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Sommario del 13/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI al Regina Caeli affida a Maria il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Nella Giornata mondiale per le vocazioni, il Papa ricorda che il matrimonio cristiano è una vocazione missionaria.
  • “Un Papa che dà fiducia”: il cardinale Tarcisio Bertone commenta l’imminente viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti, sul tema “Cristo nostra speranza”
  • La Chiesa riflette sulle vocazioni a servizio della missione
  • Oggi in Primo Piano

  • Povertà, fame, analfabetismo: ancora pochi gli aiuti internazionali e la solidarietà per garantire i diritti fondamentali a tutta l’umanità
  • Testimoniare la speranza evangelica con la musica: l’esperienza del gruppo musicale “Gli Alunni del Cielo”
  • Servizi all’immigrazione in Italia: crescono le difficoltà nell’accoglienza da parte dello Stato. Lo rivela il Rapporto 2007 del Centro Astalli dei Gesuiti dedicato ai rifugiati
  • Chiesa e Società

  • La costruzione di un nuovo edificio per ampliare i servizi del centro pastorale di Ho Chi Minh City. L’opera sarà completata nel prossimo anno
  • “Persone: Africa, società civile, cambiamento”. E’ l’iniziativa che partirà nei prossimi giorni in oltre 20 città italiane per promuovere la conoscenza dei popoli africani
  • In Francia aumentano le conversioni dall’islam al cristianesimo. Spesso però queste persone sono accusate di apostasia dalla propria comunità
  • Al via a Goa un centro per i migranti: un problema scottante per il piccolo Stato indiano preso d’assalto ogni anno da molte persone in cerca di lavoro
  • Convegno della CEI sulla Bioarchitettura, da domani al 16 aprile a Roma
  • Il 30 maggio si chiuderà in Spagna la Missione Giovane. In programma un atto di consacrazione al cuore di Gesù
  • 24 Ore nel Mondo

  • Prosegue il caos elettorale in Zimbabwe: a due settimane dal voto si procederà al riconteggio delle schede di 23 circoscrizioni su 210

  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI al Regina Caeli affida a Maria il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Nella Giornata mondiale per le vocazioni, il Papa ricorda che il matrimonio cristiano è una vocazione missionaria.

    ◊   Benedetto XVI prima del Regina Caeli affida a Maria il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti. Nell’odierna Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, dedicata al tema “Le vocazione al servizio della Chiesa–missione”, il Papa invita a seguire il modello di San Paolo, missionario per eccellenza. Ricorda poi che anche la chiamata al matrimonio cristiano è una vocazione missionaria. Il servizio di Roberta Gisotti.


    Invochiamo “la materna protezione di Maria sulle molteplici vocazioni esistenti nella Chiesa, perché si sviluppino con una forte impronta missionaria”. Così il Papa prima di recitare il Regina Caeli. Poi il pensiero è volato negli Stati Uniti, al viaggio che si appresta a compiere dal 15 aprile al 21 aprile, con tappe a Washington e New York.


    “Affido a Lei, Madre della Chiesa e Regina della Pace, anche la speciale esperienza missionaria che vivrò nei prossimi giorni con il viaggio apostolico negli Stati Uniti d’America e la visita all’ONU, mentre chiedo a voi tutti di accompagnarmi con la vostra preghiera”.


    “Cristo è la nostra speranza!” Il motto del viaggio. “Cristo – ha aggiunto il Santo Padre rivolto ai pellegrini di lingua inglese presenti in piazza San Pietro - è il fondamento della nostra speranza per la pace, per la giustizia e per la libertà, che scaturisce dalla legge di Dio, adempiuta nel suo comandamento di amarsi l’un l’altro”. Poi di nuovo l’invito a pregare per il successo della sua visita, “cosicché questa possa essere un tempo di rinnovamento spirituale per tutti gli Americani”.

     
    Benedetto XVI, ha quindi ricordato che la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni quest’anno si colloca nella prospettiva dell’Anno Paolino, che inizierà il 28 giugno, per celebrare i duemila anni della nascita dell’Apostolo delle genti, Paolo, “il missionario per eccellenza”, “che il Signore chiamò per essere ministro del Vangelo”.


    “Egli rappresenta pertanto un modello per ogni cristiano, in maniera particolare per i missionari ad vitam, cioè per quegli uomini e quelle donne che si dedicano totalmente ad annunciare Cristo a quanti ancora non l’hanno conosciuto: una vocazione, questa, che conserva tuttora la sua piena validità.


    Un servizio – ha spiegato il Papa – che svolgono in primo luogo i sacerdoti, “che si spendono senza riserve nel ministero pastorale, suggellando talora la fedeltà a Cristo con il sacrificio della vita”. Nel rendere grazie a Dio per questi fratelli, Benedetto XVI ha reso omaggio alla memoria dei due religiosi missionari, il francese Joseph Douet e l’inglese Brian Thorp, rimasti uccisi questa settimana in Guinea e in Kenya.

     
    Il Santo Padre ha chiesto poi di pregare “perché sia sempre più nutrita la schiera di quanti decidono di vivere radicalmente il Vangelo mediante i voti di castità, povertà e obbedienza: sono uomini e donne – ha detto – che hanno un ruolo primario nell’evangelizzazione”. Benedetto XVI ha concluso la sua catechesi mettendo in luce un aspetto poco considerato:

     
    “Non va infine dimenticato che anche quella al matrimonio cristiano è una vocazione missionaria: gli sposi, infatti, sono chiamati a vivere il Vangelo nelle famiglie, negli ambienti di lavoro, nelle comunità parrocchiali e civili. In certi casi, inoltre, offrono la loro preziosa collaborazione nella missione ad gentes."

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    “Un Papa che dà fiducia”: il cardinale Tarcisio Bertone commenta l’imminente viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti, sul tema “Cristo nostra speranza”

    ◊   Comincerà martedì prossimo il viaggio apostolico di Benedetto XVI negli Stati Uniti, che farà a Washington e New York: tra gli eventi più attesi, il discorso all’ONU e la preghiera a Ground Zero. Sulla visita del Santo Padre che ha per tema “Cristo nostra speranza”, ascoltiamo il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone nell’intervista rilasciata alla Associated Press:


    R.- Il tema della visita papale è molto bello: è stato scelto un tema che, direi, è connaturale con lo spirito del nostro Papa, che è un Papa non pessimista, un Papa che dà fiducia… Ha scelto questo tema - lo ha spiegato lui stesso - proprio perché la società moderna e il mondo, in generale, rischiano di perdere fiducia negli uomini e nelle donne stesse, fiducia nel senso della vita, davanti a tutte le sfide, a tutti i problemi che incombono sull’umanità. E allora ha voluto dare una forte iniezione di fiducia.

     
    D.- I valori degli americani si stanno allontanando un po’ da certi insegnamenti della Chiesa: pensiamo alla contraccezione, alla questione del divorzio… Il Santo Padre avrà un messaggio per quegli americani che si stanno allontanando su questi punti, pur restando molto fedeli su altri?

     
    R.- Sì, c’è sempre una divaricazione, in genere, nelle comunità cristiane e cattoliche occidentali. Ma è naturale: una cosa è la fede, nei suoi elementi fondamentali, una cosa è realizzare, in se stessi, nelle proprie famiglie, nella società, un progetto morale che è esigente. È chiaro che il Papa è preoccupato della defezione di membri, o di strati della Chiesa cattolica negli Stati Uniti o in altre Nazioni. Il Papa lancia un messaggio innanzitutto di carattere, direi, intellettuale… Dà prima di tutto le ragioni della fede e le ragioni della speranza, una speranza ben fondata ed affidabile… Il Papa presenta sempre la bellezza e la gioia di essere cristiani e di appartenere a questa grande comunità che è la Chiesa, che ci aiuta, ci difende, ci protegge, ci sostiene.

     
    D.- Eminenza, durante il viaggio, c’è qualche preoccupazione per le minacce che sono arrivate, ad esempio, dal mondo islamico?

     
    R. Voi pensate ad un altro viaggio del Santo Padre: ricordate il viaggio in Turchia? Era stato preceduto da minacce ed accompagnato da minacce. Anche adesso, non v’è dubbio, ci sono minacce. Devo dire che il Santo Padre era molto tranquillo e sereno in occasione di quel viaggio, ed anche adesso è molto tranquillo e sereno. Noi abbiamo fiducia anche nei mezzi di protezione che il Governo provvederà, naturalmente, a sistemare in ogni punto di passaggio del Santo Padre, così come è accaduto anche in Turchia. Però dobbiamo dire che c’è molta gente al mondo, molte comunità cattoliche cristiane, soprattutto contemplative, che pregano in modo speciale per questo viaggio del Santo Padre, e quindi ci affidiamo alla protezione di Dio anzitutto. E vorrei dire: ci affidiamo alla protezione degli angeli - il Papa è devoto agli angeli custodi – che non mancheranno di accompagnare il Papa anche in questo viaggio.

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    La Chiesa riflette sulle vocazioni a servizio della missione

    ◊   La Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che oggi la Chiesa celebra per la 45.ma volta, ha per tema “Le vocazioni a servizio della Chiesa-missione”. Nel mondo i vescovi sono 4.898, i sacerdoti diocesani e religiosi 407.262, i diaconi permanenti 34.520, i religiosi non sacerdoti 55.107, le suore 753.400. Ma qual è il cuore del messaggio del Papa per l’odierna Giornata? Amedeo Lomonaco, ha intervistato il padre rogazionista Vito Magno.
     
    R. - L’idea centrale del Messaggio è che ogni vocazione e ogni comunità cristiana hanno una dimensione missionaria. Attorno a quest’idea, biblicamente fondata, ruotano le considerazioni sull’annuncio della “Buona notizia”. Dopo aver spiegato che il concetto di missione non si può disgiungere dall’idea stessa di vocazione, il Papa si sofferma sulla vocazione del sacerdote e sulla sua missione di amministrare i sacramenti e aiutare la comunità cristiana a farsi lievito del proprio ambiente. In merito, poi, alle persone consacrate richiama la loro testimonianza di dare all’essere la supremazia sull’avere.

     
    D. - In che modo il Papa considera la missionarietà di ogni vocazione in riferimento al comando di Gesù: “Pregate il Padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe”?

     
    R. - Il Papa lega la missionarietà alla capacità del cristiano di avere compassione, cioè di sapere condividere la sofferenza altrui per risolverla. Infatti, nel Vangelo, l’invito a pregare il “Padrone della messe” segue immediatamente la constatazione delle esigenze materiali e spirituali della gente: in primo luogo, avere delle guide sicure e dei modelli di riferimento. Scrive San Matteo che Gesù ebbe compassione delle “folle stanche e sfinite come pecore senza pastore”! Dunque la dimensione missionaria non è esterna alla vocazione sacerdotale e religiosa. Sbaglierebbe chi dicesse: prima mi faccio prete o religioso, e poi aiuto gli altri.

     
    D. - Ma i giovani di oggi avvertono la dimensione missionaria come insita alla vita cristiana?

     
    R. – Certamente, non pensano che fare il cristiano voglia dire star comodi nel loro piccolo mondo. Credo, piuttosto, che la loro principale difficoltà stia nel sostenere la propria fede di fronte ad una cultura secolarizzata. Occorrerebbe più impegno da parte degli educatori cristiani, a cominciare dai genitori, nell’aiutarli a scoprire la loro vocazione, ad assumere le loro responsabilità, ad aprirsi agli altri attraverso esperienze di solidarietà. E’ anche importante che gli educatori guardino con occhi positivi i giovani, i quali sanno riconoscere dove si trova l’autenticità. Le inchieste rilevano che dove la proposta cristiana parte da testimoni credibili, essi rispondono con generosità.

     
    D. - Che dire della crisi delle vocazioni sacerdotali e religiose?

     R. - Esiste nei Paesi dove c’è maggiore benessere, quali quelli dell’Europa, dell’America del Nord e dell’Oceania. Però in Asia, in Africa e in alcune zone dell’America Latina i sacerdoti sono in aumento. Le statistiche più recenti, riguardanti il 2006, rilevano che essi, nel mondo, sono aumentati di 851 unità rispetto all’anno precedente, e i seminaristi di 1041. Purtroppo, della crisi si parla quasi sempre guardando al passato! Pochi sono capaci di guardare avanti, ai nuovi modi di vivere l’identità di credenti, alla qualità spirituale e culturale dei sacerdoti e dei religiosi di oggi, alle forme crescenti di ministeri laicali. Penso che se il tema della vocazione si legasse di più alla missione che al ‘pallottoliere’ si parlerebbe non di crisi, ma di speranza!

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    Oggi in Primo Piano



    Povertà, fame, analfabetismo: ancora pochi gli aiuti internazionali e la solidarietà per garantire i diritti fondamentali a tutta l’umanità

    ◊   “La povertà, la fame e l’analfabetismo rappresentano i più gravi aspetti della mancata solidarietà del mondo. Situazione, questa, che dilaga tutt’ora in molte realtà e che, tra l’altro, si sta anche aggravando sensibilmente”. Questo, in sintesi, il recente intervento all’ONU di mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro. A conferma dei timori del presule, le preoccupanti notizie di rivolte e scontri in vari Paesi a causa del notevole rialzo di beni alimentari di prima necessità, come il riso ed il grano. E la fame e la povertà sono temi che caratterizzano l’operato della Focsiv, la Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontariato. Ma perchè si fa ancora poco di fronte a queste emergenze? Luca Collodi lo ha chiesto a Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv.
     
    R. – Anzitutto stiamo parlando di diritti fondamentali per la vita umana e, quindi, parte integrante di quel messaggio, di quel richiamo che continuamente la Chiesa e la dottrina sociale fanno circa la dignità della vita umana. Senza cibo, senza acqua, senza educazione e senza cure sanitarie viene messo a repentaglio lo stesso diritto alla vita e, quindi, la dignità che ogni uomo ed ogni donna sul pianeta deve poter ricevere.

     
    D. – Marelli, ma se i Paesi più ricchi donassero denaro in quantità maggiore, si risolverebbe il problema della mancanza di cibo e di cure sanitarie?

     
    R. – Sicuramente è anche una questione di soldi, ma non è soltanto una questione di risorse. Anche se questa resta fondamentale c’è bisogno di una maggiore qualità dell’utilizzo delle risorse che vengono rese disponibili. La trasparenza, la lotta alla corruzione, ma soprattutto la partecipazione dei Parlamenti e della società civile nell’utilizzo e nell’impegno e quindi nella decisione dei programmi e delle azioni con le quali verranno poi impegnate queste risorse, è un elemento altrettanto fondamentale.

     
    D. – La riduzione del debito potrebbe risolvere il problema della fame e della povertà?

     
    R. – Fortunatamente qualcosa è stato fatto, ma ancora in maniera insufficiente. Basti pensare che ci sono dei Paesi, come ad esempio la Repubblica Democratica del Congo, che utilizzano più del 70 per cento delle risorse del proprio prodotto interno lordo per ripagare i soli interessi che deve ai Paesi prestatori. C’è un peso che impedisce la possibilità di destinare le risorse ai bisogni dello sviluppo e soprattutto dello sviluppo di base ed essenziale di questi Paese. La battaglia sul debito non deve, quindi, essere allentata. Bisogna celermente cancellare tutti i debiti che sono stati contratti con i Paesi più poveri e andare a rinegoziare e a ridurre quelli con i Paesi che oggi dispongono di qualche risorsa per poterlo ripagare.

     
    D. – Regole commerciali più giuste possono combattere la fame e la povertà nel mondo?

     
    R. – Quella dei meccanismi del commercio internazionale rappresentano l’altro grande fardello, l’altra grande ingiustizia che oggi si abbatte in particolare sui Paesi poveri. Sono delle regole ancora oggi dettate dalle grandi potenze economiche, che pur di garantire un sistema protezionistico al proprio interno fissano delle regole che non sono assolutamente eque. C’è bisogno assolutamente di rivedere le regole commerciali, perchè questo accesso ai mercati mondiali sia garantito anche alle economie in via di sviluppo e alle economie dei Paesi poveri.

     
    D. – Qualcuno afferma che le Nazioni Unite senza una forte riforma non sono in grado di affrontare il problema. Lei è d’accordo?

     
    R. – Noi da tempo chiediamo una profonda riforma del sistema delle Nazioni Unite. Le Nazioni Unite ancora oggi si basano su delle strutture e su dei meccanismi decisionali che sono figlie della II Guerra Mondiale e, quindi, sono delle regole che se potevano valere 60 anni fa, non sono certo più adeguate ad oggi per garantire a questa struttura soprannazionale di poter governare le grandi problematiche del mondo. C’è bisogno di riformare le Nazioni Unite e al tempo stesso io dico chiaramente: "per fortuna che ci sono le Nazioni Unite, perchè se non ci fosse nemmeno questa struttura – ancorché sia bisognosa di riforme – probabilmente il campo sarebbe lasciato aperto alla legge del più forte, alla legge della giungla, nella quale ulteriormente i Paesi poveri e le popolazioni di questi Paesi soccomberebbero".

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    Testimoniare la speranza evangelica con la musica: l’esperienza del gruppo musicale “Gli Alunni del Cielo”

    ◊   Annunciare il Vangelo con la musica e il canto: è la missione gioiosa che da 40 anni contraddistingue l’attività dell’associazione “Gli Alunni del Cielo”. La compagnia è attualmente suddivisa in due gruppi: gli “Amen”, cinquanta giovani che annunciano la Fede, e gli “Osanna”, venticinque bambini e ragazzi che annunciano la Speranza. Alessandro Gisotti ha intervistato il direttore degli “Alunni del Cielo”, Claudio Manuello:
     
    R. - Il tutto è nato da un’intuizione geniale di padre Geppo, un sacerdote gesuita che nel 1968, quando tutto veramente “bolliva”, c’erano contestazioni totali, questo grande personaggio, che è ancora vivente, ha avuto l’idea nella città di Cuneo di avvicinare dei ragazzi per dire: facciamo anche noi qualcosa di veramente straordinario! Andiamo a cantare il Vangelo, andiamo a cantare la vita di Gesù. Ed è nata così l’idea degli “Alunni del cielo”, in un momento veramente particolare.

     
    D. - Quarant’anni dopo, qual è il tipo di aspettativa da parte degli ascoltatori della vostra musica? Insomma si può testimoniare il Vangelo con la musica?

     
    R. - La musica è veramente un dono di Dio, noi lo proviamo quasi tutti i sabati, e vediamo che la gente si lascia trasportare, si lascia cullare dal messaggio profondo della vita di Gesù tradotto in musica, anche se ovviamente nel 2004 la struttura è cambiata nel senso che adesso noi portiamo avanti un musical proprio per cercare di avvicinare sempre di più i giovani. La musica classica, a volte, è difficile da capire per i più giovani e con questo musical, che non è “annacquato”, nel senso che parla proprio della vita di Gesù, il Vangelo di Gesù, cattura. E il messaggio passa grazie proprio a questo dono di Dio che è la musica.

     
    D. - Una musica che testimonia la speranza evangelica ma che è anche una musica volta ad opere di bene, di carità...

     
    R. – Sì, perché poi alla fine ci siamo sempre detti: “Adesso però dobbiamo far qualcosa anche di concreto!”. Quindi, si “sfrutta” quello che è la musica ma con la musica noi dobbiamo fare qualcosa di concreto; quindi, dobbiamo lavorare per chi soffre. Allora da quarant’anni ci siamo orientati verso l’Africa, il Mali, il Madagascar, il Sahel, e tanti altri posti, costruendo le eoliane, dei meravigliosi mulini a vento, che girando con poco vento riescono a scavare nel deserto: così, alcuni villaggi dell’Africa hanno l’acqua.

     
    D. - Gli “Alunni del cielo” hanno anche avuto un rapporto di sintonia con Giovanni Paolo II...

     R. - Noi siamo stati ricevuti sette volte da Giovanni II, sette volte meravigliose perché lui ci ha sempre incoraggiati. E’ lui che ha tirato fuori la meravigliosa frase “canta e cammina”, spiegandoci proprio di continuare a cantare ma anche a camminare, perché il cristiano cammina. Cito forse il clou di tutto, quando nel ’97, per il primo congresso eucaristico a Bologna, in mondo visione, abbiamo avuto il grande onore di cantare e di esibirci alla presenza del Santo Padre.

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    Servizi all’immigrazione in Italia: crescono le difficoltà nell’accoglienza da parte dello Stato. Lo rivela il Rapporto 2007 del Centro Astalli dei Gesuiti dedicato ai rifugiati

    ◊   “Frontiere o barriere? Le politiche di controllo dei confini e l’accesso al diritto di asilo”: questo il titolo del Corso di formazione che si è tenuto a Roma, organizzato dal Centro Astalli/Servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia. Il Corso era rivolto a volontari ed operatori impegnati nei servizi dell’immigrazione, per riflettere sulle politiche comunitarie in materia di migranti e diritto d’asilo. Nell’ambito dell’incontro, è stato presentato anche il Rapporto annuale 2007 del Centro Astalli. Ce ne parla Isabella Piro:


    Il 2007, un anno al rallentatore per l’Italia: le emergenze del mondo continuano a bussare alle porte della Penisola, ma il sistema nazionale di accoglienza non riesce a farvi fronte. È il quadro, drammatico, che emerge dal Rapporto 2007 del Centro Astalli. Il documento rivela che oltre 6 mila rifugiati si sono rivolti lo scorso anno al Centro per le procedure di accettazione, con un incremento del 75% rispetto al 2006; più di 67 mila sono stati sfamati dalla mensa gratuita, superando del 50% le cifre dell’anno precedente. Ma da dove arrivano i rifugiati? Padre Giovanni La Manna, presidente dell’Associazione Centro Astalli:

     
    “I Paesi di provenienza sono Afghanistan, parecchi Paesi dell’Africa – come la Costa d’Avorio, Guinea e Togo – e, purtroppo, registriamo che una percentuale superiore al 50% delle persone che accogliamo risultano essere vittime di tortura. Sono persone che portano dei segni – e non soltanto fisici, ma anche morali – che richiederebbero un’attenzione particolare: la ferita fisica si cura e si sana in un determinato tempo, mentre altri tipi di ferite richiedono altri tempi ed una maggiore attenzione. Questo non sempre viene offerto a chi viene in Italia a chiedere asilo politico”
     
    Le vittime di tortura meritano una riflessione a parte, continua padre La Manna, poiché nel 2007 il loro numero è stato il più alto in assoluto che sia mai stato registrato fra gli assistiti del Centro Astalli. Una cifra che arriva a 195 unità, più del 40% rispetto al 2006, a grandissima maggioranza provenienti da Costa d’Avorio, Guinea e Togo.

     
    C’è poi il problema della normativa: l’Italia, sottolinea padre La Manna, ha un triste primato: essere l’unico Paese europeo privo di una legge organica sul diritto d’asilo. Tuttavia, aggiunge il religioso, qualche passo avanti è stato fatto, come l’introduzione della “protezione sussidiaria”, che assicura la permanenza in Italia anche a chi, pur non essendo rifugiato, rischia l’incolumità in caso di rientro nel proprio Paese. Un altro traguardo raggiunto è la tutela dei cosiddetti diniegati…

     
    “Chi ha fatto richiesta di asilo politico e ha ricevuto come risposta il diniego, si vede riconosciuta la possibilità di rimanere in Italia e fare ricorso. In questa fase i decreti dicono che la persona ritorna nel suo stato di richiedente asilo politico e, quindi, dovrebbe avere un permesso di soggiorno per la richiesta di asilo politico”.
     
    Ma la novità più significativa del 2007 per il Centro Astalli è l’avvio del progetto SAMIFO – Salute dei migranti forzati, il che significa assistenza sanitaria gratuita per chi non è iscritto al servizio sanitario nazionale. Oltre 80 le visite mediche che ogni settimana vengono offerte presso la ASL romana di via San Martino della Battaglia:

     
    “Noi ci portiamo degli operatori e dei mediatori culturali che rendono possibile il lavoro con i rifugiati, che per la maggior parte appena arrivati non parlano italiano; sarebbe altrimenti difficile per il medico fare la visita. Ma permette anche di avere come referenti degli operatori che si sono già conosciuti al Centro Astalli e questo è qualcosa che aiuta la persona nel sentirsi accolta e seguita”.
     
    Altre strutture del Centro Astalli si occupano delle donne, come “La casa di Giorgia”, centro di accoglienza per le rifugiate che nel 2007 ha ospitato 111 donne, soprattutto etiopi ed eritree, tutte minori di 30 anni. Ed un pensiero va anche ai bambini, cui è dedicata “La casa di Marco”, casa-famiglia per minori da 0 a 14 anni, provenienti soprattutto dall’Afghanistan.

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    Chiesa e Società



    La costruzione di un nuovo edificio per ampliare i servizi del centro pastorale di Ho Chi Minh City. L’opera sarà completata nel prossimo anno

    ◊   Il cardinale Jan-Baptiste Minh Man Pham, arcivescovo di Thanh-Pho Ho Chi Minh, ha partecipato alla cerimonia per la posa della prima pietra di un edificio che ospiterà i nuovi servizi pastorali ad Ho Chi Minh City. La costruzione – riporta l’Osservatore Romano – sorgerà nel complesso che ospita già alcuni uffici del Centro pastorale dell’arcidiocesi, nei pressi del Seminario maggiore di ‘Saint Joseph’, la città più commerciale del Vietnam. Il Centro pastorale che era stato confiscato dal Governo nel 1975, nel 2004 è stato restituito alla Chiesa. Padre Pierre Nguyen, che lo dirige, ha sottolineato che il Centro nacque per promuovere le varie attività pastorali della comunità ecclesiale, specialmente rivolte alle persone in condizioni disagiate. Il progetto, che sarà completato nell’arco di 18 mesi, prevede la realizzazione di una sala conferenze, delle aule per la formazione e altre strutture per dare ospitalità ai seminaristi. Tra i servizi offerti ci saranno corsi di catechismo e di lingua a sostegno delle famiglie. La previsione è anche quella di accogliere fedeli provenienti dalle altre diocesi. Secondo il cardinale la struttura “servirà a portare amore e giustizia nella società”. (E. B.)

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    “Persone: Africa, società civile, cambiamento”. E’ l’iniziativa che partirà nei prossimi giorni in oltre 20 città italiane per promuovere la conoscenza dei popoli africani

    ◊   L’Africa sarà nelle piazze di oltre 20 città italiane in un evento itinerante, al quale parteciperanno oltre 100 africani, che partirà da Venezia il 18 aprile prossimo. L’iniziativa intitolata “Persone: Africa, società civile, cambiamento” è promossa dall’organizzazione "Chiama l’Africa" e dal CIPSI, il "Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà internazionale" e verrà presentata in una conferenza stampa il 16 aprile presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana a Roma. “Abbiamo deciso di rinnovare il patto di solidarietà con i popoli africani, spiegano all’agenzia Sir Guido Barbera, presidente del CIPSI ed Eugenio Melandri, coordinatore di Chiama l’Africa. Questo esige una conoscenza approfondita soprattutto dei valori e delle caratteristiche positive. Crediamo che l’Africa è da conoscere, da ascoltare”. Nelle piazze verranno allestite strutture con circa cento sagome, che rappresentano uomini, donne, anziani e bambini africani di varia estrazione sociale e professione. Tutto ciò sarà accompagnato da iniziative parallele diverse da città a città, attività di educazione e promozione di un’Africa positiva nelle scuole, con conferenze, corsi, seminari e spettacoli teatrali. Nelle piazze ci sarà anche una ‘casa africana’ nella quale sarà possibile conoscere e comunicare attraverso programmi interattivi e collegamenti con realtà africane. (E. B.)

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    In Francia aumentano le conversioni dall’islam al cristianesimo. Spesso però queste persone sono accusate di apostasia dalla propria comunità

    ◊   Ogni anno dai 150 ai 200 francesi musulmani lasciano la loro religione per convertirsi al cristianesimo, abbracciando il credo cattolico o protestante. E’ quanto riporta il quotidiano Le Monde, in un articolo pubblicato il 2 aprile scorso. In molti casi – si legge – queste persone sono accusate di apostasia, di aver rinnegato la propria cultura, ed esposte quindi a possibili minacce. Alcuni hanno anche nascosto la conversione ai familiari per evitare l’incomprensione. L’intolleranza, però, non deve suscitare nelle vittime spirito di rivalsa o reazioni aggressive, dichiara il pastore evangelico Said Oujibou, convertitosi a 39 anni: “l’opposizione e la denigrazione non erano armi di Cristo”. In ogni caso dispiace il fatto che i rappresentanti dell’Islam in Francia non prendano maggiormente posizione per affermare il principio della libertà religiosa, soprattutto per ciò che concerne i matrimoni misti nei quali “la parte cristiana – afferma l’articolo di Le Monde – è spesso incitata a convertirsi”. Nonostante siano in aumento, le conversioni dall’islamismo al cristianesimo non superano quelle dei cristiani che divengono musulmani. Nell’agosto 2006 il quotidiano La Croix rivelava che il fenomeno delle conversioni all’islam riguarderebbe 3.600 persone all’anno in Francia, soprattutto nelle periferie delle grandi città. (E. B.)

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    Al via a Goa un centro per i migranti: un problema scottante per il piccolo Stato indiano preso d’assalto ogni anno da molte persone in cerca di lavoro

    ◊   In India, l’arcivescovo di Goa e Damao, Filipe Neri Antonio Sebastiao do Rosario Ferao, ha annunciato nei giorni scorsi che la Chiesa locale sta per creare un Centro dedicato ai migranti e agli itineranti, come riporta l’"Osservatore Romano". “Sebbene il governo debba regolare il flusso di immigrati in base alla sua capacità di prendersene cura – ha spiegato il presule indiano – la loro condizione non cambia il fatto che che tutti noi siamo fratelli e sorelle appartenenti alla famiglia umana”. Inaugurando il seminario nazionale intitolato “questioni legate all’immigrazione: sfide e implicazioni”, organizzato dalla Scuola di scienze sociali del Saint Xavier’s College assieme al Centro internazionale di Goa, l'arcivescvovo ha chiesto rispetto per i migranti e una cultura di accettazione e di promozione della pace. Quello dell’immigrazione è per Goa un problema scottante. I nativi migrano nei Paesi del Golfo, mentre cresce il flusso di persone in cerca di lavoro provenienti dalle regioni limitrofe, giunto al 35 per cento della popolazione. Con il massiccio afflusso di turisti, circa due milioni l’anno, i locali si sentono stranieri nella loro terra. Parlando di multiculturalismo e di globalizzazione, il prof. Newman Fernandes, rettore del College, ha affermato che “le differenze non dovrebbero far sorgere discriminazioni”. Dal canto suo il direttore dell’Istituto per il cambiamento sociale ed economico, a Bangalore, Jayaram, ha chiesto il coinvolgimento di varie discipline per discutere dell’impatto sul territorio dei trasporti e delle comunicazioni che facilitano i contatti con i luoghi nativi. Aryun Halarnkar, che si occupa del Centro internazionale, ha invece sottolineato la collaborazione con il Saint Xavier’s College al fine di instaurare un dialogo culturale in particolare con i giovani. (E. B.)

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    Convegno della CEI sulla Bioarchitettura, da domani al 16 aprile a Roma

    ◊   La bioarchitettura fino a pochi anni fa era ancora un argomento di nicchia. Lo spreco del territorio, le immissioni inquinanti, il progressivo esaurirsi delle fonti energetiche non rinnovabili hanno determinato negli ultimi tempi una notevole accelerazione di una corretta e concreta sensibilità nei confronti dell’ambiente e della sua salute. E attorno a questo presupposto che si articola il convegno “Costruire bene per vivere meglio”, promosso al Park Hotel Torre Rossa di Roma, da domani fino al 16 aprile, da tre uffici e servizi della CEI (problemi sociali e lavoro, beni culturali ecclesiastici, edilizia di culto). “Ecologia, biocompatibilità, sostenibilità, bioarchitettura o bioedilizia – si legge nella presentazione dell’iniziativa, riportata dall’agenzia Sir - sono termini entrati oramai nell’uso comune”, ed anche la Chiesa, “si sente impegnata a promuovere in modi diversi l’esatta concezione del rispetto dell’ambiente all’interno della più ampia cultura del rispetto per la vita e la salute dell’uomo”. Tutto ciò, in sintonia con il magistero di Benedetto XVI. Durante il convegno, verranno presentati tra l’altro “esempi virtuosi” di bioarchitettura e si discuterà su “criteri e modalità di intervento sugli edifici esistenti”, per aumentare “confort” ed “efficienza energetica” tramite “un considerevole abbattimento del costo dell’energia e un netto calo del livello di emissioni nocive”. (E. B.)

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    Il 30 maggio si chiuderà in Spagna la Missione Giovane. In programma un atto di consacrazione al cuore di Gesù

    ◊   Si concluderà il prossimo 30 maggio con un atto di consacrazione al cuore di Gesù, presso il ‘Cerro de los Ángeles’ di Madrid, in Spagna, la Missione Giovane convocata, per l’11 novembre 2006, dai vescovi delle diocesi di Madrid, Alcalá e Getafe. Per l’occasione – riporta l’agenzia Fides – i presuli hanno inviato una Lettera Pastorale ai giovani, invitandoli a partecipare alla cerimonia. Durante la missione – ricordano - i giovani sono stati testimoni dell’amore di Dio verso gli uomini, hanno sperimentato “che la Parola di Dio è poderosa, capace di penetrare i cuori e convertirli”, che il “suo amore vince ogni ostacolo e che la maggiore disgrazia che possono sperimentare i giovani di oggi è ignorare Cristo”. La convocazione nel Cerro de los Ángeles è densa di significato. Si tratta infatti di un posto venerabile di pellegrinaggi dove sono sepolti i corpi di cinque giovani che hanno dato la loro vita per Cristo nel martirio che soffrirono il 23 luglio del 1936. Il loro ricordo – sottolineano i tre vescovi spagnoli – “ci aiuterà ad essere fedeli al Signore offrendo le nostre vite al suo servizio”. “Ponete il vostro sguardo nell’Amore che è Cristo crocifisso – prosegue il documento - ed in Lui troverete, come hanno fatto i santi, la vostra vera vocazione all’amore, la vostra strada e la piena realizzazione. I vescovi incoraggiano inoltre i giovani a guardare al futuro con speranza e ricordano che “la Chiesa è sempre in missione, poiché non può smettere di annunciare che Dio è amore e vuole essere amato da tutti gli uomini”. (E. B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Prosegue il caos elettorale in Zimbabwe: a due settimane dal voto si procederà al riconteggio delle schede di 23 circoscrizioni su 210
     

    ◊   In Zimbabwe, a due settimane dal voto presidenziale di cui ancora si attendono i risultati, la commissione elettorale ha annunciato che procederà al riconteggio delle schede di 23 circoscrizioni su 210. Intanto a Lusaka prosegue il vertice dei leader dei Paesi dell’Africa australe, riuniti proprio per trovare una soluzione alla crisi post-elettorale esplosa in Zimbabwe. Per il punto della situazione ascoltiamo il servizio di Marco Guerra:


    È una matassa sempre più ingarbugliata quella del risultato delle elezioni svoltesi il 29 marzo scorso in Zimbabwe. Dopo un empasse di due settimane, in cui le autorità del Paese africano non hanno diffuso alcun dato sul voto presidenziale - che ha visto il confronto tra il presidente uscente Mugabe e il leader dell’opposizione Tsvangirai - si rischia di mettere in dubbio anche il risultato delle Politiche. La Commissione elettorale ha annunciato, infatti, che sabato prossimo conterà nuovamente tutte le schede di 23 delle 210 circoscrizioni elettorali in cui è diviso il Paese. L’ipotesi del riconteggio è stata subito respinta dal Movimento per il Cambiamento Democratico. Il partito di Tsvangirai teme che l’obbiettivo sia quello di cambiare il risultato del voto per il Parlamento, in cui si è affermato come forza di maggioranza relativa. Dal canto suo il partito di Mugabe continua a ventilare, invece, la possibilità del ballottaggio fra i due leader. L'annuncio della Commissione cade mentre a Lusaka, capitale della Zambia, si è aperta la seconda giornata del Vertice dei Paesi dell'Africa australe dedicato proprio alla crisi post-elettorale nello Zimbabwe. I leader dei 14 Paesi presenti al summit hanno lanciato un appello affinché l'opposizione e il Governo dello Zimbabwe rispettino l'esito delle recenti elezioni, ed hanno poi esortato la Commissione elettorale ha comunicare il prima possibile i risultati per superare questa pericolosa fase di stallo.

    Tibet
    In Tibet, la Polizia cinese ha arrestato nove monaci sospettati del lancio di un ordigno dinamitardo contro la sede della Municipalità di Gyanbe. Secondo l’agenzia Nuova Cina i religiosi avrebbero tutti confessato ed il capo della cellula sarebbe un monaco di alto rango del monastero di Tongxia. La fiaccola olimpica è intanto arrivata in Tanzania, dove al contrario di quanto accaduto nelle tappe precedenti non è attesa alcuna protesta filotibetana. Considerati i rapporti tra l'Africa e la Cina, che negli ultimi anni ha investito miliardi di dollari nel continente, la torcia non dovrebbe infatti correre pericoli di contestazioni.

     Italia – Elezioni
    Dalle 8 di questa mattina seggi aperti in tutta Italia per le elezioni politiche e anche per rinnovare molte Amministrazioni locali, tra le quali il Comune e la Provincia di Roma e la Regione Sicilia. Complessivamente gli italiani chiamati al voto sono circa 47 milioni 500 mila. Sulle modalità del voto il servizio di Giampiero Guadagni:
     
    Scheda rosa per la Camera, scheda gialla per il Senato. Per evitare i rischi di annullamento, l’indicazione del ministero dell’Interno è di apporre un solo segno su un solo simbolo: indicazione peraltro riportata anche sui manifesti elettorali affissi all’interno dei seggi. La legge elettorale in vigore è proporzionale: il numero di parlamentari viene assegnato proporzionalmente al numero di voti raccolti da ciascun partito. Non è possibile esprimere preferenze sulla scheda. La legge assegna un premio di maggioranza: alla Camera su base nazionale, garantisce a chi vince 340 seggi; al Senato su base regionale, garantisce a chi vince almeno il 55% dei seggi. Previste anche soglie di sbarramento, diverse a seconda che un partito si presenti solo o all’interno di una coalizione. Alle urne sono già andati i cittadini italiani residenti all’estero che eleggono 6 senatori e 12 deputati. L’affluenza è stata del 41,66%, in leggerissimo calo rispetto alle elezioni di due anni fa. Si vota dunque per rinnovare il Parlamento ma nove milioni di italiani voteranno anche per eleggere 8 presidenti di Provincia e oltre 400 sindaci, tra i quali spicca quello di Roma. Nelle regioni a Statuto speciale si eleggono i presidenti di Sicilia e Friuli Venezia Giulia. Seggi aperti oggi fino alle ore 22 e domani dalle 7 alle 15. Al termine delle operazioni di voto inizieranno le operazioni di spoglio delle schede a partire da quelle per il Senato.

    Iran
    La forte esplosione avvenuta ieri in una moschea di Shiraz, nel sud dell'Iran, che ha provocato 11 morti e 190 feriti secondo un bilancio ancora provvisorio, potrebbe essere stata provocata da un incidente. Secondo il comandante della Polizia locale la deflagrazione potrebbe essere stata provocata da munizioni lasciate sul posto dopo un'esposizione dedicata alla guerra tra Iran e Iraq. Da parte sua il portavoce del ministero degli Esteri, Mohammad Ali Hosseini, si è limitato a dire oggi, durante la sua conferenza stampa settimanale, che “il fatto è oggetto di un'inchiesta”.
     Afghanistan
    Ennesima giornata di violenze in Afghanistan. Nel corso di due distinti attacchi nel sud del Paese sono stati uccisi otto poliziotti. Nel corso del 2007 sono stati 900 i poliziotti uccisi dai talebani, perchè bersagli meno protetti e addestrati dei soldati NATO e afgani. Intanto i ministri degli Esteri di Canada e Francia, in visita a Kabul, hanno ribadito l'impegno dei rispettivi Governi a continuare a sostenere l’Afghanistan. Il canadese Maxime Bernier ha assicurato che la missione militare proseguirà fino al 2011; mentre il francese Bernard Kouchner, all'indomani dell'annuncio che la missione di Parigi raggiungerà le 3 mila unità, ha garantito che la Francia farà tutto il possibile per ottenere maggior supporto dalla comunità internazionale alla Conferenza di Parigi del prossimo 12 giugno per la stabilizzazione del Paese.


    Medio Oriente
    La Striscia di Gaza è di nuovo a rischio blak out. Il direttore dell'unica centrale elettrica del territorio ha avvertito che sarà costretto a chiudere l'impianto entro due o tre giorni se non arriveranno nuovi rifornimenti di combustibile. Il suo appello giunge dopo che Israele ha bloccato il rifornimento di carburante in seguito all'attacco di mercoledì contro il terminal di Nahal Oz, dove si trovano i depositi del carburante destinato alla Striscia. Nell'attacco, compiuto da militanti palestinesi, sono stati uccisi due civili israeliani. Sempre nella Striscia di Gaza tre militanti di Hamas sono morti a seguito dello scoppio di un ordigno all’interno di un’abitazione. L’esplosione non risulta legata ad alcun attacco israeliano.
     Australia
    Per la prima volta nella storia dell’Australia una donna è stata nominata governatore generale, la più alta carica onorifica che rappresenta nel Paese il Capo di Stato, la Regina Elisabetta II. Quentin Bryce, 65 anni, governatore dello Stato di Queensland ed ex capo della Commissione federale sulla discriminazione sessuale, resterà in carica per cinque anni. Avvocato e docente universitario, il nuovo governatore sostituisce il generale Michael Jeffery, veterano del Vietnam, il cui mandato scade il mese prossimo. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 104

     

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