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Sommario del 21/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa rientrato in Vaticano al termine della sua visita negli USA e all'ONU. Ieri la commovente preghiera a Ground Zero
  • Il Papa alla Messa conclusiva di New York: la libertà fondata sulla legge del Vangelo sia il segno distintivo dell'America di oggi e di domani, più forte delle avversità e degli scandali
  • Un viaggio indimenticabile nel segno della speranza e dell’amicizia: il saluto del Papa al popolo americano, nella cerimonia di congedo all’aeroporto JFK di New York
  • Sul viaggio del Papa la riflessione del cardinale George, presidente della Conferenza episcopale statunitense
  • La visita del Papa porterà beneficio alla Chiesa e alla società americana: padre Federico Lombardi traccia un bilancio del viaggio negli Stati Uniti
  • Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale López Trujillo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Paraguay: eletto presidente Fernando Lugo, leader dell'opposizione di centrosinistra
  • L'emergenza fame al centro della Conferenza UNCTAD in Ghana
  • Chiesa e Società

  • Dialogo tra cristiani e musulmani in Europa: due documenti ed una conferenza ad ottobre
  • Da giovedì prossimo fino alla fine del 2008 le spoglie di Padre Pio verranno esposte ai fedeli
  • Sri Lanka: scambio di accuse tra Tigri Tamil ed esercito sull'uccisione di un sacerdote cattolico
  • "Scongiurare il rischio che l'energia diventi ragione di scontro tra le varie aree del mondo": l'allarme dall'International Energy Forum
  • Le Chiese ortodosse che seguono il calendario giuliano hanno celebrato ieri la Domenica delle Palme
  • L'arcivescovo di Mumbay: attentati anticattolici per destabilizzare la presenza della Chiesa in India
  • Messico: i vescovi esprimono preoccupazione per il prolungarsi della crisi istituzionale
  • Guatemala: a dieci anni dall'omicidio di mons. Gerardi, la Chiesa chiede giustizia
  • I vescovi del Guatemala in difesa di mons. Ramazzini, minacciato di morte "perchè al fianco dei poveri"
  • Impegno per la sorte dei cristiani in Iraq: corteo a Bruxelles dopo il “no” della UE alla proposta di accogliere gli esuli
  • "E' una vita dura, ma vogliamo rimanere qui": la testimonianza di alcuni giovani cristiani di Betlemme
  • I Nuovo Galles del Sud ha stanziato 86 milioni di dollari australiani per la GMG
  • Si è chiuso ieri a Napoli il VII Incontro nazionale dei docenti universitari promosso dalla CEI
  • Il valore terapeutico della confessione al centro di un Convegno a Palermo
  • Musica, poesia e sfilate in costume: si celebra oggi il Natale di Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Medio Oriente: Hamas pronto ad accettare un accordo di pace con Israele, ma solo dopo un referendum tra i palestinesi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa rientrato in Vaticano al termine della sua visita negli USA e all'ONU. Ieri la commovente preghiera a Ground Zero

    ◊   Il Papa è rientrato stamani a Roma al termine del suo viaggio apostolico negli Stati Uniti. L'aereo papale, un Boeing 777 dell'Alitalia, è atterrato poco dopo le 10.30 nell'aeroporto di Ciampino. Di qui il trasferimento in automobile in Vaticano. L’ultima giornata di Benedetto XVI in terra americana è stata segnata dalla storica visita a Ground Zero, il luogo nel quale l’11 settembre 2001 vennero colpite le Twins Tower, i due grattacieli gemelli simbolo della città di New York, provocandone il crollo e la morte di 2.896 persone. Sul luogo, un grande cratere profondo un’ottantina di metri, è aperto ora un enorme cantiere, in cui fervono i lavori di ricostruzione secondo un vasto progetto del nuovo World Trade Center. Ad accogliere il Papa, il suono di un violoncello, a rompere un silenzio surreale, in una delle zone solitamente più trafficate di New York. Il servizio del nostro inviato, Pietro Cocco.
     
    (Suono del violoncello)
    Tutti gli occhi sul Papa, con la città di New York raccolta idealmente intorno a Ground Zero.
    Si è svolta così ieri la visita di Benedetto XVI sul luogo in cui, l’11 settembre di sette anni fa, uno ‘scenario di incredibile violenza e dolore’ - come lo ha definito Benedetto XVI – si offrì alla vista dei primi soccorritori e alla partecipazione attonita di tutto il mondo.

     
    All’ora di quel terribile momento, le 8.48 del mattino, se ne è affiancata ieri un’altra, le 9.40, quando Benedetto XVI, ha raggiunto il “Bed Rock” di Ground Zero, la parte più bassa del cratere, per recitarvi una preghiera di intercessione per le vittime, i loro parenti, i feriti, per le loro sofferenze, ma anche per pregare per il futuro del mondo.

     
    Accompagnato dall’arcivescovo di New York, il cardinale Egan, erano ad aspettarlo il sindaco della città, Bloomberg, il governatore di New York e del New Jersey e 24 persone in rappresentanza dei feriti e dei parenti delle vittime e di coloro che prestarono soccorso: Vigili del Fuoco, Polizia, Protezione Civile.

     
    Benedetto XVI, giunto in papamobile, a metà della rampa che portava sul luogo della cerimonia, è sceso per proseguire a piedi fino al cero che, visibilmente emozionato, ha poi acceso sul luogo in cui sorgerà il memoriale, dedicato alle vittime dell’11 settembre.

     
    Impossibile dire cosa sia passato nei cuori dei presenti, i soccorritori, i parenti delle vittime, allineati ai lati, mentre il Papa si inginocchiava e rimaneva in raccoglimento per diversi minuti. E ancora di più nel momento in cui questo uomo di Dio, con parole semplici ma toccanti, proclamava davanti al mondo la testimonianza di fede dei veri credenti: “Dio dell’amore, della compassione, e della riconciliazione”:

     
    “God of peace, bring your peace to our violent world”…
    “Dio della pace, porta la Tua pace nel nostro mondo violento:
    pace nei cuori di tutti gli uomini e le donne
    e pace tra le Nazioni della terra.
    Volgi verso il Tuo cammino di amore
    coloro che hanno il cuore e la mente
    consumati dall’odio”.

     
    Ma qualcosa di quanto hanno provato il Papa lo sa. Al termine della preghiera li ha salutati uno ad uno, cercando di trattenerli nel momento in cui si inginocchiavano davanti a lui. Ciascuno ha potuto scambiare con lui alcune parole. A loro ha donato una piccola croce, fatta con il metallo della struttura delle Torri Gemelle perché, come lui stesso ha recitato a conclusione della preghiera:

     
    “Strengthen us in hope…”
    Dio ci rafforzi nella speranza e ci conceda “ la saggezza e il coraggio
    di lavorare instancabilmente per un mondo in cui pace e amore autentici regnino tra le Nazioni e nei cuori di tutti”.

     
    (Suono del violoncello)

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    Il Papa alla Messa conclusiva di New York: la libertà fondata sulla legge del Vangelo sia il segno distintivo dell'America di oggi e di domani, più forte delle avversità e degli scandali

    ◊   Gli americani non perdano mai la fiducia, nonostante avversità e scandali, ma cerchino il Regno di Dio nel quotidiano della vita, obbedendo alla legge dell’amore. E’ la consegna che Benedetto XVI ha lasciato alla Chiesa e a tutti gli Stati Uniti, nell’ultima liturgia eucaristica presieduta ieri pomeriggio allo Yankee Stadium di New York, davanti a decine di migliaia di persone entusiaste e commosse, che festeggiavano con il Papa i 200 anni dell’elevazione a sede metropolitana dell’arcidiocesi di Baltimora e della contemporanea nascita delle sedi di New York, Boston, Filadelfia e Louisville. La cronaca, nel servizio di Alessandro De Carolis:
     

     
    “Most Holy Father, welcome…
    Caro Santo Padre, benvenuto a New York!” (applausi)

     
    Quando il cardinale Edward Egan, arcivescovo di New York, saluta il Papa a nome della Chiesa della metropoli, l’applauso dei sessantamila fedeli esplode nello Yankee Stadium con la stessa intensità del tripudio che da oltre 80 anni accompagna, in quello storico catino, le imprese del baseball newyorkese. Ma non è una patinata star dello sport quella che si mostra sull’altare allestito nello stadio, ma l’uomo che poche ore prima ha commosso l’America inginocchiandosi in silenzio nel cratere aperto sei anni e mezzo fa nel cuore della metropoli da un odio folle.

     
    (canto)

     
    Benedetto XVI aveva invitato poco prima a superare quell’odio. Ora, nella Messa che chiude il suo ottavo viaggio apostolico, il Papa risponde al cardinale Egan - e ai cristiani che parlano attraverso la sua voce - con un nuovo invito alla quella “grande speranza che - dice - dà significato a tutte le altre speranze” della vita. E lo fa con la stessa chiarezza con la quale, nei giorni precedenti, aveva denunciato i mali che hanno sporcato la faccia della Chiesa statunitense. Chiarezza che, in questa sede, si traduce in un impegno senza sconti: impegno di obbedienza alla fede e all’autorità fondata sugli Apostoli e sui vescovi:

     
    Authority”… “obedience”. To be frank, these are not…
    ‘Autorità’… ’obbedienza’. Ad essere franchi, queste non sono parole facili da pronunciare oggi. Parole come queste rappresentano una ‘pietra d’inciampo’ per molti nostri contemporanei, specie in una società che giustamente dà grande valore alla libertà personale (…) La vera libertà fiorisce quando ci allontaniamo dal giogo del peccato, che annebbia le nostre percezioni e indebolisce la nostra determinazione, e vede la fonte della nostra felicità definitiva in lui, che è amore infinito, libertà infinita, vita senza fine”.
     
    E’ questo tipo di libertà che, insiste ancora il Papa, deve innervare un valore pur sentito, centrale e difeso lungo tutta la storia degli Stati Uniti, che ha permesso di trasformare l’America in una “terra di opportunità” per milioni di emigranti. E riconoscendo l’importanza dei 200 anni di evangelizzazione e di radicamento ecclesiale festeggiati, durante la Messa, dalle sedi di New York, Boston, Filadelfia, Louisville e della sede madre di Baltimora, Benedetto XVI ha aggiunto:

     
    In this land of religious liberty…
    In questa terra di libertà religiosa i cattolici hanno trovato non soltanto la libertà di praticare la propria fede ma anche di partecipare pienamente alla vita civile, recando con sé le proprie convinzioni morali nella pubblica arena, cooperando con i vicini nel forgiare una vibrante società democratica. La celebrazione odierna è più che un’occasione di gratitudine per le grazie ricevute: è un richiamo a proseguire in avanti con ferma determinazione ad usare saggiamente delle benedizioni della libertà, per edificare un futuro di speranza per le generazioni future”.

     
    Proprio ai “giovani uomini e donne d’America” il Papa dedica gli ultimi pensieri dell’omelia, invitandoli - anche in lingua spagnola - a “seguire le orme di Cristo”. Il modo in cui farlo lo ha delineato poco prima quando - quasi in contrapposizione al luogo fisico prodotto dall’odio, Ground Zero - Benedetto XVI ha incoraggiato gli americani a “creare nuovi luoghi di speranza”, pregando con le parole del Padre Nostro: “Venga il tuo Regno”. “Pregare con fervore per la venuta del Regno", ha affermato:

     
    It means facing the challenges of present and future…
    Vuol dire affrontare le sfide del presente e del futuro fiduciosi nella vittoria di Cristo ed impegnandosi per l’avanzamento del suo Regno. Questo significa non perdere la fiducia di fronte a resistenze, avversità, e scandali. Significa superare ogni separazione tra fede e vita, opponendosi ai falsi vangeli di libertà e di felicità. Vuol dire inoltre respingere la falsa dicotomia tra fede e vita politica (…) Ciò vuol dire agire per arricchire la società e la cultura americane della bellezza e della verità del Vangelo, mai perdendo di vista quella grande speranza che dà significato e valore a tutte le altre speranze che ispirano la nostra vita”.

     
    (canto)

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    Un viaggio indimenticabile nel segno della speranza e dell’amicizia: il saluto del Papa al popolo americano, nella cerimonia di congedo all’aeroporto JFK di New York

    ◊   Un viaggio memorabile, ricco di esperienze indimenticabili come la visita alle Nazioni Unite e la preghiera a Ground Zero: Benedetto XVI ha indicato i momenti forti del suo viaggio apostolico negli Stati Uniti nella cerimonia di congedo all’aeroporto JFK di New York. Evento contraddistinto da quell’entusiasmo che ha accompagnato la visita del Papa in terra americana fin dalle sue battute iniziali. A salutare il Papa, infatti, oltre al vicepresidente Dick Cheney, l’ex presidente Bill Clinton e la moglie Hillary, senatrice di New York, c’erano anche ben cinquemila fedeli della diocesi di Brooklyn, il quartiere popolare newyorkese dove si trova l’aeroporto. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    (Canti)

     
    Gli americani hanno voluto mostrare il proprio affetto per Benedetto XVI fino agli ultimi istanti di presenza del Papa nella propria terra. L’entusiasmo festoso di 5 mila fedeli di Brooklyn ha fatto da sfondo alla cerimonia di congedo nella quale il vicepresidente Cheney ha ringraziato il Pontefice per aver portato agli Stati Uniti un messaggio di pace, giustizia e libertà e, ancora, di speranza e salvezza.

     
    (Applausi)

     
    L’arrivo del Papa all’hangar è stato accolto da un applauso fragoroso e insistito quasi a voler prolungare la permanenza del Santo Padre in mezzo a loro. Benedetto XVI ha ringraziato quanti si sono impegnati per la riuscita di questo viaggio e per la “gentile accoglienza” riservatagli a Washington e New York:

     
    “It has been a joy for me to witness…”
    “E’ stata per me una gioia essere testimone della fede e della devozione della comunità cattolica in questa nazione”, ha detto il Papa. Ed ha definito “incoraggiante” l’incontro con “i rappresentanti delle altre comunità cristiane e delle altre religioni”. Il Papa ha ringraziato il presidente Bush e le autorità civili ed ha rinnovato gli auguri alle diocesi di Baltimora, New York, Boston, Philadelphia e Louisville per il loro anno giubilare. Ricordando gli incontri con le diverse realtà della Chiesa americana, ha esortato i fedeli a “rendere una gioiosa testimonianza a Cristo nostra speranza”. Si è poi soffermato sui due avvenimenti simbolicamente più forti della visita:

     
    “One of the high-points of my visit was the opportunity…”
    “Uno dei momenti più significativi della mia visita – ha affermato – è stata l’opportunità” di parlare alle Nazioni Unite. A sessant’anni dall’approvazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, ha ringraziato l’ONU per quanto “è riuscita a compiere per difendere e promuovere i diritti fondamentali” di ogni essere umano ed ha incoraggiato “tutti gli uomini di buona volontà a continuare ad adoperarsi senza stancarsi per promuovere la giusta e pacifica coesistenza tra i popoli e le nazioni”:

     
    “My visit this morning to Ground Zero will remain…”
    La visita a Ground Zero, ha confidato il Papa, “rimarrà profondamente impressa nella mia memoria, mentre continuerò a pregare per coloro che perirono e per tutti coloro che soffrono per le conseguenze della tragedia” dell’11 settembre. Ha così assicurato le sue preghiere affinché negli Stati Uniti e in tutto il mondo “il futuro porti maggiore fraternità e solidarietà, un accresciuto reciproco rispetto e una rinnovata fiducia” in Dio. Infine, la benedizione con quella formula tanto cara al popolo americano:

     “May God Bless America!”

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    Sul viaggio del Papa la riflessione del cardinale George, presidente della Conferenza episcopale statunitense

    ◊   Sulla visita del Papa negli Stati Uniti e all’ONU ascoltiamo, al microfono di uno dei nostri inviati, Sean Lovett, la riflessione del cardinale Francis Eugene George, presidente della Conferenza episcopale statunitense:


    R. – The visit of the Holy Father...
    La visita del Santo Padre agli Stati Uniti e alle Nazioni Unite, prima di tutto, ha mostrato qualcosa che tutti noi conoscevamo e cioè che Benedetto XVI è un maestro meraviglioso. Ha parlato in modo chiaro della verità in rapporto alla libertà, alla pace, ai diritti umani, all’ecumenismo. Penso in particolare che le sue parole daranno il via ad un nuovo senso della missione delle Nazioni Unite nel mondo. E’ stata dunque una visita molto importante per la qualità del messaggio. Un altro aspetto è stato anche l’entusiasmo che ha generato, e in cui si è vista la dimensione della personalità del Santo Padre, che forse molte persone non conoscevano bene: la sua umiltà, la sua sincerità, la sua carità e il suo amore per tutti, specialmente per le vittime degli abusi sessuali. Si è vista la grande risposta dei giovani e la felicità di un Pontefice che è entrato in sintonia con loro. E’ stata un’esperienza davvero emozionante per il Santo Padre in questi giorni.

     
    D. – Come americano è sorpreso da questa incredibile risposta, giunta dai più diversi livelli: dalle autorità civili e politiche, dai religiosi, dai fedeli e dalla gente della strada?

     
    R. – We’re surprised only in the sense...
    Siamo sorpresi solo nel senso che pur conoscendo la qualità del Santo Padre, non eravamo sicuri di come effettivamente la gente avrebbe compreso chi era il Santo Padre. Quindi, è stata una sorpresa davvero piacevole. Penso che lasci la Chiesa degli Stati Uniti più forte, più unita e certamente lascia noi vescovi con la forza di fare il nostro lavoro in maniera più efficace che nel passato e di questo gli siamo estremamente grati.

     
    D. – Il Papa più volte durante la visita ha affrontato con estrema chiarezza lo scandalo degli abusi sessuali. Gli Stati Uniti possono ora voltare pagina e guardare avanti con più fiducia?

     
    R. – I would hope so…
    Lo spero. Ma molto incoraggiante per i vescovi è stato il fatto che il Santo Padre abbia approvato quel lavoro che noi abbiamo fatto negli ultimi anni per cercare di proteggere i bambini. In un contesto sociale dove gli abusi sessuali sembrano prevalere, la Chiesa ha fatto più di qualsiasi altra istituzione per cercare di rispondere a questo problema concretamente. Perciò in nessun modo esiste un distacco tra quello che vuole il Papa e quello che i vescovi americani stanno facendo. E questo è stato un grande incoraggiamento per noi, per continuare ad affrontare in modo più ampio il problema, come lui stesso ha detto, perché nell’intera società avvengono abusi nelle famiglie, nelle scuole e in altri luoghi e le vittime di questi abusi non sono rispettate nello stesso modo in cui sono state rispettate le vittime degli abusi sessuali da parte dei preti.

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    La visita del Papa porterà beneficio alla Chiesa e alla società americana: padre Federico Lombardi traccia un bilancio del viaggio negli Stati Uniti

    ◊   Libertà, verità, pace, diritti umani: tante le chiavi di lettura del viaggio apostolico di Benedetto XVI. Tutte però accomunate dalla speranza evangelica, tema della visita pastorale in terra americana. A sottolinearlo, all’indomani della conclusione del viaggio, è il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – Io ricorderei che il Papa nel suo messaggio che ha rivolto agli americani una settimana prima di partire sottolineava che il tema di questo viaggio è “Cristo, nostra speranza”. E questo voleva essere proprio il tema unificatore dei tanti messaggi, che in direzioni diverse, avrebbe cercato di dare sia al popolo americano, sia alla Chiesa cattolica negli Stati Uniti d’America, sia a tutte le nazioni anche nella grande Assemblea dell’ONU. Io ho veramente l’impressione che questo sia stato raggiunto e che sia stato cioè un viaggio di annuncio di speranza per tutti: di annuncio di speranza per una grande nazione, che deve avere la dignità e il senso della grandezza della sua vocazione nel mondo di oggi; di una Chiesa che ha vissuto anche un periodo particolarmente travagliato negli anni recenti e che aveva, quindi, molto bisogno di essere riconfortata e rilanciata verso l’avvenire, anch’essa con la consapevolezza delle sue possibilità e della sua responsabilità nell’ambito della Chiesa universale; e, infine, le Nazioni Unite e cioè tutti i popoli del mondo che hanno riflettuto - in questa circostanza straordinaria del 60.mo della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo - sui quali sono i veri fondamenti per costruire il futuro e, quindi, anche in questo caso per guardare in avanti. Cristo aiuta ad avere quella visione dell’uomo, del suo destino, della realtà della persona umana che permette di costruire su dei fondamenti solidi l’avvenire dell’umanità.

     
    D. – Ha destato ammirazione la chiarezza con cui il Papa ha parlato alla Chiesa e alla società americana, affrontando anche argomenti difficili come appunto lo scandalo della pedofilia e facendolo con coraggio. Quali frutti ci si può aspettare da questo stile mite e fermo del Santo Padre?

     
    R. – Mi pare proprio che il Papa abbia usato il suo modo di affrontare i problemi e cioè una grande lealtà, senza sfuggire mai di fronte alle difficoltà, ma guardandole anzi davanti a sé e con grande lucidità, onesta e chiarezza di coscienza. Questo egli ha fatto guardando al problema che la Chiesa negli Stati Uniti ha affrontato e guardandovi con grande lealtà, con senso anche di riconoscimento della colpa, ma anche di impegno per guarire le ferite e per usare nel futuro quella responsabilità che è necessaria, perchè questi fatti così gravi non si verifichino mai più. Questo, però, è un elemento che è stato inserito nel discorso di Benedetto XVI alla Chiesa americana in un contesto molto ampio, per cui quello che è stato annunciato è il dovere di presentare il messaggio di Cristo integralmente nella società di oggi, ritrovare la bellezza e la grandezza della vocazione educativa della Chiesa. C’è stato un grande discorso di Benedetto XVI all'Università cattolica. Quello che i cattolici americani hanno fatto nel campo dell’educazione e della cultura è qualcosa di assolutamente straordinario. Dobbiamo ricordarlo veramente bene, perchè probabilmente non c’è un’altra nazione in cui sia stato fatto tanto dalla Chiesa per la cultura del popolo non solo cattolico, ma di tutti. Questo è stato visto e rilanciato dal Papa con grande fiducia nel futuro. Il Papa ha anche ricordato i meriti dei cattolici americani nella solidarietà verso i poveri, verso gli altri popoli, verso tutti coloro che hanno bisogno. Questo, certamente, ha invitato ad avere quella visione positiva della Chiesa, che - nella sua omelia nella cattedrale di St. Patrick – è stata espressa con una immagine molto bella: “Le vetrate della chiesa si illuminano e chi vive dall’interno l’esperienza di essere Chiesa ne comprende la bellezza, la grandezza, e ringrazia il Signore di essere chiamato a far parte di questa Chiesa. Anche nei discorsi ai giovani il Papa ha saputo suscitare un grande entusiasmo ed ha saputo presentare la positività e la bellezza della vocazione cristiana. Mi pare, quindi, che abbia veramente aiutato la Chiesa americana a chiudere una pagina – diciamolo pure – di vergogna, perchè questa è la parola che il Papa stesso ha usato, e di dolore per delle colpe e delle responsabilità gravi del passato, anche se compiuto da un piccolo numero rispetto al gran numero dei sacerdoti della Chiesa cattolica americana. Certamente però dopo un tempo difficile, che nella carità, nel risanamento delle ferite del passato - sia per le vittime, sia per le responsabilità e la ferita che ha sentito il corpo della Chiesa in se stessa - può ora guardare con grande fiducia al futuro, sapendo che c’è un perdono, c’è una riconciliazione, c’è una capacità di continuare a vivere la vocazione cristiana e con grande positività.

     
    D. – Il Papa ha conquistato il cuore degli americani non solo dei cattolici, parlando dei suoi valori fondanti, quelli che per generazioni l’hanno resa una meta di speranza. Questo viaggio può aiutare l’America a riflettere sul ruolo che oggi ha nel mondo?

     
    R. – Certamente. Il Papa ha usato una pedagogia classica dei Papi, anche già del suo predecessore, nel parlare con autorità ad un popolo intero, aiutandolo ad identificare le sue radici e i suoi valori, la sua vocazione storica. Il Papa ha parlato al popolo americano delle sue caratteristiche di convivenza fra tanti popoli di cultura e di credenza differenti, nel costruire insieme, nella libertà e nella democrazia, una grande comunità umana, che può anche diventare per l’umanità stessa un messaggio di pace, di riconciliazione, di convivenza – appunto - nella libertà, in una libertà che è fondata anche esplicitamente sul riconoscere Dio, Dio Creatore e quindi i valori essenziali della persona umana, come immagine di Dio. Questo il Papa lo ha colto e lo ha detto in modo molto esplicito e gli americani si sono sentiti capiti, riconosciuti nel loro valore storico e nei loro aspetti – diciamo pure – migliori. Questo certamente è un grande beneficio. Anche le autorità massime degli Stati Uniti - il presidente Bush così come il presidente Cheney nel discorso finale - hanno riconosciuto al Papa questa capacità di evocare gli aspetti positivi del popolo e di dare ad esso un grande messaggio. Quando ieri sera ascoltavo il discorso conclusivo di Cheney, sentivo americani intorno a me che dicevano: delle parole così elogiative, così importanti da parte di una delle massime autorità del nostro Paese verso il capo della Chiesa cattolica è un qualcosa che fino a qualche anno fa non ci saremmo neppure potuti immaginare. Questo vuol dire che il popolo, in tutti i suoi aspetti e quindi anche attraverso i suoi responsabili, riconosce che la Chiesa cattolica e il Papa sono interlocutori degni ed efficaci, che aiutano a trovare il meglio dello stesso popolo americano.

     
    D. – Da ultimo, un viaggio – come lei ben sa – si può raccontare anche e soprattutto per immagini. Sicuramente il Papa che prega a Ground Zero rimarrà indelebile nella memoria di ciascuno di noi e in particolare dei cittadini americani e di New York. Quale il significato più profondo di questo evento, al di là delle emozioni?

     
    R. – Il Papa è andato a pregare. Non ha fatto dei grandi discorsi a Ground Zero. E’ andato a meditare e con questo ci ha invitato tutti a continuare a riflettere su questo mistero, che è l’evento dell’11 settembre. E’ il mistero del male che si manifesta con una incomprensibile aggressività e violenza nella nostra storia, ai nostri giorni. Questo male omicida che uccide migliaia di innocenti, senza preoccuparsi anzi – in un certo senso – cercando proprio questo per riuscire ad affermare il suo posto nella nostra vita, turbarla e sconvolgerla. Ricordarsi di questo, ma ricordarsi allo stesso tempo che Ground Zero è stata una occasione in cui è venuto fuori anche il meglio, il più bello della solidarietà per chi stava soffrendo. Sono rimasto colpito, perchè io non mi ero reso conto che più di 400 persone, sui quasi 3 mila morti, sono soccorritori. Sono morti più di 340 pompieri in questo evento. Allora si è unito alla morte dell’innocente il sacrificio di colui che dava la vita per aiutarlo. Questo non lo dobbiamo dimenticare. Questo rappresenta l’elemento di speranza che è insito in questo drammatico e tragico evento e quello che ci fa guardare avanti o meglio ci dà il punto di appoggio per guardare avanti, dicendo: “Non c’è solo il male, ma c’è anche il bene!”. E’ con questo atteggiamento che noi dobbiamo guardare avanti e non lasciarci turbare e spaventare troppo, continuando a cercare di costruire una società migliore e sulla base di quei principi che il Papa ha ricordato alle Nazioni Unite e, quindi, la dignità della persona umana, il riconoscimento di Dio Creatore e tutti quei principi che Cristo, nostra speranza, ci aiuta a vedere. Anche la meditazione quindi di questo evento drammatico, ma molto caratteristico della nostra storia di questi giorni, mi pare che venga ricondotto in questo viaggio del Papa al tema della speranza. Realismo nel guardare e nel vedere la presenza del male, ma speranza nel sapere che non ha l’ultima parola e che c’è un amore che ci permette di ricominciare e di ricostruire.

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    Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale López Trujillo

    ◊   Si svolgeranno mercoledì prossimo alle 11.00 nella Basilica Vaticana le esequie del cardinale colombiano Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, morto sabato scorso a Roma dopo una breve malattia all’età di 72 anni. La Santa Messa sarà celebrata dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Al termine del rito, la Liturgia esequiale sarà presieduta da Benedetto XVI che terrà l’omelia e il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. Il Papa, che già ieri a New York aveva espresso il suo dolore, appena appresa la notizia, in un telegramma inviato ai familiari del porporato, ha definito il cardinale López Trujillo un “instancabile pastore” che si è “generosamente” speso “al servizio della Chiesa e del Vangelo della vita” e per “la nobile causa della promozione del matrimonio e della famiglia cristiana”. Ma ascoltiamo la testimonianza di un suo stretto collaboratore, mons. Gregorio Kaszak, segretario del Pontificio Consiglio per la famiglia, intervistato da Stanislaw Tasiemski:


    R. - Per volontà di Sua Santità Giovanni Paolo II, ha preso questo incarico alla guida del dicastero per la famiglia e l’ha preso sul serio, ha lavorato tantissimo. Era un cardinale molto intelligente, era un cardinale ben informato su tutte le problematiche che riguardavano la famiglia, il matrimonio ma anche la vita perché lui sempre sottolineava: “Guarda che la vita, la trasmissione della vita, appartiene alla famiglia. Se portiamo la vita umana fuori dalla famiglia, il mondo è finito”. Era un uomo che lavorava tanto: talora mi faceva vedere i documenti che doveva leggere e diceva: “Vedi questa montagna di carte? Io entro domani o dopodomani, devo leggerle, però, per fortuna, di notte non dormo allora leggo o scrivo. E veramente la mattina successiva, nell’ufficio, ci portava i suoi testi scritti di proprio pugno, a mano, e noi preparavamo questi testi. Dunque era un uomo non soltanto che aveva grande conoscenza ma questa conoscenza, questi talenti, queste doti che il Signore gli aveva dato, le ha utilizzate con tutta la sua forza per il bene del matrimonio, della famiglia e della vita. Era un uomo che sapeva combattere, che si impegnava per la verità, che non aveva paura degli avversari perché diceva che "la verità è più forte, non dobbiamo avere paura di manifestarla, di presentarla anche a coloro che non la condividono". Aveva l’idea che si dovrebbe avere un dialogo con i politici, con i legislatori e non soltanto quelli cattolici ma anche gli altri perché, diceva, che si trattava del bene comune; "quando parliamo della famiglia, quando parliamo del matrimonio - diceva - si tratta del bene di tutti, di tutta la società. Non esiste la società, non esiste neanche il futuro del mondo, senza il matrimonio e la famiglia”. Era convinto di questo e veramente ha impegnato tutte le sue forze proprio per difendere la vita, l’istituzione matrimoniale e familiare.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   "Un viaggio storico": in prima pagina, un editoriale del direttore sull'itinerario appena compiuto dal Papa negli Stati Uniti.

    Gli auguri del cardinale Tarcisio Bertone a Benedetto XVI, per il terzo anniversario della sua elezione, formulati al termine della Messa, sabato, nella cattedrale di San Patrizio.

    In evidenza, nell'informazione internazionale, l'emergenza cibo: allarme di Ban Ki-moon per le conseguenze sulla crescita economica, il progresso sociale e la sicurezza politica mondiale.
     In rilievo anche l'Iraq: in visita a Baghdad, Condoleezza Rice appoggia la linea di fermezza del Governo contro il leader radicale sciita Al Sadr.

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    Oggi in Primo Piano



    Paraguay: eletto presidente Fernando Lugo, leader dell'opposizione di centrosinistra

    ◊   Il Paraguay volta pagina. Dopo 61 anni al potere, il Partito Colorado ha perso le elezioni di ieri per il rinnovo del presidente del Paese e dei due rami del parlamento. Con oltre 10 punti di vantaggio, la vittoria è andata a Fernando Lugo, vescovo emerito di San Paolo, sospeso “a divinis” oltre un anno fa. Lugo, 56 anni, era a capo di una coalizione di centro-sinistra. “Costruiremo la democrazia insieme” ha promesso il presidente eletto che assumerà la presidenza del Paraguay il prossimo 15 agosto. Sul voto Benedetta Capelli ha raccolto il commento di Luis Badilla esperto dell’America Latina della nostra emittente:


    R. - La prima cosa che mi sembra giusto sottolineare è che Lugo ha vinto con una percentuale molto superiore rispetto a quanto dicevano i sondaggi. Questo dà più forza alla sua vittoria insieme al fatto che, da una prima analisi del voto, pare che abbia avuto un sostegno abbastanza trasversale. Così lui ha, per così dire, messo a segno una prima importante conquista: ha sbaragliato un regime politico che durava da 61 anni, quello più longevo al mondo. Ma questo è il suo problema principale perché l’opposizione rappresenta il 53 per cento, la signora Bianca Olevar e il generale Lino Oviedo, entrambi della destra, rappresentano quasi la metà del Paese.

    D. – Si può pensare ad una maggioranza allargata?

     
    R. – No, io la escluderei assolutamente, non mi sembra possibile perché la distanza politica e il clima elettorale molto polemico, duro, che c’è stato secondo me durerà ancora per molto tempo. Di fatto qualsiasi intesa con queste due forze nel Parlamento sia con il Partito Colorado sconfitto sia con il generale Oviedo, esponente dell’estrema destra paraguayana, è bloccata.

     
    D. – Abbiamo parlato del Partito Colorado: ha tentato la carta della candidatura di una donna, sarebbe stata un’altra donna presidente in un America Latina che già ne conta altre due. Che cosa non ha funzionato in questo partito, perché non ha ottenuto quel consenso che sempre c’era stato?

    R. – Diciamo che la candidatura della signora Olevar è stata una buona candidatura perché, tutto sommato, ha raggiunto oltre il 30 per cento dei voti. Poi cos’altro non ha funzionato? Non ha funzionato che questo Paese è all’estremo dal punto di vista economico e sociale e questo partito da moltissimi anni dice molte parole ma fa pochi fatti.

     
    D. – Per quanto riguarda Lugo, dal 2006 ad oggi, è riuscito a trovare intorno a sé un consenso molto ampio e addirittura ad arrivare alla presidenza. Quali sono stati gli elementi di forza?

     
    R. – Lui ha saputo intercettare il disagio di questo Paese che dura da parecchio tempo, il malumore dei cittadini che da troppo tempo chiedono che vengano rispettati i loro diritti economici, sociali, ecc. Lui ha saputo interpretare questo ed ha aggiunto un elemento che secondo me è fondamentale in questo Paese, soprattutto in questi ultimi anni: l’elemento della speranza. Il suo linguaggio, le sue proposte hanno puntato sempre a dire: “Guardate, ce la possiamo fare! Basta impegnarsi! Meno lotte politiche, meno polemiche, meno odio fra noi, più unità e mettiamoci insieme perché c’è un bene comune da portare avanti per il bene di tutti".

     
    D. – A livello internazionale sono già ipotizzabili quelle alleanze con quei Paesi che in America Latina hanno già scelto il centrosinistra?

     R. – Io sono convinto, da quanto mi risulta, avendo letto il programma di Lugo e molte sue dichiarazioni, che lui assumerà, nel campo internazionale latino-americano, una posizione più vicina a quella della signora Bachelet in Cile. Eviterà qualsiasi asse politico con Morales in Bolivia o con Chavez in Venezuela, cosa che so temono in moltissimi.

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    L'emergenza fame al centro della Conferenza UNCTAD in Ghana

    ◊   Pesano i timori per il crescente aumento dei prezzi degli alimenti sulla XII Conferenza ministeriale dell’UNCTAD, la Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo, che si è aperta ieri ad Accra, in Ghana. “Affrontare le opportunità e le sfide della globalizzazione ai fini dello sviluppo” è il tema dell’assemblea inaugurata dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon. Allarmante il quadro disegnato: per Ban il carovita rappresenta “una minaccia alla sicurezza mondiale”; sulla stessa linea Jean Ziegler, inviato delle Nazioni Unite per il cibo, per il quale l’aumento globale dei prezzi sta conducendo ad un “silenzioso omicidio di massa”. Sui temi di questa conferenza sentiamo Sergio Marelli presidente dell’Associazione delle ONG italiane, intervistato da Stefano Leszczynski:

     
    R. – Io penso che anche la cronaca di questi giorni riporti alla grande attenzione di tutto il pubblico internazionale quella che è la grande questione africana, ovvero l’insicurezza alimentare. E’ paradossale che con le regole commerciali definite dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, Paesi produttori agricoli e Paesi che fino a qualche decade fa erano degli esportatori di riso, di cereali, di prodotti agricoli, oggi siano non solo degli importatori, ma anche vedano la propria popolazione affamata.

     
    D. – Come si concilia con il concetto di globalizzazione il fatto che molti Paesi in via di sviluppo prediligano ad esempio la creazione di mercati regionali, quindi più limitati in maniera tale da poter emergere economicamente?

     
    R. – Sì, è un concetto che si rifà ad un principio che anche il Forum della società civile di Accra ha ribadito, ovvero quello della necessità di proteggere questi mercati. La concorrenza molto spesso sleale fa sì che questi mercati siano invasi da prodotti, che venduti sottoprezzo impediscono ai produttori locali di produrre e di vendere, soprattutto le loro produzioni. Ora, la soluzione degli accordi regionali è una soluzione per rafforzare queste economie deboli, queste economie fragili, per fare fronte a questo grande mercato internazionale oggi dominato dalle grandi multinazionali.

     
    D. – Un metodo questo probabilmente anche per preservare le caratteristiche culturali di determinate aree che rischiano di scomparire altrimenti?

     
    R. – E’ per questo che noi parliamo di sovranità alimentare, ovvero non solo del diritto di tutti di avere accesso al cibo in quantità e qualità sufficiente, ma anche del diritto di produrlo secondo le tradizioni, le culture, i metodi che ogni nazione, che ogni popolo, non solo vorrà definire, ma che ha accumulato nei tempi.

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    Chiesa e Società



    Dialogo tra cristiani e musulmani in Europa: due documenti ed una conferenza ad ottobre

    ◊   Due documenti, uno sui fenomeni di violenza dove l'aspetto religioso è stato coinvolto e l’altro sulla formazione del clero e degli operatori pastorali, sulle conseguenze della presenza musulmana sulla vita della Chiesa in Europa, saranno pronti all'inizio del 2009. E’ quanto annuncia il comunicato finale dell’incontro del Comitato Ccee-Kek per le relazioni con i musulmani in Europa (Crme) che si è chiuso ieri a Esztergom, in Ungheria. Con il Crme si sono riuniti anche alcuni musulmani di diversi Paesi europei per preparare insieme una Conferenza cristiano-musulmana europea, che si terrà a Malines/Bruxelles, il 20-23 ottobre 2008, sul tema “Essere cittadini europei e credenti. Cristiani e musulmani come partner attivi nelle società europee”. Su questo appuntamento il comunicato finale ripreso dall'Agenzia Sir, anticipa già alcuni contenuti: “la Conferenza di Malines si aprirà con la presentazione della prospettiva cristiana e di quella musulmana sul tema. In seguito i partecipanti lavoreranno in forma seminariale su quattro temi: il ruolo delle religioni nella società secolare; la religione tra istituzione e fede personale; come i cristiani e i musulmani si vedono gli uni gli altri e come promuovere il rispetto e la comprensione reciproca attraverso l'educazione; e ultimo, costruire ponti, quali le sfide davanti a cui si trovano le nostre comunità?”. Il card. Péter Erdo, presidente del Ccee, arcivescovo di Esztergom-Budapest, si legge nel comunicato, “ha augurato un approfondimento della collaborazione tra cristiani e musulmani in Europa. Il Dio delle nostre religioni - ha detto - è un Dio della pace e non deve essere strumentalizzato per scelte violente. In alcuni Paesi dell'Europa centro-orientale si vivono esperienze di convivenza tra cristiani e musulmani che possono essere un contributo significativo anche per i Paesi occidentali”. “Il dialogo realizzato tra i membri del Crme e gli ospiti musulmani sulla Lettera Aperta di 138 Guide religiose musulmane indirizzata ai responsabili delle Chiese e confessioni cristiane del 13 ottobre 2007, ha mostrato l'interesse suscitato da questo testo. Esso – secondo quanto riporta il documento Kek-Ccee - esprime una volontà di un dialogo sulla base spirituale-sacra, libero da condizionamenti politici e ideologici. Un altro tema affrontato con gli ospiti musulmani è stato la Carta dei Musulmani in Europa firmata il 10 gennaio da 400 associazioni e organizzazioni musulmane in Europa”. (R.P.)

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    Da giovedì prossimo fino alla fine del 2008 le spoglie di Padre Pio verranno esposte ai fedeli

    ◊   San Giovanni Rotondo si prepara ad accogliere milioni di pellegrini, devoti di Padre Pio. Il 24 aprile, infatti, le spoglie del Santo, dopo l'ispezione canonica delle settimane scorse, verranno esposte ai fedeli e le prenotazioni per pregare sulla salma del frate canonizzato nel 2002 sono già oltre 750 mila. La giornata di giovedì si aprirà alle 11 con una Celebrazione Eucaristica presieduta dal Cardinale Josè Saraiva Martins sul sagrato della nuova chiesa di San Giovanni Rotondo progettata dall’architetto Renzo Piano. Al termine della cerimonia il cardinale sarà il primo a pregare sulle spoglie del santo che verranno esposte in una teca di cristallo nella cripta del convento di Santa Maria delle Grazie. Subito dopo il porporato, si avvicineranno alle spoglie i primi fedeli. Il corpo di Padre Pio rimarrà esposto al pubblico fino alla fine del 2008 e ogni giorno potranno accedervi al massimo circa 7 mila persone. Quello in corso è il 40.mo anno dalla morte del 'frate delle stimmate', venerato da milioni di fedeli in tutto il mondo. (S.G.)

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    Sri Lanka: scambio di accuse tra Tigri Tamil ed esercito sull'uccisione di un sacerdote cattolico

    ◊   Un esempio di coraggio. È così che la Caritas dello Sri Lanka ricorda padre M. X. Karunaratnam, il sacerdote cattolico ucciso ieri nell’esplosione di una mina sulla strada Mallaavi – Vavunikkulam, a Wanni, nel nord del Paese. Il religioso, presidente del Segretariato nord-orientale dei diritti umani, organizzazione attiva nelle aree amministrate dai separatisti Tamil, ha perso la vita ieri mattina mentre tornava in parrocchia a bordo delle sua auto. Le Tigri Tamil e l’esercito si scambiano accuse per la morte del sacerdote. In un comunicato diffuso dai ribelli autonomisti si legge che il prelato è stato ucciso per mano di un’unità delle forze armate governative, ma l’esercito ha respinto l’accusa, sostenendo di non essere presente nell’area. Molti sostengono che il veicolo del sacerdote era ben conosciuto e che l’attentato fosse diretto proprio a lui. Padre Sarath Iddamalgoda, impegnato nella difesa dei diritti umani a Colombo, lo ricorda in un comunicato diffuso dall'agenzia AsiaNews, come “una persona amichevole e disponibile, molto impegnato per i poveri”. “La sua morte - continua - fa venir meno un ponte tra le comunità Tamil e Sinhala”. Questa mattina alle ore 11 si è svolta la messa di suffragio nella cappella del Convento del Perpetuo Soccorso, a Negombo, non lontano dalla capitale. (V.V.)

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    "Scongiurare il rischio che l'energia diventi ragione di scontro tra le varie aree del mondo": l'allarme dall'International Energy Forum

    ◊   Nuovo record storico per il prezzo del petrolio. Stamani l’oro nero è arrivato a 117,51 dollari. Per il premier italiano Romano Prodi, intervenuto al Forum Internazionale sull'Energia che si è aperto ieri a Roma, “è necessario che i prezzi petroliferi siano relativamente stabili a livelli accettabili sia per i consumatori che per i produttori”. Ogni dieci dollari di aumento del costo del barile, la spesa per l’economia mondiale è di 500 miliardi di dollari. Secondo il premier uscente servono dialogo, coerenza e trasparenza per “scongiurare il rischio che l'energia costituisca in futuro ragione di tensione e di scontro tra le varie regioni del mondo, da cui usciremmo tutti perdenti”. Sulla stessa linea il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, convinto che l’importanza del dialogo nel mercato energetico fra Paesi produttori e consumatori sia “oggi sempre più cruciale”. L’Opec però respinge le richieste dell’Occidente di far aumentare l’offerta per far calare i prezzi. Per il segretario generale dell’Organizzazione, Abdullah al-Badri, il rialzo delle quotazioni del petrolio dipende da “fattori esterni” come la continua debolezza del dollaro. E sulla possibilità che l’Italia torni prima o poi al nucleare, il presidente dell’Enel, Fulvio Conti, afferma che l’azienda italiana è tecnicamente pronta. “Servono 7-10 anni per realizzare una centrale – continua Conti – ma la scelta di tornare al nucleare è innanzitutto politica”. (A cura di Alessandro Guarasci)

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    Le Chiese ortodosse che seguono il calendario giuliano hanno celebrato ieri la Domenica delle Palme

    ◊   Domenica delle Palme a Mosca. Ieri Alessio II, Patriarca della Chiesa russo-ortodossa, ha incontrato più di 5 mila fedeli raccolti in preghiera nella cattedrale di Cristo Salvatore. “Stiamo entrando in un tempo speciale - ha ricordato il Patriarca - che ci prepara alla vittoria di Cristo sulla morte per noi”. Quest’anno la Pasqua ortodossa, celebrata secondo il calendario giuliano, cade il 27 aprile. Dati statistici, pubblicati a marzo dal centro sociologico Levada, e riportati da AsiaNews, affermano che in Russia la maggioranza della popolazione festeggerà la ricorrenza. La Pasqua, in questa Nazione reduce da 70 anni di ateismo di Stato, negli ultimi tempi è diventata sempre più importante. Quasi i tre quarti dei russi - secondo i dati Levada - si definisce cristiano ortodosso. La cifra è aumentata nel corso degli ultimi 3 anni passando dal 59 al 71%. Allo stesso tempo solo l’8% dei russi si può dire praticante. Il 39% della popolazione non va in chiesa nemmeno una volta l’anno e solo il 10% riceve l’Eucaristia più di una volta l’anno. Ma a celebrare la Pasqua, tradizionalmente, sono almeno l’80% dei russi. (V.V.)

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    L'arcivescovo di Mumbay: attentati anticattolici per destabilizzare la presenza della Chiesa in India

    ◊   Attacchi orchestrati e diffusi per destabilizzare la presenza della Chiesa in India: potrebbe essere questo il piano occulto di alcuni gruppi radicali induisti secondo il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbay. "La campagna mira a creare difficoltà alla Chiesa in India, a emarginarla sempre di più, a ridurne la sua influenza nella società". Il cardinale ha espresso pubblicamente la sua preoccupazione, ripresa dall'Agenzia Fides, circa quattro mesi dopo gli attacchi subiti dai fedeli cattolici nello Stato centro-orientale di Orissa, che hanno lasciato traumi e ferite profonde, dolore e disagi nelle comunità cattoliche locali, con morti, feriti e migliaia di sfollati. Il Cardinale Gracias, presidente della Conferenza dei Vescovi Latini dell’India, dopo aver letto i rapporti ed esaminato i documenti ufficiali del governo, ha dichiarato: “Gli eventi in Orissa sembrano essere stati attacchi decisi a tavolino. Quello che mi preoccupa maggiormente - considerando la vastità e l’articolazione territoriale della nazione indiana - è che quanto accaduto in Orissa potrebbe essere parte di un gioco più vasto, mirato e creare difficoltà nella Chiesa qui e altrove”, ha detto ricordando ulteriori incidenti ed episodi di violenza subiti dal personale religioso. Il porporato ha anche notato la responsabilità di gruppi e movimenti come il Baratiya Janata Party, che soffiano sul fuoco dell’ideologia, costruendo il tappeto di azione dei fondamentalisti violenti. Gli stessi leader indù, ha sottolineato, non riescono a controllare frange estremiste radicali. Il pericolo è, insomma, il diffondersi del “virus della cristianofobia”, soprattutto in un contesto di generale deteriorarsi dei rapporti interreligiosi, anche a causa di nuovi provvedimenti legislativi che, in alcuni Stati indiani, proibiscono le conversioni e gettano sospetti sulle minoranze religiose. (R.P.)

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    Messico: i vescovi esprimono preoccupazione per il prolungarsi della crisi istituzionale

    ◊   “È trascorsa una settimana dall’interruzione dei lavori del Congresso dell’Unione da parte di un gruppo di legislatori che hanno scelto di ricorrere a metodi esterni alle istituzioni, attentando così al cammino del dialogo stabile ed abituale delle Camere. Non sottovalutiamo i motivi che hanno portato a questa scelta, però non possiamo non segnalare che non ci sembra una strada adeguata da seguire”. Inizia con queste parole il comunicato diffuso da mons. José Leopoldo González González, vescovo ausiliare di Guadalajara e Segretario Generale della Conferenza Episcopale del Messico, nel quale rivolge un appello alla saggezza di fronte alla situazione di crisi che sta vivendo il Paese. Una settimana fa il Fronte Ampio Progressista (FAP), che riunisce i principali partiti di sinistra del Messico, non ha accettato la proposta di alcuni partiti di dibattere ininterrottamente per 50 giorni la proposta di riforma energetica fatta dal Presidente, Felipe Calderón, che loro considerano orientata a privatizzare il petrolio. I congressisti del FAP hanno occupato le tribune dallo scorso giovedì, come rifiuto di questa proposta. Ciò ha fatto salire la tensione con le altre forze politiche, oltre a paralizzare l’attività legislativa. Secondo quanto afferma il Segretario della Conferenza episcopale nel comunicato, i messicani si fidano pienamente delle istituzioni legittimamente costituite perché “sono quelle che garantiscono il dialogo tra le differenti correnti di pensiero, favoriscono gli accordi e guidano all’indispensabile legislazione di cui ha bisogno qualunque autorità per essere democratica e non autoritaria”. Dunque, la strada intrapresa è molto rischiosa, poiché non solo “si blocca il massimo organo rappresentativo della nazione e si ostacola l’esposizione dei differenti punti di vista e la possibilità di accordi, ma si pretende di imporre condizioni di pressione sociale al di sopra del dialogo democratico istituzionale”. A tal proposito, dunque, mons. González González lancia un appello al dialogo, all’accordo e al rispetto dei diritti altrui, come unica strada per “consolidare una cultura nella quale le istituzioni democratiche riconoscano i diritti umani e i valori culturali del Paese”. “L'Episcopato messicano - conclude il comunicato - manifesta la sua preoccupazione per la paralisi del lavoro legislativo, che rappresenta la base della vita democratica nazionale. E fa appello alla saggezza e alla concordia per ritornare quanto prima sulla via istituzionale”. (A cura di Luis Badilla)

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    Guatemala: a dieci anni dall'omicidio di mons. Gerardi, la Chiesa chiede giustizia

    ◊   “Fu un grande difensore dei diritti umani, ma anche un uomo di fede e di preghiera, molto fraterno e ci manca molto. Come Chiesa e seguaci di Cristo siamo pronti a perdonare ma vogliamo sapere chi perdonare e per cosa”: lo ha detto il cardinale Rodolfo Quezada Toruño, arcivescovo di Guatemala e Primate della Chiesa guatemalteca, ricordando nella sua omelia domenicale mons. Juan José Gerardi Conedera, vescovo ausiliare di Guatemala, di cui il 26 aprile si celebrano i dieci anni dall’assassinio nella sua parrocchia di San Sebastián, due giorni dopo aver pubblicato il rapporto “Guatemala nunca más” (Guatemala mai più) sui crimini compiuti durante la guerra civile. “Fu un uomo retto che lottò per la dignità dei più poveri per morire in modo barbaro. Il suo omicidio è una ferita ancora aperta nella Chiesa guatemalteca” ha aggiunto il cardinale Quezada rivolgendosi a centinaia di fedeli radunati ieri nella Cattedrale Metropolitana della capitale e reiterando la richiesta che “le indagini giudiziarie vadano avanti”. A conclusione di un processo contrassegnato “da un cumulo di irregolarità, da false testimonianze, alla manipolazione delle prove” - all’uccisione di testimoni e alle minacce ricevute da diversi giudici - come hanno anche scritto nel libro “Quién mató al obispo” i giornalisti Maite Rico e Bertrand de la Grange. Per l’assassinio di monsignor Gerardi sono stati condannati in via definitiva nel 2007 a 20 anni di carcere in quanto ‘complici’ del crimine: il colonnello dell’esercito Byron Disrael Lima Estrada – membro dello ‘Estado mayor presidencial’ nel governo di Alvaro Arzú (1996-2000) - suo figlio, il capitano Byron Lima Oliva e padre Mario Orantes, segretario del vescovo ucciso. I mandanti di quello che da più parti è stato definito “un crimine di Stato” a oggi non sono stati ancora individuati, riferisce l'Agenzia Misna. Nel rapporto "Guatemala nunca más" – frutto del Progetto interdiocesano di Recupero della memoria storica – fortemente voluto da monsignor Gerardi, sono elencate oltre 55.000 violazioni dei diritti umani perpetrate durante la guerra civile, conclusa con un bilancio di almeno 200.000 vittime, tra morti e ‘desaparecidos’; l’80 % dei casi è attribuito all’esercito. (R.P.)

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    I vescovi del Guatemala in difesa di mons. Ramazzini, minacciato di morte "perchè al fianco dei poveri"

    ◊   Solidarietà e sdegno: è quanto ha espresso la Conferenza Episcopale Guatemalteca in riferimento alle nuove minacce di morte ricevute lo scorso 31 marzo da mons. Álvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo di San Marcos. Queste le parole usate dai vescovi: “Non sappiamo chi siano i responsabili però pensiamo che le minacce siano dovute al lavoro pastorale in favore dei poveri e degli emarginati che mons. Ramazzini sta realizzando nella sua diocesi. Siamo sicuri che questa azione codarda provenga da quanti vogliono nascondere sotto un manto di impunità, tutta la rete di ingiustizia, emarginazione e morte presente nel nostro Paese”. I vescovi ricordano poi che fu la stessa mentalità ad uccidere dieci anni fa il vescovo ausiliare di Città del Guatemala, mons. Juan Gerardi. “Noi, vescovi del Guatemala – continua il messaggio – vogliamo manifestare pubblicamente la nostra solidarietà a mons. Ramazzini e ai responsabili della pastorale della diocesi di San Marcos e chiediamo alle autorità competenti che venga avviata immediatamente un’approfondita indagine su quest’incidente e che si prendano subito precauzioni per garantire la necessaria sicurezza a mons. Ramazzini”. Infine l’appello a “tutti i fedeli cattolici e alle persone di buona volontà” perché preghino per “il nostro fratello vescovo in questo momento difficile”. “Lo Spirito della Pentecoste – concludono i vescovi – che diede impulso alla testimonianza dei primi cattolici all’inizio della Chiesa, ci dia la forza e il coraggio necessari per portare avanti oggi la missione di Gesù e tutti insieme continuiamo ad annunciare il Vangelo dell’amore e della vita”. (S.G.)

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    Impegno per la sorte dei cristiani in Iraq: corteo a Bruxelles dopo il “no” della UE alla proposta di accogliere gli esuli

    ◊   Quattromila in corteo a Bruxelles. Dopo il “no” dell’Unione Europea alla proposta tedesca di aprire le proprie frontiere ai profughi cristiani dell’Iraq, migliaia di iracheni provenienti da tutta Europa hanno protestato sabato a Rond Point Schuman, quartiere dove hanno sede le istituzioni comunitarie. Gli organizzatori della manifestazione hanno fatto appello sia all’UE che agli Stati Uniti affinché si impegnino per la sorte dei cristiani: “Non vogliamo che i nostri confratelli siano costretti a lasciare l’Iraq” hanno dichiarato. L’Ue non ha contestato il fatto che i cristiani siano una minoranza fragile e minacciata, ma, come è stato spiegato al termine del Consiglio dei ministri della Giustizia e degli Interni a Lussemburgo, l’Unione non è pronta a creare un accesso preferenziale alle richieste di asilo degli esuli iracheni. Anche se, hanno precisato, i singoli Stati potranno comportarsi come preferiscono in materia di accoglienza. La proposta di ospitalità per i cristiani dell’Iraq era stata avanzata dal ministro tedesco dell’Interno Wolfgang Schaeuble. (V.V.)

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    "E' una vita dura, ma vogliamo rimanere qui": la testimonianza di alcuni giovani cristiani di Betlemme

    ◊   “Ci sentiamo in una prigione senza un tetto, ma abbiamo fede in Gesù e rimaniamo qui per Lui”. A dare questa testimonianza ai ragazzi dell’Agorà del Mediterraneo, in pellegrinaggio in Terra Santa dal 14 aprile, sono stati Charlie Abu Saada, cristiano melkita, insieme a Dani, Samer e altri che collaborano al giornale che lui dirige. I pellegrini italiani, che rientreranno oggi a Roma, riferisce l'agenzia Sir, hanno portato a Charlie e alla sua comunità una lettera dell’arcivescovo di Loreto, mons. Giovanni Tonucci, in cui viene espresso l’augurio che al prossimo incontro dell’Agorà (dall’1 all’8 settembre), “possano partecipare anche i ragazzi provenienti da Betlemme e arricchirci con la loro testimonianza di vita e di fede”. “Quello che cerchiamo di fare – hanno affermato Charlie e gli altri – è avvicinare i nostri ragazzi per cercare di farli rimanere qui”. La vita a Betlemme è diventata molto più difficile, sia per i cristiani che per i musulmani, dopo la costruzione del muro intorno alla città nel 2003. Tutti quelli che vogliono andare a Gerusalemme, che dista solo dieci chilometri, ma è in territorio israeliano, devono avere dei permessi particolari e sono obbligati a passare i controlli dei posti di blocco, “cosa che crea – hanno proseguito – una pressione, anche psicologica, tremenda: noi possiamo sopportare molto, ma come spiegare ai bambini tutto questo?” “Per tutto ciò – hanno concluso – raccontate di noi, dite che c’è una piccola comunità di arabi cristiani che conserva la propria fede e che cerca di resistere in Terra Santa”. (S.G.)

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    I Nuovo Galles del Sud ha stanziato 86 milioni di dollari australiani per la GMG

    ◊   “Eventi internazionali come la Giornata Mondiale della Gioventù non sarebbero possibili senza l’intervento del governo”. Sono queste le parole del direttore operativo della GMG Danny Casey, riportate dall'agenzia Sir, nell’annunciare che il governo federale del Nuovo Galles del Sud ha stanziato 86 milioni di dollari australiani da destinare ai servizi per la GMG. “Il contributo è significativo e profondamente apprezzato - ha continuato - ma molto più basso rispetto a finanziamenti di altri eventi internazionali ospitati dall’Australia” ed a riguardo ha citato i 600 milioni di dollari stanziati dal Governo dello Stato di Victoria per i giochi del Commonwealth del 2006. Sempre oggi, infine, il Comitato della GMG ha reso noto di aver stipulato sponsorizzazioni con le relative aziende per consentire ai giovani pellegrini di salire sull’Harbour Bridge e entrare al Taronga Zoo, a prezzi di favore. (V.V)

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    Si è chiuso ieri a Napoli il VII Incontro nazionale dei docenti universitari promosso dalla CEI

    ◊   “La particolare fase che stiamo vivendo risente in maniera sempre più evidente di forme di frammentazione culturale, e di solitudine con l’inevitabile conseguenza di rendere troppo lunghi i tempi previsti per la laurea e di non agevolare in alcun modo la crescita umana e spirituale degli studenti”: inizia così la lettera del Forum delle associazioni degli studenti universitari, presentata ieri mattina durante l’ultima sessione del VII Incontro nazionale dei docenti universitari, promosso dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’Università della CEI, a Napoli. Nel documento - riferisce l'agenzia Sir - viene denunciata la mancanza di spazi universitari in cui “i giovani possano sentirsi responsabili del proprio studio e del proprio futuro” e si chiede al mondo accademico “una sintesi più ampia, più completa, che abbia al centro di tutto la ricerca del senso pieno della vita, al cui interno fede, ragione, vita e cultura, s’integrino in un contesto di consapevolezza e di libertà”. Obiettivo dei due giorni di convegno, ha spiegato uno degli organizzatori, mons. Bruno Stenco, è stato “iniziare a identificare le questioni che riguardano l’Università sulle quali confrontarci e rilanciare con forza l’idea di creare una rete di collegamento tra docenti universitari cattolici”. Tanti gli argomenti su cui gli esponenti del mondo accademico di sono confrontati: “dalla riforma dell’Università in Italia e in Europa”, al problema “della meritocrazia sia riguardo gli studenti sia i docenti”, dalla questione di come "garantire l'eccellenza nell'Università di massa", al fondamentale tema dell’ “unità del sapere” e dell’Università come “comunità educativa”. (S.G.)

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    Il valore terapeutico della confessione al centro di un Convegno a Palermo

    ◊   La confessione come terapia, la richiesta di perdono come cura per la persona. Questo l’argomento, riferisce il quotidiano Avvenire, del X Convegno liturgico-pastorale organizzato a Palermo dalla Facoltà Teologica di Sicilia San Giovanni Evangelista, presieduta da mons. Nino Raspanti. La teoria del valore terapeutico della Riconciliazione, viene spiegata così dall’arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo, gran cancelliere della Facoltà: “Una prospettiva interessante e in sintonia con la sensibilità e la cultura del nostro tempo, che vede nella salute integrale dell’uomo un valore da difendere. La salvezza che il Signore ci offre e alla quale ci chiama, non si identifica e non va confusa con la salute psicosomatica ma, come insegna Gesù nel Vangelo, non la esclude, anzi la comprende”. Una visione dunque moderna e antica allo stesso tempo se si pensa a termini latini della sfera sanitaria quali “remedium” o “eucologia”, ossia preghiere e orazioni, riferite all’ascolto della Parola di Dio, al digiuno, alle opere di carità e al sacrificio. Eppure le inchieste più recenti mostrano una disaffezione verso il sacramento della Penitenza. “Ciò che risulta problematico oggi è la confessione e la concezione stessa del peccato” - ha sostenuto nel corso del Convegno, Giuseppe Sovernigo, psicologo e psicoterapeuta, docente all’Istituto di Liturgia pastorale di Padova. Difficoltà dovute all’emergere di problemi morali nuovi e ai nuovi modi di porsi di fronte a questioni morali antiche, insieme alla difficoltà ad assumersi la responsabilità delle scelte sbagliate. Da qui la necessità di un approccio rinnovato al sacramento, per riconciliare, secondo le parole di don Cosimo Scordato, docente di Teologia sacramentaria alla Facoltà Teologica di Sicilia, “i due aspetti che anticamente racchiudeva il termine salus, ossia salute fisica e salvezza”. (S.G.)

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    Musica, poesia e sfilate in costume: si celebra oggi il Natale di Roma

    ◊   Roma compie oggi 2761 anni e l’evento viene celebrato in tutta la città con numerosi appuntamenti. La leggenda, avvalorata dal racconto di Varrone, stabilisce, infatti, che il 21 aprile del 753 a.C. Romolo abbia avviato la fondazione della futura capitale dell’impero sul colle Palatino e la ricorrenza si festeggia sin dall’antichità con la cerimonia della “Palilia”. Nell’epoca moderna, siamo giunti alla V edizione della festa organizzata dal Comune e patrocinata anche dalla Presidenza del Consiglio, festa che prevede rappresentazioni in costume, eventi culturali e manifestazioni ludiche che coinvolgono oltre mille artisti provenienti da tutta Europa. Quest'anno, oltre alle cerimonie di rito (corona d'alloro al Milite Ignoto, rintocchi della Patarina, Messa in Campidoglio, Strenna dei Romanisti, esibizioni di bande), c'è un programma di eventi particolarmente ampio. Tra i molti appuntamenti: la serie dei "Concerti e palazzi dal '500 ad oggi", musica e visite guidate gratuite, il concerto a piazza Sant'Ignazio ("Aeterna Roma"), il concorso di poesia romanesca e il "Certamen Capitolinum" (concorso di composizione letteraria in latino) in Campidoglio. La Santa Messa è stata celebrata stamani nella cappella del Palazzo del Conservatori dal vescovo ausiliare di Roma, mons. Benedetto Tuzia. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Medio Oriente: Hamas pronto ad accettare un accordo di pace con Israele, ma solo dopo un referendum tra i palestinesi

    ◊   I leader di Hamas accetterebbero un accordo di pace con Israele negoziato dal presidente palestinese Abu Mazen, se approvato con un referendum dai palestinesi. A riferirlo l’ex presidente americano, Jimmy Carter, dopo gli incontri dei giorni scorsi a Damasco con i leader del movimento estremista islamico, colloqui particolarmente criticati da Stati Uniti e Israele. Intanto, sul campo proseguono le violenze: questa mattina, i militari israeliani hanno ucciso un militante armato di Hamas durante un'incursione nella Striscia di Gaza. L'operazione - confermata dall’esercito - è avvenuta nei pressi di Beit Hanun, la cittadina vicino alla frontiera spesso utilizzata da Hamas per lanciare razzi sul territorio israeliano.

    Iraq
    In un messaggio, il leader radicale sciita, Moqtada Al-Sadr, ha condannato la visita in Iraq del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice. Al Sadr ha invitato il governo di Baghdad a “evitare l’ingresso di terroristi occupanti” e a fermare le operazioni contro l’esercito del Madhi. Ieri, oltre 60 miliziani hanno perso la vita in due distinti attacchi. Le operazioni sono arrivate dopo la minaccia di Al Sadr di una “guerra aperta” contro le forze irachene e americane.

    Afghanistan
    Visita in Afghanistan per l’Alto rappresentante della politica estera europea, Javier Solana, giunto a Kabul in vista della conferenza internazionale sull'aiuto al Paese asiatico, in programma il 12 giugno a Parigi. In programma gli incontri con il presidente, Hamid Karzai, il comandante della Forza di assistenza alla sicurezza della NATO e il rappresentante dell'ONU nel Paese. Sul confine afgano, stamani sono stati rapiti due dipendenti pakistani delle Nazioni Unite. I due sono stati bloccati a bordo del loro veicolo mentre attraversavano la regione Khyber.

    Petrolio
    Senza freni la corsa del petrolio, che oggi a New York ha toccato quota 117,40 dollari al barile. Record anche a Londra, il Brent, il greggio di riferimento europeo, ha segnato il nuovo massimo a 114,65 dollari. Nel corso del suo intervento all’11° International energy forum di Roma, il premier italiano uscente, Romano Prodi, ha affermato che i prezzi alti del petrolio pesano sull'economia mondiale, in particolare sui Paesi più poveri, con un aggravio stimabile in 500 miliardi di dollari per ogni 10 di aumento del prezzo del barile. Diffuso un rapporto del Fondo monetario internazionale (FMI), in base al quale le istituzioni finanziarie europee riporteranno ulteriori perdite per 43 miliardi di dollari, a causa degli effetti del dissesto dei mutui subprime.

    Somali-scontri-pirateria
    È sempre più critica la situazione in Somalia. Secondo la ELMAN, un’organizzazione locale per la pace e i diritti umani, negli scontri scoppiati a Mogadiscio tra ribelli integralisti islamici e militari somali ed etiopici sarebbero un’ottantina le vittime e oltre cento i feriti. In questo quadro, nelle acque somale, sono tornati in azione i pirati: una nave da pesca spagnola, con 26 persone a bordo, è stata presa d'assalto dai banditi. Sul fenomeno, Stefano Leszczynski ha intervistato Angelo Masetti, portavoce del Forum Italia-Somalia:

    R. - Sì, la pirateria è una delle tante attività illecite che si sono sviluppate in Somalia in questi ultimi 17 anni di caos. La cronaca se ne interessa perché la pirateria va ad intrecciarsi con gli interessi occidentali. Questo è sicuramente un problema che deve essere affrontato, tenendo però presente che è semplicemente uno dei mille aspetti della illegalità predominante e crescente in Somalia.

    D. - Questi attacchi della pirateria hanno però mostrato anche una forte presenza militare internazionale al largo delle coste somale...

     
    R. - Apparentemente, visto ciò che sta succedendo sul territorio somalo, l’interesse è soprattutto quello di evitare la propagazione del caos e dell’instabilità somala nella regione che vede come confinanti l’Etiopia ed il Kenya. Questa constatazione è piuttosto triste, in quanto è volta soltanto al contenimento di una situazione di grandissima sofferenza, che vede una popolazione stremata con grandissime crisi umanitarie ed alimentari.

     
    D. - Servirebbe un maggiore intervento in Somalia da parte delle Nazioni Unite o da parte dell’Unione Africana?

     
    R. - La questione da affrontare è se fare un intervento militare efficace o non farlo. Poi, chiunque lo ponga in essere sarà il benvenuto. Fino ad ora, l’Unione Africana ha dimostrato di non avere i mezzi finanziari e tecnici per poter operare.
     
    Zimbabwe-politica
    Bisognerà attendere ancora per conoscere i risultati delle presidenziali in Zimbabwe, svoltesi il 29 marzo scorso. Ieri, l’annuncio di un ritardo visto la lentezza nel riconteggio delle schede in diverse circoscrizioni. L’opposizione, guidata da Morgan Tsvangirai, teme brogli elettorali ipotizzando un’aggravarsi della situazione che, secondo loro fonti, ha già provocato dieci vittime e centinaia di arresti tra i propri sostenitori.

    ONU-Ghana
    Il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, è da ieri in Africa per una lunga missione incentrata sulle recenti crisi locali, tra cui quella nello Zimbabwe. La prima tappa del segretario generale è in Ghana, ad Accra, dove si sono aperti i lavori dell’UNCTAD, la Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo, dedicati all'impatto economico della globalizzazione e alla lotta contro la povertà.
     
    Malaysia-fiaccola olimpica
    Tappa in Malaysia per la fiaccola olimpica. Strette le misure di sicurezza nel passaggio della torcia a Kuala Lampur, diversi gli arresti eseguiti dalle autorità per motivi ancora poco chiari. Intanto, il governo australiano ha autorizzato la presenza di sei paramilitari cinesi nel viaggio della fiamma olimpica il prossimo 24 aprile a Canberra. Si prevede infatti la presenza di oltre 10 mila persone fra manifestanti pro Tibet e pro Cina. Per tentare di spegnere le polemiche tra Pechino e Parigi, l’Eliseo ha inviato in Cina alcuni suoi emissari. L’iniziativa giunge dopo il boicottaggio da parte di migliaia di cinesi dei prodotti di una catena francese: un gesto seguito alle critiche di Parigi nei confronti di Pechino per i disordini in Tibet.

    Italia-politica
    Manovre politiche in vista della presentazione del prossimo governo Berlusconi. Il leader del Partito della Libertà ha precisato che ancora “nulla è stato deciso” nonostante l’annuncio della Lega, dopo un vertice privato ad Arcore, di aver ottenuto due ministeri - Riforme e Interno - più la vicepresidenza del Consiglio. Nella giornata di oggi, proseguono gli incontri. Silvio Berlusconi vedrà il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, e quello del Veneto Giancarlo Galan.

    UE-Croazia
    Due nuovi capitoli - energia e trasporti - sono stati aperti nei negoziati per l’adesione della Croazia all’Unione Europea. Per il settore energetico, Zagabria dovrà adottare nuove regole per lo sfruttamento di idrocarburi, così come sul fronte della sicurezza del nucleare. Riguardo ai trasporti, l’UE chiede maggiori sforzi e la ratifica dell’accordo sull’area comune di aviazione. Bruxelles deciderà il prossimo ottobre se chiudere le trattative nel 2009, consentendo l'adesione formale nel 2010.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
      
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 112

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