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Sommario del 23/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Alla Messa funebre in San Pietro, Benedetto XVI ricorda il cardinale López Trujillo: difese il "vangelo della famiglia" e il senso cristiano dell'amore coniugale
  • La testimonianza dei coniugi Friso, stretti collaboratori del cardinale López Trujillo
  • Nomine
  • Il cardinale Tauran: l'identità è la prima condizione per un efficace dialogo interreligioso
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Rischio genocidio in Zimbabwe: la denuncia dei capi delle Chiese cristiane
  • Italia: Movimento per la Vita critica la relazione annuale sulla legge 194
  • Presentato il restauro della pala d'altare di Andrea Pozzo nella Chiesa del Gesù a Roma
  • Pellegrinaggio militare internazionale e Università della pace insieme a Lourdes dal 22 al 25 maggio
  • Con lo slogan “Leggi il tuo pianeta” si celebra oggi la Giornata mondiale del Libro
  • Chiesa e Società

  • Da domani l'ostensione del corpo di Padre Pio: già prenotati 750 mila fedeli
  • L'ONU: la fame nel mondo, catastrofico e silenzioso tsunami
  • Nuovo bilancio dell'ONU sul numero delle vittime in Darfur: 100 mila in più rispetto all'ultima stima dell'OMS
  • Padre Musallam, unico sacerdote cattolico di Gaza: “siamo alla vigilia del massacro”
  • Il vescovo iracheno Warduni: "Occorre lavorare per frenare l'emigrazione dei cristiani"
  • Europa-Maghreb: i vescovi a confronto sull'Islam
  • Kenya: il Centro gesuita “Hakiman” di Nairobi lancia l’iniziativa “Ambasciatori di Pace”
  • Appello dei vescovi del Sudafrica per bloccare il traffico di armi dirette in Zimbabwe
  • Sudafrica: medaglia intitolata all’eroe anti-apartheid Tambo, a Linda Bielh la madre che perdonò gli assassini della figlia
  • Haiti: l'episcopato condanna le recenti violenze nel Paese
  • Vescovo colombiano denuncia minacce di morte a sacerdoti dai paramilitari
  • Cile: forte appello al dialogo dei vescovi, nel conflitto che coinvolge il settore minerario
  • Cuba: i cattolici fiduciosi del nuovo corso del governo ed auspicano cambiamenti
  • Inghilterra: la diocesi di Nottingham protesta contro le nuove leggi che consentono le adozioni anche alle coppie omosessuali
  • Mons. Fisher: “Ci saranno anche musulmani, ebrei e buddisti alla GMG di Sydney”
  • All'Expo di Saragozza anche un padiglione della Santa Sede con un percorso spirituale sul tema dell'acqua
  • L'arcidiocesi di Genova annulla l'incontro con l'ex brigatista convertita
  • Legionari di Cristo e Regnum Christi organizzano a Bologna l’incontro “Gioventù e famiglia”
  • Si è aperto il ieri il Capitolo Generale ordinario delle Figlie di San Camillo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Violenza nello Sri Lanka: oltre 90 vittime negli scontri tra le truppe di Colombo e le Tigri Tamil
  • Il Papa e la Santa Sede



    Alla Messa funebre in San Pietro, Benedetto XVI ricorda il cardinale López Trujillo: difese il "vangelo della famiglia" e il senso cristiano dell'amore coniugale

    ◊   Un cardinale che fece “della difesa e dell’amore alla famiglia l’impegno caratterizzante del suo servizio” alla Chiesa, insegnando fra l'altro che se la scienza non educa alla vita "perderà le più decisive battaglie" sul terreno dell'ingegneria genetica. Benedetto XVI ha voluto ricordare così la figura del cardinale Alfonso López Trujillo, scomparso sabato scorso all’età di 72 anni, dopo aver a lungo combattutto contro una grave malattia. Al termine della Messa funebre, presieduta dal cardinale Angelo Sodano, il Papa è sceso nella Basilica di San Pietro verso mezzogiorno per tenere l’omelia e presiedere ai riti esequiali. La cronaca della celebrazione nel servizio di Alessandro De Carolis:
     
    “Quando nel mio lavoro parlo degli ideali del matrimonio e della famiglia, è naturale per me pensare alla famiglia dalla quale provengo, perché attraverso i miei genitori ho potuto constatare come sia possibile realizzarli entrambi”. Il giudizio di valore positivo di queste parole tiene discretamente in ombra il dramma personale che le ha segnate: è ancora giovane Alfonso López Trujillo quando sua madre muore a soli 44 anni per una dolorosa malattia. Quella perdita non scalfisce nel futuro cardinale la bella testimonianza d’amore offerta dai suoi genitori, dimostrandogli quale luce e quale forza possa portare la fede anche nelle vicende umane più laceranti. Benedetto XVI ha riferito, in un passaggio dell’omelia, le parole del defunto cardinale López Trujillo come emblema di ciò per cui il porporato si spese a capo del Pontificio Consiglio per la famiglia, alla cui guida Giovanni Paolo II lo chiamò nel novembre del 1990.

     
    (canto)

     
    Come non porre in rilievo, in questo momento - si è chiesto il Papa - lo zelo e la passione con cui egli ha lavorato durante questi quasi 18 anni, svolgendo un’infaticabile azione a tutela e promozione della famiglia e del matrimonio cristiano? Come non ringraziarlo per il coraggio con cui ha difeso i valori non negoziabili della vita umana?”:

     
    “Tutti abbiamo ammirato la sua infaticabile attività. Frutto di questo suo impegno è il Lexicon, che costituisce un prezioso testo di formazione per operatori pastorali e uno strumento per dialogare col mondo contemporaneo su temi fondamentali di etica cristiana. Non possiamo non essergli grati per la tenace battaglia che ha condotto a difesa della 'verità' dell’amore familiare e per la diffusione del ‘vangelo della famiglia’”.

     
    Prima di approdare nella Curia Romana, Alfonso López Trujillo era stato un esperto di Chiesa e di pastorale sia colombiana - Paese in cui era nato nel 1935 - sia latinoamericana: competenza certificata dalla presidenza che, poco più che 40.enne, gli venne affidata del CELAM, il Consiglio episcopale latinoamericano, e subito dopo della stessa Conferenza episcopale colombiana. Quando Papa Wojtyla lo crea cardinale all’inizio del 1983, l’allora arcivescovo di Medellin è il più giovane tra la berrette rosse del Collegio e nel frattempo quel giovane e infaticabile presule è già volato per tre volte a Roma per prendere parte ai Sinodi sull’evangelizzazione, sulla catechesi e sulla famiglia, settore di competenza del suo servizio alla Santa Sede. Il suo “amore per la verità dell’uomo e per il Vangelo della famiglia” si fondava, ha constatato Benedetto XVI, dalla considerazione che ogni essere umano ed ogni famiglia riflettono il mistero di Dio che è Amore":

     
    “E’ rimasto impresso nella memoria di tutti il suo commovente intervento all’Assemblea del Sinodo dei vescovi del 1997: fu un vero canto alla vita. Egli presentò una spiritualità assai concreta per quanti sono impegnati nell’attuazione del progetto divino sulla famiglia, e sottolineò che se la scienza non si dedica a comprendere e a educare alla vita perderà le più decisive battaglie sul terreno affascinante e misterioso dell’ingegneria genetica”.

     
    Inoltre, ha messo in risalto il Papa, il cardinale López Trujillo fu anche un innamorato della verità poiché, affermò in uno scritto, che tutto ciò che la riguarda “si trova al centro dei miei studi”. 'Veritas in caritate' fu il motto episcopale del porporato colombiano e quel programma si tradusse in una pratica che il Pontefice ha indicato come un esempio da imitare:

     
    “La generosità del compianto Cardinale, tradotta in molteplici opere di carità, specialmente a favore dei bambini in diverse parti del mondo, ci sia di incoraggiamento a spendere ogni nostra risorsa fisica e spirituale per il Vangelo; ci sproni ad operare in difesa della vita umana; ci aiuti a guardare costantemente alla meta del nostro pellegrinaggio terreno”.

     
    (canto)

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    La testimonianza dei coniugi Friso, stretti collaboratori del cardinale López Trujillo

    ◊   Ascoltiamo ora la testimonianza dei coniugi Anna e Alberto Friso, responsabili di Famiglie Nuove, del Movimento dei Focolari, e stretti collaboratori per tanti anni del cardinale López Trujillo. Le interviste sono di Fabio Colagrande:


    (Anna Friso)
    R. – Incontrare il Pontificio Consiglio della famiglia è stato incontrare questa grande anima, questo personaggio meraviglioso, che era – dobbiamo dire oggi - il cardinale López Trujillo. Lui ci ha sempre mostrato il volto della famiglia con estrema fiducia, con una grande certezza che lui aveva, cioè che la famiglia rispecchia un grande disegno, per cui vale la pena e bisogna anzi dare per lei tutte le energie per portarci tutti insieme ad essere quella famiglia che è nel cuore di Dio.

     
    D. – Con quale impegno, con quale motivazione svolgeva il suo servizio pastorale?

    R. – Lui era una persona di grande cultura. Aveva ricoperto incarichi notevoli nella Chiesa latino-americana, per cui attraversare i temi della famiglia, per lui è stata una cosa congeniale. Spaziava molto nella sua visione dell’uomo, della persona e quindi della famiglia. Si era reso conto che la famiglia aveva bisogno di approfondire le tematiche universali, ampie, profonde, per cui cercava di avvalersi di esperti di tutte le discipline. Per esempio, c’è stata un’epoca in cui infaticabilmente ha girato il mondo per aree geografiche e ha incontrato i legislatori, proprio per dialogare con loro e mettere nel loro cuore, nella loro mente, nel loro agire l’attenzione per la famiglia. In tanti posti è veramente riuscito – anche qui nella nostra area – proprio a renderci consapevoli che la famiglia ha bisogno di molto sostegno per essere se stessa, per svolgere quel compito che Dio le ha affidato.

     
    (Alberto Friso)
    R. – Quando lo abbiamo conosciuto, abbiamo visto subito come questo pastore si presentava a servizio di quel valore che il Santo Padre stava cercando di difendere, di mettere in luce, di spiegare anche in una novità di temi, che era la famiglia. Lui è arrivato con tutta la sua forza, la sua preparazione sia dottrinale, ma anche di azione, a servizio di una pastorale che andasse alle radici dei temi, ma anche ad incontrare le ultime persone del mondo. Soprattutto è partita quella grande iniziativa che è stato l’incontro mondiale del Santo Padre con le famiglie. Lui ha creato questo ponte per portare il Santo Padre nella strada, nelle piazze del mondo. Noi abbiamo sempre visto come tutta la vita del cardinale López Trujillo sia stata una vita donata veramente e sinceramente al Vangelo e all’amore che si è rivelato e che lui cercava di tradurre sia in cultura e sia in comportamenti. Io credo che le basi siano state poste con questa iniziativa e con i libri che sono stati pubblicati - l’ultimo è stato “La procreazione umana” – ed è stato un far convergere il tema meraviglioso della procreazione, farlo convergere e leggerlo nella altissima dignità, fondamentale della creatura umana. Queste sono iniziative che non potevano venire dalle università, ma potevano venire da un grande pastore che era profondamente preparato e anche totalmente donato per la famiglia.

    Il cardinale López Trujillo legava la difesa della famiglia a quella della vita affermando con forza che non si tratta di una questione cattolica, confessionale, ma che riguarda il presente e il futuro di tutta l’umanità. Ma riascoltiamo la voce del porporato colombiano in una intervista rilasciata alla Radio Vaticana il 17 novembre dell’anno scorso sui rischi di una diffusione delle legislazioni abortiste in America Latina:


    R. – E’ una situazione delicata, complessa in cui in alcune Nazioni cresce la voglia di legalizzare l’aborto, soprattutto per la via della depenalizzazione, e aprire quindi la porta a tutti gli effetti e le conseguenze che non mostrano una società umana ma una società che diventa crudele per via di queste leggi inique. Sono leggi che non hanno la forza della legge!

     
    D. – Cresce nell’opinione pubblica mondiale il rifiuto della pena di morte. Perché non c’è un uguale mobilitazione nei confronti della difesa dell’inizio della vita umana, della difesa di innocenti che non hanno voce?

     
    R. – Questa è una buona riflessione. Alcuni aspetti mobilitano l’opinione pubblica, come abbiamo visto in questi giorni alle Nazioni Unite. Ma è curioso che l’opinione pubblica non sia ugualmente mobilitata riguardo a questa “pena di morte” che subiscono i bambini più innocenti nel ventre della madre. Un bambino non è colpevole di niente e dunque non può essere vittima, e la prima punizione – invece – nell’aborto è contro il bambino che viene distrutto: si annulla il bambino, e annullare una vita umana – così si diceva già nel Talmud – è come se si dicesse che tutto il mondo dev’essere eliminato. Speriamo che nei Parlamenti di altre Nazioni prevalga un po’ il buonsenso e che in quelli dove già esistono legislazioni permissive, possano andare verso una riflessione nuova. Ad ogni modo, dobbiamo ricordare che i cattolici e le persone in genere – non è soltanto una questione di cattolici o meno – sono chiamati a una vera obiezione di coscienza.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’esarcato apostolico per i cattolici greci di rito bizantino presentata da mons. Anarghyros Printesis, vescovo titolare di Grazianopoli, in conformità al can. 210 § 1 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Il Papa ha nominato esarca apostolico per i cattolici greci di rito bizantino, mons. Dimitrios Salachas, del clero del medesimo esarcato, assegnandogli la sede vescovile titolare di Carcabia. Mons. Dimitrios Salachas è nato il 7 giugno 1939 ad Atene. È entrato nel seminario minore dei Padri Assunzionisti, poi è passato al seminario minore dell’esarcato apostolico greco-cattolico di Atene. Ha compiuto gli studi di filosofia alla Pontificia Università Urbaniana e quelli teologici all’Università Gregoriana. Successivamente ha studiato nel Seminario di Sant’Anna a Gerusalemme. È stato ordinato sacerdote il 9 febbraio 1964 a Gerusalemme. Si è laureato in diritto civile e canonico presso l’Università di Atene. Nel 1971 è stato nominato professore presso l'Istituto Ecumenico di Bari; successivamente ha insegnato il Diritto canonico orientale anche al Pontificio Istituto Orientale, in varie Università romane e all’Institut Catholique di Parigi. È membro della Commissione teologica per il dialogo ecumenico con le Chiese ortodosse fin dalla sua creazione; consultore della Congregazione per le Chiese Orientali, del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi. È referendario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e membro della Commissione Speciale per la trattazione delle cause di scioglimento di matrimonio "in favorem fidei". Ha pubblicato numerosi libri ed articoli di diritto canonico orientale. Dal 2006 è Cappellano di Sua Santità.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Zrenjanin (Serbia) il padre verbita Lázló Német, segretario della Conferenza episcopale ungherese. Padre Lázló Német è nato il 7 settembre 1956 a Odzaci (diocesi di Subotica) in Serbia; ha frequentato la scuola media del ginnasio diocesano "Paulinum" di Subotica (1971-1976); entrato nella Società del Verbo Divino, ha compiuto gli studi di Filosofia e di Teologia a Pieniezno (Polonia), dove ha emesso i voti perpetui (8 settembre 1982) e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale (17 aprile 1983). Successivamente ha ottenuto il dottorato in Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana. Inviato come missionario nelle Filippine, è stato richiamato in Austria nel 1994, dove ha ricoperto i seguenti incarichi: professore di Teologia a Mödling, prefetto a San Gabriele ed assistente in una parrocchia vicina; collaboratore della Missione della Santa Sede a Vienna presso l’Ufficio delle Nazioni Unite ed Agenzie specializzate (2000-2004), e, contemporaneamente, professore di Teologia a Zagabria. Provinciale della provincia ungherese dei Verbiti (2004-2007), dal luglio 2006 mons. Német è segretario generale della Conferenza episcopale ungherese (CEU) ed insegnante di Missiologia presso l’Istituto Superiore di Teologia per i Religiosi "Sapientia" di Budapest. Oltre all’ungherese e al serbo, parla l’inglese, il tedesco, il polacco, l’italiano ed il croato.

    Il Papa ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Kara (Togo) il rev. Jacques Danka Longa, del clero di Kara, rettore del Seminario Maggiore Giovanni Paolo II di Lomé. Il rev. Jacques Danka Longa è nato a Sokodé il 26 luglio 1961, ed è stato battezzato nella cattedrale di Sokodé l’11 settembre dello stesso anno. Dopo i sacramenti dell’iniziazione cristiana, ha studiato a Sokodé, a Pagoda, Kétao e Mango. Ha frequentato la facoltà di Fisica all’Università di Lomé dal 1984 al 1985. Dopo, dal 1985 al 1991, ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario St. Gall di Ouidah, in Benin, da dove ha ottenuto il bacellierato in teologia. Il 25 gennaio 1992 è stato ordinato sacerdote, per la diocesi di Sokodé, passando nel 1994 al clero di Kara. Dopo l’ordinazione ha svolto le seguenti mansioni: 1992-1995: vicario parrocchiale nella parrocchia della Croce Gloriosa di Kétao; 1995- 1997: direttore spirituale e professore al Seminario Interdiocesano di Propedeutica Saint Paul de Notsé (Kpalimé); 1997-2001: compie studi a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana, dove consegue la laurea in Diritto Canonico; 2002-2003: curato della parrocchia Notre-Dame de Fatima a Niamtougou, e direttore dell’Istituto Politecnico cattolico di Niamtougou; dal 2003 ad oggi: rettore del Seminario Maggiore Interdiocesano Jean Paul II di Lomé.

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    Il cardinale Tauran: l'identità è la prima condizione per un efficace dialogo interreligioso

    ◊   Il dialogo interreligioso in Africa è "il dialogo della vita e delle culture" ed è una chiave "per la pace nel mondo". E' quanto sottolinea, al microfono di Helene Destombes, il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, cardinale Jean Louis Tauran, che la scorsa settimana ha partecipato a Nairobi ad un incontro sulla formazione al dialogo interreligioso:

    R. – Ce que j’ai trouvé très interessant c’est que depuis des années les catholiques, …
    Quello che trovo molto interessante è che da qualche anno i cattolici e i cristiani in generale hanno saputo creare dei “circoli di dialogo” con le religioni. Sono molto validi perché si fondano su una convinzione comune, e cioè che i cristiani sono “obbligati” a testimoniare la loro fede in un’Africa multireligiosa e pluriculturale. I cristiani ne hanno preso coscienza da qualche anno e io personalmente ignoravo la ricchezza di questa iniziativa.

     
    D. – Recentemente il Papa ha affermato che il dialogo interreligioso richiede un’esposizione chiara delle diverse dottrine religiose. Lei ha avuto la sensazione che tale priorità sia stata ripresa in questo incontro?

     
    R. – Absolument, absolument! L’identité est la première condition d’un dialogue valable. …
    Assolutamente, assolutamente! L’identità è la prima condizione per un dialogo efficace. Sapere chi siamo, sapere in cosa crediamo... Credo che nel dialogo si coniughino l’identità e l’alterità.

     
    D. – In Africa, in questo periodo, si assiste ad un aumento di islamici radicali. L’intesa tra le diverse religioni può contribuire in qualche modo a frenare questa tendenza?

     
    R. – Freiner, je ne sais pas; mais en toutes les cas, à faire comprendre aux uns et aux autres …
    Non so se lo possa frenare, ma ad ogni modo, sicuramente può far comprendere agli uni e agli altri che la libertà di religione è un diritto fondamentale; non si può imporre, né con l’inganno né con il proselitismo, alcuna religione ad una persona o ad un gruppo di persone.

     
    D. – Come definirebbe lei oggi questo dialogo interreligioso in Africa?

     
    R. – C’est un dialogue de la vie et un dialogue aussi de culture. …
    E’ un dialogo della vita ed anche un dialogo della cultura. La cultura unisce molto più di quanto non divida. Ora, tra le cose che i partecipanti hanno chiesto è che sia introdotto nei seminari un corso obbligatorio di teologia del dialogo interreligioso, perché questo - come ha sottolineato il Papa - è divenuta una priorità, non solo in Africa, ma nel mondo intero.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’omelia di Benedetto XVI al termine delle esequie del cardinale Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, morto sabato 19 aprile a Roma.

    Nell’informazione internazionale, in primo piano l’intervento al Consiglio economico e sociale dell’Onu dell’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite. In rilievo anche l’emergenza fame lanciata dal Pam (Programma Alimentare Mondiale).

    Un articolo di Ettore Gotti Tedeschi dal titolo “Ritorno al reale. Per superare la crisi finanziaria”.

    In cultura, un servizio di Marcello Filotei dal titolo “La danza di Beethoven per il Papa: la Settima Sinfonia in programma nel concerto che il presidente della Repubblica italiana offre domani a Benedetto XVI in occasione del terzo anniversario dall’inizio del Suo pontificato”.

    Luca Pellegrini intervista Giuliano Montaldo sul suo film “I demoni di San Pietroburgo” in uscita nelle sale italiane.

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    Oggi in Primo Piano



    Rischio genocidio in Zimbabwe: la denuncia dei capi delle Chiese cristiane

    ◊   Sempre più drammatica la situazione nello Zimbabwe. I vescovi cattolici insieme agli altri capi delle Chiese cristiane hanno lanciato un accorato appello alla comunità internazionale: in una Dichiarazione congiunta pubblicata ieri chiedono un intervento urgente perché siano fermate le violenze contro i cittadini e si scongiuri il rischio di un genocidio. Intanto il nuovo conteggio dei voti delle elezioni del 29 marzo scorso, ordinato dalle autorità, vede in vantaggio, per quanto riguarda il parlamento, il partito del presidente Mugabe al potere da 28 anni. Non ci sono ancora dati invece per le presidenziali. Da parte sua l’opposizione rivendica la vittoria e denuncia massicci brogli. Sulla situazione nel Paese e la Dichiarazione dei capi delle Chiese cristiane ascoltiamo padre Frederick Chiromba, segretario generale della Conferenza dei vescovi dello Zimbabwe, al microfono di Jeremy Kryn:


    R. – The head of Churches and the bishops …
    I capi delle Chiese cristiane ed i vescovi cattolici affermano che questa Dichiarazione fa riferimento alle violenze organizzate compiute contro individui, famiglie e comunità accusati di avere appoggiato il partito politico definito “sbagliato” nelle elezioni del 29 marzo scorso. La violenza è esplosa in tutto il Paese, particolarmente nelle campagne, e in alcune zone con un’alta densità di popolazione. In tanti sono stati rapiti, torturati, umiliati: si chiedeva loro di ripetere gli slogan del partito politico del quale erano accusati di non essere sostenitori. Sono stati costretti a partecipare ad incontri di massa dove è stato detto loro che avevano votato per il candidato sbagliato ed è stato intimato loro di non ripetere mai più questo errore nel caso di un ballottaggio per le elezioni presidenziali. Il rapporto denuncia anche alcuni casi di omicidio. I vescovi inoltre parlano del peggioramento della situazione umanitaria nel Paese che è ormai disastrosa. Il costo della vita ha superato le possibilità della maggioranza delle persone. La carestia si sta diffondendo in gran parte della campagna a causa dei raccolti scarsi e dei ritardi nelle importazioni di generi alimentari dai Paesi vicini. I negozi sono vuoti e i generi di prima necessità non sono disponibili. Le vittime delle torture, che sono state portate negli ospedali, non trovano molto sollievo perché gli ospedali spesso non hanno le medicine per curarle. Infine, la Dichiarazione fa appello alla Comunità di Sviluppo Sudafricana (SADC), all’Unione Africana e alle Nazioni Unite, chiedendo di fare qualcosa per arrestare il deterioramento della situazione politica e della sicurezza in Zimbabwe. I vescovi lanciano un forte monito al mondo: se non si interverrà per salvare il popolo dello Zimbabwe dall’attuale grave situazione, è possibile che ci si possa trovare ad affrontare una situazione simile a quella del Kenya, del Rwanda o del Burundi o di altre zone calde dell’Africa. Le Chiese chiedono anche la fine immediata dell’intimidazione politica e delle ritorsioni che nascono dalla percezione di come la gente possa aver votato nelle elezioni del 29 marzo.

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    Italia: Movimento per la Vita critica la relazione annuale sulla legge 194

    ◊   “Una relazione che non si discosta dall’impostazione ideologica delle precedenti”. Così Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, sulla Relazione annuale relativa all’applicazione della legge 194 sull’aborto. Da parte sua, il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, il cardinale Javier Lozano Barragán, ha sottolineato l’incremento del numero di ginecologi, anestesisti e paramedici che fanno obiezione di coscienza all’interruzione di gravidanza: questo – ha detto il porporato – è un “fatto lodevole” e “segnala un cambiamento di mentalità in favore della vita”. Secondo i dati forniti dal ministero della Salute, le interruzioni volontarie di gravidanza nel 2007 sono diminuite del 3% rispetto all’anno precedente. In crescita il dato relativo alle immigrate, diminuiscono le italiane che ricorrono all’aborto. Ascoltiamo, al microfono di Massimiliano Menichetti, il presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini:


    R. – La preoccupazione principale è sempre stata - e lo è marcatamente in questa relazione della Turco - quella di difendere la legge 194, come se questa fosse una legge indiscutibile, che va bene e che è giusta. A questo si piegano tutte le risultanze concrete, che risultano dai dati. In particolare, però, non si tiene conto del criterio fondamentale che dovrebbe consentire un giudizio vero e che è il fatto che l’aborto è la soppressione di un essere umano, di un bambino. 130 mila bambini legalmente soppressi in nome della legge e con i soldi dello Stato dovrebbe far fremere di sdegno, di paura. Se non si dice che ci sono di mezzo dei bambini è chiaro che manca il criterio decisivo della scelta.

     
    D. – Secondo i dati una riduzione del 3 per cento: le italiane ricorrerebbero sempre meno all’aborto…

     
    R. – Io spero che questa diminuzione sia vera, perchè potrebbe anche non esserlo. Basti pensare agli effetti, non della RU 486 che per ora ha avuto una applicazione limitata, ma della pillola del giorno dopo che ormai è venduta in confezioni nel numero di oltre 350 mila all’anno e che rappresenta un aborto clandestino.

     
    D. – Ammettendo che il dato sia reale, c’è una maturazione delle coscienze?

     
    R. – Io penso che se è diminuito, bisogna anzitutto capire perchè questa diminuzione c’è stata. Il ministro usa il linguaggio “procreazione cosciente e responsabile”, ma in realtà dietro c’è contraccezione, contraccezione e contraccezione ancora una volta. Questo non è vero, perchè nei Paesi dove la contraccezione è più diffusa, l’aborto non solo non diminuisce, ma tende anzi ad aumentare. Io credo che gli italiani più sensibili al messaggio della Chiesa, al messaggio del Papa, al messaggio del Movimento per la Vita sono diventati nel corso degli anni un po’ più responsabili, e questo non per merito della legge, ma nonostante e contro la legge.

     
    D. – Su questa linea sembrerebbe il dato dei medici obiettori di coscienza, ovvero il 70 per cento dei ginecologi...

     
    R. –Io sostengo che questo dato è positivo e non negativo come in fondo lascia credere la relazione ministeriale. E perchè è positivo? E’ positivo perchè testimonia da parte di coloro che se ne intendono – perchè loro hanno studiato all’Università e nella specializzazione i processi della gravidanza e quindi loro vedono che cos’è l’aborto – che un bambino è un bambino, che il figlio è un bambino. A partire da questa testimonianza - che è scientifica - si tratta di vedere cosa fare, perchè nonostante tutte le difficoltà delle gravidanze difficili o non desiderate, i diritti del bambino siano rispettati naturalmente cercando la collaborazione, il coraggio e la vera libertà delle madri.

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    Presentato il restauro della pala d'altare di Andrea Pozzo nella Chiesa del Gesù a Roma

    ◊   Il fascino, la meraviglia e la scenografia del barocco rivivono nella Chiesa del Gesù a Roma. Ieri, in occasione della festa di Maria Mater Societatis in cui si ricorda la nascita canonica della compagnia di Gesù, nel 1541, si è svolta la presentazione del restauro della pala d’altare con la missione di Sant’Ignazio e il ripristino della macchina per la movimentazione della tela di fratel Andrea Pozzo. Nel pomeriggio la Messa presieduta dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa. Chiunque potrà ammirare tra suoni e luci la macchina barocca dell’altare di Sant’Ignazio ogni giorno alle 17.30 nella Chiesa del Gesù. Paolo Ondarza ha intervistato padre Massimo Taggi, rettore della Chiesa del Gesù.

    (musica)

     
    R. – E’ unico quello che restauriamo ... la macchina, è una specie di cinematografo, per l’epoca, e che aveva tutto un carattere didattico e quindi c’è la tela del Pozzo che fa vedere la missione che riceve Sant’Ignazio e poi, quando si scopre la statua, Sant’Ignazio che ha compiuto il suo servizio ed entra nella gloria.

     
    D. – La presentazione del restauro coincide con la celebrazione della festa di “Maria Mater societatis” ...

     
    R. – E’ praticamente il giorno della nascita effettiva della Compagnia di Gesù: il 22 aprile del 1541. Facendo i primi voti nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, Ignazio e i compagni costituiscono il primo nucleo della Compagnia.

     
    D. – Cosa voleva comunicare fratel Andrea Pozzo con questo quadro?

     
    R. – Voleva comunicare la vocazione e la missione di Sant’Ignazio. Nel quadro si vede Ignazio che riceve questo mandato. Fratel Pozzo era un gesuita e quindi fa riferimento agli esercizi spirituali.

     
    D. – Da allora sono passati secoli. Oggi, comunica ancora, questa tela?

     
    R. – Certamente comunica: le cose classiche comunicano sempre. Però, non è lo stesso modo in cui viene percepita dalla gente di quel tempo e quella di oggi. Ecco perché noi ci siamo azzardati di fare tutta una illuminazione artistica che a quei tempi era impensabile, che però consente ai visitatori di oggi di gustare l’opera d’arte.

     
    D. – Inoltre, qui siamo in un tempio e all’arte si unisce il fascino del sacro e della preghiera ...

     
    R. – E’ vero, sì. Molta gente viene qui anche per attività che stanno a cavallo tra la cultura e la preghiera. Una chiesa come questa, che è di alcuni secoli fa, attira in continuazione flussi di fedeli, di turisti, di scolaresche, di studenti ... Proprio una delle cose che cerchiamo di promuovere è di lanciare un messaggio attraverso la cultura, però parlare – in fondo – anche della realtà della fede.

     
    (canto)

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    Pellegrinaggio militare internazionale e Università della pace insieme a Lourdes dal 22 al 25 maggio

    ◊   Presentato ieri a Roma, nella sede della Radio Vaticana, l’incontro delle “Università della Pace” e la 50.ma edizione del Pellegrinaggio Militare Internazionale che si svolgeranno a Lourdes dal 22 al 25 maggio prossimi. Militari ed accademici, rifletteranno insieme sul “dialogo interreligioso, fattore di riconciliazione per una risoluzione dei conflitti”. Si discuterà anche di “mondializzazione e globalizzazione della pace”, di “sicurezza e difesa”. Il servizio di Luca Collodi:

     
    I soldati italiani sono tra i fondatori del Pellegrinaggio militare al Santuario di Lourdes, nato all’indomani della Seconda Guerra Mondiale per l’incontro tra due uomini di buona volontà , entrambi cappellani militari, l’uno francese, l’altro tedesco. A partire dal 1958, a francesi e tedeschi, si unirono militari dei Paesi alleati, dando così vita al primo Pellegrinaggio militare internazionale, che quest’anno, dopo 50 anni di iniziative, si inserisce nel cammino giubilare di Lourdes che festeggia i 150 anni delle apparizioni della Madonna. Padre Jean Louis Thèron, direttore del Pellegrinaggio Militare Internazionale.

     
    R. – Le pèlerinage militaire international de Lourdes rassemble des militaires de plus de 30 pays …
    Il pellegrinaggio militare internazionale di Lourdes riunisce militari di più di 30 Paesi e quest’anno noi festeggiamo il nostro cinquantesimo : cioè, il 50.mo della riconciliazione tra Francia e la Germania. Da quell’anno i militari vengono a Lourdes per celebrare, rendere grazie alla Vergine Maria per questa riconciliazione, e per ripartire sul terreno delle loro operazioni, ricolmi spiritualmente e moralmente, per essere esemplari artigiani di pace là, dove sono attesi. Noi abbiamo l’onore e, credo l’esclusiva, di avere la Guardia Pontificia che viene a Lourdes: per noi questa è un’occasione ulteriore per sottolineare l’unità, la comunione con il Santo Padre, che parla tanto della pace nel modo. Noi vogliamo essere fautori di questa pace nel mondo.

     
    Al Pellegrinaggio, che si svolgerà a Lourdes dal 22 al 25 maggio prossimi, parteciperanno oltre 22 mila soldati provenienti da molti Paesi, tra i quali Indonesia, Sudafrica e Corea. Seimila i militari italiani in rappresentanza di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri. Il generale Domenico Rossi, comandante della Regione Militare Centrale e presidente del Cocer Interforze:

     
    R. – Le forze armate combattono per la pace con l’esempio tutti i giorni, in tutti i Paesi. In tutti gli Stati in cui siamo stati chiamati. E' un lavoro quotidiano che però porta a costruire ponti, a fare strade. E' un impegno che porta a costruire scuole, ad insegnare a parlare di pace. Io penso che con questo esempio e con l’umanità che i soldati italiani forse per cultura, per tradizione o per storia mettono nel loro lavoro, si può essere effettivamente portatori di pace.

     
    Al Pellegrinaggio militare si affiancherà l’incontro internazionale delle “Università della Pace”, evento internazionale che dal 2000 riunisce a Lourdes accademici e personalità del mondo politico economico e diplomatico. Un doppio evento che vedrà militari ed accademici dibattere insieme il tema della pace e del dialogo tra i popoli, quest’anno dedicato all’Ucraina, al Montenegro ed ai Paesi dell’area balcanica.

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    Con lo slogan “Leggi il tuo pianeta” si celebra oggi la Giornata mondiale del Libro

    ◊   Oggi è la “Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore”. L'evento unisce milioni di persone in oltre cento Paesi. Chiara Calace ha intervistato il presidente della Commissione Nazionale Italiana UNESCO, il prof. Giovanni Puglisi, sulle molteplici funzioni del libro nella società odierna:


    R. - La funzione del libro muta anche secondo i tempi ma mantiene una continuità che è quella di testimonianza e di vettore di conoscenze; sostiene una civiltà del dialogo e del confronto: attraverso il testo si può girare il mondo. Come slogan di quest’anno è stato scelto “Leggi il tuo pianeta”. Il libro ci apre prospettive infinite.

     
    D. – Il libro non è più lo strumento unico di comunicazione, le nuove tecnologie lo hanno sostituito o ancora mantiene la sua funzione?

     
    R. – Io credo che il libro non possa tramontare, non tramonterà. Ciò non significa che non si debbano affiancare al libro altre forme di comunicazione, i cosiddetti “new media”, tra cui primeggia internet. Però il libro conserva una certa solidità.

     
    D. – Quindi, secondo lei, internet ha una funzione educativa o in quanto strumento di comunicazione mondiale, paradossalmente, diventa diseducativo?

     
    R. – Nulla di ciò che aiuta a conoscere diseduca. Naturalmente, tutto questo dipende anche dal soggetto che si avvicina alla conoscenza. Internet è uno strumento che può essere devastante.

     
    D. – Quale ruolo hanno il libro e l’editoria nello sviluppo economico dei Paesi?

     
    R. – L’editoria, come industria, ha un ruolo importante; dipende anche dalle dimensioni del Paese. Un libro, per esempio, nel mercato editoriale cinese ha tirature che sono impensabili in un mercato editoriale occidentale. Nel mondo occidentale, l’editoria ha diversi risvolti però, indubbiamente, è una della forme di impresa più peculiari del mondo civilizzato.

     
    D. – Nel 2008 è stato proclamato anche l’anno internazionale delle lingue: quale ruolo ha il libro nel multilinguismo?

     
    R. – Il libro è uno strumento fondamentale del multilinguismo, lo è anche nella veicolazione di culture altre che ti fanno capire come pensano e cosa scrivono altre genti, altri autori, altri intellettuali. Questo fa crescere.

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    Chiesa e Società



    Da domani l'ostensione del corpo di Padre Pio: già prenotati 750 mila fedeli

    ◊   Sarà il cardinale Josè Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, a presiedere domani mattina, alle ore 11, una solenne celebrazione eucaristica a San Giovanni Rotondo poco prima dell’ostensione del corpo di Padre Pio da Pietrelcina. Un evento molto atteso, riferisce l'Agenzia Sir, che sarà seguito da centinaia di testate giornalistiche di tutto il mondo. Molti anche i fedeli che si sono prenotati finora per questo evento: circa 750mila, fino ad oggi, che avranno la possibilità di visitare il simulacro nei prossimi mesi. La tomba, nella cripta del santuario dedicato alla Madonna delle Grazie e sede anche della comunità dei cappuccini, era stata aperta il 2 marzo scorso con una preghiera presieduta dall’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, mons. Domenico d’Ambrosio, nel corso della quale il corpo del santo è stato riesumato e ad una prima ispezione da parte dei periti nominati dall’arcivescovo è risultato in discrete condizioni. Anche un comunicato dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo conferma che le spoglie di Padre Pio sono state trovate “in discrete condizioni”. Dopo le procedure idonee per garantire al corpo del Santo di Pietrelcina le migliori condizioni di conservazione, le spoglie mortali sono state composte in un’urna che sarà collocata, da domani dopo la messa, nella stessa cripta in cui Padre Pio è stato sepolto per 40 anni, per consentirne la venerazione da parte dei fedeli. "Dopo la solenne celebrazione di domani presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, - ha precisato Mons. d'Ambrosio - il 23 settembre avremo a San Giovanni Rotondo il cardinale segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone. Era già venuto qui in occasione del cinquantesimo di Casa Sollievo della Sofferenza e pubblicamente ci aveva promesso che avrebbe portato fra noi il Santo Padre e quindi il dono di una eventuale visita del Papa è atteso da milioni di pellegrini". I frati hanno istituito un numero telefonico (0882 417500) per garantire a chi chiamerà la certezza del giorno e dell’ora di accesso alla cripta. Per i non prenotati ci sarà, invece, un ingresso a parte, col rischio di dover attendere in coda per entrare. (R.P.)

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    L'ONU: la fame nel mondo, catastrofico e silenzioso tsunami

    ◊   Uno "tsunami silenzioso" provocato dai rincari del cibo minaccia 100 milioni di persone. È l’allarme lanciato ieri a Londra da Josette Sheeran, capo del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM), nel corso di un incontro organizzato dal premier britannico Gordon Brown per discutere l’emergenza cibo e la politica europea sui biocarburanti. Aumento del prezzo del petrolio, cambiamenti climatici e uso della terra coltivabile per la produzione di bio-energia sono le principali cause dell’impennata dei generi alimentari che ha scatenato negli ultimi mesi violente proteste in numerosi paesi di Asia e Africa. Un’impennata, ha ricordato Sheeran, parlando della più grave crisi affrontata dal Pam in 45 anni di vita, che ha portato nel giro di un anno al raddoppio dei prezzi globali di riso, grano e mais. E, a farne le spese, ha poi denunciato la respondabile del PAM, sono i milioni di poveri (100 in più rispetto a sei mesi fa) che “in tutto il mondo rischiano di affondare nella fame”. Da qui il summit, ha varato un piano d’intervento, con un pacchetto di aiuti di 600 milioni di euro, che dovrà ora passare al vaglio dell'Unione Europea, del G8 e, a settembre, delle Nazioni Unite. Ma già ieri l’Europa si è presentata divisa. Mentre, infatti il Regno Unito, secondo le indicazioni del PAM e dell’Oxfam, si è detto disponibile a disincentivare il ricorso ai biocarburanti, la Germania di Angela Merkel, prima produttrice di combustibili vegetali del continente, ha escluso che questa sia la soluzione all’emergenza. Un’emergenza che, intanto, con i prezzi in continua crescita non accenna a ridursi. (A cura di Silvia Gusmano)

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    Nuovo bilancio dell'ONU sul numero delle vittime in Darfur: 100 mila in più rispetto all'ultima stima dell'OMS

    ◊   Più di 300 mila morti. È il nuovo bilancio dell’ONU sul Darfur reso noto ieri in Consiglio di Sicurezza dal sottosegretario generale per gli affari umanitari John Holmes. Le precedenti stime, informa l'ANSA, erano basate su uno studio dell'OMS e indicavano che le vittime degli scontri e degli stenti causati dalle razzie dei villaggi erano centomila in meno. L'ambasciatore del Sudan all'Onu, Abdalmahmoud Abdalhaleem, ha contestato queste cifre, definite “non credibili”, sostenendo che i morti non sono più di 10 mila. Holmes ha invece spiegato al Consiglio che gli scontri, gli stupri collettivi e i bombardamenti aerei non si sono mai interrotti in Darfur neppure negli ultimi mesi, nonostante le crescenti pressioni internazionali. ''Particolarmente preoccupante - ha precisato il responsabile umanitario - è l'alto livello di violenza sessuale, verificatosi durante gli ultimi due mesi, nel corridoio settentrionale dell’area”. Oltre 100 mila, inoltre, le persone costrette dall’inizio dell’anno a lasciare le loro case e sei, nello stesso perioso, gli addetti agli aiuti militari rimasti uccisi. Rodolphe Adada, rappresentante speciale dell'ONU e dell' Unione Africana (UA) per il Darfur, ha spiegato, infine, che la capacità dell'Unamid, la missione di pace in loco gestita dalle Nazioni Unite e dall'UA, ''non è aumentata di molto e rimane sotto il 40% dell'obiettivo previsto, cioè 19.555 uomini''. (S.G.)

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    Padre Musallam, unico sacerdote cattolico di Gaza: “siamo alla vigilia del massacro”

    ◊   Popolazione stremata nella Striscia di Gaza. È quanto ha dichiarato padre Manuel Musallam, unico sacerdote cattolico di Gaza City, dalla quale non esce da marzo 2000. Secondo il sacerdote questa è la vigilia dell’assedio cruciale e la popolazione palestinese esploderà in un attacco contro l’esercito. “Da quando Israele ha imposto il blocco contro i quotidiani lanci di razzi Qassam orditi da Hamas, non c’è più benzina, - ha dichiarato al Sir - non abbiamo viveri, la corrente è a giorni alterni. Le ambulanze non escono più: ci sono feriti che muoiono dissanguati perché nessuno è in grado di portarli in ospedale”. Padre Musallam, d’accordo con il ministero dell’Istruzione, ha perfino anticipato la chiusura della scuola ai primi di maggio anziché alla fine. “Da quando il personale delle agenzie umanitarie ha lasciato la Striscia, non c’è il cibo assicurato neanche per 10 giorni al mese” ha concluso padre Musallam. Il ministero della Difesa israeliana ha affermato che “c’è una decisione del Governo di non permettere l’uscita da Gaza se non per casi umanitari”. Questo ha ripercussioni su molti aspetti della vita dei palestinesi. Katharina Ritz, capo del Comitato della Croce Rossa a Gerusalemme ha espresso ieri preoccupazione proprio per l’impossibilità per i palestinesi di andare a trovare i loro familiari detenuti nelle carceri israeliane. “E’ importante che le famiglie abbiano contatti con i loro parenti detenuti e psicologicamente ed è altrettanto importante che i detenuti vedano i loro familiari” ha affermato Ritz. Secondo stime del gruppo per i diritti umani israeliano B’tselem, sarebbero 760 i detenuti di Gaza, di cui quattro donne, nelle prigioni israeliane, tutti accusati di crimini contro la sicurezza. (A cura di Virginia Volpe)

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    Il vescovo iracheno Warduni: "Occorre lavorare per frenare l'emigrazione dei cristiani"

    ◊   “Apprendo con soddisfazione delle richieste che vengono da alcuni Paesi dell’Unione europea in merito all’accoglienza in Europa dei rifugiati cristiani iracheni ma occorre anche lavorare affinché i cristiani non lascino più l’Iraq”. Lo ha dichiarato al Sir il vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni che avverte: “il Paese rischia di svuotarsi dei cristiani se non si lavora per garantire loro, come a tutta la popolazione, sicurezza e stabilità”. Per il vescovo, infatti, è “quanto mai urgente venire incontro alle centinaia di migliaia di rifugiati cristiani che si trovano sparsi tra Siria, Libano, Giordania ed altri Paesi limitrofi. Per questi si potrebbe prevedere una sistemazione rispettosa della dignità umana nei Paesi europei in attesa che facciano rientro in Iraq quando la situazione lo consentirà”. Allo stesso tempo “è necessario che la Comunità internazionale e il Governo iracheno facciano il possibile per dare sicurezza e stabilità ai cristiani che sono in Iraq, così come a tutta la povera popolazione vessata da questa guerra. E’ fondamentale – conclude mons. Warduni - che i cristiani restino nel Paese e che quelli che sono fuori, sradicati, possano tornare alle loro case, al loro lavoro, ai loro affetti”. (R.P.)

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    Europa-Maghreb: i vescovi a confronto sull'Islam

    ◊   Le migrazioni verso l’Europa, le nuove questioni pastorali poste dai matrimoni misti, le conversioni: sono solo alcuni dei temi discussi nei giorni scorsi a Parigi dai vescovi del Maghreb e dell’Europa, all’incontro della Commissione mista che si riunisce ogni due anni. Il tema della due giorni 2008, animata dalla Commissione episcopale per la Missione universale della Chiesa insieme ai Servizi nazionali della Missione stessa, della pastorale dei migranti e degli itineranti e al Servizio nazionale per le relazioni con l’Islam, è: “Diversità ed evoluzione degli Islam nelle due sponde del Mediterraneo”. Obiettivo della Commissione mista è quello di consentire ai vescovi la condivisione di questioni che toccano le Chiese di entrambe le aree, per pensare ad una pastorale che risponda alle problematiche dell’oggi. Nell’ambito dell’incontro sono state anche toccate le tematiche sottolineate dai vescovi dell’Algeria in una lettera indirizzata ad alcune diocesi lo scorso febbraio. I presuli, che invitano ancora una volta alla “solidarietà evangelica” con il popolo algerino, evidenziano gli ostacoli che in questi ultimi tempi impediscono di viverla. Le difficoltà per la concessione dei visti di entrata, ad esempio, non consentono ai responsabili delle congregazioni religiose presenti in Algeria di incontrare le loro comunità e di sostenere il loro impegno nel Paese. Lo Stato ha recentemente ribadito che non ha alcuna volontà di mettere in discussione la presenza della Chiesa cattolica in Algeria e che una commissione ministeriale ad hoc studierà le problematiche presentate dai presuli. Nella loro lettera i vescovi ribadiscono inoltre che la vita al seguito di Gesù implica la gratuità nel servizio e che la Chiesa in Algeria vuole accogliere l’altro nel rispetto delle diversità. Infine ricordano che ad impegnare le comunità cristiane nel Paese sono il sostegno scolastico e quello all’artigianato, la formazione delle donne e quella professionale, l’aiuto ai portatori di handicap, alle persone bisognose e agli ultimi, l’accoglienza dei bambini e delle mamme, la gestione di biblioteche per studenti. Una solidarietà quotidiana, concludono i presuli, che da decenni, nella relazione tra cristiani e musulmani, ha dato vita ad una Chiesa locale divenuta feconda per la Chiesa universale. (T.C.)

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    Kenya: il Centro gesuita “Hakiman” di Nairobi lancia l’iniziativa “Ambasciatori di Pace”

    ◊   Leader religiosi cristiani e musulmani insieme come “Ambasciatori di Pace” in Kenya per promuovere la riconciliazione nazionale e sanare le ferite lasciate dalle violenze politiche e etniche seguite alle elezioni di dicembre. L’iniziativa è stata lanciata sabato scorso nella capitale Nairoibi dall’arcivescovo emerito Ndingi Mwana a’ Nzeki insieme al pastore emerito presbiteriano Timothy Njoya e allo Sceicco Abdi Addullahi. A promuoverla è il Centro gesuita “Hakiman”, in collaborazione con la Conferenza episcopale keniota, il CAFOD (l’opera caritativa dei vescovi inglesi e gallesi per i Paesi d’oltremare) e la Provincia Gesuita dell’Africa Orientale. Gli “Ambasciatori di Pace” – spiega in un comunicato reso noto dalla CISA il direttore del Centro, padre Elias Omondi – visiteranno alcune aree target e interagiranno con i leader politici locali del Paese, con un’attenzione privilegiata alle zone più colpite dagli scontri: Nairobi, Nakuru, Kericho, Kitale, Eldoret, Kisumu e Kisii. L’obiettivo è di sensibilizzare la popolazione e coinvolgerla in iniziative volte a rinsaldare i legami comunitari e il sentimento di appartenenza nazionale ferito dalle violenze. A questo scopo sarà distribuito vario materiale con linee guida di riflessione e conversione personale. Una volta compresi i meccanismi del processo (articolato in quattro fasi: esame di coscienza, tolleranza, rispetto della diversità e chiamata personale alla costruzione del futuro), i partecipanti agli incontri saranno invitati a costituire comunità di dialogo, quali basi per una pace solida e duratura in Kenya. (L.Z.)

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    Appello dei vescovi del Sudafrica per bloccare il traffico di armi dirette in Zimbabwe

    ◊   La Chiesa cattolica del Sudafrica esprime preoccupazione per il traffico di armi presente nel Paese: secondo fonti locali, infatti, le armi sarebbero destinate allo Zimbabwe, dove si continuano a registrare tensioni dopo le elezioni presidenziali del 29 marzo scorso. In una nota, il portavoce della Conferenza episcopale sudafricana e arcivescovo di Durban, cardinale Wilfrid Napier, chiede “al governo del Sudafrica di non permettere più che armi e munizioni entrino nello Zimbabwe passando per il Sudafrica, finché non si sarà trovata una soluzione alla situazione attuale”. “La crisi sempre più profonda e l’escalation di violenza nello Zimbabwe - scrive il porporato - ci obbliga a reiterare il nostro appello per un intervento immediato, a livello internazionale, di un mediatore competente ed obiettivo come Kofi Annan”. Infine, il cardinale Napier esprime il suo rammarico, poiché “il fallimento di un intervento immediato della comunità internazionale condanna il popolo dello Zimbabwe ad una continua sofferenza ed insicurezza”. (I.P.)

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    Sudafrica: medaglia intitolata all’eroe anti-apartheid Tambo, a Linda Bielh la madre che perdonò gli assassini della figlia

    ◊   Una medaglia per un gesto di riconciliazione. Il presidente del Sudafrica Thabo Mbeki ha consegnato l’onorificenza dell’Ordine della compagnia di Oliver Reginald Tambo a Linda Bielh, la madre che perdonò gli assassini sudafricani della figlia. Si tratta, rende noto l’agenzia Misna, di uno dei più alti riconoscimenti del Paese. Studentessa americana di 26 anni, Amy Bielh, era impegnata in un programma di studio sul contribuito delle donne di colore nella lotta per i diritti civili; il 25 agosto del 1993 dopo aver accompagnato in macchina tre suoi amici nella township di Guguletu, fuori Cape Town, la giovane fu brutalmente uccisa da un gruppo di militanti di colore di ritorno da un raduno di protesta. I quattro assalitori furono arrestati e condannati, ma cinque anni dopo ricevettero l’amnistia dalla Commissione per la verità e la riconciliazione istituita dall’arcivescovo Desmond Tutu, davanti alla quale confessarono il loro crimine spiegandolo con la rabbia cieca di quei giorni. Linda e il marito Peter (deceduto nel 2002), che già li avevano perdonati per coerenza con i convincimenti della figlia, non si opposero all’amnistia. In seguito assunsero due degli assassini di Amy presso la fondazione che porta il suo nome e da loro creata, per svolgere progetti educativi con i giovani contro il razzismo sia in Sudafrica che negli Stati Uniti. La medaglia Tambo, intitolata all’eroe anti-apartheid e fondatore con Nelson Mandela e Walter Sisulu dell’African National Congress, è stata assegnata anche a Kofi Annan e Harry Belafonte e alla memoria di Martin Luther King jr. e del Mahatma Gandhi. (V.V.)

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    Haiti: l'episcopato condanna le recenti violenze nel Paese

    ◊   “Sebbene la libertà di manifestare sia ‘sacra’, nessuno ha il diritto di “nuocere alla vita o ai beni altrui”. A ricordarlo il presidente della Conferenza Episcopale di Haiti, mons. Luis Kébreau in un recente comunicato in cui ha anche ribadito che “i vescovi del Paese stanno dalla parte della popolazione”, e che “esprimono la loro solidarietà alle vittime delle violenze scoppiate all’inizio di aprile”. Il presule ha poi condannato quanti si approfittano dei minori “per scopi fraudolenti” e ha chiesto agli educatori di fare dei giovani cittadini onorabili e rispettosi delle tradizioni culturali nazionali. Anche l’associazione “Ayuda a la Iglesia Necesitada” ha rivolto un appello di solidarietà per la popolazione e la Chiesa di Haiti, a favore delle quali dallo scorso ottobre, ha già raccolto più di 750 mila dollari. Haiti è uno dei Paesi più poveri del mondo e le recenti violenze sono state causate dall’aumento dei prezzi alimentari. La situazione si è aggravata il 7 aprile, quando tremila persone si sono riunite in una marcia di protesta nella capitale, sfociata negli scontri che hanno causato 7 morti e un centinaio di feriti. Questi eventi hanno portato alle dimissioni del Primo Ministro Jacques Edouard Alexis e ora da più parti si chiedono anche quelle del Presidente René Preval. (S.G.)

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    Vescovo colombiano denuncia minacce di morte a sacerdoti dai paramilitari

    ◊   In Colombia numerosi sacerdoti ed esponenti politici locali stanno ricevendo minacce di morte da parte di nuovi gruppi paramilitari. A lanciare l’allarme – riferiscono APIC e KNA – è mons. Jaime Prieto Amaya, vescovo di Barrancabermeja, nel nord-ovest del Paese. Parlando nei giorni scorsi a un’emittente locale, il presule ha denunciato “l’emergere di una nuova generazione di forze paramilitari che potrebbero essere ancora più violente dei loro predecessori”. Le minacce di morte sono state recapitate via e-mail da parte di sedicenti “Aquile Nere”, un’organizzazione di estrema destra subentrata ai gruppi paramilitari disarmati dal governo del presidente Alvaro Uribe. La Colombia è da quattro decenni in guerra civile. Il conflitto, che vede contrapposte da una parte, la guerriglia marxista delle FARC (Fronte Armato Rivoluzionario Colombiano) e dell’ELN (Esercito di Liberazione nazionale) e dall’altra, il governo di Bogotà e i gruppi paramilitari, ha causato oltre 300 mila morti. A questi vanno aggiunti migliaia di sequestrati soprattutto da parte delle Farc, nelle cui mani, come è noto, si trova ancora Ingrid Betancourt. (L.Z.)

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    Cile: forte appello al dialogo dei vescovi, nel conflitto che coinvolge il settore minerario

    ◊   I Vescovi cattolici delle regioni dove sono maggiormente sviluppate le attività estrattive della prima impresa del Paese e dove da alcuni giorni è in corso un conflitto, hanno pubblicato una dichiarazione intitolata “Le strade della pace”. Dal testo ripreso dall'Agenzia Fides, emerge la loro profonda preoccupazione “per questa nuova situazione di conflittualità lavorativa e di mobilitazione sociale, seguite da atti di violenza contro i beni e le persone” e lanciano un appello a trovare alternative alla violenza nel conflitto in corso nel settore del rame. Da sette giorni, i lavoratori delle imprese appaltatrici di Codelco (Corporazione Nazionale del Rame), sono in sciopero; questa situazione presuppone una perdita giornaliera di 10 milioni di dollari, secondo quanto dichiarato dal Presidente esecutivo della compagnia che produce ogni anno circa 1,6 milioni di tonnellate di rame. I lavoratori subappaltati hanno sospeso le loro attività il 16 aprile scorso, per chiedere il rispetto degli accordi lavorativi raggiunti lo scorso anno a seguito di uno sciopero di 37 giorni, che a quel tempo causò perdite per oltre 100 milioni di dollari al settore minerario statale. I Vescovi delle città interessate si sono mostrati disposti a mediare nel conflitto tra i lavoratori subappaltati e Codelco, a patto che termini la violenza e si dia adempimento agli accordi raggiunti nell’agosto 2007. Dal canto loro, gli impresari hanno manifestato preoccupazione per la forte presa di posizione del movimento dei subappaltati nel settore minerario e hanno chiesto al Governo di intervenire per evitare simili manifestazioni anche nelle miniere private. I Vescovi hanno ribadito ancora una volta che “la violenza non costituisce mai una risposta giusta” perché “è un male ed è indegna dell’uomo”. “I recenti fatti di violenza devono essere respinti da tutta la comunità”, continua il comunicato, perché “c’è una grande maggioranza di lavoratori che desiderano lavorare e che sono ostacolati nel farlo per non mettere a rischio la loro integrità fisica e le loro vite. Alcune città del Nord sono praticamente sotto assedio”. In realtà, continuano i Vescovi, il vero problema di fondo, in Cile, nel settore lavorativo “sono gli immensi squilibri economici e sociali esistenti, che devono essere affrontati secondo una giusta gerarchia di valori e collocando al primo posto la dignità della persona che lavora”. (R.P.)

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    Cuba: i cattolici fiduciosi del nuovo corso del governo ed auspicano cambiamenti

    ◊   C’è fiducia tra i cattolici cubani sui possibili cambiamenti e aperture della nuova presidenza di Raoul Castro, a distanza di 2 mesi dalla sua nomina all’Assemblea nazionale del potere popolare. E’ quanto emerge da alcune analisi ed editoriali pubblicati sull’ultimo numero di “Espacio Laical”, la rivista trimestrale del Consiglio arcidiocesano dei laici dell’Avana, da sempre attenta alla vita sociale, economica e politica del Paese, ripresa dall'Agenzia Sir. "All’interno del Paese - scrive Lenier Gonzàlez Mederos - la classe intellettuale e la Chiesa cattolica hanno optato per la fiducia verso la nuova leadership cubana, invitandola al cambiamento graduale”. Sono questi i due gruppi della società che, a suo avviso, “hanno dimostrato le posizioni più audaci e dialoganti nella attuale congiuntura”. Al contrario, la posizione di quegli esuli di Miami che non vogliono riconoscere la legittimità del nuovo governo, commenta l’articolista, “limita moltissimo la loro capacità di influire nella dinamica interna del cambiamento”. C’è, secondo Gonzàlez Mederos, “un certo consenso nella necessità che i cambiamenti avvengano tramite un processo graduale di aggiustamenti e ristrutturazioni”. Simili sono le aspettative in ambito internazionale, con molti Paesi, tra cui l’Unione europea, che “hanno preso molto sul serio le promesse di cambiamenti”. Nell’editoriale di apertura si invitano tutti i cubani ad una “partecipazione attiva e sicura al disegno del progetto di governo, ma anche all’esecuzione e al controllo dello stesso”, superando tutti i soggettivismi e le diverse posizioni. Riguardo al contributo della Chiesa cattolica, potrà essere più consistente se potrà disporre di “maggiori spazi che facilitino la sua presenza accanto ai poveri, ai malati, ai detenuti” e trasmettere il “messaggio di amore e fiducia” tramite “i mezzi di comunicazione sociale, l’educazione e la cultura”. (R.P.)

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    Inghilterra: la diocesi di Nottingham protesta contro le nuove leggi che consentono le adozioni anche alle coppie omosessuali

    ◊   La diocesi inglese di Nottingham interromperà i suoi legami con un’agenzia di adozioni perché non è disposta ad accettare in nessun modo le nuove leggi sui cosiddetti diritti degli omosessuali. Il vescovo, mons. Malcolm Patrick McMahon, ha dichiarato all’agenzia CNS che lui e gli amministratori della Catholic Children’s Society, si sono sentiti forzati nella decisione dalle “Sexual Orientation Regulations”, una legge che proibisce la discriminazione contro i gay concedendo loro vari beni e servizi. La legge vorrebbe costringere la diocesi ad affidare i bambini anche a coppie dello stesso sesso. Questo provvedimento, chiamato Equality Act e introdotto nel 2006 da Tony Blair, permette l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali ed è stato sin da subito contestato dalle agenzie cattoliche che si occupano del settore, sebbene non sia prevista per esse alcun tipo di esenzione. Una direttiva del Vaticano emessa nel 2003 dichiarava moralmente sbagliato affidare bambini a coppie non eterosessuali ed il vescovo McMahon dice che la Catholic Children’s Society “farà la cosa che ritiene migliore”, unendosi a un’altra agenzia di adozioni. Il presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, il cardinale Cormac Murphy O’Connor arcivescovo di Westminster, afferma che risulta impossibile al contempo essere d’accordo con la legislazione e seguire gli insegnamenti cattolici. Anche altre agenzie cattoliche stanno considerando la possibilità di continuare la loro normale attività nonostante le nuove regolamentazioni governative. (V.V.)

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    Mons. Fisher: “Ci saranno anche musulmani, ebrei e buddisti alla GMG di Sydney”

    ◊   “Tutti i rappresentanti delle altre chiese e religioni presenti a Sydney - spiega al Sir mons. Anthony Colin Fisher, vescovo ausiliare di Sydney e coordinatore della GMG - hanno risposto con entusiasmo all’invito”. Ci saranno musulmani, ebrei e buddisti alla grande manifestazione di luglio. A tre mesi dall’inizio della Giornata, mons. Fisher traccia un bilancio dei preparativi e dice: “Questo Paese ha una base multiculturale e multireligiosa. Penso che potrà essere una bella occasione per un possibile meeting tra i vari rappresentanti religiosi”. Un’impronta particolare alla GMG sarà data dalla presenza aborigena e dei giovani dal Medio Oriente: “Nella cerimonia di apertura, nella baia dell’Harbour Brigde, il Papa sarà accolto da danze tribali”. A Sydney ci saranno anche giovani dall’Iraq e Terra Santa. “Per facilitare la partecipazione di un gruppo di iracheni, troppo poveri per finanziarsi il viaggio, - rivela il vescovo - abbiamo chiesto e ottenuto dal governo degli Stati Uniti una sponsorizzazione. Grazie alla loro presenza, unita a quella di altri giovani mediorientali, la messa finale sarà predisposta anche in arabo”. (V.V.)

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    All'Expo di Saragozza anche un padiglione della Santa Sede con un percorso spirituale sul tema dell'acqua

    ◊   Ci sarà anche un padiglione della Santa Sede alla prossima Expo di Saragozza, in programma dal 14 giugno al 14 settembre 2008. I contenuti e l’agenda delle attività previste nello stand saranno presentati lunedì 19 maggio, presso la Sala Stampa vaticana. Tra i partecipanti alla conferenza stampa, l’arcivescovo di Saragozza, mons. Manuel Ureña Pastor. “È la prima volta nella storia – informa una nota dell’Arcivescovato di Saragozza – che un padiglione della Santa Sede, destinato ad un’esposizione internazionale, viene presentato nella Città del Vaticano. Sebbene la Santa Sede abbia partecipato con un proprio padiglione a diverse esposizioni universali, come quella di Siviglia nel 1992, quella di Saragozza sarà la prima partecipazione ad un’esposizione internazionale del Bureau International des Expositions”. “Il padiglione – si legge ancora nella nota – ha una superficie di 550 metri quadrati e guiderà i visitatori lungo un percorso riflessivo e spirituale sul tema dell’acqua, suddiviso in tre tappe:“L’acqua, essenza della vita”, “La spiritualità dell’acqua”, e “L’acqua per la vita”. Durante la conferenza stampa del 19 maggio, verranno rese note anche le opere d’arte che integreranno l’esposizione: si tratta di capolavori provenienti da diverse diocesi aragonesi, oltre che dai Musei Vaticani e spagnoli. (I.P.)

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    L'arcidiocesi di Genova annulla l'incontro con l'ex brigatista convertita

    ◊   Fulvia Miglietta non visiterà più l’arcidiocesi di Genova. Ne dà notizia, in un comunicato diffuso dal Sir, la stessa Curia, spiegando che l’ex brigatista divenuta catechista “ha personalmente comunicato di voler rinunciare a partecipare all’incontro per rispetto alla sofferenza espressa dai familiari delle vittime del terrorismo”. L’Associazione italiana vittime del terrorismo aveva contestato, infatti, l’invito in una lettera aperta al cardinale Angelo Bagnasco. L’incontro era in programma oggi pomeriggio ed era intitolato “Beati i poveri in spirito. Dal terrorismo a Cristo”, incontro, precisa l’arcidiocesi che “non si proponeva in alcun modo una rilettura di tipo storiografico o politico ma, semplicemente, proporre la testimonianza di una conversione radicale, sia come teoria che come prassi, di una persona che ha conosciuto ed incontrato Cristo”. Inoltre rientrava in un ciclo di appuntamenti organizzati dalla Comunità Laica Carmelitana, in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la cultura, che si propongono “finalità meramente spirituali e di vita ecclesiale e certamente non politiche, ideologiche o di spettacolarizzazione”. (S.G.)

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    Legionari di Cristo e Regnum Christi organizzano a Bologna l’incontro “Gioventù e famiglia”

    ◊   “Condividere gli stessi valori e ideali cristiani”. È questo lo scopo, secondo il direttore generale dei Legionari di Cristo e del movimento Regnum Christi, padre Alvaro Corcuera, di “Gioventù e famiglia”, evento che si terrà a Bologna dal 2 al 4 maggio prossimi. “Gli incontri – ha spiegato Padre Corcuera, sentito dal Sir – hanno avuto inizio 10 anni fa e offrono l’opportunità di riunirsi e di sperimentare la gioia di sentirsi famiglia”. Nei tre giorni sono previste attività per ogni fascia d’età: da giochi all’aperto per i più piccoli ad attività sportive per ragazzi e ragazze. Ai giovani saranno dedicati dibattiti, workshop di volontariato e momenti di convivenza e amicizia; agli adulti meditazioni personali, conferenze su temi d’attualità e approfondimenti su apostolati specifici. Regnum Christi, movimento non nuovo agli impegni apostolici, ha anche organizzato durante la settimana santa “Famiglia e gioventù missionaria”, manifestazione che ha coinvolto 300 persone nella promozione, in tutta Italia, di incontri di preghiera e opere di carità ed evangelizzazione. (V.V.)

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    Si è aperto il ieri il Capitolo Generale ordinario delle Figlie di San Camillo

    ◊   E’ iniziato ieri con gli esercizi spirituali diretti dal religioso francescano padre Umberto Occhialini presso la Casa del Divin Maestro di Ariccia il 18.mo Capitolo generale ordinario delle Figlie di San Camillo. Fitto il calendario degli appuntamenti che porterà le capitolari ad eleggere la loro guida l’8 maggio prossimo. Si va dalla Riflessione su “Profezia e mistica per una fedeltà dinamica al carisma e allo spirito dei Fondatori” di padre Renato Salvatore, Superiore generale dei Religiosi Camilliani, all’intervento di Sr. Enrica Rosanna, sottosegretario della Congregazione per la vita Consacrata. Prevista anche la presenza del Predicatore della Casa Pontificia Padre Raniero Cantalamessa. Il 30 aprile le religiose parteciperanno alla messa che si terrà nelle Grotte Vaticane, presieduta dal cardinale Angelo Comastri e, successivamente, prenderanno parte alla consueta udienza con il Santo Padre. Il 2 maggio il cardinale Franc Rodé, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, aprirà ufficialmente i lavori del Capitolo e, prima dell’elezione ufficiale, verrà celebrata una messa da mons. Gianfranco Agostino Gardin, segretario del dicastero vaticano per la vita consacrata. L’Istituto delle Figlie di San Camillo, nel corso degli ultimi sei anni, ha registrato un incremento di vocazioni e attualmente è presente in quattro Continenti (Europa, Asia, Africa e Americhe), 19 Nazioni e conta su 99 case. Le ultime, in ordine di tempo, sono state inaugurate nello Sri Lanka, proprio all’indomani della sciagura dello Tsunami, e in Messico. (A cura di Davide Dionisi)

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    24 Ore nel Mondo



    Violenza nello Sri Lanka: oltre 90 vittime negli scontri tra le truppe di Colombo e le Tigri Tamil

    ◊   Nuovi pesanti combattimenti nel nord dello Sri Lanka. Ancora una volta a scontrarsi sono ribelli delle Tigri Tamil e soldati regolari di Colombo. Almeno 90 le vittime tra questi oltre 30 militari. I combattimenti sono avvenuti nell'area di Muhamali, nella penisola di Jaffna, roccaforte dei ribelli in lotta dagli anni Settanta per l’indipendenza del nord e dell’est del Paese. Sempre nella parte settentrionale, anche una Chiesa cattolica sarebbe rimasta colpita ieri in un bombardamento a Mullaitivu. A rivelarlo fonti locali, ma al momento non ci sono conferme. Sul perché non si fermi la violenza nello Sri Lanka, Giada Aquilino ha intervistato Francesca Marino, esperta di questioni asiatiche per la rivista di geopolitica Limes:

    R. - La cosiddetta tregua che reggeva da qualche tempo è stata ufficialmente rotta dal governo, che ha dichiarato di voler a tutti i costi spazzare via le Tigri Tamil. C’è da dire che i ribelli hanno sofferto grosse perdite. Quindi le Tigri Tamil sembrano allo sbando e il governo sembra sempre più intenzionato a distruggerle.

    D. - Dal 1972 si contrappongono da una parte i Tamil, induisti, e dall’altra l’esercito regolare del Paese, a maggioranza cingalese-buddhista. Che conflitto è?

     
    R. - I Tamil sono stati portati nello Sri Lanka ai tempi degli inglesi e delle piantagioni di tè. Non è un conflitto religioso: più che altro è un conflitto etnico, che ha anche radici e ragioni sociali, cioè di estrema povertà e arretratezza - nelle quali è stato lasciato il nord a maggioranza Tamil - e di sviluppo, avvenuto invece nel sud cingalese.

     
    D. - Il conflitto nel Paese ha già causato tra le 60 mila e le 70 mila vittime. Cosa è mancato fino ad ora per una reale pacificazione?

     
    R. - La volontà politica e pure la volontà internazionale di farlo. Ora, ci sono trattative per le violazioni dei diritti umani, dall’una e dall’altra parte. Anche in questo caso, non si riesce a venirne a capo. Il fatto è che ci sono interessi grossi, interessi che vanno dal turismo agli investimenti vari, al business degli aiuti, per cui a qualcuno conviene mantenere tale situazione.

    Sudan-Darfur
    Sempre più drammatica la situazione in Darfur. Secondo fonti ONU, le vittime negli scontri dal 2003 ad oggi sono salite ad oltre 300 mila. Non cessano poi le violenze ed i bombardamenti aerei, nonostante le pressioni della comunità internazionale. Dall’inizio dell’anno, almeno centomila persone sono state costrette a lasciare la regione sudanese. Le cifre fornite sono state contestate dall’ambasciatore del Sudan alle Nazioni Unite, che le ha definite “non credibili”, sostenendo che i morti sono non più di 10 mila.

    Burundi-violenza
    Decine di colpi d’artiglieria sono stati sparati nella notte su Bujumbura, capitale del Burundi, dai ribelli delle Forze nazionali di liberazione. Si tratta degli ultimi attacchi da parte degli insorti che, nelle ultime settimane, hanno intensificato i loro raid. Uno dei colpi è caduto sull'edificio che ospita la nunziatura apostolica, ma non ha causato vittime perchè in quel momento il nunzio era nella sua casa a qualche isolato di distanza.

    Somalia-pirateria
    E’ in preparazione da parte di Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU sulla lotta contro la pirateria al largo della Somalia. Nelle ultime settimane, le acque somale sono diventate teatro di arrembaggi e rapimenti al fine di ottenere un riscatto.

    USA-primarie
    Hillary Clinton ha vinto le primarie democratiche in Pennsylvania. Oltre 10 i punti di vantaggio sul suo rivale, Barak Obama, che resta però sempre in testa per numero di Stati vinti, voti raccolti e soprattutto quota di delegati. “Il vento sta cambiando”, ha detto l’ex first lady che incassa un dato sufficiente a dare nuovo vigore alla sua corsa, ma che potrebbe non bastare per la nomination alla Casa Bianca. Prossimo appuntamento è il 6 maggio nello Stato dell'Indiana. Il servizio di Elena Molinari:


    Hillary Clinton si è aggiudicata le primarie della Pennsylvania. Un risultato, questo, previsto ma importante, che consente alla ex first lady di rimanere in corsa per la Casa Bianca, nonostante il suo rivale Barak Obama abbia incassato finora un numero maggiore di delegati. La vittoria consente alla senatrice di accorciare sul rivale, ma non di chiudere. Le offre, infatti, la soddisfazione di aver confermato la sua presa fra alcune fette dell’elettorato democratico, come i bianchi delle città industriali e delle campagne, gli operai, le donne e gli anziani. Profonde le divisioni fra i democratici: un quarto dei sostenitori di Hillary Clinton ha detto, infatti, che se la loro candidata non vincerà la nomination non voteranno per Obama a novembre. Non certo una buona notizia per il partito, che spera di riprendersi la presidenza proprio entro quella scadenza.

     
    Iran-USA
    Parole infuocate del presidente iraniano, Ahmadinejad, riguardo all’economia americana. “La crisi attuale - ha detto durante un comizio - farà cadere gli Stati Uniti e la dignità della superpotenza sarà distrutta”. “Per 50 anni - ha aggiunto - hanno aggredito e saccheggiato la ricchezza delle nazioni oppresse, scaricando su di esse i loro problemi”. Poi sul nucleare, il leader iraniano ha affermato che il suo Paese è pronto a discutere con chiunque, senza però rinunciare al suo programma nucleare.

    Iraq
    Proseguono gli scontri a Sadr City, roccaforte del leader ribelle sciita Moqtada Al Sadr: 19 militanti sono stati uccisi in diverse operazioni condotte delle truppe irachene e americane. Intanto, alcuni attacchi sono stati compiuti a Mossul: 3 i morti e 13 i feriti.

    Afghanistan
    Nuova escalation di violenza anche in Afghanistan. Un kamikaze si è fatto esplodere in un mercato della città di Spin Boldak, nella provincia di Kandahar, provocando la morte di 3 persone ed il ferimento di altre 14. L’attentato segue un altro attacco suicida compiuto nella provincia di Helmand, nel quale sono morti due poliziotti.

    Medio Oriente
    Lento ritorno alla normalità a Gaza. Israele ha ripreso stamani le forniture di gasolio per l’unica centrale elettrica della Striscia che rischiava di bloccare le proprie attività, dopo la chiusura del terminal petrolifero di Nahal Oz, deciso in seguito all’attacco del 4 aprile scorso costato la vita a due israeliani. Nessun commento da parte dell’ufficio politico di Olmert che, secondo fonti di stampa, sarebbe pronto a restituire alla Siria le Alture occupate del Golan in cambio di pace. Siria e Israele sono formalmente in stato di belligeranza dal 1948: le alture siriane del Golan sono state occupate dallo Stato ebraico nel 1967 e nel 1981 sono state annesse a Tel Aviv.

    Petrolio
    La costante crescita del costo del petrolio, arrivato ormai sopra i 118 dollari al barile sui mercati asiatici dopo aver quasi sfiorato ieri la soglia dei 120, provoca un forte allarme tra i Paesi importatori. L’alto prezzo determinato dalle speculazioni finanziarie e dal gioco della domanda e dell’offerta ha riaperto dunque il dibattito sull’utilizzo di energie rinnovabili ed alternative al greggio, in primo luogo l’energia nucleare. Stefano Leszczynski ha chiesto a Gaetano Cacciola, direttore dell’Istituto tecnologie avanzate per l’energia del CNR, se effettivamente il ricorso al nucleare possa incidere sui consumi di petrolio:

     
    R. - Direi, anzitutto, che il nucleare ha come obiettivo essenziale la produzione di energia elettrica quindi al fine di produrla, sicuramente, può dare un contributo. Questo, in qualche modo, non è in linea con la riduzione dell’utilizzo del greggio, perché ormai le nostre centrali vanno quasi tutte a gas. Fare quindi le centrali nucleari significa importare meno gas - che è un fattore valido ai fini dell’autonomia della gestione delle risorse - però non risolve del tutto il problema per quanto riguarda la riduzione dei consumi petroliferi, perché comunque quelli sono legati essenzialmente al settore dei trasporti.

    D. - Come mai non si è ancora riusciti ad investire sufficientemente o a sviluppare in maniera sufficientemente conveniente le energie alternative?

     
    R. - Per quanto riguarda l’energia eolica, diciamo che in Italia, negli ultimi anni, ci sono state delle importanti evoluzioni, nel senso che sono stati installati impianti attorno ai mille megawatt. Sul solare fotovoltaico, con l’apertura del conto energia, si sta anche diffondendo un certo fermento: se non realizzazioni pratiche, quanto meno delle progettazioni che ci auguriamo si possano applicare nell’immediato.

     
    D. - Quindi, qualcosa di efficace si potrebbe immaginare per il futuro...

     
    R. - Sicuramente, anche perché c’è una chiara tendenza, motivata anche da esigenze di carattere internazionale. L’Europa ha fatto la scelta di portare le fonti rinnovabili ad un 20 per cento nell’arco di pochi anni e quindi ciò significa che ci deve essere l’impegno da parte di tutte le nazioni per incrementare la propria quota di rinnovabili fino a quel valore. Ciò significa investimenti, significa anche tariffazioni di energia prodotta con rinnovabili agevolate. E questo si sta facendo.

    Fiamma olimpica-Australia
    Tappa in Australia per la fiaccola olimpica, che domani sfilerà per le strade di Canberra. Ingenti le misure di sicurezza messe in atto dall’esecutivo, vista l’annunciata presenza di manifestanti pro-Tibet. Grande attenzione anche in Giappone, dove tra tre giorni giungerà la torcia dei Giochi. A Nagano, la staffetta sarà sorvegliata da oltre 100 agenti, di cui cinque in tenuta speciale antisommossa, con altri tre mila mobilitati ai margini del tragitto.

    Italia-Alitalia
    La Commissione Europea non ha rilasciato commenti sulla decisione italiana di concedere un prestito ponte di 300 milioni di euro all’Alitalia. Bruxelles ha tuttavia reso noto di non aver ricevuto alcuna notifica della misura. Intanto, il leader del Popolo della Libertà, Silvio Berlusconi, intervenendo sulla vicenda della compagnia di bandiera ha accusato i sindacati di aver fatto fallire la trattativa con Air France-KLM. Immediata la risposta i sindacati di CGIL e CISL, per i quali si tratta solo di uno “scarico di responsabilità”. Berlusconi ha anche annunciato che in futuro ci saranno “dolorose riduzioni di personale”.

    Cambogia-processo
    Prima udienza pubblica del processo che vede imputato Khieu Samphan, capo dello Stato in Cambogia durante il regime dei Khmer rossi tra il 1975 e il 1979. Oggi, Samphan è comparso davanti al tribunale speciale patrocinato dall’ONU che lo accusa di crimini di guerra e contro l’umanità. Durante quegli anni, vennero uccisi circa due milioni di cambogiani.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 113

     
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