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Sommario del 10/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Cresce l’attesa all’ONU per la visita del Papa: lo sottolinea mons. Celestino Migliore intervenuto al Palazzo di Vetro su popolazione e sviluppo
  • Udienze e nomine
  • Convegno in Vaticano su disarmo integrale, pace e sviluppo. Mons. Crepaldi: Santa Sede preoccupata per la corsa agli armamenti
  • Intervento del cardinale Kasper sulla nuova formulazione della preghiera del Venerdì Santo per gli ebrei nel Messale Romano del 1962
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Riportare la pace in Iraq, impegno primario dell’ONU. Intervista con Staffan de Mistura
  • In dirittura d'arrivo la plenaria dei vescovi brasiliani. Mons. Ellena: concentrazione delle ricchezze e corruzione, i grandi mali del Brasile
  • Irlanda del Nord: dieci anni fa gli storici accordi di pace del Venerdì Santo
  • Presentato alla Lateranense un volume che raccoglie cinque anni di studi di un gruppo di ricerca luterano-cattolico
  • Chiesa e Società

  • Allarme della FAO: aumentati, in soli 9 mesi, del 45% i prezzi alimentari nel mondo
  • Cina: la diocesi di Hong Kong annulla il pellegrinaggio alla Madonna di Sheshan
  • Appello ONU per il libero accesso di giornalisti e osservatori in Tibet
  • In aumento i battesimi in Cina secondo una statistica del portale cattolico Faith
  • Nepal: la speranza delle Chiese cristiane per una nuova fase nella storia del Paese
  • Zimbabwe: i vescovi denunciano un "assordante silenzio" sull'esito del voto
  • Vietnam: minacce ed attacchi di stampa contro i cattolici della parrocchia di Dong Da ad Hanoi
  • Polonia: simposio teologico sulla speranza cristiana secondo l'insegnamento di Benedetto XVI
  • Terzo Congresso missionario nazionale in Venezuela: l’obiettivo è rievangelizzare i battezzati
  • Visita in Inghilterra e Galles dell'arcivescovo Salazar per sensibilizzare sulla crisi in Colombia
  • "Servono politiche di giustizia": così la Caritas nell'incontro con il presidente Napolitano
  • Più spazio al sorriso nei media: così il prof. Nieto, insignito del dottorato "honoris causa" insieme al cardinale Ruini, dalla Pontificia Università Santa Croce
  • Settimanali Fisc: a Padova convegno e celebrazioni per i 100 anni de "La Difesa del Popolo"
  • Pellegrinaggio degli sportivi ambasciatori di pace in Terra Santa dal 14 al 21 aprile
  • Viene accesa oggi a Palermo la Fiaccola delle fede in onore di Santa Rita
  • 24 Ore nel Mondo

  • Cina: sventato un piano per rapire gli atleti durante le Olimpiadi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Cresce l’attesa all’ONU per la visita del Papa: lo sottolinea mons. Celestino Migliore intervenuto al Palazzo di Vetro su popolazione e sviluppo

    ◊   “L’attesa è grande e carica di speranza”: l’arcivescovo Celestino Migliore sintetizza, così, il clima negli Stati Uniti a meno di una settimana dall’arrivo di Benedetto XVI. In un’intervista all’agenzia SIR, l’osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite si è soffermato in particolare sulla visita al Palazzo di Vetro del Papa, in programma il 18 aprile. “Molti diplomatici dell’ONU – ha detto – seguono e apprezzano la chiarezza e fecondità di pensiero del Santo Padre”. Mons. Migliore ha poi messo l’accento sulla coincidenza della visita papale con il 60.mo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo, un testo, ha ribadito, che la Santa Sede “tiene in grande considerazione”. E proprio ieri, mons. Migliore è intervenuto all’ONU alla Commissione su Popolazione e Sviluppo. Ce ne parla Alessandro Gisotti:


    Di fronte ai fenomeni della migrazione e dell’urbanizzazione non bisogna mai dimenticare che protagonista è l’uomo con i suoi diritti: è quanto sottolineato dall’arcivescovo Celestino Migliore che, parlando all’ONU, ha rilevato che per la prima volta il numero della popolazione mondiale urbana ha superato quello della popolazione rurale. Il presule ha riconosciuto che “l’urbanizzazione offre nuove opportunità per la crescita economica”. Tuttavia, “mettere gli esseri umani al servizio di mere considerazioni economiche crea degli effetti inumani” e riduce le persone ad oggetti piuttosto che a soggetti. Allo stesso tempo, ha aggiunto, vanno considerate le ragioni che spingono le persone a migrare, a fare dei sacrifici così come bisogna tener conto delle angosce e delle speranze che accompagnano i migranti, spesso costretti a lasciare dietro di sé famiglie ed amici. Per questo, ha detto, bisogna “aiutare gli immigrati a mantenere unite le famiglie”, un modo per incoraggiarli ad essere responsabili, rispettosi della legge e a contribuire al bene della società. Un altro problema connesso alle migrazioni dalle campagne, richiamato dal presule, è la nascita di mega-città con il conseguente sviluppo di quartieri invivibili.

     
    Alla data del 2005, ha ricordato l’osservatore vaticano, oltre 840 milioni di persone vivevano in condizioni di estremo disagio, prive di ogni cosa. Queste persone, ha detto con rammarico, vengono “prese in trappola da un circolo vizioso di povertà estrema e marginalizzazione”. In particolare, ha richiamato l’attenzione sulla condizione dei bambini che invece di andare a scuola si trascinano nelle discariche cercando tra i rifiuti i mezzi per sopravvivere. Di qui l’appello a legislatori e leader della società civile affinché riservino a queste persone e ai loro problemi un’attenzione prioritaria nella loro agenda. D’altro canto, ha proseguito, non bisogna trascurare le sfide terribili che le comunità rurali devono affrontare, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Se si vogliono raggiungere gli Obiettivi del Millennio del 2015, è stato il suo richiamo, allora bisogna andare incontro alle esigenze di quei 675 milioni di esseri umani che ancora non hanno accesso all’acqua potabile e a quei 2 miliardi che non usufruiscono di servizi sanitari di base. “Le politiche nazionali e internazionali – ha ribadito mons. Migliore - devono assicurare alle comunità rurali una migliore qualità e una maggiore accessibilità ai servizi sociali”.

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    Udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in successive udienze il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali; il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica; il cardinale Fiorenzo Angelini, presidente emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari; mons. Clemens Pickel, vescovo di San Clemente a Saratov (Russia); mons. Vitus Huonder, vescovo di Chur (Svizzera).

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Des Moines (USA) mons. Richard Edmund Pates, finora vescovo titolare di Suacia ed ausiliare dell’arcidiocesi di Saint Paul and Minneapolis. Mons. Richard Edmund Pates è nato il 12 febbraio 1943 a Saint Paul. È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Saint Paul and Minneapolis il 20 dicembre 1968 nella Basilica di San Pietro in Vaticano. E’ stato quindi inviato al Collegio Nord Americano a Roma: presso la Pontificia Università Gregoriana ha conseguito il Baccalaureato e, poi, la Licenza in Sacra Teologia. È stato collaboratore presso la Rappresentanza Pontificia a Washington, D.C. (1975-1981). Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 26 marzo 2001. In seno alla Conferenza episcopale è membro dei Comitati dell’Educazione, dell’Evangelizzazione, del Collegio Americano del Nord a Roma (Regione VIII), per le Prassi Pastorali, per le Donne nella Società e nella Chiesa, e per le Missione Mondiale.

    Sempre negli USA, il Papa ha nominato vescovo di Little Rock il rev. Anthony Basil Taylor, del clero dell’arcidiocesi di Oklahoma City, finora vicario per i Ministeri e parroco della Sacred Heart Parish a Oklahoma City. Il rev. Anthony Basil Taylor è nato il 24 aprile 1954 a Forth Worth (Texas). Nel 1976 è stato inviato al Collegio Nord Americano in Roma dove ha seguito gli studi teologici presso la Pontificia Università Gregoriana ottenendo il grado di Baccelliere. Successivamente, ha ottenuto il dottorato in Teologia Biblica presso l’Università di Fordham (1989). Il 2 agosto 1980 è stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Oklahoma City. Il rev.do Taylor è stato membro del Consiglio diocesano per le Finanze e presidente del Consiglio presbiterale arcidiocesano, membro della Commissione arcidiocesana Stewardship e del Saint Gregory University Priests Advisory Council.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Denver (U.S.A.) mons. James Douglas Conley, del clero della diocesi di Wichita, finora parroco della "Blessed Sacrament Parish" a Wichita, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cissa. Mons. James Douglas Conley è nato il 19 marzo 1955 a Kansas City (Missouri). E’ stato ordinato sacerdote per la diocesi di Wichita il 18 maggio 1985. Il 9 febbraio .2001 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.
     
    Il Papa ha nominato vescovo ausiliare di San Antonio (U.S.A.) il rev. Oscar Cantú, del clero dell’arcidiocesi di Galveston-Houston, finora parroco della Holy Name Parish a Houston, assegnandogli la sede titolare vescovile di Dardano. Il rev. Oscar Cantú è nato il 5 dicembre 1966 a Houston (Texas). Il 21 maggio 1994 è stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Galveston-Houston.
     
    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di San Francisco (U.S.A.) il rev. William J. Justice, del clero dell’arcidiocesi di San Francisco, finora vicario episcopale per il clero e parroco di Mission Dolores Basilica a San Francisco, assegnandogli la sede titolare vescovile di Matara di Proconsolare. Il rev. William J. Justice è nato l’8 maggio 1942. È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di San Francisco il 17 maggio 1968.
     
    Il Papa ha nominato membro del Comitato di presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia mons. Marcelo Sánchez Sorondo, vescovo titolare di Vescovio, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
    Il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani: mons. Gualtiero Bassetti, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro (Italia); mons. Florentin Crihălmeanu, vescovo di Cluj-Gherla, Claudiopoli-Armenopoli dei Romeni (Romania); mons. Carlos Humberto Malfa, vescovo di Chascomús (Argentina); mons. Hyginus Kim Hee-joong, vescovo tit. di Corniculana, ausiliare di Kwangju (Corea).

    Il Papa ha nominato consultori del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani i reverendi: padre George Augustin, S.A.C., docente di Teologia Dogmatica e Fondamentale presso la Philosophisch-Theologische Hochschule der Pallottiner, Vallander (Germania); mons. Piero Coda, della diocesi di Frascati, segretario della Pontificia Accademia di Teologia, membro della "Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa nel suo insieme" (Italia); mons. Marco Gnavi, direttore dell'Ufficio per l'Ecumenismo, il Dialogo Interreligioso ed i Nuovi Culti del Vicariato di Roma; padre Thomas Pott, O.S.B., del Monastero della Santa Croce in Chevetogne, membro della "Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa nel suo insieme" (Belgio); e inoltre i professori: Dietmar W. Winkler, docente di Scienze Bibliche e di Storia della Chiesa presso l'Università di Salzburg, membro della "Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa nel suo insieme" (Austria); Antonia Willemsen, già segretaria generale di "Kirche in Not", "Aiuto alla Chiesa che soffre", membro del Consiglio di Gestione del "Comitato Cattolico per la Collaborazione Culturale" presso il Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani (Germania).

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    Convegno in Vaticano su disarmo integrale, pace e sviluppo. Mons. Crepaldi: Santa Sede preoccupata per la corsa agli armamenti

    ◊   "Disarmare" i cuori, prima ancora che gli arsenali bellici: non è passato per nulla d'attualità l'auspicio che Giovanni XXIII esprimeva in un passo della nella sua celebre Enciclica Pacem in Terris. E a quell'auspicio si ispira il Convegno promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, dal titolo "Disarmo, sviluppo e pace: prospettive per un disarmo integrale", in programma domani e dopodomani nella sede romana del dicastero, a Palazzo San Calisto. Durante i lavori, la questione del disarmo verrà affrontata da molte angolazioni, compreso il contributo che le religioni possono portare a questo aspetto. Giovanni Peduto ne ha parlato con il segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il vescovo Giampaolo Crepaldi:


    R. - Il Seminario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace sul disarmo nasce da una sollecitazione precisa presente quest’anno nel Messaggio per la Giornata mondiale della Pace di Benedetto XVI, che sollecita la Comunità internazionale ad avviare una stagione di disarmo. Ovviamente il Pontificio Consiglio organizza questo seminario perché è preoccupato dello stato attuale del processo di disarmo. Da un certo punto di vista c’è qualche segnale positivo e qui penso al negoziato sul Trattato sulle munizioni a grappolo od anche al Trattato sul commercio delle armi. Dall’altro lato, però, bisogna prendere atto che sembra fermo e bloccato il controllo di tutti i tipi di armi. Parlo dei Trattati sulle armi convenzionali, sulle armi biologiche, sulle armi chimiche e sulle armi nucleari. Vi sono, devo dire, anche inquietanti segnali che inducono a temere una militarizzazione dello spazio. Il Seminario va a collocarsi all’interno di questa cornice, in cui c’è qualche segnale positivo, ma nei quali i colori predominanti sono bui e la cornice è piena di preoccupazione.

     
    D. - Molti “profeti” del disarmo - uno su tutti, Raoul Follereau - spiegarono a tutto il mondo cosa si potrebbe fare di bene nei Paesi più poveri risparmiando sugli armamenti. Eppure - come accade per esempio in Africa - si assiste ancora oggi al contrasto stridente tra miseria e esibizione bellica. Perché si continuano a stanziare milioni per le armi e poi non si hanno finanze per gli Obiettivi del Millennio?

     
    R. - Uno dei temi fondamentali del Seminario è proprio questo legame, questa connessione tra disarmo e sviluppo. Il che vuol dire, in termini molto semplici, diminuire le spese per gli armamenti e investire di più sul fronte dello sviluppo. Lei ha citato un profeta, Raoul Follereau; io ne cito un altro, il Beato Giovanni XXIII, dicendo che anzi il Seminario è ispirato proprio al concetto di disarmo integrale presente nella Pacem in Terris. Cosa diceva Giovanni XXIII in quella straordinaria Enciclica, al numero 61? Diceva che l’arresto agli armamenti a scopi bellici, la loro effettiva riduzione e, a maggior ragione, la loro eliminazione sono impossibili o quasi se nello stesso tempo non si procedesse ad un disarmo integrale, se cioè non si smontano anche gli spiriti adoperandosi sinceramente a risolvere in essi la psicosi bellica. Il punto, lo snodo cruciale è questo: noi non riusciremo a vincere la battaglia di bloccare la corsa agli armamenti, di incentivare lo sviluppo, se non smontiamo anche gli spiriti, se non coltiviamo cioè questo disarmo integrale nel cuore delle persone.

     
    D. - Al Convegno promosso dal vostro dicastero si analizzerà anche il ruolo delle religioni nei processi di disarmo: quale contributo concreto può dare un uomo di religione, un consacrato, al sogno di un mondo senza più armi?

     
    R. - E’ il contributo auspicato dal Beato Giovanni XXIII nella Pacem in Terris e quindi quello di promuovere un disarmo integrale, di promuovere un disarmo dei cuori, di promuovere una pedagogia della pace che risani il cuore dell’uomo e che lo guidi nel cammino, spesso accidentato e difficile, verso la pace. Credo che il cristianesimo e la Chiesa cattolica in primis, ma anche le altre religioni e gli uomini che hanno come punto di riferimento Dio, debbano lavorare anzitutto e soprattutto per questo disarmo integrale.

     
    D. - Eccellenza, come si struttura l’incontro?

     
    R. - La prima sessione sarà dedicata ad una riflessione etica e spirituale sul disarmo e sulle condizioni anche per una geopolitica dello sviluppo della pace. Nella seconda sessione si discuteranno poi alcune particolari sessioni economiche e giuridiche come il commercio internazionale delle armi, la sovrapposizione tra economia civile e militare, la relazione tra disarmo e diritti umani. Infine, nella terza sessione - che sarà anche la sessione conclusiva dei lavori del Seminario - si discuterà il ruolo dei diversi soggetti chiamati a cooperare per un disarmo integrale, che sia espressione di un umanesimo integrale e quindi parleremo del ruolo dei soggetti governativi e non governativi e non da ultimo - come abbiamo già detto - del ruolo delle religioni che devono cercare di dare il proprio contributo per questo disarmo integrale e quindi - come auspicava il Beato Giovanni XXIII nella Pacem in Terris - di questo disarmo dei cuori.

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    Intervento del cardinale Kasper sulla nuova formulazione della preghiera del Venerdì Santo per gli ebrei nel Messale Romano del 1962

    ◊   La nuova formulazione della preghiera del Venerdì Santo per gli ebrei nel Messale Romano del 1962 “è stata opportuna” perchè ha "portato importanti miglioramenti del testo". Lo afferma, in un articolo pubblicato sull’Osservatore Romano di oggi, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Il servizio di Isabella Piro:


    La nuova formulazione del testo del 1962 “parla di Gesù come il Cristo e la Salvezza di tutti gli uomini, quindi anche degli ebrei”, afferma il cardinale Kasper, sottolineando come essa sia “fondata sull’insieme del Nuovo Testamento” ed esprima “ciò che già finora era presupposto come ovvio, ma non era stato tematizzato a sufficienza”. Non si tratta quindi, continua il porporato, come molti hanno inteso, “di un’affermazione nuova e non amichevole nei confronti degli ebrei”.

     
    Il porporato ribadisce quindi la necessità di “una grande sensibilità nel rapporto ebraico-cristiano”: “Se oggi ci impegniamo per un rispetto reciproco –scrive- esso può fondarsi solo nel fatto che riconosciamo reciprocamente la nostra diversità”. Perciò, continua il cardinale Kasper, “non aspettiamo dagli ebrei che concordino sul contenuto cristologico della preghiera del Venerdì Santo, ma che rispettino che noi preghiamo da cristiani secondo la nostra fede, come naturalmente anche noi facciamo nei confronti del loro modo di pregare”.

     
    Di qui, il porporato pone la domanda fondamentale: “Devono i cristiani pregare per la conversione degli ebrei? Ci può essere una missione verso gli ebrei?”. Nella preghiera riformulata “non si trova la parola conversione”, fa notare il cardinale Kasper, ma essa “è indirettamente inclusa nell’invocazione di illuminare gli ebrei affinché riconoscano Gesù Cristo”. In risposta a ciò, il porporato fa notare che “la Chiesa cattolica, a differenza di alcuni cerchi evangelicali, non conosce una missione verso gli ebrei organizzata e istituzionalizzata”. Un problema però, sottolinea il porporato, che non è stato ancora chiarito teologicamente.

     
    Il merito della nuova formulazione della preghiera del Venerdì Santo, continua il cardinale Kasper, è proprio quello di offrire una “prima indicazione per una sostanziale risposta teologica”. Il porporato parte dalla Lettera ai Romani di Paolo, in cui l’apostolo definisce la salvezza degli ebrei “un profondo mistero dell’elezione mediante la grazia divina”. “Con il termine ‘mistero’ – sottolinea il cardinale Kasper – Paolo intende l’eterna volontà salvifica di Dio”, in riferimento al “raduno escatologico dei popoli in Sion, promesso dai profeti e da Gesù, e alla pace universale che poi sorgerà”.

     
    “La riformulata preghiera del Venerdì Santo – afferma quindi il cardinale Kasper – esprime questa speranza in una preghiera di intercessione rivolta a Dio”, una preghiera che, in fondo, aggiunge il porporato, “ripete l’invocazione del Padre Nostro, ‘Venga il tuo regno” .

     
    E qui il cardinale Kasper si sofferma su un altro punto fondamentale: “L’esclusione di una missione mirata e istituzionalizzata verso gli ebrei” non implica un atteggiamento passivo da parte dei cristiani e una rinuncia alla testimonianza, anzi: “i cristiani devono, dove è opportuno – ribadisce il porporato- dare ai fratelli e alle sorelle maggiori nella fede di Abramo, testimonianza della propria fede e della ricchezza e bellezza della loro fede in Cristo”.

     
    Tale testimonianza, ribadisce il cardinale Kasper, “deve avvenire con tatto e rispetto; sarebbe però disonesto se i cristiani, nell’incontrare amici ebrei, tacessero sulla propria fede o addirittura la negassero. Attendiamo altrettanto dagli ebrei credenti nei nostri confronti”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Uno sviluppo incompleto: in prima pagina, un articolo del direttore de La Civiltà Cattolica, GianPaolo Salvini, sull'attuale situazione economica mondiale a quarant'anni dalla Populorum Progressio.

    Nell'informazione internazionale, Francesco Citterich sul voto di oggi in Nepal per l'elezione dell'Assemblea costituente.

    In cultura, Giuseppe M. Petrone intervista il rettore del Pontificio istituto orientale che domani - presso la Radio Vaticana - modererà l'incontro per la presentazione del libro "La Slovacchia e la Santa Sede nel XX secolo". Sono anticipati il testo introduttivo, dell'arcivescovo Dominique Mamberti, e un estratto dell'intervento del rettore sulla Chiesa greco-cattolica del Paese slavo.

    Le pretese salvifiche della scienza moderna: il cardinale Georges Cottier, pro-teologo emerito della Casa Pontificia, su progresso e conoscenza nella "Spe salvi".

    Antonella Dejure ricorda, a cinquecentocinquanta anni dalla nascita, la beata Camilla Battista da Varano.

    Senza timore nei media per cambiare la cultura e la società: nell'informazione religiosa, Delia Gallagher intervista il cardinale John Patrick Foley sui compiti della Chiesa nel campo della comunicazione.

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    Oggi in Primo Piano



    Riportare la pace in Iraq, impegno primario dell’ONU. Intervista con Staffan de Mistura

    ◊   Nel panorama internazionale, l’Iraq rimane una delle principali emergenze politiche ed umanitarie, per la soluzione della quale urge un'azione immediata e ad ampio raggio delle istituzioni mondiali. Mentre la cronaca dal Paese del Golfo giornalmente offre notizie di scontri, violenze e vittime, l’ONU ripropone la sua presenza a Baghdad, affinché la sicurezza, la vivibilità e la pace tornino per tutte le realtà sociali e religiose del Paese. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Staffan de Mistura, rappresentante delle Nazioni Unite in Iraq:


    R. – E’ una situazione in cui ci sono ombre e luci. Le ombre sono chiaramente gli atti di violenza. Non dimentichiamo quello che è avvenuto al vescovo di Mossul, l’uccisione del sacerdote a Baghdad, quello che sta avvenendo a Bassora e a Sadr City; ma ci sono anche delle luci. Gli iracheni sono stanchi della violenza, l’economia sta migliorando e ci sono vaste zone nel Nord e altrove dove la vita, se non torna normale, comunque è molto migliorata. E c’è una volontà di prendere il futuro nelle loro mani, in poche parole: partecipare alle elezioni, partecipare alla vita quotidiana migliorata. La gente sta chiedendo servizi, acqua, luce; non vuole più vedere solo un dibattito violento.

     
    D. – Ecco: a fronte di un possibile disimpegno americano, sia pure in un futuro non ancora prossimo, si sta pensando ad un’assunzione di responsabilità dell’ONU in Iraq?

     
    R. – Sta già avvenendo! Con la risoluzione 1770, sulla base della quale il segretario generale Ban Ki-moon mi ha inviato in Iraq, l’ONU ha vaste responsabilità. Un esempio: siamo coinvolti in prima persona nell’assistere gli iracheni affinché ci siano queste elezioni che dovrebbero dare una voce a chi non ha una voce e che quindi non debba tornare ad essere violento per strada e perché la sua voce sia ascoltata. Due: la questione Kirkuk e dei territori contesi, che sono potenzialmente esplosivi. Tre: la questione dei diritti umani e dell’aiuto umanitario. In tutto questo, l’ONU è in prima linea.

     
    D. – Ogni situazione di crisi genera quasi sempre un’emergenza umanitaria. L’Iraq è un Paese dal quale si fugge, un aspetto – questo – che riguarda soprattutto la minoranza cristiana. Che cosa si può fare?

     
    R. – Sono 4,2 milioni tra rifugiati e sfollati, oggi, in Iraq. La maggior parte di loro sono sunniti, ci sono anche sciiti e la comunità cristiana. Sono fuggiti durante il periodo peggiore della violenza, che era quello dopo la distruzione della moschea di Samarra. Quello che si può e si deve fare è che ci sia prima di tutto stabilità e sicurezza. La gente – i cristiani – hanno bisogno di sapere che, dove stanno, possono continuare a vivere. Quello che si può fare, dunque, da parte nostra è insistere affinché il governo faccia il proprio dovere, quello di proteggere non soltanto in generale la comunità, ma le comunità e le minoranze. I cristiani sono una componente importante, rispettata, che ha dato molto – professionalmente – agli iracheni e che ha l’intenzione di rimanere in Iraq, ma hanno bisogno di sicurezza. Proprio in questi giorni sono stato nel Nord dell’Iraq: non ho sentito nessuno dei cristiani che mi dicesse: vogliamo andar via. Mi hanno detto: “Amiamo questa terra, siamo parte di questa terra, ma abbiamo bisogno di sicurezza”.

     
    D. – Quando lei ha assunto questo in carico, che cosa ha pensato di questa sfida così importante, di portare la pace in questo Paese così martoriato?

     
    R. – Non è stata una decisione facile! Ma non potevo dire di no. Per tre motivi: il primo è che il segretario generale, Ban Ki-moon, insisteva che ci fosse una missione con persone esperte dell’Iraq affinché l’ONU avesse e potesse avere l’occasione di dimostrare la propria utilità in un momento cruciale. Due: perché questo è un momento cruciale. Il 2008 è l’anno della verità, in Iraq, nel quale gli iracheni avranno la possibilità, ma anche la responsabilità, del proprio futuro. E tre perché lo debbo a degli amici, dei miei colleghi, che sono morti in Iraq: Sergio Vera De Mello ed altri. I quali non devono essere morti invano.

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    In dirittura d'arrivo la plenaria dei vescovi brasiliani. Mons. Ellena: concentrazione delle ricchezze e corruzione, i grandi mali del Brasile

    ◊   Penultimo giorno di lavori della 46.ma plenaria dei vescovi brasiliani, riuniti nella località di Itaici, nello Stato di San Paolo. I presuli stanno confrontandosi sul documento finale dell’Assemblea, dedicato alle direttive riguardanti l’azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile, con riferimento alle questioni della famiglia, dell’etica e della liturgia. Inoltre, sarà presentato oggi anche il rapporto “Violenza contro i popoli indigeni in Brasile - 2006-2007”, elaborato dal Consiglio indigeno missionario. Ieri è stata, invece, approvata la dichiarazione sulle elezioni 2008. Intanto, i vescovi riuniti ad Itaici seguono con molta attenzione la situazione di emergenza vissuta da centinaia di migliaia di brasiliani nel nord-est del Paese: area investita negli ultimi giorni da violente piogge. Silvonei Protz, della redazione brasiliana della nostra emittente, ne ha parlato con uno dei presuli della zona, mons. Carlo Ellena, vescovo della diocesi di Zé Doca-Maranhão:


    R. - Il Maranhão è l’ultimo Stato del Brasile, il più povero, con una media del 60-65 per cento al di sotto della linea di povertà. Attualmente, la situazione è resa ancora più difficile a causa delle piogge. In realtà, noi del Maranhão la pioggia l’aspettiamo e l’aspettiamo con molto piacere, però quest’anno le piogge sono state particolarmente abbondanti e forti per cui i disastri naturali sono stati molti. Difficoltà che hanno provocato molti sfollati: la gente ha perso tutto quello che aveva e che già era molto poco...

     
    D. - La Chiesa è particolarmente vicina alla popolazione del Nordest...

     
    R. - Lo è soprattutto nella preghiera, perché non possiamo fare altro: purtroppo, anche la povertà della Chiesa locale non permette di fare grandi iniziative. Le difficoltà sono molte: vengono dalla mancanza di istruzione, dalla mancanza di lavoro: non ci sono nel Maranhão grandi fabbriche e quelle poche che ci sono, sono concentrate nelle grandi città. Noi che viviamo in mezzo alla foresta non abbiamo mezzi di sussistenza se non quel piccolo impiego nel municipio o nello Stato federale e qualche piccola rivendita. Quindi, molta gente – i giovani in particolare, i ragazzi – sono sulle strade alla ricerca di qualche spicciolo.

     
    D. - Questa situazione si sarebbe potuta evitare?

     
    R. - Questo è un po’ il male di tutto il Brasile, perché viene dalla concentrazione delle ricchezze, che sono molte, anche nel Maranhão, nelle mani di poca gente. Il Maranhão, in fondo, è uno Stato che potrebbe essere tra i primi, un luogo propizio per la crescita di qualsiasi cosa. Difatti, qui si dice: “Tudo, plantando, da”: cioè, se si pianta la cosa viene. Però, mancano le strutture. I nostri contadini sono equipaggiati con il machete e la zappa, poco più. Poi ci sono altri problemi gravi come la corruzione: si approfitta della propria posizione per fare denaro, dirottare parte dei progetti a proprio beneficio.

     
    D. - Che cosa si aspetta che il governo faccia anche per quella popolazione?

     
    R. - Forse è una cosa molto più generale. Piove in abbondanza, sì, ma questo penso sia sempre capitato. Quello che non è mai capitato, e che da alcuni anni sta accadendo, è che sono stati tagliati gli alberi ai margini dei fiumi ed i fiumi si sono riempiti di sabbia. Adesso, quindi, con facilità si alza il loro livello, e alcuni che prima erano navigabili ora non lo sono più. Quindi il governo dovrebbe - io penso - rivedere un po’ la posizione ai margini dei fiumi. Poi, oltre agli allagamenti, ci sono altre cose: le nostre strade, quando piove così tanto, sono proprio bloccate. Questo pregiudica il rifornimento, e noi dipendiamo dal Nordest, dipendiamo dal Sud per avere la merce dalle nostre parti. Se no, non abbiamo nemmeno il necessario. Io, prima di partire, ho dovuto ricercare con un po’ di difficoltà la benzina, perché non c’erano più i camion che la portavano. Quindi, è una catena di cose che vengono una dietro l’altra perché la pioggia è abbondante, ma anche perché alle spalle c’è incuria da parte delle nostre autorità.

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    Irlanda del Nord: dieci anni fa gli storici accordi di pace del Venerdì Santo

    ◊   Il 10 aprile del 1998, con gli storici accordi del Venerdì Santo siglati nel Castello di Stormont, si pose fine alla trentennale guerra civile, che in Irlanda del Nord ha provocato oltre 3 mila morti. Rappresentanti di unionisti e repubblicani hanno poi dato vita ad un governo di unità nazionale e, grazie ad uno sviluppo economico senza precedenti, in Ulster si può finalmente vivere nella pace. Ma come è cambiata in dieci anni la situazione nella regione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Paolo Romani, editorialista di "Famiglia Cristiana":


    R. – Quello che si può dire è che il clima è veramente cambiato: questi accordi funzionano, anche se il cammino della pace era comunque stato lungo e difficile. Anche dopo gli accordi c’era stato un sanguinoso attentato il 15 agosto 1998. Dopo non ci sono stati praticamente più attentati. L’IRA ha accettato di deporre le armi e Ian Paisley, leader dei lealisti, ha accettato di presiedere un governo unitario, nel quale il vice primo ministro non era altri che Martin McGuinness, ex militante dell’IRA. Certo che a Belfast e a Londonderry si vedono ancora le formidabili barriere metalliche dette eufemisticamente “mura della pace”, che erano state erette per separare i quartieri. Ma da anni le barriere sono aperte, anche se le due comunità non si sono ancora veramente integrate; ma almeno adesso si può circolare liberamente. La Gran Bretagna ha ritirato la quasi totalità dei suoi militari dall’Irlanda del Nord. La pace è favorita anche dal boom economico che sta conoscendo l’Irlanda del Nord, un boom favorito anche dai rapporti più stretti che la pace ha consentito di stringere tra l’Irlanda del Nord e l’Irlanda del Sud, che è ora uno dei Paesi più ricchi dell’Unione Europea. Arrivano a Belfast e a Londonderry gli investimenti, specialmente dagli Stati Uniti, ma adesso anche dai Paesi emergenti come l’India o la Cina. Insomma, c’è un clima veramente molto diverso da quello del passato.

     
    D. – Possiamo dire che la pace in Ulster, a differenza delle soluzioni in altre aree di crisi nel mondo, è veramente frutto di un impegno dei cittadini della regione e molto poco della comunità internazionale?

     
    R. – Ah, sì!, non c’è dubbio che siano stati veramente i cittadini dell’Ulster a scegliere la pace, anche se bisogna dire – a onor del vero – che gli Stati Uniti, dove esiste una numerosissima comunità irlandese, hanno esercitato pressioni sui governi sia britannico sia della Repubblica irlandese, e quindi è vero che il merito della pace va attribuito in primo luogo ai cittadini, però qualche pressione internazionale c’è stata!

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    Presentato alla Lateranense un volume che raccoglie cinque anni di studi di un gruppo di ricerca luterano-cattolico

    ◊   “Fondamento e dimensione oggettiva della fede, secondo la dottrina cattolica romana e evangelica luterana”. E’ il titolo del volume, presentato ieri alla Pontificia Università Lateranense a Roma, che raccoglie i primi 5 anni di studi e dibattiti del Gruppo di ricerca composto da teologi cattolici e luterani. L’obiettivo è quello di comprendere i reciproci principi dottrinali. Il gruppo è stato istituito a partire da uno scambio di idee fra l’allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e il professor Eiler Herms, teologo luterano e professore a Tubinga. Sull’importanza di questo testo Debora Donnini ha sentito il professore e condirettore del Gruppo di ricerca, mons. Giuseppe Lorizio:


    R. – L’importanza di questo volume è data dalla necessità di cercare di cogliere ciò che effettivamente crediamo. Quindi, andare alle radici, attraverso una specie di passo indietro, che sia i cattolici teologi presenti nell’area di ricerca che dirigo, sia i teologi luterani hanno cercato di fare entrando nelle loro rispettive tradizioni. In questo senso, i teologi cattolici hanno ripercorso i testi dottrinali del Magistero della Chiesa cattolica e così hanno fatto i teologi luterani, studiando per esempio i testi del Concilio Vaticano II e i testi delle encicliche dei Papi, in particolare la Fides et Ratio. E dall’altra parte, i teologi cattolici hanno cercato di studiare i testi più importanti della dottrina luterana, soprattutto il Piccolo e il Grande Catechismo e il De Servo Arbitrio di Lutero e la Confessio augustana.

     
    D. – A quali punti di convergenza siete arrivati?

     
    R. – Il punto di convergenza più importante è stato dato dalla necessità del realismo della fede. La fede non è qualcosa che ha a che fare con l’immaginario o con l’aspetto puramente individuale e soggettivo, ma ha una sua dimensione reale.

     
    D. – Quindi, c’è un punto di convergenza in questo?

     
    R. – Ovviamente la fede nella Risurrezione del Signore Gesù, la fede nella unità e Trinità di Dio è la stessa fede, che noi condividiamo anche attraverso l’espressione sacramentale, battesimale di questa fede, perché condividiamo lo stesso Battesimo. Quindi, in questo senso il punto di partenza è stato importante anche come messaggio da dare alla nostra cultura contemporanea europea, la quale cerca di relegare le fedi, le confessioni e, in particolare, anche la fede cristiana nelle sue diverse espressioni, nell’ambito del privato, del soggettivo, del relativo. Anche questi teologi luterani sono molto preoccupati di questa situazione, perché ritengono che invece la fede, come diciamo nel titolo del volume, abbia una sua dimensione oggettiva.

     
    D. – La Dichiarazione congiunta tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale circa la dottrina della Giustificazione ha rappresentato un notevole progresso nell’avvicinamento delle parti in dialogo, mostrando numerosi punti di convergenza, anche se non elimina ogni differenza fra cattolici e luterani nella comprensione di tale dottrina...

     
    R. – Per noi cattolici è certamente abbondantemente condiviso e acquisito ed è il punto di convergenza che è stato espresso nella Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione. Questa Dichiarazione congiunta esprime con chiarezza il fatto che entrambe le confessioni sostengono che sia la fede che salva. Quindi, nell’atto di fede come accoglienza, da parte dell’uomo, di Dio che si rivela in Gesù Cristo, quindi come grazia, c’è la salvezza. Questo è comunemente condiviso. Un punto che richiede invece di essere approfondito e che al momento non registra il consenso, è il punto che riguarda il testo di Lutero secondo cui l’uomo giustificato è allo stesso tempo peccatore e giusto. Dal punto di vista della percezione cattolica di questi testi, sembra quasi che la grazia sia una specie di abito che il peccatore indossa per essere giustificato davanti a Dio, rimanendo peccatore, mentre dal punto di vista cattolico, il peccatore è effettivamente redento dalla grazia. Quindi, esce dallo stato di peccato nel momento in cui vive l’amicizia con Dio. Un altro punto ovviamente difficile da acquisire come consenso è quello relativo al ministero nella Chiesa e agli altri sacramenti oltre al battesimo.

     
    D. – Il ministero nella Chiesa vuol dire il ministero di Pietro e poi...

     
    R. – Il ministero di Pietro e poi anche il ministero stesso episcopale, il ministero dei presbiteri e dei diaconi. Da un certo punto di vista, un grande teologo luterano Wolfahrt Pannenberg ha cercato di sollevare la questione, ritenendo che la teologia luterana debba riflettere sulla possibilità di prendere in considerazione l’istituzione divina dell’episcopato.

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    Chiesa e Società



    Allarme della FAO: aumentati, in soli 9 mesi, del 45% i prezzi alimentari nel mondo

    ◊   Allarme del direttore generale della FAO al primo Forum mondiale dell’industria agro-alimentare in corso a New Delhi, di cui riferisce l’agenzia Misna. “Di fronte ai disordini che si stanno verificando per motivi alimentari in giro nel mondo, dall’Africa ad Haiti, l’emergenza è evidente” – ha sostenuto Jacques Diouf – sollecitando “misure urgenti” per evitare che gli aumenti dei prezzi alimentari abbiano “conseguenze ancora più gravi sulle fasce più povere della popolazione mondiale” . “I prezzi alimentari mondiali sono cresciuti del 45% negli ultimi nove mesi e sul mercato cominciano a scarseggiare riso, frumento e mais” ha aggiunto il diplomatico senegalese, ricordando che all’origine dell’impennata dei prezzi alimentari vi è un insieme di fattori: la minore produzione dovuta al cambiamento climatico, scorte al minimo storico dagli anni ’80, maggiore consumo di carne e di prodotti caseari in Paesi con economie emergenti (che comportano consumo di foraggio), la destinazione di terre e raccolti alla produzione di biocombustibili, i costi più alti di energia e trasporti. “È essenziale investire di più nel controllo delle risorse idriche e nelle infrastrutture rurali e promuovere l’accesso dei piccoli agricoltori ai fattori che possono aumentare la produttività” ha ancora detto Diouf. Lennart Bage, presidente del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), ha sottolineato che negli ultimi anni, alcuni Paesi in via di sviluppo sono diventati grandi importatori di prodotti alimentari e che in Stati come Bangladesh e Zambia quasi il 40 % della popolazione è sottonutrita. “L’esplosivo e rapido aumento dei prezzi alimentari non fa che peggiorare la situazione”, ha detto Bage, chiedendo maggiori investimenti nel settore agricolo e nello sviluppo rurale per consentire ai 400 milioni di piccoli agricoltori del Pianeta di sviluppare il loro potenziale sotto utilizzato. Al Forum mondiale dell’industria agro-alimentare, in corso a Delhi dall’8 all’11 aprile, sono presenti oltre 500 partecipanti provenienti da più di 120 Paesi, inclusi rappresentanti di governi, del settore privato, di organizzazioni non governative e di associazioni di agricoltori. (R.G.)

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    Cina: la diocesi di Hong Kong annulla il pellegrinaggio alla Madonna di Sheshan

    ◊   La diocesi di Hong Kong ha annullato la visita di 500 pellegrini al santuario mariano di Sheshan, a Shanghai. Il pellegrinaggio era previsto per il prossimo 24 di maggio, giorno speciale di preghiera per la chiesa cinese. L'annullamento – riferisce l’Agenzia Ucan - è stato deciso dopo che le autorità cinesi hanno definito come "inopportuno per motivi di sicurezza" il pellegrinaggio stesso. Secondo l’Agenzia AsiaNews le autorità di Pechino temono ogni assembramento di folla a causa delle proteste in tutto il mondo per la questione tibetana. Il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong , racconta che la diocesi aveva programmato il pellegrinaggio ed una novena in risposta alla chiamata fatta da Benedetto XVI, nella sua lettera ai cattolici presenti in Cina. Lettera, pubblicata lo scorso 30 giugno, nel quale il Papa stabiliva la data del 24 maggio per celebrare una Giornata mondiale di preghiera per la Cina. Nella Lettera ricordava anche che il 24 maggio è la festa di Maria Aiuto dei Cristiani, festeggiata con solennità da molti pellegrini cinesi nel santuario mariano di Sheshan, a circa 50 km a sud-ovest di Shanghai. Il card. Zen, accogliendo la richiesta delle autorità cinesi, ha deciso di annullare il pellegrinaggio ufficiale, pur lasciando liberi sacerdoti e laici di andare a Sheshan in modo non ufficiale. (R.P.)

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    Appello ONU per il libero accesso di giornalisti e osservatori in Tibet

    ◊   Appello al governo di Pechino dal Consiglio dell’ONU per i diritti umani, riunito a Ginevra, perché conceda l’accesso nella regione del Tibet a giornalisti ed osservatori e rispetti le norme internazionali nel trattamento dei dissidenti e dei detenuti. Il richiamo è stato firmato dal Gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie e dai relatori speciali sulle esecuzioni sommarie, sulla libertà di espressione, di religione e di credo, sui difensori dei diritti umani, sulle minoranze e sulla tortura. Nella nota - pubblicata oggi - viene espressa profonda preoccupazione per le ''proteste in corso e le notizie di un elevato numero di arresti nella regione autonoma del Tibet e le vicine regioni in Cina'', nonché per le notizie secondo le quali le Forze di sicurezza avrebbero “sparato su manifestanti causando morti”. Da qui l’esortazione rivolta a ''tutte le parti alla moderazione e alla non violenza''. (R.G.)

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    In aumento i battesimi in Cina secondo una statistica del portale cattolico Faith

    ◊   Sono stati oltre 13.600 i nuovi battezzati in 80 diocesi della Cina continentale durante la Veglia Pasquale di quest'anno. Oltre al battesimo, i catecumeni hanno ricevuto anche gli altri due sacramenti dell’iniziazione cristiana: la cresima e l’eucaristia. La cifra di 13.600 è stata raggiunta secondo la statistica, ancora provvisoria, stilata dal portale cattolico Faith del continente, ripreso dall'Agenzia Fides. Il numero dei battezzati 2008 risulta molto superiore in confronto ai circa 8.000 battezzati della Pasqua 2007. Inoltre è da considerare che tantissime parrocchie e diocesi cinesi, secondo le esigenze locali, impartiscono il sacramento del battesimo anche durante tutto l’anno liturgico, non concentrandolo solo a Pasqua. Il portale cattolico sottolinea che, nonostante la cifra sia incoraggiante, bisogna sempre rapportarla al totale della popolazione cinese, 1 miliardo e 300 milioni di persone, quindi sollecita un'ulteriore impegnativa mobilitazione di tutti i cattolici. Nell’Arcidiocesi di Pechino ci sono stati circa 500 battezzati a Pasqua, 100 in più del 2007, mentre tra i neo battezzati della diocesi di Shanghai, che ha celebrato più volte il battesimo durante l’anno per esigenze pastorali, spiccano ben 54 studenti universitari. (R.P.)

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    Nepal: la speranza delle Chiese cristiane per una nuova fase nella storia del Paese

    ◊   Un appello perché le elezioni di oggi, siano prive di violenza, intimidazioni, minacce, nella speranza che portino a un rinnovato clima di rispetto per i diritti umani nel Paese: è quanto chiede l’organizzazione “Christian Solidarity Worldwide” nel giorno in cui 17 milioni di elettori nepalesi si recano alle urne per un voto che potrebbero dare una svolta alla storia del Paese. Come riferisce l’Agenzia Fides, sebbene la vigilia delle elezioni sia stata caratterizzata da numerosi episodi di violenza, con diversi morti e feriti, “gli incidenti occorsi non devono scoraggiare e non devono oscurare lo sforzo democratico che è in corso in Nepal” ha affermato K.B. Rokaya, Commissario per i Diritti umani del Nepal e Segretario Generale della Consiglio Nazionale delle Chiese cristiane nel Paese. “Il Nepal - afferma Christian Solidarity Worldwide - ha imboccato il sentiero della democrazia. I ritardi che si sono registrati in questo cammino hanno portato molti osservatori a nutrire dubbi sull’esito felice del processo di pace ma ora è essenziale che il paese prosegua su questa strada, abbandonando la violenza e credendo in un futuro migliore”. L’organizzazione propone a tutte le parti sociali un “codice di condotta”, che rispetti principi di dialogo, tolleranza, pluralismo, riconoscimento reciproco e pace, capaci di disinnescare ogni conflitto. “La nostra speranza è che queste elezioni conducano a un Nepal rinnovato, rafforzato nella democrazia, a un Paese in cui i diritti umani di ogni persona siano tutelati, senza discriminazioni di casta, religione, etnia o genere”.(R.P.)

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    Zimbabwe: i vescovi denunciano un "assordante silenzio" sull'esito del voto

    ◊   “Assordante silenzio” sull’esito del voto nello Zimbabwe: a quasi due settimane dalle elezioni presidenziali, i vescovi del Paese africano manifestano in una lettera la loro preoccupazione per la crisi politica. “Non esiste giustificazione a questo ritardo che sta mettendo a dura prova la pazienza della gente”, denunciano i presuli dello Zimbabwe, in una missiva diffusa dalla Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale dello Stato africano. Un ritardo che “ha generato pettegolezzi, speculazioni, timori e nervosismi” anche fra i candidati e la comunità internazionale. “Il mistero che circonda la riluttanza della Commissione elettorale dello Zimbabwe hanno prodotto sospetti sulla presunta manipolazione dei risultati”, stigmatizzano i presuli, paventando la “sfiducia” dell’elettorato verso le istituzioni, “la tensione politica e perfino l’instabilità”. Dal momento che, secondo la lettera dei vescovi, l’autonomia e la professionalità della Commissione elettorale sono state gravemente danneggiate e compromesse, anche durante il periodo post elettorale, la Conferenza Episcopale continuerà a osservare il Paese. L'arcivescovo Buti Tlhagale, presidente della Conferenza episcopale dell'Africa del sud (che comprende Botswana, Sud Africa e Swaziland), auspica che la tensione in Zimbabwe possa presto svanire e propone la mediazione di un soggetto di specchiata reputazione, come Kofi Annan, segretario uscente dell'ONU, per arrivare ad una soluzione accettabile per il Paese. Sulla crisi elettorale in Zimbabwe si è espressa anche la Caritas Internationalis, accanto alla Chiesa Cattolica e alla popolazione locale nel sollecitare i risultati del voto nell’interesse della pace e della giustizia. L’empasse elettorale ha spinto anche la vicina Zambia ad indire per sabato prossimo un vertice straordinario dell’Organizzazione regionale dell’Africa australe. Ricordiamo che la chiamata alle urne nello Zimbabwe, il 29 marzo scorso, ha visto confrontarsi Robert Gabriel Mugabe, presidente uscente, al potere dal 1980, Simba Makoni e Morgan Tsvangirai. Quest’ultimo è il leader del partito di opposizione, Movimento per il cambiamento democratico, che ha presentato all’Alta Corte dello Zimbabwe un ricorso per la pubblicazione dei risultati elettorali. La Corte si pronuncerà lunedì. (A cura di Virginia Volpe)

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    Vietnam: minacce ed attacchi di stampa contro i cattolici della parrocchia di Dong Da ad Hanoi

    ◊   Le autorità di Hanoi hanno lanciato una campagna di accuse su televisione e giornali nazionali, verso i fedeli che chiedono la restituzione del terreno della parrocchia di Nostra Signora del Perpetuo soccorso ed hanno convocato davanti al Comitato del popolo del distretto di Dong Da, il superiore dei Redentoristi in Vietnam, padre Vu Khoi Pungh. Da lunedì - scrive l'Agenzia AsiaNews - la televisione ed i quotidiani nazionali riferiscono della vicenda affermando che “si stanno occupando terreni dello Stato, si sta disturbando l’ordine pubblico, si fanno riunioni illegali di preghiera in aree pubbliche e si erigono, pure illegalmente, crocefissi ed immagini della Vergine”. Preoccupazione crea la richiesta, pure avanzata dai media nazionali, di una “azione drastica” contro i manifestanti che, dal 6 gennaio, si riuniscono pacificamente in preghiera nel terreno della parrocchia. Attualmente qualche centinaio vi ha eretto delle tende ed ogni giorno, dopo la messa del mattino e quella della sera, i Redentoristi guidano una processione con una grande croce. Chiedono così la restituzione dell’area da loro acquistata nel 1928: 60mila metri quadri sui quali furono costruiti la chiesa, il convento ed il seminario. Nel 1954, con la conquista del potere da parte del regime comunista, i religiosi furono imprigionati o deportati. I 60 mila metri quadrati del loro terreno furono ridotti a 2.700. Il resto fu via via usato dalle autorità pubbliche. Da allora, a più riprese, sono state avanzate petizioni per chiedere la restituzione dei terreni, sui quali è stato costruito un ospedale e sono state fatte cessioni a compagnie statali e membri del governo. Il caso più recente, di inizio anno, è la cessione di una parte di terreno ad una compagnia di confezioni, la Chiến Thắng. (R.P.)

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    Polonia: simposio teologico sulla speranza cristiana secondo l'insegnamento di Benedetto XVI

    ◊   “La vera immagine della speranza cristiana” è stato il tema del Simposio teologico che si è svolto nei giorni scorsi a Czestochowa, nell’Aula Giovanni Paolo II, presso il Seminario Maggiore dell’Arcidiocesi. Il Simposio è stato organizzato dalla Società Polacca di Teologia di Czestochowa e vi hanno partecipato i membri della Società Polacca di Teologia, insegnanti e professori, catechisti, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e studenti del Seminario Maggiore e dell’Istituto Teologico di Czestochowa. I Professori-relatori, riferisce l'Agenzia Fides, sono stati don Stanislaw Urbański dell’Università Stefan Wyszyński di Varsavia, don Antoni Tronina dell’Università Cattolica di Lublino e don Jerzy Bielecki, Presidente della Società Polacca di Teologia di Czestochowa. A presiedere i lavori è stato don Teofil Siudy, Presidente della Società Polacca di Mariologia. I relatori hanno presentato i diversi aspetti della speranza cristiana secondo l’insegnamento di Benedetto XVI, dal punto di vista della teologia biblica, dell’escatologia e della teologia della spiritualità. “Oggi in Polonia la speranza è una nuova sfida per la nostra società, all’inizio del terzo millennio - ha affermato durante il Simposio Mons. Stanislaw Nowak, Arcivescovo metropolita di Czestochowa -. Bisogna approfondire la problematica della speranza cristiana. Bisogna studiare la lettera enciclica Spe salvi per conoscere meglio la realtà della speranza cristiana. Bisogna che insegnanti, studenti, seminaristi siano ben preparati per presentare in modo chiaro e sufficiente ai giovani e al mondo la realtà della speranza cristiana”. (R.P.)

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    Terzo Congresso missionario nazionale in Venezuela: l’obiettivo è rievangelizzare i battezzati

    ◊   “Venezuela è la tua ora, sei discepola missionaria”: questa l’esortazione che dà il titolo al terzo Congresso missionario nazionale, che si è aperto ieri a Caracas, di cui riferisce l’agenzia Fides. L’incontro, che terminerà domenica, è stato Convocato dalla Conferenza episcopale venezuelana, dal Consiglio missionario nazionale e dalle Pontificie opere missionarie, L’obiettivo della riunione, che si sta svolgendo presso la scuola San Josè di Tarbes, è avviare il lavoro di evangelizzazione di tutti i battezzati, sia dentro che fuori le frontiere del Venezuela. Circa mille i partecipanti all’iniziativa, provenienti da tutte le diocesi della Nazione, tra religiosi, catechisti, seminaristi, giovani e vescovi, in rappresentanza delle diverse congregazioni, movimenti, istituti educativi e opere impegnate nell’annuncio del Vangelo e nella formazione dei missionari. (V.V.)

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    Visita in Inghilterra e Galles dell'arcivescovo Salazar per sensibilizzare sulla crisi in Colombia

    ◊   E’ in corso, a Londra, la visita in Inghilterra e Galles dell’arcivescovo di Barranquilla, mons. Rubén Salazar, accompagnato da mons. Héctor Fabio Henao, direttore della Dipartimento Sociale della Conferenza episcopale colombiana. La visita vuole sensibilizzare scuole, università, parrocchie sulle conseguenze del conflitto in Colombia, che in 40 anni ha provocato circa tre milioni di sfollati, costretti a vivere nelle baraccopoli delle periferie cittadine. Il presule spiegherà in particolare come la crisi abbia causato una delle più gravi emergenze umanitarie mondiali e chiederà alle comunità inglesi e gallesi di firmare una petizione volta a chiedere il sostegno del Governo di Bogotá a quanti hanno perso ogni cosa nel conflitto. L’attività di mons. Salazar si inserisce nella campagna condotta da anni dall’Episcopato colombiano per riportare pace e giustizia nella travagliata nazione latinoamericana, sconfiggere la povertà, assicurare l’accesso delle fasce più deboli alla sanità, all’istruzione e al lavoro. Il programma della tappa londinese del viaggio prevede per oggi una visita al ministero degli Esteri, il Foreign Office, celebrazioni religiose ed incontri; la seconda parte della visita, in terra gallese, include incontri con parlamentari regionali, studenti e giornalisti, per concludersi domenica prossima con una Santa Messa nella Cattedrale di St. David, a Cardiff, concelebrata da mons. Salazar e dall’arcivescovo diocesano, mons. Peter Smith. (R.P.)

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    "Servono politiche di giustizia": così la Caritas nell'incontro con il presidente Napolitano

    ◊   “Occorre inserire nell’agenda politico-sociale italiana la questione povertà, che troppo spesso emerge solo dentro e dietro la questione sicurezza”. È quanto sottolineato ieri dal presidente di Caritas Italiana, mons. Francesco Montenegro, che insieme al direttore mons. Vittorio Nozza è stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Questo vuol dire – ha aggiunto mons. Montenegro - costruire un Piano nazionale di contrasto alla povertà, come segno di una mobilitazione non solo istituzionale, ma anche sociale, puntando alla costruzione di politiche di giustizia che diano strutturalmente dignità a chi fa più fatica”. Al presidente Napoletano – scrive l’Agenzia Sir - è stata segnalata “l’assenza di politiche di contrasto, organiche e strutturali, al fenomeno povertà; la necessità di operare un cambio di prospettiva nella spesa sociale, passando dai trasferimenti monetari all’offerta di servizi; l’urgenza di politiche di sostegno alle famiglie che vedono crescere insicurezza e rischio di povertà; l’attenzione prioritaria al tema lavoro, per far fronte sia alla piaga della disoccupazione giovanile, sia al dramma di chi perde l’occupazione e rischia di rimanere fuori per sempre dal mondo del lavoro”. Riguardo alla questione povertà/esclusione Caritas italiana ha evidenziato alcune preoccupazioni in merito “all’insufficienza dell’attuale normativa sull’immigrazione, orientata più al controllo del fenomeno che ad una prospettiva di integrazione; la mancata regolamentazione legislativa per i richiedenti asilo, che non fa onore all'Italia, nonostante pratiche di accoglienza consolidate e organizzate; la persistente strumentalizzazione delle condizioni di marginalità nel dibattito – spesso scomposto – sul tema sicurezza, che comporta una spirale di carcerizzazione come unica alternativa alla costruzione di un sistema di protezione sociale, rendendo così lettera morta il dettato costituzionale relativo alla rimozione degli ‘ostacoli di ordine economico sociale’”. (R.P.)

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    Più spazio al sorriso nei media: così il prof. Nieto, insignito del dottorato "honoris causa" insieme al cardinale Ruini, dalla Pontificia Università Santa Croce

    ◊   “Bisogna essere pronti a cogliere i movimenti profondi che attraversano la società e la cultura” per inserirvi “il messaggio cristiano, capitalizzando e volgendo al bene le energie” che da questi scaturiscono: così il cardinale vicario Camillo Ruini, nel ricevere ieri pomeriggio il dottorato "honoris causa" in Comunicazione sociale istituzionale conferito dalla Pontificia Università della Santa Croce a Roma. A presiedere l’atto, il Gran Cancelliere dell’Ateneo e Prelato dell’Opus Dei, mons. Javier Echevarría. “La cultura” – ha osservato il porporato nella sua Lectio magistralis – costituisce “il terreno fondamentale di crescita, o invece di alienazione e deviazione delle persone, e anche lo spazio privilegiato per l’incarnazione del Vangelo nella vita e nella storia e per il suo confronto con altre e diverse concezioni, scelte o comportamenti”. “Si tratta, in concreto - ha spiegato ancora il cardinale Ruini - di evangelizzare la cultura italiana del nostro tempo, mostrando che essa, storicamente impregnata e in larga misura plasmata dal cattolicesimo, può rinnovarsi ed inoltrarsi nel futuro non allontanandosi da questa sua matrice, ma al contrario traendo da essa nuova linfa ed ispirazione”. Nel corso della stessa cerimonia è stato conferito il dottorato "honoris causa" anche al prof. Alfonso Nieto, primo docente ordinario nel 1976 di Comunicazione in Spagna, per 12 anni Rettore dell’Università di Navarra, oggi esperto internazionale in Economia dei media. Certamente originale nella sua Lectio magistralis il richiamo rivolto perché i media riservino maggiori spazi e tempi dedicati al sorriso. “Cosa scarseggia nel mercato dell’intrattenimento, soprattutto in quello digitale?” - si è chiesto il prof. Nieto - “Sicuramente manca molto: realismo, veridicità, solidarietà e molto di più”. Ma soprattutto “manca buonumore”. “Il buonumore - ha sottolineato - è “la disposizione abituale dell’animo che scopre, elabora, diffonde aspetti positivi, amabili, dell’informazione o dell’intrattenimento con tale forza da suscitare un sorriso”. “È una virtù propria dell’essere umano, dell’uomo che alla sua condizione di 'homo sapiens' e di 'homo faber' include quella di 'homo sorridens'”. E se “al buonumore è stato rubato tempo e spazio fino ad accantonarlo in una sezione del giornale mischiato con il cruciverba e l’indovinello, in una battuta, nel concorso per un premio”, ora “è necessario – ha concluso il prof. Nieto - aprire spazi e tempi che suscitino il sorriso in tutte o nella maggior parte delle pagine del giornale, della rivista, nei telegiornali, nella pubblicità”. (R.G.)

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    Settimanali Fisc: a Padova convegno e celebrazioni per i 100 anni de "La Difesa del Popolo"

    ◊   Prenderà il via oggi pomeriggio a Padova, nell’Aula magna “Galileo Galilei” dell’Università di Padova, il convegno nazionale delle 168 testate aderenti alla Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc). Ad aprire la manifestazione, riferisce l’Agenzia Sir, la celebrazione ufficiale del centenario del settimanale padovano “La Difesa del Popolo”, che ha per slogan “Cent’anni d buoni frutti”. “Questo convegno – spiega il direttore del settimanale, don Cesare Contarini – con la celebrazione ufficiale del centenario, rappresenta il culmine, ma non l’ultimo atto, di un percorso che stiamo conducendo da tempo, per dire che il settimanale diocesano ha una storia gloriosa alle spalle. Ma anche un presente vivo. Cent’anni di buoni frutti, certo, ma ancora tanto da seminare. Di settimana in settimana”. Per l’occasione, la “Difesa” varerà il passaggio al “tutto colore” per essere “ancora più accattivante, vivace, interessante”. Nel pomeriggio di oggi, dopo i saluti delle autorità, Guglielmo Frezza e Umberto Folena proporranno una rivisitazione storica della testata; seguirà l’intervento del vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, mentre Francesco Jori introdurrà ai lavori del convegno, che si svilupperanno nella giornata di domani sul tema “Un allarme al giorno: è la stampa, bellezza!”. (R.P.)

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    Pellegrinaggio degli sportivi ambasciatori di pace in Terra Santa dal 14 al 21 aprile

    ◊   “Gli sportivi ambasciatori di Pace in Terra Santa”: è il tema del pellegrinaggio in programma dal 14 al 21 aprile, promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici, in collaborazione con il Centro sportivo italiano (CSI) e l’Opera Romana Pellegrinaggi. Tre gli eventi sportivi significativi, di cui riferisce l’agenzia Sir. Tra questi la V edizione della “Maratona della pace Betlemme-Gerusalemme” intitolata a Giovanni Paolo II. Il cardinale vicario Camillo Ruini accenderà la fiaccola nelle mani di Ulderico Lambertucci, 62enne atleta marchigiano, che cento giorni fa è partito in solitaria da San Pietro, con il fuoco benedetto dal Papa. Tra i partecipanti anche Andrea Zorzi e Paola Saluzzi. Gli altri due eventi organizzati sono la prima edizione della maratona “Arad-Massada”, il 16 aprile, una corsa di 25 chilometri nel deserto, organizzata dal CSI di Modena e il torneo triangolare “Calcio per la pace”, giovedì 17 aprile a Gerusalemme, cui prenderanno parte una rappresentativa della “Clericus Cup, i ragazzi dell’”Agorà del Mediterraneo” e il “Peace Team”, compagine formata da calciatori israeliani e palestinesi. (R.G.)

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    Viene accesa oggi a Palermo la Fiaccola delle fede in onore di Santa Rita

    ◊   E’ Palermo quest’anno il Comune scelto per il cinquantesimo gemellaggio - nel segno della riconciliazione e del perdono cristiano - con Cascia, la città di Santa Rita. Proprio per far riscoprire la testimonianza di fede e di pace della taumaturga agostiniana, da 50 anni, viene scelta una città per l’accensione di una fiaccola che giunge poi in pellegrinaggio a Cascia il 21 maggio, vigilia della memoria liturgica di Santa Rita. L’obiettivo è quello di ricordare che una società pacifica e concorde si costruisce - come ha fatto Santa Rita - vivendo coraggiosamente l’impegno delle beatitudini evangeliche attraverso una vera conversione del cuore. La Fiaccola delle fede in onore di Santa Rita che verrà accesa questo pomeriggio a Palermo nella chiesa di Sant’Agostino, viene portata da una delegazione dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia accompagnata dal vescovo Riccardo Fontana. Vuole essere simbolo di speranza e di pace per la Sicilia, perché sperimenti l’intercessione della santa dei casi impossibili per superare quei conflitti causati dalla mancanza del perdono nel nome di Cristo. Fino al 20 maggio la fiaccola sarà custodita nel santuario agostiniano noto da secoli a migliaia di fedeli, nel cuore del centro storico del capoluogo siciliano, poi una delegazione accompagnata dall’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo raggiungerà Cascia per accendere il tripode votivo davanti alla basilica dedicata a Santa Rita. Da questo tripode la sera del 21 maggio saranno accese oltre diecimila fiaccole, per rendere ancora viva la testimonianza di fede e di pace di Santa Rita, “pacera di Cristo” e testimone della forza dell’amore e del perdono su ogni violenza. (A cura di Tiziana Campisi)

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    24 Ore nel Mondo



    Cina: sventato un piano per rapire gli atleti durante le Olimpiadi

    ◊   E’ in viaggio verso Buenos Aires la fiaccola dei Giochi di Pechino 2008. Il presidente del Comitato olimpico internazionale (CIO), Jacques Rogge, ha assicurato che l’itinerario della staffetta non sarà abbreviato. Ma ha anche ammesso che le proteste lungo il percorso della fiaccola olimpica rischiano di mettere in crisi le Olimpiadi. A questi timori si aggiungono anche notizie di possibili complotti per colpire i Giochi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    Le autorità cinesi hanno rivelato di aver sventato un complotto ordito da una rete criminale che pianificava il sequestro di atleti, giornalisti stranieri e funzionari sportivi durante le Olimpiadi. Il Comitato olimpico internazionale ha invitato poi la Cina a migliorare la situazione nel campo dei diritti umani. Il governo cinese ha chiesto, a sua volta, di far prevalere lo spirito olimpico e di non politicizzare i Giochi. Di fronte a questo scenario, la comunità internazionale resta divisa sull'ipotesi di partecipare, o meno, alla cerimonia di apertura. Il presidente statunitense, George Bush, ha dichiarato che si recherà a Pechino in occasione delle Olimpiadi. Il premier britannico, Gordon Brown, ha annunciato invece la sua decisione di non partecipare alla cerimonia inaugurale. Il Dalai Lama, leader spirituale del popolo tibetano, ha inoltre ribadito il proprio sostegno ai giochi aggiungendo che la Cina merita le Olimpiadi. Ma il percorso della fiaccola olimpica prosegue tra le polemiche: a San Francisco, sono state annullate cerimonie per evitare nuove azioni da parte degli attivisti pro-Tibet. Altre proteste sono previste a Buenos Aires, dove come primo tedoforo è stato scelto l’ex calciatore argentino, Diego Armando Maradona, campione del mondo nel 1986.

    Elezioni in Nepal tra le violenze: ieri sono morte almeno 8 persone
    Nepal alle urne, oggi, per eleggere l’Assemblea costituente. E’ una tornata elettorale caratterizzata da grande tensione, dopo che ieri almeno 8 persone hanno perso la vita nel corso di scontri con la polizia. Si tratta soprattutto di ex ribelli che vogliono rovesciare la monarchia di re Gyanendra. Ce ne parla Maria Grazia Coggiola:


    Sono aperte da stamattina alle 7.00, ora locale, le urne per eleggere un’Assemblea costituente che dovrà trasformare il volto del Nepal, consolidare la pace con i maoisti e, molto probabilmente, anche abolire la secolare monarchia. Circa 17 milioni di elettori sono chiamati a scegliere 601 rappresentanti, dei quali la metà con il sistema proporzionale. I principali partiti in lizza sono tre: il conservatore filomonarchico Congresso nepalese, dominato dalla dinastia politica dei Koirala; il partito comunista nepalese e gli ex ribelli maoisti. Lo scorso dicembre, queste tre forze, più altri partiti minori, avevano raggiunto un accordo per creare una Repubblica federale democratica. Il monarca Gyanendra, spogliato di ogni potere, dopo la rivolta di due anni fa, in un comunicato ieri ha rivolto un ultimo appello ai suoi sudditi. Negli ultimi due giorni, si sono verificate numerose violenze, disordini e scontri, tra fazioni rivali, che hanno causato otto morti. Per ora, non si segnalano incidenti di rilievo. Lo svolgimento del voto è controllato da osservatori delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea. Si prevede una partecipazione al voto del 60 per cento.

     
    In Corea del Sud, vittoria alle parlamentari del partito del presidente
    Elezioni, ieri, anche in Corea del Sud. Vittorioso il presidente Lee-Myung-bak, anche se il suo partito ha ottenuto la maggioranza all’assemblea unicamerale solo per un pugno di seggi. La cronaca, nel servizio di Chiaretta Zucconi:


    Il grande Partito nazionale del presidente Lee Myung-bak ha vinto la maggioranza dei voti alle elezioni parlamentari, che si sono tenute ieri in Corea del Sud, conquistando 153 seggi sui 299 dell’Assemblea nazionale, necessari per poter attuare le riforme economiche, contenute nel suo programma elettorale. 81 seggi vanno al Partito democratico unito, il resto ai liberali e agli indipendenti. Ma quando il parlamento si riunirà per la prima volta in maggio, avrà intorno a sé un partito conservatore diviso in fazioni. Molti dei suoi alleati lo hanno abbandonato, poiché non sono soddisfatti per non aver ottenuto privilegi e poltrone richieste; tutto ciò potrebbe fortemente limitare l’agenda del nuovo inquilino della Casa Blu. Il 66.enne Lee Myung-bak dovrà ora dimostrare ai quasi 38 milioni di sudcoreani, che lo hanno votato in dicembre, di essere capace di mantenere le promesse, volte a rendere l’economia più aperta e competitiva e a portare la crescita al 6 per cento nel 2008. Tutto quello che per ora è riuscito a fare “Bulldozer” - come è soprannominato Lee nel Paese asiatico - è stato mostrare i muscoli alla Corea del Nord, minacciando di sospendere l’invio di aiuti alimentari, se Pyongyang non cambierà atteggiamento e non si impegnerà a favore dello smantellamento nucleare.

     
    Esplosione in Afghanistan: 8 civili rimasti uccisi
    Una potente esplosione nella città meridionale afghana di Kandahar ha provocato la morte di 8 civili. La causa della deflagrazione non è ancora stata chiarita, ma l'ipotesi più probabile è che si sia trattato di un'autobomba guidata da un kamikaze e fatta esplodere contro un convoglio della NATO.

    Bush pronto ad annunciare l’interruzione del piano di rimpatrio dall’Iraq
    Il presidente americano, George Bush, è pronto ad accogliere le richieste del generale Petraeus, comandante delle Forze statunitensi in Iraq, e oggi annuncerà una pausa nel piano per il rimpatrio delle truppe. Lo ha riferito la portavoce della Casa Bianca. Per il generale Petraeus, è necessario un “periodo di consolidamento e valutazione” di almeno 45 giorni.

    La Corte Europea condanna l’Italia per le lacune nella gestione dei rifiuti
    "Maglia nera" all’Italia per la gestione dei rifiuti: la Corte Europea ha condannato il governo italiano per la tardiva e non corretta applicazione della direttiva volta a prevenire le ripercussioni negative sull'ambiente derivanti dalle discariche di rifiuti. La direttiva prevede che gli Stati elaborino una strategia nazionale per la riduzione dei rifiuti. Stabilisce anche regole sui costi dello smaltimento e prevede la procedura di autorizzazione di nuove discariche.

    Nuovo record per l’euro
    L'euro è volato al nuovo record di 1,59 dollari. Oltre a questo dato, si deve anche registrare un ennesimo ribasso per le piazze finanziarie europee, negative per il terzo giorno consecutivo, a seguito delle previsioni degli analisti finanziari sui risultati del secondo trimestre.

    In Uganda, probabile accordo tra governo e ribelli
    Il famigerato leader dei ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del signore, Joseph Kony, potrebbe firmare oggi un accordo di pace con il governo del presidente Museweni. Nonostante la notizia sia stata anticipata con certezza dal capo dei negoziatori, resta forte il timore che Kony, ricercato dalla giustizia internazionale per crimini di guerra, decida di rimanere nascosto nella foresta.

    Vertice sullo Zimbabwe in Zambia
    Lo stallo politico in Zimbabwe sarà al centro di un vertice straordinario dell’organizzazione regionale dell'Africa australe, sabato a Lusaka in Zambia. Intanto, è atteso per lunedì un pronunciamento dell’Alta Corte sulla pubblicazione dei risultati delle elezioni presidenziali, mentre è stato deciso il riconteggio dei voti in cinque circoscrizioni. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)



    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 101

     
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