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Sommario del 11/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale messicano Corripio Ahumada, protagonista della pastorale indigena. Aveva 88 anni
  • L'attesa negli USA per l'imminente viaggio del Papa: ne ha parlato il cardinale Stafford alla Pontificia Università della Santa Croce
  • “Operare per il disarmo significa promuovere una cultura della pace preventiva”: così, il cardinale Martino all’apertura di un simposio di “Giustizia e Pace”
  • Udienze e nomine
  • Messa di suffragio presieduta dal cardinale Sandri nel trigesimo della morte di mons. Rahho
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Si allarga nel mondo la guerra del pane. L'analisi di Riccardo Moro
  • I vescovi del Brasile concludono l'Assemblea generale. Intervista con il cardinale Scherer
  • Nuove speranze in Nepal dopo le prime elezioni libere dal 1999
  • Giornata mondiale del Parkinson: in aumento le persone colpite dalla patologia
  • Convegno al Marianum su “Le donne dell’Antico Testamento”
  • Chiesa e Società

  • Il direttore generale della FAO presenta il Rapporto sull’andamento dei prezzi delle derrate alimentari
  • Proposta la costituzione di un Consiglio delle Religioni per il dialogo e la pace in seno all'ONU
  • L'influente settimanale cinese "Nan Fang Weekly" pubblica l'articolo di uno studioso cinese nel terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II
  • Festeggiamenti ad Hong Kong per i 150 anni della presenza del PIME
  • Cina: seminario sull'evangelizzazione nella diocesi di Heng Shui
  • Una donna cattolica candidata alle elezioni in Nepal
  • Al via il 15 aprile in Libano una conferenza ecumenica mondiale sul tema delle migrazioni
  • Il Consiglio d’Europa promuove il dialogo interculturale ed interreligioso nelle scuole
  • Missione in Kosovo per i vescovi della Conferenza episcopale umbra
  • Ucciso in Guinea un missionario francese
  • Appello dei vescovi della Repubblica Democratica del Congo contro la violenza alle donne
  • Ruanda: a Gatore il dialogo interreligioso parte dall'acqua
  • In crescita la Chiesa in Papua Nuova Guinea grazie all’aiuto delle Pontificie Opere Missionarie
  • Giornata accademica a Roma sul tema dell'autorità nella vita religiosa
  • Come predicare il Vangelo? Le risposte in un seminario della CEI a Roma
  • Associazioni cristiane propongono la data del 16 aprile per la Giornata mondiale contro la schiavitù infantile
  • Premio UNESCO per la libertà di stampa ad una giornalista messicana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Cresce il fronte delle defezioni per la cerimonia d'apertura delle Olimpiadi di Pechino 2008
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale messicano Corripio Ahumada, protagonista della pastorale indigena. Aveva 88 anni

    ◊   Il Papa ha espresso il suo profondo cordoglio per la morte avvenuta ieri mattina a Città del Messico del cardinale Ernesto Corripio Ahumada, arcivescovo emerito di México. Il porporato si è spento a 88 anni dopo “una lunga malattia vissuta con grande serenità” ha sottolineato Benedetto XVI in un telegramma inviato all’attuale arcivescovo di México, il cardinale Norberto Rivera Carrera. “Il suo generoso e intenso ministero episcopale – scrive il Papa - testimonia il suo grande amore per Dio e per la Chiesa, come pure La sua grande dedizione alla causa del Vangelo”. Nato a Tampico il 29 giugno 1919, si trasferì a Roma nel 1935 presso il Collegio Pio Latino Americano studiando alla Pontificia Università Gregoriana dove ottenne le lauree in filosofia, teologia, diritto canonico e storia della Chiesa. Ordinato sacerdote nella Chiesa del Gesù nel 1942 volle restare accanto alla popolazione romana durante il conflitto mondiale, condividendo con la cittadinanza i rischi e i disagi della guerra. Nominato vescovo da Pio XII nel 1952, assunse la guida della diocesi di Tampico nel 1956 e in tale veste partecipò al Concilio Vaticano II. Nominato da Paolo VI arcivescovo di Antequera (Oaxaca) divenne protagonista della pastorale per gli indigeni promuovendone lo sviluppo culturale e materiale. Primate del Messico nel 1977, due anni più tardi partecipò come co-presidente alla III Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano a Puebla. Nel 1979 Giovanni Paolo II lo creò cardinale. Al suo zelo pastorale e alle sue doti di organizzatore si deve la grande Missione in onore della Madonna di Guadalupe, durata due anni e culminata nel dicembre 1981, in occasione del 450° anniversario dell'apparizione della Vergine sul Tepeyac. I funerali del cardinale Corripio Ahumada si terranno domani nel Santuario di Guadalupe; la salma verrà successivamente tumulata nella “cripta degli arcivescovi” nella Cattedrale di Città del Messico. Con il decesso del cardinale Corripio Ahumada, il Collegio cardinalizio risulta composto da 196 cardinali, di cui 119 elettori e 77 non elettori. (A cura di Sergio Centofanti)

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    L'attesa negli USA per l'imminente viaggio del Papa: ne ha parlato il cardinale Stafford alla Pontificia Università della Santa Croce

    ◊   Cresce negli Stati Uniti l’attesa per visita del Santo Padre, che avrà inizio martedì prossimo a Washington e si concluderà domenica 20 aprile a New York. Nel servizio di Silvia Gusmano, alcune riflessioni sull'evento rilasciate dal cardinale americano James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore del tribunale della Penitenzieria Apostolica, durante un incontro organizzato oggi a Roma da ISCOM, associazione che svolge servizi di informazione nell'ambito della Chiesa.


    La Chiesa che Benedetto XVI troverà negli Stati Uniti è molto cambiata nell’ultimo decennio e per alcuni aspetti e molto diversa da quella conosciuta da Giovanni Paolo II. E l’elemento più innovativo, spiega il cardinale Stafford, è il pluralismo culturale determinato soprattutto dall’aumentata presenza di fedeli provenienti dal Sud America:

     
    “Benedetto XVI trova una Chiesa più pluralista dal punto di vista culturale di quanto Giovanni Paolo II avesse visto. I vietnamiti sono aumentati e c’è una crescita esponenziale degli ispanici nel Sud degli Stati Uniti. Questa è una cosa senza precedenti in questo Paese protestante”.

     
    Come è stato anticipato dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Pontefice nel suo discorso ai sacerdoti, affronterà anche lo scandalo degli abusi sessuali che ha ferito la Chiesa Cattolica americana, oggi, afferma il cardinale Stafford, animata da un profondo spirito di riforma:

     
    “Penso che il governo ecclesiastico dopo questa crisi, e anche durante, abbia nuova energia per riformare la Chiesa”.

     
    Nella sua visita a Palazzo di Vetro, spiega poi il cardinale Stafford, il Pontefice esprimerà anche le sue preoccuopazioni per la situazione dell’Iraq.

     
    “Il Santo Padre vuole mettere bene in risalto il ruolo della Chiesa cattolica nel mondo, tenendo il discorso alle Nazioni Unite. Il Papa vuole anche far riflettere sul fatto che si stia uccidendo la popolazione innocente in Iraq. Una preoccupazione è anche la violenza contro la Chiesa caldea. Questo compromette il futuro stesso della Chiesa cattolica in Iraq”.

     
    E, ha ricordato infine il porporato, tra gli eventi più attesi, oltre alla visita a Ground Zero, la partecipazione di Benedetto XVI alle celebrazioni per il 200.mo anniversario delle Diocesi di Boston, Luousville, New York e Philadelphia e della Sede Metropolitana di Baltimora.

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    “Operare per il disarmo significa promuovere una cultura della pace preventiva”: così, il cardinale Martino all’apertura di un simposio di “Giustizia e Pace”

    ◊   Promuovere una cultura della pace preventiva: è l’esortazione del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che stamani, a Palazzo San Calisto, ha aperto il seminario internazionale del dicastero vaticano sul tema: “Disarmo, sviluppo e pace. Prospettive per un disarmo integrale”. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    “Operare per il disarmo significa promuovere una cultura della pace preventiva, capace di prevenire all’origine le cause che possono far degenerare la convivenza umana nello scandalo della guerra”: è il richiamo del cardinale Renato Raffaele Martino che ha spiegato come ogni uomo “è un potenziale artefice del disarmo se avrà il coraggio di disarmare il proprio cuore”. Ogni uomo, è stata la sua esortazione, è “chiamato a essere un operatore di pace, nella propria vita, e quindi nel mondo”. Questa cultura di pace, ha aggiunto, “dovrebbe essere acquisita anzitutto dai responsabili delle istituzioni nazionali e internazionali chiamati ad affinare il dialogo, la mutua fiducia e gli strumenti diplomatici per la prevenzione e risoluzione pacifica delle controversie”.

     
    Il porporato ha poi ricordato il ruolo importante delle grandi religioni, “chiamate a convergere sulla difesa del valore della dignità e della vita umana, e a promuovere una vera e propria pedagogia della pace”. Secondo “il principio di sufficienza”, ha quindi rilevato, gli Stati hanno diritto ad un armamento strettamente necessario alla legittima difesa”. Tuttavia, ha avvertito, “non si può giustificare, né sul piano morale, né su quello giuridico, qualsiasi accumulo eccessivo di armi, oppure il loro commercio generalizzato”. Riecheggiando Paolo VI, il cardinale Martino ha quindi ribadito che “lo sviluppo è il nuovo nome della pace”. Questo sviluppo, ha concluso, non può essere solo materiale, ma anche, e soprattutto culturale, morale e spirituale, "allora l’umanità avrà intrapreso il cammino che conduce ad una pace autentica e duratura”.

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    Udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney; mons. Giuseppe Leanza, arcivescovo tit. di Lilibeo, nunzio apostolico in Irlanda; mons. Pierre Bürcher, vescovo di Reykjavík. Il Papa riceve nel pomeriggio il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di Nanterre (Francia) il rev. Nicolas Brouwet, del clero della medesima diocesi, finora parroco di Saint-Pierre e Saint-Jacques a Neuilly-sur-Seine, assegnandogli la sede titolare vescovile di Simidicca. Il rev. Nicolas Brouwet è nato il 31 agosto 1962 a Suresnes, nella diocesi di Nanterre. Dopo gli studi superiori all’Università statale, dove ha ottenuto un diploma in Storia, è entrato al Pontificio Seminario francese di Roma. Ha frequentato i corsi di filosofia e di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, concludendoli con il baccalaureato in Teologia. Si è poi iscritto all’Istituto Giovanni Paolo II, conseguendovi la Licenza. Nel biennio 1986-1988 ha trascorso due anni come "cooperatore" (servizio civile) a Gerusalemme, per l’insegnamento della lingua francese. E’ stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1992 per la diocesi di Nanterre. E’ membro dell’Institut Saint-Jean (Johannesgemeinschaft) fondato dal teologo Hans Urs von Balthasar.

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    Messa di suffragio presieduta dal cardinale Sandri nel trigesimo della morte di mons. Rahho

    ◊   Si è celebrata stamani nella Basilica di San Pietro la Santa Messa nel trigesimo di mons. Paulos Faraj Rahho, arcivescovo caldeo di Mossul, il cui corpo è stato trovato privo di vita lo scorso 13 marzo. L’unità dell’Eucaristia – ha detto il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali che ha presieduto la liturgia – “ci fa condividere fin d’ora la vita immortale del Risorto”: nel segno di questa comunione – ha aggiunto – “sentiamo presenti” l’arcivescovo caldeo di Mossul e i 3 giovani cattolici uccisi nel giorno stesso del suo rapimento. Estendiamo il suffragio – ha poi detto il porporato – ai 3 subdiaconi assassinati lo scorso anno in Iraq insieme con il prete Ragheed Ganni e all’ultima vittima, il sacerdote siro – ortodosso, padre Yousef Adel. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    (Canto in arabo)

    Nell’odierna memoria liturgica del vescovo e martire, San Stanislao, il cardinale Leonardo Sandri ha ricordato il martirio degli apostoli e dei protomartiri romani che i discepoli del Risorto hanno conosciuto lungo la bimillenaria storia della Chiesa. Cristo – ha spiegato il porporato – è la loro “corona”, la loro “ricompensa”. Riferendosi al martirio dell’arcivescovo caldeo di Mossul, il porporato ha poi aggiunto che l’Eucaristia ha educato e preparato il presule al compimento delle parole di Cristo:

     
    “Nel suo cuore, egli ripeteva le parole di Cristo: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue. Fate questo in memoria di me. Quante volte mons. Rahho ha proferito queste sante espressioni nella liturgia, imparando a consegnare se stesso a Dio ed ai fratelli, e divenendo pane puro di Cristo!”.
     
    Nulla sappiamo – ha poi detto il cardinale - delle ore della prigionia e dell’agonia di mons. Rahho: “sono raccolte nel calice di Cristo”. Ma possiamo pensarle “segnate dalla santità del dolore e della speranza”:

    “Mons. Rahho ha comunicato al Corpo e al Sangue del Signore, ha celebrato in persona di Cristo il mistero della Sua immolazione pasquale; è stato associato dal Signore Gesù all’unica e perfetta oblazione al Padre. Perciò, vivrà in eterno”.

    La tribolazione che oggi conoscono tanti discepoli del Signore – ha affermato il cardinale Leonardo Sandri - è certamente destinata a portare evangelici frutti per la Chiesa caldea, per tutti i cattolici e i fratelli in Cristo iracheni:
     
    “Frutti di riconciliazione interna alla comunità ecclesiale e di riconciliazione per l’Iraq. Il ‘ paradosso’ cristiano si annuncia anche nel sangue versato”.

    Prima della preghiera conclusiva, il procuratore a Roma del patriarcato caldeo, mons. Philip Najim, ha letto il messaggio del patriarca caldeo di Baghdad, cardinale Emmanuel III Delly, nel quale si auspicano pace, sicurezza e stabilità per l’Iraq:
     
    “Il Signore ci conceda la pace e la sicurezza, allontani da noi ogni male e ogni persecuzione e faccia dono agli iracheni della grazia di sopportare tutto con fede e perseveranza”.
     
    Dopo il ricordo speciale per gli iracheni è stato rivolto, infine, un particolare incoraggiamento ai cristiani che in Terra Santa e in altre regioni del mondo vivono in condizioni di estrema prova a causa della loro fede.

    (Canto in arabo)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina la cronaca di Pierluigi Natalia del seminario internazionale - promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace - sul tema “Disarmo, sviluppo  pace. Prospettive per un disarmo integrale”. Nell’informazione religiosa, Mario Ponzi intervista il vescovo Giampaolo Crepaldi, segretario del dicastero.

    In cultura, alcuni stralci, accompagnati dalla prefazione, del volume - da oggi in libreria – “Il Vangelo in Oriente. Giovanni da Montecorvino, frate minore e primo vescovo in terra di Cina”.

    Tradizione non significa ripetizione: Timothy Verdon sul progetto editoriale della Conferenza episcopale italiana conclusosi con la pubblicazione del testo dedicato all’“Età moderna e contemporanea”. L’iniziativa è stata inaugurata nel 2005 con il volume “Dalle origini al Medioevo”, cui è seguito, nel 2006, “Il Rinascimento”.

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    Oggi in Primo Piano



    Si allarga nel mondo la guerra del pane. L'analisi di Riccardo Moro

    ◊   Da Haiti alle Filippine, a tutto il continente africano - di oggi è la notizia di scontri di piazza in Tunisia - l’aumento dei costi dei cereali sta scatenando una vera e propria “guerra del pane”, con morti, feriti, proteste e scioperi. In un Rapporto presentato oggi, la FAO ha stimato in una crescita del 56% - fra il 2007 e il 2008 - il prezzo dei cereali, sempre più considerati “oro verde”. Le cause sono molte: una su tutte, l’imponente richiesta di cereali necessaria alla produzione di carburanti alternativi - l’etanolo e il biodiesel - ricavati dalla fermentazione dei cereali e della canna da zucchero. Un'analisi del fenomeno è offerta da Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e solidarietà, promossa dalla Conferenza episcopale italiana (CEI), intervistato da Alessandro De Carolis:


    R. - Sta aumentando il prezzo dei cereali, cioè dell’elemento base per la nutrizione sia esso riso sia esso grano, ormai, dovuto ad alcune ragioni, anche diverse tra di loro. Da un lato, la riduzione della produzione per uso alimentare, che è determinata dall’aumento della produzione, invece, per i cosiddetti “bio-cereali”; dall’altra parte, c’è anche un aumento della produzione dedicata a mangimi, alla realizzazione di mangimi animali, perché c’è una maggiore domanda di proteine animali derivante dalla richiesta di carne bovina o di latte. E allora aumenta il numero di capi di bestiame allevati. Questi due fenomeni, uniti anche alla crisi del petrolio che sta producendo un po’ di inflazione - anche se non è solo il petrolio che genera questo, ci sono anche altri fattori un po’ in tutto il mondo. Generano soprattutto nelle fasce più povere, ma oggi anche nei Paesi medi, una maggiore fatica ad approvvigionarsi di cibo. E dunque, mi pare che non governare la vicenda possa portare a degli squilibri che poi peseranno ancora di più sui più vulnerabili.

     
    D. - Si ha l’impressione che i Paesi ricchi siano stati presi di sorpresa: indifferenza, sottostima del fenomeno... qual è il problema, secondo lei?

     
    R. - Sicuramente, è un fenomeno che si sta muovendo rapidamente. Se si vanno a guardare gli indicatori economici, questo è un aumento che parte sostanzialmente dal 2002, ma negli ultimi due anni ha avuto un’impennata da un anno all’altro: un aumento del 30-35% è un aumento molto pesante. Possiamo dire, allora, che vi sia non tanto una sorpresa, ma che si tratti di un fenomeno abbastanza rapido. Forse un po’ di sorpresa c’è nell’impatto che ha avuto la questione dei biocarburanti - salutata giustamente con grande entusiasmo perché consente consumi, dal punto di vista ambientale, sostenibili - che però poi ha avuto una ricaduta sulla quale, forse, siamo stati un po’ impreparati. Però, dicevo, se non viene affrontata nella sede politica adeguata, e la sede politica adeguata prima di tutti è il WTO, questa questione rimane ingovernata.

     
    D. - A livello di Organizzazione mondiale del commercio, c’è una linea di indirizzo verso la quale muovere forze e risorse per migliorare la situazione?

     
    R. - Onestamente, mi pare di no. Oggi abbiamo sul tavolo la cosiddetta “agenda di Doha” - nata dopo il Giubileo e dalle richieste di nuove risorse per i cosiddetti "Obiettivi del Millennio" - dopodiché sono passati sette anni e non si è riusciti ancora a trovare un’intesa internazionale, anche se adesso si è un po’ più vicini. Tuttavia, la parte principale di queste intese mirava più ad immaginare una liberalizzazione totale del mercato agricolo internazionale, per consentire ai prodotti del Sud del mondo - che costano di meno e dunque diventano competitivi - di entrare nei mercati del Nord del mondo. Il risultato sarebbe stato un afflusso di denaro, dovuto al ricavo di queste vendite verso i Paesi del Sud del mondo che avrebbe favorito lo sviluppo. La mia preoccupazione invece è che lasciar fare al mercato e basta sia rischioso: io non sono affatto sicuro - e l’esperienza storica ci dice esattamente questo - che consenta la tutela dei più vulnerabili, dei più deboli.

     
    D. - Quale potrebbe essere allora una strada alternativa, secondo lei?

     
    R. - Un’idea che può apparire oggi per certi aspetti forse un po’ sognatrice, un po’ peregrina - ma io non credo che lo sia - è quella di tentare di replicare, a livello globale, quella che è stata l’esperienza dell’Unione Europea. L’Unione Europea ha scelto una politica delle quote, ha scelto una politica agricola comunitaria che prima guardava alla tutela sia dei produttori sia dei consumatori - per evitare di farci una guerra intestina all’interno della nostra stessa Europa - e poi ha usato il mercato per distribuire il prodotto. In questa maniera, noi abbiamo avuto uno sviluppo agricolo graduale. Oggi, quella politica è obsoleta perché il mercato agricolo non è più solo continentale, ma bisogna tentare di replicare quell’esperienza in termini evidentemente nuovi a livello globale, per capire quali siano i fabbisogni alimentari, quali le opportunità di produzione, come si possa produrre per coprire quei fabbisogni in una maniera ambientalmente sostenibile. E questo è mestiere della politica.

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    I vescovi del Brasile concludono l'Assemblea generale. Intervista con il cardinale Scherer

    ◊   Oggi la conclusione ad Itaici, in Brasile, dei lavori della 46.ma Assemblea dei vescovi brasiliani che hanno approvato un Documento sull’evangelizzazione, la famiglia, l’etica e la liturgia. Nel pomeriggio di ieri è stato presentato un libro-denuncia sulla violazione dei diritti degli indigeni, dalla privazione delle terre alla violenza razzista fino all’assassinio degli autoctoni. Sulle conclusioni dei lavori dell’Assemblea, ascoltiamo il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, intervistato da Silvonei Protz:


    R. – Noi abbiamo cercato di dare un’impronta missionaria all’azione della Chiesa in Brasile per i prossimi anni. Questo vuol dire che non soltanto la Conferenza e gli organismi della Conferenza stessa, le diocesi, ma anche ciascuna comunità della Chiesa, ciascuna organizzazione della Chiesa ed ogni cattolico devono sentirsi chiamati in causa per diventare veramente discepoli di Gesù Cristo, con gioia e con speranza, cercando quindi di diffondere questa gioia anche nell’ambiente nel quale si vive, cercando di contagiare le altre persone che magari non frequentano la Chiesa pur essendo cattolici o coloro che non sono cattolici. Noi dobbiamo riuscire a dare una testimonianza di speranza. Abbiamo qualcosa di buono e di bello da dire per il tutto il mondo: questa è la Buona Novella del Vangelo. Far sì che la nostra Chiesa diventi veramente una Chiesa in missione, quello che è poi la proposta delle direttrici di questo Documento per i prossimi anni dell’azione della Chiesa in Brasile.

     
    D. – Voi avete anche discusso molto e pubblicato tre dichiarazioni riguardo alle elezioni amministrative in Brasile, che si terranno il prossimo ottobre, ma anche riguardo al diritto alla vita e alla solidarietà a quei vescovi minacciati di morte proprio per la loro missione…

     
    R. – In Brasile viviamo purtroppo delle situazioni di violenza. E questo particolarmente in Amazzonia, dove tante volte vescovi, sacerdoti, religiosi ed anche laici, che sono impegnati nell’azione sociale della Chiesa, ma anche nella difesa della dignità umana, della giustizia sociale e dei diritti umani, sono minacciati di morte. Ci sono, in particolare, 3-4 vescovi che vivono questa situazione di minaccia costante. In questa occasione abbiamo voluto dimostrare la nostra vicinanza, la nostra solidarietà e abbiamo anche rivolto un veemente appello alle autorità brasiliane, affinché questa situazione possa risolversi al meglio. Abbiamo poi fatto un’altra dichiarazione per le elezioni, che si terranno nel prossimo mese di ottobre, anche perchè queste elezioni sono veramente molto importanti poiché rappresentano la base stessa della politica brasiliana, che è proprio nei municipi e nei comuni. Non vogliamo certo indicare dei candidati, ma vorremmo fornire dei criteri affinché la campagna elettorale sia degna, rispettosa, non vengano commessi abusi e soprattutto perchè venga superato il sistema della corruzione elettorale, che ha così tanto danneggiato la vita politica brasiliana. Abbiamo finalmente anche dato il via ad una iniziativa nuova di un disegno di legge di iniziativa popolare, come prevede la Costituzione brasiliana, per limitare ulteriormente l’accesso di candidati alla vita politica, al mandato pubblico di persone corrotte o che abbiano avuto a che fare con la giustizia e quindi siano state già condannate in prima istanza. Il disegno di legge è stato sostenuto dalla Conferenza dei vescovi, ma anche dall’Organizzazione degli avvocati del Brasile.

     
    D. – Lei un anno fa ha ricevuto Benedetto XVI a San Paolo. Cosa è cambiato dopo la visita del Santo Padre nella sua diocesi, ma anche in Brasile?

     
    R. – Benedetto XVI ha portato uno stimolo importante alla gente e alla Chiesa in Brasile. Il Santo Padre ci ha confermati nella fede. La sua parola è stata per noi ed è tuttora una parola del Successore di Pietro che indica alla Chiesa la strada.

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    Nuove speranze in Nepal dopo le prime elezioni libere dal 1999

    ◊   Elezioni regolari anche se in un clima di forte tensione ieri in Nepal. Buona l’affluenza alle urne, che è stata di circa il 60%, per una storica tornata elettorale, la prima dopo la riduzione dei poteri di re Gyanendra, in seguito alle proteste dell’opposizione maoista dello scorso anno. Per lo spoglio definitivo, tuttavia, ci vorranno almeno 3 settimane. Ma qual è la situazione attualmente in Nepal? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Simona Lanzoni, responsabile dei progetti della Fondazione Pangea onlus, da anni impegnata in Nepal.


    R. – La situazione è di fermento, in generale, perché chiaramente è la prima occasione reale per il popolo nepalese di cambiare il loro status quo. Noi di Fondazione Pangea lavoriamo in collaborazione con un’associazione che si chiama “Women’s Foundation”. Per far capire anche la voglia di partecipazione, tutti i membri di “Women’s Foundation” sono osservatori elettorali; ci sono 500 persone di cui 300 sono donne che vivono nei distretti rurali. Queste donne non solo si sono formate su che cos’è l’Assemblea costituente, ma anche su come la popolazione e le donne stesse possano influenzare l’Assemblea costituente. Ma soprattutto si sono fatte osservatrici elettorali proprio perché vogliono partecipare a questo momento storico. Ricordiamo che la monarchia è esistita in Nepal per 240 anni di seguito e non ha mai perso il controllo del Paese, quindi è una vera occasione per tutta la popolazione e così viene percepita da tutti.

     
    D. – Bisogna però dire che la situazione resta piuttosto incerta, almeno dal punto di vista politico: si vive, insomma, una sorta di stallo. Come si risolverà, secondo lei?

     
    R. – Questo bisogna vederlo. Una delle cose che viene detta è che, nel momento in cui l’Assemblea costituente sarà riunita, il primo emendamento che verrà fatto – per esempio – sarà proprio quello di dichiarare il Nepal definitivamente “repubblica” e di “dimettere” il re. Il problema sono le relazioni interne tra i partiti. In realtà, in questo periodo pre-elettorale tutti i partiti sono stati colpiti e, allo stesso tempo, ci sono anche influenze sulla politica interna del Nepal da parte dell’India. E quindi bisognerà un po’ vedere quanto la volontà delle persone, del popolo verrà comunque rispettata.

     
    D. – La situazione politica incerta che ricadute ha sulla quotidianità del popolo nepalese?

     
    R. – Abbastanza drastica, perché durante tutto il periodo pre-elettorale ci sono stati grossissimi scioperi soprattutto nella zona del Terai. Ci sono stati movimenti locali che volevano che fossero riconosciute le loro pretese, hanno bloccato le vie di comunicazioni principali verso il centro, verso Kathmandou, verso le città principali o comunque verso le montagne, impedendo per esempio di fare arrivare petrolio, kerosene, scorte di cibo; non c’è stata elettricità per moltissimi giorni ... Quindi, il problema è capire effettivamente quali sono le reali risorse del Nepal anche a livello economico per il futuro e se questo cambiamento da monarchia a repubblica potrà anche rappresentare una volontà di cambiare anche tutta l’economia del Paese!

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    Giornata mondiale del Parkinson: in aumento le persone colpite dalla patologia

    ◊   Si celebra oggi la Giornata mondiale del Parkinson, una patologia sempre più diffusa: sono oltre 4 milioni i parkinsoniani nel mondo, 200 mila in Italia. Anche se l'età media di comparsa è intorno ai 57 anni, si è osservato negli ultimi anni un abbassamento dei primi sintomi in persone giovani. In Italia 10 mila pazienti hanno meno di 45 anni. Eliana Astorri ne ha parlato con la dottoressa Annamaria Bentivoglio, ricercatrice presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma:

     
    D. – La malattia di Parkinson è neurodegenerativa. Questa malattia insorge nella maggior parte dei casi sopra i 50 anni e la frequenza con cui colpisce le persone cresce man mano che l’età aumenta; quindi, l’invecchiamento della popolazione determina un aumento dei casi che ci dobbiamo attendere nella popolazione. Senz’altro esistono anche casi precoci, addirittura giovanili: quelli giovanili, per fortuna, sono molto molto rari ...

     
    D. – Cos’è questa malattia?

     
    R. – E’ dovuta ad una degenerazione cronica e progressiva che interessa una piccola parte del cervello, deputato al controllo motorio. In particolare, viene colpito un nucleo che si chiama “sostanza nera”, che è situato in profondità nel cervello, in una regione che si chiama “mesencefalo”. Alcuni neuroni vengono a degenerare precocemente come se – diciamo – invecchiassero prima rispetto al resto del cervello. Pian piano, il paziente inizia a sperimentare dei sintomi che sono i tre sintomi cardinali della malattia: il rallentamento dei movimenti, la povertà di iniziativa motoria; il tremore a riposo e la rigidità.

     
    D. – Si può rallentare questo processo, ad esempio con attività fisica?

     
    R. – Senz’altro, l’attività fisica aiuta e in alcune fasi di malattia una fisioterapia mirata può non solo migliorare la qualità dei movimenti, ma anche far bene psicologicamente perché restituisce al paziente un sensazione di controllo del proprio sistema motorio.

     
    D. – Come reagisce un paziente quando sa di avere questa malattia?

     
    R. – I valori, la famiglia intorno, il supporto delle persone vicine ... In questa malattia, l’associazionismo è di grandissimo aiuto. Trovarsi con persone che hanno gli stessi problemi, sia per i pazienti sia per i loro famigliari e per chi li assiste, è un’occasione importantissima di condivisione. Un'occasione per vincere la solitudine, per vincere lo scoraggiamento e per recuperare la voglia di lottare contro la malattia.

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    Convegno al Marianum su “Le donne dell’Antico Testamento”

    ◊   Quali caratteristiche contraddistinguono le figure femminili nella Sacra Scrittura? Cosa conosciamo di loro e quali insegnamenti oggi possiamo trarre dalle loro storie? Di questi e altri temi si discuterà oggi pomeriggio e domani, a Roma, alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum nella due giorni su “Le donne dell’Antico Testamento” organizzata dalla Cattedra “Donna e Cristianesimo”. Tiziana Campisi ha chiesto a Giacoma Limentani, scrittrice e saggista, di tracciare un profilo della prima donna citata nella Bibbia: Eva.


    R.- Eva viene posta dal serpente davanti ad una scelta. C’è un frutto: se lo mangi diventi come Dio, capace di tutto. Quindi lei pensa: se io lo mangio e divento come Dio, quest’uomo che ho accanto e con il quale devo dividere la mia vita, nei miei confronti diventa un nulla. Quindi, divide la sapienza che quel frutto dovrebbe darle con lui. A me sembra un gesto molto generoso. Quando poi Dio fa le sue domande, ad evento accaduto, l’uomo risponde: “E’ stata questa donna che mi hai messo accanto!" Quasi fosse un rimprovero nei confronti di Dio e non un ringraziamento per avergli dato una compagna. "Questa donna si è comportata male, mi ha tentato!”. Eva, invece, riconosce il proprio fallo: "mi sono lasciata tentare, e quindi accetto le responsabilità del mio atto".

     
    D. – Volendo fare un excursus sulle figure femminili dell’Antico Testamento, quali sono quelle più significative?

     
    R. – Straordinaria Rachele; Rebecca nella sua capacità di scegliere per ogni figlio quello che gli è più consono; è straordinaria Debora, che riesce a combattere. E’ bella questa profetessa il cui nome in ebraico, “Dvora”, significa ape, perchè come l’ape che lavora riesce a trasformare ogni cosa in possibilità di luce. E bella anche Ester, nella sua capacità di far ragionare un tiranno stolto.

     
    D. – A volte, nelle pagine dell’Antico Testamento leggiamo storie singolari ...

     
    R. – Quello che emerge da queste storie è sempre un bisogno di giustizia, perché per l’ebraismo la giustizia è la più alta forma di amore. Il bisogno di un amore che vada al di là e al di sopra dei rapporti personali, per creare una giustizia che vada bene a tutti e che non possa suscitare problemi di rivalsa verso chi ha sbagliato e che comunque dev’essere corretto. La giustizia è la più alta forma di amore, perché è amore per tutti.

     
    D. – E’ possibile delineare la figura della donna che precede l’epoca dei Vangeli?

     
    R. – Figura di donna che precede qualunque epoca è proprio quella di Eva, che divide il suo massimo bene con l’uomo che ha accanto per poter vivere alla pari, con generosità, con la capacità di riconoscere i propri errori, con il desiderio di sapere.

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    Chiesa e Società



    Il direttore generale della FAO presenta il Rapporto sull’andamento dei prezzi delle derrate alimentari

    ◊   Le notizie di conflitti sociali in diversi Paesi a basso reddito, dovuti all’aumento dei prezzi e in particolare di quelli alimentari, preoccupa la FAO ed altri organismi internazionali. Gli scontri che si sono verificati in Paesi come Egitto, Costa d’Avorio, Etiopia, Tunisia, Indonesia, Madagascar e ancora Haiti nelle ultime settimane, non devono sorprendere. Da quasi un anno la FAO aveva messo in guardia rispetto al rischio di tensioni sociali dovute all’andamento dei prezzi. Si prevede che il costo delle importazioni cerealicole dei Paesi più poveri aumenterà del 56% nel corso del 2008, valore che si somma all’aumento – già consistente – del 37% già registrato nel 2007. Negli ultimi due mesi i prezzi dei cereali hanno continuato ad aumentare: conseguenza, questa, della domanda sostenuta e dell’esaurimento delle scorte. Il prezzo del riso è quello che ha registrato l’aumento maggiore a seguito dell’imposizione di nuove restrizioni alle esportazioni da parte di alcuni tra i maggiori Paesi esportatori. Le cause vanno ricercate sia nei fenomeni climatici, sia nel progressivo calo di investimenti nel settore agricolo. Jacques Diouf ha ricordato come inondazioni, siccità ed uragani abbiano devastato le coltivazioni e le economie dei piccoli produttori agricoli e degli allevatori, i quali hanno sempre maggiore difficoltà a rifornirsi in sementi, fertilizzanti e cibo per gli animali. In alcuni casi i governi dei Paesi interessati hanno preso misure quali la diminuzione delle imposte sulle importazioni, ma si tratta di misure a corto termine e non in grado di modificare radicalmente la tendenza. Cosa fare allora? La FAO ha lanciato l’iniziativa sul rialzo dei prezzi alimentari per offrire assistenza tecnica e politica ai Paesi poveri colpiti dall’aumento dei prezzi delle derrate ed aiutare gli agricoltori più vulnerabili ad incrementare la produzione a livello locale. Attività sul campo stanno per essere avviate in Burkina Faso, Mauritania, Mozambico e Senegal. La FAO aiuterà, inoltre, i governi ad approntare interventi e strategie per incrementare la produzione agricola. In collaborazione con il Programma Alimentare Mondiale, con l’IFAD e con altri Partners, la FAO istituirà un'unità informativa sul mercato alimentare per raccogliere ed analizzare dati a livello locale, nazionale ed internazionale. Per questa attività ha già previsto un finanziamento di 17 milioni di dollari. L’appello della FAO a tutti i Paesi donatori e alle istituzioni finanziarie internazionali è volto ad incrementare la propria assistenza e valutare la possibilità di riprogrammare parte degli aiuti già in atto nei Paesi maggiormente penalizzati dal rialzo dei prezzi delle derrate. Una stima provvisoria dei finanziamenti aggiuntivi che servirebbero ai governi per eseguire progetti e programmi per fronteggiare questi aumenti indica un ammontare che si aggira intorno al miliardo e mezzo di dollari. Fondi, questi, che potranno fornire un importante sostegno agli agricoltori poveri nella forma di accesso ai fattori produttivi e, quindi, migliorare la loro risposta alla crisi dei prezzi nella prossima stagione agricola. (Dalla sede della FAO in Roma, per la Radio Vaticana, Lucas Duran)

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    Proposta la costituzione di un Consiglio delle Religioni per il dialogo e la pace in seno all'ONU

    ◊   “L’obiettivo di questo Consiglio delle religioni, se verrà creato, sarà quello di aiutare i governi e gli Stati a ritrovare dei fondamenti etici universali, condivisi da tutti; una sorta di piattaforma comune dalla quale ripartire per un dialogo più sereno e fruttuoso”. Così all’agenzia Fides, mons. Antonio Mennini, nunzio apostolico a Mosca, dopo l’incontro tra il segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, in missione in Russia ed i più alti rappresentanti di diverse confessioni religiose. Un colloquio nel quale si è discusso della proposta e a cui ha partecipato oltre al numero uno dell’ONU, anche il patriarca Alessio II, il metropolita Kirill del patriarcato di Mosca, il Gran muftì dell’Azerbaigian, il capo della Chiesa luterana Huber e lo stesso mons. Mennini. “I tempi brevi in cui è stato deciso l’incontro – ha commentato il nunzio – non hanno purtroppo reso possibile la partecipazione di taluni come il Gran rabbino di Israele e alcuni esponenti delle Chiese protestanti, che hanno tuttavia inviato un messaggio di adesione”. Tutti hanno concordato sul lungo cammino da compiere ma anche del contributo che le religioni possono dare al dialogo e alla pacificazione tra i popoli. Il metropolita Kirill, citando le più gravi situazioni di conflitto come l’Iraq, ha sottolineato che le mediazioni e gli interventi politici spesso non riescano a conseguire gli obiettivi prefissati o a mantenere stabilmente gli equilibri raggiunti, e ciò avviene perché le religioni non vengono coinvolte. Il progetto di un Consiglio delle religioni intende invece costituire un approccio basato sulla fede e sull’identità di ciascuna religione sul piano paritario e all’insegna del dialogo. Ban Ki-moon ha definito positivo il progetto, appoggiato già da 80 Paesi, ma ha spinto a lavorare per raggiungere un consenso più ampio. Per mons. Mennini, “un ulteriore elemento positivo del colloquio è stato l’omaggio” reso dal metropolita Kirill “al ruolo costantemente svolto da Benedetto XVI nella salvaguardia della civiltà cristiana e nella tutela dei diritti e della dignità della persona umana, a livello europeo e mondiale”. (B.C.)

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    L'influente settimanale cinese "Nan Fang Weekly" pubblica l'articolo di uno studioso cinese nel terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II

    ◊   Il 4 aprile, giorno della sua pubblicazione settimanale, “Nan Fang Weekly” (“Weekly of sud”), periodico ufficiale cinese molto influente, ha pubblicato l’articolo firmato da “uno studioso cinese che vive negli Stati Uniti d’America”, il quale ha ricordato Giovanni Paolo II nel terzo anniversario della sua morte, come un Papa “tanto amato” che “ha cambiato il volto del mondo e della religione cattolica”. “Molti nostri ‘compagni’ - si legge nell'articolo riportato dall'Agenzia Fides - sostengono ancora oggi che il cristianesimo sia una religione occidentale. Ma in realtà il cristianesimo oggi è piuttosto del Terzo mondo. Anche il cattolicesimo del Vaticano ha cambiato il suo volto grazie all’impegno del grande defunto Pontefice scomparso il 2 aprile di tre anni fa, Giovanni Paolo II”. “Oggi è difficile definire il cattolicesimo come religione occidentale. Come è difficile definire il buddismo una religione indiana”. “Secondo le statistiche non complete, il 70% dei cattolici vivono nel Terzo mondo”. “Nel 1998 più di tre quarti dei battezzati dell’anno si trovavano in Paesi in via di sviluppo”. “Dopo tanti anni, - si legge ancora nell'articolo - possiamo finalmente dire che il cristianesimo è la nostra religione”. “In tanti paesi occidentali, tantissimi cattolici sono immigrati provenuti da Asia, America ed Africa”. “Giovanni Paolo II, con il grande fascino della sua anima, anzi grazie al grande fascino della sua anima, ha mantenuto l’unione della Chiesa cattolica, dall’altra parte ha migliorato il rapporto con i protestanti, gli ebrei e l’islam. La religione è globale, il cristianesimo è già globale. E questo è il nuovo ‘colore’ che Papa Wojtyla ha lasciato al mondo. Quindi quando parliamo della religione, dobbiamo avere una visione tutta rinnovata. Seguendo il principio di separare politica e religione, perché non possiamo dire ai nostri cristiani cinesi, con generosità, che ‘questa è la nostra religione, fa parte della nostra cultura cinese moderna’? Di fronte ai loro contatti con le persone straniere della stessa fede, perché non possiamo dire apertamente ‘che è anche la nostra religione, fa parte della nostra cultura moderna di scambio’?”, si chiede l'autore dell'articolo. (R.P.)

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    Festeggiamenti ad Hong Kong per i 150 anni della presenza del PIME

    ◊   Si chiuderanno questa sera le celebrazioni per i 150 anni della presenza dei missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) ad Hong Kong. La prima missione iniziò, infatti, il 10 aprile del 1858 con l’arrivo di padre Paolo Reina. Due i momenti importanti: la Santa Messa di ringraziamento nella cattedrale della città che sarà celebrata dal cardinal Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong, e una conferenza sulle sfide attuali dell’evangelizzazione nel territorio e in Cina. Ieri sera c’è stato un momento di preghiera alla PIME House di Clear Water Bay, nei Nuovi Territori, seguito allo svelamento di una pietra a ricordo dei 207 missionari del PIME giunti in questo secolo e mezzo nel territorio. Nella preghiera del Te Deum, mons. John Tong Hon, vescovo ausiliare di Hong Kong, ha ringraziato i missionari del PIME, come riporta Asianews, per aver fatto crescere la diocesi cinese più grande al mondo: “Dovete essere molto orgogliosi della vostra opera - ha detto il presule – e noi desideriamo che continuiate a servire la Chiesa di Hong Kong sentendovi come a casa vostra”. La diocesi infatti conta ormai circa 350 mila fedeli, oltre a 100 mila emigrati filippini, con circa 4 mila battezzati all’anno. All’incontro di ieri sera era presente anche il decano della missione, padre Quirino De Ascaniis, che quest’anno celebra 100 anni di età ed i 75 di missione. Originario di Giulianova, in provincia di Teramo, il sacerdote ha ricevuto un lungo messaggio del segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone e la benedizione del Papa, portati dall’Italia dal vescovo di Teramo, mons. Michele Seccia. (B.C.)

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    Cina: seminario sull'evangelizzazione nella diocesi di Heng Shui

    ◊   Nella parrocchia di Fu Cheng della diocesi di Heng Shui, nella provincia dell’He Bei, si è svolto nei giorni scorsi un seminario sull’evangelizzazione. Il vescovo diocesano Mons. Feng Xin Mao, il Vicario e diversi sacerdoti e religiose, hanno ribadito che il loro obiettivo è “intensificare la missione dell’evangelizzazione, diffondere la Parola di Dio, ascoltare l’insegnamento del Signore, praticare la carità”. La comunità diocesana di Heng Shui – riferisce l’Agenzia Fides - si trova nella zona dove la presenza cattolica è la meno numerosa della provincia, ma i frutti dell’evangelizzazione sono in crescita: ben 300 battezzati nella Veglia Pasquale di quest'anno; solo nella parrocchia di Fu Cheng ce ne sono stati 90. Secondo Mons. Feng “i frutti dell’evangelizzazione maturano grazie all’impegno dei gruppi parrocchiali per l’evangelizzazione”. Molti anni fa, un cattolico della cittadina di Heng Shui offrì la sua casa per ospitare gli incontri di preghiera e le attività religiose. Da quel momento, il numero dei fedeli cattolici di Heng Shui è aumentato da poche unità fino a oltre 300. Negli ultimi due anni la crescita ha avuto un ritmo ancora maggiore. La formazione della fede ha permesso ai fedeli di fare un salto di qualità nella loro vita cristiana. La diocesi di Jing Xian (oggi Heng Shui) era sede di una missione dei gesuiti francesi. Prefettura Apostolica dal 1939, elevata a diocesi nel 1947. Nel 1952, la comunità era composta da circa 3-4mila fedeli. Oggi la diocesi di Jing Xian (Heng Shui) conta 25.000 cattolici, 31 sacerdoti, oltre 100 seminaristi, 30 chiese e 5 cliniche. (R.P.)

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    Una donna cattolica candidata alle elezioni in Nepal

    ◊   “Sono certa che Dio provvederà affinché venga eletto un cristiano per rappresentare la nostra comunità cristiana nell’assemblea e che attraverso di lui mostrerà di essere all’opera in questo Paese”. Sono le parole di Eliza Pradhan, riportate dall’Osservatore Romano, cattolica, candidata nelle liste del “Nepal Family Party”, partito di recente formazione. Ieri si sono svolte le elezioni nel Paese asiatico che hanno registrato un’alta affluenza alle urne. La candidatura della Pradhan rappresenta una grande novità per il Nepal che ha conosciuto la libertà religiosa solo nel 1991 con l’adozione della nuova Costituzione. Soddisfazione per il suo impegno in politica è stato espresso anche dal vescovo Anthony Francis Sharma, vicario apostolico in Nepal, per il quale i cattolici, che in passato non avevano partecipato in prima linea nelle consultazioni, “hanno il diritto e la libertà di impegnarsi in politica e hanno anche la libertà di votare per qualsiasi candidato ritengano possa servire la loro causa”. La Pradhan, che ha insegnato presso la scuola superiore “St.Xavier’s” di Kathmandu, si è detta sicura, per la riuscita della sua discesa in politica, delle preghiere dei cristiani in tutto il Paese. La comunità cristiana nepalese è entusiasta dell’iniziativa che ha dato l’esempio perché altri entrino in politica e “facciano sentire la propria voce”. Intanto si attendono i risultati delle urne dalle quali uscirà l’Assemblea Costituente che avrà il compito di scrivere una nuova Costituzione per il Nepal; tra i punti più importanti anche la trasformazione, già approvata nel 2006, del Paese da nazione indù in uno stato laico. (B.C.)

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    Al via il 15 aprile in Libano una conferenza ecumenica mondiale sul tema delle migrazioni

    ◊   Le conseguenze del fenomeno migratorio per le comunità ecclesiali, nel contesto del processo di pace in Medio Oriente: sarà questo il tema principale della Conferenza ecumenica mondiale che si terrà a Beirut il 15 e il 16 aprile. Al dibattito, parteciperà una delegazione guidata dal segretario generale uscente del Consiglio Ecumenico della Chiese (COE), Samuel Kobia, mentre un gruppo di giovani cristiani del Medio Oriente spiegherà perché molti di loro lasciano la regione, alla ricerca di un futuro migliore. Il convegno, informa una nota del COE, sarà seguito da una riunione di due giorni del Global Ecumenical Network on Migration (GEM) che raccoglie organizzazioni ecumeniche regionali, comunità ed istituzioni cristiane che si occupano di migrazioni in diverse parti del mondo. “Sarà l’occasione – si legge ancora nella nota – per discutere sulla risposta delle Chiese ai problemi posti dalla migrazione e per trovare il modo di vivere insieme in società sempre più diversificate”. Il 17 e 18 aprile, inoltre, la delegazione guidata dal Pastore Kobia proseguirà la sua missione negli Emirati Arabi Uniti, dove incontrerà esponenti delle diverse comunità e confessioni presenti negli Stati del Golfo. Infine, nel corso di una visita ufficiale alle Chiese di Siria, che avrà luogo dal 19 al 22 aprile, la delegazione parteciperà alle celebrazioni ortodosse per la domenica delle Palme e per la Settimana Santa. A loro volta, le comunità locali descriveranno il lavoro compiuto nei confronti dei rifugiati iracheni e parleranno della loro lunga esperienza in materia di dialogo e di convivenza con i confinanti Paesi musulmani. (I.P.)

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    Il Consiglio d’Europa promuove il dialogo interculturale ed interreligioso nelle scuole

    ◊   Il dialogo interculturale tra comunità religiose e non, deve essere basato su obiettivi chiari e sui valori contenuti nei testi del Consiglio d’Europa: è quanto ha affermato il prof. Jean-Paul Willaime relatore generale all’Incontro 2008 del Consiglio d’Europa sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale svoltosi a Strasburgo. “Il Consiglio d’Europa adotta un approccio laico i cui elementi chiave sono l’intelligenza e il dialogo; un approccio che appartiene a tutti gli europei - ha aggiunto - il Consiglio d’Europa si sta occupando dell’insegnamento di fatti religiosi e relativi alle convinzioni nell’ambito dell’istruzione scolastica pubblica destinata a tutti i bambini. Questo, nel completo rispetto delle libertà di coscienza degli alunni e dei loro genitori e senza dar adito ad alcuna discriminazione”. Per il relatore generale il Consiglio d’Europa potrebbe contribuire ad assicurare la formazione degli insegnanti per garantire che i loro insegnamenti si basino sull’educazione alla cittadinanza democratica. “La scuola deve essere il riflesso sia delle radici giudaico-cristiane dell’Europa sia dell’eredità del secolo dei Lumi – ha affermato il pastore Thomas Wipf, presidente della Federazione delle Chiese protestanti della Svizzera e della Comunione delle Chiese protestanti in Europa – questo implica una certa visibilità dei simboli religiosi delle differenti tradizioni, come la discussione e la celebrazione delle grandi feste religiose a scuola”. Per il pastore Wipf, la scuola ha il dovere di diffondere una conoscenza sulle religioni. “Un dialogo basato sui valori promossi dal Consiglio d’Europa può aiutarci a migliorare la comprensione, a ridurre le tensioni e ad accrescere il rispetto reciproco in seno e fra le società europee. Grazie a questo dialogo, potremo rendere l’Europa – e il mondo intero – un luogo in cui la vita sarà migliore e più sicura”, ha dichiarato Maud de Boer-Buquicchio, vice-segretario generale del Consiglio d’Europa. “In questi ultimi sessant’anni, il dialogo interculturale si è progressivamente imposto come una necessità concreta; dal suo successo dipendono infatti – a livello locale, nazionale ed internazionale – la coesione sociale, la pace e la giustizia” ha concluso Fiorenzo Stolfi, ministro degli Affari esteri di San Marino e presidente dell’incontro. Una sintesi dei lavori sarà presentata a Strasburgo il 7 maggio, durante la sessione del Comitato dei Ministri. (T.C.)

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    Missione in Kosovo per i vescovi della Conferenza episcopale umbra

    ◊   I vescovi umbri intendono continuare l’opera intrapresa in Kosovo. L’invito a proseguire “un’azione non solo sul fronte umanitario, ma anche a livello pastorale e pedagogico” è venuto dall’ultima riunione della Conferenza episcopale umbra dopo l’ultima missione a Pristina. “Abbiamo visitato un Paese in festa per la sua indipendenza, ma la situazione è ancora di effettiva sofferenza e povertà” ha detto, stando a quanto riporta l’agenzia Sir, mons. Riccardo Fontana, arcivescovo di Spoleto-Norcia. Un viaggio al quale hanno partecipato sia una delegazione dei vescovi umbri che la Caritas regionale per “stare accanto alle persone più fragili e indifese, i minori e le famiglie in difficoltà”. Un intento condiviso anche da mons. Dod Gjergji, nuovo amministratore apostolico di Prizren. Nel corso della missione, la Caritas umbra ha stretto sinergie con altre realtà presenti nel territorio e anche con il contingente militare di pace. Esemplare è il campo-missione Caritas di Radulac, attivo dal 1999, che accoglie una sessantina di persone, in particolare 38 minori, sia affidati da assistenti sociali perché abbandonati, sia portati dalle loro famiglie. (B.C.)

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    Ucciso in Guinea un missionario francese

    ◊   Dolore nella comunità cattolica in Guinea per la morte di fratel Joseph Douet, missionario francese di 62 anni appartenente alla Comunità dei Fratelli di San Gabriele di Angers, nella Francia occidentale. Il religioso è stato assassinato, martedì scorso, mentre pregava nell’internato che aveva aperto a Kataco, nella Guinea Orientale. Secondo la ricostruzione fornita dal superiore della Comunità, fratel Jean Friant, il missionario è stato sorpreso da alcuni uomini che lo hanno legato, gli hanno coperto la testa e poi ucciso probabilmente a scopo di rapina. Fratel Joseph Douet era partito in missione all’età di 25 anni. In molti lo ricordano di temperamento gioioso, esigente con se stesso ma con una vita semplice. Aveva fondato una missione nel 1995 ad Ourous, ad un internato a Kataco e ad un collegio, che doveva inaugurare sabato prossimo. Le esequie si svolgono oggi a Kataco, secondo l'intenzione espressa dallo stesso missionario. (A.M.)

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    Appello dei vescovi della Repubblica Democratica del Congo contro la violenza alle donne

    ◊   Impegnarsi a combattere, in modo pacifico, tutte le forme di violenza alle donne, in particolare la violenza sessuale: è l’appello lanciato recentemente da mons. Laurent Monsengwo Pasionya, arcivescovo di Kinshasa e presidente della Conferenza episcopale nazionale del Congo. “La fede cristiana condanna la violenza, qualunque sia la sua origine – scrive il presule in una nota – poiché partecipa della malvagità di quei metodi che provocano direttamente la morte”. Inoltre, mons. Monsengwo sottolinea che “la violenza contro il sesso femminile contraddice l’armonia originale voluta da Dio tra l’uomo e la donna. Quest’ultima è stata donata all’uomo come un aiuto che gli fosse simile e una compagna della sua stessa natura, creata ad immagine e somiglianza di Dio, ossia dotata della ragione e del libero arbitrio”. Per questo, continua il presidente dei vescovi congolesi, le violenze sessuali “da una parte si discostano da questa visione di relazioni tra l’uomo e la donna, cui è imposto un rapporto di schiavitù; dall’altra, esse sono agli antipodi della visione cristiana della sessualità”. Non si tratta infatti, aggiunge il presule, di “una semplice relazione carnale”, ma essa implica, all’origine, il concetto di amore e di dono di sé, di temperanza e padronanza di sé, di comunione di cuore e di spirito”. Mons. Monsengwo ribadisce poi che la violenza sessuale sulle donne “non deriva dalla giusta ragione, ma dipende piuttosto da bassi istinti e, invece di elevare l’essere umano, lo riduce al livello del determinismo animale”. Infine, il presule sottolinea come gli abusi sulle donne siano “agli antipodi della cultura africana, in cui la donna è considerata come una madre e la cui missione è fortemente esaltata nella società, poiché la madre è fonte di vita”. Tuttavia, aggiunge il presule, “in Africa come nella concezione cristiana, la madre dona la vita liberamente e volentieri, con gioia e senza costrizione. Al contrario, i rapporti sessuali imposti con la violenza denotano una barbarie estranea alla visione cristiana e alla saggezza africana”. Mons. Monsengwo conclude, quindi, sottolineando che “gli abusi sessuali sono un attentato alla dignità umana della donna. È fondamentale, allora, che le forze di governo, la società civile, le organizzazioni di difesa dei diritti umani e le confessioni religiose si mobilitino per combattere questo flagello sempre più diffuso in tutto il mondo”. (I.P.)

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    Ruanda: a Gatore il dialogo interreligioso parte dall'acqua

    ◊   “Un modo per chiedere scusa ai musulmani” per lungo tempo emarginati dalla maggioranza cristiana: così il vescovo anglicano Emmanuel Kolini ha definito un progetto idrico per fornire acqua potabile nell’area di Gatore, nel distretto orientale di Kirehe, dove vive una comunità di religione islamica. L’impianto, riferisce l'Agenzia Misna, inaugurato in questi giorni, è frutto di una collaborazione interreligiosa e realizzato dalla sede ruandese dell’organizzazione Interfaith Action for peace in collaborazione con la Lutheran world federation; esso fornirà acqua potabile a 21.600 persone, arrivando nei centri abitati e direttamente nelle scuole, così da risparmiare ai bambini e alle madri la fatica di percorre ogni giorno, per ore, lunghe distanze per raccoglie l’acqua. “Il progetto significa più che portare acqua chi non ne aveva – ha detto Sheikh Yussuf Bizuru, grande Imam del Ruanda orientale – offre al resto dell’Africa e al mondo un modello di armoniosa cooperazione interreligiosa per lo sviluppo”. (R.P.)

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    In crescita la Chiesa in Papua Nuova Guinea grazie all’aiuto delle Pontificie Opere Missionarie

    ◊   E’ una Chiesa in crescita quella della Papua Nuova Guinea dove circa la metà delle 19 diocesi sono tenute da vescovi locali, indice di autonomia e di radicamento nel territorio. Importante per il loro sostegno è però l’apporto delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Nuova Zelanda che, nel corso di un incontro a Port Moresby, hanno ribadito l’impegno a sostenere questa realtà. Alla riunione, svoltasi di recente, hanno preso parte i quattro Direttori Nazionali delle POM presenti nell’area del Pacifico (Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Isole del Pacifico). I quattro, come riporta l’agenzia Fides, hanno anche partecipato alla cerimonia di insediamento del vescovo Rochus Josef Tatatmai nella diocesi di Bereina, alla presenza del Nunzio apostolico e di un folto numero di fedeli indigeni di etnia kerema, vestiti in abiti tradizionali. Le POM della Nuova Zelanda hanno contribuito con una tranche di 60mila dollari a un progetto approvato nella diocesi di Vanimo nel 2007 dove operano circa 20 sacerdoti stranieri. Le piccole comunità cattoliche in Papua Guinea necessitano però ancora di aiuto per svilupparsi sia dal punto di vista spirituale sia da quello materiale; mancano, infatti, strutture, infrastrutture, materiale didattico, ma vi sono anche carenze alimentari e sanitarie. (B.C.)

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    Giornata accademica a Roma sul tema dell'autorità nella vita religiosa

    ◊   “Diversi modelli di Autorità presenti nella vita religiosa della Chiesa latina. Riflessioni e prospettive in occasione del XXV Anniversario di Promulgazione del Codice di Diritto Canonico”. E’ il tema scelto dalla Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino – Angelicum di Roma che, mercoledì scorso, ha dedicato una giornata accademica all’argomento. Nella relazione introduttiva del Decano della Facoltà, padre Bruno Esposito, si è parlato dell’Autorità intendendola non come comando, ma come servizio. Riflettere sui diversi modelli di autorità religiosa, ha spiegato, “significa prendere prima di tutto coscienza dell’importanza della questione per tutta la vita della Chiesa, ma anche della rilevanza della dimensione giuridica in genere”. A questo proposito, come riporta l’agenzia Zenit, ha commentato che non è stata casuale la scelta del termine “Autorità” anche se il Codice canonico usa quasi sempre il termine “Superiore”. “Oggi si parla più di 'crisi dell’autorità' – ha aggiunto padre Esposito- che di crisi del voto di obbedienza”, e la situazione è il “risultato di una confusione che trova la sua origine anche in una mancanza di coscienza dei doveri e dei diritti propri di chi è costituito in autorità”. Secondo il Decano, l’assunzione del servizio dell’autorità “comporta per il religioso interessato il dovere morale di acquisire, secondo le sue possibilità, tutto ciò che l’aiuterà a svolgere nel modo migliore il suo servizio”. Accanto a questo, c'è “il livello di collocazione e di rapporto dell’autorità religiosa con coloro che nella Chiesa hanno la pienezza della sacra potestas, il Papa e i vescovi”. Governare non vuol dire quindi comandare ma servire la salvezza perché raggiunga il più alto numero possibile di fratelli. Secondo padre Esposito, la questione si rivela “quanto mai opportuna per superare le sempre pericolose polarizzazioni tra Chiesa dello spirito e Chiesa del diritto, tra carisma ed istituzione, tra giusta autonomia degli Istituti e gli interventi degli Ordinari del luogo”. (B.C.)

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    Come predicare il Vangelo? Le risposte in un seminario della CEI a Roma

    ◊   “Quali sono gli elementi che non dovrebbero mai mancare alla predicazione cristiana?”. La domanda è al centro di un seminario di studio che, su iniziativa del Servizio nazionale della CEI per il progetto cultura, oggi e domani prenderà in esame pregi e difetti del modo di comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. “Predicazione che non coincide solo con omiletica – ha spiegato in apertura il teologo Antonio Staglianò – ma comprende anche la catechesi ed altre forme di trasmissione orale della fede, che vedono come protagonisti i laici”. E dunque deve essere attenta alle attese specifiche della gente, comunicare un bisogno di senso e di famiglia per superare la disgregazione odierna, un bisogno di liberazione da tutto ciò che limita e fa schiavi, ma soprattutto deve orientare alla speranza. E’ necessario, perciò, eliminare alcuni difetti atavici (moralismo, neologismo astratto, sentimentalismo) e predicare invece – come ha sottolineato Gennaro Matino, della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, citando Karl Burt – tenendo in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale e senza escludere Internet, nuovissimo areopago soprattutto per i giovani. Nel corso della giornata interverranno anche il dominicano Paolo Garuti, Paola Bignardi e Salvatore Martinez, oltre al parroco romano don Fabio Rosini. (A cura di Mimmo Muolo)

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    Associazioni cristiane propongono la data del 16 aprile per la Giornata mondiale contro la schiavitù infantile

    ◊   Il fenomeno della schiavitù infantile riguarda più di 400 milioni di bambini nel mondo. Un numero allarmante soprattutto per la nostra epoca. A renderlo noto il Movimento Culturale Cristiano e altre organizzazioni di ispirazione cristiana che, in un comunicato riportato dall’agenzia ZENIT, hanno proposto la data del 16 aprile come Giornata Mondiale contro la Schiavitù Infantile. Una data-simbolo perché in quel giorno, nel 1995, venne ucciso Iqbal Masih, un bambino pachistano di 12 anni, di fede cristiana, che aveva denunciato le mafie tessili. Masih aveva iniziato a lavorare all’età di 4 anni, insieme ad altri bambini venne liberato dalla schiavitù e iniziò una lotta in tutto il mondo per milioni di altri bambini schiavi. Ottenne fama internazionale tanto da intervenire in Parlamenti e università americane e europee, denunciando la responsabilità che gli abitanti del Nord del pianeta hanno nella misera dell'infanzia del Sud. Un atteggiamento che non gli è stato perdonato e al suo ritorno la mafia tessile lo ha assassinato nel giorno di Pasqua del 1995. Le sue parole hanno però portato alla luce la drammatica realtà dei bambini-schiavi che, secondo il comunicato del Movimento Culturale Cristiano, rappresentano più del 10% del potenziale di manodopera, stimato in oltre tre miliardi di persone. I piccoli schiavi apportano, secondo le stime più basse, circa 13.000 milioni di euro annuali al PIL mondiale. “Affermiamo – si legge nel testo – che la schiavitù infantile è il più grande problema lavorativo e, quindi, sindacale del mondo”. “Uno strumento della guerra commerciale internazionale” perché i bambini rappresentano il gruppo lavorativo più vulnerabile e indifeso. Importante è sottolineare l’atteggiamento di potenti imprese multinazionali specializzate che sfruttano bambini e bambine nei Paesi poveri con sottocontratti per diminuire il prezzo di una merce che si vende in altri luoghi. Le organizzazioni difendono l'abolizione totale della schiavitù infantile e la lotta “contro la disoccupazione e la precarietà lavorativa imposta agli adulti, contro i salari da fame – si legge nella nota - i contratti temporanei e per l'accesso ai servizi sociali fondamentali”. Non si può dimenticare, aggiungono, “che più di 1.500 milioni di lavoratori sono disoccupati e vivono nella precarietà, con entrate che non superano i due dollari giornalieri per famiglia”. (B.C.)

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    Premio UNESCO per la libertà di stampa ad una giornalista messicana

    ◊   “Il coraggio con cui continua a denunciare la corruzione politica, il crimine organizzato e la violenza domestica, malgrado le minacce di morte, un attentato alla sua vita e numerose battaglie legali”. Con questa motivazione è stata premiata la giornalista messicana Lydia Cacho Ribeiro, vincitrice del premio UNESCO-Guillermo Cano, edizione 2008. Un riconoscimento alla libertà d’espressione nel mondo ha detto Joe Thloloe, presidente della giuria internazionale composta da 14 tra giornalisti direttori di testate, e mediatore presso il Consiglio della stampa dell’Africa del sud. Il premio, come riporta l’agenzia Sir, sarà consegnato il prossimo 3 maggio in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, a Maputo, in Mozambico. Proprio nella città africana si terrà una conferenza sull’accesso all’informazione. Creato nel 1997 dal Consiglio esecutivo dell’agenzia ONU per l’educazione e la scienza, il Premio UNESCO-Guillermo Cano è intitolato al direttore di una testata colombiana assassinato nel 1987 per avere denunciato l’attività dei “baroni della droga” nel suo Paese. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Cresce il fronte delle defezioni per la cerimonia d'apertura delle Olimpiadi di Pechino 2008

    ◊   Le autorità cinesi devono registrare un nuovo pesante forfait per la cerimonia di apertura dei giochi di Pechino 2008. Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon, ha annunciato che non sarà nella capitale cinese per motivi di agenda. Intanto, prosegue tra le proteste il tour della fiamma olimpica, che oggi sfilerà per le vie di Buenos Aires. Per il punto della situazione, il servizio di Marco Guerra:


    Fra la comunità internazionale, continua a crescere il fronte delle defezioni per la cerimonia d’apertura delle olimpiadi di Pechino 2008. Dopo il premier britannico, Gordon Brown, anche il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ha annunciato che non sarà nella capitale cinese, anche se - formalmente – per motivi di agenda. Verso la via del boicottaggio anche il Parlamento europeo, che ieri ha accolto una risoluzione che prevede un eventuale rifiuto a partecipare alla cerimonia inaugurale, qualora le autorità cinesi non riavviassero il dialogo con il Dalai Lama. Quest’ultimo, prima di arrivare a Seattle, ha comunque ribadito di essere favorevole allo svolgimento dei Giochi Olimpici a Pechino, ma che nessuno ha il diritto di reprimere la libertà di opinione. Dal canto suo, la Cina resta però inamovibile e rispedisce al mittente ogni monito sulla crisi tibetana. Proprio oggi, il ministro degli Esteri di Pechino si è detto indignato dalla risoluzione votata dal Congresso statunitense, che chiede a Pechino di ''mettere fine al sua repressione nel Tibet”. Prosegue, infine, il turbolento giro mondiale della torcia olimpiaca. Oggi, la fiamma sfilerà per le principali vie di Buenos Aires, protetta da un imponente sistema di sicurezza che schiererà di più di 6000 agenti delle forze dell’ordine. Tuttavia, i manifestanti pro-Tibet hanno già fatto sapere di aver preparato una serie di azioni dimostrative.

    Iraq
    Il presidente statunitense Bush, nel suo consueto Discorso alla nazione, si è detto in linea con le indicazioni del generale Petraeus, confermando che congelerà il rientro delle truppe USA dal Paese del Golfo, fissato inizialmente per luglio. L’Iraq sarà poi al centro della conferenza internazionale che si terrà a Stoccolma il 29 maggio prossimo, per esaminare i primi risultati del piano quinquennale per lo sviluppo del Paese arabo, lanciato l'anno scorso anno dall’ONU e sostenuto da oltre 60 Stati. Al summit, parteciperanno fra gli altri il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, il primo ministro iracheno, Nuri al-Maliki e il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice. Intanto, sul terreno proseguono gli scontri tra le truppe statunitensi e i miliziani sciiti di Moqtada Sadr. Oggi, sei ribelli sono stati uccisi in un raid aereo a nord est di Baghdad. Altri sei ribelli sono morti a Bassora sempre a seguito di un attacco sferrato dal cielo.

    Medio Oriente
    Continuano le operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza, dopo la minaccia di dure rappresaglie pronunciata dal primo ministro Olmert, a seguito della morte di due civili israeliani. Questa notte, due militanti di Hamas sono stati uccisi in un raid aereo. Mentre stamani, un ragazzo palestinese di dieci anni è stato ucciso, ed altri sei sono rimasti feriti, dal fuoco dei carri armati israeliani penetrati nella striscia di Gaza con l’obiettivo sospingere i miliziani a maggiore distanza dai reticolati di confine.

    Italia - elezioni
    Ultimo giorno di campagna elettorale in vista delle elezioni politiche e amministrative di domenica e lunedì prossimi. I leader di tutte le forze politiche sono impegnati nei comizi conclusivi di una campagna elettorale, che ha avuto toni bassi all'inizio ma animatisi alla fine su alleanze, sondaggi e schede elettorali. I programmi sono invece rimasti sostanzialmente fuori dai riflettori. Le principali proposte delle forze politiche nel servizio di Giampiero Guadagni:


    Il Partito democratico di Walter Veltroni propone 12 azioni di governo. Tra queste, la riforma condivisa delle istituzioni, un patto tra imprenditori e lavoratori, il compenso minimo per i precari. E ancora: il superamento del duopolio televisivo e il cosiddetto ”ambientalismo del fare”: realizzare cioè nuove infrastrutture, dopo aver coinvolto le parti in causa. Tra i temi etici, il riconoscimento dei diritti delle coppie stabilmente conviventi. Sette invece le "missioni" del Popolo della libertà di Silvio Berlusconi. Si parte dalla sicurezza del territorio e dal fisco, con l’eliminazione dell’Imposta comunale sugli immobili (ICI) sulla prima casa, la riduzione delle tasse su straordinari e tredicesime, incentivi legati alla produttività. Poi, il rilancio delle infrastrutture, a partire da TAV e Ponte sullo Stretto. Ma la vera novità è il piano-casa, con la costruzione di alloggi e la riduzione dei mutui. La famiglia è al centro del programma dell’Unione di centro di Pierferdinando Casini: con la detassazione “selettiva” a favore delle famiglie monoreddito con figli. Altro punto cardine è la meritocrazia: centro del sistema educativo. L’UDC è poi favorevole alla diversificazione delle fonti di energia, compreso il rilancio del nucleare. La Sinistra Arcobaleno di Fausto Bertinotti mette al centro i temi del lavoro: la sicurezza, la lotta alla precarietà, il potere d’acquisto dei salari. E sul fronte etico, riconoscimento delle unioni civili anche tra persone dello stesso sesso, il "sì" alla legge 194 e alla pillola del giorno dopo. Il partito socialista di Enrico Boselli sottolinea la laicità dello Stato e chiede la riforma dell’ordinamento giudiziario. Infine, la lista ”Aborto no Grazie” di Giuliano Ferrara è mirata esclusivamente alla sensibilizzazione sulla necessità di tutelare e promuovere la vita nascente.

     
    Zimbabwe
    In Zimbawe, l’opposizione mantiene ferma la decisione di non recarsi alle urne per il secondo turno delle presidenziali del 29 marzo scorso. Il presidente uscente, Robert Mugabe, dovrebbe confrontarsi con Morgan Tsvangirai, ma tra le due parti la tensione è alta per la rivendicazione del risultato elettorale. Intanto, sale l’attesa per il pronunciamento dell’Alta Corte del Paese africano, che lunedì prossimo dovrebbe intervenire con un ordine che costringa la Commissione elettorale a comunicare l'esito delle presidenziali. Nel frattempo, arriveranno pressioni sulla Commissione - perchè ponga fine a questo clima di suspence elettorale - anche dalla riunione di emergenza dei leader dell'Africa meridionale, convocata per discutere dello Zimbabwe, in programma per questo fine settimana in Zambia. Alla riunione parteciperanno sia Robert Mugabe sia Morgan Tsvangirai.

    Liberazione ostaggi veliero
    I pirati hanno liberato i 30 membri dell'equipaggio della nave da crociera francese "The Ponant", rapiti venerdì scorso dopo un arrembaggio al panfilo al largo della Somalia. L'annuncio è stato dato dal presidente francese, Nicolas Sarkozy, in una nota in cui si spiega che il rilascio è avvenuto senza incidenti, ma non si forniscono altri particolari. Tra gli ostaggi, ci sono 22 francesi, comprese sei donne, sei filippini, un ucraino e un coreano. Fonti militari francesi hanno riferito che non ci sono stati interventi armati, sebbene Parigi aveva inviato una nave da guerra nella zona e aveva schierato un reparto di teste di cuoio a Gibuti. Ulteriori dettagli sull’operazione saranno resi noti dallo stesso Sarkozy in una conferenza stampa indetta per le 17.

    Spagna
    Come previsto, con 169 voti a favore, 158 contrari e 23 astenuti, Jose Luis Rodriguez Zapatero ha ottenuto dal Congresso dei deputati di Madrid l'investitura a capo del governo spagnolo per il suo secondo mandato.

    Russia
    La Russia prenderà "iniziative militari" lungo il confine qualora Ucraina e Georgia entrassero nella NATO. Lo ha detto il capo di Stato maggiore russo, citato dall'agenzia Ria-Novosti. Da sempre, la Russia si oppone all'ingresso di Ucraina e Georgia nell’Alleanza Atlantica, sostenendo che sarebbe una minaccia alla sua sicurezza. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 102

     
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