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Sommario del 03/04/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Essere testimoni di Cristo Risorto per portare pace e speranza nel mondo: l'invito del Papa nell’intenzione di preghiera per il mese di aprile. Con noi, Chiara Amirante
  • Udienze
  • La misericordia è forza attiva e dinamica nella storia : così il cardinale Ruini intervenendo al primo Congresso mondiale sulla Divina Misericordia
  • Alla veglia dei giovani, nelle Grotte Vaticane, Giovanni Paolo II ricordato come testimone di Gesù Crocifisso e Risorto
  • Incontro in Vaticano sul ruolo dei nonni, una risorsa da valorizzare per l’intera società
  • Oggi su "L'Osservatore"
  • Oggi in Primo Piano

  • Zimbabwe: dopo 28 anni Mugabe perde la maggioranza in parlamento
  • Regno Unito: creato un embrione ibrido umano-animale. Dallapiccola: un inutile mostro biologico
  • Colloquio internazionale a Roma sui carismi
  • Chiesa e Società

  • In Australia storico accordo ecumenico fra diocesi cattoliche ed anglicane
  • Zimbabwe: in caso di cambio di governo, un missionario scalabriniano prevede un massiccio ritorno degli oltre 700 mila profughi dal Sudafrica
  • La Chiesa in Kenya invoca aiuti ed il reinserimento degli sfollati per una pace più solida
  • In sud Sudan 1,3 milioni di bambini sono tornati a scuola: tre anni fa erano solo 340 mila
  • Appello del cardinale colombiano Castrillon Hojos ai guerriglieri delle FARC: liberate gli ostaggi in nome di Giovanni Paolo II
  • Guatemala: minacce di morte al vescovo di San Marcos
  • Famiglia e immigrazione al centro dell’incontro dei vescovi cileni e argentini della Patagonia in corso in Cile
  • Al via nei prossimi giorni in Bolivia le celebrazioni per i 50 anni della fondazione della Caritas locale
  • Le popolazioni dell’Amazzonia a Manaus discutono di clima mentre a Bangkok continua la conferenza dell’ONU sui cambiamenti climatici
  • Prosegue l’emergenza umanitaria in Bangladesh dopo il passaggio del ciclone "Sidr"
  • Nelle Filippine l’arcivescovo di Davao ha criticato il piano di sviluppo cittadino per l’infanzia
  • Fedeli in preghiera in Sri Lanka affinchè le operazioni di guerra risparmino il Santuario di Nostra Signora di Madhu
  • Libano: i vescovi maroniti lanciano un nuovo allarme sulla necessità dell'unità per superare la crisi politica ed economica
  • Si moltiplicano anche in occidente le manifestazioni di iracheni che chiedono giustizia per la morte di mons. Rahho
  • La Chiesa del Pakistan apprezza gli sforzi del nuovo governo e lo invita a rispettare la libertà religiosa
  • India: dopo gli appelli dei vescovi, anche lo Stato interviene per i diritti delle donne
  • Al via ieri a Cracovia il cantiere per la costruzione del centro don Guanella
  • Una liturgia di ringraziamento ha concluso le celebrazioni in onore di San Francesco di Paola, patrono della Calabria
  • Intervento di mons. Bagnasco al 35.mo convegno nazionale della FACI
  • Convegno internazionale alla Lateranense per dare una risposta pastorale ai traumi dell'aborto e del divorzio
  • 24 Ore nel Mondo

  • Via libera all'ingresso di Albania e Croazia nella NATO
  • Il Papa e la Santa Sede



    Essere testimoni di Cristo Risorto per portare pace e speranza nel mondo: l'invito del Papa nell’intenzione di preghiera per il mese di aprile. Con noi, Chiara Amirante

    ◊   “Perché i cristiani, anche nelle situazioni difficili e complesse dell’odierna società, non si stanchino di proclamare con la loro vita che la Risurrezione di Cristo è sorgente di speranza e di pace”: è questa l’intenzione generale di preghiera del Papa per il mese d’aprile. Un’intenzione, dunque, incentrata sul Mistero pasquale. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ricordiamo alcune riflessioni di Benedetto XVI sulla Risurrezione e sul valore della sua testimonianza:

    La Risurrezione di Cristo è la “chiave di volta del cristianesimo”, che “ha cambiato il corso della storia”: nell’udienza del 26 marzo scorso, la prima dopo Pasqua, Benedetto XVI ha esortato i fedeli a ribadire questa verità fondamentale della nostra fede. “L’affievolirsi della fede nella risurrezione di Gesù – è il suo richiamo – rende di conseguenza debole la testimonianza dei credenti. Se infatti viene meno nella Chiesa la fede nella Risurrezione, tutto si ferma, tutto si sfalda”:

     
    “Al contrario, l’adesione del cuore e della mente a Cristo morto e risuscitato cambia la vita e illumina l’intera esistenza delle persone e dei popoli. Non è forse la certezza che Cristo è risorto a imprimere coraggio, audacia profetica e perseveranza ai martiri di ogni epoca? Non è l’incontro con Gesù vivo a convertire e ad affascinare tanti uomini e donne, che fin dagli inizi del cristianesimo continuano a lasciare tutto per seguirlo e mettere la propria vita a servizio del Vangelo?”

     
    Tornando con la memoria all’ottobre 2006, il Papa dedica al tema fondamentale della Risurrezione e della sua testimonianza il discorso al Convegno nazionale della Chiesa italiana, a Verona. Con la Risurrezione di Cristo, afferma in quell’occasione, “il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c’è di nuovo, ma trasformato”. Diventiamo così “uno in Cristo, un unico soggetto nuovo”:

     
    "Io, ma non più io: è questa la formula dell'esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo, la formula della novità cristiana chiamata a trasformare il mondo. Qui sta la nostra gioia pasquale".

    Benedetto XVI ci ricorda che “la nostra vocazione e il nostro compito di cristiani consistono nel cooperare perché giunga a compimento effettivo, nella realtà quotidiana della nostra vita, ciò che lo Spirito Santo ha intrapreso in noi col Battesimo”: 

     
    “Siamo chiamati infatti a divenire donne e uomini nuovi, per poter essere veri testimoni del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel mondo, in concreto, in quella comunità di uomini e di donne entro la quale viviamo”.

     
    La Risurrezione di Gesù, spiega il Papa con parole appassionate, è stata come “un'esplosione di luce, un'esplosione dell'amore che scioglie le catene del peccato e della morte”. E’ un avvenimento, rileva, che ha “inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé”.

    Benedetto XVI ci invita, dunque, ad essere testimoni di Cristo Risorto e promotori di pace e speranza. Esortazione sulla quale si sofferma Chiara Amirante, fondatrice della Comunità “Nuovi Orizzonti”, intervistata da Alessandro Gisotti:


    R. – Credo che sia assolutamente un’urgenza prioritaria quella di essere testimoni di Cristo risorto speranza del mondo, proprio perchè come Comunità Nuovi Orizzonti abbiamo l’opportunità di incontrare migliaia di giovani. Ci rendiamo conto che se c’è un male oggi che accomuna la maggior parte dei giovani è proprio questa tristezza, questa solitudine. Quindi, l’annuncio, la grande meravigliosa notizia è che Gesù ha preso su di sé ogni nostro grido, ogni nostra ferita, ogni nostra angoscia per farci dono della pace, della gioia, della pienezza della vita e della gioia della Risurrezione. Credo sia un annuncio assolutamente importante e una testimonianza, soprattutto, assolutamente importante, perché i giovani oggi sono un po’ stanchi di sentire parole e hanno bisogno di testimoni. Quando vedono qualcuno nella gioia dicono: “Qual è il segreto?” Scoprire che il segreto ce l’ha dato proprio il Verbo di Dio, che si è fatto carne, è molto importante.

     
    D. – Il Papa fin dalla sua prima Enciclica “Deus caritas est” ha sottolineato che il cristianesimo è un incontro con una persona, con Gesù. Come sperimentate questo incontro con le persone che vengono a Nuovi Orizzonti, o meglio che molto spesso voi andate a trovare nelle situazioni più difficili della nostra società?

     
    R. – Il più delle volte sono persone non credenti, persone lontane dalla Chiesa. La proposta che facciamo è molto semplice, è una testimonianza di un incontro che ci ha cambiato la vita. Quello che proponiamo ai giovani che vengono in comunità è che non è importante se tu credi che Cristo è il Verbo di Dio: l’Emanuele, il Dio con noi, in ogni caso è una persona che ha segnato la storia di miliardi di persone e quindi il suo messaggio è sicuramente molto importante. Noi proponiamo semplicemente di provare a vivere queste parole rivoluzionarie che lui ci ha consegnato, provare a vivere il Vangelo. E vediamo che tantissimi, provando ad aprire il cuore a Gesù, fanno questa esperienza dei discepoli di Emmaus, di incontrare il Risorto, che quando gli apri il cuore non può che riempire la tua vita dei meravigliosi colori del cielo, trasformare ogni pianto in canto.

     
    D. – Ma quali sono le difficoltà maggiori nel testimoniare la risurrezione di Cristo con un cambiamento radicale della propria vita?

     
    R. – Le difficoltà maggiori sono che normalmente chi è disperato e ha perso la fiducia in tutto e tutti non è facile che riacquisti la speranza e la fiducia. Il più delle volte è il percorrere un tratto di strada insieme che rende credibile quello che all’inizio sembrava incredibile. Non sono tanto le parole che convincono, ma lo sperimentare ogni giorno che c’è qualcuno pronto ad accoglierti così come sei, con tutte le tue difficoltà, a volerti bene così come sei. In quel sentirsi accolti, sentirsi amati, la sfiducia il più delle volte si trasforma in fiducia e soprattutto l’esperienza di ciò che è stato condiviso e comunicato assume la sua credibilità.

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    Udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il sig. Dieter Althaus, ministro presidente della Turingia, con la consorte e seguito; il cardinale Peter Seiichi Shirayanagi, arcivescovo emerito di Tokyo; un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale delle Antille, in visita "ad Limina". Il Papa ha ricevuto ieri il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e mons. Mieczysław Mokrzycki, arcivescovo coadiutore di Lviv dei Latini (Ucraina).

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    La misericordia è forza attiva e dinamica nella storia : così il cardinale Ruini intervenendo al primo Congresso mondiale sulla Divina Misericordia

    ◊   “Solo un’attitudine interiore umile ci permetterà di essere dei veri servitori della misericordia di Dio, servitori della gioia nel cuore degli uomini”. E’ questo uno dei passaggi della relazione dell’arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin, intervenuto stamani al primo Congresso Apostolico mondiale sulla Divina Misericordia, inaugurato ieri nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, il cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, ha sottolineato come la Chiesa esista per rendere testimonianza a Cristo e per salvare gli uomini: solo la misericordia - ha spiegato - mette in moto il cammino della riconciliazione. Sul significato della misericordia si è soffermato ieri anche il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    La misericordia è necessaria per far sì che “ogni ingiustizia nel mondo trovi il suo termine nello splendore della verità”. Da questo fondamento etico e spirituale indicato da Giovanni Paolo II nel suo ultimo viaggio in Polonia nel 2002, il cardinale Schönborn ricava il mandato per tutta la Chiesa: quello di essere “testimoni della misericordia”. Questo seme – osserva il porporato – può però attecchire solo se rinvigorito dalla “luce della verità”. Chiamare per nome i peccati – afferma l’arcivescovo di Vienna – significa riconoscere fallimenti ed errori: tra questi, il cardinale indica l’eutanasia, definita un “omicidio nascosto sotto il mantello della misericordia”. Il contrario della misericordia è distacco da Dio, perdita della propria umanità. Ma anche i cuori impietriti – sottolinea il porporato - possono sciogliersi ed è possibile sperimentare, come il buon ladrone a destra della croce, l’Amore del Signore. Un Amore che porta l’uomo alla salvezza, come spiega al microfono di Giovanni Peduto, il prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, il cardinale Francis Arinze:

    "E' l’amore di Dio che ci salva; l’amore di Dio che scende alla nostra piccolezza, alla nostra miseria. Dio, che non ha abbandonato l’umanità dopo la caduta di Adamo ma ha promesso il Redentore, nella pienezza dei tempi, manda il suo unico Figlio che prende la natura umana ... La Croce, il Venerdì Santo: guardiamo chi c’è sulla Croce! E’ la Divina Misericordia, manifestata in modo chiaro a tutti. E poi, risorge il terzo giorno e dà a noi la Chiesa, per continuare nella Chiesa a metterci in contatto con l’amore misericordioso di Dio che ci salva".

    Il cardinale Arinze spiega poi come sia possibile conciliare la dimensione della misericordia con quella della giustizia:

    "Dio è giusto e Dio è misericordioso: è proprio nella sua giustizia che il Figlio suo dà la vita e soffre tanto da recitare, sulla Croce, quel salmo: 'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'. Lui, innocente, prende addosso la punizione per i nostri peccati; lui soffre per noi, fa giustizia a Dio perché lui essendo Persona divina – la seconda Persona nella Santissima Trinità – tutti i suoi atti hanno valore infinito. Ma Lui, avendo preso anche la natura umana, può soffrire come uomo anche se come Dio non può soffrire. Prendendo la natura umana, lui può soffrire e così giustizia è fatta: giustizia al 100 per cento e misericordia al 100 per cento. Non è un mistero che noi avremmo potuto inventare: è la bontà di Dio che non ha misura!"

    Apostola della Divina Misericordia è Santa Faustina Kowalska, attraverso cui il Signore mostra un esempio di perfezione cristiana basata sulla fiducia in Dio e sull’atteggiamento misericordioso verso il prossimo. Ascoltiamo, al microfono di Jonas Malinauskas, il cardinale Audrys Juozas Bačkis, arcivescovo di Vilnius, una delle città dove ha vissuto Santa Faustina Kowalska:

    “Arrivato a Vilnius ho scoperto la Divina Misericordia. Mi ha accolto la Madre di Dio, quando sono arrivato. E dopo la beatificazione di Suor Faustina ho scoperto le tracce di tutta quella storia legate all’inizio della diffusione della Divina Misericordia proprio a Vilnius. Mi sento in dovere, un dovere pastorale, di fare qualcosa perché questa devozione e soprattutto la comprensione del mistero della Divina Misericordia siano sempre percepiti nella Chiesa”.

    In Santa Faustina Kowalska – ricorda il cardinale Schönborn nella sua relazione - Giovanni Paolo II ha trovato una “fonte inesauribile di speranza”, una risposta alle indescrivibili proporzioni assunte dal male del 21.mo secolo: gli orrori del nazionalsocialismo, le incredibili sofferenze della popolazione polacca durante l’occupazione nazista e il successivo periodo comunista.

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    Alla veglia dei giovani, nelle Grotte Vaticane, Giovanni Paolo II ricordato come testimone di Gesù Crocifisso e Risorto

    ◊   Il segreto della vita e della testimonianza di Giovanni Paolo II era la certezza profonda dell’unione con Dio in Gesù Cristo: è quanto ha spiegato ieri sera il cardinale vicario Camillo Ruini, che nelle Grotte Vaticane ha presieduto la veglia di preghiera dei giovani in memoria di Papa Wojtyla. Davanti la Tomba del Pontefice scomparso tre anni fa hanno pregato anche il cardinale Angelo Comastri e il cardinale Stanislao Dziwisz. Il porporato ha affidato a Giovanni Paolo II le inquietudini degli uomini e in particolare quelle dei giovani ricordando quelli che hanno seguito la veglia dalla cappella dell’Episcopio dell’arcivescovado di Cracovia. Il servizio di Tiziana Campisi:


    (canto)

    Centinaia di piccole luci hanno rischiarato ieri sera Piazza San Pietro, dove in tanti hanno voluto ricordare Giovanni Paolo II, mentre nei megaschermi scorrevano le immagini della sua Tomba. E ai giovani, in particolare, è andato il pensiero del cardinale Camillo Ruini, quelle sentinelle del mattino alle quali Papa Wojtyla ha affidato il Terzo Millennio. A loro il porporato ha detto:

     
    “Se volete che questa gioia della vostra vita possiate sentirla e possiate amarla come qualcosa che non sfugge, che non evapora, non sbiadisce e soprattutto non tradisce, chiedete al Signore che vi faccia comprendere che questa vita è il frutto dell’amore che Dio ha per noi, non è un cieco destino, e perciò questa vita non si interrompe e non finisce con la morte perché l’amore di Dio è fedele ed è l’unico amore più forte della morte”.

    A tracciare il percorso della vita di Giovanni Paolo II è stato il cardinale Angelo Comastri che così ne ha sintetizzato la figura:

    “E’ stato un meraviglioso testimone di Gesù crocifisso e risorto, la sua vita è stata un messaggio, è stata un annuncio … In questo sfacelo del corpo è apparso chiaro a tutti che un’altra vita pulsava in Giovanni Paolo II: era la vita di Gesù crocifisso e risorto”.

    Nelle sue riflessioni il porporato ha descritto il modo straordinario con il quale Papa Wojtyla ha tradotto il comandamento di Gesù di annunciare il Vangelo, ha spiegato che attraverso le numerose beatificazioni e canonizzazioni del suo pontificato ha voluto far vedere al mondo l’opera continua dello Spirito Santo, invitando tutti alla santità. Nel momento esatto in cui Giovanni Paolo II ha raggiunto la casa del Padre, poi, il cardinale Comastri ha invitato al silenzio, quindi ha aggiunto:

    “Totus tuus: egli era totalmente di Maria per essere totalmente di Gesù. Giovanni Paolo II ci ha fatto riscoprire la presenza di Maria nella pagine del Vangelo … Maria è presente nella Chiesa per educarci al sì, come spesso ripete, anche Papa Benedetto XVI. Maria è la grande educatrice della nostra fede”.

    Infine il porporato ha affermato che “consegnarsi a Maria è il modo più sicuro per arrivare a Gesù” e che per questo Giovanni Paolo II ha voluto consacrare il mondo, e in particolare la Russia, alla Vergine. Al termine della veglia ha parlato invece ai giovani il cardinale Stanislao Dziwisz:

    “Siete le sentinelle del mattino, gioventù che annuncia il nuovo giorno, una nuova stagione, piena di sole, piena di bontà; siete la generazione di Giovanni Paolo II, che ha il compito della nuova evangelizzazione”.

    Poi il porporato si è rivolto idealmente al Pontefice del quale per anni è stato segretario, prima in italiano, quindi in polacco, per salutare i giovani riuniti in preghiera a Cracovia:

    “Dopo tre anni, possiamo dire, tu non ci hai lasciato mai … Pensiamo al tuo insegnamento, all’esempio della tua vita che continua a parlare alle nostre coscienze. A Castel Gandolfo, il tuo successore, Benedetto XVI, ha ricordato un aspetto centrale del tuo pontificato, ti ha chiamato apostolo della Divina Misericordia. Santo Padre, desideriamo intraprendere la tua eredità, proseguire il programma della nuova evangelizzazione; desideriamo proclamare la sacralità della vità e la santità della famiglia, del matrimonio”.

     
    Nel nome di Gesù, ha concluso il porporato, vogliamo essere dalla parte dei poveri, degli umili, ma anche dei perseguitati a causa della giustizia o della religione. E proprio nel nome di Cristo, ha detto il cardinale Dziwisz, migliaia di ragazzi si raduneranno questa estate a Sydney per la Giornata Mondiale della Gioventù voluta da Giovanni Paolo II per far sperimentare alle giovani generazioni la gioia del cristianesimo.

     
    (canto)

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    Incontro in Vaticano sul ruolo dei nonni, una risorsa da valorizzare per l’intera società

    ◊   “I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia”: a questo tema è dedicata la XVIII Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che si è aperta stamane nell’Aula Nuova del Sinodo. Il servizio di Roberta Gisotti:


    Nonni protagonisti nella vita delle famiglie, ma non sempre è cosi, spesso il loro ruolo è sottovalutato, emarginati dalla società, deresponsabilizzati divengono estranei ai figli e ai nipoti, quando non sono del tutto abbandonati, a volte anche si autoescludono per difesa o per egoismo. Tre giorni, da oggi a sabato in Vaticano, con l’ausilio di esperti e testimonianze dai cinque continenti, per mettere a fuoco il ruolo degli anziani nella Chiesa e nella società. Ad aprire i lavori dell’Assemblea, l’indirizzo di saluto con il bilancio della attività del Pontificio Consiglio per la Famiglia del cardinale - che è stato letto - del presidente Alfonso Lopez Trujillo, assente per malattia. “All’anziano guardano con ammirazione e fiducia i giovani quando in lui riconoscono un modello da imitare e un saggio da consultare per le questioni importanti della vita” – ha osservato nella relazione introduttiva il vescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato – ma “ciò presuppone ovviamente anche un’educazione al rispetto dell’anziano e una valorizzazione delle sue potenzialità”. Da qui l’appello: i nonni debbono tornare ad essere una risorsa positiva per l’intera comunità, così come sottolineato da mons. Grzegorz Kaszak e padre Gianfranco Grieco, rispettivamente segretario e capo ufficio del dicastero. Ascoltiamoli al microfono di Giovanni Peduto. Mons. Kaszak:

     
    R. - Vediamo che oggi con il lavoro che occupa la famiglia, specialmente il lavoro dei genitori che non possono dedicare tutto il tempo che vogliono ai loro figli, certi compiti anche educativi, vengono affidati ai nonni. Dunque qui l’importanza dei nonni nel campo dell’educazione, dell’educazione affettiva, dell’educazione anche per quanto riguarda i valori morali, religiosi, l’educazione, io direi, complessiva. Allora noi vogliamo fare un appello, far vedere questa nuova realtà, per capire che queste persone i nonni sono molto importanti per tutti noi, per la società, per lo sviluppo, per la crescita armoniosa dei figli.

     
    La parola a padre Gianfranco Grieco:

     
    R. - Il problema è che la famiglia oggi vive una stagione difficile e complicata, per cui se papà e mamma portano addosso una serie di situazioni molto, molto complicate dove questo amore viene ferito, dove questo amore nella famiglia viene abbandonato, viene messo nel cassetto, automaticamente mancano i punti di riferimento. Mancando i punti di riferimento prioritari, che possono essere la mamma e il papà, automaticamente viene meno anche la presenza dei nonni, per cui i nonni vengono messi nelle case di cura, vengono isolati, si incontrano la domenica. Tutti abbiamo avuto esperienza nella nostra vita, piccola o grande che sia, lunga o breve che sia, di quello che i nonni ci hanno dato: questo ricordo, questa riconoscenza che noi ci portiamo dentro. Non dobbiamo fare soltanto un lavoro di recupero, dobbiamo farli ritornare ad essere protagonisti della vita della famiglia, insieme a tutto il nucleo familiare, come una volta.

     
     

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    Oggi su "L'Osservatore"

    ◊   Nell'informazione internazionale, intervista di Francesco Ricupero al nunzio apostolico in Iraq: il punto della situazione nel Paese, con particolare riferimento alla comunità cristiana, a meno di un mese dalla tragica morte dell'arcivescovo Paulos Faraj Rahho.

    Giulia Galeotti, in cultura, recensisce "Juno", il discusso film su un'adolescente che decide di portare a termine una gravidanza non voluta scegliendo anche i genitori adottivi.

    Un riassetto teologico dell'intelligenza cristiana: Alain Besancon sulla carità e la speranza nelle encicliche di Benedetto XVI.

    Le rivolte rurali del tardo Impero romano nell'intervento di Bernard Pottier, dell'Università di Provenza, al convegno a Roma dedicato all'antichità e al medioevo nella storiografia francese e italiana.

    Paolo Miccoli illustra l'edizione critica italiana di "Insight" del gesuita Bernard Lonergan.

    Nicola Gori, nell'informazione religiosa, intervista il presidente della Conferenza episcopale delle Antille.

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    Oggi in Primo Piano



    Zimbabwe: dopo 28 anni Mugabe perde la maggioranza in parlamento

    ◊   Elezioni in Zimbabwe: è ufficiale, dopo 28 anni il partito del presidente Mugabe non ha più la maggioranza in parlamento. La conferma è giunta dalla Commissione elettorale che ha indicato nel Movimento per il cambiamento democratico di Morgan Zwangirai, finora all'opposizione, il vincitore delle consultazioni. Gli ultimi risultati hanno dato infatti al partito di Zwangirai 105 seggi sui 210 che compongono la Camera. Nessun dato definitivo è stato invece diffuso circa l’esito delle elezioni presidenziali. Ma il partito di Mugabe si è detto pronto a sostenere il capo di Stato uscente in un secondo turno presidenziale. Quali sono dunque le ragioni dietro l’esito di questo voto? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a padre Renato Kizito Sesana, esperto conoscitore della realtà africana:


    R. – In queste situazioni c’è tutto il peso di questi anni, che fa sì che la gente sia esasperata e non ce la faccia più. Per questo la maggioranza della gente ha votato contro Mugabe e vuole un cambiamento. D’altra parte, c’è una specie di rassegnazione, questo senso di impossibilità di cambiare. Mi sembra però che anche lì ci siano dei vicini che sono interessati, perché non succeda il caos in Zimbabwe. E’ senz’altro molto interessato il Sudafrica, che è diventato in un certo senso la “potenza coloniale” di tutta l’Africa australe, e poi la Zambia, e certamente attorno al Sudafrica ci sono altri Paesi che pure vogliono questa transizione pacifica e positiva.

     
    D. – Cosa potrebbe capitare se il cambiamento non rispondesse alle aspettative?

     
    R. – Lo Zimbabwe ha un grande potenziale e può tornare ad essere quello che era, senza troppe difficoltà, nel giro di due o tre anni. Lo Zimbabwe era un Paese che quando è diventato indipendente nel 1980, e poi per i primi 10-15 anni di indipendenza, esportava di tutto, perché è un Paese che ha un potenziale agricolo grandissimo. Esportava burro, latte, prodotti alimentari e prodotti agricoli in tutta la zona vicina. Era una vera potenza agricola, dove la gente viveva sostanzialmente bene. Io penso che ci sia la capacità di tornare a quei livelli, in un tempo abbastanza breve, con degli aiuti internazionali.

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    Regno Unito: creato un embrione ibrido umano-animale. Dallapiccola: un inutile mostro biologico

    ◊   Un inutile “mostro biologico”, “frutto di un esperimento sensazionalistico e provocatorio, senza alcuna utilità scientifica”. Così il genetista Bruno Dallapiccola, presidente dell'Associazione Scienza e Vita, commenta la notizia della creazione, in Gran Bretagna, del primo embrione ibrido umano-animale, ottenuto iniettando il Dna prelevato dall'uomo nell'ovulo "svuotato" di una mucca. L’embrione, sopravvissuto appena tre giorni, è stato creato da un gruppo di ricercatori dell'Università di Newcastle con il dichiarato obbiettivo di creare cellule staminali per la cura di malattie incurabili. Paolo Ondarza ha intervistato Bruno Dallapiccola:


    R. - Io personalmente ho dei dubbi sul significato biologico di esperimenti di questo tipo nel senso che quando si creano dei mostri biologici, è sempre difficile poter capire a che cosa servono soprattutto per quella filosofia della ricerca. Ora, partendo dal presupposto che le cellule staminali embrionali fino ad oggi non hanno prodotto nessun risultato di valenza terapeutica, io trovo una difficoltà biologica a comprendere come ci possano essere dei risultati creando una mostruosità biologica nel senso che faccio fatica a capire come una mostruosità biologica possa poi trovare una applicazione nella sperimentazione dell’uomo. Questo dal punto di vista biologico. Ovviamente, dal punto di vista etico, rimangono quelle ovvie perplessità che non può non avvertire un qualunque medico quando si pensa di creare qualcosa contro natura, quindi naturalmente una totale condanna anche se purtroppo siamo avvezzi a proposte di questo tipo perché sapevamo da tempo che in Inghilterra era stato autorizzato questo tipo di sperimentazione.

     
    D. – Quindi non c’è alcuna certezza, alcuna fondatezza potremmo dire, che questo sperimento possa aiutare nella ricerca di malattie incurabili?

     
    R. – L’approccio è così lontano dalla malattia di tipo incurabile che con difficoltà posso capire qual è il tipo di messaggio, di conoscenza sulla cellula, sulla biologia cellulare, che si vuole avere attraverso un prodotto che comunque è contro natura.

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    Colloquio internazionale a Roma sui carismi

    ◊   Si svolge da oggi a domenica prossima a Roma il Colloquio internazionale teologico/pastorale sul tema: “I carismi e il Rinnovamento Carismatico nella Chiesa cattolica”, promosso dai due principali organismi di coordinamento del Rinnovamento Carismatico: l’ICCRS (International Catholic Charismatic Renewal Services) e la CFCCCF (Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships), in collaborazione con il Pontificio Consiglio per i Laici. L’evento, unico nel suo genere, riunisce nella condivisione e nella preghiera diversi leader del Rinnovamento Carismatico provenienti da tutto il mondo insieme con alcuni vescovi a rappresentanza della Santa Sede. Ma che cosa sono i carismi dello Spirito Santo? Giovanni Peduto lo ha chiesto al professor Matteo Calisi, presidente della Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships:


    R. – I carismi dello Spirito Santo sono doni gratuiti dati alla Chiesa, ai singoli fedeli, per l’edificazione della Chiesa intera. Questo argomento è tornato di attualità nella Chiesa contemporanea già a partire dal Concilio Vaticano II, in cui il Papa insieme con i vescovi hanno affermato l’attualità dei carismi, sia quelli ordinari che quelli straordinari, che sono utili all’edificazione della Chiesa e all’espansione della Chiesa. Lo stesso Nuovo Catechismo della Chiesa cattolica precisa che questi carismi non sono estranei a quella che è un’attività pastorale nella Chiesa ordinaria. Quindi, possiamo ancora oggi aspettarci questi carismi, ordinari o straordinari, che appartenevano all’età apostolica.

     
    D. – Cosa vi aspettata da questo Colloquio?

     
    R. – Una riflessione teologico-pastorale offerta da alcuni specialisti, teologi, leader del Rinnovamento carismatico e rappresentanti della Santa Sede, per fare il punto sulla situazione, su questo movimento carismatico che si è diffuso così rapidamente a partire dagli anni ’60 in più di 150 milioni di cattolici. Sappiamo che questa riflessione era già cominciata sin dal suo sorgere con il cardinale Suenens che aiutò i carismatici a riflettere sulla natura della Chiesa con i celebri colloqui di Malines. Questa riflessione è proseguita poi in un secondo colloquio, tenutosi nel 2001, sulla nota della Dottrina della Fede circa la preghiera di guarigione. Oggi ritorniamo nuovamente come Rinnovamento carismatico a riflettere come questi carismi possano essere usati nella pastorale ordinaria della Chiesa.

    D. - Come procede, a suo avviso, il processo di integrazione dei carismi nella quotidianità delle realtà locali come le parrocchie? Sono ancora visti con diffidenza dalle altre realtà ecclesiali più tradizionali?

     
    R. – Sicuramente rappresentano una novità questi carismi, ma anche i carismatici stessi rappresentano in sé una novità. In realtà, un carismatico è un cristiano ordinario, cioè è un uomo che si lascia guidare dallo Spirito Santo. E’ ovvio che questa novità dei carismi, che è stata trascurata per tanti anni, forse anche secoli, nella pastorale ordinaria, ha creato qualche difficoltà. Per questa ragione il tentativo del Rinnovamento carismatico cattolico è quello di non creare un movimento di carismatici a parte nella Chiesa, quanto permettere che questa esperienza dello Spirito, di cui il Rinnovamento carismatico ha preso coscienza, possa entrare in quella che è l’attività normale delle parrocchie.

     
    D. - Tra gli speaker dell’evento diversi Vescovi nonché il Presidente del Pontificio Consiglio per i laici, il cardinale Stanislao Rylko, a testimonianza dell’attenzione di ICCRS e CFCCCF all’ascolto dei propri Pastori. Ci sono argomenti in particolare sui quali attendete parole significative da parte della Chiesa?

     
    R. – Sì, noi siamo veramente grati al Santo Padre e al Dicastero dei laici, nella persona del cardinale Stanislaw Rylko, per la cura pastorale e l’attenzione riservata al Movimento carismatico. Noi ci attendiamo una parola da parte della Santa Sede, affinché la Chiesa in generale possa vedere il Rinnovamento carismatico non come un’Associazione o un gruppo apostolico accanto ad altri, quanto aiutare la Chiesa in generale ad accogliere questo nuovo soffio dello Spirito, questa dimensione carismatica, che non è una prerogativa di un movimento ecclesiale, ma appartiene a tutta la tradizione della Chiesa cattolica.

     
    D. - Oggi si parla molto nel RCC di diffondere nel mondo quella che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno definito la “cultura di Pentecoste”. Può essere questo Colloquio un’occasione per uno slancio nuovo nella diffusione della grazia di Pentecoste nel mondo?

     
    R. – Sicuramente il Movimento carismatico è stato suscitato dallo Spirito per ricordarci la grande opera e la persona dello Spirito Santo, che per molto tempo, pur essendo presente, era trascurato nella pietà popolare, possiamo dire. Quindi, il Rinnovamento carismatico ripone l’accento sull’iniziativa che parte da Dio, parte dallo Spirito Santo. Per cui nella Chiesa nulla è possibile costruire se non per opera dello Spirito Santo. Questo è il nostro augurio, che attraverso questo Colloquio e attraverso la stessa esistenza del movimento carismatico, la Chiesa prenda coscienza di questa dimensione pneumatologica e diffonda sempre più ai nostri giorni la cultura della nuova Pentecoste.

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    Chiesa e Società



    In Australia storico accordo ecumenico fra diocesi cattoliche ed anglicane

    ◊   Dimenticare le divisioni del passato e costruire un futuro basato sulla mutua cooperazione e collaborazione, in spirito di piena amicizia, solidarietà e carità: con questo spirito tre diocesi australiane hanno firmato uno storico accordo ecumenico che apre nuove opportunità di scambio, confronto, studio, fra fedeli cristiani di diverse confessioni. A essere coinvolte - riferisce l'Agenzia Fides - sono la diocesi di Newcastle, della Chiesa anglicana, e le diocesi cattoliche di Maitland-Newcastle e di Broken Bay. In una solenne celebrazione tenutasi ieri nella cattedrale Anglicana di Newcastle, i vescovi, i sacerdoti, religiosi e laici cristiani delle tre comunità, si sono impegnati a costruire nuovi ponti per fare un passo avanti decisivo sulla strada dell’unità. I Vescovi Mons. Michael Malone (della diocesi cattolica di Maitland-Newcastle), Mons. Brian Farran e Mons. Graeme Rutherford (della diocesi anglicana di Newcastle) e Mons. David Walker (della diocesi cattolica di Broken Bay) hanno firmato, insieme con i principali leader delle rispettive comunità, un solenne Patto“nello spirito del mutuo riconoscimento che ci unisce”. Il Patto impegna le tre comunità a indire una serie di iniziative comuni che vanno da una sessione annuale di dialoghi e studi su temi ecumenici, agli incontri fissi delle rispettive Commissioni per l’Ecumenismo, fino alla possibilità di condividere risorse e beni di proprietà delle chiese.
    I vescovi hanno sottolineato l’importanza di questo accordo, che apre vie nuove in tutta l’Australia. A motivare l’accordo è stata la preghiera di Gesù “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,20-21): “Unità e pace sono parole importanti nella predicazione di Gesù. Eventi storici hanno a volte reso difficile la convivenza dei cristiani. Papa Giovanni Paolo II ci ha lasciato documenti che sono la base dei nostri sforzi di relazionarci più da vicino con gli altri cristiani. Papa Benedetto XVI ha riaffermato questo messaggio". Nel suo ruolo di responsabile per la Liturgia nella Diocesi di Maitland-Newcastle, Suor Carmel Pilcher ha incontrato i liturgisti delle diocesi di Broken Bay e della diocesi anglicana di Newcastle per preparare la solenne celebrazione della firma dell’accordo. E’ stata una celebrazione ricca di segni come il ricordo del Battesimo comune, la proclamazione dell Parola di Dio, uno scambio di doni, in spirito di autentica fratellanza. “Questo atto ci invita a proseguire il cammino sulla strada della riconciliazione e ci da nuove speranze per il futuro”, ha detto la suora. (R.P.)

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    Zimbabwe: in caso di cambio di governo, un missionario scalabriniano prevede un massiccio ritorno degli oltre 700 mila profughi dal Sudafrica

    ◊   Se cambia il governo nello Zimbabwe vi sarà un ritorno in massa dei 700-800 mila rifugiati zimbabwani in Sudafrica”. A riferirlo all'agenzia Fides è padre Mario Tessarotto, missionario scalabriniano che opera a Città del Capo e attivo nell'assistere i rifugiati e i migranti provenienti da Zimbabwe, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo e Burundi. “Gli zimbabwani che vivono in Sudafrica hanno intenzione di tornare nel loro Paese se vi sarà un cambiamento del regime. Si sono rifugiati in Sudafrica per motivi politici, per sfuggire alla fame, non hanno ricevuto da parte del governo locale lo status di profugo che avrebbe permesso loro di ottenere un'assistenza economica. – spiega il missionario - Il Sudafrica tende quindi a nascondere la presenza dei zimbabwani, così come quella di altri immigrati africani. Del resto leggendo la stampa locale, ho l'impressione che in Sudafrica si preferisca non parlare delle elezioni nello Zimbabwe. Non si dimentichi che le recenti nazionalizzazioni delle industrie e delle imprese straniere decisa da Mugabe, ha danneggiato anche diverse società sudafricane”. La situazione nello Zimbabwe è tenuta sotto osservazione dagli Stati dell'Africa australe perché si teme una fuga in massa della popolazione. “Tutti i Paesi confinanti con lo Zimbabwe stanno presidiando i confini” conclude padre Tessarotto. (R.P.)

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    La Chiesa in Kenya invoca aiuti ed il reinserimento degli sfollati per una pace più solida

    ◊   I responsabili cattolici del Kenya hanno ribadito l’urgenza e l’importanza di reinserire le persone sfollate all’interno dei confini, nello sforzo di far ritornare il Paese alla normalità. A causa delle violenze verificatesi dopo le elezioni presidenziali del 27 dicembre scorso infatti, sono oltre 300 mila le persone che sono dovute fuggire lasciandosi alle spalle le proprie case bruciate e distrutte. Sebbene alcuni sfollati siano tornati a casa - scrive l’Osservatore Romano - molti si trovano ancora accampati nei rifugi temporanei. In proposito il presidente dei vescovi kenyani, il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, ha affermato che la Chiesa ha urgente bisogno che il governo dia priorità al reinserimento degli sfollati per una più ampia realizzazione della pace e dell’accordo di condivisione del potere tra il presidente Kibaki ed il leader dell’opposizione Odinga. Secondo il cardinale Njue, la Chiesa ha già reso il suo contributo mediante gli aiuti umanitari. Aiuti giunti alla popolazione kenyana non solo da parte della Chiesa locale, ma anche da organizzazioni internazionali che hanno provveduto alla distribuzione di medicinali e generi di prima necessità. Nel messaggio pasquale, Mons. Peter Kairo, responsabile della commissione episcopale kenyana Giustizia e Pace, afferma che il Paese spera ardentemente che si realizzi l’accordo di pace, invita a non dimenticare le sofferenze delle migliaia di persone sfollate ed esorta i kenyani al perdono. (R.P.)

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    In sud Sudan 1,3 milioni di bambini sono tornati a scuola: tre anni fa erano solo 340 mila

    ◊   Aumenta del numero dei bambini che stanno per iniziare la scuola in sud Sudan. Oggi sono un milione e 300 mila, contro gli appena 340 mila del 2005, secondo i dati diffusi dall’agenzia Misna che fanno riferimento al ministero dell’Istruzione locale. Si tratta di uno dei successi del cammino verso la normalizzazione, dopo la guerra civile, terminata tre anni fa. Milioni di quaderni, zainetti e altro materiale scolastico sono stati distribuiti, nell’ambito della “Campagna per il ritorno a scuola” sostenuta dall’UNICEF, ente ONU per l’infanzia, in collaborazione con le autorità sudanesi. Dei piccoli scolari il 34% sono femmine, risultato particolarmente significativo, in quanto segna il superamento dei tabù che fino a ora avevano limitato l’accesso delle bambine all’istruzione. Negli ultimi due anni l’UNICEF ha anche sostenuto il governo del sud Sudan nella costruzione di 200 aule scolastiche permanenti, nella ristrutturazione di 300 già esistenti, nell’allestimento di 400 classi temporanee in tenda-scuola e nella formazione di 5mila maestri. (V. V.)

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    Appello del cardinale colombiano Castrillon Hojos ai guerriglieri delle FARC: liberate gli ostaggi in nome di Giovanni Paolo II

    ◊   In memoria di Giovanni Paolo II il cardinale colombiano Castrillon Hojos ha chiesto ai guerriglieri delle FARC “di fare un grande gesto di generosità e liberare i prigionieri. Dio li premierà”. Dai microfoni della radio colombiana RCN, il presidente della pontificia Commisione Ecclesia Dei – riferisce il quotidiano Avvenire - ha reclamato un “omaggio alla memoria del Papa della Pace” e ha ricordato che l’Esercito di Liberazione Nazionale, il secondo gruppo guerrigliero colombiano, in passato si impegnò con la Chiesa cattolica a non maltrattare le persone sequestrate, rispettando la parola. Intanto si moltiplicano gli appelli per la liberazione degli ostaggi. Ieri il figlio di Ingrid Betancourt, Lorenzo Delloye, ha usato parole disperate ricordando che sua madre, che soffre di epatite B, ha bisogno urgente di una trasfusione. Le speranze dei familiari si aggrappano alla missione umanitaria organizzata dalla Francia, e a cui partecipano anche Spagna e Svizzera, per prestare assistenza medica ai sequestrati. La missione è già partita ma è difficile entrare in contatto con i sequestratori. Anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa non ha accesso agli ostaggi, mentre le autorità di Parigi hanno assicurato che si sta lavorando per una mediazione. (E. B.)

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    Guatemala: minacce di morte al vescovo di San Marcos

    ◊   La Diocesi di San Marcos, appartenente alla Provincia Ecclesiastica di Los Altos, ha diffuso un comunicato indirizzato alla società guatemalteca e alla Comunità internazionale, nel quale denuncia le minacce di morte pervenute al vescovo della Diocesi, Mons. Álvaro Leonel Ramazzini e ad altri operatori pastorali. Secondo quanto si apprende dal comunicato, ripreso dall'Agenzia Fides, lunedì scorso una religiosa ha subito un atto di intimidazione da parte di alcuni individui che le impedirono il passaggio con l’obiettivo di far giungere una minaccia di morte al vescovo. Da tempo, inoltre, la Diocesi sta registrando diverse minacce ad altri membri della Chiesa. Per questo, nel comunicato viene espressa “preoccupazione per come si attenta alla vita umana, soprattutto di quegli uomini e quelle donne che lottano per la verità, la pace e la giustizia, da parte di coloro che invece difendono progetti di morte”. Si legge inoltre che “proprio in questi giorni in cui abbiamo celebrato la Resurrezione di Gesù, ci viene ricordato il valore sacro della vita umana”, per cui “attentare alla vita di una persona significa attentare al progetto di vita che Gesù stesso è venuto ad instaurare sulla terra: ‘Io sono venuto affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza’ (Gv 10,10)”. I firmatari del Comunicato esprimono la loro solidarietà ai Vescovi ed agli operatori che hanno subito intimidazioni e chiedono alla Comunità internazionale “di essere attenta a questo caso”, oltre ad esigere dalle autorità e dagli organismi di sicurezza dello Stato, di “proteggere e garantire il rispetto della vita in Guatemala”. (R.P.)

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    Famiglia e immigrazione al centro dell’incontro dei vescovi cileni e argentini della Patagonia in corso in Cile

    ◊   In Cile, la casa per Esercizi spirituali “Zenta Mayer”, nella città di Valdivia, accoglie da ieri una quindicina di vescovi cileni e argentini delle diocesi della regione della Patagonia che attraversa i due Paesi dall’Atlantico al Pacifico. Lo scopo principale dell’incontro è quello di riflettere insieme, alla luce del Documento di Aparecida, sulle diverse sfide pastorali comuni ai pastori di questa vasta e difficile area geografica. Tra queste, in particolare, i presuli hanno cominciato a discutere sulla questione dei flussi migratori che, a seconda delle condizioni economiche delle due Nazioni, tendono ad essere ciclici e massicci verso il Cile oppure verso l’Argentina. Ciò determina una singolarità di queste migrazioni, poiché alla fine seguono delle fasi quasi stagionali con una lunga catena di conseguenze che colpiscono soprattutto le famiglie. Infatti, nella seduta di ieri, rappresentanti dell’Istituto “Católico Chileno de Migración” hanno illustrato questa realtà nell’area patagonica del Cile. Nello stesso tempo i colleghi argentini hanno fatto lo stesso per quanta riguarda il loro territorio. Sono emerse questioni pressanti come la disoccupazione, il precariato, la mancanza di alloggi e l’assenza di politiche in favore della famiglia dei lavoratori stagionali. E sempre ieri, i lavori hanno avuto un momento di pausa fortemente simbolico: la Santa Messa per ricordare il terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II e, in particolare, per ricordare che 30 anni fa fu proprio l’amato Pontefice a prendere nelle sue mani la mediazione tra Santiago e Buenos Aires, evitando, dopo lunghi anni di lavoro, la guerra tra i due popoli e portando i governi alla firma di Trattato di pace, amicizia e collaborazione. Tra l’altro, si è detto, quella guerra felicemente evitata per opera di Giovanni Paolo II, si sarebbe dovuta combattere proprio nella regione patagonica. I lavori della prima giornata si sono chiusi con l’intervento del sacerdote cileno Tibaldo Zolezzi, vicario della pastorale di Valdivia, che ha parlato sulla pietà popolare nel sud del Cile. (A cura di Luis Badilla)

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    Al via nei prossimi giorni in Bolivia le celebrazioni per i 50 anni della fondazione della Caritas locale

    ◊   Caritas Bolivia celebrerà questa settimana il 50.mo anniversario della sua fondazione. Alla cerimonia, che avrà luogo il 5 e 6 aprile a Cochabamba, parteciperanno rappresentanti delle 17 giurisdizioni della Bolivia, oltre a quelli invitati dell’Argentina, delle Antille, del Brasile, del Messico e dell’Europa, che si uniranno ai vescovi della Chiesa boliviana “per ringraziare il Signore per questi 50 anni di lavoro sociale e pastorale”. Per l’occasione – riporta l’agenzia Fides - sono state organizzate diverse attività, tra cui una mostra per far conoscere la storia istituzionale della Caritas attraverso foto e prodotti artigianali. L’avvio delle celebrazioni avrà luogo sabato prossimo, con il benvenuto di mons. Luis Morgan Casey, presidente di Caritas Bolivia ed il messaggio di saluto del Cardinale Julio Terrazas, presidente della Conferenza Episcopale Boliviana. In programma anche varie esposizioni su temi legati al lavoro della Caritas, come ad esempio: “Missione della Caritas alla luce dell’Enciclica ‘Deus Caritas Est’ di Papa Benedetto XVI e del Documento di Aparecida”; “Linee generali del lavoro 2007-2011 della Caritas America Latina e dei Caraibi”; “La cooperazione fraterna: realtà attuale e futura”; “Caritas parrocchiali: loro necessità ed efficacia”. Domenica 6 aprile, tra le varie celebrazioni, sarà consegnato un riconoscimento ai vescovi presidenti ed ex direttori della pastorale sociale della Caritas Boliviana ed un riconoscimento alle istituzioni delle autorità municipali, oltre ad alcuni attestati di merito. In seguito si terrà la concelebrazione Eucaristica nella cattedrale di Cochabamba, presieduta dal cardinale Julio Terrazas, alla quale parteciperanno i vescovi della Bolivia. “Questi 50 anni li vivremo con una celebrazione Eucaristica rendendo infinite grazie a Dio per i doni ricevuti, per l’ispirazione e per il privilegio di essere strumenti di Lui e della sua buona notizia”, ha affermato Roberto Barja, segretario esecutivo della pastorale sociale della Caritas. Allo stesso tempo “vogliamo chiedere all’Onnipotente: ispirazione per il lavoro, perdono per le nostre imperfezioni e rallegrarci per la vita della nostra Chiesa nel suo insieme, preparandoci ai successivi 50 anni alla luce del Vangelo, con l’illuminazione dello Spirito Santo e la protezione della Vergine Maria”. (E. B.)

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    Le popolazioni dell’Amazzonia a Manaus discutono di clima mentre a Bangkok continua la conferenza dell’ONU sui cambiamenti climatici

    ◊   I popoli dell’Amazzonia vogliono far sentire la loro voce nel dibattito globale su cambiamenti climatici e deforestazione. Prosegue infatti a Manaus, nell’Amazzonia brasiliana un incontro dei “Popoli della selva”, apertosi ieri. Secondo gli organizzatori dell’evento, riuniti nelle “Alianza de los pueblos de la selva”, le comunità native, preservando milioni di ettari di boschi aiutano a mitigare gli impatti delle emissioni nocive e hanno perciò diritto a una compensazione economica. Le conclusioni dell’incontro – riferisce l’agenzia Misna - che si chiuderà domani, intitolato “Cambiamenti climatici e popoli della selva: avanzando nel dibattito sulla riduzione delle emissioni e del degrado forestale e i diritti dei popoli indigeni e tradizionali”, saranno presentate alla riunione dell’organismo sussidiario di assistenza scientifica della Convenzione sul Clima dell’ONU, in programma a giugno a Bonn, in Germania. Intanto continua a Bangkok la conferenza Internazionale sul clima, alla quale partecipano i rappresentanti di 163 Paesi. Yvo de Boer, segretario esecutivo della “Framework convention on climate change” delle Nazioni Unite, sotto la cui egida si svolge l’incontro, ha dichiarato che è necessario impegnare risorse economiche per aiutare i Paesi in via di sviluppo a contenere le emissioni di gas serra e affrontare le crisi prodotte dai cambiamenti climatici. La Repubblica popolare cinese ha proposto che le economie industrializzate più ricche stanzino lo 0,5% del prodotto interno lordo per aiutare gli altri Paesi ad adattarsi alle conseguenze dei cambiamenti climatici. A chiedere aiuto soprattutto le nazioni più esposte a tifoni e innalzamento del livello del mare (provocati dall’aumento delle temperature) come le isole del Pacifico, dell’Oceano Indiano e dei Carabi. Lo scorso dicembre, durante l’analoga conferenza ONU a Bali fu decisa la creazione di un fondo internazionale volontario presso le Nazioni Unite, con una disponibilità di soli 191 milioni di euro l’anno, da aumentare a circa un miliardo di euro in caso del raggiungimento dell’accordo sostitutivo del Protocollo di Kyoto in scadenza nel 2012. Tuttavia l’ONU stima che per affrontare adeguatamente i cambiamenti climatici sarebbero necessari non meno di 54 miliardi di euro l'anno. (V.V.)

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    Prosegue l’emergenza umanitaria in Bangladesh dopo il passaggio del ciclone "Sidr"

    ◊   In Bangladesh a quasi cinque mesi dal devastante passaggio del ciclone "Sidr" sono pesantissime le conseguenze sul piano umano ed economico. In seguito alla calamità del 15 novembre scorso i morti sono stati oltre quattro mila. Anche grazie alle nuove misure di prevenzione, il bilancio è stato meno tragico rispetto ai cicloni che colpirono il Paese nel 1970, mezzo milione di vittime, e nel 1990 con 140 mila morti. Tuttavia – riporta l’Osservatore Romano - il costo in termini economici rischia di essere assai più grave. Nell’area del sud-ovest del Paese, una delle maggiori risaie del mondo, due milioni e 300 mila persone sopravvivono solo grazie agli aiuti umanitari distribuite dalle agenzie delle Nazioni Unite. I fondi scarseggiano; si paventa il rischio che non bastino per sfamare la popolazione fino al prossimo mese di novembre quando è atteso il nuovo raccolto: "Sidr" infatti ne ha distrutto quello precedente. Le inondazioni, oltre ad aver cancellato interi villaggi, hanno anche avvelenato le acque del Golfo del Bengala una piana prima feritilissima. Adesso le acque sono ingiallite e, in attesa delle piogge di maggio che la purifichino, milioni di contadini non hanno la possibilità di piantare nuovamente riso e quindi di raccoglierlo entro la fine dell’anno. (E. B.)

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    Nelle Filippine l’arcivescovo di Davao ha criticato il piano di sviluppo cittadino per l’infanzia

    ◊   La Chiesa di Davao, nelle Filippine, ha criticato il piano di sviluppo per i bambini, perché - afferma l’arcivescovo della città, mons. Fernando Cavalla, ripreso dall’Osservatore Romano – “non ha un adeguato orientamento morale per quanto concerne la crescita e l’educazione psicosessuale ed emotiva dei bambini, che deve edere il punto di partenze dei programmi che trattano le cosiddette questioni di salute riproduttiva”. In una dichiarazione pubblicata la domenica di Pasqua, il presule ha dichiarato che il programma non ha tenuto sufficientemente conto del ruolo dei genitori nell’adeguata cura dei bambini e renderebbe loro più difficile guidare i propri figli. L’arcivescovo ha sottolineato l’obiettivo del diritto di sopravvivenza indicato nel piano il quale prevede che “tutti i bambini avranno la stessa possibilità di crescita, assicurando che tutti abbiano pieno accesso ai servizi e alle informazioni accurate che promuovano gravidanze sicure e producano e alimentino bimbi sani”. Da qui l’interrogativo dell’arcivescovo: “Questo significa che tutti i bambini, dai zero ai diciotto anni, possono accedere pienamente a tutti i mezzi di controllo artificiali delle nascite, comprese le pillole considerate abortive, mimetizzate da cosiddette gravidanze sicure?”. E aggiunge: “Include anche l’esposizione immorale e insensibile di questi contraccettivi ovunque e in qualsiasi momento, di modo che siano accessibili ai bambini?”. E ancora: “La promozione delle gravidanze sicure comprende anche l’aborto?”. L’arcivescovo ha anche sottolineato che il provvedimento “promuove e incoraggia in modo acritico la promiscuità e i comportamenti sessuali non corretti fintanto che sono sicuri”. Il presule ha quindi raccomandato un attento discernimento ai legislatori al fine di aiutare i genitori a promuovere un’educazione dei bambini basata sulla castità, che rispetti l’integrità della sessualità umana e dei rapporti interpersonali. E poiché i bambini sono il futuro della società e della Chiesa locale, l’arcivescovo ha ricordato che ogni legislazione per il bene del bambino deve essere orientata alla famiglia e rispettosa del diritto dei genitori relativo al modo di crescere i propri figli e all’educazione degli stessi e dei loro sentimenti religiosi. Lo scorso 26 marzo il consiglio cittadino è giunto alla decisione di rimandare temporaneamente l’approvazione del provvedimento. Durante una riunione sono state affrontate le diverse preoccupazioni espresse dalla Chiesa e sono state indicate anche diverse modifiche da attuare per l’applicazione del piano. (E.B.)

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    Fedeli in preghiera in Sri Lanka affinchè le operazioni di guerra risparmino il Santuario di Nostra Signora di Madhu

    ◊   In Sri Lanka 4 mila persone si sono riunite ieri presso il Santuario di Nostra Signora di Madhu, per pregare affinché la zona sia lasciata fuori dagli scontri militari. A lanciare l’allarme e a convocare i fedeli è stato il vescovo di Mannar, Mons. Rayappu Joseph, che - riferisce l’agenzia AsiaNews - ha anche consegnato alle autorità locali un memorandum di intesa, già inviato al presidente Mahinda Rajapakse e ai vertici delle tigri Tamil. Martedì scorso il ministero delle Difesa cingalese ha parlato di colpi di mortaio esplosi dai ribelli contro il santuario mariano. Colpito anche l’ospedale Murunkan e una locale casa di missione. Ma di quest’ultimo attacco non si conoscono i responsabili. Al momento nel santuario mariano si trovano tre sacerdoti, quattro suore e sei laici. Mons. Joseph ha inoltre indetto per domani una giornata di preghiera e digiuno e ha chiesto la recita del rosario ogni sabato per la pace nella sua terra. (V.V.)

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    Libano: i vescovi maroniti lanciano un nuovo allarme sulla necessità dell'unità per superare la crisi politica ed economica

    ◊   Fortemente preoccupati dalla interminabile crisi politica, che sta anche facendo degenerare la situazione economica, i vescovi maroniti lanciano un nuovo forte invito alla ricerca del bene comune, rinnovano il loro sostegno all’iniziativa di mediazione della Lega Araba, ammoniscono contro i perduranti danni dell’emigrazione soprattutto giovanile e denunciano le confische di terreni e di pozzi dei cristiani, che “alcuni gruppi” stanno compiendo nella Bekaa e nel nord del Paese. E’ quanto si legge nel comunicato finale emesso dai vescovi al termine della loro riunione mensile, tenutasi a Bkerke, sotto la presidenza del patriarca, il cardinale Nasrallah Sfeir. Uno spiraglio, nella gravità della situazione, è offerto dall'arcivescovo maronita di Beirut, mons Paul Matar, che sta guidando un tentativo di dialogo tra le parti cristiane ed il patriarcato maronita. Pur consapevole delle difficolta che continuano ad impedire il buon andamento dell'iniziativa, egli ha espresso un cauto ottimismo ed ha rivelato ad AsiaNews la possibilità di una riunione nelle prossime 48 ore, indicando il forte desiderio manifestato da tutte le componenti cristiane, di riunirsi per studiare ed esaminare lo stato della "Nostra Casa". La “anormalità” dell’assenza del Libano dal vertice della Lega Araba è il punto di partenza del documento dei vescovi, che ne evidenzia il collegamento con la crisi che impedisce al Paese di avere, da novembre, un capo dello Stato. A tale proposito, i vescovi sottolineano che il vertice di Damasco “ha insistito sull’impegno al rispetto dell’iniziativa araba per la soluzione della crisi libanese” e “chiedono a tutte le parti, all’interno ed all’estero, di cooperare per il successo di tale iniziativa”. “La difficile situazione che sta attraversando il Paese – si legge ancora nel documento – impongono a tutti i libanesi di cooperare per trovare un'uscita dalla crisi, alla quale bisogna far fronte con sangue freddo”. (R.P.)

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    Si moltiplicano anche in occidente le manifestazioni di iracheni che chiedono giustizia per la morte di mons. Rahho

    ◊   Si moltiplicano anche in occidente le marce silenziose dei cristiani iracheni che chiedono giustizia per la persecuzione di cui sono vittime nella loro patria. Mentre tutti i giorni nei villaggi della Piana di Niniveh si continua a chiedere la verità sulla morte dell’arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Faraj Rahho, anche in Olanda, in Germania e in Canada – riferisce l’agenzia Asia News - gli emigrati iracheni sono scesi in piazza con striscioni e foto dei loro martiri. Nel Paese del Golfo, intanto, sono oltre due milioni e 700 mila gli sfollati dall’inizio del conflitto. Le nuove stime – riporta l’Osservatore Romano - sono state fornite a Ginevra dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e dall’Organizzazione Internazionale dei Migranti. Il rapporto ha rilevato una nota positiva: il numero complessivo degli sfollati è in diminuzione rispetto agli ultimi due anni e meno dell’uno per cento è fuggito dal paese nel 2008. Tuttavia il numero dei rifugiati senza alloggio e quantità di cibo adeguato ha superato il milione. Un altro milione non ha modo di lavorare per guadagnare e circa 300 mila persone non hanno accesso all’acqua potabile. (E. B)

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    La Chiesa del Pakistan apprezza gli sforzi del nuovo governo e lo invita a rispettare la libertà religiosa

    ◊   La Chiesa “dà il benvenuto al futuro governo pakistano” che sarà formato entro cento giorni, ma ricorda che “alcune importanti questioni che riguardano il Paese sono ancora senza risposta. Abbiamo bisogno di riforme che migliorino la situazione dei diritti umani per i cittadini del Pakistan”. È il contenuto di un comunicato della Commissione episcopale Giustizia e pace, pubblicato oggi e riportato dall'Agenzia AsiaNews, a firma dell’arcivescovo di Lahore mons. Lawrence Saldanha e del segretario generale Peter Jacob. Il presule, presidente della Conferenza episcopale pakistana, approva il desiderio espresso dal nuovo governo di “stabilire un governo fondato sul diritto e sulla giustizia. È tuttavia urgente eliminare la discriminazione dalle politiche educative nazionali ed intraprendere un percorso legislativo che aiuti le comunità emarginate a migliorare la propria situazione”. Il riferimento è anche alla comunità dei cattolici pakistani (circa 1 milione 200mila persone, lo 0,9 % di una popolazione che al 97 % pratica la fede musulmana), che da anni lamenta le ingiuste politiche governative soprattutto a livello provinciale. Nelle aree remote del Paese, infatti, i cristiani sono discriminati sia a livello educativo – molti non riescono a superare le prime classi perché esclusi dalla normale preparazione scolastica – sia a livello lavorativo, perché i musulmani non danno lavoro ai cristiani. Il mandato assegnato dagli elettori al governo, prosegue il testo della Commissione, riflette invece in maniera chiara “il desiderio nazionale di un sistema basato sull’uguaglianza di tutti i cittadini, senza questioni di casta, religione o credo, così come immaginato dal fondatore del Pakistan, Ali Jinnah. L’indipendenza del sistema giudiziario, la libertà di stampa e l’autonomia delle province sono questioni molto importanti, ma non meno importanti sono le questioni legate all’intolleranza religiosa ed alla discriminazione”. (R.P.)

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    India: dopo gli appelli dei vescovi, anche lo Stato interviene per i diritti delle donne

    ◊   Cresce in India l’attenzione per l’assistenza sociale nei confronti delle donne, espressa negli ultimi mesi sia da gruppi e rappresentanti religiosi sia dal Governo federale e statale. Nel nuovo anno fiscale che è iniziato il 1° aprile, il Governo spenderà milioni di dollari per istituire scuole ed ostelli per le ragazze dei villaggi. Intende anche aumentare gli stipendi di un milione e 800 mila donne che insegnano negli asili delle aree rurali ed ha chiesto alla società di assicurazione, di occuparsi di circa 300 milioni di donne attraverso i gruppi di auto-aiuto in tutto il Paese. Anche alcuni Stati indiani hanno elaborato programmi simili. Il 27 marzo il Governo di New Delhi ha annunciato il suo programma “Mamta Friendly Hospital” per offrire assistenza sanitaria completa a madri ed a bambini. In precedenza, l’Uttaranchal ed il Rajasthan hanno riservato alle donne il 50% dei posti negli organismi amministrativi. E lo Stato più popoloso, l’Uttar Pradesh, intende aprire stazioni di polizia interamente femminili in tutti i distretti per controllare i crimini contro le donne e stanziare un “fondo separato” per offrire aiuto economico alle giovani. Fondamentale, per tutto questo - riferisce l’Osservatore Romano – è stata la decisione della Conferenza episcopale indiana presa a febbraio al termine della sua Assemblea plenaria, di incentivare alcune misure progressive per dare maggiore potere alle donne nella Chiesa e nella società, delegando il compito alle tre Chiese rituali dell’India: la latina, la siro-malabarese e la siro-malankarese. I vescovi hanno concordato di riservare alle donne il 35% dei posti degli organismi ecclesiali ed hanno promesso di combattere l’infanticidio, il feticidio ed altri mali sociali che minacciano la vita. Ha fatto storia la decisione della Conferenza episcopale indiana, di invitare quaranta donne alla Plenaria, proprio per elaborare programmi sulla questione femminile. (R.P.)

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    Al via ieri a Cracovia il cantiere per la costruzione del centro don Guanella

    ◊   Nel giorno del terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II, avviato il cantiere del “Centro don Guanella” a Skawina, Cracovia. La struttura – riporta l’agenzia Sir - dovrebbe essere ultimata entro luglio 2009 ed ospiterà una casa-famiglia per 10 ragazzi adolescenti e la prima casa religiosa dell’Opera in Polonia. “Una casa madre per quello che la Provvidenza vorrà far seguire”, ha affermato il responsabile del progetto don Cosimo Schiavone, precisando che il centro sarà anche riferimento e luogo di formazione degli aspiranti, di accoglienza e pastorale vocazionale e sede del Movimento Giovanile Guanelliano. “Sogniamo che la nostra Casa diventi luogo di formazione del volontariato in genere – ha aggiunto - e che il suo altare serva per le celebrazioni liturgiche della comunità e sia aperto alla popolazione di Skawina”. Come riporta una nota, la prima pietra portata dai guanelliani sul grande prato di Cracovia è stata benedetta dal Santo Padre, il 27 maggio 2006. Fu invece Giovanni Paolo II, nel 1981, durante la visita alla parrocchia romana di S. Giuseppe nel quartiere Trionfale, ad accendere nei sacerdoti guanelliani, il desiderio della missione nella sua terra natale: “Come? – disse - In Polonia non ci siete ancora?”. Così nel 1999 c’è stata l’ordinazione del primo sacerdote, mentre il 12 settembre 2001 l’apertura a Cracovia della prima Comunità Guanelliana. (E. B.)

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    Una liturgia di ringraziamento ha concluso le celebrazioni in onore di San Francesco di Paola, patrono della Calabria

    ◊   “Un uomo libero che ha potuto servire la verità e la giustizia celebrando la libertà come servizio mosso dall’amore”. Questo è stato S. Francesco di Paola, patrono della Calabria, secondo il card. Attilio Nicora che ieri ha presieduto a Paola una celebrazione a conclusione del cinquecentenario della morte del Santo alla presenza di tutti i vescovi della regione. La sua testimonianza possa “continuare – ha concluso il porporato ripreso dall’agenzia Sir – ad essere di esempio per tutti e soprattutto per la splendida e tormentata terra di Calabria”. Il provinciale dei Frati Minimi, padre Rocco Benvenuto ha sottoilineato che Paola rappresenta “il cuore religioso” della Calabria aggiungendo che questa città è stata scelta come “luogo di discernimento per il cammino pastorale delle Chiese di Calabria”. Dopo la celebrazione è stata consegnata simbolicamente al Santo la chiave della città. Ieri, a conclusione delle celebrazioni in cui i frati hanno anche voluto ricordare la visita di Giovanni Paolo II a Paola nel 1984, il superiore generale dei Minimi, padre Francesco Marinelli, ha presieduto una liturgia di ringraziamento. (E. B.)

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    Intervento di mons. Bagnasco al 35.mo convegno nazionale della FACI

    ◊   "La pace è un dono per la Chiesa in Italia e anche in futuro la sua azione sarà preziosa, soprattutto per assistere e sostenere i sacerdoti, i quali sempre più devono essere non dei tecnici del sacro, ma uomini di Dio, capaci di un continuo aggiornamento culturale". Lo ha detto ieri il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, e presidente della CEI, intervenendo a Montecatini Terme, al 35.mo Convegno nazionale della Federazione tra le Associazioni del Clero Italiano (FACI), che festeggia i 90 anni della sua fondazione. Oggi - ha detto il porporato - insieme alla contestazione della fede cristiana, certamente non nuova, è in gioco l’uomo nella sua verità e nel suo valore. Occorre, dunque, da parte dei presbiteri un rinnovato impegno di evangelizzazione, che coniughi spiritualità e progetto culturale. I valori non negoziabili che il Santo Padre richiama e che riguardano la vita, la famiglia e la libertà educativa – ha sottolineato ancora Bagnasco – sono sistematicamente aggrediti per farne delle questioni puramente culturali e quindi storicistiche, ma riducendo la realtà a cultura, negando la capacità della ragione umana a raggiungere qualunque verità e pretendendo di confinare Dio nella sfera meramente privata, si viene a negare l’uomo. Di qui l’invito del porporato a tutti i sacerdoti affinché procedano ad un costante aggiornamento culturale. Invito prontamente raccolto dall’Assemblea, che ha concluso stamattina i suoi lavori. “Vogliamo continuare lungo la strada tracciata in questi 90 anni”, ha detto il presidente della FACI, mons. Luciano Vindrola, riconfermando la nostra fedeltà al Papa e all’episcopato italiano. (Da Montecatini Terme, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)

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    Convegno internazionale alla Lateranense per dare una risposta pastorale ai traumi dell'aborto e del divorzio

    ◊   Organizzato dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, in collaborazione con i Cavalieri di Colombo, si apre domani a Roma all'Università Lateranense, il Congresso Internazionale “L’olio sulle ferite. Una risposta alle piaghe dell’aborto e del divorzio”. Seguendo l’invito di Benedetto XVI, l’Istituto intende così promuovere l’ascolto e la riflessione sulle sofferenze delle persone che hanno vissuto il trauma del divorzio dei propri genitori o quello di un aborto procurato. Anche se di natura differente, entrambi i traumi sono fonte di sofferenza profonda per chi li vive. Le statistiche mostrano che il numero delle persone coinvolte non è per nulla trascurabile. Allo stesso tempo, il dibattito ideologico che ruota intorno a tali questioni impone spesso un silenzio, che dimentica il più delle volte le "ferite" delle persone. Il Congresso, che si concluderà sabato prossimo, s’ispira così alla parabola del Buon Samaritano che ci interpella, mettendoci davanti agli occhi le sofferenze del nostro prossimo, che chiede un aiuto concreto. L’analisi delle diverse dimensioni di queste due problematiche vuole spingere ad un’azione pastorale mossa dalla carità, che tenga in considerazione le persone, al di là di ogni ideologia. I relatori provengono da alcune tra le più prestigiose Università e da centri di studio e di ricerca a livello internazionale, così come dall’ambito della pastorale. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Via libera all'ingresso di Albania e Croazia nella NATO

    ◊   Il secondo giorno del vertice NATO di Bucarest si è aperto con l’invito a Croazia e Albania ad entrare nell’Alleanza Atlantica e con l’appoggio al sistema difensivo anti-missilistico progettato dagli Stati Uniti. Ma a tenere banco oggi sarà la questione dell’invio di nuove truppe in Afghanistan. In giornata, ogni Paese renderà nota la consistenza dei rinforzi. Il nostro servizio:
     
    Dopo il mancato accordo sull'avvio del processo di adesione di Ucraina e Georgia, il vertice NATO di Bucarest si concentra oggi sulla questione della guerra in Afghanistan. Il presidente americano ha chiesto agli alleati europei di inviare più truppe per rafforzare l’azione dell’Alleanza nel Paese asiatico. L’obiettivo è arrivare ad un incremento di altri 5000 uomini della missione ISAF. In giornata, ogni Paese renderà nota la consistenza dei rinforzi che è disposto a inviare al fronte. Al momento, gli Stati Uniti hanno già incassato il sostegno di Francia e della Polonia. Lo stesso presidente francese Sarkozy ha precisato oggi a Bucarest che Parigi invierà un battaglione di 800 uomini che sarà dispiegato nell’est. Ciò consentirà agli americani di spostare parte delle loro forze nelle turbolente zone del sud, accogliendo così la richiesta del Canada di un rinforzo. Intanto il segretario generale delle NATO, aprendo i lavori della sessione odierna, ha annunciato il via libera all'ingresso di Albania e Croazia nell'Alleanza Atlantica, che porterà a 28 il numero dei Paesi membri. Resta invece aperta la questione Macedonia, dopo il veto della Grecia che contesta l'uso del nome e si oppone al suo riconoscimento. I capi di Stato e di governo della NATO hanno infatti deciso di rinviare l’ingresso dell'ex repubblica jugoslava a quando la disputa sul nome con Atene “sarà risolta”. Per tutta risposta il ministro degli Esteri della Macedonia ha deciso di lasciare il vertice come segno di protesta. Sempre stamani, i leader della NATO hanno poi dato il loro appoggio al sistema difensivo anti-missilistico progettato dagli Stati Uniti per l'Europa nonostante l'opposizione della Russia.

     

    Cipro
    Giornata storica per Cipro, dove è stato riaperto il valico di frontiera di Ledra Street, la via che per 45 anni ha diviso in due la capitale Nicosia, dopo la chiusura a seguito delle violenze interetniche tra la comunità greco-cipriota e quella turco-cipriota. La riapertura del varco è stata ufficializzata con una cerimonia cui hanno preso parte autorità di ambedue le parti dell’isola, diplomatici e un consistente numero di comuni cittadini, in un clima di diffuso entusiasmo e riconciliazione. Ma ascoltiamo il commento di padre Umberto Barato, vicario del Patriarca di Gerusalemme dei Latini per Cipro, al microfono di Mathilde Auvillain:


    R. - Con il nuovo presidente eletto il 28 febbraio scorso, Dimitris Christofias, si è vista immediatamente un’apertura. Lui ha voluto incontrare il cosiddetto presidente “dell’altra parte” cioè dello Stato turco del Nord Cipro che non è riconosciuto da nessuno eccetto che dalla Turchia. L’ha voluto incontrare ed hanno parlato, hanno deciso di fare il primo passo che è questo: aprire la strada di Ledra che è centrale, centrale da questa parte e centrale anche dall’altra. Allora tutti sono entusiasti e questo è un indice di una nuova apertura, di una nuova mentalità, vorrei dire tra le due parti e la gente qui è molto contenta e spero di risolvere molte cose sulla questione di Cipro. In che forma? Questo non lo so, dal dialogo verrà fuori la forma. Si parla di una confederazione, da sempre però si parla di un’unione, di non essere così separati, di non avere le frontiere. Speriamo che si risolva qualche cosa.

     
    Iraq
    Ennesima giornata di violenze in Iraq. Sette civili iracheni, tra cui una donna e un bambino di cinque anni, sono stati uccisi e altri 12 sono stati feriti dall'esplosione di un camion-bomba condotto da un attentatore suicida a Mossul. Diverse esplosioni si sono registrate anche a Baghdad, dove il bilancio parla di un soldato iracheno ucciso e altre otto persone, tra cui 3 soldati, ferite. Ad allarmare le autorità c’è poi l’iniziativa del leader radicale sciita Moqtada Sadr, che ha chiamato tutti gli iracheni ad una manifestazione di protesta “contro l'occupante”. La manifestazione si terrà il 9 aprile nella città santa sciita di Najaf, in occasione del quinto anniversario della caduta di Saddam.

    Cina
    La capitale del Tibet, Lhasa, dal prossimo primo maggio sarà riaperta ai turisti stranieri, dopo settimane di isolamento in seguito ai disordini scoppiati per le manifestazioni del mese scorso e alla repressione da parte delle autorità cinesi. Intanto, le autorità di Pechino hanno condannato a 3 anni e mezzo di carcere l'attivista per i diritti umani Hu Jia, uno dei principali contestatori della politica cinese in Tibet. Immediata è arrivata la richiesta di liberazione da parte di Stati Uniti e Unione Europea che si sono appellate alla Cina affinché garantisca la libera espressione di opinioni

    Coree
    Torna alta la tensione tra le due coree. Pyongyang ha minacciato il blocco di ogni dialogo e il ricorso a misure militari se la Corea del Sud non presenterà scuse formali per le dichiarazioni del suo capo delle forze armate. Il generale di Seul aveva fatto allusioni su un attacco militare preventivo per scongiurare un’eventuale aggressione da parte del nord.

    Alitalia
    All'indomani dello strappo di Air France, che ha rifiutato la controproposta dei sindacati abbandonando la trattativa, il titolo Alitalia è stato sospeso per l’intera giornata. Il governo italiano, a margine di una riunione tenutasi stamani a Palazzo Chigi, si è però impegnato a riaprire le trattative con il vettore franco olandese. Intanto, i vertici della compagnia, dopo aver incassato le dimissioni del presidente Prato, hanno convocato le nove sigle sindacali per domani alle 11.

    Elezioni Italia
    Le elezioni del 13 e del 14 aprile non saranno rinviate. La DC di Giuseppe Pizza ha deciso infatti di rinunciare al ricorso "per non far slittare il voto". La possibilità di un rinvio era stata ventilata ieri dal ministro Amato, dopo la decisione del Consiglio di Stato di rimettere in corsa il simbolo con lo scudo crociato della DC di Giuseppe Pizza. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 94

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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