire … essere pronti a soffrire” e “significa dare … il vero bene, il nutrimento della verità di Dio”. Essere Vicario di Cristo – confessa – è “un compito inaudito che realmente supera ogni capacità umana”. Ma “chi crede non è mai solo”:

     
    “Pregate per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”.

     
    Quindi sulla scia di Giovanni Paolo II invita tutti e soprattutto i giovani a nona vere paura di aprire le porte a Cristo:

     
    “Solo in quest’amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera. Così, oggi, io vorrei, con grande forza e grande convinzione, a partire dall’esperienza di una lunga vita personale, dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita”.

     (canto)

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche mons. Mario Roberto Cassari, arcivescovo titolare di Tronto, nunzio apostolico in Croazia.

    Il Papa ha nominato membri del Pontificio Consiglio per i Laici: il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia; mons. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga; la dott.ssa Paola Bignardi, coordinatrice del Forum Internazionale di Azione Cattolica (Italia); il prof. Matteo Calisi, presidente della Fraternità Cattolica delle Comunità e Associazioni Carismatiche di Alleanza (Italia); Henrique Elias, procuratore del Sodalizio di Vita Cristiana (Perù); Katarina Hulmanova, Coordinatrice del Foro delle Organizzazioni Cattoliche presso la Conferenza episcopale slovacca (Slovacchia); Pilar Jensen, dell'Istituto di Famiglie di Schönstatt (Cile); Guy Maginzi, segretario generale delle Comunità di Vita Cristiana (Repubblica Democratica del Congo); il prof. Josep Miró I Ardevol, fondatore di E. Cristians e animatore delle Convenzioni dei Cristiani per l'Europa, (Spagna); Michelle Moran, presidente di International Catholic Charismatic Renewal Services (Gran Bretagna); il prof. Norbert Müller, docente presso l'Università di Mainz (Germania); il prof. Balázs Schanda, decano della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest (Ungheria); Guilherme Vaz, direttore di Educazione e Tecnologia, Mumbai (India); Lola Velarde, presidente dell'Istituto Europeo di Politica Familiare (Spagna); il prof. Karol Zyczkowski, docente presso l'Università Jagellonica di Cracovia (Polonia). In pari tempo, il Santo Padre ha nominato consultori del medesimo Pontificio Consiglio per i Laici: mons. Carlo Mazza, vescovo di Fidenza (Italia); mons. Piero Coda, della diocesi di Frascati (Italia); don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione (Spagna); la prof.ssa Helen Alvare, docente presso la Catholic University of America (Stati Uniti d'America); Edio Costantini, presidente del Centro Sportivo Italiano (Italia); Moysés De Azevedo, fondatore della Comunità Shalom (Brasile); il prof. Guillermo León Escobar-Herrán, docente presso la Pontificia Università Gregoriana; Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo (Italia); la dott.ssa Danuta Piekarz, Cracovia (Polonia).

    Il Papa ha nominato membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali la prof.ssa Angelika Nußberger, professoressa di Diritto pubblico e direttrice dell’"Institut für Ostrecht" presso l’Università di Colonia (Germania Federale). Nata a Monaco di Baviera nel 1963, si è laureata in Studi di letteratura russa, tedesca e francese (1987) e in Diritto (1989) all'Università di Monaco, conseguendo poi il Dottorato all'Università di Würzburg, con un'analisi del diritto costituzionale sovietico nel periodo di transizione. Dopo aver iniziato la propria attività presso il Max-Planck-Institute for Foreign and International Social Law a Monaco, si è trasferita presso l'Università di Harvard e successivamente ha lavorato presso il Dipartimento di Coesione Sociale del Consiglio d'Europa. Nel 2002 ha ottenuto la cattedra di diritto pubblico ed è stata nominata direttrice dell'Institut für Ostrecht presso l'Università di Colonia. Recentemente le è stato offerto l'incarico di direttrice del Max-Planck-Institute for Foreign and International Social Law a Monaco.

    È autrice di numerose pubblicazioni di diritto pubblico e internazionale, in particolare sull'evoluzione del diritto in Europa centrale ed orientale e gli standard sociali internazionali e dei diritti dell'uomo. Nel 2004 è stata nominata membro del Comitato di Esperti dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e, nel 2006, membro supplente per la Germania nella Commissione Europea per la Democrazia attraverso il Diritto (Commissione di Venezia).

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La produzione di biocarburanti minaccia il diritto all'alimentazione: nell'informazione internazionale, l'intervento di mons. Renato Volante, osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao, alla trentesima sessione della conferenza regionale per l'America Latina e i Caraibi, svoltasi a Brasilia.

    Lo schiavista che proclamò il diritto alla libertà: in cultura, il cardinale James Francis Stafford sul pensiero del filosofo Thomas Jefferson, che incarnò la forza e la debolezza dell'illuminismo americano.

    Epigrafi funerarie e speranza cristiana: una riflessione di Carlo Carletti in margine alla "Spe salvi".

    Il mondo raccontato da piazza San Pietro: la cronaca di Alberto Manzoni della tavola rotonda - all'Università Cattolica del Sacro Cuore - su "L'Osservatore Romano", con la partecipazione del vicedirettore del "Corriere della sera", del direttore de "Il sole 24 ore" e del direttore de "L'Osservatore Romano".

    Nell'informazione religiosa, Giampaolo Mattei intervista il vescovo Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso.

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    Oggi in Primo Piano



    Esposte ai fedeli le spoglie di Padre Pio dopo la Messa presieduta dal cardinale Josè Saraiva Martins

    ◊   Grande commozione a San Giovanni Rotondo per l’inizio della pubblica ostensione delle spoglie mortali di San Pio da Pietrelcina. Dopo la ricognizione canonica, avvenuta lo scorso 2 marzo, si è celebrata stamani la Santa Messa presieduta dal cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, per l’inizio dell’esposizione del corpo di Padre Pio. Il frate cappuccino – ha detto il porporato durante l’omelia – “è vissuto in piena unione con Gesù crocifisso e vive adesso nella definitiva comunione con Gesù Risorto”. “Le reliquie - ha aggiunto - sono l'annunzio della nuova creatura che sorgerà in comunione con il Risorto”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    (canto)

     
    Un popolo acclamante e osannante si è radunato intorno all’altare per vivere il mistero della comunione della fede e celebrare l’immensa santità di Dio che si riverbera nelle creature capaci di accogliere il Suo mistero. San Pio, ha detto l’arcivescovo di Manfredonia-Vieste–San Giovanni Rotondo, mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, indica “a tutti noi i criteri e le linee di una giusta devozione e venerazione”:

     
    “Non cerchiamo clamore, chiasso, letture distorte ed avventate. Vogliamo onorare e benedire il Signore Mirabile nel suo fedele Servo. Siate imitatori di Padre Pio, come lui lo è stato di Cristo Crocifisso. Fate della preghiera il legame certo con il Signore”.

     
    Il corpo di San Pio da Pietrelcina – ha sottolineato il cardinale Josè Saraiva Martins nell’omelia - riflette l’immagine di Dio, il tempio dello Spirito Santo, il “luogo” in cui Gesù ha manifestato "la sua gloriosa passione”:

     
    “Il nostro caro Santo cappuccino profuse i suoi doni di santità… E verso questa terra Padre Pio richiamò e richiama ancora milioni di persone, assetate di verità e di bontà”.

     
    San Pio da Pietrelcina rinnova l’invito a vivere la santità come cifra ordinaria e straordinaria della vita cristiana. La santità, dono di Dio e impegno dell’uomo – ha aggiunto il porporato – è la "vita trasfigurata in Cristo mediante il dinamismo delle virtù teologali e dei dono dello Spirito Santo":

     
    “A questo dinamismo Padre Pio, apostolo del nostro tempo, ha offerto un esemplare contributo, guidando tanti verso l’incontro con il Signore mediante la parola e la testimonianza e divenendo per tutti sorgente zampillante nell’aridità dei nostri giorni, olio nuovo nella ruggine della nostra stanchezza”.

     
    Le stimmate che Gesù crocifisso imprime nella carne del frate – ha concluso il cardinale Josè Saraiva Martins – sono anzitutto “l’approvazione che egli dà al suo amico fedele”; ma sono anche “il segno dell’amore di Cristo verso di noi, il fatto che Egli ci ha amati per primo e non smetterà mai di amarci”.

    A 40 anni dalla sua morte, le spoglie mortali di San Pio da Pietrelcina sono dunque esposte nella cripta della chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo. Dopo la Messa, migliaia di fedeli, provenienti da tutto il mondo, hanno reso omaggio al frate delle stimmate. Da San Giovanni Rotondo, il servizio di Claudia Di Lorenzi:


    E’ l’incontro col padre, amato e desiderato, quello che si realizza oggi per gli oltre 10 mila pellegrini, giunti a San Giovanni Rotondo per venerare le spoglie di San Pio da Pietrelcina. Un abbraccio commosso, composto e silenzioso, che racconta di un dialogo profondo e mai interrotto. Quel legame filiale che si rinnova al di là del tempo e dello spazio e che trova eternità in una dimensione non più terrena. Un padre esigente e tenero insieme, che i tanti devoti hanno voluto incontrare nel luogo che per oltre 40 anni ha custodito il suo corpo santo, epifania dell’amore di Cristo. E’ il Santo di tutti noi, moderno e attuale; un modello, un riferimento, una presenza viva; è colui che ci mostra la strada verso Dio e a Lui ci conduce per mano: così molti fedeli, radunati sul sagrato della nuova basilica descrivono il loro padre spirituale, a lui chiedono sostegno, guida e protezione nel cammino lunghi i tortuosi sentieri della vita e un grazie corale innalzano al cielo. Raccolti in preghiera dalla mattina di oggi, a migliaia sono in attesa di raggiungere la cripta del convento per un nuovo e commosso abbraccio col frate delle stimmate, che incarna il mistero della Passione di Cristo. Una processione composta che seguirà nei giorni e nei mesi avvenire per esaurire nel tempo di un anno circa 800 mila prenotazioni, con una media di 600 visite l’ora. Uomini, donne e bambini di nazionalità, culture, ceti diversi uniti dalla filiale devozione al Santo di Pietrelcina, trasparenza di Dio.

    Sul significato di questo storico evento, Giovanni Augello ha intervistato mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo:


    R. – Sono state date tante letture da chi guarda con altri occhi a questo evento. E’ soltanto un modo per dare la possibilità a tutti di potersi avvicinare ancora di più alla figura di un Santo che in fondo non fa che riflettere la santità di Dio. E per guardare a questa perfezione alla quale, come discepoli, il Signore Gesù chiama tutti quelli che lo seguono.

     
    D. – Cosa ha spinto migliaia di fedeli a venire a San Giovanni Rotondo?

     
    R. – Io direi che c’è anche la curiosità, ma non la curiosità futile: c’è la curiosità di poter vedere: ma chi è questo Padre Pio? Come gli apostoli: Gesù parlava loro sempre del Padre. Facci vedere il Padre! Ecco, in fondo è questo desiderio di poter “vedere” il mistero grande di Dio che si incarna nella storia nostra ...

     
    D. – Questo è un momento importante anche e soprattutto per i fedeli più giovani. Come affronteranno questa esperienza?

     
    R. – I giovani sono quelli che si interrogano. Io l’ho visto in un incontro qualche settimana fa e ho raccontato loro la ricognizione delle spoglie mortali di San Pio. E vedevo questi giovani interessati, coinvolti. Uno di loro mi ha detto: “Eccellenza, guardi, se lei non ci avesse detto niente, i suoi occhi parlavano, brillavano e ci raccontavano di questo mistero grande come di una luce che il Signore ha voluto mandarci attraverso Padre Pio. Vogliamo però vederla, questa luce, vogliamo avvicinarci perché troppe tenebre accompagnano il nostro cammino e vogliamo essere più sicuri, per poterlo proseguire”.

     
    D. – C’è stata una forte partecipazione della stampa estera, come Al Jazeera o il New York Times. Perché quest’attenzione internazionale?

     
    R. – Perché c’è una santità che comunque dice molto al cuore, anche dell’uomo di oggi. Anche questa realtà concreta, materiale diventa una trasparenza, un’Epifania della santità di Dio che non vediamo ma che poi nei Santi riusciamo in qualche modo a percepire.

     
    D. – Come ha vissuto, il percorso che portato dalla riesumazione di Padre Pio alla giornata di oggi?

     
    R. – Io l’ho vissuto come un grande dono che il Signore ha voluto fare anche a me. Mi sono avvicinato a San Pio con timore e tremore. Il contatto immediato con lui, in fondo, che cosa faceva emergere? Da una parte, il richiamo continuo alla santità di questo uomo e alla mia non-santità, cosicché avevo quasi timore di avvicinarmi a lui perché sentivo la mia indegnità. Ma nello stesso tempo c'è anche la mia chiamata a questo ideale di santità che dobbiamo praticare e testimoniare incarnando nella nostra vita quel segmento di santità che il Signore ha consegnato a ciascuno di noi. Padre Pio mi ha ricordato e mi ha richiamato a questo dovere, a questo impegno.

     
    D. – Il 2008 sarà un anno particolare per San Giovanni Rotondo. Si spera anche in una visita del Santo Padre?

     
    R. – E’ nostro desiderio: lo vogliamo, lo desideriamo, io gliel’ho chiesto al Santo Padre. Poi, se il Signore ci vorrà concedere anche questo dono, ne saremo ben felici. Sì, quest’anno ci sarà un itinerario, una proposta per poter scoprire quelli che erano i fondamenti del ministero sacerdotale di Padre Pio che non era altro che mostrare i tratti dell’amore misericordioso di Dio. Il Signore si è servito anche di San Pio per ricordare che solo attraverso la Croce il mondo si salva e si redime.

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    Campagna contro l'AIDS nell'edizione 2008 di "30 Ore per la vita"

    ◊   Analisi cliniche, medicine, assistenza alle mamme e ai propri bambini, accesso alle terapie ma anche prevenzione e un kit farmacologico del valore di 200 euro, per nascere e vivere senza AIDS. E’ questo l’obiettivo prioritario del programma DREAM, che l’Associazione “30 Ore per la Vita” insieme alla Comunità di Sant’Egidio, nel corso dell'edizione del 2008 (dal 21 al 27 aprile) auspicano di realizzare nei 10 Paesi africani più colpiti da questa malattia. Il servizio di Cecilia Seppia:

     
    L’AIDS è un problema planetario: secondo i dati forniti dall’ONU, oltre 33 milioni di persone sono già state colpite, ma è in Africa che vive il 65% dei malati e dei sieropositivi. Almeno 14 milioni di questi sono bambini. Ma se alla prevenzione si aggiunge una terapia adeguata, anche l’AIDS è una battaglia che si può vincere. Con il programma Dream, avviato in Mozambico nel 2001 e oggi attivo in 10 Paesi dell’Africa sub-sahariana, ora il sogno di una vita senza questa patologia, si sta trasformando in realtà e molti sono già gli obiettivi raggiunti. Mario Marazziti portavoce della comunità di Sant’Egidio.

     
    “Il programma Dream oggi ha questi risultati: 98 bambini su 100 nascono senza virus HIV, Aids, da madre sieropositiva, più del 90 per cento; 9 donne su 10 con l’Aids riprendono a vivere. Le donne diventano il nerbo di questa nuova società africana. Chi ha l’Aids sa che può non morire e in questo modo si riabilita l’intera società civile. Quindi c’è un’inversione di tendenza. La prevenzione diventa efficace, perché sapere in anticipo non vuol dire essere morti, ma vuol dire diventare vivi. Questo programma nasce dentro la comunità di Sant’Egidio e già ha formato quasi 2000 professionisti in tutta l’Africa subsahariana: medici, infermieri, assistenti domiciliari e tutto ciò che serve: biologi, laboratori biomolecolari per le analisi e così via”.

     
    Dream, che è controllo e cura ma anche lotta alla malnutrizione e risanamento dell’ambiente in un approccio globale, ha però bisogno del sostegno di tutti e quest’anno 30 ore per la vita dedica l’intera campagna alla cura delle donne sieropositive in gravidanza e ai figli dopo il parto, per dar loro il diritto di nascere sani. Ancora Marazziti:

     
    “In realtà il diritto umano profondo di tutta l’Africa era ed è il diritto alla terapia. Noi abbiamo dimostrato che era possibile, che è compatibile con i costi, che si può vivere con l’Aids. Allora, questa scommessa è diventata un modello anche per l’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità; ed oggi si sta facendo strada in tutto il sistema dell’Africa subsahariana”.
     
    Con un Kit farmacologico ed esami di laboratorio dal valore di soli 200 euro, affiancati da un’opportuna profilassi, si può evitare che i bambini nati da madre malata entrino a far parte di quei 12 milioni di orfani che affollano le strade e i villaggi delle città africane, ma siano invece il futuro “sano” di un’Africa finalmente viva.

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    Giovani e missione: domani il raduno nazionale della comunità di Villaregia

    ◊   Oltre 500 giovani legati alla comunità missionaria di Villaregia, fondata da padre Luigi Prandin e da Maria Luigia Corona nel 1981, hanno deciso di vivere un 25 aprile “alternativo”. Per tre intense giornate, fino a domenica prossima, questi giovani “missionari”, provenienti da tutta Italia, si incontreranno a Lonato (in provincia di Brescia) per il primo raduno nazionale dei gruppi d’impegno missionario di Villaregia. La solenne concelebrazione di chiusura del raduno, sarà presieduta dall’arcivescovo Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Italia. Sull'obiettivo delle tre giornate, ascoltiamo al microfono di Giovanni Peduto, padre Marco Paini, della comunità missionaria di Villaregia:


    R. - Questi giovani si radunano per riflettere su come essere testimoni ed evangelizzatori oggi tra i loro coetanei. Ulteriore obiettivo è quello di diffondere insieme i valori della solidarietà e della fraternità universale per edificare una civiltà dell’amore. Riflessione, preghiera e dibattito, accanto a spazi di amicizia, scandiscono le tre intense giornate in cui si dà voce anche a testimonianze missionarie.

     
    D. - Qual è il carisma della comunità missionaria di Villaregia?

     
    R. - Sono tre gli elementi che compongono il carisma della Comunità Missionaria. Anzitutto essere comunità: la vita di comunità, in senso stretto, ci impegna a vivere insieme nella costante tensione alla comunione tra noi. Pur diversi per età, sesso, cultura, stile di vita, nazionalità, desideriamo formare una famiglia ad immagine del Dio Famiglia, la Trinità. La nostra vita comunitaria, poi, si porge come annuncio e testimonianza della vita di Dio all’umanità che ancora non conosce il Vangelo ed è tutta orientata alla missione ad gentes. Tale scelta si sintetizza in un’espressione, a noi molto cara, che ha segnato gli inizi della fondazione: ‘Essere Comunità per la missione, fare missione essendo comunità’. La fiducia nella Provvidenza è il terzo fondamento che sostiene e caratterizza la nostra vita. Questo ci impegna ad amare concretamente ciò che il Signore dona e permette, a rallegrarci del poco come del molto, a riconoscere come provvidenziale ogni fatto, ogni incontro, ogni persona che incrociamo sulla nostra strada.

     
    D. - Che vuol dire essere in missione oggi?

     
    R. - “Ho visto il Signore”, ha annunciato Maria Maddalena. Ogni persona, ogni famiglia, ogni comunità che vede e tocca il Signore è in condizione di vivere la missione, aprendosi agli altri non ancora raggiunti dalla luce. Essere in missione significa irradiare questa luce, tendere la mano a chi è nel bisogno, aprire la propria casa ai fratelli, costruire comunione con tutti, preoccuparsi di chi nessuno si preoccupa e così annunciare al mondo l’amore di Dio. Il bene che tu fai illumina gli altri, vicini e lontani, costruisce il Regno oggi: è la missione di ogni cristiano.

     
    D. - Come testimoniare la fede tra i giovani oggi?

     
    R. - La sfida è davvero grande. Credo che oggi la testimonianza della fede tra i giovani si fa con la proposta di uno stile di vita coerente con i veri valori, andando contro la corrente di un mondo stanco e spento. Dobbiamo parlare ai giovani con la vita, con la gioia, con la luce dello sguardo, contagiandoli con la bellezza delle nostre scelte. Infine, la proposta di un impegno concreto per i più poveri, credo sia un altro modo di testimoniare la fede tra i giovani, una fede che si traduce in condivisione di tempo, di forze, di beni materiali e spirituali.

     
    D. - Darete inizio ad una nuova Comunità alla periferia di Maputo, in Mozambico: ce ne vuole parlare?

     
    R. – In Mozambico la guerra civile ha lasciato segni profondi, distruggendo scuole, ospedali, centri sanitari e costringendo milioni di persone a fuggire dalla propria terra; l'analfabetismo, pur essendovi stati progressi dopo l'indipendenza, è del 60%; un grande problema è rappresentato poi dall'Aids: il 14% della popolazione è sieropositivo. Quasi la metà degli abitanti di questo paese sono animisti, il 14% sono cristiani cattolici e il 13% musulmani. L’archidiocesi di Maputo conta quasi 4 milioni di abitanti e dispone solo di 20 sacerdoti diocesani e circa 130 religiosi. Ci aspetta una realtà missionaria di 200 - 300 mila persone. L’arcivescovo di Maputo, mons. Francisco Chimoio, ha manifestato tutta la sua gioia di accogliere una nostra comunità, anche come apportatrice di un servizio di formazione. Occorrerà rimboccarsi le maniche e partire da zero, perché là non c’è nulla. Inizieremo con un piccolo gruppo di missionari e missionarie, che si stanno già preparando, e che riceveranno l’invio missionario durante il raduno dei Gruppi d’Impegno Missionario legati alla comunità missionaria di Villaregia (GimVi) in questo fine settimana. Speriamo di poter partire per Maputo verso la fine dell’anno.

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    Tavola rotonda a Milano in occasione della mostra sull'Osservatore Romano all'Università Cattolica

    ◊   Il mondo raccontato da Piazza San Pietro. Grazie al suo punto di osservazione privilegiato, l'Osservatore Romano da 147 anni riesce a guardare alle vicende mondiali con autorevolezza e con libertà, proprio grazie all'orizzonte più vasto che gli assicura l'essere posizionato nel cuore della cristianità. E' quanto è emerso al termine dell'incontro fra il direttore del quotidiano vaticano, Gian Maria Vian, il direttore del Sole-24 Ore, Ferruccio De Bortoli, e il vicedirettore del Corriere della Sera, Pierluigi Battista, in occasione della mostra ospitata dall'Università Cattolica di Milano e intitolata: "L'Osservatore Romano: da Roma al mondo. 147 anni attraverso le pagine del giornale del Papa". Il servizio di Fabio Brenna:
     
    La mostra ripercorre in venti pannelli le tappe fondamentali della storia del foglio vaticano, a partire dal primo luglio 1861, quando per la prima volta venne pubblicato il giornale del Papa. Gian Maria Vian è stato nominato direttore dell’Osservatore il 29 settembre 2007, con alcune richieste precise da parte di Benedetto XVI:

     
    “Respiro internazionale, attenzione alle Chiese orientali, anche non cattoliche, e più spazio alle firme femminili. Si rivolge a tutti perché per la Santa Sede nessuno è straniero”.

     
    Un Papa particolarmente attento alle dinamiche informative, come spiega ancora Vian:

     
    “Certamente il Papa segue la stampa con grande interesse e, inevitabilmente, compatibilmente con un’agenda di lavoro che è sovraccarica; vede la stampa italiana come vede la stampa di altri Paesi ed è molto sensibile ai meccanismi dell’informazione”.

     
    Il riconoscimento di una presenza assolutamente particolare e una voce spesso fuori dal coro è venuto anche da Ferruccio De Bortoli, direttore del Sole 24 ore:

     
    “E’ stato spesso una voce non solo ufficiale della Santa Sede, ma anche l’unica voce rispetto ad alcuni grandi avvenimenti della storia che sono stati ricordati in questo incontro: dalla posizione avuta sulla prima guerra mondiale, alla contrarietà alla guerra in Libia, alle leggi razziali, la visita di Hitler a Roma nel 1938 ... Insomma, qualche volta l’Osservatore Romano è stato l’unica voce di verità in un mondo omologato dai totalitarismi. Oggi, ovviamente, la situazione è completamente diversa ma qualche volta si scoprono non solo le voci ufficiali, ma anche alcune osservazioni diverse, alcuni sguardi sulla modernità che sono sicuramente originali e utili”.

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    Di scena all'Auditorium Conciliazione a Roma lo spettacolo teatrale "Pietre urlanti" sui massacri degli armeni del secolo scorso

    ◊   Nella notte del 24 aprile di oltre 90 anni fa, circa 200 leader della comunità armena furono arrestati ad Istanbul, allora capitale dell’Impero Ottomano. Per la comunità armena fu l’inizio di un periodo drammatico segnato da deportazioni e violenze. Secondo molti storici, dal massacro perpetrato contro quella che era considerata una minoranza pericolosa per l’integrità dell’Impero Ottomano ormai vicino al tramonto, si salvò solo chi riuscì a fuggire in Europa. In base a fonti indipendenti, sarebbero state uccise più di un milione e mezzo di persone. Per ricordare quella tragedia, sono in programma diverse iniziative: tra queste, oggi alle ore 19 all’Auditorium Conciliazione con ingresso libero, l’opera teatrale “Pietre urlanti”, della regista armena Satenig Gugiughian. Amedeo Lomonaco l'ha intervistata:


    R. – Ci tengo a precisare, anche se con una sorta di difficoltà, che è comunque una espressione e uno spaccato della mia vita. E' quindi una storia vera: si tratta dell’incontro fra una sorella ed un fratello che non si vedono da 15 anni, perchè lui è scappato da quella casa in cui il peso della sofferenza era troppo grande. La sorella lo va a recuperare per cercare di portarlo dal padre morente.

     
    D. – Cosa significa per una regista armena riproporre, con il linguaggio del teatro, una ferita così profonda della storia del popolo armeno, ma anche della propria storia personale?

     
    R. – Significa aver avuto un momento di grande coraggio, perchè parlare di sé non è facile: è anzi molto doloroso. Credo, però, che sia fondamentale per tutti noi, figli di sopravvissuti, salvaguardare la memoria: dobbiamo uscire allo scoperto e parlare pubblicamente, rischiando anche l’ira di chi non vuole sentire queste cose. L’importante è tirare fuori il coraggio. La gente è ora che sappia.

     
    D. – A proposito di questo coraggio dell’esporsi, quali sono gli ostacoli e le potenzialità nel rappresentare la storia di un popolo attraverso il teatro?

     
    R. – Talvolta una bugia, che non è la storia, ma è la spettacolarizzazione della storia, può avere più enfasi che un comunicato stampa. Il mondo è fatto così: ha bisogno di immagini! Non potendo proiettare le immagini del genocidio, perchè crude o perchè non tutte esistenti, credo che la forma spettacolo-cinema-teatro debba assolutamente avere più spazio.

     
    D. – Anche alla luce di questi spazi, come è cambiato – se è cambiato - negli anni il modo di raccontare queste vicende drammatiche nel mondo culturale armeno?

     
    R. – Più passano gli anni, più questo genocidio non viene riconosciuto e più diventiamo armeni. E’ incredibile questo. Io sono molto più armena oggi di quanto non fossi stata da bambina, anche se sono cresciuta non con le favole, ma con questi racconti. Sono stata, quindi, imbevuta di questa storia: ne è intriso ogni centimetro della mia pelle e del mio essere. Col passare degli anni e, specialmente dalla morte di mio padre, è come se si ribellasse qualcosa in me. Avendo questo stato d'animo, c’è la voglia di urlare al mondo: “Siamo armeni e lo resteremo”.

     
    D. – Quali sono le ferite più laceranti che non si riescono a curare, anche dopo 90 anni?

     
    R. – La ferita che resta è sempre quella: non si può rimarginare una ferita di questo genere e specialmente quando non è riconosciuta. Se fosse riconosciuta, il dolore resterebbe intatto, ma il sangue dei nostri genitori non sanguinerebbe più, avrebbero pace. La negazione è un omicidio premeditato ogni volta. Il riconoscere non modifica la situazione o il dato di fatto, ma farebbe nascere la sensazione di aver ricevuto un atto di dovuto rispetto.

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    Chiesa e Società



    La morte a Bruxelles del teologo gesuita Jean Galot: la cristologia al centro della sua ricerca

    ◊   Si sono svolti martedì scorso a Bruxelles i funerali del teologo gesuita Jean Galot, che si è spento il 18 aprile a Woluwe-Saint-Pierre, nei pressi della capitale belga, all’età di 89 anni. “L’Osservatore Romano” in un lungo servizio lo ricorda oggi come suo stimato collaboratore per oltre trent’anni dove i suoi articoli, spiritualmente e teologicamente molto accurati, mettevano in mostra la sua grande capacità divulgativa. La carriera accademica di padre Galot fu lineare: filosofia, teologia, dottorato a Roma e subito, a partire dal 1953, insegnamento della teologia dogmatica a Eegenhoven fino al 1968, poi ancora a Roma, alla Gregoriana, dove ha tenuto per più di vent’anni la cattedra di teologia. Una presenza umile e discreta la sua, che ha comunque lasciato il segno negli studenti e nell’intera comunità di studiosi. “Quello che spiccava della sua personalità – ha detto all’Osservatore Romano padre Luis Ladania, segretario generale della Commissione Teologica Internazionale – era la straordinaria capacità di lavoro. Un uomo instancabile. In Gregoriana padre Galot ha portato la sua profonda conoscenza della teologia cristologia, alla quale ha dedicato il suo insegnamento. Pur essendosi dedicato a molti campi di studio – ricorda padre Ladania – la passione di padre Galot era per la cristologica: ci teneva moltissimo a sottolineare il valore del Concilio di Calcedonia –- espresso nell’opera del 1981 ‘Le Christ, foi et contestation’ - come punto di riferimento imprescindibile per la teologia cattolica”. “Tuttavia la caratteristica principale di padre Jean Galot è stata certamente la sua unità profonda fra l’uomo di studio e d’insegnamento e l’uomo spirituale” ha detto nel corso dell’omelia per i suoi funerali il gesuita Jean-Marie Faux. “Accanto alla lista impressionante delle sue opere teologiche – ha detto – si può stilare quella ancora più impressionante, delle sue opere spirituali e dei suoi libretti di preghiere”. (R.P.)


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    Banca Asiatica di Sviluppo: fermare lo "tsunami silenzioso" della fame

    ◊   "Non è bloccando o razionalizzando le esportazioni che i governi asiatici risolveranno l'emergenza cibo". Lo ha affermato Rajat Nag, direttore della Banca Asiatica di Sviluppo dopo l'allarme lanciato dal Programma Alimentare delle Nazioni Uniti sullo "tsunami silenzioso" provocato dai rincari globali del prezzi alimentari. Rajat Nag ha ribadito che "la quantità di cibo in Asia e nel mondo, è globalmente sufficiente ma che occorre trovare un modo per far sì che anche i poveri possano usufruirne”. E si è rivolto così ai governi asiatici: “Il tempo dell’alimentazione a basso costo sembra passato, ma, anzichè porre limiti alle esportazioni, occorre usare misure e facilitazioni fiscali per le fasce più povere delle popolazioni". Chiaro il riferimento a India e Vietnam che riducendo l'export di riso per tenere a bada il rialzo dei prezzi in patria, ne hanno causato l'aumento al di fuori dei loro confini. La Banca Asiatica di Sviluppo, informa l’agenzia Fides, è un’istituzione finanziaria multilaterale nata nel 1966 con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo economico e sociale della regione asiatica e del Pacifico. Fornisce assistenza tecnica e finanziaria per progetti che promuovono lo sviluppo economico nell’area. Incoraggia la crescita economica, lo sviluppo sociale, le pratiche di buon governo, e promuove la cooperazione regionale e l’integrazione fra settore pubblico, privato e organizzazioni non governative. I paesi membri sono 67 e la sede principale dell’istituzione si trova a Manila. (S.G.)

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    Burkina Faso: la meningite ha ucciso dall'inizio dell'anno oltre 800 persone

    ◊   Sono 811 le persone morte finora per l’epidemia di meningite in corso dall’inizio dell’anno in Burkina Faso. Lo si apprende da una nota del ministero della Sanità, ripresa dall'Agenzia Misna, nella quale si precisa che “tra il 1° gennaio e il 20 aprile sono stati conteggiati un totale di 8.382 casi sospetti” e che il tasso di mortalità sfiora il 10%. Iniziata e diffusa prevalentemente nella zona al confine con la Costa d’Avorio, l’epidemia è stata dichiarata finora in 5 dei 55 distretti del Paese, ma altri 14 sono in stato di allerta. Il ministero ha confermato che, nelle ultime settimane, la malattia ha causato contagi e vittime anche nella zona di Sig-Noghin (a nord della capitale Ouagadougou) e Boulmiougou (a ovest della capitale), finora risparmiate. Nelle scorse settimane gli epidemiologi burkinabé si erano detti preoccupati del fatto che l’epidemia si manifestasse anche in zone dove erano state compiute campagne di vaccinazione. Il Burkina Faso si trova nella cosiddetta “cintura della meningite”, la regione sub-sahariana che si estende dal Senegal all’Etiopia abitata da 300 milioni di persone dove, durante la stagione secca tra dicembre e giugno, si presentano violente epidemie di questa infezione delle membrane cerebrali. (S.G.)

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    Esponenti interreligiosi chiedono ai governi la messa al bando delle "bombe a grappolo"

    ◊   Per oltre 40 anni le bombe a grappolo hanno ucciso e ferito innocenti, causando sofferenze a migliaia di persone in più di 20 Paesi. Proprio per questo è necessaria una messa al bando delle cluster bomb, come chiederà il prossimo mese, a Dublino, un gruppo di esponenti internazionali di diverse confessioni religiose. “Esortiamo i governi ad accettare questa responsabilità – si legge nel documento dei religiosi diffuso dalla Misna – e a cogliere questa concreta opportunità d’azione per la protezione dei più vulnerabili e la promozione della pace”. L’appello è stato sottoscritto, tra gli altri anche da mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) e co-presidente di Pax Christi International; da mons.William Kenney, vescovo ausiliare di Birmingham (Inghilterra), dal rabbino David Rosen, responsabile del Comitato internazionale ebraico per le consultazioni interreligiose, da Mohammad Sammak, segretario generale del Comitato per il dialogo islamo-cristiano e da Indarjit Singh della rete inglese di organizzazioni sikh. I negoziati previsti dal 19 al 30 maggio nella capitale irlandese dovrebbero costituire il punto d’arrivo di un lungo lavoro per la messa a punto di un trattato internazionale che imponga un divieto totale all’uso di questi ordigni; l’ultima occasione di uso massiccio di cluster bombs, dette anche a grappolo o a frammentazione per le tante ingannevoli “bomblets” in cui si suddividono al contatto con il suolo, risale all’estate del 2006, in Libano, da parte di Israele, a guerra praticamente finita. (V.V.)

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    Sri Lanka: la Chiesa prega per la protezione del santuario di Madhu minacciato dalla guerra

    ◊   Una marcia pacifica e un lungo momento di preghiera. Così ieri, a Colombo, circa 600 persone, singalesi e tamil, religiosi e laici, hanno chiesto all’esercito e ai ribelli di ripristinare la sicurezza del santuario di Nostra Signora di Madhu perché la statua di Maria, venerata in tutto il Paese, possa farvi ritorno. “Non vogliamo più la guerra e chiediamo una soluzione politica per la pace”, ha spiegato ad AsiaNews padre Rohan Silva (OMI), coordinatore dell’evento e direttore del Centro per la società e la religione. Durante la preghiera è stato recitato il rosario con una speciale meditazione. A seguire le testimonianze di quanti hanno visitato la diocesi di Mannar, nel nord dello Sri Lanka, dove si trova il santuario mariano violato di recente da alcuni ladri che hanno portato via diversi oggetti. Il vescovo di Mannar, mons. Rayappu Joseph, ha chiesto ai fedeli di continuare a digiunare ogni venerdì per la protezione del luogo di culto invocata anche nei numerosi striscioni esposti dai manifestanti. Presenti all’evento anche alcuni sacerdoti metodisti ed anglicani. Intanto la conferenza episcopale dello Sri Lanka ha ribadito con un nuovo messaggio, ieri, la sua richiesta alle Tigri e al governo, di liberare la zona sacra di Madhu, rispettando la legge internazionale che protegge i luoghi religiosi. (S.G.)

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    Fervono i preparativi in vista della Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina del 24 maggio

    ◊   La comunità cattolica cinese si sta preparando a celebrare la Giornata di Preghiera per la Chiesa in Cina, lanciata da Papa Benedetto XVI nella Lettera ai cattolici cinesi del 27 maggio 2007. Nella Lettera il Papa, consapevole della devozione dei cattolici cinesi per la Madonna Aiuto dei Cristiani, la cui festa si celebra il 24 maggio, invita tutto il mondo a pregare in questa giornata per la Chiesa in Cina. Per rispondere all’appello del Papa ed anche per prepararsi al 24 maggio e al mese mariano, diverse comunità cattoliche cinesi hanno cominciato ad organizzare preghiere, novene, celebrazioni. Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, nella parrocchia di Yang Zhuang, della diocesi di Ji Nan, si è svolto un incontro di preghiera cui erano presenti anche dei non cristiani. Il parroco ha confermato che tale appuntamento, visto il successo pastorale ottenuto, si ripeterà. Oltre 300 fedeli della parrocchia di Hong Jia Lou, sempre della diocesi di Ji Nan, hanno partecipato alla preghiera per invocare la Madonna di She Shan, Maria Ausiliatrice, perché aiuti i cristiani e protegga la Cina, permettendo un’abbondante fioritura dell’evangelizzazione. (R.P.)

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    Pakistan: accolti con favore dalla Chiesa i progressi del governo sui diritti umani

    ◊   E’ stata accolta con favore dalla Chiesa cattolica e dalla società civile in Pakistan la ratifica, annunciata dal governo pakistano, di alcuni Trattati e Convenzioni delle Nazioni Unite: la Convenzione contro la tortura e il trattamento disumano dei detenuti; la Convezione per i Diritti civili e politici e la Convenzione sul rispetto dei Diritti economici, sociali e culturali. L’Arcivescovo di Lahore, Mons. Lawrence Saldanha, Presidente della Conferenza Episcopale e responsabile della “Commissione Giustizia e Pace”, ha affermato in un comunicato, firmato e appoggiato anche da altre Ong, ripreso dall'Agenzia Fides, che la Chiesa “sosterrà ogni seria iniziativa per migliorare lo standard dei diritti umani nel paese”. E, sebbene il governo abbia siglato le Convezioni Onu e questo rappresenti un passo avanti rispetto al passato, “l’autentico test sta nell’applicazione dei diritti”. Per questo il documento raccomanda: “Una politica dei diritti umani nel paese che rifletta un impegno per il rafforzamento dei diritti costituzionali sanciti dalla legge. La Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale di recente ha rivolto al nuovo governo un appello per le riforme. Nell'ultimo, travagliato periodo della storia del paese ha sempre difeso la democrazia, la libertà, i diritti umani in Pakistan. Uno dei temi chiave è la tutela della libertà religiosa in tutto il paese, specialmente nella aree periferiche. La rivalsa dei gruppi estremisti, infatti, sta mettendo a rischio il normale svolgimento democratico della vita sociale e il rispetto dei diritti elementari delle persone. A subire un clima di intimidazione e ostilità sono soprattutto le minoranze religiose, fra le quali la comunità cristiana. In particolare nel nord-ovest del Pakistan i fedeli sono oggetto di continue violenze, minacce e sono ogni giorno in pericolo di vita, colpiti da gruppi terroristi che imperversano nell’area. La Commissione ha raccolto e diffuso le testimonianze e le richieste d’aiuto delle comunità dei fedeli nella Provincia di Frontiera del Nord Ovest, dove agiscono indisturbati gruppi radicali islamici. (R.P.)

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    Guanelliani in pellegrinaggio in Terra Santa nel centenario della consacrazione del fondatore

    ◊   “Amor Christi Crucifixi trahit nos”, l’amore di Cristo Crocifisso ci spinge. Questo il motto del pellegrinaggio in Terra Santa dell’Opera don Guanella-Congregazione Servi della Carità, le stesse parole che nel 1902, accompagnarono il fondatore nel primo pellegrinaggio nazionale italiano nei luoghi dove ha vissuto Gesù. Al viaggio, che ha avuto inizio ieri e si concluderà il prossimo 2 maggio, partecipano 30 persone: 15 religiosi dei Servi della Carità provenienti da Italia, Nigeria, Congo, India, Filippine, Spagna, e 15 religiose della Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, ramo femminile dell’Opera. Lo scopo della partenza è “rivitalizzare la fede e la carità nell’anno centenario della consacrazione del fondatore”, spiega don Umberto Brugnoni, vicario generale e referente dell’iniziativa. “Visiteremo la Terra Santa - continua il sacerdote, sentito dal Sir - per implorare il dono della santificazione di don Luigi Guanella”. Tra le tappe del pellegrinaggio, la visita al Centro guanelliano Sacra famiglia di Nazareth che quest’anno festeggia i 22 anni di attività: oltre 200 neonati e bambini disabili accolti giornalmente per attività educative e terapie riabilitative grazie ad un team di 130 collaboratori locali, arabi ed ebrei. (V.V.)

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    Tadjikistan: colletta della piccola comunità di fedeli per i cristiani di Terra Santa

    ◊   Un piccolo gesto carico di significato. Ne sono autori, riferisce l'Agenzia Ucan, i circa cento cattolici che compongono la piccola comunità del Tadjikistan, promotrice di una colletta a favore dei cristiani in Terra Santa. “È una piccola somma – ha commentato padre Ezequiel Ayala, parroco della Chiesa di San Giuseppe a Dushanbe dove i fedeli si riuniscono – ma i nostri parrocchiani non sono ricchi. Penso che la nostra gente abbia fatto quanto era nelle loro possibilità. Spero che il nostro piccolo contributo possa essere utile”. Padre Juan Carlos Sack, superiore regionale dei sacerdoti del Verbo Incarnato ai quali è affidata la missione nel Paese, ha affermato che la somma raccolta era di quattro volte superiore a quanto viene normalmente offerto la domenica. “I problemi dei cristiani in Terra Santa – ha poi spiegato – hanno grande eco qui presso i loro fratelli e sorelle nella fede. Anche la comunità in Tadjikistan ha vissuto, infatti, la difficoltà della guerra civile verso la metà degli anni Novanta, quindi la nostra gente conosce i problemi e le difficoltà della guerra”. (S.G.)

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    Bilancio positivo del Consiglio Ecumenico delle Chiese sulle attività delle comunità cristiane negli Emirati Arabi Uniti

    ◊   Apprezzamento per il buon operato delle Chiese nella regione del Golfo: è quanto ha espresso il segretario generale uscente del Consiglio Ecumenico delle Chiese (COE), Samuel Kobia, al termine della sua visita di tre giorni negli Emirati Arabi Uniti (EAU). In un incontro a Dubai con i rappresentanti delle Chiese degli Emirati e dei Paesi confinanti, la delegazione ecumenica guidata da Kobia, ha avuto modo di riscontrare le attività dei cristiani locali nell’ambito del dialogo interreligioso e dell’aiuto ai migranti. Quasi tutti i cristiani della zona, infatti, - stimabili intorno ai tre o quattro milioni di persone - sono espatriati, giunti nella regione per motivi di lavoro e spesso vi rimangono per un numero limitato di anni. Molti di loro, inoltre, provengono dall’Asia meridionale. Nel suo sermone pronunciato nella Chiesa anglicana della Santissima Trinità di Dubai, il reverendo Kobia ha incoraggiato i cristiani a cercare il benessere nella città in cui Dio li ha inviati e ha ricordato loro la missione biblica “di instaurare nuovi rapporti, in modo da non essere più stranieri, ma vicini”. Infine, la delegazione del COE ha annunciato la volontà di incrementare la cooperazione fra i cristiani della regione e di crearvi una piattaforma ecumenica. (I.P.)

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    Argentina: incontro dei produttori di Tv cattoliche del Continente americano

    ◊   Circa 40 rappresentanti di produzioni e televisioni cattoliche del Continente americano, sono riuniti da domenica 20 aprile a Buenos Aires (Argentina) per discutere su alcuni temi relativi alla diffusione di programmi audiovisivi nel continente e nel mondo. L’incontro è stato organizzato dall’Associazione Cattolica Mondiale per le Comunicazioni Sociali (SIGNIS) e il suo obiettivo è prima di tutto lo scambio di esperienze tra professionisti di tutto il mondo. All’evento partecipa anche il Segretario Esecutivo del Dipartimento di Comunicazione Sociale del CELAM, padre Carlos Arturo Quintero Gómez, in vista dell’incontro dei produttori televisivi promosso dallo stesso Dipartimento per il prossimo novembre in Messico. Nel convegno, informa Fides, si stanno commentando con entusiasmo i lavori e le esperienze dei produttori Latino-Americani e come in tutti gli eventi delle organizzazioni cattoliche, prima di tutto si cerca di dare un senso cristiano a ciò che si fa nell’ambito della comunicazione sociale, dando così testimonianza al mondo. Due le principali esigenze emerse finora: la prima è una web unica che contenga un database aggiornato dalle produzioni nel mondo; la seconda è la diffusione adeguata della Missione Continentale annunciata dai vescovi ad Aparecida, che avrà il suo punto di avvio nel Terzo Congresso Americano Missionario CAM 3, in programma a Quito (Ecuador), ad agosto. (S.G.)

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    "Responsabilità di tutti" è il tema della Giornata per le Vocazioni in Spagna

    ◊   “La Giornata per le Vocazioni ci porta ad essere realisti e ci fa vivere con maggiore responsabilità. In un contesto inquinato dal laicismo e soggiogato dal consumismo, la vita consacrata si trasforma ogni giorno di più in segno di speranza ed in punto di riferimento”. È quanto afferma mons. Francisco Pérez González, arcivescovo di Pamplona-Tudela e Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna nel messaggio diffuso in occasione della Giornata per le Vocazioni native, che la Chiesa spagnola celebra domenica prossima. Il tema dell’evento, informa Fides, è “Responsabilità di tutti” perché, come spiega mons. Pérez González, “continuare a seminare l’inquietudine vocazionale nei giovani è un grande dovere comune”. Il Direttore Nazionale delle POM definisce i consacrati “il lievito in mezzo alla massa” e afferma: “il nostro mondo si debiliterebbe ed impoverirebbe progressivamente senza la loro presenza”. Perciò, benché “ci troviamo di fronte a momenti non facili per le vocazioni di speciale consacrazione, tutti dobbiamo lavorare affinché non ci lasciamo prendere dallo scoraggiamento e dall’angoscia”. Secondo i dati resi noti dalle POM della Spagna, i nuovi sacerdoti provengono - e sempre di più - dall’Africa e dall’Asia. Nell’ultimo quarto di secolo, il numero dei seminaristi è triplicato nel continente nero, ed in Asia ha sperimentato uno spettacolare aumento, con un 125% di presenze in più. L’incremento è sensibile anche nelle vocazioni alla vita consacrata: ci sono attualmente quasi 150 mila religiose nei territori di missione, 31 mila in più rispetto a quindici anni fa. Nello stesso periodo di tempo, il numero dei religiosi è aumentato di 38 mila unità, superando il numero di 51 mila. Dal 2003 la Santa Sede ha creato 69 nuove Diocesi nel mondo. Di queste: 17 in Africa, 15 in America, 23 - un terzo - in Asia, 12 in Europa e 2 in Oceania. (S.G.)

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    Canada: la Conferenza episcopale sostiene un progetto di legge sui bambini non ancora nati

    ◊   Sì alla modifica del Codice Penale canadese, in favore dei bambini non ancora nati: lo affermano i vescovi del Canada, attraverso l’Organismo cattolico per la vita e la famiglia (OCVF), istituto patrocinato dalla Conferenza episcopale canadese e dal Consiglio supremo dei Cavalieri di Colombo. In una lettera a firma di mons. Jean Gagnon, vescovo di Gaspé e presidente del Consiglio di amministrazione dell’OCVF, i presuli “incoraggiano i cattolici e tutti i canadesi a contattare i propri deputati per chiedere loro di votare a favore del progetto di legge C-484”, depositato dal deputato conservatore Ken Epp. Meglio conosciuto come “Legge sui bambini non ancora nati vittime di atti criminali”, questo progetto intende modificare il Codice Penale, prevedendo la possibilità di raddoppiare le accuse contro chi aggredisce una donna incinta e il bambino in gestazione. “Attualmente – si legge ancora nella lettera – il dibattito pubblico è molto acceso, poiché secondo numerosi cittadini questo progetto minaccia il diritto ad abortire”. Un’affermazione errata, scrive mons. Gagnon, anzi: la proposta normativa “vuole preservare la possibilità, per una donna, di scegliere l’aborto e non accorderebbe alcun diritto al figlio, nel caso in cui la madre avesse già scelto di interrompere la gravidanza”. “Il progetto di legge C484 – conclude il presule – costituisce quindi uno sviluppo interessante, poiché riconosce, almeno nel caso di un’aggressione violenta contro la madre, la dignità del bambino che deve nascere e il valore della vita umana”. (I.P.)

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    "Un computer per ogni bambino": arriva in Europa il progetto di solidarietà nato a Boston nel 2005

    ◊   “One laptop per child” chiede aiuto all’Europa. Dal 15 maggio, infatti, l’organizzazione non governativa nata tre anni fa da un’iniziativa del Massachusetts Institute of Technology (Mit) e del suo direttore Nicholas Negroponte, aprirà una sede anche a Bruxelles. Come noto il suo obiettivo è quello di fornire ai bambini di Stati africani, asiatici e sudamericani un computer portatile alimentato da batteria ricaricabile o a manovella o da energia solare, robusto, facile da utilizzare, a un costo modesto (circa 100 dollari). I pc dovrebbero così diventare strumenti di alfabetizzazione e di studio per i ragazzi delle nazioni più povere. La sede principale di “One laptop per child”, riferisce il Sir, è a Boston e produce computer dal novembre 2007. “Ne sono stati ordinati 500 mila finora - spiegano i portavoce della Ong -. La metà sono già realizzati e 125 mila sono operativi, soprattutto in Sud America. Le richieste aumentano. Ma a questo punto occorre che nuovi donatori, oltre all’Onu e ai primi sponsor, si aggiungano e rendano possibile questo sogno”. La sede di Bruxelles servirà per sensibilizzare l’Ue, gli Stati membri, “e per coinvolgere i ministeri dell’istruzione e le aziende private”. Il pc “ha l’aspetto di un giocattolo, per renderlo più simpatico ai bambini. Ha una voce guida tradotta in 12 lingue e ha tre funzioni principali: può essere utilizzato come computer, per studiare, disegnare, giocare, ascoltare musica. Si può connettere a pc dello stesso tipo in modo da essere usato a scuola. E può collegarsi a internet”. (S.G.)

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    Roma: la vita di Sisto IV e Giulio II raccontata in cinquanta opere esposte a Castel Sant'Angelo

    ◊   A Castel Sant’Angelo è in corso una Mostra sui Papi della Rovere: Sisto IV e Giulio II. Raffigura, attraverso dipinti e ceramiche, sia le origini savonesi dei due Papi, sia i loro soggiorni romani e vaticani. E’ stata realizzata dall’artista Renato Minuto, anch’egli di Savona, che ha voluto rendere omaggio ai due Pontefici e alla loro attività. Sisto IV ha creato la Cappella Sistina e, con lo stesso nome, ha fondato la prima Corale vaticana, tutt’ora in auge, ed è anche l’artefice della Biblioteca Vaticana, rimasta celebre per l’affresco di Melozzo da Forlì, con la nomina di Bartolomeo Platina da parte dello stesso Papa. E fu sempre Sisto IV a donare la famosa Lupa al Campidoglio e alla città di Roma. Molto efficaci anche le raffigurazioni pittoriche su Papa Giulio II che ha lasciato un importante ricordo nell’istituzione della Guardia Svizzera e nella pittura della volta della Cappella Sistina affidata a Michelangelo, oltre ad aver posto le fondamenta della nuova Basilica Vaticana. Tra le opere (una cinquantina) vanno ammirati anche i numerosi stemmi dei due Papi della Rovere, con il caratteristico albero della quercia, visti e ridipinti sui muri riarsi dalla luce e dalle intemperie e che sono trasfigurati, mostrando la ruggine del tempo. La mostra, ambientata nelle Sale delle Mostre di Castel Sant’Angelo, resterà aperta sino a domenica 4 maggio, dalle 9 alle 18, di ogni giorno, eccetto il lunedì. (A cura di Raffaello Lavagna)

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    Morti bianche in Italia. il cardinale Scola chiede "un grande lavoro di educazione"

    ◊   ''Lavorare realmente per cambiare al meglio le condizioni'' di lavoro, con ''rispetto rigoroso delle regole'', per evitare le morti che stanno causando ''tanto dolore'' in Italia: è il monito del Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola che, definendo l'emergenza ingortuni ''molto grave'', ha invocato un comune e “forte senso di responsabilità''. Secondo il porporato, oltre al rispetto delle regole, eventualmente da riformare, occorre “un grande lavoro di educazione''. "Il lavoro educativo – ha aggiunto il Patriarca di Venezia contattato dall’ANSA – è necessario in ogni campo, ma in modo del tutto speciale in questo, che sta suscitando tanto dolore. Non solo per le persone che perdono la vita, ma per tutti i loro cari e per tutti noi''. ''Il lavoro - ha poi ribadito il cardinale Scola – è realmente, assieme agli affetti, uno degli aspetti quotidiani e decisivi della vita dell'uomo e dobbiamo fare di tutto perché si possa svolgere in sicurezza''. ''Intanto - ha auspicato infine - non dobbiamo dimenticare di affidare al buon Dio, nella preghiera, tutte queste vittime e di lavorare realmente per cambiare al meglio le condizioni''. (S.G.)

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    Domani a Frascati il convegno nazionale della Comunità di Vita Cristiana

    ◊   Si apre domani a Frascati, presso il Centro Giovanni XXIII, il convegno della Comunità di Vita Cristiana Italiana, sul tema:"Contemplativi nell’azione oggi. Una risposta alla domanda di senso". La Comunità è una fraternità evangelica, ispirata alla spiritualità ignaziana; è formata da giovani e adulti “chiamati a seguire Gesù Cristo e a lavorare con Lui alla costruzione del Regno”. I suoi membri si impegnano a testimoniare, nella Chiesa e nella società, quei valori umani ed evangelici che riguardano la dignità della persona, il bene della famiglia e l'integrità della creazione. La loro sensibilità e vicinanza alle istanze della giustizia si traducono in un un'opzione preferenziale per i poveri e uno stile di vita semplice e solidale. Al Convegno parteciperanno anche una quarantina di giovani adulti della Lega Missionaria Studenti, con la quale è in corso un processo di sinergia. Sono stati invitati ad intervenire come relatori di fondo: il vice-assistente mondiale delle Comunità, il padre gesuita Alberto de Brito e Stefano Zamagni, ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna ed esperto di dottrina sociale della Chiesa. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Elezioni in Nepal: vincono gli ex ribelli maoisti. Vacilla la monarchia

    ◊   Da movimento armato a primo partito del Nepal, gli ex ribelli maoisti hanno vinto con un ampio vantaggio le elezioni del 10 aprile scorso, passaggio decisivo dalla monarchia alla repubblica. Il loro primo atto rischia, però, di innescare nuove tensioni nel Paese tibetano. Si tratta della ferma richiesta al re Gyanendra di lasciare il Paese. Il servizio di Giancarlo La Vella:


    Gli ex-ribelli parlano da una posizione di preminenza politica: la maggioranza assoluta nel nuovo Parlamento di Kathmandou. In base ai risultati definitivi resi noti dalla Commissione elettorale, nell'Assemblea costituente, che dovrà dare al Nepal una Costituzione repubblicana, composta da 575 seggi eletti dal popolo e 26 assegnati a personalità eminenti del Paese, vi saranno 220 maoisti, 93 marxisti-leninisti e 107 del Partito del Congresso nepalese filo-monarchico. A detta di coloro che dovranno gestire il nuovo corso istituzionale, il 63enne sovrano Gyanendra deve lasciare il Nepal, per garantire un immediato passaggio dalla monarchia alla repubblica. E proprio tre giorni fa, Gyanendra aveva escluso la sua imminente partenza per l’esilio. Il leader maoista, Prachanda, ha concesso al re quattro settimane di tempo per lasciare il palazzo, dopo di che – ha minacciato – sarà il popolo a costringerlo ad andar via. Una situazione delicata che rischia di innescare nuove tensioni, che sembravano fugate dalle prime elezioni libere dal 1999, avvenute il 10 aprile scorso e che hanno sancito in maniera incruenta il cambio di regime.

    Birmania
    L’Europarlamento intende ampliare le sanzioni nei confronti della Giunta militare birmana. I 27 ipotizzano provvedimenti specifici tra i quali il divieto di nuovi investimenti oltre all'embargo sullo scambio di beni che danno profitto al regime militare. L’Assemblea ha inoltre invitato il Paese a libere elezioni, al rilascio dei detenuti politici come il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi.

    Medio Oriente
    E’ di un morto e tre feriti il bilancio di due raid aerei israeliani nella Striscia di Gaza. Ancora da chiarire se la vittima sia un civile o un miliziano palestinese. La prima azione è avvenuta a Beit Hanoun, fonti israeliane riferiscono di un attacco ad un gruppo di guerriglieri, diversa la versione di alcuni testimoni che parlano di un missile lanciato contro una casa. Nel frattempo un altro bombardamento aereo israeliano è avvenuto su Khan Younis: feriti almeno due miliziani. Intanto il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, incontrerà oggi a Washington il capo della Casa Bianca Bush. Ieri durante il colloquio con il segretario di Stato americano, Rice, il numero uno dell’ANP ha chiesto maggiori pressioni su Israele per la nascita di uno Stato palestinese.

    Iraq
    Ennesima giornata di violenza in Iraq. Tre civili sono stati uccisi e altri 15 feriti nell’esplosione di un ordigno a Baghdad. Sempre per una deflagrazione, a Kirkuk, un ufficiale dell’esercito iracheno è morto e due soldati sono rimasti feriti. Inoltre è giunta la conferma da parte della Turchia di raid aerei, avvenuti ieri, contro presunte basi del PKK, il partito dei lavoratori del Kurdistan, nel nord dell’Iraq. Annunciata e poi smentita la notizia dell’arresto di Ezzat Ibrahim al Duri, braccio destro di Saddam Hussein.

    Pakistan
    Stop agli attacchi terroristici in Pakistan. E’ quanto ha annunciato il comandante di un gruppo legato ai talebani e ad Al Qaeda dopo l’avvio di trattative di pace tra il governo di Islamabad e i ribelli. Ieri l’esecutivo, frutto delle elezioni del 18 febbraio scorso, ha promesso il dialogo con Tehrik-e-Taliban, l’alleanza di diversi gruppi islamici attivi nelle regioni tribali pashtun al confine con l'Afghanistan. Critiche sono però arrivate dagli Stati Uniti perchè il movimento sarebbe responsabile dell’uccisione di Benazir Bhutto, l’ex premier assassinata lo scorso 27 dicembre a Rawalpindi.

    Questione nucleare
    Attesa negli Stati Uniti per la diffusione di un filmato della CIA davanti alle commissioni Intelligence di Camera e Senato. Il video, stando ad anticipazioni di stampa, mostrerebbe l’intervento nord coreano in Siria per la costruzione di una centrale nucleare, bombardata a settembre scorso dagli israeliani. L’ambasciatore di Damasco all’ONU ha smentito l’esistenza di una collaborazione con Pyongyang.

    Tibet: appello dell'UE alla Cina
    La Cina è tornata a ribadire che la questione del Tibet è interna e pertanto ha invitato la comunità internazionale a non interferire. Una risposta all’appello di ieri dell’Unione Europea per un dialogo costruttivo tra Pechino e il Dalai Lama. Un invito giunto in occasione della missione europea in Cina a cui partecipa anche il presidente della Commissione Barroso.

    Australia-fiaccola
    La fiaccola olimpica arriverà oggi in Giappone dopo la tappa in Australia che si è chiusa senza incidenti di rilievo nonostante i timori della vigilia. Le misure di sicurezza messe in campo dal governo di Canberra hanno evitato disordini, tenendo a distanza 15 mila manifestanti pro-Cina ed un centinaio di attivisti pro Tibet. Sette le persone arrestate.

    Zimbabwe-Cina
    La Cina ha richiamato il mercantile contenente armi destinate alle forze governative dello Zimbabwe. Una decisione scattata dopo le critiche della comunità internazionale che ha espresso timori riguardo alla possibilità di usarle contro gli oppositori del presidente Mugabe. Nel Paese ancora non si conoscono i risultati delle elezioni presidenziali svoltesi il 29 marzo scorso; mentre quelli delle politiche -favorevoli all'opposizione- sono ora messi in discussione da un nuovo riconteggio delle schede in alcune circoscrizioni.

    Costa d'Avorio-ONU
    Le Nazioni Unite sostengono il processo di pace in Costa d’Avorio e le elezioni di fine anno. Lo ha ribadito al suo arrivo ad Abidjan, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon. “Spero che in Costa d’Avorio ci sarà presto pace, stabilità e sviluppo”, ha dichiarato il numero uno del Palazzo di Vetro, aggiungendo inoltre che “la strada per le consultazioni è piena di difficoltà e numerose sfide”.

    Record per il prezzo del riso
    Ennesimo record per il prezzo del riso che sfonda i 25 dollari sulla piazza di Chicago. Si tratta di un aumento pari al 27 per cento solo in questo mese, sulla scia dei timori per il ridimensionamento delle esportazioni da parte dei Paesi produttori. Intanto si allunga la lista delle nazioni che hanno deciso di tagliare l’export per garantirsi le scorte necessarie al fabbisogno interno: oltre alla Cina, il Vietnam e l’India anche il Brasile sembra in procinto di ridurre le proprie esportazioni.

    Alitalia
    La Commissione europea ha espresso dubbi sulla natura del prestito ponte che il governo italiano ha concesso ad Alitalia. In particolare Bruxelles vuole capire se si tratta di aiuti di Stato. Intanto riparte oggi il confronto odierno tra i vertici della compagnia di bandiera e i sindacati dopo l’abbandono della trattativa da parte di Air France-KLM. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 115

     
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