Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

SOMMARIO del 30/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • La ricerca della Verità, rispetto al rischio di autoreferenzialità dei media, al centro del prossimo Messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali
  • Rinunce e nomine
  • Si è sacerdoti, vescovi o cardinali "non per sé ma per gli altri": intervista con una delle porpore del prossimo Concistoro, l'arcivescovo Giovanni Lajolo
  • Orientare le pastorali giovanili di tutte le Chiese alla prossima GMG di Sydney. Mons. Rylko fa il punto sull'evento, al rientro dall'incontro preparatorio nella città australiana
  • Sviluppo sostenibile e sfide ambientali al centro dell'intervento all'ONU di mons. Celestino Migliore
  • Oggi in Primo Piano

  • Attentato kamikaze in Pakistan, non distante dalla roccaforte del presidente Musharraf. Intervista con Elisa Giunchi
  • Save the Children denuncia le violenze dirette o indirette sui minori: 275 milioni di piccole vittime in tutto il mondo
  • “Non intendo insinuare dubbi di alcun genere, il lavoro dello storico non è emettere giudizi”. Così il prof. Luzzatto, autore del volume “Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento”
  • Presentazione nel pomeriggio del Dizionario biblico della vocazione, prima opera al mondo del suo genere. Intervista con il curatore, don Giuseppe De Virgilio
  • Chiesa e Società

  • Riunito a Roma presso la FAO l’organo direttivo del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura
  • Canada: dal "Circo del sole" una "goccia di vita" per chi muore di sete
  • Le iniziative della Chiesa nelle Filippine a favore dell’infanzia nel “Mese nazionale dei bambini”
  • Le conclusioni in Thailandia del primo Simposio sulle vocazioni in Asia
  • Incontro a Giava tra cattolici e protestanti sulla nuova legge indonesiana sui luoghi di culto
  • Da domani, all’Università di Palermo, Convegno internazionale su Islam e Occidente
  • Le commemorazioni in Bielorussia per i 70 anni delle persecuzioni staliniane che costarono la vita a 10 mila persone
  • Un video sulle vocazioni promosso dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti vince il Premio Gabriel
  • Notevole incremento della speranza di vita in Spagna, che raggiunge una media di 80,2 anni
  • “Lo studio universitario identità e prospettive” è il tema del seminario organizzato dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora scontri con morti tra ribelli curdi e soldati turchi - Assassinato nella capitale irachena il direttore sunnita di un settimanale locale
  • Il Papa e la Santa Sede



    La ricerca della Verità, rispetto al rischio di autoreferenzialità dei media, al centro del prossimo Messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali

    ◊   “I mezzi di comunicazione sociale: al bivio fra protagonismo e servizio. Cercare la Verità per condividerla” è il tema scelto da Benedetto XVI per la 42.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali 2008, che si celebrerà il 4 maggio 2008. “Il tema scelto dal Santo Padre per la Giornata - afferma l'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio consiglio delle Comunicazioni Sociali - invita a riflettere sul ruolo dei media in relazione, soprattutto, al rischio, sempre più presente, che essi diventino referenziali a se stessi e non più - o non solo - strumenti al servizio della verità. Verità che va cercata e condivisa”. Sul ruolo dei media e la possibilità di farne strumenti efficaci di evangelizzazione, Emanuela Campanile ha intervistato proprio mons. Claudio Maria Celli:


    Oggi, dobbiamo utilizzare ciò che la Provvidenza ha posto nelle nostre mani e questi mezzi devono essere utilizzati. Io, però, ho una grande preoccupazione. Da un lato, credo che la Chiesa debba essere annunciatrice della Parola e, quindi, questi mezzi devono essere al servizio della Parola: per chi è già discepolo, per chi è in cammino e per chi è lontano. E’ questa la mia preoccupazione: essere al servizio della Parola. Noi abbiamo la Parola. Credo ci voglia una dimensione di ascolto, di rispetto. Si tratta di avere in mano qualcosa che entri nel cuore delle persone. E’ un "santuario" dove noi entriamo con rispetto, in punta di piedi. Questo per me, oggi, è fondamentale. Credo sia un servizio che dobbiamo rendere a chi è già discepolo e che quindi sta compiendo un suo cammino di crescita. C’è anche un servizio che dobbiamo rendere a chi è solo nella strada.

     
    D. - C’è anche una difficoltà di inserire la comunicazione che nasce dalla Chiesa nella comunicazione laica... infiltrarsi nel tessuto sociale comune...

     
    R. - Esatto, se si ama veramente e si vuole servire. Io la chiamo una diaconia della cultura. Sto pensando proprio a queste persone che cercano e che hanno una profonda nostalgia di Dio. Noi dovremmo avere nel nostro cuore, nella nostra mente, nei nostri piani pastorali, l’attenzione a queste persone. Non sarà facile, anche perchè oggi educare all’ascolto è una problematica enorme. Oggi, per molte persone è una fatica enorme mettersi in ascolto, anche perchè tutta la realtà che ci circonda non è così favorevole o non favorisce un ascolto. E’ terribile che noi che dovremmo dedicarci alla comunicazione, dobbiamo preoccuparci che chi è dall’altra parte sia in un atteggiamento di ascolto. Io ritengo che questa sia una delle sfide che dobbiamo affrontare.

    Fin dal tema del messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, emerge la sfida lanciata dal Papa agli operatori della comunicazione, affinché ricerchino la Verità senza protagonismi. Un tema sul quale Luca Collodi ha raccolto la riflessione del nuovo direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian:


    R. - E’ una scelta difficile, perché siamo in un’età e in un momento particolare dove il protagonismo è obiettivo di una ricerca esasperata. E questo lo vediamo anche tra i giovani. Ma i giovani hanno l’esempio degli adulti e in questo senso il richiamo di Benedetto XVI è molto opportuno.

     
    D. - Il messaggio per la 42.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali 2008 sottolinea anche la centralità della ricerca della verità. Come un giornalista può cogliere questa sfida lanciata dal Papa?

     
    R. - Direi con gli strumenti proprio della sua professione e, quindi, il controllo rigoroso delle fonti, delle notizie. Non accontentarsi di rilanciare qualsiasi testo o avvenimento, ma cercare di verificarlo sempre di più e nel modo più accurato possibile.

     
    D. - Perché la stampa laica si interessa in un modo - direi - quasi morboso a quella che è la vita della Chiesa e non a quelli che sono i valori che la Chiesa trasmette?

     
    R. - Quando lo fa in questo modo, lo fa in modo strumentale. Anche qui, il richiamo alla ricerca della verità, che non è prerogativa dei cattolici o dei cristiani o credenti, ma dovrebbe essere una esigenza sentita da tutti. E proprio per un motivo professionale il giornalista deve ricercare la verità: questo è il suo primo compito.

    inizio pagina

    Rinunce e nomine

    ◊   In Islanda, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Reykjavik, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo, Joannes Baptist Matthijs Gijsen. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Pierre Bürcher, finora ausiliare di Losanna, Ginevra e Friburgo, in Svizzera. Mons. Bürcher, 62 anni, ha svolto i suoi studi teologici nel Seminario maggiore della diocesi di Losanna, Ginevra et Friburgo, terminandoli con la licenza in Teologia all’Università di Friburgo. Dopo l'ordinazione, ha svolto fra l'altro il ministero di parroco, completando dal 1989 al 1990 la sua formazione a Parigi presso “l’Institut de formation des éducateurs du clergé”. E' membro della Congregazione per le Chiese Orientali. Ricopre anche l’ufficio di presidente della Catholica Unio. In seno alla Conferenza episcopale svizzera, mons. Bürcher è responsabile della Sezione “Dialogo inter-religioso” e presidente del gruppo di lavoro “Islam”.

    In Francia, il Pontefice ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Toulouse il sacerdote Hervé Gaschignard, finora parroco a Notre-Dame la Blanche a Guérande. Il neo presule ha 47 anni, ha frequentato l’Ecole Supérieure de Commerce et d’Administration des Entreprises a Nantes, dove ha conseguito un diploma in economia, quindi è entrato in Seminario, conseguendo più tardi la Licenza in Teologia dogmatica (ecclesiologia) alla Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote, ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi ministeriali di direttore del 2° e 3° ciclo del Seminario Saint-Jean di Nantes,delegato episcopale per l’unità dei cristiani e il dialogo con gli ebrei e, dal 1999, superiore aggiunto del Seminario.
     
    Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Milwaukee padre William Patrick Callahan, dell’Ordine Francescano Frati Minori Conventuali, finora direttore spirituale al Pontificio Collegio Americano del Nord. Il 57.enne nuovo vescovo ha studiato al “Saint Mary Minor Seminary” a Crystal Lake (Illinois) e, poi, è entrato nel noviziato per la Provincia di San Bonaventura dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali a Lake Forest (Illinois). Ha seguito i corsi presso la “Loyola University” a Chicago, dove ha ottenuto il baccalaureato in “Radio and Television Communication”, quindi ha studiato presso l’“University of Saint Michael’s College” nell’“University of Toronto”, dove ha ottenuto un “Master of Theology”. Ordinato sacerdote, ha svolto gli incarichi di direttore delle Vocazioni per la Provincia di San Bonaventura, parroco, rettore della “Basilica of Saint Josaphat”.

    In Ecuador, il Papa ha nominato ausiliare di Machala il sacerdote Hermenegildo Torres Asanza, finora vicario episcopale della Zona Alta della diocesi di Machala e parroco di Piñas. Mons. Torres Asanza, 45 anni, ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia nella Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador. E' stato parroco di Santa Rosa, quindi nel 2000 ha conseguito la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Rientrato in patria, ha svolto ancora il ministero di parroco di Guanazán; quindi di presidente della Commissione diocesana per la catechesi. E' presidente della Commissione diocesana per la pastorale sociale, incaricato della pastorale vocazionale e della formazione permanente del clero, membro del Consiglio presbiterale e del Collegio dei consultori.

    inizio pagina

    Si è sacerdoti, vescovi o cardinali "non per sé ma per gli altri": intervista con una delle porpore del prossimo Concistoro, l'arcivescovo Giovanni Lajolo

    ◊   E' uno degli eventi ecclesiali più attesi: il Concistoro ordinario pubblico, convocato da Benedetto XVI per sabato 24 novembre. Ventitrè le nuove porpore annunciate dal Papa, 18 delle quali con potere di voto in Conclave. Fra di esse, figura l’arcivescovo Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Giovanni Peduto gli ha chiesto come abbia accolto l’annuncio della sua nomina a cardinale:


    R. - Anzitutto, con gratitudine verso il Santo Padre. Nel biglietto di nomina il Santo Padre scrive che, annoverandomi fra i cardinali, vuole darmi un segno di particolare benevolenza. Ma anche di soddisfazione per il Governatorato: con la nomina a cardinale del suo presidente, il Governatorato infatti vede nuovamente riconosciuto il suo ruolo come strumento della libertà ed indipendenza del Papa e della Santa Sede.

     
    D. - Eccellenza, come testimoniare il Vangelo da cardinale?

     
    R. - Direi, anzitutto, osservando i dieci Comandamenti, da buon cristiano. Inoltre, ricordando che si è sacerdoti, vescovi e cardinali non per sé, ma per gli altri. E infine, accrescendo ancora, per quanto possibile, la dedizione nel servizio alla missione del Papa per la Chiesa e per il mondo.

     
    D. - Sono passati due anni e mezzo dall’inizio del Pontificato di Benedetto XVI: a suo parere, eccellenza, cosa è cambiato nella Chiesa in questo periodo?

     
    R. - Io vorrei sottolineare anzitutto la grande continuità di questo Pontificato con il precedente. E’ ben naturale la ricerca di individuare le singolarità di ogni Pontificato, ma ciò che conta veramente è che la Chiesa è sempre la stessa e il suo messaggio non cambia, è quello stesso di Cristo, di Pietro, di Paolo, di Leone, di Pio, di Giovanni e così via. E questo è grande e meraviglioso. Nella Chiesa è, al contempo, certamente cambiato molto, parallelamente alle mutazioni intervenute nella società interna ai diversi Paesi e nei rapporti internazionali. Un’analisi condurrebbe lontano… C’è molto disorientamento, disillusione, delusione, ma ci sono anche nuove attese. Benedetto XVI ha dato - mi sembra - come un colpo d’ala alla Chiesa con l’Enciclica Deus caritas est. Questa Enciclica sintetizza in una visione coerente fede e ragione, amore e verità, l’impeto contemplativo e lo slancio sociale e apostolico. Senza perdere, però, di vista la compagine della Chiesa, Benedetto XVI vuole che l’attenzione di tutti sia rivolta principalmente e continuamente a Cristo, come appare da tutta la sua predicazione ed anche dal suo libro “Gesù di Nazaret”.

     
    D. - Oggi più che mai urge portare Cristo ai lontani. A suo parere, cosa dovrebbero fare di più i cristiani?

     
    R. - I cristiani possono fare tanto, tantissimo. Io sono stato di recente in Malawi, in un Paese piccolo e povero dell’Africa, e ho visto quanto fanno i missionari e le missionarie e quale grande aiuto viene anche da semplici fedeli o da organizzazioni private di cattolici dell’Europa. Le possibilità di fare per chi vuole portare Cristo ai lontani sono infinite, perché l’amore cristiano è infinitamente inventivo ed efficace. Ma le ricette principali ed anche le più efficaci le ha date Gesù stesso. La prima ricetta: “Lasciate che la vostra luce risplenda di fronte agli uomini e che essi vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre che è nei cieli”. Questo è l’esempio della vita cristiana. La seconda ricetta: “Quando pregate dite: Padre venga il tuo Regno”; e quindi bisogna pregare, perché Dio opera se noi gli prestiamo lo strumento della nostra fede”.

    inizio pagina

    Orientare le pastorali giovanili di tutte le Chiese alla prossima GMG di Sydney. Mons. Rylko fa il punto sull'evento, al rientro dall'incontro preparatorio nella città australiana

    ◊   Due giorni di confronto per fare il punto sui preparativi, ormai sempre più intensi, relativi alla Giornata mondiale della gioventù di Sydney 2008. La metropoli australiana ha ospitato, dal 15 al 17 ottobre scorsi, l'incontro al quale hanno partecipato circa 200 persone in rappresentanza delle Commissioni per la Pastorale giovanile delle Conferenze episcopali, nonché delle associazioni e dei movimenti ecclesiali internazionali, di una settantina di Paesi di tutti i continenti. A rappresentare la Santa Sede c'era l'arcivescovo, e prossimo cardinale, Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei laici. Giovanni Peduto lo ha intervistato al suo rientro:


    R. - L'incontro ha confermato in modo significativo l'interesse che si nutre, ovunque nel mondo, per l'importante appuntamento che il Santo Padre Benedetto XVI ha dato ai giovani a Sydney per il mese di luglio del prossimo anno, e ha fatto riecheggiare il loro grande desiderio di prendervi parte.

     
    D. - Come stanno procedendo i preparativi?

     
    R. - I preparativi logistici della prossima GMG sono in fase ormai avanzata, grazie anche all'eccellente lavoro svolto dal Comitato organizzatore australiano, con i cui responsabili - in occasione dell'incontro di ottobre - abbiamo fatto pure un sopralluogo sui siti nei quali si svolgeranno le celebrazioni presiedute dal Santo Padre. Com'è ovvio, la questione essenziale è però quella inerente alla preparazione pastorale. La Chiesa in Australia vede in questo evento una grande opportunità, un'occasione da non perdere per dare nuovo vigore alla rinascita spirituale non solo delle giovani generazioni, ma di tutti i cattolici australiani la cui vita risente fortemente della diffusa secolarizzazione. Questo evento, insomma, sembra racchiudere come l'attesa trepidante di una rinnovata Pentecoste su tutta la Chiesa che vive in Australia. Ma è bene ricordare che tutta la Chiesa universale è coinvolta nella preparazione pastorale alla GMG 2008, le cui linee guida sono state indicate da Benedetto XVI nel suo messaggio ai giovani, nel quale egli ha autorevolmente spiegato il tema della Giornata che è: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”.

     
    D. - E come si stanno preparando i giovani?

     
    R. - Noi abbiamo sempre insistito, e continuiamo a insistere sul fatto che la preparazione spirituale alle GMG dovrebbe essere parte integrante della pastorale giovanile ordinaria in ogni Chiesa particolare. E ciò a prescindere dalla effettiva partecipazione dei giovani all'incontro mondiale con il Papa. Vi sono segnali che ormai si tende ad andare proprio in questa direzione. Non solo: lo stesso messaggio indirizzato ai giovani dal Papa e il tema da lui scelto per la prossima GMG danno orientamenti preziosi per l'elaborazione di programmi annuali a livello locale - ciò che ci fa davvero piacere. Naturalmente, chi vuole recarsi a Sydney, deve fare ancora un passo: iscriversi al più presto possibile e naturalmente trovare i soldi per pagarsi il viaggio. Un'impresa, quest'ultima, nella quale i giovani danno sempre prova non solo di fantasia, ma spesso di grande spirito di sacrificio. Da parte sua, il Pontificio Consiglio per i Laici ha costituito un piccolo - purtroppo - Fondo di solidarietà, con il quale cercherà anche questa volta di aiutare le Conferenze episcopali dei Paesi più poveri, perché possano inviare almeno piccole delegazioni di giovani.

     
    D. - Sydney è lontana... Quanti giovani sono previsti?

     
    R. - Ogni edizione della GMG, grande avventura spirituale per i giovani che vi partecipano, è una sfida per gli organizzatori. Quella di Sydney è più che mai impegnativa per le distanze: l'Australia è lontana da qualsiasi parte del globo si parta. Ciò che comporta spese di viaggio non indifferenti. Inoltre, il numero dei posti messi a disposizione dalle compagnie aeree è relativamente ristretto. È difficile fare previsioni quantitative. E comunque non dobbiamo dimenticare che - come insegna Benedetto XVI - a essere determinanti per la vita della Chiesa non sono né le statistiche e né la legge dei grandi numeri. Anche se io sono convinto che pure stavolta i giovani ci riserveranno sorprese positive.

     
    D. - Ci sono novità particolari per questa GMG?

     
    R. - Niente di strutturale differenzia questa GMG dagli incontri del Papa con i giovani del mondo che l'hanno preceduta. Saranno, come sempre, il Paese e la Chiesa che la ospiteranno a fare la differenza. L'Australia è un Paese che affascina per le sue bellezze naturali... La Chiesa australiana è una Chiesa minoritaria (su una popolazione di 20 milioni, solo il 25% è costituito da cattolici), ma che - in un contesto multietnico, multiculturale e multiconfessionale - è stata capace di salvaguardare il forte senso della propria identità che la caratterizza. Per i giovani, sarà una importante lezione su come testimoniare Cristo nella secolarizzata società postmoderna.

     
    D. - Come ha accolto la nomina a cardinale?

     
    R. - La notizia di questa nomina mi ha raggiunto proprio a Sydney: una situazione un po' anomala, che però mi ha permesso di coglierne meglio il significato ecclesiale. Gli auguri che mi venivano rivolti e le sincere espressioni di gioia dei partecipanti all'incontro che si stava svolgendo mi hanno reso più che mai chiaro che in questa nuova chiamata a servire sempre più generosamente Cristo e la sua Chiesa dovevo vedere un dono del Santo Padre teso a valorizzare la missione che egli mi ha affidato come presidente del Pontificio Consiglio per i Laici e nella quale i giovani occupano un posto di primissimo piano.

    inizio pagina

    Sviluppo sostenibile e sfide ambientali al centro dell'intervento all'ONU di mons. Celestino Migliore

    ◊   L’emergenza ambientale è una sfida morale e lo sradicamento della povertà resta un obiettivo prioritario per lo sviluppo sostenibile. Sono alcune delle affermazioni dell’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l'arcivescovo Celestino Migliore, durante la 62.ma sessione dell’Assemblea generale dell’ONU. Nel suo intervento, l’arcivescovo sottolinea poi che la tutela dell’ambiente non è da considerarsi in opposizione allo sviluppo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    “La protezione dell’ambiente - afferma mons. Migliore - implica una visione più positiva della vita umana”: l’uomo, sostiene l’arcivescovo, non va considerato come una minaccia ma “si deve ritenere responsabile della cura dell’ambiente”. In questo senso - osserva il presule - non ci deve essere opposizione tra vita umana e ambiente perché si tratta di “un alleanza inseparabile”. Mons. Migliore afferma, inoltre, che “il dovere di proteggere l’ambiente non deve essere sacrificato sull’altare dell’economia. L’emergenza ambientale diventa quindi “una sfida morale” che rende necessario l’analisi dell’utilizzo e della distribuzione delle risorse della terra. E una sfida - ribadisce l’arcivescovo - che ci esorta “a vivere in armonia con l’ambiente”. L’ambiente - sottolinea - è inseparabile da questioni quali economia, pace e giustizia, interessi nazionali e solidarietà internazionale. Mentre si cerca quindi di trovare la strada migliore per proteggere l’ambiente, si deve anche lavorare per promuovere “la giustizia tra società e nazioni”. Si deve poi considerare come oggi in molti Paesi i poveri siano maggiormente a contatto con il degrado ambientale: sono infatti i più poveri - afferma l’osservatore permanente della Santa Sede - a vivere “in terre inquinate, in aree vicine a depositi tossici e in proprietà altrui senza avere alcun accesso a servizi di base”. Molti coltivatori poveri disboscano, inoltre, foreste per sopravvivere e questo alimenta un circolo vizioso di povertà e degrado ambientale.

     
    Tuttavia, lo scenario odierno non presenta solo lati oscuri: tra i segni di incoraggiamento, mons. Migliore indica un più sviluppato senso di responsabilità del grande pubblico su temi ambientali. E’ poi incoraggiante anche che molte persone, in seguito a previsioni catastrofiche per i cambiamenti climatici, si preoccupino di questioni legate all’ambiente. “Il degrado ambientale innescato da modelli di sviluppo economico - sostiene inoltre il presule - fa capire che lo sviluppo non si realizza con un aumento meramente quantitativo di produzione, ma con approcci equilibrati alla produzione” che contemplino il rispetto dei diritti degli operai e la protezione dell’ambiente. La speranza - dichiara mons. Migliore - è che questi segni positivi possano condurre al consolidamento di una visione capace di promuovere il progresso umano. Una visione - spiega - che si fondi sul rispetto della natura e su una solidarietà internazionale, nella quale “la responsabilità per l’ambiente sia ripartita equamente e proporzionalmente tra Paesi ricchi e Stati poveri”. E’ necessario accertarsi presso le autorità - sottolinea il presule - che questi segnali promettenti “si traducano in politiche pubbliche capaci di arrestare, invertire e impedire il deperimento ambientale”. Le leggi - dice mons. Migliore - non sono sufficienti per alterare il comportamento. Il cambiamento - conclude - richiede relazioni più eque tra Stati, “l'impegno personale e la convinzione etica del valore della solidarietà”.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Attentato kamikaze in Pakistan, non distante dalla roccaforte del presidente Musharraf. Intervista con Elisa Giunchi

    ◊   Ancora sangue in Pakistan. Un kamikaze si è fatto esplodere a Rawalpindi, non lontano dal quartier generale del presidente Musharraf. Pesante il bilancio: almeno 7 i morti e 13 i feriti, alcuni dei quali versano in gravi condizioni. Secondo la televisione pachistana al momento dello scoppio Musharraf, che si trovava nella sua residenza all'interno del quartier generale militare, era in riunione con esponenti governativi e provinciali per discutere la difficile situazione di questi giorni. Già ieri, la capitale pachistana Islamabad era stata messa in stato di massima allerta dopo che l'intelligence aveva informato di possibili attacchi terroristici da parte di militanti provenienti dalla regione dello Swat, dove sono in corso da giorni operazioni delle forze paramilitari pakistane contro i militanti talebani. Proprio oggi, inoltre, dinanzi alla suprema corte pachistana riprende il processo per discutere della costituzionalità della candidatura alla presidenza di Musharraf. Che significato assume, dunque, dal punto di vista politico questo attacco? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Elisa Giunchi, docente di Storia e Istituzione dei Paesi islamici presso l’Università Statale di Milano:


    R. - Da luglio scorso, dal massacro della Moschea Rossa, i gruppi estremisti hanno dichiarato guerra sostanzialmente a Musharraf ed hanno, quindi, deciso di vendicare i morti della Moschea Rossa con una serie attacchi in alcune città e nelle aree tribali. Da allora, in effetti, gli attacchi ed i morti tra le truppe ed anche gli impiegati governativi e contro target in particolare militari associati al governo di Musharraf sono drammaticamente aumentati. La posizione di Musharraf è sempre più difficile, perché si trova ad affrontare non solo il dissenso sempre più ampio dei gruppi estremisti e in generale della destra religiosa, ma anche dell’opposizione sempre più forte dei progressisti e dei liberali. Protesta, questa, che è andata aumentando dallo scorso marzo, quando c’è stata la tentata sostituzione del presidente della Corte Suprema. Musharraf si trova, quindi, isolato e l’unica via di uscita è probabilmente in un’alleanza con altri gruppi, che permetta una transizione democratica e quindi un allargamento delle basi di consenso al governo e, al tempo stesso, che lascino inalterata la struttura di potere che ha caratterizzato in questi decenni il Pakistan, che è una struttura di potere che vede il governo controllare le decisioni più importanti di politica interna, ma in particolare riguardo alla politica estera e al nucleare.

     
    D. - Il Pakistan si conferma un Paese strategico su cui puntano, da una parte, gli Stati Uniti e tutto l’Occidente per stabilizzare l’intera area e, dall’altra, i gruppi estremisti legati ai talebani e ad Al Qaeda. Si può prevedere a questo punto una politica del pugno di ferro da parte del presidente Musharraf?

     
    R. - E’ difficile fare delle previsioni. Tanto dipende anche dalla decisione che prenderà la Corte suprema in merito alla validità dell’ordinanza sulla riconciliazione nazionale, che è una sorta di amnistia “ad personam” rivolta a Benazir Bhutto e ai suoi collaboratori, che apre la strada ad una collaborazione con la stessa Bhutto. Bisognerà poi vedere, naturalmente, se la Corte suprema considererà legittima anche la candidatura di Musharraf alle elezioni presidenziali. Se il verdetto fosse negativo, si può presupporre che a questo punto non si potrebbe avere un accordo con la Bhutto e, quindi, il presidente continuerebbe a mantenere la carica di capo di Stato maggiore e, forse, ci potrebbe essere anche un’involuzione autocratica, la sostituzione della Costituzione e la proclamazione della legge marziale. Ma è difficile fare previsioni.

    inizio pagina

    Save the Children denuncia le violenze dirette o indirette sui minori: 275 milioni di piccole vittime in tutto il mondo

    ◊   Un milione di bambini in Italia assistono ad atti di violenza in famiglia. Il dato e' stato fornito dall'organizzazione "Save the Children", in un convegno organizzato insieme alla Commissione bicamerale italiana per l'infanzia sulla violenza ai danni dei minori. In tutto il mondo, sono circa 275 milioni i bambini sottoposti a violenza diretta o indiretta. Alessandro Guarasci.


    Anche i Paesi industrializzati non sono immuni da maltrattamenti in famiglia sono un fenomeno concreto. Valerio Neri, direttore di Save The Children:

     
    R. - Noi consideriamo violenza anche la violenza assistita. Quando un bambino di 4 o 5 anni è costretto a vedere la famiglia che litiga, il padre che picchia la madre, è una violenza vera e propria che riceve.

    Da non sottovalutare nemmeno le violenze sul posto di lavoro. Nel mondo, sono 126 milioni i piccoli che prestano la loro opera in modo disumano. Un fenomeno che coinvolge anche l’Italia, se è vero che sarebbero almeno 450 mila i minori vittime di sfruttamento. Basti pensare che i piccoli mendicanti, spesso Rom, sulle nostre strade sono 50 mila, costretti a guadagnare, potremmo dire, anche 100 euro al giorno. Per tutelare chi è in difficoltà servirebbe il Garante dell’infanzia. Il provvedimento potrebbe essere approvato presto dalla Commissione Affari Costituzionali nelle prossime settimane. La senatrice Anna Serafini, presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia:

     
    R. - Sono anni che tutte le forze politiche lavorano su un testo del garante. Lo stesso governo Prodi lo ha messo nel programma come priorità. Quindi, il lavoro è stato fatto e io penso che bisogna rompere gli indugi e agire.

     
    La legislazione italiana è comunque di qualità, dice Paulo Sergio Pinheiro, esperto dell’ONU:

     
    R. - In Italy you have…
    L’Italia può essere d’esempio per molti altri Paesi industrializzati, in via di sviluppo. C’è sensibilità nelle istituzioni e tra la gente.

     
    Insomma, anche la sculacciata, che viene considerata educativa, non ha effetti positivi.

    inizio pagina

    “Non intendo insinuare dubbi di alcun genere, il lavoro dello storico non è emettere giudizi”. Così il prof. Luzzatto, autore del volume “Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento”

    ◊   “Non intendo insinuare dubbi di alcun genere, il lavoro dello storico non è emettere giudizi” così il prof. Sergio Luzzatto ordinario di Storia moderna all'Università di Torino sulle critiche mosse al suo libro “Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento”. La stampa italiana, lo ricordiamo, anticipando nei giorni scorsi stralci del testo ha sollevato il dibattito sulla natura delle stimmate del Santo. Il manoscritto propone una serie inedita di documenti, affronta e tratteggia i volti di molti uomini noti e sconosciuti, collocando storicamente le vicende che accompagnano padre Pio da Pietrelcina, fatto Santo da Giovanni Paolo II nel 2002. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso Sergio Luzzatto.


    R. - Diversamente da altri libri che sono stati scritti a questo riguardo, questo forse è il primo che non muove né dalla prospettiva devozionale né dalla prospettiva - come si può dire - di contro-storia, di contro-informazione su Padre Pio. Io credo di non essere inesatto a dire semplicemente che questo è il primo libro di storia su Padre Pio, anche perché è il primo che è stato scritto da uno storico di mestiere.

     
    D. - La premessa del libro che lei ha espresso nel prologo è quella di non voler chiarire se le stimmate, i miracoli di Padre Pio siano stati veri o falsi. Ma la stessa introduzione di questo tipo non va a generare un dubbio?

     
    R. - Lo storico non deve capire se Padre Pio aveva delle vere stimmate o abbia compiuto veri miracoli. Lo storico deve capire in quali circostanze Padre Pio abbia potuto ritenere di avere ricevuto le stimmate e in quali circostanze un così immenso movimento di devozione abbia potuto riconoscere la cristomimesi, i miracoli e quant’altro.

     
    D. - I giornali hanno puntato l’attenzione sullo stralcio del testo che riporta le richieste dell’allora Padre Pio di due sostanze acide a due farmacisti per curare i novizi. Le perplessità dei due fedeli sul reale utilizzo degli acidi: un’operazione mediatica, secondo lei?

     
    R. - Ma, è inutile che ci nascondiamo come funzionano queste cose. In altre parole: il libro ha 410 pagine, per presentarlo sono state estrapolate quelle 4-5 pagine che io naturalmente sono ben lungi dal rinnegare, anche perché sono documentate nell’archivio. Sono il primo storico che il Vaticano abbia autorizzato a vedere le carte di Padre Pio, nel senso che fino a questo momento immagino che quel faldone, molto corposo, che è depositato a partire dal 1919 nell’Archivio del Sant’Uffizio, era stato certamente consultato ma da personaggi interni alle gerarchie ecclesiastiche, tra l’altro anche in occasione del processo di canonizzazione. Io sono il primo storico esterno, estraneo anche al Vaticano, che abbia avuto il privilegio documentario, e per certi aspetti anche intellettuale, di consultare quelle carte. Non ho fatto altro che raccontare onestamente - credo - dentro il mio libro che cosa quelle carte contengono.

     
    D. - Però lei in quel paragrafo solleva il dubbio e si chiede perché Padre Pio non abbia soddisfatto la richiesta di acidi attraverso il medico dei Cappuccini...

     
    R. - Sottraiamoci un attimo, come si può dire, da questa dimensione che è quella dell’anticipazione giornalistica che io ho vissuto da spettatore e comunque da persona al corrente dei fatti ma non responsabile delle scelte. Il mio libro contiene molti documenti. E, lo ripeto, quella è una domanda che si sono fatti i consultori del Sant’Uffizio. Io non voglio instillare dubbi di nessun genere. Io ho rispettato i documenti e ho cercato - sicuramente - di interpretarli ma prima di tutto, diciamo, di collocarli nel loro tempo storico.

     
    D.- Lei parla della conversione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo come di una "metafora", che unisce il sangue colato dalle ferite di Padre Pio durante la celebrazione eucaristica come segno di un rinnovarsi del sacrificio di Cristo. Ma è davvero possibile, secondo lei, leggere la realtà storica senza usare la fede come focale?

     
    R. - Lo ha scritto anche Vittorio Messori in una maniera molto elegante, sul “Corriere della sera”, a proposito del mio libro. Secondo lui, è un libro che ha dei meriti di rigore storiografico ma a cui sfugge una specie di quintessenza, che è la quintessenza della fede, e secondo Messori chi non condivide quella fede è destinato a capire delle cose, a capire magari molto, ma a non capire tutto. Questo è un rischio al quale io mi espongo volentieri. Questa confusione del sangue di Padre Pio con il vino della comunione, di nuovo, non è una confusione che mi sono inventato io: è una confusione che testimoni dell’epoca percepivano, vivevano. Se non ci fossero state le stimmate, forse Padre Pio non sarebbe diventato quell’immenso fenomeno di pietà e di devozione che è diventato.

    inizio pagina

    Presentazione nel pomeriggio del Dizionario biblico della vocazione, prima opera al mondo del suo genere. Intervista con il curatore, don Giuseppe De Virgilio

    ◊   Non esisteva al mondo un'opera simile. Ora, condensato in un volume di mille pagine, esce per i tipi della Editrice Rogate il primo "Dizionario biblico della vocazione". Oggi pomeriggio, il Dizionario - realizzato da 70 autori per 160 voci complessive - viene presentato nella sede della nostra emittente alla presenza, fra gli altri, dell'arciprete della Basilica Vaticana, l'arcivescovo Angelo Comastri, e del curatore scientifico del volume, don Giuseppe De Virgilio. Al microfono di padre Vito Magno, don De Virglio spiega le tre finalità alla base dell'opera:


    R. - La prima è, intanto, conoscere la Parola di Dio. Il Dizionario vuole essere al servizio di questa conoscenza. Il secondo è: capire cosa vuol dire “vocazione”: la vocazione come un dinamismo - potremmo dire narrativo, espressivo, affettivo, progettuale - che si instaura nel dialogo tra Dio e l’uomo. La terza motivazione fondamentale di questo è arrivare all’uomo, all'uomo di questo tempo, al giovane, alla mamma, al papà, all’anziano, al professionista, al disoccupato e aiutarlo a fare un percorso interiore per cogliere il senso definitivo, progettuale della sua esistenza.

     
    D. - Nel progettare il Dizionario, vi sarete certamente chiesti in quale contesto di Chiesa e di società, anche, viene a cadere un’opera di questo genere...

     
    R. - Proprio questa è la domanda che ci ha spinti, l’urgenza di una situazione in cui spesso anche la pastorale vocazionale è più portata alla preoccupazione del reperimento delle forze ecclesiastiche e religiose, che non sulla qualità dell’ascolto, della Parola, dell’annuncio fatto proprio per aiutare l’uomo a trovare la sua vocazione. E’ un po’ l’idea che ha avuto profeticamente Sant’Annibale Maria di Francia: l’idea formale che sostiene questa nostra fatica è l’idea che la vocazione sia una categoria interpretativa di tutta la Bibbia. E poi, diventa una categoria interpretativa dell’intera esistenza umana. Qui, vocazione, però, non è semplicemente una vocazione di speciale consacrazione, non è orientata a diventare sacerdote o consacrati, religiosi, religiose. Qui, “vocazione” in senso ampio è l’impegno dell’uomo che di fronte all’appello di Dio scopre, comprende, cerca, verifica il suo progetto di felicità. Dicono gli autori - e io sono d’accordo - che c’è stato un atteggiamento molto "affettivo", riguardo alla Parola, che però non è stato contrassegnato da una preparazione "effettiva" al testo. Questo Dizionario, allora, tenta proprio di fornire non soltanto dei contenuti, ma anche un indirizzo metodologico perché tanti bravissimi operatori che oggi lavorano nelle nostre comunità parrocchiali, diocesane, ad ogni livello, anche a livello dei religiosi, possano qualificare sempre di più il metodo del loro approccio biblico e della loro pastorale vocazionale.

     
    D. - Stando a questo discorso, quando soprattutto i sociologi analizzano le cause della crisi delle vocazioni,sarebbe bene che includessero anche la proposta vocazionale scardinata dalla Parola di Dio ...

     
    R. - Sono perfettamente d’accordo. Quando abbiamo scardinato la Parola dall’annuncio vocazionale, abbiamo reso spesso l’annuncio vocazionale o un fatto emotivo-affettivo-psicologico o un fatto morale, soltanto, che fa paura. E’ proprio ripartendo dalla Parola che la vocazione può ritrovare una vitalità profonda. E’ una categoria vocazionale e pastorale molto significativa e ancora poco sfruttata in questi ultimi anni, nella pastorale.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Riunito a Roma presso la FAO l’organo direttivo del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura

    ◊   Oggi solo 150 colture alimentano la maggior parte della popolazione mondiale e appena 12 colture forniscono l'80% dell'energia alimentare di origine vegetale, con riso, grano, mais e patate che da soli ne forniscono quasi il 60%. Il monito sull'impoverimento della biodiversità agricola, arriva dalla FAO che ospita in questi giorni l'Organo direttivo del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura, riunito a Roma da ieri al 2 novembre. La FAO, scrive l'Agenzia Ansa, ha calcolato che nel secolo scorso siano andati perduti circa i tre quarti della diversità genetica presente nelle colture agricole e questo processo di erosione è ancora in corso. Il Trattato Internazionale, entrato in vigore nel 2004 e ratificato da 115 Paesi, implica che ogni Paese metta a disposizione la propria diversità genetica e le informazioni relative alle colture conservate nelle banche genetiche nazionali a tutti coloro che hanno sottoscritto gli accordi di condivisione. All'interno del Trattato, per tutelare il patrimonio fitogenetico è stato istituito un sistema multilaterale per la condivisione equa delle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura, operativo solo da alcuni mesi. Il sistema multilaterale consente di lavorare con i materiali conservati nelle banche genetiche e con le colture che crescono sui campi di ogni Paese che ha ratificato il Trattato ed è destinato ad istituzioni scientifiche, agricoltori e selezionatori del settore privato. ''Nessun Paese è autosufficiente nella diversità delle colture - ha detto Shakeel Bhatti, segretario dell'Organo Direttivo del Trattato - solo la condivisione del materiale fitogenetico ci consentirà di esplorare il futuro potenziale delle risorse fitogenetiche''. La necessità, secondo l'agenzia ONU è quella che, in futuro, l'agricoltura produca una sempre maggiore quantità di cibo in modo sostenibile e che riesca ad adattarsi ai cambiamenti climatici, ai parassiti e alla desertificazione attraverso lo sviluppo di varietà più resistenti, per rispondere alla domanda alimentare globale che, entro il 2050 stando alle previsioni, riguarderà le esigenze di 9 miliardi di persone. (R.G.)

    inizio pagina

    Canada: dal "Circo del sole" una "goccia di vita" per chi muore di sete

    ◊   "Non è possibile rimanere indifferenti sapendo che ogni otto secondi un bambino nel mondo muore perché non ha accesso all’acqua potabile”, con questo dato agghiacciante - e ricordando i 700 ‘giardini ecologici’ già realizzati in Nicaragua insieme con la popolazione locale - il canadese Guy Laliberté, presidente e fondatore del “Cirque du soleil”, ‘Circo del sole’, ha annunciato ieri a Montreal la nascita della fondazione mondiale “Goutte de vie” (goccia di vita) per l’accesso all’acqua nei Paesi più poveri e ovunque sia carente, difficile o in pericolo. Parlando in una sala dominata da un grande struttura per la raccolta d’acqua piovana e la sua trasformazione in acqua potabile, Laliberté - che ha 48 anni e in passato è stato fisarmonicista, acrobata e mangiatore di fuoco, ma nel 2006 ha ottenuto un riconoscimento internazionale di ‘imprenditore dell’anno’ - ha destinato alla fondazione, per i prossimi 25 anni, 100 milioni di dollari canadesi (oggi pari ad oltre 72 milioni di euro). Vi si aggiungeranno, riferisce l'Agenzia Misna, le donazioni dei 3000 dipendenti del Circo che, fondato nel 1984 a Montreal, presenta cinque spettacoli itineranti nel mondo e sei stabili, tutti rigorosamente senza l’utilizzo di animali; altri 10 milioni sono stati già offerti da uno dei principali istituti di credito canadesi e la fondazione “Prince Albert II de Monaco” (che lavora per la difesa della biodiversità, delle risorse idriche e per rispondere ai mutamente climatici), ha firmato il primo accordo di collaborazione. (R.P.)

    inizio pagina

    Le iniziative della Chiesa nelle Filippine a favore dell’infanzia nel “Mese nazionale dei bambini”

    ◊   Sono culminate con una speciale “Giornata del Bambino”, il 26 ottobre, le celebrazioni nelle Filippine per il “Mese nazionale dei Bambini”, proclamato dal Dipartimento per il benessere e lo sviluppo sociale. Ogni anno nel mese di ottobre il Governo lancia una serie di iniziative per stimolare le capacità fisiche, intellettive e creative dei bambini e per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di proteggere e custodire l’infanzia dagli abusi. Alle celebrazioni, riferisce l'Agenzia Fides, si uniscono organizzazioni non governative, associazioni della società civile e anche organismi ed istituti della Chiesa cattolica - come i Salesiani e le Suore Figlie di Maria Ausiliatrice - che promuovono proprie campagne in favore dell’infanzia, avendo l’opportunità di far conoscere le loro iniziative in favore dei bambini. Tra gli ambiti privilegiati dalla Chiesa filippina è quello dell’istruzione. Nelle Filippine infatti - come in tutta l’Asia orientale e nel Pacifico - nell’ultimo decennio la percentuale di scolari è diminuita ed oggi nell’arcipelago sono almeno 2 milioni i bambini che non frequentano la scuola elementare, spesso a causa dell’estrema povertà delle famiglie, che mandano a lavorare i figli per sopravvivere. Legato al problema dell’istruzione vi è dunque quello del lavoro minorile, altro ambito d’impegno per la Chiesa filippina. Secondo stime ufficiali, nelle Filippine i bambini lavoratori tra i 10 e i 17 anni sono 2,2 milioni, ma il numero reale è sicuramente più alto: si calcola che circa 5 milioni di piccoli dai 5 ai 14 anni siano parte della forza lavoro del Paese. E’ totalmente disattesa, notano le associazioni ecclesiali, la legge che vieta il lavoro esterno alla famiglia per i minori di 15 anni e il lavoro pericoloso ai minori di 18. Inoltre si stima che fra 400 mila e 1,6 milioni di bambini siano pressoché schiavizzati e destinati ad attività estremamente faticose. Un terzo ambito di impegno per parrocchie e associazioni ecclesiali è quello dei ragazzi di strada: secondo ricerche internazionali nella sola Manila sarebbero più di 100 mila quelli che vivono in condizioni indicibili di povertà materiale, educativa e sanitaria, esposti a rischi enormi di violenze e droghe. (R.G.)

    inizio pagina

    Le conclusioni in Thailandia del primo Simposio sulle vocazioni in Asia

    ◊   Per promuovere le vocazioni sacerdotali in quei Paesi dell’Asia dove esse sono più carenti, la Chiesa asiatica deve impegnarsi a “produrre” più missionari. Con questa indicazione di fondo si è concluso a Sam Phran, in Thailandia, il primo Simposio sulle vocazioni in Asia. Organizzato dal Movimento Serra International insieme alla Federazione della Conferenze episcopali dell’Asia (FABC), il Congresso, riferisce l'Agenzia Ucan, ha visto la partecipazione di 125 tra vescovi, sacerdoti e rettori di Seminari, che per sei giorni hanno discusso dei problemi e delle prospettive delle vocazioni nei vari Paesi asiatici. Ne è emerso un quadro articolato: se da un lato le società asiatiche più avanzate stanno seguendo la tendenza dei Paesi occidentali, con vocazioni in calo e insufficienti al fabbisogno, in altre aree del continente l’attività missionaria sta invece dando frutti promettenti. Di qui l’invito, contenuto nel documento finale, ad una maggiore condivisione missionaria tra le Chiese asiatiche. Tra le raccomandazioni emerse dal Simposio vi è stata in particolare quella di promuovere nei Seminari e nei Centri di formazione religiosa una più profonda coscienza missionaria e di incoraggiare una maggiore collaborazione in questo senso con le diocesi, le parrocchie, le scuole e le famiglie. Alla luce delle profonde trasformazioni socio-culturali in atto in Asia, il documento sottolinea poi l’importanza di una adeguata formazione psico-affettiva dei seminaristi e raccomanda che nella loro formazione venga data maggiore enfasi all’importanza dell’opzione preferenziale per i poveri, di uno stile di vita sobrio e di uno spirito di servizio. (L.Z.)

    inizio pagina

    Incontro a Giava tra cattolici e protestanti sulla nuova legge indonesiana sui luoghi di culto

    ◊   Centinaia di cattolici e protestanti indonesiani si sono incontrati a Bekasi, nella Giava occidentale, per fare il punto sull’applicazione del nuovo decreto interministeriale sull’edificazione dei luoghi di culto. Varato il 21 marzo 2006 dal Ministero degli Interni indonesiano insieme a quello per gli Affari religiosi, il provvedimento sostituisce un precedente decreto più restrittivo risalente al 1969, che secondo le denunce delle Chiese cristiane era discriminatorio verso le minoranze e limitava la libertà religiosa. In sostanza il nuovo testo, alla cui stesura hanno partecipato anche rappresentanti cristiani, riferisce l'Agenzia Ucan, prevede che per costruire un luogo di culto una minoranza confessionale debba essere composta da almeno 90 fedeli e debba ottenere il placet di 60 persone appartenenti ad altre fedi. Il testo precedente prevedeva invece l’assenso di 100 persone. Secondo alcuni dei partecipanti all’incontro di Bekasi, le nuove misure non hanno migliorato la situazione delle comunità cristiane che continuano ad incontrare problemi da parte delle comunità musulmane locali quando devono costruire nuove chiese. In questo senso si è espresso, tra gli altri, un esponente cattolico, Key Timu, che ha chiesto l’abolizione del provvedimento, perché, ha detto, “conculcando la libertà di associazione religiosa” costituisce “una violazione ai diritti umani”. (R.P.)

    inizio pagina

    Da domani, all’Università di Palermo, Convegno internazionale su Islam e Occidente

    ◊   A Palermo per dibattere su come programmare un futuro di cooperazione e dialogo tra i popoli. I lavori del Convegno internazionale sul tema ''La città crocevia di incontro in ambito arabo-islamico e mediterraneo'' si apriranno domani, nella sede del Rettorato dell’Università del capoluogo siciliano, con il conferimento della laurea honoris causa in Lettere allo scrittore libico Ali Mustafà al-Misrati. Nel corso della mattinata saranno presentati gli atti del Convegno ''Mondo latino e mondo arabo'', che si è svolto a Palermo nel febbraio 2006. A seguire le sessioni di lavoro, che si concluderanno sabato a Palazzo dei Normanni. Interverranno fra gli altri secondo quanto riporta l'Agenzia Adn Kronos: Mohamed Edweb, rettore dell'Università al-Margheb in Libia, Mohamed Sulaiman Darrat e Mohammad al-Haddar, dell'Università Garyounis di Bengasi, Khairia Kasmieh dell'Universita' di Damasco, 'Adnan al-Bakhit dell'University of Jordan di Amman, Brahim Abdelkader Boutchich dell'Università Moulay Ismail in Marocco. (R.G.)

    inizio pagina

    Le commemorazioni in Bielorussia per i 70 anni delle persecuzioni staliniane che costarono la vita a 10 mila persone

    ◊   Ricorrono, in questi giorni, in Bielorussia i 70 anni dalle tragiche rappresaglie staliniane che ebbero il loro culmine nel 1937. Fu un vero e proprio genocidio organizzato dal regime totalitario sovietico e focalizzato sulla élite della nazione bielorussa: uomini di cultura e di scienza, ecclesiastici di tutte le confessioni e patrioti, ma anche semplici cittadini. Nell’arco di 15 mesi, fra l’agosto 1937 e il dicembre 1938, riferisce l'Agenzia Sir, furono fucilate nella Bielorussia più di 10 mila persone. E a ricordo di questa tragica vicenda il giorno 29 ottobre è stato proclamato da un Comitato cittadino: Giornata della memoria del genocidio staliniano. Durante tutto l’anno 2007, le Chiese cristiane in Bielorussia hanno organizzato diverse iniziative pastorali. I greco-cattolici hanno commemorato le vittime del genocidio staliniano durante il Pellegrinaggio annuale a Polatsk il 15 luglio scorso. In quell’occasione il visitatore apostolico della Chiesa greco-cattolica bielorussa, archimandrita Sergius Gajek domandò per le vittime del genocidio: “il dono dell’eterno riposo” e per i fedeli di oggi “la grazia di essere testimoni coraggiosi di Cristo Risorto in Bielorussia”. L’amministratore apostolico dell’Archidiocesi Minsk-Maghileu, Anton Dziemianka, ha celebrato il 26 agosto scorso una Messa in suffragio delle vittime. Alcune Chiese protestanti hanno celebrato domenica scorsa la Giornata di pentimento per i crimini del comunismo. A questa iniziativa hanno aderito anche molti cattolici di ambedue i Riti (latino e bizantino) nonché alcuni gruppi di ortodossi. Nello stesso spirito di pentimento per i crimini del comunismo e di preghiera per le vittime, alcuni sacerdoti greco-cattolici hanno celebrato ieri un Ufficio di commemorazione a Minsk, nel bosco Kurapaty, dove secondo alcune stime, sarebbero state sepolte fra le 50 mila e le 300 mila persone negli anni 1937-1938. E proprio il bosco di Kurapaty, ieri è stato meta di un corteo di circa mille persone, partite dal centro della capitale bielorussa. La manifestazione, autorizzata dalle autorità, era guidata da Maia Klachtornaia, figlia del poeta Todar Klachtorny, giustiziato dopo aver passato 18 anni nei campi di prigionia sovietica, da ex prigionieri del Gulag e da dirigenti dei partiti di opposizione. La commemorazione e la preghiera continuerà nei prossimi giorni, specialmente il giorno 2 novembre che in Bielorussia viene chiamato Dziady, cioè una giornata tradizionale di commemorazione degli antenati. Anche gli ortodossi celebrano il “sabato di S. Demetrio” quale giorno di preghiera per i defunti. (R.G.)

    inizio pagina

    Un video sulle vocazioni promosso dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti vince il Premio Gabriel

    ◊   E’ un video promosso dei vescovi statunitensi, dedicato alle vocazioni sacerdotali, il vincitore del Premio Gabriel, conferito dalla Catholic Academy for Communication Arts Professionals. Intitolato “Fishers of Men” (“Pescatori di Uomini”), il DVD di 18 minuti, prodotto dalla Grassroots Films di Brooklyn, di New York, è stato distribuito in più di 60 mila copie. Il video, riferisce l'Agenzia Zenit, rientra in un progetto lanciato dai vescovi USA a partire da una ricerca del Segretariato per le vocazioni che ha rivelato come l’80% dei sacerdoti ordinati recentemente negli Stati Uniti siano stati invitati a pensare alla vocazione proprio da un sacerdote. Per questo il video, che combina immagini, musiche e testimonianze, rivela molti elementi della vita quotidiana di un sacerdote. Mons. Edward Burns, direttore esecutivo del Segretariato della Conferenza episcopale per le vocazioni e la formazione sacerdotale, ha sottolineato il grande successo del DVD. “Questo programma ha raggiunto quasi il 50 per cento delle nostre diocesi - ha detto - ed ora sta diventando internazionale, 19 Paesi ci hanno contattato - ha aggiunto - perché non è solo una risorsa per la Chiesa negli Stati Uniti; ma si spera sia una risorsa per la Chiesa universale”. Il vescovo Blase Cupich di Rapid City, presidente del Comitato episcopale per le Vocazioni, ha affermato che il progetto ha superato le aspettative. “‘Fishers of Men" ha un ‘fascino’ generalizzato e ricorda a tutti i cattolici perché amano i loro sacerdoti”, ha detto il presule. “Chiunque sia interessato al sacerdozio, qualunque sia la sua età, reagisce al messaggio del DVD: il sacerdozio è una chiamata al servizio", osserva Mons. Cupich. "Con la cinematografia moderna, i registi hanno catturato la vocazione senza tempo del sacerdozio: seguire e imitare Gesù”. (R.G.)

    inizio pagina

    Notevole incremento della speranza di vita in Spagna, che raggiunge una media di 80,2 anni

    ◊   Visto che la durata dell’esistenza umana è strettamente legata alla qualitá della vita, gli ultimi dati statistici appena pubblicati dall’Istituto nazionale di Statistica (INE) sono stati accolti con naturale soddisfazione in Spagna, poiché dimostrano un miglioramento delle condizioni di vita. La durata media degli spagnoli raggiunge gli 80,2 anni, segnando un incremento di due anni nell'ultimo decennio. Tuttavia questa cifra media così positiva, nasconde un’importante differenza tra uomini e donne. In effetti, mentre le donne possono aspirare a vivere 83,4 anni, gli uomini debbono accontentarsi di vivere 76,9 anni, vale a dire circa 6 anni e mezzo di meno. A livello europeo sono le donne francesi le più longeve con 83,8 anni di vita mentre le romene si trovano all’ultimo posto con 75,7. Tra gli uomini sono gli svedesi i più longevi con 78,4 anni, mentre agli ultimi posti si trovano quelli dei Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) con una media tra i 65,3 ed i 68,6 anni. Fuori dall’Unione Europea è sempre il Giappone il Paese che offre i migliori risultati lasciando le donne francesi e le spagnole al secondo e terzo posto. Secondo gli esperti, non è facile individuare le cause che possano spiegare una durata di vita piú lunga per le donne. Tra le cause vengono elencate alcune molto diverse come lo stile di vita, la fisiologia o perfino una maggiore mortalitá per gli uomini in particolare nel mondo del lavoro o a causa del traffico. In contrasto con questi dati statistici dei Paesi sviluppati, diventa inammissibile la situazione dei Paesi che occupano gli ultimi posti in questa classifica della speranza di vita che nel Lesotho raggiunge solo un 36,3 e un 32,5 nello Swaziland. (A cura di Ignacio Arregui)

    inizio pagina

    “Lo studio universitario identità e prospettive” è il tema del seminario organizzato dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma

    ◊   Aiutare i ragazzi a sognare ed a capire, che l’Università può essere il mezzo, attraverso il quale realizzare i propri desideri. Questo è uno dei punti principali, emerso dal seminario: "Lo studio universitario identità e prospettive”. “I professori - ha spiegato Mario Pollo, docente presso la Libera Università Maria Santissima Assunta - devono aiutare i loro allievi ad aprire la mente verso la ragione, senza però imporre le nozioni, ma sapendoli guidare con sapienza verso la luce della conoscenza”. Uno dei temi affrontati durante il convegno, è stato quello della motivazione allo studio, per prevenire lo spinoso problema dell’abbandono universitario. “Per evitare che i giovani abbandonano lo studio, o cambino di continuo facoltà - ha commentato Marina D’Amato, docente presso l’Università degli Studi Roma Tre - bisogna dare loro un aiuto concreto nell’orientamento, non solo allo studio, ma soprattutto dentro se stessi, perché solo così, potranno individuare esattamente, il percorso più giusto per loro. E i ragazzi possono trovare un grande aiuto anche nei collegi, dove sperimentano la vita in comunità e il valore della condivisione, e nella Pastorale Universitaria, presente con le cappellanie in tutti gli atenei romani". “La Pastorale Universitaria - ha detto padre Mauro Oliva, cappellano presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata - cerca di organizzare attività, che coinvolgano i ragazzi in prima persona, ma anche che permettano un confronto diretto con i docenti. Tutto ciò è particolarmente importante, perché la loro esperienza di studenti illumina in modo nuovo il mondo dei docenti stessi”. (A cura di Marina Tomarro)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Ancora scontri con morti tra ribelli curdi e soldati turchi - Assassinato nella capitale irachena il direttore sunnita di un settimanale locale

    ◊   Il direttore sunnita di un settimanale iracheno è stato assassinato sabato scorso a Baghdad, secondo quanto reso noto l'Iraq's Journalistic Freedoms Observatory. Secondo l'osservatorio, Shehab Mohamed al-Hiti, direttore del settimanale Al Youm è stato visto l'ultima volta sabato mentre lasciava la sua abitazione nel quartiere di Jamiaa, a Baghdad, diretto alla redazione del giornale, nel centro della capitale. Il suo cadavere è stato ritrovato la sera di sabato nel quartiere sciita di Ur. ''Giornalisti continuano a essere uccisi in Iraq a un ritmo allarmante, rendendo la professione giornalistica fra le più pericolose del Paese'', ha detto Joel Simon, il direttore del Committee to Protect Journalists (CPJ), organizzazione con sede a New York. Dall'invasione nel marzo 2003, in Iraq sono morti 122 giornalisti e 41 assistenti, l'85% dei quali di nazionalità irachena. Molti sono vittime della guerra civile strisciante fra sunniti e sciiti, altri sono stati uccisi per errore dalle forze USA.

    - Uccisi nella notte per mano dei ribelli curdi del PKK altri tre soldati turchi, nei pressi di Sirnak, al confine con l'Iraq. In appoggio alle operazioni di rastrellamento delle montagne, sull’area l’aviazione turca ha ripreso stamani i bombardamenti delle basi e dei passaggi verso il territorio turco. Da Ankara, il primo ministro turco Erdogan chiede agli Stati Uniti un intervento diretto contro le basi dei ribelli curdi ed avverte che la posizione di Washington sulla questione influenzerà i futuri rapporti tra i due Paesi. Un tema "caldo", che sarà affrontato il prossimo 5 novembre, nel corso dei colloqui previsti alla Casa Bianca. In sostegno degli Stati Uniti e del governo iracheno, si schierano i leader dell'Unione Patriottica del Kurdistan (UDK) e del Partito democratico curdo (PDK), che prendono le distanze dal PKK e dichiarano di voler cooperare per garantire la sicurezza del confine e della regione autonoma curda.

    - Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, compierà una visita a sorpresa in Iran per incontrare nella capitale Teheran il presidente iraniano, Ahmadinejad. Il 16 ottobre scorso il presidente russo, Putin, era stato in Iran per lunghi colloqui riservati sul programma nucleare della Repubblica islamica con lo stesso Ahmadinejad e con la Guida suprema del Paese, l'ayatollah Ali Khamenei. Putin aveva espresso la ferma contrarietà del suo Paese ad ogni ipotesi di un attacco militare per fermare le attività iraniane e aveva affermato il diritto di ogni Paese a sviluppare ''un programma nucleare pacifico''. Mosca, come la Cina, si oppone anche all'adozione di severe sanzioni contro l'Iran da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per il suo rifiuto all'invito a sospendere l'arricchimento dell'uranio. Giovedì gli USA hanno annunciato una serie di sanzioni unilaterali contro organizzazioni e persone in Iran accusate di essere coinvolte nello sviluppo di un programma nucleare militare: tra questi, i Pasdaran (Guardiani della rivoluzione) e tre banche statali. Intanto, il presidente, Ahmadinejad fa sapere che l'Iran ''non negozierà i suoi legittimi diritti'', tra i quali annovera l'arricchimento dell'uranio.

    - In Afghanistan, una bomba telecomandata ha ucciso un dirigente locale dei servizi segreti afghani (NDS) e due guardie del corpo nell'est del Paese, mentre nel sud è morto un soldato della coalizione internazionale a guida Usa (Enduring Freedom). Un altro soldato della coalizione e un poliziotto afghano sono rimasti feriti nella stessa operazione militare nei pressi di Sperwan Ghar'', una quarantina di chilometri a ovest di Kandahar.

    - Decine di persone sono rimaste ferite nel villaggio arabo di Pekiin (Galilea) durante disordini divampati quando la popolazione ha sbarrato la strada a forze di polizia entrate per compiere arresti. Nel villaggio c'è forte tensione da giorni, da quando cioè gli abitanti hanno appreso che una compagnia di telefoni cellulari ha installato di nascosto una potente antenna in un pollaio vicino alle case di Pekiin. Contro l'abitazione del proprietario del pollaio nei giorni scorsi sono state lanciate pietre e anche una bomba a mano. All'alba di oggi, circa 200 agenti di polizia sono entrati a Pekiin per arrestare i presunti assalitori, ma l'intero villaggio si è riversato in strada. Agenti di polizia, attaccati da più parti, hanno anche fatto ricorso ad armi da fuoco.

    - Il leader della maggioranza parlamentare libanese antisiriana, Saad Hariri, ha detto al Cairo di avere informazioni dai servizi segreti dell'esistenza di complotti per uccidere sia lui che il primo ministro libanese, Fuad Siniora.

    - Petrolio in calo sul mercato elettronico after hours di New York. Il greggio con consegna a dicembre, che ieri aveva registrato l'ennesimo record a 93,80 dollari, è sceso sotto quota 93 fino a 92,58 dollari al barile (-1%). A fermare la crescita dell'oro nero sono la ripresa delle produzione in Messico, ma anche l'attesa per il dato sulle scorte USA in programma domani, da cui il mercato si aspetta un rialzo.

    - Il governo del Kuwait "è pronto ad accettare il verdetto della più alta autorità costituzionale”. Lo riferisce lo sceicco Nasser Al-Sabah, primo ministro dell'emirato petrolifero, in merito al parere di legittimità che la Corte costituzionale dovrà esprimere sul trasferimento del ministro, Bader Al Humaidhi, dal dicastero dell’economia a quello del petrolio. Il passaggio di Al-Humaidi è parso all’opposizione un tentativo di sottrarre il ministro ad un'inchiesta su presunti abusi di potere. E’ avvenuto nel contesto di un più generale rimpasto di governo, che ha visto l'ingresso di quattro nuovi ministri e la ricollocazione di altri cinque. Dal canto suo, il ministro raggiunto dalle polemiche si è detto pronto ad affrontare una commissione d'inchiesta parlamentare per rispondere agli interrogativi sollevati contro di lui.

    - Sono in buone condizioni i lavoratori dell’Agip liberati nella notte. Sono di nazionalità polacca e indiana. Erano stati sequestrati lo scorso 26 ottobre nel corso di un attacco armato alla piattaforma petrolifera Fpso Mystras, a circa 85 km a sud della costa nigeriana. Il loro rapimento era stato rivendicato dal MEND, il principale gruppo di militanti separatisti del delta del Niger. Dall’inizio del 2006, più di 200 stranieri, per lo più impiegati nel settore petrolifero, sono stati rapiti dalle bande criminali o dai gruppi di militanti separatisti che reclamano una più equa ripartizione delle risorse petrolifere, in una regione segnata dalla disoccupazione e dalla mancanza di infrastrutture stradali ed elettriche.

    - Sono cominciate stamani le consultazioni del presidente somalo Yusuf per la scelta di un nuovo primo ministro. Ieri, si era dimesso dalla carica Ali Mohamed Gedi e - ad interim - era stato nominato il suo vice. Mentre sono proseguiti gli scontri a Mogadiscio tra soldati etiopici e milizie delle deposte Corti islamiche, stamani - al largo del porto di Mogadiscio - un attacco di pirati ha portato al sequestro di una nave cargo sudcoreana, con un equipaggio di 22 persone. Il servizio di Giulio Albanese:


    Gedi paga anche il prezzo per una litigiosità inscritta nel DNA del sistema parlamentare somalo e per gli scarsi successi nel pacificare Mogadiscio, dopo l’ingresso delle truppe etiopiche nella capitale. Il premier dimissionario, che aveva ricevuto il mandato di traghettare il Paese verso la democrazia nel novembre del 2004, ha sempre sostenuto - a partire dal suo discorso di investitura - di voler a tutti i costi uno Stato laico e trasparente, anche se poi ha dovuto sempre fare i conti prima con i signori della guerra e poi con le corti islamiche. La nomina a primo ministro ad interim di Salim Aliyow Ibrow, avvenuta ieri dopo le dimissioni di Gedi, servirà certamente al presidente Yusuf per prendere tempo prima di nominare un nuovo premier a seguito di consultazioni con i parlamentari ed altri esponenti della società somala. (Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese)

    - Almeno sette persone sono state arrestate a San Sebastian, nel Paese Basco spagnolo perchè sospettate di aver partecipato alle azioni di "kale borroka" (la violenza di strada degli indipendentisti radicali) in appoggio all'ETA. Secondo quanto informa il Ministero dell'interno, il gruppo i cui membri sono stati arrestati in vari quartieri della città per ordine della magistratura, era incaricato della fabbricazione e dell'uso di ordigni esplosivi e incendiari. E sarebbe responsabile in particolare dell'incendio di un autobus a San Sebastian nel dicembre dello scorso anno e di diverse altre azioni contro le forze dell'ordine e obiettivi istituzionali ed economici nella regione.

    - Maxisbarco di clandestini sulle coste italiane, nel siracusano. In 255 sono arrivati stamattina: 194 uomini e 61 tra donne e bambini. Erano su un barcone di 26 metri intercettato, la notte scorsa, dalla Capitaneria di porto di Catania a 15 miglia a sud est di Portopalo di Capo Passero. I clandestini sono di nazionalità eritrea. A causa del mare forza quattro, i militari non hanno fatto trasbordare gli extracomunitari ma si sono fatti seguire all'imbarcazione fino al porto di Portopalo di Capo Passero, dove i clandestini, tutti in buone condizioni di salute, sono giunti stamane intorno alle 9 e sono stati presi in carico dalla polizia.

    Approvare quanto prima il progetto di legge per la messa al bando delle cluster bombs. E’ la proposta della Campagna italiana contro le mine, che denuncia il blocco del PDL alla Commissione Bilancio della Camera. Si tratta di bombe inesplose che, se innescate, possono distruggere vaste aree e mietere numerose vittime. Tra i Paesi colpiti: Albania, Afghanistan, Laos, Chad, Iraq e Siria. Tra i produttori Cina, USA, India, Iran e Italia. Paolo Ondarza ha intervistato Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine:


    R. - E’ un dato di fatto che ci siano degli interessi economici dietro la produzione di armi e che chi ha questi interessi cerchi, quindi, di fare delle pressioni affinché si ritardino delle leggi che ovviamente non sono convenienti per loro.

     
    D. - Tra la gente c’è ancora molta ignoranza rispetto a cosa siano le cluster bombs

     
    R. - Le cluster bombs si trovano ovviamente in tutti i territori di conflitto. Devono coprire una vasta area proprio per rendere inagibile delle strade, degli aeroporto. Nelle ultime guerre, sono state utilizzate anche in prossimità dei centri abitati e, quindi, anche in violazione della Convenzione di Ginevra. Queste bombe-madri si aprono e rilasciano numerose bombe più piccole che il più delle volte, però, rimangono inesplose.

     
    D. - Gli effetti sono ben più devastanti rispetto anche alle mine antiuomo?

     
    R. - La carica di esplosivo è sicuramente maggiore. Un anno e mezzo fa, in Bosnia, due bambini ne lanciavano una che è purtroppo esplosa a mezz'aria e li ha tagliati di netto tutti e due.

     
    D. - Purtroppo, l’Italia non è estranea a tutto questo?

     
    R. - Sì, perché l’Italia risulta tra i 32 Paesi produttori, anche se le aziende che detengono il brevetto di un certo sistema di arma dicono che da diversi anni non producono più.

    - La visita del Dalai Lama in Canada, dove è stato ricevuto da esponenti del governo, ha arrecato un ''serio danno'' alle relazioni tra i due Paesi. Lo ha detto il portavoce del Ministero degli esteri di Pechino, riecheggiando una posizione già espressa dalla Cina in occasione del conferimento al leader tibetano della medaglia d'oro del Congresso degli Stati Uniti, due settimane fa, e del suo precedente incontro col cancelliere tedesco Merkel. In Canada, il 72enne Dalai Lama, che nel 1979 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace, è stato ricevuto tra gli altri dal primo ministro Harper. ''Spero che tutto il mondo abbia ricevuto il messaggio: attaccare un monaco buddhista pacifista di 72 anni, che non chiede altro che l'autonomia culturale per il suo popolo, è controproducente'', ha detto Kenney, un ministro nel governo di Ottawa che ha partecipato all'incontro. Il Dalai Lama vive in esilio dal 1959 e chiede per il Tibet una ''genuina'' autonomia amministrativa, ma Pechino continua ad accusarlo di essere un secessionista.

    - Viene dalla terra e minaccia la terra. E’ l’etanolo, il biocarburante del futuro, la cui produzione sta minacciando la foresta pluviale dell’Amazzonia. Derivato dalla coltivazione di canna da zucchero, è utilizzato come carburante per le auto e la sua produzione vive nei Paesi dell’America latina un momento di grande euforia. A farne le spese è però il più grande polmone verde del pianeta, che rischia di esser fagocitato dal moltiplicarsi delle piantagioni. Il destino dell’Amazzonia è legato alle scelte della locale classe politica. Stando a quanto riporta l’ANSA, il presidente Lula da Silva, il cui territorio è occupato per oltre il 40 per cento dalla foresta amazzonica, sarebbe favorevole ad avviare progetti agroindustriali nel cuore dell'Amazzonia. (A cura di Fausta Speranza)



    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 303

     

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.


    inizio pagina