Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 14/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Vigilia della partenza di Benedetto XVI per gli Stati Uniti. Intervista con l'arcivescovo di Washington, Donald Wuerl: il Papa annuncerà a tutti la speranza del Cristo risorto
  • Nomine
  • A Nairobi, dal 16 al 20 aprile prossimi, la riunione del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso dell’Africa subsahariana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Speranze di riconciliazione in Kenya dopo il varo del governo di coalizione
  • Traslate le spoglie di Sant’Antonio da Padova per lavori di restauro nella Cappella della Tomba: con noi il delegato pontificio, l’arcivescovo Francesco Gioia
  • Il grazie del Papa ai missionari che annunciano Cristo al mondo: la testimonianza di una religiosa camilliana nello Sri Lanka
  • Non si ferma la strage di pedoni in italia
  • 400 volontari avvocati di strada a servizio in tutta Italia di persone in difficoltà
  • Al via a Ravenna il Mosaico Film Festival con l'obiettivo di promuovere il cinema europeo indipendente
  • Chiesa e Società

  • Emergenza cibo nel mondo: la Banca Mondiale chiede intervento urgente
  • La denuncia del Patriarca maronita Sfeir: il Libano è sulla strada del collasso
  • Sri Lanka: la Conferenza episcopale chiede di cessare le violenze intorno al santuario di Madhu
  • Cina: per la grande affluenza di fedeli al Santuario di She Shan il 24 maggio, i cattolici di Hong Kong cambiano la data del loro pellegrinaggio
  • Filippine: al-Qaeda dietro l'attentato contro la cattedrale di Santosh Digal
  • I vescovi dell’Oceano Indiano preoccupati per la crisi dei valori nella regione
  • Continua il dramma dei migranti nel Golfo di Aden: ieri, altri 20 morti
  • Appello dei vescovi argentini alla missione
  • La Conferenza episcopale brasiliana esprime solidarietà a tre vescovi minacciati di morte
  • Cuba: riaperta al culto una chiesa restituita all'arcivescovado dopo 30 anni
  • In Danimarca, la Chiesa evangelica luterana risponde alla lettera dei 138 saggi musulmani
  • Polonia: sondaggio del settimanale cattolico Niedziela sulle vocazioni sacerdotali e religiose
  • Prende il via la Maratona-Pellegrinaggio in Terra Santa dedicata a Giovanni Paolo II
  • Nasce "Menina", una bambola realizzata per aiutare i bambini abbandonati della "Casa do Menor" di Sao Miguel Arcano
  • Convegno a Roma sull'eco-sostenibilità
  • Si è aperta ieri la settimana del Movimento ecclesiale di impegno culturale
  • Iniziate le celebrazioni per il bicentenario della nascita di Antonio Meucci, inventore del telefono
  • 24 Ore nel Mondo

  • Violenze a Mogadiscio: uccisi quattro insegnanti, due britannici e due kenioti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Vigilia della partenza di Benedetto XVI per gli Stati Uniti. Intervista con l'arcivescovo di Washington, Donald Wuerl: il Papa annuncerà a tutti la speranza del Cristo risorto

    ◊   “Christ our hope”, Cristo nostra speranza. E’ sulle ali di questo motto che tra meno di 24 ore, Benedetto XVI tornerà ad attraversare l’Atlantico verso il continente americano. Undici mesi dopo l’arrivo in Brasile, questa volta saranno le due città-simbolo degli Stati Uniti, Washington e New York, ad ospitare per sei giorni il Papa e il suo seguito, in un clima di fermento pastorale ed interreligioso, ma anche di grande attesa mediatica. Benedetto XVI pregherà insieme con le comunità ecclesiali delle due arcidiocesi, abbracciando idealmente tutta la Chiesa degli Stati Uniti, e farà anche tappa, fra l’altro, nel Palazzo di Vetro di New York e a Ground Zero, luoghi simbolo di una pace che si costruisce e di una che si cerca di distruggere. Alcuni giorni fa, il Pontefice ha fatto precedere il proprio arrivo negli USA da un videomessaggio, nel quale delinea i temi spirituali del suo soggiorno statunitense. A ricordarli è, in questo servizio, Alessandro De Carolis:


    "At the same time, I earnestly hope that my presence…
    Auspico vivamente che la mia venuta in mezzo a voi sia accolta come espressione di fraternità verso ogni comunità ecclesiale e come testimonianza di amicizia verso tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà”.

    E’ l’8 aprile quando Benedetto XVI affida ad un videomessaggio diffuso dalla Sala Stampa vaticana il saluto agli statunitensi che si appresta a visitare di lì a una settimana. Le statistiche ufficiali più aggiornate parlano di una popolazione di 300 milioni di abitanti e di 67 milioni e mezzo di cattolici, distribuiti in circa 19 mila parrocchie. E’ soprattutto a loro - che incontrerà presiedendo tre Sante Messe, una nella capitale e due a New York - che Benedetto XVI porterà il messaggio della speranza di Cristo, che dà il titolo a questo ottavo viaggio apostolico. Ma non mancheranno importanti parentesi dedicate al dialogo con le altre fedi, nell’incontro dì giovedì prossimo a Washington con alcuni leader religiosi, e nella visita alla Park East Synagogue di New York, per la Pasqua ebraica.
     
    "I shall also bring the message of Christian hope…
    Porterò il messaggio della speranza anche nella grande Assemblea delle Nazioni Unite ai Rappresentanti dei popoli del mondo”.

    Il Papa al Palazzo di Vetro e il Papa a Ground Zero saranno, soprattutto il secondo, gli eventi tra i più mediatici della visita papale in terra americana. In ogni caso, afferma Benedetto XVI nel suo messaggio, il mondo “ha più che mai bisogno di speranza: speranza di pace, di giustizia, di libertà”. Ma, aggiunge, “non potrà realizzare questa speranza senza obbedire alla legge di Dio, che Cristo ha portato a compimento nel comandamento di amarci gli uni gli altri”:

     
    Da molto tempo, l’arrivo di Benedetto XVI nelle due metropoli degli Stati Uniti viene preparato dalla Chiesa locale con incontri e riflessioni sul tema della speranza cristiana. Molta parte dell’attenzione pastorale è stata rivolta ai giovani americani, per i quali il messaggio del Vangelo deve farsi strada tra voci e tendenze dominate dal relativismo etico e da un quotidiano materialismo. Lo conferma, al microfono del nostro inviato Pietro Cocco, l’arcivescovo di Washington, Donald Wuerl:


    R. - Con grande gioia aspettiamo l’arrivo del Papa. Per noi, però, questo è un momento catechistico. Stiamo preparando, insegnando ai nostri fedeli, specialmente ai giovani, a capire chi sia il Papa. E il Papa è Pietro in mezzo a noi, oggi. Così, possiamo insegnare bene a questa generazione di cattolici, a questa generazione di giovani cristiani, che la Chiesa ha tanto bisogno di Pietro, perché è proprio su Pietro che la Chiesa si poggia. Quando il Santo Padre Benedetto XV arriverà, nella fede noi vedremo l’arrivo di Pietro. La nostra preparazione avviene quindi con grande gioia, ma con la visione di insegnare bene ai nostri giovani.

     
    D. - In che senso voi ritenete che sia così importante nella vita di oggi, dei giovani, della società americana, che si capisca il ruolo di Pietro del Papa?

     
    R. - Perchè la generazione, la nostra cultura, la nostra società di oggi ha tanto, tanto bisogno di ascoltare il Vangelo, di ascoltare le parole di vita, di ascoltare e accettare che ci sia una dimensione spirituale della vita umana. Noi viviamo freneticamente negli Stati Uniti e l’attenzione va in tutte le direzioni, senza concentrarsi su questo fatto molto importante, che ogni vita umana ha una dimensione spirituale. Noi abbiamo bisogno di un contatto, una conversazione, una relazione con Dio. Il Santo Padre porterà questo messaggio. E’ un messaggio universale per tutti quanti, non solo per i cattolici, ma per tutti. La sua presenza sarà la presenza di un uomo, di un prete, di un vescovo, di un individuo che rappresenta questo atteggiamento con Dio, questa relazione con Dio. Per me questo spiega perchè c’è questo entusiasmo per l’arrivo del Papa.

     
    D. - Gli Stati Uniti vivono una situazione di conflitto, di contrasto con una cultura diversa. Il timore oggi, nella cultura contemporanea, in particolare anche americana, è che la religione sia elemento di divisione…

     
    R. - Sì, almeno ci sono coloro che dicono così. Io vedo le cose diversamente. Per me la religione dà speranza che ci sia la possibilità di costruire dei ponti tra tutti i diversi elementi della cultura, di cominciare a costruire una società veramente giusta e buona. La religione, in fondo, parla di giustizia, la vera religione parla di pace, parla di verità e parla anche delle relazioni umane. Allora, la voce della religione oggi, la voce di tutte queste religioni organizzate, questa voce porta un elemento essenziale per una buona società, una società positiva. Per questo motivo, credo che i dialoghi in atto oggi tra i cattolici e gli ebrei, tra i cattolici e i musulmani, tra i cattolici e tutte le altre religioni, aprano la porta ad un nuovo momento nella vita della nostra società, un momento di comprensione, di rispetto e di possibilità di vivere e lavorare insieme per costruire una buona società.

     
    D. - A Washington, si svolgerà un incontro del Papa con i rappresentanti delle religioni. Qual è l’impegno della Chiesa statunitense in questo campo?

     
    R. - Sì, questa riunione di rappresentanti di tutte le religioni, programmata per l’ultimo giorno della visita del Santo Padre, dà la possibilità di dimostrare a tutti nella nazione che il Santo Padre prende molto sul serio questo dialogo, questa conversazione con il mondo delle religioni. E’ per noi un esempio di come dobbiamo continuare ad avere questi discorsi. Che cosa nasce da tutti questi discorsi? Mi sembra che quello che nasca sia un rispetto più profondo tra gli elementi religiosi di una comunità. Negli Stati Uniti noi oggi abbiamo bisogno di questo. Ma credo che tutto il mondo abbia bisogno di questo. Noi speriamo di poter essere un esempio di tutto ciò. Il Santo Padre ha deciso, ha scelto di fare questo incontro. Mi sembra che sia una testimonianza mondiale dell’importanza di questo dialogo.

     
    D. - Il motto della visita del Papa è “Cristo nostra speranza”. Quali sono gli ambiti della vita sociale, quindi non solo per la Chiesa, in cui pensate che ce ne sia più bisogno?

     
    R. - Oggi, il mondo, come il Santo Padre ha detto nella sua Enciclica 'Spe salvi', ha tanto bisogno di speranza, per tutti questi aspetti negativi che noi vediamo ogni giorno alla televisione, che ascoltiamo alla radio, leggiamo nei giornali. Dobbiamo pensare che al di sopra di questo c’è di più. Abbiamo la possibilità di vivere in pace, abbiamo la possibilità di costruire una società buona e giusta, abbiamo la possibilità di vivere apertamente nella nostra fede e di vivere pienamente la nostra fede. Il Santo Padre ci dà speranza. La sua presenza ci darà la speranza. La persona che ha la spes, la speranza, vive diversamente. Per noi, allora, la visita del Santo Padre sarà un momento di speranza, un annuncio di speranza. E noi dobbiamo accogliere, ricevere e vivere questo senso di speranza, perchè Cristo è risorto. Cristo è morto, risorto e resta con noi. Noi abbiamo al centro della visita a Washington l’Eucaristia, la Santa Messa nel National Park, con 45 mila persone. Questo, secondo me, sarà il momento principale, perchè la nostra spes resti nella nostra fede che è Gesù, Gesù che è con noi nell’Eucaristia. Per questo dico che l’arrivo del Santo Padre sarà una testimonianza, una proclamazione di speranza, di speranza non solo per il futuro, ma per oggi. Così, al cuore di tutto questo ci sarà l’Eucaristia.

    inizio pagina

    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Luçon (Francia) il rev. Alain Castet, del clero di Parigi, finora parroco di Saint-François-Xavier e decano di Orsay-Breteuil. Il rev. Alain Castet è nato il 10 maggio 1950 a Floirac (Gironde), nell’arcidiocesi di Bordeaux. È stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1975 per l’arcidiocesi di Parigi.

    inizio pagina

    A Nairobi, dal 16 al 20 aprile prossimi, la riunione del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso dell’Africa subsahariana

    ◊   Dal 16 al 20 aprile prossimi, si terrà a Nairobi una riunione dei membri e consultori del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso dell’Africa subsahariana. Il tema della riunione - a cui prenderanno parte i responsabili delle commissioni episcopali per il dialogo interreligioso - è “Formazione al dialogo interreligioso”. In una nota della Sala Stampa vaticana sull’incontro si indicano i punti fondamentali dell’assise: la formazione di sacerdoti e religiosi; la formazione dei laici; le attività dei centri per dialogo interreligioso e le diverse iniziative di dialogo in Africa. All’incontro in Kenya, prenderà parte il capo-dicastero vaticano per il dialogo interreligioso, cardinale Jean-Louis Tauran.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La speranza di Cristo e una regola d’oro: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla missione di Benedetto XVI negli Stati Uniti e nella sede dell’ONU sulle orme dei suoi predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II.

    La Dottrina sociale della Chiesa e le risposte alla crisi economica: nell’informazione internazionale, un articolo di Simona Beretta, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

    In cultura, Manlio Simonetti, Dorothea Weber e Clemens Weidmann sulla scoperta, in un manoscritto del dodicesimo secolo, di sei sermoni inediti di Sant’Agostino, che sarà illustrata domani in una conferenza stampa all’Università di Erfurt. 

    Ad un anno dalla morte, Philippe Levillain ricorda lo storico cattolico René Rémond.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Speranze di riconciliazione in Kenya dopo il varo del governo di coalizione

    ◊   Varato ieri in Kenya un governo di grande coalizione. Quarantuno i ministri, mentre la carica di premier è stata assunta dal capo dell’opposizione, Raila Odinga, che va a controbilancire la figura del presidente Mwai Kibaki. Secondo gli osservatori internazionali si tratta di un esecutivo equilibrato, come previsto dagli accordi faticosamente messi a punto nel corso della lunga mediazione portata avanti dall'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan. Ma che tipo di convivenza sarà quella tra Kibaki e Odinga? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Daniele Moschetti, padre comboniano, che da anni vive nella baraccopoli di Korogocho, alla periferia di Nairobi:


    R. – Sicuramente è un punto di arrivo, per il momento, dopo quattro mesi di attesa. E’ un momento storico. Certo ci sono tanti ministri, troppi: sono 41. Questo è stato molto criticato dalla società civile, dalle Chiese, da tanti. Però, questo almeno è un primo passo per arrivare a qualcosa di più concreto – si spera – per il futuro del Kenya e soprattutto per i poveri, per la gente che soffre. In questo momento, c’era grande tensione ancora aspettando questo risultato. La settimana scorsa è stata pesante, era scoppiato qualche scontro; oggi c’è molta più tranquillità.

     
    D. – Il governo avrà come compito quello di far ripartire il Paese dopo mesi di violenza. Quali le prime mosse che possiamo attenderci, a questo punto?

     
    R. – Si spera che una delle prime cose sia la Costituzione, perché ormai sono più di dieci anni che se ne parla, ci si è lavorato molto, si sono spesi tanti soldi, e poi si è dissolto tutto, anche con un referendum perso apertamente dal governo, in maniera molto brutale, nel 2005. Poi, logicamente, il lavoro: creare lavoro, creare sicurezza nel Paese, perché in alcune zone non c’è ancora sicurezza, in questo momento.

     
    D. – A questo punto, il Kenya potrà acquisire nuovamente il ruolo di Paese-chiave del continente africano, così come era prima di questa crisi?

     
    R. – Ci sono delle lezioni da imparare da parte del governo kenyota e da parte della politica kenyota, perché dal punto di vista economico è rimasto bloccato tutto l’East Africa: non soltanto il Kenya, ma anche l’Uganda, il Rwanda, il Burundi, il Congo del Nord, il Sud Sudan e la Tanzania. Quindi, la ferrovia che non si poteva più usare, le merci che non potevano essere trasferite da Mombasa ad altre parti dell’East Africa ... Oggi probabilmente gli altri Paesi stanno guardando ad altre soluzioni, non soltanto al Kenya, perché è stato un segnale che se questo succede altre volte, indubbiamente anche le loro economie vanno al collasso. Quindi, è un momento molto particolare. Penso che anche il Kenya dovrà riflettere molto su questo e trovare una coesione politica su una visione più grande che non è quella del proprio Paese.

     
    D. – Qual è il ruolo della Chiesa?

     R. – In questo momento, ormai non c’è opposizione in questo Paese, perché tutti sono nel governo. Allora, automaticamente, chi è all’opposizione è la società civile, sono le Chiese, le religioni, il cittadino comune, i poveri. E quindi è questo l’importante: riuscire a prendere posizioni anche politiche – non partitiche, ma politiche – per quello che sono i diritti della gente, per i poveri sorprattutto, ma soprattutto lavorare per la riconciliazione tra le etnie: ci sono ancora divisioni tra le varie etnie.

    inizio pagina

    Traslate le spoglie di Sant’Antonio da Padova per lavori di restauro nella Cappella della Tomba: con noi il delegato pontificio, l’arcivescovo Francesco Gioia

    ◊   Da ieri, i fedeli e devoti di Sant’Antonio da Padova possono pregare sulle sue spoglie nella Cappella di San Giacomo, nella navata destra della Basilica. La traslazione, avvenuta sabato scorso, è stata necessaria per permettere di iniziare i lavori di restauro della Cappella della Tomba del Santo. Questa collocazione delle spoglie durerà alcuni mesi, il tempo necessario ad ultimare i lavori. Non sarà eseguita nessuna ricognizione delle reliquie, né un’ostensione delle stesse. Su questo avvenimento e sull’attualità della figura di Sant’Antonio, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Francesco Gioia, delegato pontificio per la Basilica di Sant’Antonio in Padova:


    R. – Ecco che cosa dice questa traslazione? Certamente avviene per motivi contingenti, per lavori di ristrutturazione che dobbiamo fare nell’ambiente in cui è collocata la tomba di Sant’Antonio. Ma la Provvidenza racchiude sempre un messaggio molto ricco in ogni avvenimento, anche più trascurabile, perché avviene lo stesso fenomeno dell’Eucaristia. In ogni particella dell’Eucaristia vi è tutto Cristo, tutto intero, e così in ogni singolo avvenimento, in ogni momento del tempo, in ogni punto dello spazio vi è un messaggio di Dio, questo richiamo alla Santità, alla comprensione, alla pace, alla dedizione, alla generosità. La santità è questa. Veramente devo ringraziare i padri conventuali che hanno organizzato questa traslazione temporanea con molta dignità, con molta fedeltà alle radici teologiche della pietà popolare. Non dobbiamo privare il popolo di Sant’Antonio.

     
    D. – La gente sente ancora oggi forte il fascino di una figura come Sant’Antonio, perché secondo lei?

     
    R. – La gente davanti a Sant’Antonio sente il fascino della sua santità. I Santi, oltre a svolgere una missione di intercessione per gli uomini che si affidano a loro, costituiscono un grande dono della Provvidenza. Sono il segno dell’amore di Dio nei confronti degli uomini, perché costituiscono un esempio. Sant’Antonio stesso dette una svolta alla sua vita. Lui era un agostiniano giovane, di 25 anni, e quando sentì che cinque figli di San Francesco, missionari in Marocco, il 16 maggio 1220, avevano dato la loro vita per testimoniare Cristo, lui decise di lasciare il convento e mettersi in cammino verso il Marocco per andare in quella terra a ricevere il martirio. La Provvidenza rispose diversamente e lo volle come predicatore, lo volle come testimone. Questo Santo è di attualità ed è nel cuore di tutti dal 1231, anno in cui è morto a soli 36 anni. E’ la santità che è sempre attuale. Io vorrei affidare tutti coloro che ci ascoltano attraverso la Radio Vaticana alla protezione di Sant’Antonio. Sant’Antonio è l’amico del popolo, è l’amico di ciascuno di noi. Chi ha bisogno si rivolga a lui, non rimarrà deluso.

    inizio pagina

    Il grazie del Papa ai missionari che annunciano Cristo al mondo: la testimonianza di una religiosa camilliana nello Sri Lanka

    ◊   Il Papa ieri al Regina Caeli ha ricordato con gratitudine, nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, i tanti missionari che si spendono senza riserve per annunciare Cristo nel mondo, pagando la loro testimonianza anche con il sacrificio della vita, come è accaduto nei giorni scorsi a due religiosi in Guinea e Kenya. E sono molti i missionari che operano quotidianamente nel silenzio in realtà difficili al fianco dei sofferenti e dei più poveri. Al microfono di Tiziana Campisi ascoltiamo la testimonianza di suor Elisa Kallakats, Figlia di San Camillo, che svolge il suo apostolato nello Sri Lanka e che insieme a tre consorelle, ad 8 chilometri da Colombo, si dedica in particolare ad anziani e malati.


    R. – Essere missionari significa portare la voce di Dio ai sofferenti, con il nostro esempio di vita, con il nostro modo di fare, nel parlare e nell’azione.

     
    D. – Cosa ricorda in particolare del periodo in cui lei ha scelto di donarsi alla Chiesa per Cristo?

     
    R. – A me è capitato una volta che un povero mi abbia chiesto della frutta. Ero una bambina e avevo cinque frutti in mano. Prima mi sono rifiutata di dare, ma poi ho preso il più piccolo e gliel’ho dato. E quest’uomo mi ha detto: “Almeno mi hai dato quello piccolo”. Ho ricordato queste parole per tutta la vita. Ho sempre pensato: “Potevo dargli quello più grande”. Adesso io desidero dare il frutto più grande al Signore. Lo ricorderò sempre nella mia vita, e anche quando do qualcosa ai poveri, adesso, lo ricordo.

     
    D. – Come è arrivata poi alla consacrazione?

     
    R. – Ho avuto sempre occasione di trattare con i poveri e questo è stato sempre piacevole nella mia vita: stare vicino ai poveri e ai bisognosi.

     
    D. – Che cosa ricorda in particolare del periodo in cui viveva il discernimento per la scelta della vita religiosa?

     
    R. – Desideravo dare, dare tutto per il Signore, il più possibile, secondo le mie capacità.

     
    D. – Come vive oggi tutto questo?

     
    R. – Lo vivo ogni giorno, quando faccio le cose le offro al Signore. Cerco di fare tutto per piacere a Lui, come posso. Penso però che Lui voglia di più da me, più di quello che io do. Se posso dare di più devo dare. E ho ancora questo desiderio.

     
    D. – Lo Sri Lanka è una terra difficile. Cosa vuol dire vivere la missione in un Paese come questo?

     
    R. – Lo Sri Lanka è un Paese difficile, perché c’è anche la guerra. Questa gente soffre, ma nello stesso tempo ha fiducia nel Signore, accetta dalla mano di Dio la sofferenza. Vivono veramente con paura. Questa paura però è accettata volentieri. E questo anche a noi religiosi dà coraggio. Per noi religiosi tante volte è difficile capire la volontà di Dio, ma come religiose penso che dobbiamo imparare da questa gente.

    inizio pagina

    Non si ferma la strage di pedoni in italia

    ◊   Continua la strage di pedoni sulle strade italiane: ieri altre 4 persone sono morte travolte da automobili. A Chieti ha perso la vita una bambina di 5 anni. Le strade del Paese sono tra le più pericolose d’Europa: sono 60 le persone che ogni giorno, in media, vengono investite. Due i morti ogni 24 ore. A rischio soprattutto gli anziani. Il Paese europeo più sicuro per i pedoni è l’Olanda: peggio dell'Italia sono Spagna, Svizzera e Norvegia. Tra le città, particolarmente pericolosa risulta Roma. Ma forse se ne parla poco. Ascoltiamo in proposito Maurizio Galli Angeli, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada. L’intervista è di Federico Piana:


    R. - Il problema non è che se ne parla poco, il problema è che purtroppo noi ormai ci abituiamo a tutto. Da un'indagine fatta un po' di tempo fa da Eurostat, confrontando le 14 capitali europee proprio sul discorso della sicurezza stradale è emerso che Roma è quella che detiene purtroppo il più alto numero di morti e feriti sulle strade con 8,37 persone su ogni mille abitanti, con distacchi che sono enormi: la seconda è Copenaghen che sta a 1,47, poi Londra a 0,85, Parigi a 0,40, e non parliamo di piccole città. Roma detiene 750 motocicli oltre ad avere 700 veicoli per ogni mille abitanti, c'è un discorso proprio di numeri. A questo va aggiunto il discorso di non dare valore alla vita. Il pirata della strada non è più l'extra comunitario che non ha la patente, qui si parla di persone "normali"; sembra diventato un videogame che ognuno poi "resetta" e pensa di poter ripartire da capo, pur avendo ucciso una persona, un bambino, o distrutto una famiglia e questo è assurdo. Ci sono poi colpe anche istituzionali: in Italia il 70 per cento dei comuni probabilmente dichiarerebbe bancarotta senza gli introiti delle multe stradali.

     
    D. -Questi introiti dovrebbero essere reinvestiti per rifare la segnaletica stradale, molto spesso le strisce non si vedono. In altri Paesi le strisce anche di notte si vedono, sono fatte in modo catarifrangente...

     
    R. - Sì. Il 50 per cento di quello che si incassa andrebbe reinvestito in sicurezza stradale. Però reinvestire in sicurezza stradale non significa pagare gli straordinari ai vigili urbani che vanno a fare le contravvenzioni in divieto di sosta! Qui il problema è: vogliamo davvero investire in sicurezza stradale? Ci vorrebbe un'Authority vera, reale, a livello nazionale, sulla sicurezza stradale, quello che è stato fatto in Francia e in Inghilterra. In Francia l'allora presidente Chirac disse: questa è una calamità, noi dobbiamo intervenire. In Francia il numero dei morti si è ridotto del 40 per cento. Ci devono essere delle responsabilità. I morti per incidenti stradali rappresentano l'1,5 per cento delle morti totali in Italia ogni anno. Se andiamo tra i ragazzi tra i 25 e i 29 anni, questi rappresentano il 40,44 per cento dei morti. La metà delle persone che muoiono tra i 29 e i 39 anni muoiono per incidente stradale. Noi stiamo "uccidendo" i nostri figli.

    inizio pagina

    400 volontari avvocati di strada a servizio in tutta Italia di persone in difficoltà

    ◊   E’ stato presentato nei giorni scorsi a Bologna il primo rapporto nazionale dell'Associazione “Avvocati di strada” che vede impegnati in 16 città italiane oltre 400 volontari a difesa degli emarginati. Lavoro precario, disgregazione del nucleo familiare e tutela giuridica latente sono tra le cause principali che nell’ultimo periodo hanno visto aumentare il numero di cittadini italiani che vivono in condizioni di estrema povertà e sono costretti a rivolgersi agli sportelli di questa associazione. Ma qual è l’attività della Onlus? Silvia Picchiantano ha sentito il presidente, Antonio Mumolo.


    R. – Dopo aver visto l’ottimo risultato di Bologna, dove ci sono stati tanti colleghi avvocati che hanno deciso di fare volontariato, abbiamo iniziato ad aprire sportelli di avvocati di strada, che vanno da Lecce fino a Trieste. Solo nel 2007, in tutta Italia, abbiamo risolto 932 questioni.

     
    D. – Cosa rileva il vostro rapporto sulle persone che si presentano a questi sportelli?

     
    R. – Ci sono i cosiddetti nuovi poveri. In strada noi troviamo pensionati al minimo che non riescono più a pagare l’affitto e vengono sfrattati, persone divorziate, imprenditori falliti. Prima, invece, trovavamo persone che magari avevano problemi di tossicodipendenza, di alcolismo, con qualche disagio psichico, e alcuni poveri. Oggi, invece, le persone che finiscono in strada proprio per povertà stanno aumentando. La tipologia delle persone si differenzia tra il Sud e il Nord. Per esempio al Sud, dove ci sono legami famigliari molto stretti, è difficile che un italiano finisca in strada perché se una persona comincia ad avere dei problemi in genere se ne occupano le famiglie. Quindi, l’80, 85 per cento dei nostri utenti sono persone extracomunitarie, spesso clandestini. Al Nord invece la situazione è diversa: a Bologna, per esempio, oltre il 70 per cento delle persone che riceviamo sono italiane. Questo è un dato su cui riflettere.

     
    D. – Cause civili in netta maggioranza rispetto a quelle penali. Quale la questione dominante che emerge dal rapporto?

     R. – Quella relativa al diritto alla residenza. Le persone che finiscono in strada vengono cancellate dal registro anagrafico di provenienza e perdono la residenza, senza la quale non si ha diritto all’assistenza del Servizio sanitario nazionale; non si può lavorare, non si ha diritto a percepire la pensione: la persona diventa invisibile e non può risalire. I comuni, che sarebbero obbligati a dare la residenza a tutti i cittadini italiani, temono che questo comporti spese e contravvengono a una legge nazionale. Tra l’altro, pochi sanno che anche le persone che vivono in strada hanno diritto alla residenza in una via fittizia, che a Roma si chiama per esempio Via Modesta Valenti, dal nome di una clochard storica romana: questa via è inesistente, però il comune deve dare la residenza in questa via fittizia. Noi abbiamo fatto una causa su questo a Bologna e l’abbiamo vinta; abbiamo fatto prendere la residenza a centinaia di persone che ne avevano diritto, alcune delle quali oggi prendono la pensione, vivono in una casa anziché vivere in strada, semplicemente perché hanno riacquistato i diritti civili dati dalla residenza.

    inizio pagina

    Al via a Ravenna il Mosaico Film Festival con l'obiettivo di promuovere il cinema europeo indipendente

    ◊   Si apre questa sera a Ravenna la seconda edizione di Mosaico d’Europa Film Fest, un festival cinematografico dinamico e originale che si avvale della presidenza onoraria di Pupi Avati e cerca, attraverso numerose proposte, di raccontare il cinema europeo, le sue espressioni e le sue ricerche, attraverso lo sguardo dei giovani cineasti di oggi, mettendoli spesso a confronto con i maestri di ieri. Il servizio di Luca Pellegrini.


    L’Europa è un mosaico di culture e il suo cinema un laboratorio di idee che affronta complesse dinamiche sociali e politiche. Il Festival ravennate vuole per questo dare un valido e generoso contributo al cinema europeo per esplorarne le nuove tendenze e conoscerne gli ideali ed i temi comuni. Nel corso della rassegna si incontrano i giovani cineasti messi discretamente a confronto con i grandi maestri del cinema del passato, cui sono dedicate una serie ben ponderata di retrospettive e di eventi. Il Concorso Europeo è riservato a quelle opere già selezionate o premiate dai migliori festival europei, senza dimenticare, però, di aprire una “finestra sul mondo” in un apposito spazio panoramico dedicato ai film di particolare interesse culturale prodotti negli altri continenti. Mario Mazzetti, segretario nazionale della Federazione del Cinema d’Essai e responsabile della programmazione di Mosaico d’Europa traccia le linee portanti di questa manifestazione e ricorda alcuni film selezionati:

     
    “Il Mosaico Film Festival è nato lo scorso giugno con l’intento di proporre al pubblico ravennate, e speriamo non solo, il meglio della produzione cinematografica indipendente europea, fatto di quelle opere che magari in molti Festival circolano, ma che magari circolano nelle sezioni collaterali, quindi con poco glamour e senza spazio eccessivo sui giornali. Quindi, opere prime e seconde, film in qualche modo giovani, con linguaggi poco omologati. Sono dieci opere, una delle quali è italiana. Si tratta di un film molto fragile dal punto di vista distributivo, che si chiama 'Una ballata bianca'. Il regista, Stefano Odoardi, ha realizzato un’opera che noi definiamo opera d’arte, nel senso che è un ritratto di una coppia anziana al crepuscolo, con immagini di grande bellezza formale - è stato paragonato a Tarkovskij per lo stile – ed è un’opera molto, molto delicata. Ci fa piacere presentarla. Ci sono poi due opere di ambientazione turca. La prima, intitolata 'Tavka', è una bella storia di un uomo pio, molto riservato e timorato, che viene assoldato da una congregazione musulmana per riscuotere i crediti delle proprietà immobiliari. Scopre così il mondo mondano, rimanendone anche molto turbato. Un altro film turco è invece 'Yumurta' di un regista abbastanza noto in Turchia, che si chiama Kaplanoglu, e che è la storia del ritorno a casa di un intellettuale di Istanbul, che invece si trova costretto ad affrontare le tradizioni e una vita di provincia che sembrava abbandonata”.

    Non ho nessun desiderio di trasmettere un’idea al pubblico e non so nemmeno se ho diritto di farlo. Ho sempre avuto un certo ottimismo, una giocosità e un appetito per la vita e sono queste le cose che, nei miei film, devono contagiare gli spettatori … Mi piace la semplicità”. Parole del regista praghese Jiri Menzel. Ancora Mario Mazzetti:

    “Noi abbiamo due omaggi, oltre ai dieci film in concorso e alla Finestra sul mondo. Segnalo un solo documentario straordinario che si chiama 'Manda Bala', americano, che parla però della realtà brasiliana più aspra. L’omaggio a Jiri Menzel consente di ospitare il regista ceco giovedì 17 aprile a Ravenna. Ritirerà il premio alla carriera e presenterà in anteprima italiana il suo ultimo film 'Ho servito il re d’Inghilterra'. Mi preme poi brevissimamente segnalare un altro omaggio, una chicca, ad una pioniera del cinema che si chiama Alice Guy, una misconosciuta autrice, tuttofare francese che ha diretto circa 100 cortometraggi, mediometraggi agli albori del cinema, e presenteremo un programma di cortometraggi restaurati da lei diretti”.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Emergenza cibo nel mondo: la Banca Mondiale chiede intervento urgente

    ◊   Sono ancora più di un miliardo le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno. Lo ha detto, davanti all'International Monetary Financial Committee, il presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick, sottolineando che nel corso dei prossimi sette anni è necessario “recuperare il terreno perso”. Secondo Zoellick, il mondo rischia di finire in preda a rivolte di persone affamate se non si farà qualcosa per fermare l’aumento dei prezzi dei generi alimentari di base. L’obiettivo, da centrare entro il 2015, è di dimezzare il numero dei poveri che, in media, spendono il 75% del proprio reddito per il cibo. I governi dei Paesi membri della Banca Mondiale devono intervenire subito per evitare che la crisi alimentare si propaghi ulteriormente. Un segnale positivo è l’impegno dei Paesi ricchi a raccogliere, entro il primo maggio, 500 milioni per far fronte ai bisogni più urgenti identificati dal Programma Mondiale per l’Alimentazione. A preoccupare in questo scenario segnato dal rallentamento dell’economia globale, è soprattutto il raddoppio dei prezzi alimentari negli ultimi tre anni. Un aumento che, secondo la Banca Mondiale, può far cadere nella miseria oltre 100 milioni di persone. E’ un’emergenza, quella legata ai costi dei generi alimentari, che non può essere affrontata solo con analisi, parole, convegni. Per il presidente della Banca Mondiale, è anzitutto necessario che la comunità internazionale ottimizzi un piano per la distribuzione degli aiuti. Il sostegno all’agricoltura e al suo sviluppo nei Paesi sottosviluppati è “una priorità che potrà, se correttamente sostenuta, creare nuove opportunità”. Ma in diversi Paesi si è già alzata l’onda delle proteste. Lo Stato di Haiti è stato teatro dei più recenti disordini legati al caro-cibo: la rivolta è durata una settimana e cinque persone sono rimaste uccise. Proteste ci sono state anche in Egitto, Camerun, Burkina Faso, Filippine e Messico. (A cura di Amedeo Lomonaco)

    inizio pagina

    La denuncia del Patriarca maronita Sfeir: il Libano è sulla strada del collasso

    ◊   Il Libano “è sulla strada del collasso”: ieri, nel giorno che ha ricordato lo scoppio della guerra civile (13 aprile 1975), commemorato da una pacifica manifestazione, il Patriarca maronita Nasrallah Sfeir ha lanciato un nuovo appello, ripreso dall'Agenzia Asianews, contro l’ulteriore aggravarsi della situazione, che vede l’economia soffrire grandemente gli effetti della crisi politica. La nazione, nelle parole pronunciate dal porporato durane la messa celebrata a Bkerke, vive “frammentata, senza un presidente, con un governo dimezzato ed un parlamento che non può riunirsi”. Per tale situazione, che “dovrebbe spingere tutti a fare l’impossibile”, il Patriarca ha chiesto a Dio di “ispirarci ciò che è meglio per la salvezza nostra e del nostro Paese”. “I dirigenti arabi – ha detto poi – sono coscienti della crisi. Qualcuno cerca di dare scacco alle soluzioni. I libanesi debbono essere vigilanti”. Quasi a fare eco all'appello del Patriarca, associazioni che riuniscono genitori delle vittime e mutilati di guerra, insieme a movimenti pacifisti e studenti, hanno ricordato a Beirut il triste anniversario dello scoppio della guerra civile con una marcia che ha seguito la vecchia linea di demarcazione fino al centro della capitale. (R.P.)

    inizio pagina

    Sri Lanka: la Conferenza episcopale chiede di cessare le violenze intorno al santuario di Madhu

    ◊   Peggiorano le condizioni della sicurezza intorno al santuario mariano di Madhu, dove continuano gli scontri tra separatisti tamil ed esercito regolare. Allo stesso tempo - riferisce l'Agenzia AsiaNews - non si fermano le richieste da parte della Chiesa cattolica, perché cessino le violenze e l’area venga rispettata come “zona di pace”. Dopo l’appello a governo e ribelli tamil lanciato di recente dal vescovo di Mannar, mons. Rayappu Joseph, arriva quello della Conferenza episcopale dello Sri Lanka, che si è riunita dal 9 all'11 aprile per discutere la questione. Firmato dal segretario generale, mons. Vianney Fernando, il documento ricorda l’importanza che riveste il santuario per tutta la popolazione, di ogni etnia e comunità religiosa e chiede alle parti in conflitto di impegnarsi da subito per impedire danni ulteriori all’edificio sacro. Lo scorso 4 aprile, per problemi di sicurezza appunto, mons. Rayappu ha dato ordine di trasferire la venerata statua di Nostra Signora di Madhu nella chiesa di Thevanpitti, territorio sotto controllo delle Tigri per la liberazione della patria tamil. La decisione è stata accompagnata da voci secondo cui il presule avrebbe agito dietro pressioni dei ribelli. Sull’argomento interviene la stessa Conferenza episcopale srilankese, la quale smentisce le illazioni e assicura che il presule ha agito “per il meglio; spiega che la chiesa di Thevanpitti è la parrocchia disponibile più vicina al santuario e garantiche che l'immagine sacra farà ritorno al santuario appena la situazione della sicurezza lo permetterà”. Il 7 aprile mons. Rayappu ha ribadito la sua richiesta al presidente Rajapakse e ai vertici politici delle Tigri Tamil perché dichiarino Madhu “zona di pace” e come tale la rispettino rinunciando alle operazioni militari. (R.P.)

    inizio pagina

    Cina: per la grande affluenza di fedeli al Santuario di She Shan il 24 maggio, i cattolici di Hong Kong cambiano la data del loro pellegrinaggio

    ◊   Il 24 maggio, festa di Maria “Ausilio dei Cristiani”, è la Giornata mondiale di Preghiera per la Chiesa in Cina indetta da Papa Benedetto XVI nella Sua “Lettera ai cattolici cinesi” pubblicata il 30 giugno 2007. Dopo l’invito del Papa i cattolici cinesi, che sono già molto devoti alla Madonna Ausiliatrice, si sono dimostrati ancora più entusiasti di compiere il consueto pellegrinaggio annuale al famoso Santuario di She Shan, nella diocesi di Shanghai. Inoltre la diocesi celebra anche il suo 400° anniversario dell’evangelizzazione. Prendendo in considerazione la situazione logistica e organizzativa, riferisce l'Agenzia Fides, e dopo avere ricevuto la richiesta della delegazione della diocesi di Hong Kong di fissare l’orario della Santa Messa per il giorno 24 maggio, la diocesi di Shanghai ha fatto presente la necessità di indicare un’altra data, evitando il 24 maggio, a causa della numerosa affluenza già prevista dei fedeli provenienti dalle varie regioni del continente e dalla diocesi che festeggia i 400 anni dell’evangelizzazione. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese), la comunità cattolica di Hong Kong, comprendendo le difficoltà organizzative della “comunità sorella” ha accettato di buon grado la proposta di andare in pellegrinaggio a She Shan un altro giorno. (R.P.)

    inizio pagina

    Filippine: al-Qaeda dietro l'attentato contro la cattedrale di Santosh Digal

    ◊   Alcuni presunti militanti islamici di Abu Sayyaf, il braccio filippino di al-Qaeda, hanno piazzato ieri una bomba nella cattedrale di Zamboanga ed in alcuni edifici governativi della zona. L’esplosione non ha causato vittime, ma ha distrutto un muro ed alcune vetrate della chiesa. Jaime Caringal, sovrintendente di polizia della provincia meridionale di Mindanao, spiega: “Uno degli ordigni era piazzato sotto una macchina parcheggiata all’interno del sagrato della cattedrale dell’Immacolata Concezione”. Uno dei guardiani della chiesa sostiene di aver visto tre uomini fuggire dal sagrato pochi minuti prima dell’esplosione: parlavano in tausug, il dialetto dei musulmani del sud di Mindanao. Secondo Caringal – rende noto l’agenzia AsiaNews - sono militanti islamici. L’arcivescovo di Zamboanga, mons. Romulo Valles, descrive infine l’attentato come “un gesto diabolico, da condannare”. Siamo molto rattristati – aggiunge il presule - da quanto è avvenuto, perché la chiesa è un luogo simbolico e di domenica è piena di persone. Siamo tuttavia sollevati dal fatto – conclude - che non vi siano state vittime”. (A.L.)

    inizio pagina

    I vescovi dell’Oceano Indiano preoccupati per la crisi dei valori nella regione

    ◊   I vescovi dell’Oceano Indiano sono molto preoccupati dal degrado morale che sta minando il tessuto sociale delle isole dell’area e indicano nel recupero dei valori l’antidoto alla disgregazione della famiglia, alla povertà in crescita e all’incombente crisi economica. La preoccupazione è emersa nel corso della 22.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale (CEDOI), che riunisce i vescovi del Madagascar e delle Isole Seychelles, Comore, Réunion e Mauritius. Il tema scelto per la sessione, che si è conclusa a Saint-Louis nelle Mauritius, era appunto “L’Annuncio della Parola nel contesto attuale”. L’incontro, al quale è intervenuto anche il Nunzio apostolico, mons. Augustine Kasujja, è stato un’occasione per uno scambio di informazioni e riflessioni sulla situazione socio-pastorale della regione. I presuli hanno discusso, in particolare, delle nuove sfide poste dalla globalizzazione. Aids, droga, crisi della famiglia, involuzione dei costumi sessuali: questi i problemi comuni emersi dal confronto. E sono state diverse le soluzioni proposte. Per il presidente della CEDOI, mons. Denis Wiehé, vescovo di Port Victoria nelle Seychelles, la ricetta è il rilancio dei valori della famiglia: “Quando il tessuto familiare è solido, i problemi si possono affrontare”, ha affermato il presule citando una sua recente lettera pastorale sull’argomento. Mons. Maurice Piat, vescovo di Port-Louis e vice-presidente della CEDOI, ha indicato nella solidarietà la via per fare fronte alla crisi economica. (L.Z.)

    inizio pagina

    Continua il dramma dei migranti nel Golfo di Aden: ieri, altri 20 morti

    ◊   Più di venti migranti somali sono affogati ieri nel Golfo di Aden dopo che i trafficanti a cui si erano affidati, hanno ordinato loro di gettarsi in acqua. Lo hanno riferito fonti ufficiali yemenite. Le vittime, con un altro centinaio di persone, erano a bordo di un battello al largo delle coste dello Yemen quando l’equipaggio li ha obbligati tutti a gettarsi in acqua per raggiungere la riva a nuoto, temendo di incappare nelle forze di sicurezza. La guardia costiera – fa sapere poi l’agenzia missionaria MISNA - è riuscita a trarre in salvo alcuni sulle sue barche. Chi sapeva nuotare ha raggiunto la costa, altri hanno perso la vita. Altri 53 somali erano morti annegati in un incidente simile pochi giorni fa. Con l’ultimo tragico episodio, dall’inizio dell’anno almeno 259 migranti, soprattutto somali ma anche etiopici, sono morti nelle acque antistanti lo Yemen e 214 risultano dispersi; l'anno scorso, le vittime della traversata sono stati circa 1400. Nei giorni scorsi, il console somalo ad Aden Hussein Hajji ha definito quella in corso “un’ecatombe di migranti”, chiedendo all’ONU di intervenire per trovare una soluzione. (A.L.)

    inizio pagina

    Appello dei vescovi argentini alla missione

    ◊   “Animiamo i fedeli delle nostre diocesi a vivere la fede e la missione con allegria e passione e nello spirito della Missione continentale. Conoscere Gesù Cristo attraverso la fede è una gioia; seguirlo è una grazia e trasmettere questo tesoro agli altri è un compito affidatoci dal signore”. Così i vescovi dell’Argentina in una delle dichiarazioni a conclusione dei lavori dell’Assemblea plenaria che si è svolta dal 7 al 12 aprile. I presuli, ricordando la vicinanza del primo anniversario della V Conferenza generale degli episcopati latinoamericani in Aparecida (Brasile, 13 – 31 maggio 2007), sottolineano la validità e l’attualità del documento finale, in particolare quando invita l’intero corpo ecclesiale a “vivere il proprio essere discepoli di Gesù come missionari al servizio della Chiesa e della patria”. “Abbiamo dedicato con grande gioia molto tempo alla ricerca delle strade più adeguate per applicare gli orientamenti pastorali di Aparecida”, precisano i vescovi per poi aggiungere: “Lo abbiamo fatto, poiché vogliamo rinnovare, insieme con tutto il popolo di Dio, la grande sfida di essere discepoli-missionari del Signore e ricordare così a tutti che nessuno può essere apostolo e inviato di Gesù se non ricrea permanentemente il suo incontro con Lui, vivo e Risorto”. Nel corso delle loro riflessioni su questa materia, i vescovi informano inoltre di aver “approfondito dal punto di vista del compito missionario permanente temi importanti della pastorale ordinaria” come la realtà delle parrocchie e della vita sacerdotale e il legame della missione con i piani pastorali diocesani. La plenaria episcopale argentina sottolinea infine l’importanza del ruolo e della missione del laico nella missione. Prima di concludere l’incontro, i vescovi hanno concelebrato una Santa Messa per la patria nella Basilica di Nostra Signora di Luján, per mettere sotto la protezione della Vergine, “le preoccupazioni, i problemi e le speranze degli argentini”. In quest’occasione, si è pregato per la missione e per gli agenti pastorali chiamati a realizzare quest’impegno. Per i vescovi, evangelizzare oggi in Argentina, significa anche costruire con impegno perseverante l’amicizia sociale tra tutti gli abitanti del Paese, mettendo da parte gli scontri, gli odi e i rancori. Promuovendo anche l’equità e la giustizia per tutti e favorendo e coltivando la disposizione al dialogo genuino nella verità ed il rispetto tra persone. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    La Conferenza episcopale brasiliana esprime solidarietà a tre vescovi minacciati di morte

    ◊   “Noi vescovi, insieme agli organismi, agli assistenti e ai collaboratori della Chiesa in Brasile, riuniti nella nostra 46.ma Assemblea generale a Itaici esprimiamo la nostra solidarietà con i vescovi che attualmente, a causa del Vangelo, soffrono persecuzioni e minacce di morte: mons. Erwin Krautler, della prelatura dello Xingu, mons. José Luiz Azcona Hermoso, della prelatura di Marajó e mons. Flavio Giovenale, della diocesi di Abaetuba. Qualsiasi aggressione a loro riguarda tutti noi, loro fratelli nel ministero episcopale e il popolo che servono con valoroso zelo e coraggiosa profezia”. Così, in una nota i presuli della Conferenza episcopale del Brasile, che aggiungono: “In Cristo siamo una cosa sola con loro e con le persone che loro difendono: popoli indigeni, donne, bambini e adolescenti strumentalizzati dal traffico di esseri umani, venduti dallo sfruttamento sessuale e uccisi dalla droga. Sosteniamo anche il loro impegno nella difesa dell’ambiente che il profitto devasta con nefaste conseguenze per la vita umana. Le loro lotte sono pertanto le nostre lotte, le loro sofferenze sono le nostre sofferenze”. “Siamo solidali – spiegano i vescovi brasiliani nel documento ripreso dall’agenzia Zenit - anche con gli altri presuli, religiosi, persone consacrate, laici che lavorano per gli stessi ideali di vita di giustizia in tutto il Brasile dove i diritti umani sono costantemente umiliati e che anche per questo soffrono minacce”. Esprimendo infine “indignazione” per la società brasiliana, “la cui storia è vergognosamente macchiata di sangue di innocenti caduti per la loro difesa delle vittime di ingiustizie, gli oppressi e gli esclusi”, i vescovi brasiliani fanno appello “a tutti i cristiani e alle persone che lottano per la giustizia e per la pace a non lasciare addormentare le loro coscienze”: “Tutti – concludono – siamo responsabili della costruzione di un Paese giusto in cui sia rispettato e garantito il diritto di tutti a una vita dignitosa. La giustizia, e non la violenza, è quella che costruisce la pace”. (A.M.)

    inizio pagina

    Cuba: riaperta al culto una chiesa restituita all'arcivescovado dopo 30 anni

    ◊   Il Cardinale Jaime Ortega Alamino, Arcivescovo de L’Avana, nei giorni scorsi ha presieduto una Santa Messa nella chiesa di Tararà riaprendo al culto, dopo 30 anni, la chiesa di Santa Maria e Santa Elena, restituita all’Arcivescovado. Insieme al Cardinale, riferisce l'Agenzia Fides, hanno concelebrato Mons. Ramón Suárez Polcari, Vicario del settore est de L’Avana e vari sacerdoti che prestano servizio in quella vicaria. Erano inoltre presenti numerosi cattolici di Guanabacoa, Guanabo e di altri paesi vicini, cosi come alcuni sopravvissuti che hanno avuto la possibilità di assistere e partecipare con grande gioia alla riapertura del tempio. L’edificio è stato nuovamente consacrato perché, sebbene originariamente fosse nato come luogo di culto cattolico con il nome di Santa Elena, venne usato come magazzino e successivamente come discoteca, dopo essere stato occupato dalle autorità nel 1975. Le opere di restauro della chiesa di Tararà sono cominciate nel luglio 2006, dopo la sua restituzione all’Arcidiocesi. Tararà è una zona residenziale nata a ridosso delle spiagge all’est de L’Avana, ma a seguito della rivoluzione del 1959 la maggioranza dei residenti emigrarono e le loro case passarono ad essere proprietà del governo cubano. (R.P.)

    inizio pagina

    In Danimarca, la Chiesa evangelica luterana risponde alla lettera dei 138 saggi musulmani

    ◊   Il Consiglio nazionale delle Chiese danesi, di confessione evangelica luterana, ha pubblicato una lettera di risposta alla missiva del 13 ottobre scorso, indirizzata da un gruppo di 138 eminenti personalità musulmane al Papa ed ai responsabili di altre Chiese e confessioni cristiane. La lettera dei 16 esponenti religiosi danesi, pubblicata ieri dal quotidiano locale “Christian Daily”, definisce l’iniziativa islamica “un passo importante nel dialogo fondamentale tra i fedeli delle due maggiori religioni del mondo”. Per questo, le Chiese danesi promettono “di incontrare i leader religiosi musulmani presenti in Danimarca per continuare questo rapporto di scambio” ed esprimono l’auspicio di “far parte dell’atteso processo di discussione e cooperazione fra le comunità musulmane, la Chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico delle Chiese”. “Riconosciamo – scrivono gli evangelici luterani danesi – che, attraverso i due comandamenti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo, descritti nella lettera dei leader musulmani, è stato stabilito un punto di partenza promettente per continuare il dialogo e la cooperazione tra cristiani e musulmani”. Il Consiglio nazionale delle Chiese danesi auspica però azioni concrete: “Non dovremmo – si legge nel documento – solo dichiararci d’accordo dal punto di vista teologico ed etico, ma anche lavorare concretamente per il rispetto reciproco a livello locale, nazionale ed internazionale”. Per questo, affermano le Chiese danesi, “musulmani e cristiani dovrebbero salvaguardare, insieme, la libertà religiosa, la pace ed il rispetto verso le minoranze religiose in quei Paesi dove essi rappresentano la maggioranza”. Consapevoli del fatto che la religione “può giocare un ruolo positivo per la risoluzione dei conflitti”, gli esponenti evangelici luterani danesi auspicano quindi che la lettera dei 138 saggi musulmani possa portare “ad azioni concrete per la pace e la convivenza”. (I.P.)

    inizio pagina

    Polonia: sondaggio del settimanale cattolico Niedziela sulle vocazioni sacerdotali e religiose

    ◊   Il più diffuso settimanale cattolico in Polonia, “Niedziela”, con sede a Czestochowa, pubblica oggi un sondaggio sulle vocazioni sacerdotali e religiose a tre anni dalla morte di Giovanni Paolo II, nel paese natale di Papa Wojtyła. Il sondaggio - ripreso dall'Agenzia Fides - è stato realizzato dall’Istituto di Statistica della Chiesa cattolica sotto la direzione di padre Witold Zdaniewicz, per incarico del settimanale cattolico Niedziela. Secondo i risultati del sondaggio, per i cattolici della Polonia la vocazione sacerdotale è una cosa tra le più importanti e fondamentali della vita religiosa. Il 55,7% dichiara il proprio desiderio che il figlio diventi sacerdote. Ma soltanto il 14,9 % è chiaramente favorevole al fatto che la figlia diventi religiosa e soltanto il 22,3% acconsentirebbe alla vocazione religiosa della figlia. Secondo il sondaggio, la fonte principale e più importante della nascita di una vocazione sacerdotale è per il 39,3 % la famiglia, per il 32,2 % la personalità del candidato al sacerdozio e per il 27, 3% l’esempio personale del sacerdote in una parrocchia. Per i cattolici polacchi il sacerdote ricopre un ruolo importante per la Chiesa (96,7 %) e per l’87,2% degli intervistati la vocazione sacerdotale ha influenze positive per la vita sociale. Per il 70% degli intervistati la vocazione al sacerdozio nasce nei gruppi dei chierichetti e dei ministranti. Per questo, nell’ambito della Settimana di preghiera per le Vocazioni, nei giorni 11 e 12 aprile il Seminario Maggiore dell’Arcidiocesi di Częstochowa ha ospitato l’ incontro vocazionale e i Laboratori liturgici per i chierichetti. “Attraverso questa iniziativa abbiamo voluto presentare la ricca e importante problematica della Chiesa di oggi e dare testimonianza che la liturgia è il cuore dell’attività quotidiana nella Chiesa" spiega don Jacek Zieliński, moderatore-prefetto del Seminario Maggiore. (R.P.)

    inizio pagina

    Prende il via la Maratona-Pellegrinaggio in Terra Santa dedicata a Giovanni Paolo II

    ◊   Inizia oggi la V edizione della Maratona-Pellegrinaggio in Terra Santa dedicata a “Giovanni Paolo II”, promossa dall’Opera Romana Pellegrinaggi, con il Pontificio Consiglio per i Laici e il Centro Sportivo Italiano. L’evento coincide quest’anno con l’annuale pellegrinaggio nei Luoghi Santi della Diocesi di Roma, presieduto dal Cardinale Vicario Camillo Ruini. A caratterizzare l’edizione 2008 saranno due eventi sportivi che precederanno la maratona. Mercoledì si terrà la prima edizione della maratona “Arad Massada”, una gara di 25 chilometri nel deserto, organizzata dal Centro Sportivo Italiano di Modena. Alle 21, a Nazareth, si svolgerà il torneo triangolare di calcio a 5 “Calcio per la pace”, durante il quale si affronteranno una rappresentanza della “Clericus Cup” – il torneo di calcio per sacerdoti e seminaristi - della “Agorà del Mediterraneo” – un gruppo di giovani che hanno partecipato all’incontro con il Santo Padre a Loreto - e della “Peace team”, squadra formata da calciatori israeliani e palestinesi. “La Maratona della pace Betlemme-Gerusalemme”, una corsa non competitiva di 10 chilometri, è in programma per venerdì prossimo, alle ore 8.30; sarà il cardinale Camillo Ruini a riaccendere la fiaccola nelle mani di Ulderico Lambertucci, il 60enne atleta marchigiano, che 100 giorni fa era partito da San Pietro con la torcia benedetta dal Santo Padre. (R.P.)

    inizio pagina

    Nasce "Menina", una bambola realizzata per aiutare i bambini abbandonati della "Casa do Menor" di Sao Miguel Arcano

    ◊   Fiocco rosa all’Onlus l’Aquilone di Farigliano: l’associazione è lieta di annunciare la nascita di "Menina". Si tratta di una bambola, realizzata dalle sapienti e pazienti mani delle volontarie dell’Associazione da un’idea originale. "Menina", infatti, non è una bambola come le altre: è confezionata con due asciugamani che ne formano il corpo e un canovaccio da cucina ricamato per il volto. In molti Paesi, i volontari dell’Associazione inviteranno i prossimi 3 e 4 maggio ad acquistare "Menina" con un contributo di almeno 12 euro. Le offerte saranno destinate ad aiutare i bambini abbandonati della "Casa do Menor" di Sao Miguel Arcano. Per poter garantire la presenza di banchetti nei vari comuni, l’Associazione lancia un appello e invita tutti coloro che vogliono aiutare a distribuire la "Menina" a contattare l’Aquilone al numero 0173 76523. Le bambole saranno confezionate in belle scatole che portano impresso un breve ringraziamento firmato da don Renato Chiera, fondatore della "Casa do Menor". Per avere maggiori informazioni, si può consultare il sito www.aquilonefarigliano.org. (A.L.)

    inizio pagina

    Convegno a Roma sull'eco-sostenibilità

    ◊   “Quale qualità della vita nelle nostre città, dove ormai si concentra più della metà della popolazione mondiale? E quale è nel nostro tempo il legame che unisce la città alle esigenze materiali, relazionali, spirituali della persona umana?”: sono le domande che mons. Paolo Tarchi, direttore dell’Ufficio nazionale CEI di pastorale sociale e del lavoro, pone per illustrare i contenuti del convegno “Costruire bene per vivere meglio. Edifici di culto nell’orizzonte della sostenibilità”, che si aprirà oggi pomeriggio a Roma. “Con l’aiuto di esperti di fama mondiale, nella giornata di domani, - prosegue mons. Tarchi - cercheremo di offrire esperienze e contenuti per capire cosa significhi ‘costruire bene’, cosa ha significato nel passato, cosa significa oggi. Saranno anche dedicate – informa il Sir – “approfondite riflessioni agli edifici di culto, per comprendere come renderli efficienti ed eco-sostenibili”. Nelle diverse sessioni del convegno interverranno teologi, pastoralisti, scienziati, progettisti, esperti di energie alternative. Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.chiesacattolica.it (A.L.)

    inizio pagina

    Si è aperta ieri la settimana del Movimento ecclesiale di impegno culturale

    ◊   Sono previsti questa settimana, fino al prossimo 20 aprile, diversi eventi ed incontri promossi dal Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC) per richiamare l’interesse dell’opinione pubblica su alcuni temi centrali. I gruppi delle Marche hanno organizzato ad Ancona un incontro sul tema “Cittadinanza e solidarietà nel costituzionalismo europeo”. I gruppi romani invitano a una riflessione sulla riforma del sistema universitario, mentre in Piemonte ci si ritrova nell’Abbazia cistercense di Rivalta Scrivia (AL) per riflettere tutto il pomeriggio del 19 aprile sulla regola “Ora et labora”. Il Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC) da un paio d’anni sta lavorando a una seconda edizione del cosiddetto “Codice di Camaldoli”, importante momento di elaborazione degli intellettuali cattolici negli anni precedenti alla redazione della Costituzione italiana. La pubblicazione del lavoro (che si chiamerà “Rapporto Camaldoli”) è prevista per fine 2008 e si articolerà in 4 ambiti tematici: la questione antropologica, lavoro ed economia, ambiente e salvaguardia del creato, cittadinanza e istituzioni. (A.L.)

    inizio pagina

    Iniziate le celebrazioni per il bicentenario della nascita di Antonio Meucci, inventore del telefono

    ◊   Anche il mondo della rete ricorda l’inventore fiorentino Antonio Meucci, di cui ieri si sono celebrati i 200 anni dalla nascita: il noto motore di ricerca Google ha inserito nella pagina iniziale, la più consultata al mondo, i disegni del primo telefono della storia. Anche a Firenze e in Italia sono numerose le iniziative per ricordare l'inventore italiano. E’ un dovuto omaggio a Meucci, al centro di una storica contesa per la “paternità” del telefono con lo scienziato Alexander Graham Bell, per l’invenzione di una delle tecnologie moderne più studiate in tutto il mondo. Una storia incredibile, quella di Antonio Meucci: per un pugno di dollari, appena 230, da aggiungere ai soli 20 che aveva, Meucci non riuscì infatti, nella New York 1871, a pagare il brevetto completo di una invenzione. La sua: il telefono elettrico. Pochi anni dopo, Alexander Bell ottenne il brevetto e Meucci, emigrato fiorentino, morì pochi anni dopo. Sei anni fa, il Congresso degli Stati Uniti gli ha dato ragione: fu dunque lui l’inventore del telefono elettrico. A 200 anni esatti dalla nascita, Firenze e l’Italia iniziano un anno di celebrazioni per ricordarlo. C’è stato un concerto alla “Pergola”, il teatro di Firenze dove Antonio Meucci inventò un telefono acustico e dove incontrò Esther, una costumista che divenne sua moglie. Una vita avventurosa lo portò a New York, e fu per parlare con la moglie, malata, che realizzò il primo collegamento telefonico elettrico. A ricordare Antonio Meucci ci ha pensato l’Università di Firenze: venerdì 18 i presidi italiani delle Facoltà di Ingegneria promuovono un convegno storico. Ma il programma, lungo un anno, guarda al futuro. Molte le iniziative: fra queste, l’intitolazione di un incubatore di imprese ad Antonio Meucci, il fiorentino od San Frediano che inventò il telefono ma non aveva 230 dollari per dimostrarlo. (A cura di Mauro Banchini)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Violenze a Mogadiscio: uccisi quattro insegnanti, due britannici e due kenioti

    ◊   Una vera e propria esecuzione si è consumata in una scuola somala. Due insegnanti britannici d’origine somala, un uomo e una donnna, e due colleghe keniote sono stati uccisi la notte scorsa in un attacco armato nella cittadina di Beledweyne, capoluogo della provincia dell’Hiraan, 300 km a nord di Mogadiscio. Alcuni accusano dell’attacco il gruppo islamico radicale al Shaabab, che ha però negato ogni responsabilità. Secondo la ricostruzione dei media locali, 15 uomini armati sono entrati nella notte nella residenza annessa alla scuola, dove dormivano i quattro maestri e li hanno uccisi nel cortile. Altre cinque persone sono rimaste uccise ieri a causa dell’esplosione di una bomba in un cinema a Merka, 100 km a sud di Mogadiscio.

     Zimbabwe: empasse elettorale

     
    Prosegue nello Zimbabwe l’empasse elettorale. È attesa per oggi la pronuncia dell’Alta Corte. Il governo sostiene che non hanno ottenuto la maggioranza assoluta né il presidente uscente, Mugabe, né il suo rivale, Tsvangirai, e che è necessario un ballottaggio, mentre il Movimento per il cambiamento democratico (MDC) di Tsvangirai afferma che il proprio leader ha vinto le elezioni del 29 marzo. Da Harare, è stato intanto deciso un riconteggio dei voti in 23 circoscrizioni per sabato prossimo, ma l’opposizione ha indetto, a partire da domani, uno sciopero generale.

    Iraq: liberato ostaggio

    Una buona notizia dall’Iraq: le forze irachene hanno liberato il giornalista britannico, Richard Butler, fotografo del network americano CBS, rapito a Bassora il 10 febbraio scorso. Lo ha annunciato un portavoce del Ministero della difesa iracheno, citato dall'emittente televisiva "Al Iraqiya"'.


    USA-Iraq

    Ancora in Iraq, 159 soldati di 58 Paesi sono diventati ieri cittadini statunitensi per i meriti conquistati sotto le insegne dell’Esercito americano. Una solenne cerimonia, a Baghdad, ha suggellato il riconoscimento. Viceversa, 1.300 soldati e agenti di Polizia iracheni sono stati radiati dal governo per demeriti durante l’offensiva militare contro le milizie sciite, lanciata il 25 marzo scorso dalla città di Bassora, dove oggi un ufficiale dei Servizi segreti iracheni è rimasto ucciso. Ancora sul fronte della guerra intestina, una fossa comune con una trentina di corpi è stata scoperta da militari americani nella provincia di Diyala, a nord della capitale, nel cosiddetto "triangolo sunnita", roccaforte di al Qaida. Dai primi accertamenti, si valuta che i morti siano stati sepolti circa otto mesi fa. A fine marzo, nella stessa zona era stata scoperta un'altra fossa comune con 37 corpi.


    Iran-incidente

    Non è stato un attentato, come ipotizzato in un primo momento, ma un incidente dovuto a negligenza - hanno confermato le autorità iraniane - l’esplosione che sabato scorso ha devastato la moschea dei Martiri a Shiraz, nel sud del Paese, causando 12 morti ed oltre 200 feriti.  

     
    Minacce Nobel Pace Ebadi

    Sempre in Iran, l’avvocato Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace ha denunciato alla Polizia di aver ricevuto, lei ed i suoi familiari, nuove minacce di morte per la sua attività in difesa dei diritti umani.


    USA-Iran

    Rivelazione del quotidiano britannico "The Independent" oggi su Internet: colloqui segreti sarebbero avvenuti negli ultimi cinque anni tra americani e iraniani. Gli incontri tra ex diplomatici americani ed esperti con accademici e consiglieri politici iraniani sarebbero avvenuti in luoghi diversi, fuori da Stati Uniti ed Iran, ed avrebbero trattato del programma nucleare di Teheran e dei rapporti fra i due Paesi.  

     
    Afghanistan

    Nel sud dell'Afghanistan, due soldati britannici della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF) della NATO sono rimasti uccisi e altri due feriti, in un'esplosione che ha coinvolto la loro auto, nei pressi della base aere di Kandahar. Sono 93 i soldati del Regno Unito che hanno perso la vita nel Paese asiatico. 

     
    Medio Oriente

    Nuovo incontro ieri a Gerusalemme tra il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, e il presidente palestinese, Abu Mazen, in vista del viaggio negli Stati Uniti del presidente dell'ANP, l'Autorità nazionale palestinese. In contemporanea, il capo di Stato israeliano, Shimon Peres, si è incontrato l'ex presidente statunitense Jimmy Carter ed è poi partito da Tel Aviv alla volta della Polonia per una visita ufficiale di quattro giorni, durante la quale parteciperà alle cerimonie per il 65.mo anniversario dell'insurrezione del Ghetto ebraico di Varsavia.  

     
    Dialogo Cina-Taiwan
    Taiwan e la Cina sono d'accordo nel riprendere il dialogo interrotto otto anni fa. La ha dichiarato il vicepresidente eletto di Taiwan Vincent Siew, che sabato scorso ha incontrato in occasione di un convegno internazionale il leader cinese, Hu Jintao. Il presidente eletto, Ma Ying-jeou, succederà in maggio all'indipendentista, Chen Shui-bian, che nei suoi otto anni al potere è stato una dolorosa spina nel fianco per Pechino. Il partito di Ma e Siew - il Kuomintang - è d'accordo col Partito comunista al potere a Pechino nell'affermare che esiste ''una sola'' Cina, ma si dichiara disposto alla riunificazione solo dopo che a Pechino sarà stato istituito un sistema democratico.

    Tour fiamma olimpica

    Prosegue, nel mondo la tormentata staffetta della fiamma olimpica. Dopo la tappa in Tanzania, relativamente tranquilla, la fiaccola è arrivata stamane all’alba a Mascate capitale dell’Oman, unica sosta mediorientale. Fiduciose le autorità del Sultanato che la torcia brucerà senza incidenti. Prossima partenza alla volta di Islamabad in Pakistan. 

     
    Nepal: vittoria del Partito maoista

    In notevole vantaggio gli ex ribelli maoisti del Nepal nelle storiche elezioni - svoltesi giovedì scorso - per un'Assemblea costituente che dovrebbe trasformare la Monarchia in Repubblica. Lo ha annunciato stamane la Commissione elettorale. Secondo i risultati dello spoglio, i maoisti hanno ora più seggi di ogni altro partito.

     
    Elezioni in Italia

    In Italia, prossima la chiusura dei seggi, prevista per le ore 15, nella seconda giornata del voto che ha chiamato alle urne circa 47 milioni e 500 mila cittadini per il rinnovo del Parlamento, oltre all’elezione di presidenti e consigli di 8 Province, sindaci e consigli di 423 Comuni, tra cui Roma, e presidenti e consigli delle Regioni Sicilia e Friuli Venezia Giulia. Alle ore 22 di ieri sera l’affluenza del 66,5 per cento alla Politiche era in calo di 4 punti rispetto al 62,5 delle consultazioni del 2006. In aumento invece di oltre cinque punti il voto amministrativo. Si attendono quindi i primi exit poll, quindi le proiezioni sui primi risultati, a partire dallo spoglio delle schede di Senato e Camera; quindi domani dalle ore 14 gli esiti sulle Amministrative.

    Governo spagnolo: promessa al Re

    In Spagna, promessa del nuovo governo di fronte al re. Al posto del tradizionale giuramento, i 17 ministri dell’esecutivo socialista del premier, José Luis Zapatero, hanno formulato questa mattina una promessa davanti a Juan Carlos. Vicino ai neoministri, un tavolo dove erano appoggiate la Bibbia e la Costituzione. Nel Palazzo reale della Zarzuela, hanno assistito alla cerimonia anche la Regina Sofia, i presidenti di Camera e Senato, José Bono e Javier Rojo, e della Corte costituzionale, Maria Emilia Casas. Per la prima volta nella storia del Paese, il nuovo governo, che si riunirà alle 16,30 di questo pomeriggio, prevede più donne, nove che uomini, otto. Fra i passaggi di consegne al nuovo esecutivo, il più atteso è quello fra Josè Antonio Alonso e Carme Chacon, la prima donna ministro della Difesa in Spagna. 

     
    Aviaria

    Cresce l’allarme per l'influenza aviaria nella Corea del Sud, dove continua ad espandersi l'epidemia nel sud-ovest del Paese, con 32 focolai isolati, di cui 15 appartenenti al ceppo H5N1, in grado di trasmettersi all'uomo, e che - stando ai dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità - dal 2003 ha ucciso nel mondo 238 persone.

    Mercati finanziari

    Apertura di settimana fortemente negativa per le Borse asiatiche ed anche europee, complice il clima di sfiducia sull'economia mondiale emerso dal vertice dei ministri finanziari del G7. I listini del Sudest e dell'area del Pacifico accusano il peggior ribasso dell'ultimo mese: Tokyo chiude con una perdita di oltre il 3%, giù anche Hong Kong, Singapore e Shanghai. In rialzo il prezzo del petrolio, che sale a 110,57 dollari al barile nelle contrattazioni elettroniche al mercato di New York. (A cura di Roberta Gisotti)


     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 105

     

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.


    inizio pagina