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Sommario del 08/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La speranza cristiana al centro del viaggio apostolico negli Stati Uniti e alla visita all’ONU: così il Papa in un videomessaggio al popolo americano presentato in Sala Stampa Vaticana
  • La preghiera del Papa alla Basilica di San Bartolomeo all'Isola Tiberina, che custodisce le reliquie dei Martiri del XX secolo
  • Lettera del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, in occasione della Giornata per l’Università cattolica di domenica scorsa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • In corso a Itaici, nello Stato di San Paolo, la plenaria dei vescovi brasiliani. Intervista con il cardinale Odilio Pedro Scherer
  • Il cardinale di Sydney, George Pell: la preparazione della GMG procede bene, i numeri degli arrivi previsti superano le aspettative
  • All’Aja Conferenza internazionale sul ritardo nella distruzione delle armi chimiche. L'opinione di Maurizio Simoncelli
  • L'allarme dell'OSCE sul calo delle risorse dei Paesi donatori in vista degli Obiettivi del Millennio. Intervista con Marina Ponti
  • All’Urbaniana di Roma, presentazione del libro "Sacerdoti di Cristo": intervista con padre Armando Moreno
  • Chiesa e Società

  • Iraq: peggiora la situazione umanitaria, in un Paese disseminato da oltre 100 milioni di mine e ordigni inesplosi
  • Al via a Ginevra i lavori del rinnovato Consiglio ONU per i diritti umani: nell’arco di 4 anni vaglierà le situazioni di tutti i Paesi delle Nazioni Unite
  • Donne e bambine del Darfur hanno bisogno di protezione e giustizia contro gli stupri diffusi: la denuncia nel rapporto di Human Rights Watch
  • La FAO denuncia l’emergenza umanitaria in Somalia. Ogni mese, 20 mila persone lasciano Mogadiscio a causa dei combattimenti
  • In tre mesi, morbillo e meningite hanno ucciso centinaia di bambini nel nord della Nigeria
  • L’arcivescovo congolese di Bukavu fa appello alla generosità dei cattolici americani per consolidare pace e democrazia nel suo Paese
  • Procede in Sudan il progetto di una Università cattolica dedicata a San Daniele Comboni
  • Assemblea plenaria dei vescovi del Camerun. Tra i punti dibattuti: come ottimizzare la gestione dei beni della Chiesa
  • Indonesia: in vista delle elezioni generali del 2009 si auspica una presenza dei cristiani in politica
  • Oceania: dalla Pasqua nelle isole Salomone una spinta all'evangelizzazione
  • I rinnovati compiti di evangelizzazione della Chiesa nella Repubblica Dominicana illustrati dal cardinale López Rodríguez
  • Spagna: presentato il Catechismo per l'iniziazione cristiana "Gesù è il Signore" diretto ai bambini
  • Dall'UEFA, goal di beneficienza per le vittime delle mine in Afghanistan
  • I fedeli di Sydney premiano il programma “Cristianità” di RAI International
  • I Francescani italiani organizzano il terzo "Capitolo dei Poveri"
  • 24 Ore nel Mondo

  • La fiaccola olimpica potrebbe non proseguire la staffetta: l’annuncio del Comitato olimpico internazionale
  • Il Papa e la Santa Sede



    La speranza cristiana al centro del viaggio apostolico negli Stati Uniti e alla visita all’ONU: così il Papa in un videomessaggio al popolo americano presentato in Sala Stampa Vaticana

    ◊   Porterò il messaggio della speranza cristiana al popolo americano e alle Nazioni Unite: così, Benedetto XVI sintetizza, in un videomessaggio presentato oggi alla Sala stampa vaticana, il significato del suo ottavo viaggio apostolico internazionale, il primo negli Stati Uniti. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Il mondo “ha più che mai bisogno di speranza: speranza di pace, di giustizia, di libertà, ma non potrà realizzare questa speranza senza obbedire alla legge di Dio, che Cristo ha portato a compimento nel comandamento di amarci gli uni gli altri”: è uno dei passaggi chiave del videomessaggio di Benedetto XVI al popolo degli Stati Uniti d’America, ad una settimana dall’inizio del suo viaggio apostolico in terra americana. Il Papa sottolinea che pur visitando solo due città, Washington e New York, “intende abbracciare tutti i cattolici che vivono negli Stati Uniti”. “Il mio cuore - confida - sarà vicino a tutti, specialmente ai malati, ai piccoli, agli abbandonati”:

     
    "At the same time, I earnestly hope that my presence…
    Al tempo stesso auspico vivamente che la mia venuta in mezzo a voi sia accolta come espressione di fraternità verso ogni comunità ecclesiale e come testimonianza di amicizia verso tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà”.

     
    La speranza, dunque, è il cuore di questo viaggio apostolico e Benedetto XVI ricorda che il tema della visita è proprio “Cristo nostra speranza”:
     
    "Jesus Christ is hope for men and women…
    Gesù Cristo è la speranza per gli uomini e le donne di ogni lingua, razza, cultura e condizione sociale”.
     
    E’ grazie a Lui, aggiunge il Pontefice, che possiamo “formare una famiglia di persone e di popoli che vivono in fraternità”. E constata: “So bene quanto nel vostro Paese questo messaggio evangelico sia radicato”.

     
    "I shall also bring the message of Christian hope…
    Porterò il messaggio della speranza anche nella grande Assemblea delle Nazioni Unite ai Rappresentanti dei popoli del mondo”.
     
    Un mondo che ha bisogno di speranza. Il Pontefice si sofferma sulla “regola d’oro”, “Fate agli altri ciò che volete facciano a voi”. Una regola che si trova nella Bibbia, ma che, avverte, “vale per tutti, anche per i non credenti”. E’ questa, spiega, “la legge scritta nella coscienza umana, e su questa possiamo tutti ritrovarci, così che l’incontro delle differenze sia positivo e costruttivo per l’intera comunità umana”. Benedetto XVI non manca di ringraziare quanti stanno da tempo lavorando per preparare il viaggio, fattivamente e “aprendo la strada con la preghiera”. Nel videomessaggio, anche un saluto in spagnolo ai tanti cattolici statunitensi di origine ispanoamericana:

     
    "Les aliento a orar intensamente…"
    Il Papa chiede ai fedeli di lingua spagnola di pregare intensamente per i frutti pastorali del Viaggio e per “tener alta la fiamma della speranza in Cristo risorto”.


    Come detto, il videomessaggio del Papa è stato presentato stamani in Sala Stampa Vaticana, dove il direttore padre Federico Lombardi ha illustrato le tappe del viaggio apostolico negli USA. La conferenza stampa è stata seguita per noi da Alessandro Gisotti:
     
    Un viaggio breve, ma intenso, ricco di appuntamenti di grande significato non solo spirituale: padre Federico Lombardi ha innanzitutto ricordato la genesi dell’ottavo viaggio internazionale di Benedetto XVI, durante il quale il Papa celebrerà il suo 81.mo compleanno e il suo terzo anniversario di Pontificato:
     
    “L’origine di questo viaggio è l’invito alle Nazioni Unite, già fatto da Kofi Annan e ribadito e rinnovato da Ban Ki-moon. Le visite dei Papi alle Nazioni Unite sono già state tre: Paolo VI una volta e due volte Giovanni Paolo II. Normalmente, sono avvenute in ottobre, perchè ottobre è il tempo in cui comincia l’Assemblea generale. Quest’anno ci sono le elezioni negli Stati Uniti , come sapete, e non era possibile fare un viaggio in ottobre".
     
    Nell’atteso appuntamento al Palazzo di Vetro, del 18 aprile, ha rilevato il direttore della Sala Stampa, il Papa parlerà dei fondamenti dei diritti umani. Proprio quest’anno, all’ONU si celebra il 60.mo della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Il viaggio avrà anche una significativa dimensione pastorale. Il Papa incontrerà tutte le componenti principali della Chiesa americana, dai cardinali ai presuli, dai sacerdoti e religiosi agli esponenti del laicato cattolico. Tre le grandi Messe previste, durante il viaggio: una allo stadio di Washington e due a New York, nella cattedrale di St Patrick e, domenica 20, allo Yankee Stadium. Come prevedibile, c’è grande attesa da parte dei media americani per l’incontro alla Casa Bianca, il 16 aprile, tra il Papa e il presidente George W. Bush. Tuttavia, citando i risultati di un sondaggio commissionato dai Cavalieri di Colombo, padre Lombardi ha messo l’accento sulle vere aspettative degli americani:

    “Tra gli americani, la prima attesa non è cosa dirà sull’Iraq, ma cosa dirà su Dio nella nostra vita quotidiana e quali saranno i messaggi di carattere religioso e morale che il Papa ci porterà”.
     
    L’ultimo giorno della visita, domenica 20, si aprirà con l’evento forse più emozionante del viaggio: la visita e il momento di preghiera di Papa Benedetto a Ground Zero. Qui, il Santo Padre incontrerà alcuni superstiti e alcuni familiari delle vittime della tragedia dell’11 settembre:

     
    “E’ un evento molto semplice ed anche non molto lungo. Si prevede che duri in tutto una mezz’ora. Ovviamente, ha un immenso significato di carattere spirituale e simbolico”.
     
    Nel viaggio, sarà dato spazio anche ad incontri ecumenici ed interreligiosi. Una speciale attenzione, in particolare, al mondo ebraico: il Papa visiterà una sinagoga di New York e rivolgerà un augurio agli ebrei in occasione della loro festività di Pasqua.

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    La preghiera del Papa alla Basilica di San Bartolomeo all'Isola Tiberina, che custodisce le reliquie dei Martiri del XX secolo

    ◊   Gesù risorto illumina la testimonianza dei martiri della fede, solo apparentemente sconfitti dalla violenza e dai totalitarismi. Così, in sintesi, Benedetto XVI, durante la Liturgia della Parola, presieduta ieri pomeriggio nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, memoriale dei martiri del XX secolo. Ad accogliere il Papa sono stati, tra gli altri, il cardinale vicario, Camillo Ruini, ed i membri della Comunità di Sant’Egidio, cui la Basilica fu affidata nel ’93, e che quest’anno festeggia il 40.mo anniversario. Il servizio di Isabella Piro:
     
    (canto: “Inno dei Santi Martiri”)

    “Un pellegrinaggio alla memoria dei martiri del XX secolo”: così il Papa ha definito la sua visita alla Basilica di San Bartolomeo, una piccola Chiesa bianca, circondata dalle acque del Tevere, e che accoglie le reliquie dei cristiani caduti nel XX secolo. Un luogo “carico di memorie”, dunque, ha aggiunto il Santo Padre, che fa sorgere in noi una domanda: perché questi martiri “non hanno cercato di salvare a tutti i costi il bene insostituibile della vita?”. La risposta, ha sottolineato il Papa, è nella fiamma dell’amore:

    “Sorretti da quella fiamma anche i martiri hanno versato il loro sangue e si sono purificati nell’amore: nell’amore di Cristo che li ha resi capaci di sacrificarsi a loro volta per amore. Gesù ha detto: 'Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici'. Ogni testimone della fede vive questo amore 'più grande' e, sull’esempio del divino Maestro, è pronto a sacrificare la vita per il Regno di Dio. In questo modo si diventa amici di Cristo; così ci si conforma a Lui, accettando il sacrificio fino all’estremo, senza porre limiti al dono dell’amore e al servizio della fede”.

     
    Sono tanti, ha continuato Benedetto XVI, “i cristiani caduti sotto la violenza totalitaria del comunismo e del nazismo”, quelli uccisi nei 5 continenti, spesso “in odio alla fede”. E non pochi “si sono immolati per non abbandonare i bisognosi, i poveri, i fedeli loro affidati”. Questi nostri fratelli nella fede, ha detto il Papa citando Giovanni Paolo II, costituiscono come “un affresco delle Beatitudini, vissuto sino allo spargimento di sangue”. Una testimonianza però che parla “con voce più forte delle divisioni del passato”:

    “E’ vero: apparentemente sembra che la violenza, i totalitarismi, la persecuzione, la brutalità cieca si rivelino più forti, mettendo a tacere la voce dei testimoni della fede, che possono umanamente apparire come sconfitti della storia. Ma Gesù risorto illumina la loro testimonianza e comprendiamo così il senso del martirio”.

     
    Tanto più vera, allora, diventa l’affermazione di Tertulliano, citata dal Santo Padre: “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”:

    “Nella sconfitta, nell’umiliazione di quanti soffrono a causa del Vangelo, agisce una forza che il mondo non conosce: 'Quando sono debole - esclama l’apostolo Paolo - è allora che sono forte'. E’ la forza dell’amore, inerme e vittorioso anche nell’apparente sconfitta. E’ la forza che sfida e vince la morte”.

     
    “Anche questo XXI secolo si è aperto nel segno del martirio", ha concluso il Papa. "Quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra - ha aggiunto - diventano anche loro, come avvenne per Gesù, oggetto di persecuzioni; come Lui sono ‘segno di contraddizione”. Di qui, l’invito rivolto agli amici della Comunità di Sant’Egidio a guardare agli “eroi della fede”, sforzandosi di “imitarne il coraggio”, per essere “costruttori di pace e di riconciliazione fra quanti sono nemici o si combattono”.

    Dopo la Celebrazione, all’esterno della Basilica, Benedetto XVI ha scoperto una lapide commemorativa della sua visita. Quindi, ha rivolto ai tanti presenti un saluto, esteso anche al vicino ospedale “Fatebenefratelli”. Infine, il Papa ha ringraziato la Comunità di Sant’Egidio per il suo operato, esortandola a non temere le difficoltà e le sofferenze dell’azione missionaria:

    “La Parola di Dio, l’amore per la Chiesa, la predilezione per i poveri, la comunicazione del Vangelo sono state le stelle che vi hanno guidato testimoniando, sotto cieli diversi, l’unico messaggio di Cristo. Vi ringrazio per questa vostra opera apostolica; vi ringrazio per l’attenzione agli ultimi e per la ricerca della pace, che contraddistinguono la vostra comunità”.

    Anche la Comunità di Sant’Egidio ha ringraziato il Papa per la sua visita, definita “un dono prezioso” proprio perché cade nel 40.mo anniversario della Comunità. Il suo fondatore, Andrea Riccardi, ha poi aggiunto:

    ”Oggi Vostra Santità onora la memoria dei martiri, le cui esistenze parlano di un amore forte come la morte. Hanno vissuto non per sé: scandalo per il mondo del Novecento, che ha fatto sua suprema legge il “salva te stesso”, gridato a Gesù sotto la croce. Tale è ancora il mondo del nostro secolo, dove purtroppo tanti cristiani sono ancora uccisi in varie parti del mondo!”

     Andrea Riccardi ha poi ricordato le piaghe del mondo, in particolare dell’Africa dove, ha detto “il materialismo umilia l’uomo con la violenza, la povertà, il culto del denaro, sfigurando l’immagine di Dio”. Eppure, ha concluso, in questo contesto si vede “la forza umanizzante, liberatrice e pacificatrice della gratuità della vita cristiana” e si è “contenti di essere cristiani”, con una gioia “più forte del dolore che si sente nel mondo”.


    (canto: “Sarà saldo il monte della casa del Signore”)

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    Lettera del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, in occasione della Giornata per l’Università cattolica di domenica scorsa

    ◊   “Soltanto da un amore autentico per Dio scaturisce una sincera e costante attenzione alle problematiche dell’essere umano e della società; solo da un’intima ‘passione’ per Dio nasce quella vera ‘passione’ per l’uomo e per il suo vissuto quotidiano che si rivela scevra da interessi egoistici. Chi vive in comunione con il Signore conduce un’attività che non si ferma a risultati pratici, ma si traduce in un dono di sé ai fratelli”. E’ quanto scrive il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nella lettera all’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, in occasione della Giornata per l’Università cattolica che si è celebrata domenica scorsa. Questa Giornata - si legge nella lettera - è quest’anno una favorevole circostanza “per rendere omaggio alla venerabile serva di Dio Armida Barelli” che, insieme con padre Agostino Gemelli e un gruppo di amici, cooperò alla nascita dell’Università cattolica.

    Sua costante preoccupazione - scrive il segretario di Stato - fu quella di “rendere una testimonianza evangelica vitale e appassionata nella sua quotidiana attività professionale svolta per diversi decenni nell’ambito dell’Università e del Policlinico del Sacro Cuore”. L’incontro con il “Dio dell’inizio”, come Armida Barelli amava affermare - sottolinea il porporato - l’aveva spinta “a servire il Signore nei fratelli, specialmente in quelli ammalati e bisognosi”. Il “Dio dell’inizio” è anche il “Dio della fine”: con questa espressione - fa notare il cardinale - Armida Barelli voleva indicare che la vita dell’uomo “conserva il suo valore sempre, anche quando la malattia e la stanchezza ne infiacchiscono le energie”. E’ il mistero della sofferenza, che Benedetto XVI nella sua Enciclica Spe salvi, indica come uno dei luoghi della speranza cristiana.

    “La sofferenza in ogni sua manifestazione - spiega il cardinale Tarcisio Bertone - costituisce una specie di sigillo dell’umana finitezza, che è impossibile scrollarsi di dosso: finitezza non solo da accogliere con umile rassegnazione, bensì da comprendere e valorizzare nelle sue potenzialità misteriose, anche se cariche di dolore e, talora, addirittura drammatiche”. Il senso di questa finitezza - conclude - può diventare “via per meglio capire e dar senso alla nostra missione su questa terra, che ha importanza non solo quando siamo sani e vigorosi, ma pure quando il nostro fisico mostra i segni della sua intrinseca fragilità nella malattia, nella vecchiaia e finalmente nella morte”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione internazionale, un articolo di Francesco Citterich sulle elezioni municipali di oggi in Egitto.

    In cultura, stralci dell'introduzione del vescovo Rino Fisichella al volume di Giuseppe De Carli "Benedictus. Servus servorum Dei", che ripercorre la biografia di Joseph Ratzinger e i principali aspetti del suo Pontificato.

    Anticipazioni di alcune relazioni che saranno tenute domani a Roma in occasione della Giornata accademica sul tema "Diversi modelli di autorità presenti nella vita religiosa della Chiesa latina". I contributi sono di Bruno Esposito e Robert Geisinger.

    Elena Buia Rutt recensisce "Traversate di un credente", una raccolta di testi del gesuita Francois Varillon, comprendente scritti molti dei quali per la prima volta tradotti in italiano.

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    Oggi in Primo Piano



    In corso a Itaici, nello Stato di San Paolo, la plenaria dei vescovi brasiliani. Intervista con il cardinale Odilio Pedro Scherer

    ◊   È iniziata la seconda settimana di lavori alla 46.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale brasiliana, iniziata lo scorso 2 aprile. Fino a venerdì prossimo, gli oltre 300 vescovi - ospitati nella Casa di ritiro dei Gesuiti ad Itaici, nello Stato di San Paolo - continueranno a dedicare la loro attenzione in modo particolare alle direttive generali dell’azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile e al confronto sul documento di Aparecida, oltre a vari altri argomenti: dalla missione continentale, all’Anno paolino, alle questioni sociali ed etiche del Paese. Silvonei Protz ha parlato con il cardinale arcivescovo di San Paolo, Odilio Pedro Scherer, dell’andamento della plenaria:


    R. - Anzitutto, c’è bisogno di un approfondimento della fede nell’incontro rinnovato con il Signore Gesù nel riconoscimento che noi siamo suoi discepoli, e quindi, in quanto discepoli, dobbiamo conoscere meglio il Maestro, dobbiamo avvicinarci a lui, dobbiamo guardare a lui, seguirlo, sentire la sua presenza nella Chiesa come una presenza viva: “Il Signore è in mezzo a noi”, è il messaggio della Pasqua. Poi, Aparecida ha pure indicato che è il momento di un grande lavoro missionario. La nostra Chiesa deve essere profondamente missionaria, non solo mentre invia alcuni missionari chissà dove, ma è tutta la Chiesa che deve sentirsi missionaria.

     
    D. - In questo momento, in Brasile, la Chiesa, i cattolici stanno facendo anche una - per così dire - “battaglia” per la vita contro la legalizzazione dell’aborto: una cosa molto forte, vissuta a livello nazionale. Che fotografia lei dà oggi del Brasile “pro vita”?

     
    R. - Un importante giornale di Saõ Paulo ha pubblicato un’indagine che dice che il 68 per cento dei brasiliani sono contrari all’aborto, e questo ci conforta. Sappiamo che in parlamento ci sono dei progetti per legalizzare l’aborto: il ministro della Sanità vorrebbe legalizzato l’aborto come politica pubblica per ridurre la mortalità infantile e quella materna. Certo, noi non siamo d’accordo con il ministro sul fatto che questa sia una buona politica in ambito sanitario: una buona politica sanitaria sarebbe incentivare la vita, la salute, non la morte. Quindi, c’è sì una grande “battaglia” che da qualche anno stiamo sostenendo anche tramite movimenti, gruppi che vogliono fare introdurre la legalizzazione dell’aborto in Brasile. Sentiamo che in qualche modo i nostri appelli, le nostre riflessioni lasciano il segno anche sull’opinione pubblica, nel senso che gran parte di essa è contraria all’aborto, non solo perché sono cattolici o perché vanno in chiesa, ma perché veramente hanno capito che non si può attentare in questo modo contro una vita innocente e indifesa. Speriamo che questa convinzione in favore della vita si estenda ulteriormente e che i nostri parlamentari non vogliano poi votare delle leggi contrarie a quello che è anche il sentimento del popolo. La vita dev’essere comunque difesa, ovunque e sempre, anche se ci sono leggi contrarie.

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    Il cardinale di Sydney, George Pell: la preparazione della GMG procede bene, i numeri degli arrivi previsti superano le aspettative

    ◊   Sono almeno 225 mila le persone che hanno annunciato la propria presenza alla Giornata mondiale della gioventù (GMG) di Sydney 2008. I dati resi noti ieri dalla macchina organizzatrice dell'evento riferiscono anche dei 4000 volontari già reclutati per il grande raduno, ma il sito ufficiale della GMG australiana invita giovani e adulti a ingrossarne le file, per offrire il migliore supporto alle decine di migliaia di giovani che affollerrano la metropoli australiana dal 15 al 20 luglio prossimi. Sull'andamento dei preparativi, Charles Collins della redazione inglese della nostra emittente ha sentito il cardinale arcivescovo di Sydney, George Pell:


    R. - I think the answer is short…
    La risposta, in breve, è che sta andando tutto abbastanza bene. Non abbiamo problemi importanti o sfide inaspettate. Quindi, tutto si sta svolgendo secondo quanto è stato previsto.

     
    D. - Quante persone si aspettano? C’è stata preoccupazione a causa della distanza dell’Australia da gran parte del resto del mondo...

     
    R. - Everybody has always known...
    Tutti da sempre conoscono la distanza e questo sarà un problema. Ci sono nuove difficoltà che indeboliscono il dollaro americano e che eserciteranno una pressione ulteriore sui circa 38 mila 500 partecipanti che verranno probabilmente dagli Stati Uniti. In alcuni posti sarà difficile trovare dei voli. Le persone dovranno arrivare in Australia passando per le Filippine o il Giappone. Ci sono un numero di persone, circa 160 mila, che verranno da oltreoceano: alcuni di loro non saranno riconfermati e altri invece saranno aggiunti. I numeri che abbiamo sono comunque superiori alle aspettative.

     
    D. - Quanta importanza è data all’attività missionaria in Australia?

     
    R. - Well, there are many types of missionary...
    Ci sono molti tipi di attività missionaria. L’evangelizzazione credo abbia un certo peso in Australia e potrebbe essere chiamata "ri-evangelizzazione". Ci sono molte opportunità considerevoli. E non abbiamo un grande numero, ma un flusso continuo di adulti che entrano a far parte della Chiesa con il battesimo o facendo parte di altre comunità cristiane di altra denominazione. Sta crescendo in maniera sensibile, quindi, anche il seminario di cui sono a capo. Ogni seminario segue almeno due missioni nelle parrocchie, nei centri commerciali e nelle strade. Noi speriamo che i giovani preti sviluppino una più profonda sensibilità verso il bisogno di evangelizzare, uscire e parlare di Cristo alle altre persone.

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    All’Aja Conferenza internazionale sul ritardo nella distruzione delle armi chimiche. L'opinione di Maurizio Simoncelli

    ◊   A dieci anni dall’entrata in vigore della Convenzione internazionale che avrebbe dovuto portare entro il 2007 all’eliminazione totale delle armi chimiche, è stato distrutto solo un terzo delle 70 mila tonnellate di queste terribili armi di distruzione di massa esistenti nel mondo. Per fare il punto della situazione, si sta svolgendo all’Aja una Conferenza internazionale proprio per accelerare il processo di svuotamento degli arsenali. Esiste, quindi, ancora una seria minaccia che le armi chimiche vengano nuovamente utilizzate? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo:

     
    R. - Certamente, la minaccia c’è. Purtroppo, sappiamo che in caso di conflitto vengono usate tutte le armi. Le armi chimiche sono state usate anche pochi anni fa - lo ricordiamo - nella vicenda irachena contro gli oppositori di Saddam Hussein. E’, però, cambiato il clima internazionale relativamente a queste armi: è stata firmata una Convenzione internazionale, che ha proibito qualsiasi attività rivolta allo sviluppo, alla produzione, all’acquisizione, alla detenzione, alla conversazione e al trasferimento di queste armi, e alla quale hanno praticamente aderito quasi tutti i Paesi del mondo. Il problema è che, da una parte, alcuni ancora non hanno firmato questo Trattato e, dall’altra, che i programmi relativi alla distruzione procedono abbastanza a rilento. La Russia ha distrutto, ad esempio, soltanto un quarto dei suoi arsenali chimici; gli Stati Uniti il 50 per cento. Questi sono i due più grandi arsenali, ma è anche vero che sono processi costosi e non si possono certamente disperdere nell’aria o buttare in un fiume questi prodotti. Va, quindi, svolto un lavoro che deve essere fatto da professionisti e questo ovviamente ha un costo.

     
    D. - C’è il rischio che queste armi vengano in possesso non tanto di governi quando di gruppi terroristici?

     
    R. - Questo rischio c’è. Teniamo presente che l’arma chimica è un’arma chiamata tradizionalmente il “nucleare dei poveri”, perché con pochi fondi può essere realizzata. Ma è anche vero che si tratta di armi di difficile gestione, di difficile trasporto. Non è un caso che nel corso dei decenni queste armi siano state usate poco. L’uso massiccio risale, di fatto, alla I Guerra Mondiale. Non sono state più usate.

     
    D. - Si fa sempre il parallelo con l’arma nucleare. Rimane questo, quindi, il vero obiettivo della comunità internazionale per quanto riguarda la messa al bando?

     
    R. - Indubbiamente. Oggi come oggi, la minaccia maggiore è quella dell’arma nucleare, che evidentemente e purtroppo sta conoscendo una fase di espansione e di diffusione. In realtà, la non proliferazione non si è avuta. Per tornare all’arma chimica, questo regime internazionale, che ha trovato non a caso una grande comunità di intenti, dimostra sensibilità rispetto a questo tema. Certamente, questo accordo va però implementato: il fatto che purtroppo non abbiamo ancora distrutto tutti gli arsenali, lascia quantomeno preoccupati. E’ necessario, quindi, un impegno della comunità internazionale, affinché questa Convenzione di Parigi sia portata a termine e vi aderiscano anche altri Paesi che - lo ricordo - sono per lo più concentrati nell’area mediorientale: Siria, Iraq, Israele, Egitto e Libano, oltre alla Corea del Nord. Un impegno in questo senso mi sembra, quindi, estremamente importante, perchè altrimenti sarebbe abbastanza facile bloccare un processo che inizialmente sembra avviarsi positivamente sui binari di un effettivo disarmo e che purtroppo marcia invece con un certo ritardo.

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    L'allarme dell'OSCE sul calo delle risorse dei Paesi donatori in vista degli Obiettivi del Millennio. Intervista con Marina Ponti

    ◊   La settimana scorsa, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) aveva lanciato un brutto allarme: i Paesi donatori stanno fallendo nel loro impegno per sradicare la povertà dal mondo. Nel 2007, l’aiuto allo sviluppo ha subìto un calo preoccupante, i 22 Paesi membri hanno stanziato l’8,4 per cento in meno dell’anno precedente. Tutto questo allontana ancor di più la possibilità di arrivare a quel 0,7% del rapporto tra Aiuto pubblico allo sviluppo e PIL, da raggiungere entro il 2015. Paesi ultimi nella lista dei donatori, Grecia, Giappone, Stati Uniti e Italia. Francesca Sabatinelli ha intervistato Marina Ponti, direttrice europea per la campagna delle Nazioni Unite per gli Obiettivi del Millennio:


    R. - Preoccupano molto i dati forniti dall’OSCE, in quanto - nonostante i numerosi impegni presi in sede di Unione Europea, impegni che dovrebbero portare tutti i Paesi verso lo 0,7 entro il 2015 - alcuni Paesi importanti stanno facendo invece dei passi indietro.

     
    D. - Nel 2005, al G8 di Gleneagles, i Paesi si impegnarono ad aumentare le risorse. Perché c’è stato questo passo indietro?

     
    R. - Ci sono dei Paesi in Europa che hanno già superato lo 0,7, che continuano ad impegnarsi, e sono l’Olanda, il Lussemburgo, la Norvegia, la Svezia. Abbiamo poi Paesi come la Spagna, che negli ultimi anni continuano ad aumentare le risorse, onorando questi impegni. La Spagna, infatti, ha aumentato del 33 per cento le risorse allo sviluppo, dal 2006 al 2007. Quello che preoccupa sono invece i segnali di alcuni Paesi leader. La Francia ha fatto un passo indietro ed è scesa in quest’ultimo anno dallo 0,47 allo 0,39 e un Paese come la Francia non può mandare certi segnali. Questo preoccupa moltissimo. Un altro aspetto che preoccupa molto è anche il passo indietro fatto dalla Gran Bretagna. Il primo ministro inglese, Gordon Brown, ha lanciato quest’anno con molta forza una campagna mondiale di mobilitazione in favore degli Obiettivi di sviluppo del Millennio e ovviamente questa sua campagna, in qualche modo, viene resa meno credibile da una diminuzione dell’Inghilterra delle risorse destinate agli Obiettivi.

     
    D. - Marina Ponti, c’è quello che è stato definito il risultato sconfortante dell’Italia...

     
    R. - L’Italia è scesa dallo 0,2 allo 0,19. C’è una nota positiva - nonostante l’Italia faccia troppo poco e sia ancora uno dei fanalini di coda dell’Unione Europea - che è importante sottolineare: le risorse che sono state messe sul tavolo dall’Italia dal 2006 al 2007 sono delle nuove risorse, e cioè se si mette da parte la cancellazione del debito, per cui se non la si conteggia, l’Italia di fatto, in termini di risorse nuove, le ha aumentate del 46 per cento. Purtroppo, l’Italia, come membro del G8, come Paese ospitante del G8 del 2009, come membro fondante dell’Unione Europea, non si può permettere di essere così in basso nella classifica.

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    All’Urbaniana di Roma, presentazione del libro "Sacerdoti di Cristo": intervista con padre Armando Moreno

    ◊   Alla Pontificia Università Urbaniana, viene presentato alle 17 di oggi il libro di Conchita Cabrera de Armida "Sacerdoti di Cristo". Dopo il saluto del nunzio apostolico in Italia, l'arcivescovo Giuseppe Bertello, seguirà la riflessione di mons. Juan Esquerda Bifet su "Maria, Madre di Gesù, nella vita e nel ministero sacerdotale". Nell’intervento successivo, padre Armando Moreno, dei Missionari dello Spirito Santo, presenterà le finalità del volume , mentre la relazione conclusiva sarà svolta da suor Teresa Caligaris, delle Religiose della Croce del Sacro Cuore di Gesù, e avrà per titolo "La maternità verso i sacerdoti: l’eredità di Conchita per le religiose della Croce". Sposa e madre di famiglia, Conchita, messicana, è stata una grande mistica la cui spiritualità ha ispirato la nascita di svariate opere. Per un breve profilo di Conchita, Giovanni Peduto si è rivolto a padre Armando Moreno:


    R. - Nacque l'8 dicembre del 1862 a San Luis Potosì, in Messico. Sposò Francisco Armida l'8 novembre 1884, formando una famiglia di 9 figli. Suo marito morì dopo 17 anni di matrimonio. Lei invece visse fino al 3 marzo 1937. A Città del Messico, dove Conchita morì, venne avviato il processo ordinario sulla fama di santità il 13 aprile 1957. Giovanni Paolo II l’ha dichiarata Venerabile il 20 dicembre 1999.

     
    D. - Qual è il messaggio del libro "Sacerdoti di Cristo"?

     
    R. - Il proposito è quello di delineare un percorso per rinnovare in ognuno dei sacerdoti, ministri di Cristo, la chiamata sempre antica e sempre nuova alla santità. Il centro nodale di quello che Conchita chiede al Signore è la trasformazione del sacerdote in Cristo e la sua unificazione nella Trinità mediante lo Spirito Santo. L’unica cosa che il Signore da parte sua chiede affinché questa trasformazione avvenga, è la volontà del sacerdote.

     
    D. - Qual è il carisma di Conchita?

     
    R. - Il carisma di Conchita è un carisma profetico cioè quello di far risplendere la potenza santificatrice di Cristo e dello Spirito Santo in tutti gli stati di vita, vale a dire: siamo tutti obbligati alla più alta santità, vivendo il nostro sacerdozio battesimale.

     
    D. - La mistica della Croce delineata da Conchita appare un po’ difficile da comprendersi oggi...

     
    R. - È vero, ma la croce è stata ed è sempre presente nella vita di ciascuno di noi. Ma come farla diventare croce salvifica e redentrice? Per Conchita, il dolore umano deve essere trasfigurato dall’amore e così si trasforma in una forza dinamica. La croce trasfigurata dall’amore è una croce illuminata dalla speranza, certezza della nostra completa liberazione: la croce ci conduce alla gloria della risurrezione.

     
    D. - Quale eredità ci ha lasciato Conchita?

     
    R. - Per mezzo di lei, il Signore ha suscitato nella Chiesa le Opere della Croce: l’Apostolato della Croce per tutto il popolo di Dio, laici, sacerdoti e religiosi; le Religiose della Croce del Sacro Cuore di Gesù, di vita contemplativa; l’ Alleanza d'amore con il Sacro Cuore di Gesù, per i laici; La Fraternità di Cristo Sacerdote, per vescovi e sacerdoti; e i Missionari dello Spirito Santo. In più, sono nati altri 11 Istituti sia maschili che femminili, di cui uno maschile di rito Bizantino in Romania, e due movimenti laicali, che formano parte di quella che chiamiamo la Famiglia della Croce. Queste opere sono animate da un intenso spirito sacerdotale e trinitario e cercano di diffondere nella Chiesa il Regno dello Spirito Santo, che è il regno dell’amore e della croce del nostro Salvatore. L’eredità più preziosa che Conchita ci ha lasciato è quella di dare la vita, come lei l’ha data, in favore della Chiesa e della salvezza dell’umanità, causa per la quale lei stessa si è offerta al Signore.

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    Chiesa e Società



    Iraq: peggiora la situazione umanitaria, in un Paese disseminato da oltre 100 milioni di mine e ordigni inesplosi

    ◊   “La crisi umanitaria in Iraq è peggiorata – ha denunciato il sottosegretario generale dell'Onu per gli Affari umanitari, John Holmes - e siamo molto preoccupati – ha sottolineato - degli effetti che il prolungarsi del conflitto potrà avere sulla popolazione civile”. “Nonostante segni di miglioramento della sicurezza in alcune zone, permangono” infatti “gravi problemi umanitari”. Secondo le Nazioni Unite circa 4 milioni di iracheni non hanno abbastanza cibo, solo il 40% ha accesso all'acqua potabile, un terzo è tagliato fuori da ogni assistenza medica, mentre la malnutrizione acuta nei bambini sotto i 5 anni è più che raddoppiata. Questi dati, ha detto Holmes, “non vanno sottovalutati”. E la crisi, non è destinata a migliorare se negli ultimi mesi, il numero dei profughi e sfollati non è diminuito da poter sperare in un ritorno dei civili nel Paese. “Oltre all’insicurezza, gli iracheni sono costretti a vivere in mezzo a una delle più alte concentrazioni al mondo" di armi inesplose. Secondo dati diffusi dall’ONU e dal Governo iracheno, vi sarebbero almeno 25 milioni di mine in 4 mila campi sparsi in tutto il Paese; a queste si aggiungono circa 90 milioni - si stima - di ordigni, bombe, granate, munizioni inesplose abbandonate nel Paese. Solo nel 2006 sono morte in Iraq per ordigni inesplosi 565 persone. “Oltre ad uccidere, - sottolinea l’ONU - le mine infliggono ferite permanenti, impediscono l’accesso a terreni agricoli, e cosi anche la libertà di movimento e la consegna degli aiuti umanitari”. Cresce anche la rabbia di fronte a delitti mirati a colpire quanti sono impegnati “nel campo del dialogo, della tolleranza e della riconciliazione che sono i valori di cui oggi l’Iraq ha grande bisogno”, come ha commentato all’agenzia SIR padre Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede, all’indomani del funerale domenica scorsa del sacerdote siro-ortodosso Youssef Adel ucciso il 5 aprile, dopo l’omicidio scoperto il 13 marzo scorso dell’arcivescovo caldeo di Mossul, mons. Paulos Faraj Rahho (A cura di Roberta Gisotti)

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    Al via a Ginevra i lavori del rinnovato Consiglio ONU per i diritti umani: nell’arco di 4 anni vaglierà le situazioni di tutti i Paesi delle Nazioni Unite

    ◊   Per la prima volta nella storia delle Nazioni Unite, tutti i Paesi membri saranno scrutinati nell’arco di quattro anni dal Consiglio dell'ONU per i diritti umani, subentrata nel 2006 all'omonima e screditata Commissione. Un sorteggio compiuto nei mesi scorsi ha stabilito il calendario dei lavori. Prima Nazione sotto la lente del Consiglio, riunito da ieri a Ginevra, il Bahrein. Al ritmo di 48 l'anno, in tre diverse sessioni, tutti i 192 Stati della grande famiglia ONU dovranno presentarsi all'esame. Nel corso della prima sessione, in programma fino al 18 aprile, saranno scrutinati 16 Paesi tra i quali Tunisia, Marocco, Indonesia, Regno Unito, India, Brasile, Algeria, Polonia, Olanda e Argentina. Per ogni Nazione, il Consiglio - cui partecipano delegati di 47 Paesi - procederà ad un “dialogo interattivo” di circa tre ore, guidato da una 'troika' composta da tre Stati e basato su tre documenti: un rapporto dello Stato sotto esame, una informativa basata su documenti ufficiali delle Nazioni Unite ed un'altra supportata da osservazioni di organizzazioni non governative ed altre fonti. Per ogni Paese sarà approvato un documento finale. (R.G.)

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    Donne e bambine del Darfur hanno bisogno di protezione e giustizia contro gli stupri diffusi: la denuncia nel rapporto di Human Rights Watch

    ◊   Stupri diffusi nei confronti di donne e anche di bambine di 11-12 anni, impuniti e prevalentemente commessi da soldati alleati con il governo. Questo il contenuto di un rapporto sulla regione sudanese del Darfur diffuso ieri da Human Rights Watch (HRW), associazione con sede a New York che promuove la difesa dei diritti umani. Il documento di 44 pagine denuncia che, durante il conflitto che da 5 anni insanguina il Darfur, non c’è stata né protezione né giustizia per le vittime delle violenze sessuali. “Le vittime di questi orribili atti – ha dichiarato Georgette Gagnon, direttore per l’Africa di HRW- hanno pochissime speranze di essere risarcite: evitando di punirli è come se lo Stato autorizzasse gli stessi aguzzini a compiere gli stupri”. “Nonostante le promesse, il governo sudanese ha fatto poco o niente per fermare gli abusi, spesso compiuti proprio dai suoi soldati o da milizie arabe alleate.” Da Khartum non è arrivata nessuna replica ufficiale, ma rapporti periodici governativi negano l’esistenza di stupri diffusi. Sotto accusa anche l’inerzia delle Forze internazionali di pace. “Cinque anni di continua paura di abusi sessuali sono un periodo troppo lungo - ha concluso Georgette Gagnon - le donne e le bambine del Darfur hanno bisogno di protezione e le vittime hanno bisogno di giustizia.” (V.V.)

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    La FAO denuncia l’emergenza umanitaria in Somalia. Ogni mese, 20 mila persone lasciano Mogadiscio a causa dei combattimenti

    ◊   Esodo da Mogadiscio: a causa dei confitti armati ogni mese 20 mila persone lasciano la città. È quanto denuncia la FAO. Gli scontri nella capitale sono, infatti, all’ordine del giorno: nel fine settimana, riferisce l’agenzia Misna, almeno una decina di persone sono rimaste uccise in attacchi armati. I 30 chilometri di strada che collegano Mogadiscio alla città di Afgooye ospitano già circa 250 mila sfollati. La situazione umanitaria, denuncia l’organizzazione ONU, è particolarmente grave nelle regioni centrali, nello Shabelle e nell’Hiiraan. Complessivamente, è stato stimato che circa 2 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria e mezzi di sussistenza nei prossimi sei mesi. L’interruzione delle attività commerciali a Bankara, a Mogadiscio, (sede del mercato principale nella zona del sud) ha avuto come risultato l’aumento dei prezzi sui principali beni di consumo che sono cresciuti fin dal maggio dello scorso anno. Questo aumento delle tariffe è stato ancora più pronunciato nel nord est, nella regione del Puntland. A Bossaso, capitale commerciale della zona, 50 kg di farina, che costavano 12 dollari, hanno raggiunto i 33 dollari. Anche l'aumento del prezzo dei carburanti e il deprezzamento della moneta, lo scellino somalo, sta creando problemi per l'approvvigionamento di cibo. Sta per iniziare, inoltre, la stagione delle piogge, che generalmente dura da aprile a giugno e permette il raccolto di cereali di agosto, il più copioso dell’anno. Se quest’anno le precipitazioni dovessero essere meno abbondanti l’emergenza umanitaria potrebbe aggravarsi ulteriormente. (V.V.)

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    In tre mesi, morbillo e meningite hanno ucciso centinaia di bambini nel nord della Nigeria

    ◊   Due epidemie di malattie infantili, il morbillo e la meningite cerebrospinale, hanno colpito gli Stati del nord della Nigeria provocando in tre mesi 400 morti e migliaia di malati; lo riferiscono fonti sanitarie alla stampa nazionale, riprese dall'Agenzia Misna. Nello Stato di Yobe 190 bambini sono morti di morbillo e 2482 si sono ammalati; altrettanto seria la situazione nello Stato di Katsina dove la malattia esantematica fa fatto 165 vittime e 3064 bambini hanno contratto la malattia. Nello Stato di Sokoto i decessi sono stati oltre 40 in totale per la malattia esantematica e per la meningite, di cui 22 nell'ultima settimana. Altri casi si sono verificati negli Stati di Gombe, Adamawa, Kebbi, Zamfara, Kaduna e Bauchi; coinvolto anche lo Stato di Kano, anni fa al centro di un'epidemia di poliomelite, ma, sottolineano questa volta le autorità sanitarie, i casi registrati di morbillo e meningite sono tra quelli più bassi. Medici e dirigenti dei centri di immunizzazione attribuiscono l'emergere del problema a più di un fattore, a cominciare da insufficienti campagne di vaccinazione, nonostante il riconoscimento degli sforzi fatti dal governo, anche a causa della diffidenza che permane tra parte delle famiglie nei confronti della vaccinazione; ma soprattutto pesa la mancanza di strumenti per diagnosticare rapidamente le malattie e contenere così le epidemie al loro insorgere.

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    L’arcivescovo congolese di Bukavu fa appello alla generosità dei cattolici americani per consolidare pace e democrazia nel suo Paese

    ◊   La Repubblica Democratica del Congo ha ancora bisogno della generosità degli Stati Uniti per consolidare la pace e la democrazia nel Paese, ancora fragili dopo decenni di guerre e violenze. Lo ha affermato l’arcivescovo congolese di Bukavu, mons. François Maroy Rusengo durante una visita nei giorni scorsi a Washington, dove ha incontrato esponenti politici e responsabili della Conferenza episcopale statunitense per chiedere altri aiuti a sostegno del processo di pacificazione nell’ex-Zaire. Un processo che non si può dire concluso, soprattutto in alcune aree come appunto l’arcidiocesi di Bukavu, dove la popolazione continua a subire violenze e vessazioni da parte delle milizie. “I miliziani - ha denunciato l’arcivescovo all’agenzia Cns – continuano a stuprare, saccheggiare e a reclutare bambini”. A preoccupare in particolare il presule sono i giovani che costituiscono la metà della popolazione congolese: “Non hanno un lavoro e non vedono alcun futuro ed è difficile trovare una risposta a questo problema”. Per uscire da questa situazione, mons. Maroy ha ribadito che è indispensabile l’aiuto della comunità internazionale e, in particolare, di una superpotenza come gli Stati Uniti: “Il governo statunitense deve incoraggiare il dialogo, mentre l’ONU deve promuovere il buon governo”. Ma un Paese povero come la Repubblica Democratica del Congo ha anche bisogno di aiuti economici. Il presule si è appellato in particolare alla solidarietà dei cattolici: “I cattolici americani possono condividere il loro benessere”, ha detto. (L.Z.)

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    Procede in Sudan il progetto di una Università cattolica dedicata a San Daniele Comboni

    ◊   Si sta progressivamente concretizzando il progetto di una Università cattolica in Sudan dedicata a San Daniele Comboni. Il progetto risale al 1992, quando per iniziativa di padre Camillo Ballin, ora vescovo e vicario apostolico del Kuwait, fu aperto il “Comboni Teachers' Training College” (CTTC), Il progetto ha cominciato a prendere una forma più ufficiale nel 2001 con l’approvazione da parte del Ministero sudanese dell'Educazione del Corso di laurea breve in Scienze Informatiche organizzato dal “Collegio Comboni di Scienze del Computer”, oggi “Collegio Comboni di Scienze e Tecnologia” (CCST). A questo corso si sono aggiunti due programmi di Tecnologie dell’Informazione e di Contabilità e Gestione aziendale approvati dal Ministero nel 2004. Nel novembre 2007 il Ministero ha dato un'approvazione provvisoria anche al CTTC a condizione che rientri sotto la tutela del CCST, come Corso di baccalaureato in Educazione e di Scienze Religiose (ERS). A finanziarlo sarà la diocesi di Khartoum mentre la responsabilità degli altri programmi sarà dei Missionari Comboniani. La costruzione degli edifici dell'ERS, sarà molto probabilmente avviata entro quest'anno. Inoltre, si sta studiando l’ipotesi di un altro corso di diploma e il baccalaureato in Lingua Inglese. Il Collegio potrà vedersi riconosciuto il titolo di Istituto universitario solo dopo aver rilasciato la Laurea di quattro anni per ognuno di questi cinque Corsi di studio. Questo traguardo non è stato ancora raggiunto e tuttavia si può dire che l'Università cattolica del Sudan è già una realtà anche se manca ancora l'approvazione del Ministero sudanese dell'Educazione. (L.Z.)

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    Assemblea plenaria dei vescovi del Camerun. Tra i punti dibattuti: come ottimizzare la gestione dei beni della Chiesa

    ◊   La partecipazione della Chiesa camerunese alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, al Congresso Eucaristico internazionale a Québec e alla prossima assemblea dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa centrale, prevista a giugno, nella capitale centrafricana Bangui: questi i temi al centro della la 33ª Assemblea plenaria della Conferenza episcopale nazionale del Camerun. Nel corso dei lavori, svoltisi la settimana scorsa a Yaoundé, i vescovi hanno eletto le nuove cariche direttive della Conferenza. Tra i punti all’ordine del giorno dell’Assemblea - riferisce l'Agenzia Apic - anche l’attuale situazione finanziaria della Chiesa cattolica in Camerun. In particolare i presuli hanno discusso di come gestire meglio i beni della Chiesa locale, per renderla finanziariamente autonoma. Alla riunione hanno presenziato anche docenti dell’Università cattolica di Yaoundé. Assente invece mons. Simon-Victor Tonyé Bakot, arcivescovo di Yaoundé, ricoverato a Parigi a seguito di un grave incidente stradale avvenuto il 27 marzo scorso. (L. Z.)

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    Indonesia: in vista delle elezioni generali del 2009 si auspica una presenza dei cristiani in politica

    ◊   Continuano i passi - a volte faticosi o segnati da ostacoli di vario genere - della democrazia indonesiana. Il paese musulmano più popoloso al mondo (oltre 220 milioni di persone, all’85% musulmane) ha sperimentato gli inizi di democrazia dopo la caduta del dittatore Suharto, nel 1998. A dieci anni da quell’evento, il paese ha annunciato nuove elezioni legislative e amministrative, che si terranno fra circa un anno, il 5 aprile 2009. E in vista di questo appuntamento elettorale - riferisce l'Agenzia Fides - i cristiani indonesiani sono stati esortati a impegnarsi e competere attivamente nella vita politica nazionale, per promuovere i valori di unità, pluralismo, libertà, diritti umani, come ha detto di recente il Forum della Comunicazione cristiana, associazione ecumenica fondata nel 1996 cui aderiscono anche esponenti cattolici, in un recente convegno su: “La politica cristiana in occasione delle elezioni del 2009”. Nei vari interventi è stata ribadita l’importanza dell’impegno pubblico dei cristiani per costruire una nazione migliore, ma anche per contrastare quelle ideologie e movimenti di stampo fondamentalista che oggi minacciano i principi costituzionali della Pancasila, su cui si basa la pacifica convivenza tra le diverse etnie e religioni in Indonesia. Tale approccio, si è detto, deve coinvolgere tutti i cittadini indonesiani, dato che libertà e democrazia sono valori e principi comuni e di cui beneficiano tutti. Nelle elezioni precedenti, come in quelle del 2009, la Chiesa cattolica indonesiana ha sempre tenuto e continuerà a tenere alta la bandiera della trasparenza, del rispetto della dignità della persona, del dialogo interreligioso, del rifiuto di ogni fondamentalismo, dell’attenzione allo sviluppo sociale ed economico equo e solidale. Denunciando, senza titubanze, anche le violazioni e gli abusi sulla libertà religiosa: dal 1994 al 2007, segnalano alcune organizzazioni cristiane, oltre cento chiese cristiane sono state costrette a chiudere i battenti a causa delle discriminazioni e delle violenze perpetrate da gruppi di estremisti islamici nei confronti della popolazione cristiana. Un fenomeno a cui le autorità politiche indonesiane sono chiamate a dare risposte concrete, garantendo protezione, tutela, libertà di culto. (R.P.)

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    Oceania: dalla Pasqua nelle isole Salomone una spinta all'evangelizzazione

    ◊   E’ una spinta propulsiva all’annuncio cristiano e all’evangelizzazione quella generata dalla celebrazione della Pasqua nell’isola di Auki, all’interno dell’arcipelago delle isole Salomone. Alle celebrazioni della Settima Santa hanno partecipato in massa i fedeli cattolici del luogo, che hanno dato un testimonianza cristiana di fede, speranza e carità, apprezzata da tutta la popolazione locale. La diocesi - riferisce l'Agenzia Fides - ha affidato la preparazione dei diversi momenti alle 9 comunità parrocchiali diocesane, cha hanno potuto esprimere il loro carisma e il loro impegno, mettendolo al servizio dell’intera comunità. Oltre alle celebrazioni liturgiche, i fedeli hanno realizzato una rappresentazione scenica della Passione di Cristo e della Via Crucis, che ha attratto numerosi non cristiani, suscitando commozione e intensa preghiera. L’esperienza della Pasqua nella diocesi di Auki, che conta circa 35mila battezzati su 132mila abitanti, ha portato una rinnovata spinta per l’evangelizzazione, che si esprimerà in diverse iniziative messe in cantiere nei prossimi mesi, con la partecipazione di sacerdoti, religiosi, laici e giovani. Il vescovo Christopher Cardone ha ricordato che la comunità è stata colpita un anno fa da uno tsunami, che ha messo in ginocchio l’economia ma che non ha spento la speranza. La visita della Croce e dell’Icona mariana della GMG ha avuto il potere di infondere nuova forza ed entusiasmo nella comunità. (R.P.)

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    I rinnovati compiti di evangelizzazione della Chiesa nella Repubblica Dominicana illustrati dal cardinale López Rodríguez

    ◊   “La Chiesa cattolica in America latina, e certamente nella Repubblica Dominicana, nel suo compito specifico di evangelizzare non ha mai trascurato la promozione dell’educazione e dell’istruzione e perciò molte delle sue energie, da secoli, sono state indirizzate a questi traguardi”. Così, in un’intervista al quotidiano dominicano “Listin Diario”, l’arcivescovo di Santo Domingo cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez. I missionari, fin dalla prima ora, ha aggiunto il porporato “sono stati quasi sempre grandi maestri”, poiché convinti che “l’incontro personale con Cristo è anche un’elevazione della dignità umana”. D’altra parte, ha spiegato, gli stessi apostoli di Gesù nel loro mondo e nel loro contesto “furono dei giganti dell’insegnamento e da allora, la Chiesa, ha camminato su questo medesimo sentiero senza altezzosità. La Chiesa è consapevole della ricchezza e dell’importanza del suo patrimonio in questo campo e difficilmente si può trovare qualcosa di simile. La Chiesa, ha rilevato il porporato, “non rinunciarà mai a questo suo dovere e qui, nella Repubblica Dominicana come altrove, farà sempre di tutto per trasmettere i valori e i principi dei quali è depositaria e custode”. Ricordando questi ultimi 26 anni, da quando egli arrivò nella capitale dominicana, ha tracciato un bilancio delle molte cose che la Chiesa ha realizzato nell’ambito dell’educazione a partire delle parrocchie. “Allora – ha detto - le nostre parrocchie erano solo 72. Oggi sono oltre 200 e tutte questi nuovi centri pastorali sono nati nelle periferie, nei quartieri più poveri e disagiati, tra la gente più umile e meno abbiente. Spesso, accanto alle attività parrocchiali e con il sostegno dei poteri pubblici, sono sorti scuole industriali, istituti politecnici e altre realtà educative con lo scopo anche di facilitare l’inserimento nel lavoro dei più giovani”. Infine, nel suo rapido bilancio sul contributo della Chiesa cattolica all’educazione nel suo Paese, il cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, ha ricordato anche la nascita dell’Università Cattolica di Santo Domingo, fortemente voluta dal cardinale Octavio Antonio Beras Rojas, il suo predecessore. “Per fortuna, ha detto, prima di morire lui ha potuto prendere parte alla prima riunione in cui fu lanciato il progetto. Poi l’abbiamo realizzata anche per onorare la sua memoria”. (A cura di Luis Badilla)

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    Spagna: presentato il Catechismo per l'iniziazione cristiana "Gesù è il Signore" diretto ai bambini

    ◊   Mons. Javier Salinas Viñals, Vescovo di Tortosa e Vicepresidente della Commissione Episcopale di Insegnamento e Catechesi della Conferenza Episcopale Spagnola, ha presentato ieri il Catechismo ‘Gesù è il Signore’, diretto ai bambini tra i 6 e i 10 anni, dopo un lungo processo di elaborazione. I destinatari di questo strumento sono i bambini che partecipano alla catechesi e hanno l’età per accostarsi per la prima volta al sacramento dell’Eucaristia. Allo stesso tempo è indirizzato alle famiglie, ai sacerdoti, ai catechisti ed ai responsabili della pastorale educativa, come supporto alla loro missione di trasmettere la fede ai più piccoli. Nella lettera che i Vescovi scrivono ai bambini per presentare loro il nuovo Catechismo, riferisce l'Agenzia Fides, viene affermato che “è più che un libro, è un tesoro, perché contiene la Buona Notizia che la Chiesa, nostra Madre, c'insegna”. Viene inoltre ribadito che “la fede è un regalo che ci è dato il giorno del nostro Battesimo e, come un seme impiantato nel cuore, si sviluppa durante la vita”; in questo senso la catechesi aiuta “a conoscere e a vivere questa fede, che si rafforzerà grazie al sacramento della Cresima e crescerà con l’alimento dell’Eucaristia”. ‘Gesù è il Signore’ è uno strumento privilegiato per la catechesi, è un Catechismo per l’Iniziazione cristiana ed ha come finalità ultima “l’incontro con Gesù Cristo”. Non può essere considerato un catechismo radicalmente nuovo, bensì un catechismo rinnovato a partire dal precedente testo, pubblicato nel 1982. ‘Gesù è il Signore’ consta di 44 temi, svilupparti attorno a 10 nuclei tematici che continuano a percorrere gli articoli del Credo in maniera ordinata. L’impostazione grafica è “curata, attrattiva e moderna” ed utilizza tipografie e disegni pensati per i bambini. (R.P.)

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    Dall'UEFA, goal di beneficienza per le vittime delle mine in Afghanistan

    ◊   L’UEFA, la Federazione europea di calcio, destinerà 4.000 euro alle vittime delle mine in Afghanistan per ogni gol segnato durante i prossimi Campionati europei di calcio, Euro 2008, che si disputeranno in Austria e Svizzera tra il 7 e il 29 giugno prossimi. L’annuncio è stato diffuso ieri a Berlino dalla Croce rossa tedesca. Il denaro raccolto - riferisce l'Agenzia Sir - verrà utilizzato per finanziare i centri ortopedici e i programmi di riabilitazione. Anche i tifosi delle diverse squadre potranno dare il loro contributo, segnando “gol virtuali di beneficienza” collegandosi ai siti internet dell’Uefa. Ogni gol virtuale segnato per ogni squadra costerà un euro che sarà destinato alle vittime delle mine. Alla fine del campionato, la Croce rossa tedesca consegnerà alla squadra con il numero maggiore di gol virtuali la “Coppa dell’umanità”. Secondo i dati forniti dall’organizzazione, in Afghanistan una protesi per gli arti inferiori costa 60 Euro. Con 2.200 euro all’anno è possibile pagare un tecnico ortopedico. (R.P.)

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    I fedeli di Sydney premiano il programma “Cristianità” di RAI International

    ◊   "Una carezza per l’anima". È così che uno dei telespettatori australiani che ha proposto di premiarlo ha definito il programma televisivo di RAI International “Cristianità”, condotto da suor Myriam Castelli. La trasmissione ha, infatti, ricevuto un riconoscimento da parte degli emigrati italiani a Sydney. Una manifestazione di gradimento del servizio offerto da “Cristianità” programma di cultura religiosa che ogni domenica e nei giorni festivi raggiunge nei cinque continenti i fedeli con il messaggio del Papa all’Angelus, commentato in diretta con alcuni ospiti in studio. Il premio, che sarà consegnato sabato 19 aprile nella Saint Mary’s Cathedral di Sydney alla presenza del cardinale George Pell, arcivescovo della metropoli australiana, si inserisce tra le numerose iniziative in preparazione al viaggio internazionale del Pontefice a Sydney per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, in programma dal 15 al 20 luglio prossimi. (V.V.)

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    I Francescani italiani organizzano il terzo "Capitolo dei Poveri"

    ◊   “In un mondo che cambia, i poveri restano”: è questo il titolo e lo spunto di riflessione di partenza del “3° Capitolo dei Poveri”, evento organizzato dai Frati Minori di Puglia e Molise e dai giovani della Gioventù Francescana. L’evento nasce dall’esigenza di informare e formare i giovani su problematiche attuali e vicine alla loro realtà che possano stimolare l'impegno di giovani attenti al loro ruolo all’interno della società. La denominazione dell’evento, “Capitolo dei poveri” - scrive l'Agenzia Fides - rispecchia il carisma dei francescani promotori della iniziativa, e vuole inoltre essere una provocazione sulla riflessione della “povertà” che diventa virtù se scelta liberamente (come per san Francesco). Il Capitolo cerca di declinare la povertà nelle sue molteplici forme di sobrietà, sostenibilità, non-spreco, giusta ripartizione dei beni ed eguale distribuzione delle ricchezze sulla terra; mentre, d’altro canto, l’assemblea ne mette in rilevo la connotazione di “schiavitù” quando diventa indigenza, e miseria a causa dell’ingiustizia umana, notando tutte le nuove forme di povertà che esistono nella società odierna. L’iniziativa prenderà il via venerdì prossimo presso la parrocchia San Paolo di Bari con l’introduzione sugli “Stili di vita sostenibili”. Si parlerà poi di “Devianza minorile”, “Precariato del lavoro giovanile”, “Immigrazione e integrazione”. La conclusione è un intervento conclusivo a cura di don Antonio Dell’Olio (Consigliere nazionale Pax Christi) sul tema: “In un sud che cambia, quali le risposte della Chiesa alla povertà?”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    La fiaccola olimpica potrebbe non proseguire la staffetta: l’annuncio del Comitato olimpico internazionale

    ◊   Il Comitato olimpico internazionale (CIO) valuterà la possibilità di bloccare la staffetta della fiaccola olimpica, già turbata da proteste dei sostenitori dei diritti umani nelle tappe di Istanbul, Londra e Parigi. La fiaccola è arrivata a San Francisco. Il servizio di Fausta Speranza:


    Il presidente del CIO, Jacques Rogge, ha confermato: l’esecutivo discuterà della possibilità di annullare il resto del viaggio della fiaccola nel mondo. Ma ha aggiunto che “manca il tempo” per bloccare la tappa di San Francisco, dove già sono state annunciate nuove proteste. Il comitato esecutivo del CIO si riunisce da domani a venerdì nella capitale della Cina e sarà l'ultima riunione dell'esecutivo prima dell'inizio delle Olimpiadi, l'8 agosto. La seria preoccupazione è stata espressa dopo le forti contestazioni a Londra e a Parigi, dove ieri migliaia di persone hanno manifestato contro le repressioni cinesi in Tibet interrompendo il percorso della fiaccola, che è stata spenta diverse volte. Aspre polemiche, inoltre, sulla presenza di agenti in borghese della polizia cinese lungo il percorso. La portavoce del Ministero degli esteri, Jiang Yu, li ha definiti degli “accompagnatori”. E la stessa portavoce afferma che la Cina è fiduciosa di poter condurre senza problemi il passaggio della fiaccola negli USA”. La senatrice Hillary Clinton, in corsa per la candidatura democratica alla Casa Bianca, ha chiesto al presidente, George W. Bush, di annullare la sua prevista visita a Pechino per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi.

    Tibet
    L’UE deve “continuare a mantenere la pressione” sulla Cina per la questione tibetana. È quanto indicato dall'Alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana, in un’audizione alla Commissione esteri del parlamento europeo, durante la quale ha auspicato che “le autorità cinesi ascoltino quello che l'UE sta sollecitando”. In particolare, il riferimento di Solana è alle conclusioni della riunione informale dei ministri degli Esteri europei, svoltasi in Slovenia, con le quali è stata sollecitata l'apertura di dialogo di Pechino con il Dalai Lama. “Spero - ha concluso - si possa trovare una soluzione che si muova nella giusta direzione”.

    In Iraq, morti a Baquba - ancora scontri a Sadr City
    Sei persone, fra cui quattro bambini, sono state uccise oggi dall'esplosione di una bomba al passaggio di un minibus nei pressi di Baquba, il capoluogo della provincia di Diyala, a nord est di Baghdad. E violenti scontri tra forze di sicurezza irachene e americane sono continuati nella notte nel grande sobborgo sciita Sadr City di Baghdad. Nel corso delle prime ore del giorno, le Forze americane sono penetrate in profondità nel grande sobborgo, dove vivono circa due milioni di persone. Diverse famiglie che vivono nelle zone degli scontri stanno lasciando le loro case per rifugiarsi nelle abitazioni di parenti e amici all'estremità est di Sadr City, al momento ancora tranquilla. Negli scontri di ieri, sono morte nove persone e decine di altre sono rimaste ferite.

    Afghanistan
    Il presidente del Comitato internazionale della Croce rossa (CICR), Jakob Kellenberger, giunto in Aghanistan per una visita di sette giorni, intende recarsi alla prigione di Bagram, dove gli statunitensi detengono più di 600 persone. Kellenberger ha chiaramente ribadito la preoccupazione del CICR per questi detenuti, la maggioranza dei quali “vive nell'incertezza sul proprio destino”. “La detenzione di persone catturate o arrestate in relazione alla lotta contro il terrorismo deve avvenire in un quadro legale appropriato e a Begram sono necessarie garanzie procedurali più robuste” , ha detto il presidente del CICR, citato in un comunicato pubblicato a Ginevra. Al suo arrivo nel Paese, Kellenberger ha inoltre espresso profonda preoccupazione per il peggioramento della situazione umanitaria. In Afghanistan, Kellenberger incontrerà il presidente afghano, Hamid Karzai, numerosi ministri, alti responsabili della Forza internazionale ISAF (International Security Assistance Force) e dell'esercito americano.

    Razzi da Gaza e fuoco israeliano: morto un miliziano palestinese
    Un miliziano dei Comitati di resistenza popolare palestinesi è stato ucciso oggi dal fuoco israeliano nella zona di Beit Hanun, a nord di Gaza. Lo riferiscono fonti locali secondo cui un suo compagno è stato ferito. Le fonti aggiungono che l'area resta per il momento isolata e che sul posto potrebbero esserci altre vittime. In precedenza, da quella zona erano partiti tre razzi in direzione della vicina città israeliana di Sderot.

    Iran
    Un ex negoziatore iraniano sul nucleare, Hossein Musavian, considerato vicino ai pragmatici e riformisti oppositori del presidente Mahmud Ahmadinejad, è stato condannato a due anni di reclusione, con sospensione della pena, perchè riconosciuto colpevole di “disturbo della sicurezza nazionale”. Lo scrive oggi l'agenzia Fars, citando “una fonte informata”. Il caso di Musavian, arrestato nel maggio scorso e poi rilasciato su cauzione, è uno degli argomenti di contesa tra Ahmadinejad e i suoi critici. Musavian è infatti considerato vicino all'ex presidente pragmatico Akbar Hashemi Rafsanjani e faceva parte della squadra dei negoziatori ai tempi della presidenza del riformista, Mohammad Khatami. Nell'autunno scorso, l'ex negoziatore era stato prosciolto dall'accusa di spionaggio, ma la sentenza era stata impugnata dal procuratore di Teheran, Said Mortazavi, considerato vicino agli ultraconservatori. Lo stesso Ahmadinejad aveva denunciato “pressioni” sul giudice incaricato dell'inchiesta per fare assolvere l'imputato e, dopo l'iniziale proscioglimento, aveva chiesto che fossero “resi pubblici i testi di conversazioni avute da Musavian con stranieri”, che a suo parere provavano che aveva fornito informazioni riservate a Paesi occidentali.

    Libano
    Il premier libanese, Fuad Siniora, sostenuto dall'Arabia Saudita, ha respinto la proposta del presidente del parlamento libanese, Nabih Berri, alleato della Siria, di riprendere il dialogo nazionale prima delle elezioni presidenziali previste per il prossimo 22 aprile. Secondo fonti di stampa, Berri starebbe pensando di convocare e presiedere, il prossimo 18 aprile, una nuova sessione di quattro giorni del dialogo nazionale - inaugurato nella primavera 2006 e interrotto nell'autunno dello stesso anno - per trovare un accordo comprensivo tra la maggioranza parlamentare sostenuta dall'Arabia Saudita e l'opposizione guidata dal movimento sciita libanese Hezbollah e appoggiata da Siria e Iran. Il Libano è senza presidente della Repubblica dal 24 novembre scorso, a causa del boicottaggio da parte dell'opposizione della seduta parlamentare, convocata invano per ben 17 volte consecutive in più di sei mesi, per l'elezione a capo dello Stato dell'attuale capo dell'esercito, il generale Michel Suleiman. Prima di eleggere il presidente della Repubblica, l'opposizione chiede però di ottenere il potere di veto sulle decisioni di un eventuale prossimo “governo di unità nazionale”, richiesta che la maggioranza definisce “ispirata dalla Siria”. Berri ha incontrato ieri a Damasco il presidente siriano Bashar al-Assad e venerdì sarà invece a Riad nel tentativo di riconciliare le due capitali arabe divise dalla crisi libanese.

    Egitto
    Tra tensioni sociali per il carovita, gli egiziani hanno cominciato oggi senza entusiasmi a votare per le elezioni dei consigli municipali boicottate dall'unica forza di opposizione, i Fratelli musulmani. Il Partito nazional democratico (PND) del presidente Hosni Mubarak ha già di fatto vinto il 70 per cento dei voti, scrive l'agenzia statale Mena. I Fratelli musulmani hanno annunciato ieri il boicottaggio, dopo una campagna di repressione che ha visto l'arresto di oltre 900 dei membri dell'organizzazione - illegale in Egitto dal 1954 ma con il 20 per cento dei seggi in parlamento con deputati “indipendenti”. I seggi hanno aperto alle 8 locali e si chiuderanno alle 19. Devono essere eletti i consigli municipali di 52 mila località. Gli aventi diritto al voto sono 35,6 milioni su una popolazione di 80 milioni. Le elezioni amministrative, che si tengono ogni quattro anni, erano state rinviate nel 2006, dopo la sorprendente vittoria dei Fratelli musulmani alle legislative del 2005. La consultazione si svolge in un'atmosfera di tensioni, con un'inflazione sopra il 12 per cento in un Paese dove il 40 per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà con meno di due dollari al giorno. Per due giorni, scontri violenti tra manifestanti e forze dell'ordine hanno sconvolto Mahallah, nel Delta del Nilo, a 170 chilometri a Nord del Cairo, dove gli operai della più grande fabbrica tessile del Medio Oriente (24 mila maestranze) sono scesi in piazza. Nella città, apparentemente è tornata oggi la calma.

    Presidenziali in Montenegro
    La Commissione elettorale del Montenegro ha formalizzato la vittoria del capo dello Stato uscente, il filo-europeo Filip Vujanovic, al primo turno del voto presidenziale svoltosi due giorni fa. Secondo i dati ufficiali sul totale dei seggi scrutinati, Vujanovic ha ottenuto il 51,89% dei suffragi. Vujanovic è stato candidato a un secondo mandato quinquennale dal Partito socialdemocratico (DPS) del primo ministro, Milo Djukanovic, leader da oltre 15 anni. Confermato primo leader dell'opposizione il filo-serbo, Andrija Mandic, con il 19,55% di voti. L'affluenza alle urne si è attestata al 68,2% dei 490 mila aventi diritto, con un forte balzo in avanti rispetto al 2003. Per la minore delle Repubbliche ex jugoslave, si è trattato del primo appuntamento elettorale dopo l'indipendenza da Belgrado, approvata (con poco meno del 56% di sì) da un referendum popolare tenutosi nel maggio del 2006.

    Immigrazione clandestina
    Otto corpi di giovani migranti, tutti tra i 20 e i 25 anni, sono stati ripescati dalla Guardia costiera algerina al largo di Orano, 450 km ad ovest di Algeri. Secondo il ministro della Solidarietà nazionale, Djamel Ould Abbas, durante l'ultimo anno più di 1500 immigrati sono salpati dall'Algeria verso l'Europa. Nel 2007, secondo i dati ufficiali, 94 corpi sono stati ripescati in mare al largo dell'Algeria. Intanto, all'alba di stamani la Guardia costiera italiana ha soccorso 41 clandestini, tra cui 8 donne, che si trovavano alla deriva a 30 miglia a sud di Lampedusa.

    Kenya
    L'opposizione keniana ha annunciato oggi la decisione di sospendere i negoziati con il presidente Mwai Kibaki per un governo di grande coalizione, come previsto dagli accordi siglati il 28 febbraio scorso. L'opposizione in particolare accusa l'ala legata al presidente Kibaki - la cui rielezione, contestata, aveva dato la stura ad una tragica spirale di violenze - di aver disatteso gli impegni presi lo scorso giovedì, quando era stata annunciata un'intesa sugli equilibri all'interno della nuova compagine governativa. Il governo doveva essere varato domenica, ma venerdì scorso sono cambiate le carte in tavola e alcuni dicasteri di peso (in particolare connessi a controllo del territorio ed infrastrutture) che sembravano destinati all'opposizione, sono riapparsi tra quelli assegnati agli uomini del presidente.

    Zimbabwe
    Un tribunale dello Zimbabwe ha accettato di esaminare un ricorso urgente dell'opposizione, che chiede la pubblicazione immediata dei risultati delle elezioni presidenziali del 29 marzo, sospesa dalla Commissione elettorale. Intanto, però, la polizia ha arrestato almeno cinque funzionari con l'accusa di non aver conteggiato circa 5 mila voti a favore del presidente Robert Mugabe, al potere ininterrottamente da 28 anni, accusandoli di frode e abuso d'ufficio. Il Movimento per il Cambiamento democratico (MDC), il partito d'opposizione guidato da Morgan Tsvangirai, sta aspettando il varo di una sentenza che obblighi la Commissione elettorale a pubblicare i risultati, come era stato chiesto anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, affermando di aver vinto le elezioni contro Mugabe, aggiungendo di avere una chiara maggioranza.

    Yemen
    Sei soldati sono stati feriti in un attentato dinamitardo avvenuto a un posto di blocco nella provincia di Lahj vicino ad Aden, la principale città portuale dello Yemen, dove da circa dieci giorni sono in corso proteste di disoccupati. Quindici persone sospettate di essere coinvolte nell'attentato sono state interrogate. Non è chiaro se l'esplosione sia da mettere in relazione con le proteste per la mancanza di lavoro. Un soldato è stato ucciso e sette persone sono rimaste ferite lunedì, quando le forze di governo si sono scontrate con i manifestanti nella provincia di Dalea. Ieri, il Dipartimento di Stato americano ha annunciato di aver ordinato la partenza dallo Yemen del personale dell'ambasciata statunitense, in seguito all'attacco dello scorso 6 aprile contro il complesso residenziale di Hadda.

    Nucleare e Corea del Nord
    C'è ancora “poco tempo” per sbloccare lo stallo sulla questione nucleare della Corea del Nord. Lo afferma l'inviato USA, Christopher Hill, poco prima del vertice con il suo omologo di Pyongyang, Kim Kye-Gwan, incontrato l'ultima volta il 14 marzo scorso a Ginevra. “Non credo che avremo alcun accordo, non siamo alla ricerca di un accordo, ma stiamo cercando di avere consultazioni su alcune delle questioni che ci hanno tenuti distanti”, aggiunge Hill. Del resto, conclude, i nordcoreani “sanno esattamente i problemi che ci sono e sanno pure che non vogliamo incontrarli a meno che non si possa ottenere qualcosa”. Il faccia a faccia cade in un momento delicato, con l'aumento delle tensioni nella penisola coreana, tra Nord e Sud, dopo il test di un missile da parte di Pyongyang che ha pure minacciato di attaccare i vicini. Domani, inoltre, Seul vota per le elezioni parlamentari. Washington, che sospetta un programma segreto d'arricchimento dell'uranio, vuole che la Corea del Nord firmi l'attesa dichiarazione che metta nero su bianco i suoi piani nucleari come richiesto a febbraio 2007 dall'esito dei colloqui a sei, tra Cina, Giappone, Russia, le due Coree e Usa.


    Elezioni domani in Corea del Sud
    La Corea del Sud si prepara alle elezioni parlamentari e il neo presidente, Lee Mynug-bak, punta a una nuova e ampia investitura, dopo la vittoria dello scorso dicembre, per poter attuare il suo pacchetto di riforme e rilanciare la quarta più grande economia asiatica. Alla vigilia del voto, con la questione dei rapporti sempre tesi con la Corea del Nord, i sondaggi indicano una vittoria del Grand National Party (GNP), il partito dell'ex sindaco di Seul, sull’United Democratic Party (UDP), il principale rivale. Presupposti che sembrerebbero indicare un ribaltone degli assetti attuali, visto che le forze di centrosinistra hanno la maggioranza nel parlamento uscente, ma che non è affatto detto che si verifichi. Negli ultimi giorni, è aumentato il livello d'incertezza per il preoccupante peggioramento della congiuntura economica che sconta la frenata degli Stati Uniti, insieme ai timori di un'alta percentuale di astensionismo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 99

     
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