Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 18/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa negli USA: "Il mondo ha bisogno della testimonianza convincente della nostra speranza in Cristo"
  • Il commento di padre Lombardi al viaggio di Benedetto XVI negli USA
  • Intervista della CNN ad alcune vittime degli abusi sessuali: "il Papa ci ha ridato la speranza"
  • Gli educatori cattolici aiutino i giovani a ricercare la verità nel dialogo tra fede e ragione: l’invito del Papa alla Catholic University
  • Benedetto XVI ai leader religiosi: comunanza di intenti, pur tra le differenze di credo, per aprire il cuore del mondo alla pace. Gli auguri del Papa per la Pasqua ebraica
  • Oggi l'attesa visita del Pontefice all'ONU e l'incontro con la Chiesa di New York: intervista con il cardinale Egan
  • Il dolore del Santo Padre per le vittime dell’incidente aereo a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano
  • Oggi in Primo Piano

  • Crisi della famiglia e fenomeno degli abusi sessuali negli USA: la riflessione del prof. Bronislaw Misztal
  • Al via a Roma il Convegno biblico nazionale su ‘La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa’: intervista con don Giorgio Zevini
  • Chiesa e Società

  • Pubblicato il testamento di mons. Rahho
  • Conclusa la quinta edizione della maratona per la pace Betlemme - Gerusalemme
  • In Terra Santa, tre celebrazioni eucaristiche per ricordare il terzo anniversario di pontificato di Benedetto XVI
  • Appello dell’arcivescovo di Canterbury in favore dei cristiani della Terra Santa
  • Il cardinale Bagnasco presenta la visita del Papa a Genova, prevista i prossimi 17 e 18 maggio
  • Inaugurata ieri a Roma la nuova Accademia di Scienze Umane e Sociali
  • Stop alle armi di distruzione di massa: è l’appello della conferenza della rete cattolica per la pace
  • Nel mondo aumentano gli sfollati, soprattutto in Africa e in Medio Oriente
  • Maltempo in Perù: 59 morti in tre mesi e mezzo per alluvioni e gelo
  • Crisi alimentare in Corea del Nord: la denuncia del PAM
  • Hong Kong: la Società di San Vincenzo de' Paoli distribuisce riso alle famiglie povere
  • Il programma delle celebrazioni per i 400 anni di evangelizzazione della diocesi di Shanghai
  • Bolivia: aperto il V Congresso missionario nazionale
  • Malaysia: 1400 ragazzi riuniti in una giornata di pastorale vocazionale
  • Iniezione letale: Amnesty International contro la decisione della Corte suprema USA
  • Convegno su ecologia umana ed ecologia dell’ambiente promosso dall’Associazione Amici dell’Università Cattolica
  • Milano: confronto sull’aborto su iniziativa dell’Associazione Medici Cattolici
  • Siglato un protocollo di intesa tra AMA, Caritas diocesana e Comunità di Sant’Egidio, per la sepoltura gratuita dei senza fissa dimora
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iraq e Afghanistan nella morsa della violenza. Messaggio audio di Al Zawahiri
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa negli USA: "Il mondo ha bisogno della testimonianza convincente della nostra speranza in Cristo"

    ◊   Il mondo ha bisogno della testimonianza convincente della nostra speranza in Cristo. E’ l’invito che Benedetto XVI ha rivolto ieri alla Chiesa degli Stati Uniti, celebrando la Santa Messa nel National Stadium di Washington, davanti a quarantacinquemila fedeli provenienti da molte parti del Paese. Mentre vi parliamo, il Papa è in procinto di trasferirsi alla base area di Andrews, da dove decollerà alla volta di New York per l'attesa visita alle Nazioni Unite, in programma per le 10.45, ora locale. Ma tra i fedeli di Washington riecheggiano ancora le parole incisive pronunciate dal Pontefice durante la Messa, quando ha ricordato le ingiustizie sofferte dalle popolazioni native americane e da quanti dall’Africa furono portati forzatamente negli Stati Uniti come schiavi. Ritorniamo allora ai momenti della celebrazione con il servizio del nostro inviato, Pietro Cocco:

     
    Nel suo secondo giorno negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha iniziato a spiegare le ragioni della sua speranza in questo Paese, nella sua Chiesa, e della sua simpatia per il popolo americano. Sarebbe un equivoco farne una lettura semplicemente politica o sociale. E’ una simpatia che nasce guardando al cammino fatto dalle diverse generazioni della Chiesa in America, visivamente rappresentate nei fedeli presenti alla Messa, generazioni che hanno saputo congiungere gruppi di immigrati molto diversi nell’unità della fede cattolica, apprezzandone la ricca molteplicità. Generazioni che hanno saputo fidarsi di Dio, del suo amore, nel momento in cui affrontavano sfide enormi poste dalla costruzione di una nuova nazione su nuovi fondamenti. Un cammino non privo di sofferenze e ingiustizie, ma in cui il Papa vede con gli occhi della fede anche l’azione, nel cuore e nelle azioni di molti, dello Spirito Santo che purifica e corregge in modo soprannaturale le aspirazioni umane orientandole a Dio. In questo senso la crescita della Chiesa in America è inserita nella storia più grande dell’espansione della Chiesa in seguito alla discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. E sentirlo proclamare dal Papa al centro di un magnifico stadio appena inaugurato, attorniato dalla città di Washington e dall’affetto e dall’entusiasmo di quarantacinquemila persone, ne ha espresso tutta la forza e concretezza di vita che lo Spirito può suscitare. Con questa speranza Benedetto XVI ha invitato tutti a guardare al futuro, alle sfide nuove non meno esigenti:

     
    “Who can deny that the present moment is a crossroads…
    Chi può negare che il momento presente costituisca una svolta non solo per la Chiesa in America, ma anche per la società nel suo insieme? È un tempo pieno di grandi promesse, la famiglia umana diventa sempre più interdipendente. E anche la Chiesa vede segni di immense promesse, ha sottolineato il Papa, nelle tante sue parrocchie, nella vivacità dei movimenti, nel numero di coloro che ogni anno abbracciano la fede cattolica”.

    Ma nel realismo della fede, Benedetto XVI ha invitato a guardare anche ai problemi che vive la società americana e ne mettono a rischio gli stessi fondamenti. Sono segni che vanno capiti e affrontati affinchè anche lì arrivi l’annuncio del Vangelo, l’amore di Dio. Segni di alienazione, rabbia e contrapposizione in molti nostri contemporanei; crescente violenza, indebolimento del senso morale, involgarimento nelle relazioni sociali e accresciuta dimenticanza di Dio. Ed anche nella Chiesa si percepisce in modo spesso doloroso, la presenza di divisione e polarizzazione al suo interno, con la sconcertante scoperta che tanti battezzati abbracciano atteggiamenti contrari alla verità del Vangelo. E ancora una volta, come già ieri incontrando i vescovi, il Papa non ha mancato di esprimere il suo dolore e quello della Chiesa statunitense per gli abusi sessuali di minorenni. Nessuna parola può descrivere il dolore e il danno recati da tale abuso, ha detto Benedetto XVI, che ha incoraggiato ognuno a fare il possibile per promuovere il risanamento e la riconciliazione per aiutare le vittime:

     
    “Let us trust in the Spirit’s power to inspire conversion…
    Confidiamo nel potere dello Spirito di ispirare conversione, di risanare ogni ferita, di superare ogni divisione e di suscitare vita e libertà nuove!”.
     
    Perché questo avvenga, Benedetto XVI ha lasciato una consegna impegnativa: superare le divisioni e lavorare insieme, uniti nella preghiera di cui parla San Paolo. Una preghiera di inesauribile speranza, di paziente perseveranza, e non di rado accompagnata dalla sofferenza per la verità. Una preghiera che sa partecipare della stessa debolezza e sofferenza di Cristo, e che quindi non si spaventa di sperimentarla nella vita concreta, perché confida nella vittoria della sua Croce. Per questo il Papa si è detto fiducioso nel potere della grazia di creare un futuro promettente per il popolo di Dio in America. Un futuro al quale ha invitato a contribuire anche i fedeli emigranti dall’America Latina:
     
    "El Señor les llama a seguir contribuyendo al futuro de la Iglesia en este País…

     
    Parlando, a conclusione della Messa, in lingua spagnola alla numerosa presenza di origine ispanoamericana, ha detto loro di non far mancare la vitalità della loro testimonianza di fede al futuro della Chiesa americana.

     
    (Canto ispanoamericano)

    inizio pagina

    Il commento di padre Lombardi al viaggio di Benedetto XVI negli USA

    ◊   Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, sta seguendo da vicino il viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti: Sergio Centofanti lo ha raggiunto telefonicamente a Washington chiedendogli anzitutto in quale clima si stia svolgendo la visita:

     
    R. – Il clima è estremamente positivo. C’è una grande accoglienza ed una grande accoglienza da parte del popolo, ma anche da parte dell’opinione pubblica e dei media, che parlano in modo molto favorevole della visita del Papa. Abbiamo potuto respirare questa atmosfera sin dal primo momento e in particolare sin dall’accoglienza alla Casa Bianca, che si è svolta veramente in modo estremamente festoso. Abbiamo l’impressione che il Papa abbia veramente colto un po’ lo spirito dell’America, nel suo aspetto più buono e cioè quello della cultura di questo Paese che nasce dalla ricerca della libertà, che nasce della ricerca della costruzione di una comunità di uomini liberi, in cui ognuno possa dare il meglio di sé, anche secondo le proprie convinzioni religiose e, quindi, una società basata proprio anche sui valori religiosi. Questi aspetti che il Papa ha saputo cogliere e mettere in rilievo hanno toccato il cuore degli americani ed hanno, quindi, suscitato anche una risposta di stima e di entusiasmo, che si sente molto diffusa, anche se naturalmente i problemi ci sono: i problemi della società di oggi, anche nei confronti della religione. Il Papa ha parlato molto seriamente e in modo approfondito nel discorso con i vescovi di secolarismo e di individualismo. Temi, questi, che conosciamo bene e che, però, vengono presentati come un qualcosa a cui l’America è invitata a rispondere anche e proprio alla luce della sua storia, della sua identità e della sua vocazione di società, in cui i valori morali e religiosi hanno una attenzione particolare.

     
    D. – Quali i momenti e le parole più forti del Papa in questa prima parte del viaggio?

     
    R. – Vi sono stati generi di discorsi piuttosto diversi, dal discorso iniziale davanti al presidente, un intervento rivolto anche al popolo americano, al discorso così approfondito con i vescovi, che riguardava un po’ tutte le tematiche ecclesiali; e poi ancora la grande omelia della Messa al National Stadium, che si rivolgeva al popolo fedele e quindi con i termini spirituali, di invito al rinnovamento nello Spirito: era, infatti, la Messa dello Spirito Santo. Anche il clima di gioia che ha accompagnato questa celebrazione è stato veramente notevole. Direi che il Papa, in tutte le occasioni, ha trovato le parole – diciamo – più adatte. Probabilmente le parole, che erano quelle molto attese e che hanno toccato profondamente e che sono state anche molto riprese nell’opinione pubblica, sono state le parole che si riferivano alla vicenda dolorosa degli abusi sessuali di minori da parte di membri del clero. Questi sono stati i passaggi che venivano seguiti con attenzione del tutto particolare, sia nel discorso ai vescovi, sia anche nella omelia della Messa della mattina. C’è stato, poi, anche l’incontro con alcune vittime di abusi sessuali nel pomeriggio di ieri.

     
    D. – Ecco, come è andato l’incontro?

     
    R. – E’ stato un incontro molto semplice, vissuto in grande discrezione con poche persone. Era un piccolo gruppo, che veniva dalla diocesi di Boston ed era accompagnato dall’arcivescovo di Boston. L’incontro è avvenuto nella cappella della Nunziatura ed è stato sostanzialmente un incontro di preghiera, svoltosi in un clima di grande commozione. Vi sono state alcune parole di introduzione dell’arcivescovo e successivamente delle parole molto sincere e molto commoventi del Santo Padre. Parole, queste, molto coerenti con quanto aveva già detto nei discorsi presenti, ma rivolte a delle persone concrete, che stavano davanti a lui. Ognuno dei presenti è passato davanti al Papa, ha messo le mani nelle sue e il Papa teneva questa mani strette. Ognuno di loro ha potuto esprimere - se ne ha avuto la forza e superando la commozione - qualcosa del suo racconto personale e soprattutto della sua speranza di poter vivere serenamente, in una serenità ritrovata, la propria vita di fede nella Chiesa. E poi anche parole di gratitudine per il Santo Padre, per la sua attenzione e per la sua preghiera. E’ stato un incontro che è durato poco più di 20 minuti, ma che ha certamente lasciato un segno profondo in tutti i presenti. Il Papa ha assicurato la sua preghiera anche in seguito e non solo per i presenti e quindi per coloro che ha incontrato, ma per tutte le vittime degli abusi sessuali. Il cardinale O’Malley gli ha dato un libro su cui erano scritti i nomi – soltanto i nomi e non i cognomi – di un numero purtroppo piuttosto grande di vittime di abusi sessuali nella sua arcidiocesi, affinché il Papa possa ricordarli nella sua preghiera. Mi pare che, anche se con un atto breve e semplice, si sia precorsa una lunga strada e che dalla pagina della vergogna e del dolore la Chiesa americana possa passare alla pagine della speranza, della purificazione, della riconciliazione, ma direi proprio della speranza, secondo quello che è il tema con cui il Papa sta vivendo questi giorni: “Cristo è la nostra speranza”.

    inizio pagina

    Intervista della CNN ad alcune vittime degli abusi sessuali: "il Papa ci ha ridato la speranza"

    ◊   La CNN ha intervistato alcune vittime degli abusi che hanno partecipato alla Messa al National Stadium di Washington e che poi hanno incontrato il Papa in nunziatura. Ascoltiamo le loro testimonianze:

    R. – I tried...
    Cercai già nel 2003 dei contatti per far sì che il capo della Chiesa cattolica si esprimesse riguardo a tutto questo. Ma devo anche dirle che alla Messa di oggi, dove di solito non vado, e dove oggi sono andato con mia madre, l’omelia del Papa e le sue scuse per gli abusi sessuali mi hanno scosso e ho pianto lacrime per le quali non ero pronto. E’ stato un momento incredibile per me.

     
    D. – Cosa si porterà via da questo incontro? Ha davvero speranza adesso?

     
    R. – Absolutely...
    Assolutamente, questa è la fine e un nuovo inizio. E penso che sia giusto. Questo è un nuovo inizio e la speranza questa volta non è solo una parola…

     
    D. – E per lei, signor Horne?

     
    R. – I'm from Missouri...
    Io vengo dal Missouri e ho pensato “ Fammi vedere” e ho visto. Non lo dico con leggerezza, so che parlo per me stesso e che non posso parlare per nessuna delle altre vittime e sono sicuro che altri farebbero altre domande, ma penso che tutti dovrebbero fare una cosa, e cioè permettere al Santo Padre di essere il Santo Padre. E penso che ci sia stato equilibrio tra questo e il fatto che lui ci abbia ascoltato. E sono pieno di speranza. Una speranza che ho avuto per anni. Ho lottato nel mio spirito, ma la speranza è stata la mia fede e la mia speranza oggi è stata rigenerata. Da quello che ho sentito credo di aver colto una promessa e credo che molta gente l’abbia ricevuta, se ha ascoltato la Messa e ne ha sentito la sincerità. Io penso che il Papa abbia parlato francamente della questione. E penso che l’altro fatto importante è che sia stato più lungo di quanto ci aspettassimo. Ci è stato concesso il tempo necessario per lanciare il messaggio che c’era bisogno fosse lanciato. E’ stato un dialogo franco. Noi crediamo che in sé sia un grande inizio.

     
    D. – E lei, signor Faith, cosa ha ricevuto da questo incontro col Papa?

     
    R. – Just a message of hope…
    Un messaggio di speranza e spero che anche le altre vittime abbiano la stessa speranza che tutti abbiamo ricevuto dall’incontro.

    inizio pagina

    Gli educatori cattolici aiutino i giovani a ricercare la verità nel dialogo tra fede e ragione: l’invito del Papa alla Catholic University

    ◊   Dopo la grande Messa al “Nationals Stadium”, il Papa ha incontrato ieri pomeriggio il mondo universitario cattolico americano alla “Catholic University” di Washington, istituzione fondata nel 1807 dall’episcopato statunitense. Benedetto XVI ha pronunciato un discorso appassionato su fede e ragione ed ha ribadito il ruolo fondamentale delle scuole e università cattoliche nella ricerca della verità. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    (canti)

    “Contro i conflitti personali, la confusione morale e la frammentazione della conoscenza, i nobili scopi della formazione accademica e dell’educazione, fondati sull’unità della verità e sul servizio alla persona e alla comunità, diventano uno speciale potente strumento di speranza”: è il messaggio consegnato da Benedetto XVI agli educatori cattolici degli Stati Uniti nell’incontro alla “Catholic University of America”. Evento caratterizzato da grande entusiasmo per il Papa da parte degli studenti e dei 235 rettori di università e college cattolici:
     
    (applausi)
     
    Benedetto XVI ha innanzitutto ricordato il merito storico delle scuole cattoliche che hanno aiutato “generazioni di immigrati a sollevarsi dalla miseria e a prendere il loro posto nella società odierna”. Quindi, si è soffermato sul tema a lui tanto caro del dialogo tra fede e ragione. “Tutte le attività della Chiesa – è stata la sua riflessione – scaturiscono dalla sua consapevolezza di essere portatrice di un messaggio che ha la sua origine in Dio stesso”. E ha rilevato come il “desiderio di Dio di farsi conoscere e l’innato desiderio di ogni essere umano di conoscere la verità forniscono il contesto della ricerca umana sul significato della vita”:

     
    "From this perspective one can recognize that the contemporary 'crisis of truth'" …
     
    "Da questa prospettiva – ha osservato – si può riconoscere che la contemporanea ‘crisi di verità’ è radicata in una ‘crisi di fede’”, aggiungendo che “solo mediante la fede noi possiamo dare liberamente il nostro assenso alla testimonianza di Dio e riconoscerlo come il trascendente garante della verità che egli rivela”. Di qui la sua riflessione sulla libertà che, ha avvertito, “non è facoltà di disimpegno da” ma “facoltà di impegno per, una partecipazione all’Essere stesso”:
     
    "Authentic freedom can never be attained by turning away from God …"
     
    "L’autentica libertà – ha affermato il Papa – non può mai essere raggiunta nell’allontanamento da Dio”, giacché “una simile scelta significherebbe ultimamente trascurare la genuina verità” di cui abbiamo bisogno “per capire noi stessi”. Benedetto XVI ha così rivolto il pensiero al valore della libertà nelle università cattoliche:

     
    "I wish to reaffirm the great value of academic freedom …"
     
    “Desidero riaffermare il grande valore della libertà accademica”, ha detto il Papa. Tuttavia, ha precisato, “è anche il caso di ricordare che ogni appello al principio della libertà accademica per giustificare posizioni che contraddiccono la fede e l’insegnamento della Chiesa ostacolerebbe o addirittura tradirebbe l’identità e la missione dell’Università”. Ha così esortato gli insegnanti degli atenei e delle scuole cattoliche ad “assicurare che gli studenti ricevano un’istruzione nella dottrina e nella pratica”. Questo, ha aggiunto, “richiede che la testimonianza pubblica al modo d’essere di Cristo” “modelli ogni aspetto della vita istituzionale sia all’interno che all’esterno delle aule scolastiche”. Una parte del discorso il Papa l’ha poi dedicata al grande tema della verità:

     
    "The Church’s mission, in fact, involves her …"
     
    “La missione della Chiesa – ha affermato – di fatto la coinvolge nella lotta che l’umanità sostiene per raggiungere la verità”. D’altro canto, ha aggiunto, “non è la prassi a creare la verità, ma è la verità che deve servire come base della prassi”. L’ideologia secolaristica, ha detto ancora, “pone un cuneo tra verità e fede”. Una divisione che “ha portato alla tendenza di eguagliare verità e conoscenza e ad adottare una mentalità positivistica che, rigettando la metafisica, nega i fondamenti della fede e rigetta la necessità di una visione morale”:

     
    "Truth means more than knowledge …"

     
    “Verità – ha sottolineato – significa di più che conoscenza: conoscere la verità ci porta a scoprire il bene”. La verità, infatti, “parla all’individuo nella sua interezza, invitandoci a rispondere con tutto il nostro essere”. Richiamo ancor più urgente, ha detto, per rispondere ad una “certa timidezza” che oggi osserviamo “di fronte alla categoria del bene”. “Particolarmente inquietante”, ha aggiunto, “è la riduzione della preziosa e delicata area dell’educazione sessuale alla gestione del ‘rischio’, privo di ogni riferimento alla bellezza dell’amore coniugale. Il Papa ha infine incoraggiato gli educatori cristiani a “liberare i giovani dai limiti del positivismo e a risvegliare la loro ricettività nei confronti della verità, di Dio e della sua bontà”.

    inizio pagina

    Benedetto XVI ai leader religiosi: comunanza di intenti, pur tra le differenze di credo, per aprire il cuore del mondo alla pace. Gli auguri del Papa per la Pasqua ebraica

    ◊   Il mondo chiede con insistenza alle grandi religioni una “comune testimonianza” sui valori della pace e della giustizia, e una risposta di verità ai grandi quesiti che sono da sempre nel cuore degli uomini, senza che ciò pregiudichi la chiarezza dei diversi percorsi spirituali. Per Benedetto XVI, è questa “l’enorme responsabilità” dei leader religiosi del 21.mo secolo. Il Papa ne ha parlato a Washington, durante l’incontro con i rappresentanti di altre fedi che ha chiuso, ieri pomeriggio, la seconda giornata di impegni del suo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Al termine, il Pontefice ha consegnato ai membri della delegazione ebrea il proprio Messaggio di auguri per la festa della Pasqua ebraica, che inizia domani. La cronaca dell’evento nel servizio di Alessandro De Carolis:

    (canti)

    L’epoca contemporanea preferirebbe fare a meno di Dio, ma la coscienza umana non riesce a non chiedersi quale sia, in definitiva, lo scopo del suo essere sulla terra, se la morte sia la fine di tutto, cosa voglia dire scegliere il bene e affrontare male. Dunque, solo affrontando tali “questioni più profonde potremo costruire una solida base per la pace e la sicurezza della famiglia umana”. Benedetto XVI ha portato ai leader religiosi statunitensi il bagaglio delle proprie convinzioni su quale sia l’importanza del dialogo interreligioso all’interno del mondo odierno, globalizzato e incline al relativismo. Convinzioni già distillate nel Messaggio scritto per la Giornata mondiale della pace di due anni fa e ribadite ieri al cospetto di circa 200 rappresentanti appartenenti a comunità di ebrei, musulmani, indù, buddisti e giainisti, questi ultimi seguaci di una antica dottrina indiana, basata sulla rinuncia e la reincarnazione.

     
    Teatro dell’incontro, che ha chiuso la permanenza di Benedetto XVI a Washington, è stato il “Pope John Paul II Cultural Center”, un centro studi dedicato alla memoria di Papa Wojtyla voluto nel 1998 dall’allora arcivescovo della capitale americana, il cardinale Joseph Adam Maida - attualmente a Detroit - e inaugurato nel 2001. Nell’impostare la propria riflessione, Benedetto XVI è partito da un cardine sul quale gli Stati Uniti hanno costruito la loro democrazia: la “possibilità di render culto liberamente e in conformità alla loro coscienza”. La collaborazione interreligiosa che ne è scaturita, nell’arco della storia americana, è un aspetto per il quale il Papa ha espresso grande apprezzamento:

     
    Today, in classrooms throughout the country…
    Oggi giovani cristiani, ebrei, musulmani, indù, buddisti, e bambini di tutte le religioni nelle aule di tutto il Paese siedono fianco a fianco imparando gli uni con gli altri e gli uni dagli altri. Questa diversità dà luogo a nuove sfide che suscitano una più profonda riflessione sui principi fondamentali di una società democratica. Possano altri prendere coraggio dalla vostra esperienza, rendendosi conto che una società unita può derivare da una pluralità di popoli – “E pluribus unum - da molti, uno” -, a condizione che tutti riconoscano la libertà religiosa come un diritto civile fondamentale”.
     
    Purtroppo, ha constatato il Pontefice, “tutelare la libertà religiosa entro la norma della legge non garantisce che i popoli, in particolare le minoranze, siano risparmiate da ingiuste forme di discriminazione e di pregiudizio”. Le “nuove sfide” per i leader religiosi e i cittadini riguardano quindi il modo in cui questo diritto umano fondamentale viene rispettato:

     
    As the grow in understanding of one another…
    Nella misura in cui cresciamo nella comprensione gli uni degli altri, vediamo che condividiamo una stima per i valori etici, raggiungibili dalla ragione umana, che sono venerati da tutte le persone di buona volontà. Il mondo chiede insistentemente una comune testimonianza di questi valori. Invito pertanto tutte le persone religiose a considerare il dialogo non solo come un mezzo per rafforzare la comprensione reciproca, ma anche come un modo per servire in maniera più ampia la società”.

     
    Un servizio che non ci esime, ha ribadito ancora una volta Benedetto XVI, dalla “responsabilità di discutere le nostre differenze”, all’interno di una “chiara esposizione delle nostre rispettive dottrine religiose”. Ma è proprio in questo orizzonte di limpidezza che spicca l’“enorme responsabilità” dei leader religiosi, in tema di rispetto per la vita e la dignità umane, di lavoro per la pace e la giustizia, di insegnamento ai bambini di “ciò che è giusto, buono e ragionevole”, in quest’ultimo caso grazie anche - ha soggiunto il Papa - al contributo che possono offrire le “scuole confessionali”. E insistendo sul fatto che “l’obiettivo più ampio” del dialogo interreligioso “è quello di scoprire la verità”, pur in un’epoca nella quale le domande sul senso della vita “sono troppo spesso messe ai margini”, Benedetto XVI ha affermato:

     
    Yet they can never be erased from the human heart…
    Tuttavia, esse non potranno mai essere cancellate dal cuore umano. Nel corso della storia, gli uomini e le donne hanno cercato di collegare la loro inquietudine con questo mondo che passa (…) I leaders spirituali hanno un particolare dovere, e potremmo dire una speciale competenza, a porre in primo piano le domande più profonde alla coscienza umana, a risvegliare l'umanità davanti al mistero dell'esistenza umana, a fare spazio in un mondo frenetico alla riflessione e alla preghiera”.

     
    Alla fine della sua riflessione, Benedetto XVI si è intrattenuto con i rappresentanti della comunità ebraica, consegnando loro il Messaggio augurale preparato per la Pesah, la Pasqua, che per gli ebrei ricorre domani. “La mia visita in questo Paese - scrive il Papa - coincide con questa festa e mi permette di incontrarvi di persona e di assicurarvi la mia preghiera mentre fate memoria dei segni e dei prodigi che Dio ha operato per liberare il suo popolo eletto”.

    inizio pagina

    Oggi l'attesa visita del Pontefice all'ONU e l'incontro con la Chiesa di New York: intervista con il cardinale Egan

    ◊   Il Papa in questo momento si sta recando all'aeroporto della "Andrews Air Force Base" di Washington, dove un B777 dell'Alitalia lo porterà a New York, seconda tappa del suo viaggio negli Stati Uniti. Alle 16.45, ora italiana, giungerà all'ONU per l'atteso incontro al Palazzo di Vetro con i rappresentanti delle Nazioni Unite. La Radio Vaticana seguirà in diretta l'evento a partire dalle 16.35. Successivamente, Benedetto XVI si recherà in visita alla Park East Synagogue di New York, proprio alla vigilia della Pasqua ebraica. Un incontro ecumenico chiuderà la giornata. Il Papa a New York incontrerà una comunità cattolica molto vivace come ci dice l'arcivescovo della città, il cardinale Edward Michael Egan, al microfono di un altro dei nostri inviati, Xavier Sartre:


    R. – Well, the Church in New York – I’m happy to say – is a very strong and healthy ...
    La Chiesa di New York – e sono felice di affermarlo – è una comunità di fede salda e sana. E’ vero che New York è una città dalle molte diversità: la Santa Eucaristia viene celebrata ogni domenica ed ogni giorno festivo in non meno di 35 lingue diverse. Abbiamo un flusso costante di immigrati, in modo particolare dall’Estremo Oriente e dall’America Latina, e tutto questo è parte della nostra storia: la nostra città ha accolto gli immigrati da sempre. Ci consideriamo una città benedetta dai nuovi venuti e siamo felici che questa sia una città in cui regna pace, comprensione e fiducia tra tutti i diversi gruppi che vengono a formare la comunità. Sì: in realtà, New York è la città delle diversità, ma è anche la città dell’armonia.

     
    D. – Quali sono i rapporti della Chiesa cattolica con le altre comunità religiose di New York e in particolare con la comunità ebraica?

     
    R. – New York is the largest Jewish community in the world, larger than Jerusalem. …
    A New York vive la più grande comunità ebraica del mondo, più grande ancora di quella di Gerusalemme. E noi abbiamo rapporti molto, molto stretti con la leadership ebraica. La comunità ebraica è una grande sostenitrice delle opere di carità della comunità cattolica, delle scuole cattoliche e in particolare nella parte più povera della città; la comunità ebraica collabora in moltissimi progetti e ci sostiene come noi sosteniamo loro in molti ambiti legislativi in cui ci troviamo d’accordo su quanto dovrebbe essere fatto sia nella nostra città sia nel nostro Stato. Comunque, noi abbiamo ovviamente rapporti molto buoni con tutte le comunità religiose presenti nella città, e soprattutto con ortodossi e protestanti: collaboriamo sostanzialmente nel campo della giustizia, della pace e dell’assistenza caritativa; affermo con certezza che abbiamo la grazia di anni di rapporti bellissimi senza mai alcuna frattura, in questi rapporti: la cordialità, il sostegno vicendevole e la comprensione sono straordinari.

    inizio pagina

    Il dolore del Santo Padre per le vittime dell’incidente aereo a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   Benedetto XVI esprime il suo cordoglio per le vittime della sciagura aerea avvenuta a Goma il 15 aprile scorso, nella quale hanno perso la vita almeno 44 persone. In un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, indirizzato all’arcivescovo di Kinshasa, mons. Monsengwo Pasinya, il Papa si associa alle preghiere dei famigliari delle vittime. Il Papa esprime apprezzamento per l’impegno profuso dai soccorritori e dalla popolazione locale e chiede a Dio il conforto per quanti sono rimasti feriti nell’incidente e per tutte le persone provate da questa catastrofe.

    inizio pagina

    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Loja (Ecuador) mons. Julio Parrilla Díaz, parroco della parrocchia "La Inmaculada de Iñaquito" a Quito. Mons. Julio Parrilla Díaz è nato il 25 marzo 1946, a Orense (Spagna). Il 15 agosto 1971 ha emesso la professione religiosa nel Movimento ADSIS.
    Ha studiato Filosofia nella Pontificia Università Salesiana di Roma, ottenendo la Licenza; ha anche seguito gli studi teologi presso lo Studentato Salesiano di Salamanca. Nel 1977, presso la Pontificia Università di Salamanca, ha conseguito la Licenza in Teologia, con la Specializzazione in Catechetica. Inoltre, nel 1973, si è Laureato in Lettere e Filosofia presso l’Università di Valencia. Il 30 marzo 1975 ha ricevuto l’ordinazione presbiterale a Salamanca e si è incardinato nella diocesi di Salamanca. Nel 1992, come sacerdote "fidei donum", è andato missionario in Ecuador nella diocesi di Portoviejo, dove ha svolto il ministero di parroco. Contemporaneamente, ha svolto il compito di segretario generale del Movimento ADSIS. Dal 1998, è parroco della parrocchia "La Inmaculada de Iñaquito" nella arcidiocesi di Quito.

    Il Papa ha nominato vescovo coadiutore di Mahajanga (Madagascar) il rev. Roger Victor Rakotondrajao, sacerdote della diocesi di Miarinarivo. Il rev. Roger Victor Rakotondrajao è nato il 26 marzo 1960 ed è stato ordinato sacerdote il 29 luglio 1990 per la diocesi di Miarinarivo.
    Ha lavorato con profitto nella sua diocesi e ha concluso gli studi in Diritto Canonico a Parigi. Attualmente sta per laurearsi in Diritto Civile.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano

    ◊   Nel giorno dell’intervento del Papa alle Nazioni Unite, intervista in esclusiva a Ban Ki-moon.

    In prima pagina, un editoriale del direttore sul significato della “coincidenza” del terzo anniversario dell’elezione di Benedetto XVI e la visita negli Stati Uniti.

    In prima, un articolo esclusivo di padre Federico Lombardi sull’incontro tra il Papa e alcune vittime degli abusi sessuali compiuti da sacerdoti.

    Intervista all'arcivescovo di New York.

    L’umile dovere di servire la pace: in cultura, Roberto Morozzo Della Rocca sull’appello all’amore e alla fratellanza lanciato da Paolo VI nel discorso all’assemblea generale delle Nazioni Unite il 4 ottobre 1965.

    La relazione di Timothy Verdon al convegno, a Roma, sul tema “Costruire bene per vivere meglio. Edifici di culto nell’orizzonte della sostenibilità”, promosso dalla Conferenza episcopale italiana.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Crisi della famiglia e fenomeno degli abusi sessuali negli USA: la riflessione del prof. Bronislaw Misztal

    ◊   La società statunitense è stata colpita in questi anni da una seria crisi della famiglia. A questa crisi si è aggiunto il tragico fenomeno della pedofilia che ha colpito anche la Chiesa cattolica. Su questi temi, uno dei nostri inviati inegli Stati Uniti, padre Josef Polak, ha raccolto il commento del prof. Bronislaw Misztal, preside della Facoltà di sociologia dell’Università Cattolica d’America a Washington:

    R. - Parlando del fenomeno degli abusi sessuali realizzati da un certo gruppo di persone, vorrei sottolineare che statisticamente parlando, queste deviazioni non si presentano, in percentuale, maggiormente tra i sacerdoti e le persone della Chiesa cattolica che nel resto della popolazione. Anzi, al contrario, in percentuale sono minori. Invece in questo Paese abbiamo un fenomeno nel quale si può indire qualsiasi processo su qualsiasi accusa. In un momento in cui si presenta una “vacca da mungere”, dalla quale si possono estorcere soldi, cresce il numero delle accuse. Naturalmente una parte di esse è vera, è un dolore. Mi riferisco anche alle persone laiche e ai chierici di altre confessioni. In questi giorni a Washington è stato condannato un pastore battista per pedofilia e incesto con le proprie figlie. Questa vicenda, riportata sull’undecima pagina di un giornale locale, ha ricevuto una risonanza ben minore di quelle relative alla Chiesa cattolica. Bisogna aggiungere che questo è effetto anche della posizione molto forte della Chiesa cattolica statunitense. Secondo le più caute valutazioni, in America abbiamo 60 milioni di cattolici praticanti. E probabilmente, se aggiungessimo anche gli immigrati illegali, il numero di cattolici arriverebbe a 80-84 milioni. La Chiesa cattolica quindi, è certamente la più grande realtà ecclesiale degli Stati Uniti.

     
    D. - Professor Misztal, a che cosa è dovuta l’attuale crisi della famiglia nella società americana?

     
    R. - Questa crisi è legata a due o tre elementi, che risultano dal cambiamento della politica sociale dello Stato, specialmente dal cambiamento giuridico ed economico avvenuto 20-30 anni fa. Prima di tutto è cresciuta l’attività professionale delle donne. Questo fenomeno ha “risucchiato” le donne dalla famiglia, dal nucleo familiare. Ha fatto sì che la donna esca di casa la mattina, come gli uomini. E questo è legato a un'altra realtà, della quale parla il filosofo sociale Francio Fukuyama nel suo libro “The Great Disruption”: è vero che le donne sono entrate nel mercato del lavoro, ma la somma globale di soldi guadagnati dalle persone che lavorano è uguale a quella di quando lavoravano soltanto gli uomini. Perciò, per mantenere una famiglia, prima poteva lavorare soltanto l’uomo, oggi devono lavorare in due e i figli rimangono soli e senza cura. Ciò ha suscitato una crisi di educazione familiare e di trasmissione dei valori tradizionali, ma anche crisi d’autorità dei genitori. Le difficoltà poi aumentano quando i genitori divorziano. Nella famiglia divorziata sparisce l’autorità del padre e della madre e di conseguenza anche l’autorità di Dio. Tutto ciò pone delle ombre sull’educazione di bambini e degli adolescenti. La scuola cattolica entra in questo mondo e assicura ai giovani il contatto con i valori della Bibbia e quelli della Dottrina sociale della Chiesa. Ma questo non è sufficiente. Il bambino torna a casa e la trova vuota. I bambini portano le chiavi appese al collo e aprono la casa da soli. I genitori tornano la sera. Sono stanchi. A casa litigano. Si accende televisore. Non si parla di cose serie. Questa crisi è molto seria e coinvolge il livello di educazione dei giovani americani e specialmente le scuole, che non trasmettono più i valori tradizionali.

    inizio pagina

    Al via a Roma il Convegno biblico nazionale su ‘La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa’: intervista con don Giorgio Zevini

    ◊   In preparazione alla XII Assemblea del Sinodo dei Vescovi (5-26 ottobre 2008), la Facoltà di Teologia dell’Università Salesiana in Roma, in collaborazione con l’Associazione Biblica Salesiana, ha organizzato da oggi a domenica prossima un Convegno nazionale dedicato alla Parola di Dio in prospettiva pastorale. Il Convegno è indirizzato ad operatori pastorali (presbiteri, consacrati/e, catechisti/e, animatori di pastorale giovanile) e a quanti desiderano una formazione biblica aggiornata. Giovanni Peduto ha chiesto di parlarcene a don Giorgio Zevini, decano-preside della Facoltà di Teologia e promotore del Convegno:


    R. - Il Convegno è stato pensato in funzione del prossimo Anno paolino e del Sinodo dei vescovi sul tema: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Il documento dei Lineamenta del Sinodo così si esprime: “Una pastorale biblica, o meglio una pastorale continuamente animata dalla Bibbia, è una richiesta che oggi si propone ad ogni comunità della Chiesa” (n.21). Per cui questi sono gli obiettivi del nostro Convegno biblico nazionale: riconoscere il senso corretto di pastorale biblica nella vita e nella missione della Chiesa; conseguire una visione di insieme sul senso della Parola di Dio e il suo riferimento alla Sacra Scrittura; avvertire la portata del linguaggio attuale nella comunicazione della Bibbia; cogliere nel nostro tempo ecclesiale alcune iniziative maggiori di incontro con la Bibbia.

     
    D. - Oggi nelle parrocchie si fa spazio alla pastorale biblica?

     
    R. - Dipende: in alcune parrocchie c’è spazio per una pastorale biblica, in altre meno. Tutto dipende dalla sensibilità dei presbiteri e dagli animatori parrocchiali. Dove si fa catechesi biblica con la lettura, l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio ci sono risultati concreti, come in vari gruppi sulla Parola, centri di ascolto, comunità vive, laboratori della fede…Oggi ci sono laici e catechisti impegnati che danno un valido contributo alla “nuova evangelizzazione” dove è il cuore nella Parola che è Cristo, ma in molti ambienti ecclesiali si deve fare di più per sensibilizzare tutti i fedeli, giovani e adulti, allo spirito promosso dal Concilio sulla Bibbia, a questo ritorno alle Scritture, come afferma la Dei Verbum, mediante “un contatto continuo e familiare con il Libro sacro onde apprendere la sublime scienza di Gesù Cristo”.

     
    D. - I fedeli indubbiamente hanno sete di Parola di Dio ma, nello stesso tempo, c’è tanta ignoranza…

     
    R. - E’ vero. Il nostro tempo ha un’autentica fame della Parola di Dio. Dice il profeta Amos: “Ecco, verranno giorni – dice il Signore Dio - in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né di sete di acqua, ma d’ascoltare la parola del Signore” (8,11). Questa fame di ascolto della Parola non è altro che bisogno di amore presente specie in molti giovani e laici impegnati del nostro tempo, desiderosi di sconfiggere il vuoto e la morte che li circonda per riempire il cuore di Parola di Dio e di amore verso i fratelli, specie i più poveri e lontani dal Signore. Naturalmente questo desiderio non è in tutti i fedeli, i quali per ignoranza, pigrizia o per trascuratezza non hanno alimentato le ragioni della loro fede con una catechesi adeguata. Bisogna però ascoltare questo grido di molti fedeli che sale dal popolo di Dio, desideroso di far esperienza spirituale ed avere una solida formazione biblica. L’ignoranza e la poca conoscenza della Bibbia, della Storia sacra e della catechesi biblica in genere si può superare con una catechesi permanente ed esistenziale valida che affronti i problemi di senso dell’uomo d’oggi.

     
    D. - Come riportare la Parola di Dio al centro della vita cristiana?

     
    R. - La Parola di Dio nella storia della Chiesa è stata sempre al centro della vita cristiana, anche se con alterne vicende. Si tratta oggi di favorire una catechesi di incontri biblici a vari livelli di età e di conoscenza, specie con il metodo della Lectio divina. Negli ambienti dove questo avviene si notano notevoli frutti per una ripresa di vita cristiana. Ma bisogna utilizzare bene questo metodo della Lectio divina in modo che la Parola di Dio non diventi un fatto intellettuale o teorico staccato dalla vita. La Parola di Dio deve passare in tutti dalla mente al cuore ... ma per arrivare a questo gli annunciatori della Parola più che maestri devono essere testimoni vivi della Parola che annunciano. E soprattutto far comprendere che la Parola non è qualcosa ma Qualcuno, la Persona di Cristo che vuole entrare in dialogo con ogni uomo e condurlo alla verità e alla libertà.

     
    D. - Il Papa, infatti, esorta a praticare la Lectio divina …

     
    R. - Si!I Pontefici, specie Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno parlato spesso e in molte circostanze della Lectio divina, sia in documenti ecclesiali, sia in varie loro omelie. Ha affermato il Papa Benedetto XVI: “Chiesa e Parola di Dio sono tra loro inscindibilmente legate: la Chiesa vive della Parola e la Parola di Dio risuona nella Chiesa, nel suo insegnamento e in tutta la sua vita”. Uno dei metodi più efficaci per raggiungere questo scopo è certamente la Lectio divina, cioè l’assidua lettura della Scrittura accompagnata dalla preghiera: si ascolta Dio che parla e pregando gli si risponde con fiduciosa apertura del cuore. Il Papa ha detto espressamente che “questa prassi se efficacemente promossa recherà alla Chiesa una nuova primavera spirituale”. Per questo la Lectio divina va perciò ulteriormente incoraggiata e applicata anche con metodi al passo con i tempi, come intendiamo fare noi qui all’Università Pontificia Salesiana con questo Convegno Biblico Nazionale.

     
    D. - Come farsi guidare dalla Parola di Dio senza cadere in interpretazioni soggettive o erronee?

     
    R. - Purtroppo oggi anche in certi ambienti ecclesiali si corre il rischio di interpretazioni soggettive ed arbitrarie sulla Bibbia, dando più spazio alle opinioni personali più che all’ascolto dello Spirito, che sempre parla e guida la vita della Chiesa. Si tratta di favorire l’uso della Scrittura sotto l’azione dello Spirito Santo. E’ lo Spirito, infatti, il vero esegeta delle Sacre Scritture; è lo Spirito che apre la mente e guida il cuore del cristiano durante l’ascolto della Parola; è lo stesso Spirito che agisce oggi, come ha agito nel passato sugli autori sacri e rende feconda la Parola. Ma vanno messe in pratica anche le regole ermeneutiche che la Chiesa ha espresso nella Dei Verbum: cioè, la Bibbia va letta in Ecclesia, nella viva tradizione della Chiesa; va letta tenendo presente l’unità e la totalità di tutta la Scrittura e l’analogia della fede, seguendo il cammino tracciato dal Magistero della Chiesa, che ha il compito di ascoltare, custodire e fedelmente esporre la Parola di Dio al Popolo di Dio.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Pubblicato il testamento di mons. Rahho

    ◊   È una consegna piena, totale e senza limiti nelle mani di Dio il testamento di mons. Paulos Faraj Rahho, l’arcivescovo caldeo di Mosul, trovato morto dopo 14 giorni di sequestro lo scorso 13 marzo. Nel testo, pubblicato dal sito in arabo Ankawa.com, il presule lascia un forte messaggio di amore e di fratellanza per tutte le comunità religiose dell’amato Iraq ricordando con particolare tenerezza i disabili della “Fraternità di Carità e Gioia”, da lui fondata nel 1989: “Da voi ho imparato l’amore, voi mi avete insegnato ad amare”. Rivolgendosi poi ai suoi familiari – riferisce l’agenzia AsiaNews – il presule ammette con semplicità: “Io non possiedo niente e tutto quello che possiedo non è mio. Io stesso ero una proprietà della Chiesa, e dalla Chiesa non potete rivendicare niente”. Commentando il testamento, padre Amer Youkhanna, sacerdote caldeo di Mosul si dice “molto colpito” dalle parole sulla morte di quello che era il suo vescovo: “Nell’indicare la vita dopo la morte come il proseguimento più grande e infinito del donarsi a Dio, egli vuole dirci che quello che ci attende non è solo una ricompensa ‘passiva’, ma una vita in cui il Signore ci rende attivi con Lui”. Nel testo, mons. Rahho illustra soprattutto la sua concezione della morte. La morte – scrive - è una realtà tremenda, la più tremenda di ogni altra realtà ed ognuno di noi dovrà attraversarla: l’uomo, che dona la sua vita, se stesso e il suo essere e tutto ciò che possiede a Dio e all’altro, esprime così la profonda fede che ha in Dio e la sua fiducia in Lui”. Il Padre Eterno - aggiunge l’arcivescovo - si prende cura di tutti e non fa mai male a nessuno. Perché il suo amore è infinito. Lui è Amore, ed è anche la pienezza della paternità”. Così – sottolinea poi il presule - si comprende la morte: “morire è interrompere questo donarsi a Dio e all’altro per aprirsi ad un donarsi nuovo e infinito, senza macchia”. “La vita - conclude - è il consegnarci pienamente tra le mani di Dio; con la morte questo consegnarci diventa infinito nella vita eterna”. (A.L.)

    inizio pagina

    Conclusa la quinta edizione della maratona per la pace Betlemme - Gerusalemme

    ◊   Si è conclusa poche ore fa nella città santa, la maratona per la pace Betlemme-Gerusalemme, culmine del pellegrinaggio- maratona promosso dall'Opera Romana pellegrinaggi, insieme al Pontificio Consiglio per i Laici e al Centro Sportivo Italiano. La manifestazione sportiva intitolata a Giovanni Paolo II - giunta quest'anno alla quinta edizione - consiste in una corsa non competitiva di 10 km. Circa 400 sportivi italiani, palestinesi e israeliani hanno oltrepassato il check point di Betlemme, che in questa particolare occasione è rimasto aperto, per giungere alla Città Santa. Una Gerusalemme che proprio oggi si sta preparando alla festa della Pasqua ebraica. E' stato proprio il cardinale Ruini, che nel 2004 inaugurò la prima edizione della maratona Giovanni Paolo II, a riaccendere la fiaccola della pace nella mani di Ulderico Lambertucci. Il sessantenne atleta marchigiano, partito il 1° gennaio da piazza San Pietro con il fuoco benedetto dal Santo Padre, è arrivato da pochi giorni a Gerusalemme dopo aver percorso 6000 km in solitaria, correndo per la pace e il dialogo interreligioso. Alla cerimonia di premiazione, svoltasi presso l'Istituto Pontificio Notre Dame, erano presenti, oltre al presidente del CSI, il Nunzio apostolico mons. Antonio Franco, il Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa, il Cardinale Camillo Ruini e il rappresentante del Ministero del Turismo Israeliano. Il Pellegrinaggio-maratona Giovanni Paolo II, quest'anno, è stato caratterizzato da altri due eventi sportivi: la maratona Arad-Massada, prima edizione di una corsa competitiva di 25 km nel deserto, che ha visto in gara 30 atleti italiani e un centinaio di israeliani; mentre ieri pomeriggio si è svolto a Gerusalemme, "Calcio per la pace", il torneo triangolare di calcio a 5, in cui si sono affrontati una rappresentativa della Clericus Cup, una dell'Agorà del Mediterraneo (composta di ragazzi che hanno partecipato all'Agorà di Loreto con il Papa) e una della Peace Team (squadra formata da calciatori israeliani e palestinesi). Prosegue il pellegrinaggio del cardinale Camillo Ruini, che insieme ai 350 fedeli provenienti da diverse città d'Italia, celebrerà questo pomeriggio la Santa Messa nella basilica della Natività a Betlemme. (Da Gerusalemme per la Radio Vaticana: Sara Fornari)

    inizio pagina

    In Terra Santa, tre celebrazioni eucaristiche per ricordare il terzo anniversario di pontificato di Benedetto XVI

    ◊   I fedeli della Terra Santa, in questi giorni, hanno accompagnato il Santo Padre con la preghiera. Sono state tre, infatti, le celebrazioni eucaristiche volute dal nunzio apostolico per Israele e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, mons. Antonio Franco, per ricordare il terzo anniversario di pontificato di Benedetto XVI. Il nunzio apostolico ha presieduto la Santa Messa svoltasi martedì pomeriggio a Betlemme, nella chiesa di S. Caterina presso la Basilica della Natività, celebrazione che ha consentito ai cristiani di questi luoghi, che non possono spostarsi a causa del muro di separazione, di unirsi al ringraziamento e alla preghiera per il Pontefice. Alla messa, concelebrata dal patriarca latino di Gerusalemme mons. Michel Sabbah e dal custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, hanno partecipato anche i rappresentanti di molti Paesi presso l'Autorità Palestinese. Mercoledì, poi, a Jaffa presso la Chiesa di Sant’Antonio, un'altra celebrazione eucaristica rivolta a fedeli e religiosi della Galilea, a cui si sono uniti circa 40 ambasciatori. Ieri sera invece, presso l'Istituto Pontificio "Notre Dame", alla solenne liturgia eucaristica presieduta dal patriarca latino mons. Michel Sabbah, e concelebrata dal nunzio, dal Custode, dal vicario patriarcale per Israele mons. Giacinto Marcuzzo, e dall'arcivescovo Melkita di Galilea mons. Elias Chacour hanno partecipato fedeli e religiosi della Città Santa. Mons. Elias Chacour, nella sua omelia, ha espresso il proprio attaccamento e la piena comunione con Pietro e ringraziando il Papa per la Sua profonda preoccupazione per i cristiani palestinesi, lo ha ripetutamente supplicato di continuare a mostrare la Sua affettuosa sollecitudine per i cristiani della terra del Signore che "hanno perso tutto, ma non vogliono perdere la fede". La celebrazione, cui hanno presenziato anche alcuni rappresentanti delle chiese orientali, si è conclusa con l'invito di Mons. Antonio Franco a pregare per sostenere Benedetto XVI in questo viaggio apostolico negli Stati Uniti e perché le sue parole vengano ascoltate. Il ricevimento successivo alla messa è stato una occasione per alcune personalità civili israeliane e le autorità religiose, tra cui anche Teofilo III, patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, di esprimere i propri auguri al Papa nella persona del nunzio apostolico. (A cura di Sara Fornari)

    inizio pagina

    Appello dell’arcivescovo di Canterbury in favore dei cristiani della Terra Santa

    ◊   L’ arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, leader anglicano della Chiesa d’Inghilterra, lancia un appello a favore dei cristiani della Terra Santa. Durante una conferenza promossa ieri a Londra da “Biblelands” organizzazione non governativa che aiuta i gruppi cristiani della Terra Santa, l’arcivescovo ha esortato i fedeli del Regno Unito a farsi carico dei bisogni delle comunità che vivono presso Gerusalemme. Descrivendo la situazione del Medio Oriente, Williams ha affermato che “in quella regione i cristiani si sentono ignorati e dimenticati e stanno vivendo difficoltà sempre maggiori, ne è un drammatico esempio la fuga dei cristiani iracheni”. “Chi resta – ha aggiunto il leader anglicano – è continuamente esposto alla violenza e all’estremismo”. Trattandosi, in larga parte, di “gente istruita” la fuga dei cristiani, secondo Williams, non fa altro che “privare molte società e Paesi di persone piene di risorse intellettuali”. (V.V.)

    inizio pagina

    Il cardinale Bagnasco presenta la visita del Papa a Genova, prevista i prossimi 17 e 18 maggio

    ◊   Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, nel corso di una conferenza stampa in Curia, ha reso noto ieri il definitivo programma della visita nel capoluogo ligure del 17 e 18 maggio prossimi di Papa Benedetto XVI, terzo successore di Pietro – negli ultimi 20 anni – in visita sotto la Lanterna. Reduce da una visita di mezza giornata a Savona, la sera del sabato 17 maggio arriverà a Genova in elicottero, atterrando davanti al Santuario della Madonna della Guardia, luogo simbolo della devozione nel capoluogo ligure. Quindi, nella mattinata di domenica 18 maggio si recherà all’ospedale pediatrico Giannina Gaslini, che il cardinale Bagnasco ha definito “santuario della vita e della famiglia”. E successivamente in Curia per incontrare i giovani e per recitare l’Angelus, prima di salire al seminario e tornare poi nella gigantesca Piazza della Vittoria, dove – con quattrocento concelebranti - presiederà la Messa davanti ad oltre 20 mila persone. Durante la celebrazione, avrà anche un simbolico incontro con un gruppo di immigrati. Il cardinale ha colto l’occasione per esortare i genovesi ad attendere l’evento che ha definito inno alla vita, preparandosi adeguatamente con preghiera e catechesi, ma anche con la carità, come sta avvenendo ora, quando sono molte le offerte dei cittadini per completare un centro diocesano destinato a madri e famiglie e l’Istituto Don Orione, dove saranno alloggiati neonati con problemi di disagio familiare. (Da Genova, per la Radio Vaticana, Dino Frambati)

    inizio pagina

    Inaugurata ieri a Roma la nuova Accademia di Scienze Umane e Sociali

    ◊   Dopo oltre dieci anni di collaborazione e di dialogo interdisciplinare tra scienze sociali e scienze religiose e tra sapere umanistico e scientifico, ieri è stata inaugurata ufficialmente l’Accademia di Scienze Umane e Sociali: un’esperienza nata da docenti delle università laiche ed ecclesiastiche della diocesi di Roma, che nel tempo è riuscita a coinvolgere più di 120 docenti di Università internazionali ed ha ottenuto il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura. Lo scopo della nuova Accademia - riferisce l'Agenzia Fides - è di coprire un vuoto culturale, opponendo il concetto dell’unità del sapere alla minuziosa specializzazione da cui sono ormai ossessionate l’università e la cultura moderna. L’inaugurazione è avvenuta in quella che è stata scelta come sede dell’Accademia, l’Abbazia di Santa Croce in Gerusalemme, perché sull’esempio di San Benedetto e della sua onda civilizzatrice - attraverso il motto "ora et labora" - il compito e la completezza di ogni monastero nascono dal collaborare all’umanizzazione della società e alla diffusione del Vangelo. Per questo motivo, con questo intento educativo, padre Simone Fioraso, Abate di S. Croce, ha accettato di ospitare la sede dell’Accademia, come ha raccontato lui stesso durante la cerimonia di inaugurazione. Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, è intervenuto sul tema ‘Testo sacro e religioni’, prendendo spunto da un omonimo volume che l’Accademia ha pubblicato nel 2006, nel quale l’analisi del rapporto fra religione e identità grafica parte dalla cultura assiro-babilonese, per arrivare alle confessioni monoteiste. Tutti i grandi culti si basano su un testo, del quale poi cercano di rilevare la sorgente; un testo che nasconde sempre un messaggio trascendente, che valica tempo e spazio. Il libro, anche quello laico, cerca di comprimere ciò che per sua natura eccede, ossia l’infinito, l’eterno, dandogli un aspetto grafico. Oltre al testo scritto, ha spiegato mons. Ravasi, esiste la parola, scandita dalla voce; è spesso fragile e limitata, è il divino che entra nel limite umano. La parola divina è alla base dell’esperienza salvifica possibile per l’uomo. Per questo i testi sacri sono simboli da interpretare, testi non informativi, ma performativi, provocazioni che devono smuovere le coscienze. La neonata Accademia è stata tenuta a battesimo dall’Accademia gemella di grandissimo lustro, quella dei Lincei. Il suo Presidente, prof. Giovanni Conso, ha ribadito la necessità di una disponibilità al dialogo delle Accademie, per conoscersi meglio e conoscere la realtà oggettiva. Il dialogo alla base dell’Accademia, sull’esempio dell’esperienza platonica, è stato centrale anche nell’intervento di Mons. Marcelo Sànchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. (R.P.)

    inizio pagina

    Stop alle armi di distruzione di massa: è l’appello della conferenza della rete cattolica per la pace

    ◊   "L’umanità si trova di fronte ad un crocevia per quanto riguarda la pace: da una parte il nostro pianeta siede sulla pericolosa bomba a orologeria costituita da enormi scorte di armi di distruzione di massa; dall’altra, la buona notizia è che l’umanità ha escogitato metodi e strumenti tecnologici per rendere la terra una dimora prospera e pacifica". E’ quanto ha affermato l’arcivescovo di Abuja, mons. John Olorunfemi Onaiyekan, durante la Santa Messa celebrata recentemente nela basilica del Sacro Cuore dell’Università di Notre Dame, nello stato americano dell'Indiana. La Messa ha aperto la Conferenza sul futuro dell’edificazione cattolica della pace della “Catholic peacebuilding network”. Si tratta di una chiave di volta – fa notare l’Osservatore Romano – di un progetto quinquennale per sviluppare una teologia sistematica di pace. Il contributo della nostra specifica tradizione cattolica di edificazione della pace – ha detto il presule – si basa sul fatto “che cerchiamo di far sì che gli altri si identifichino con essa”; “amano la pace quanto la amiamo noi”. Identificare la tradizione cattolica di edificazione della pace – ha concluso l’arcivescovo di Abuja – è un importante progetto accademico; la Chiesa continuerà a trasmettere un messaggio di pace che è il dono di Dio al suo mondo”. “Una pace edificata sulla verità, la giustizia e l’amore”. (A.L.)

    inizio pagina

    Nel mondo aumentano gli sfollati, soprattutto in Africa e in Medio Oriente

    ◊   Nel mondo sono più di 26 milioni gli sfollati interni: è uno dei dati, riferito al 2007, dell’ultimo rapporto del centro di monitoraggio sugli sfollati del “Consiglio norvegese per i rifugiati”. Il Continente più colpito è l’Africa, con 12,7 milioni di sfollati in 19 Paesi. Ed il Medio Oriente è la regione che ha conosciuto il più significativo aumento di persone che hanno dovuto abbandonare le loro case. In più di 50 Paesi – si legge inoltre in una nota – gli sfollati, ed in particolare donne e bambini – “sono troppo spesso vittime delle più gravi violazioni dei diritti umani”. La maggior parte di coloro che sono fuggiti dai loro Paesi, sono scappati da conflitti interni di lunga durata. Il rapporto – riferisce l’agenzia MISNA – evidenzia infine che molti governi non sono in grado di garantire la sicurezza degli sfollati. Tra questi, più di 11 milioni non ricevono assistenza umanitaria da parte delle istituzioni. (A.L.)

    inizio pagina

    Maltempo in Perù: 59 morti in tre mesi e mezzo per alluvioni e gelo

    ◊   Perù in ginocchio per le alluvioni. Dall’inizio dell’anno le intense piogge che si sono riversate sullo Stato sudamericano hanno provocato almeno 59 morti, 24 dispersi e almeno 22 mila senza tetto. Sono questi i dati resi noti dall’Istituto nazionale di protezione civile (Indeci) di Lima. Tra gennaio e metà aprile, rifrerisce l’agenzia Misna, le violente precipitazioni si sono abbattute sia sulle regioni andine che su quelle del litorale. Oltre a danneggiare numerose abitazioni e strade, il maltempo ha anche danneggiato oltre 18 mila ettari di raccolti. Le autorità locali stimano che la produzione di caffè quest’anno scenderà del 4,7%. (V.V.)

    inizio pagina

    Crisi alimentare in Corea del Nord: la denuncia del PAM

    ◊   Allarme alimentare in Corea del Nord a causa delle forti inondazioni dell’autunno scorso: l’ultimo raccolto è stato particolarmente scarso e la popolazione, che già lottava per la sopravvivenza, soffrirà moltissimo questa mancanza di cibo. Secondo dati del Programma Alimentare Mondiale (PAM) dell’ONU, oltre 6 milioni di nord coreani rischiano di morire per fame. “La sicurezza alimentare in Corea del Nord è a rischio e la situazione sta peggiorando”, ha dichiarato Tony Banbury, direttore regionale dell’Asia per il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite. Totalmente dipendente dagli aiuti internazionali, la Corea del Nord ha chiuso le frontiere dopo il biasimo mondiale provocato dai test atomici. Nell’ultimo anno, i prezzi del paniere alimentare nella capitale Pyongyang sono raddoppiati e gli aumenti hanno trasformato i beni primari in un lusso per la maggioranza della popolazione. Invece di operare una politica di risparmio o di alleggerimento diplomatico, il regime di Pyongyang ha puntato sulla propaganda politica e sul culto della personalità dei leader. Dissidenti nordcoreani fuggiti all’estero denunciano sprechi per milioni di dollari, destinati a salvaguardare il mito del fondatore della Repubblica popolare, Kim Il-sung e del figlio, Kim Jong-il. (V.V.)

    inizio pagina

    Hong Kong: la Società di San Vincenzo de' Paoli distribuisce riso alle famiglie povere

    ◊   La Società di San Vincenzo de' Paoli di Hong Kong distribuisce 1.600 kg di riso alle famiglie povere attraverso i suoi gruppi parrocchiali. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'Agenzia Fides), dal momento che il prezzo del riso, che è l’alimento essenziale per tante famiglie, continua ad aumentare senza freni, tantissime famiglie di Hong Kong si trovano in difficoltà per sfamarsi. Quindi la Società di San Vincenzo de' Paoli ha deciso di fare un gesto concreto per dare loro una mano attraverso la distribuzione gratuita del riso ai più indigenti. La Società di San Vincenzo de' Paoli di Hong Kong è nata il 12 luglio 1863 ed è parte dell’Associazione dei laici cristiani fondata a Parigi nel 1833 dal Beato Federico Ozanam. Il suo scopo è aiutare i poveri senza distinzione di razza, fede e cultura. Oggi ad Hong Kong sono presenti 25 gruppi parrocchiali che lavorano insieme per testimoniare l’amore di Dio soprattutto in mezzo ai poveri. (R.P.)

    inizio pagina

    Il programma delle celebrazioni per i 400 anni di evangelizzazione della diocesi di Shanghai

    ◊   La diocesi cinese di Shanghai sta commemorando i 400 anni di evangelizzazione con la riflessione sulla sua storia e sulle sue figure più importanti per attingere la forza e la saggezza di cui la missione oggi ha tanto bisogno. Lo ha ben esplicitato il coadiutore diocesano Xing Wen Zhi accennando al “forte richiamo all’evangelizzazione della famiglia, che contraddistingue una delle più importanti figure dei primi cattolici di Shanghai, il mandarino Paolo Xu Guang Qi che fu battezzato dal grande missionario gesuita padre Matteo Ricci”. Dobbiamo anche riconoscere – ha aggiunto il coadiutore - che il concetto di famiglia è un po’ diverso dall’epoca di Xu. Promuovere la famiglia praticante, devota, cristiana, è la sfida più grande della diocesi”. Intanto, sono molteplici le iniziative che si stanno svolgendo o preparando in diocesi per ricordare i 400 anni di questo cammino difficile ma glorioso. La solenne Eucaristia di apertura delle celebrazioni si è svolta lo scorso primo marzo. Il vescovo, mons. Jin Lu Xian, ha presieduto la liturgia e la processione insieme a una settantina di sacerdoti e ad oltre mille fedeli. E’ stata invocata la benedizione del Signore e la protezione della Vergine Maria per tutti i 150 mila fedeli della diocesi di Shanghai. Attualmente, tutte le iniziative sono concentrate sulla preparazione del Mese mariano di maggio e sul pellegrinaggio solenne, anche per rispondere all’appello del Papa per la Giornata di Preghiera per la Chiesa in Cina, il 24 maggio. Volantini, sussidi e libretti con i testi liturgici sono già in disposizione dei catechisti e degli altri laici attivi nella pastorale e nell’evangelizzazione. La mostra per l’occasione è pronta. A giugno è in programma l’assemblea dei sacerdoti diocesani, l’ordinazione dei diaconi ed i festeggiamenti per il 92° compleanno del Vescovo. A settembre si sarà la conferenza sul tema “Ripercorrere il passato, progettare il futuro” per studiare le figure più importanti di questi 400 anni, il ruolo della Chiesa di oggi nella società cinese, una adeguata pastorale e l’opera di evangelizzazione. Il 25 ottobre si aprirà la mostra sul patrimonio storico della Chiesa. Da novembre a dicembre sono previsti, infine, un concerto e incontri di preghiera sacerdotali. (A.M.)

    inizio pagina

    Bolivia: aperto il V Congresso missionario nazionale

    ◊   Con grande entusiasmo e partecipazione, ha preso il via mercoledì, a Cochabamba, in Bolivia, il V Congresso missionario nazionale sul tema: “Bolivia con Cristo ascolta, impara, annuncia”. Vi partecipano circa 700 persone tra laici, giovani, religiosi e religiose, sacerdoti e seminaristi provenienti da tutto il Paese, oltre a numerosi vescovi. Nel constatare la presenza di una quantità importante di giovani a questo Congresso, l’Arcivescovo di Cochabamba, mons. Tito Solari Capellari, ha manifestato il desiderio che molti di loro “siano capaci di dire a Gesù: dono la mia vita al Signore per gli altri”. L’avvenimento centrale della cerimonia di inaugurazione – rende noto l’agenzia Fides - è stata la Santa Messa presieduta dal cardinale Julio Terrazas Sandoval, Arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, concelebrata da numerosi vescovi e sacerdoti. Durante la sua omelia, il cardinale ha affermato: “se siamo cristiani, siamo missionari; e non c'è altro modo di fare il missionario se non siamo ben fondati, con chiarezza, su quella roccia della nostra fede che è Cristo Signore”. Secondo il porporato, “non portiamo un messaggio qualsiasi, portiamo il messaggio che ha portato Cristo a nome di suo Padre, affinché lo facciamo arrivare a tutti”. Un messaggio che dobbiamo fare nostro - ha continuato il cardinale - ed arricchirlo con tutto il dinamismo di Aparecida. “Durante questo avvenimento ci siamo messi all’ascolto della Parola, per sapere quello che il Signore vuole dai nostri popoli, ormai battezzati ma poco impegnati con le esigenze del battesimo”. Il Cardinale Terrazas ha sottolineato quindi l’importanza di “educarci alla pace” nella situazione attuale che vive il Paese. “Ma non possiamo parlare di cambiamenti, di trasformazioni, senza ripartire da Dio, da Dio che è amore, poiché è quell’amore l’unico che può cambiare l’esistenza umana; è quello – ha concluso il porporato - l’amore che dobbiamo annunciare, l’amore di cui dobbiamo metterci a servizio tra noi”. (A.L.)

    inizio pagina

    Malaysia: 1400 ragazzi riuniti in una giornata di pastorale vocazionale

    ◊   Una giornata di fede e spiritualità per i giovani della Malaysia. Oltre 1400 ragazzi delle diverse parrocchie dell’arcidiocesi di Kuching, nella parte occidentale dell’isola del Borneo malaysiano, hanno vissuto domenica scorsa un giorno dedicato al tema della vocazione. Un incontro pensato sia per i giovani chiamati al sacerdozio, sia per quelli che, proiettati verso la Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, avvertono il bisogno di seguire Cristo. Alla giornata ha partecipato anche il delegato apostolico in Malaysia, mons. Salvatore Pennacchio, che ha presieduto una solenne celebrazione eucaristica. Mons. John Ha Tiong Hock , arcivescovo di Kuching, ha sottolineato che la presenza del delegato apostolico ha rappresentato “un forte incoraggiamento per i giovani” e ha ricordato loro “la sollecitudine e l’amore del Santo Padre”. Con l’occasione, nella sua visita a Kuching, mons. Pennacchio ha anche partecipato alla riunione del Consiglio Pastorale dell’arcidiocesi, dedicata al tema “Famiglia, portatrice di speranza e della Buona Novella nelle società e nel mondo”.(V.V.)

    inizio pagina

    Iniezione letale: Amnesty International contro la decisione della Corte suprema USA

    ◊   “Sentenza inaccettabile” per Amnesty Intenational, quella della Corte suprema federale degli Stati Uniti sulla pena di morte. Mercoledì, infatti, il Tribunale americano ha respinto il ricorso sull’incostituzionalità delle esecuzioni tramite iniezione letale. Secondo Amnesty “ è come affermare che c’è un modo umano e indolore di mettere e morte una persona”. Quando invece “che l’iniezione letale sia una forma di esecuzione crudele, è stato dimostrato da numerosi casi”. “Ciò nonostante - hanno dichiarato da Amnesty – auspichiamo che l’attuale fase di ripensamento sull’uso della pena di morte negli Usa e i sette mesi di moratoria, contribuiscano a convincere l’opinione pubblica e le autorità dei singoli Stati degli Usa che, come ha affermato chiaramente a dicembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, della pena di morte si può e si deve fare a meno”. (V.V.)

    inizio pagina

    Convegno su ecologia umana ed ecologia dell’ambiente promosso dall’Associazione Amici dell’Università Cattolica

    ◊   “Relazioni umane di giustizia e di pace” sono “indispensabili per la salvaguardia del creato”: lo ha detto, ieri pomeriggio, mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI, intervenendo al convegno “Educazione. Ecologia umana, ecologia dell’ambiente”, promosso, a Rodengo Saiano (Bs), dalla Scuola italiana moderna, dalla “Scuola e didattica” Editrice La Scuola e dall’Associazione “Amici” dell’Università Cattolica. “In un tempo come il nostro, nel quale la ‘crisi’ è profonda a livello dell’ethos collettivo e dentro i meandri profondi della cultura, è necessario – ha detto il presule le cui parole sono state riprese dal Sir - che il cristianesimo mostri la sua capacità di orientare le esistenze degli uomini sulle strade del rispetto della dignità della persona, della solidarietà e della pace, di una solida convivenza civile, della ricerca del bene comune, della salvaguardia e del rispetto della natura”. I problemi ecologici, secondo il segretario della CEI, “riguardano la natura e il cosmo, ma sono sempre problemi dell’uomo e del modo con cui egli vive nella società. Il problema dunque non è quello di tutelare l’habitat degli esseri viventi (ecologia fisica), ma quello di rendere più dignitosa l’esistenza di tutte le creature, prima fra tutte l’uomo (ecologia umana)”. In questo senso, “l’acuirsi delle disuguaglianze tra ricchi e poveri, l’approfondirsi del solco fra i popoli della fame e i popoli dell’opulenza, è – ha affermato mons. Betori - una questione che riguarda direttamente la salvaguardia del creato. Non solo perché rende più crudo il dramma della spirale di violenza tra intere nazioni, ma anche perché esprime quella radice perversa latente in ogni situazione di ingiustizia, il dominio dell’uomo sull’uomo: lo stesso dominio perpetrato sulla natura e sul cosmo dentro tutte le forme della manipolazione consentita oggigiorno dalla massiccia utilizzazione della tecnologia”. (A.L.)

    inizio pagina

    Milano: confronto sull’aborto su iniziativa dell’Associazione Medici Cattolici

    ◊   L’aborto è un dramma, sempre più da tenere nascosto, che provoca e interroga ma su cui non si riesce a ragionare al di là delle ideologie e dei preconcetti di chi lo difende come conquista o diritto. Un confronto a tre voci sotto altrettanti profili, teologico, sociologico ed etico, si è sviluppato ieri su iniziativa dell’Associazione Medici Cattolici di Milano. A trent’anni dall’approvazione della legge 194 che regola in Italia l’interruzione volontaria della gravidanza, il sentire comune a riguardo è molto mutato. Tommaso Vitale, sociologico dell’Università Bicocca ha sottolineato come la società chiuda di fatto gli occhi su un fenomeno ampio e profondo che l’attraversa. Una società che – ha rilanciato don Maurizio Chiodi, moralista alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale - non affronta il nesso fra generazione e sessualità e quindi su che cosa significa venire al mondo, essere generati da altri, essere qui non per propria scelta. Tutto viene caricato sulla donna, ha concluso allora Vitale, lasciate sole a gestire il potere di decidere se portare avanti la gravidanza o meno. E le nuove tecniche come la pillola abortiva le lasciano ancor più drasticamente sole nel prendere la decisione e nel rielaborarla. (Da Milano, per Radio Vaticana, Fabio Brenna)

    inizio pagina

    Siglato un protocollo di intesa tra AMA, Caritas diocesana e Comunità di Sant’Egidio, per la sepoltura gratuita dei senza fissa dimora

    ◊   L’Azienda Municipale Ambiente di Roma (AMA), la Caritas Diocesana e la Comunità di Sant’Egidio hanno siglato un protocollo di intesa in base al quale si garantirà il servizio di onoranze funebri e la sepoltura a 50 persone senza fissa dimora decedute in condizioni di estrema povertà nella capitale. L’AMA si impegna a coprire le spese avvalendosi della propria Agenzia di onoranze funebri. La Caritas Diocesana e la Comunità di Sant’Egidio segnaleranno i nominativi di persone decedute nel comune di Roma, in stato di grave indigenza. Cureranno anche l’organizzazione della cerimonia religiosa o civile. Si tratta - precisa l’AMA in un comunicato stampa - “di un gesto di civiltà, di un segno di rispetto della dignità umana”. (A.L.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Iraq e Afghanistan nella morsa della violenza. Messaggio audio di Al Zawahiri

    ◊   Iraq e Afghanistan continuano ad occupare le prime pagine dei giornali di tutto il mondo a causa della nuova ondata di violenza che sta rendendo sempre più difficile il loro cammino di normalizzazione. Di Iraq ha parlato Al Zawahiri in un messaggio diffuso su internet per il quinto anniversario dell’invasione americana. In esso, il numero due di Al Qaeda invita alla lotta per rendere il Paese del Golfo una “fortezza dell’Islam”. Ventiquattro le vittime, tra questi alcuni bambini, è il bilancio di un attentato avvenuto nella provincia afghana di Nimroz. Il kamikaze si è fatto saltare in aria in mezzo ai fedeli che stavano uscendo da una moschea. Tre civili sono poi morti nell’esplosione di una bomba al passaggio del loro veicolo nei pressi di Kabul, sempre una deflagrazione ha ucciso due soldati NATO olandesi, fra cui il figlio del nuovo capo di Stato maggiore, nella provincia afghana di Uruzgan. Quali dunque gli sbocchi per uscire da questo tunnel di violenza? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Mirella Galletti, docente di Diritto delle Comunità Islamiche presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia:


    R. - Io credo che la strada iniziata in Iraq negli ultimi mesi abbia dato alcuni risultati nel senso che c’è stata una diminuzione della violenza. Adesso, c’è qualche episodio di ritorno. Ritengo che, da un lato, le truppe americane e occidentali non possano andarsene lasciando il Paese alla mercè di se stesso. Dall’altro, c’è da notare l’impegno più presente e più pressante degli Stati Uniti all’interno del Kurdistan iracheno per lo sviluppo dell’economia. Credo che, quattro anni fa, siano iniziati una serie di “sommovimenti” incontrollabili che non erano stati previsti: per questo la soluzione non potrà essere a brevissimo termine, ma con risultati graduali.

    Medio Oriente
    Speciali misure di sicurezza sono state adottate dall’esercito israeliano in occasione della Pasqua ebraica, che inizia domani sera. Dalla notte scorsa, tutti i valichi di transito con la Cisgiordania sono chiusi ai palestinesi, ma è però consentito il passaggio per le necessità di tipo umanitario. Stato di allerta, a ridosso della Striscia di Gaza, dopo gli attacchi degli ultimi giorni costati la vita a quasi 30 persone. Alle porte di Nablus, nel corso di un’incursione, un militante delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa è stato ucciso da soldati israeliani. Intanto, sono accese le polemiche per la visita dell’ex presidente americano Carter a Damasco dove dovrebbe incontrare il leader di Hamas in esilio Khaled Meshaal. Un incontro criticato sia dagli Stati Uniti che da Israele, i quali considerano il movimento integralista un gruppo terrorista. Ieri, Carter ha avuto colloqui al Cairo con alti dirigenti del movimento integralista. Si è discusso di un’eventuale tregua con Israele e della sorte del soldato israeliano, Gilad Shalit, rapito nel giugno 2006. Dopo la tappa in Siria, l’ex presidente si recherà in Giordania e Arabia Saudita.

    Cina-Tibet-fiaccola olimpica
    Sosta in un grande albergo di Bangkok per la fiaccola olimpica giunta in Thailandia, dopo il passaggio in India, contraddistinto da 180 arresti di manifestanti pro-Tibet. Per domani, in previsione del percorso della torcia, le autorità hanno fatto sapere che non saranno tollerate manifestazioni di protesta. Intanto, i monaci del tempio buddista Zenkoji di Nagano hanno chiesto al governo giapponese di non essere più il punto di partenza del passaggio della fiaccola olimpica, in programma per il 26 aprile. I religiosi intendono esprimere così il loro dissenso per le violenze accadute in Tibet nelle scorse settimane.

    Yemen-omicidio parlamentare
    Sgomento in Yemen per l’omicidio di un deputato del Congresso popolare generale, il partito al potere. Saleh al Hindi è stato ucciso insieme alle sue due guardie del corpo da alcuni uomini armati nella regione di Sanaa, roccaforte della ribellione sciita.

    Italia-Alitalia-politica
    La politica internazionale e la vicenda Alitalia. Sono i temi affrontati ieri nel colloquio, in Sardegna, tra il premier in pectore Berlusconi e il presidente russo Putin. In particolare, sulla compagnia di bandiera, il leader del Popolo della Libertà ha annunciato la possibilità di creare un tavolo di confronto con Aeroflot. Un’ipotesi possibile anche per il capo del Cremlino. Intanto, per salvare la compagnia di bandiera sembra probabile un intervento delle banche con investimenti per 1-2 miliardi di euro, dopo il prestito-ponte da 100-150 milioni che il governo si appresta a concedere. Su questo punto, la Commissione europea ha precisato che il prestito deve essere effettuato a "condizioni accettabili agli investitori privati”. A livello politico, Berlusconi sta lavorando alla composizione dell’esecutivo, con la Lega Nord che reclama 4 ministeri. L’Italia dei Valori di Di Pietro sembra invece poco propensa a formare un gruppo unico in Parlamento con il Partito Democratico.

    Zimbabwe
    Polemiche in Zimbabwe dove ancora non sono stati resi noti i risultati delle elezioni presidenziali dello scorso 29 marzo. Il leader dell’opposizione, Morgan Tsvangirai, che rivendica la vittoria, ha affermato in un’intervista che alcuni esponenti della maggioranza del presidente Robert Mugabe, appoggiati dai militari, hanno sabotato l’accordo per formare un governo di unità nazionale. Ieri, Tsvangirai aveva chiesto la sostituzione del presidente sudafricano, Thabo Mbeki, come mediatore della Comunità di sviluppo dell’Africa australe nella crisi politica in corso nel Paese.

    Serbia-elezioni
    Secondo anticipazioni di agenzia, il governo uscente serbo ha confermato l’intenzione di organizzare le prossime elezioni generali, fissate per l’11maggio, anche nelle residue enclavi slave del Kosovo, la provincia a maggioranza albanese che si è dichiarata indipendente il 17 febbraio scorso. Pristina ha definito la scelta “una provocazione” a danno di “uno Stato sovrano”, annunciando una condanna formale da parte del parlamento locale e chiedendo alla comunità internazionale d’impedirne l'attuazione.

    Francia-aiuti alimentari
    Il presidente francese Sarkozy ha annunciato che saranno raddoppiati i fondi per gli aiuti alimentari ai 37 Paesi che più ne hanno bisogno. La cifra ammonta a 60 milioni di euro. Intanto, per fare il punto sull’aumento dei prezzi del grano e del riso, che oggi alla Borsa di Chicago ha segnato il record di 24,235 dollari per cento libbre, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha intenzione di convocare un vertice mondiale.

    Corea del Sud-aviaria
    Preoccupazione da parte della Corea del Sud per la diffusione dell’influenza aviaria. Nonostante le misure di quarantena in atto, l’epidemia continua ad espandersi. Si sta investigando su tre possibili focolai, segnalati in altrettante fattorie nelle aree di Chungcheong e Jeolla, rispettivamente 130 e 300 km a sud di Seul.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 109

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va

    inizio pagina