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SOMMARIO del 27/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • E' necessario lavorare per la costruzione di un ordine interno e internazionale che promuova la convivenza pacifica: così il Papa al nuovo ambasciatore dell'Ecuador
  • Lettera del Papa al prof. Vian, da oggi alla guida dell'Osservatore Romano: il giornale vaticano promuova il dialogo tra credenti e non credenti, indicando la fecondità dell'incontro tra fede e ragione
  • Il primo editoriale del prof. Vian: il giornale del Papa si rivolge a tutti con amicizia, per confrontarsi con rispetto e chiarezza su temi come la dignità dell'uomo e la giustizia
  • I saluti di Mario Agnes ai lettori dell'Osservatore Romano
  • Altre udienze e nomine
  • Concerto in onore del Papa in Vaticano eseguito nel pomeriggio dall’Orchestra Sinfonica e dal Coro della Radio della Baviera
  • Beatificazione a Roma di suor Celina Chludzińska Borzęcka, fondatrice del ramo femminile dei Risurrezionisti
  • Mons. Migliore all'ONU: gli Stati non vengano meno ai principi di legalità anche nella lotta al terrorismo
  • Oggi in Primo Piano

  • L'Argentina alle urne per le presidenziali: favorita Cristina Kirchner
  • L'opposizione armata boicotta i colloqui di pace sul Darfur in Libia
  • Festa Gen a Roma per celebrare i 40 anni della seconda generazione dei Focolari
  • Conclusa la Festa Internazionale del Cinema di Roma
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • “Testimoni musulmani e cristiani di fronte alla modernità”: a Istanbul, in Turchia, V Simposio islamo-cristiano
  • India. Cinque suore aggredite a bastonate da fondamendalisti indù nello Stato del Madhya Pradesh
  • Kenya. Dalla plenaria dei vescovi, nuovo appello in vista delle elezioni di dicembre
  • Vietnam. La Conferenza episcopale ha cinque nuove commissioni
  • Domani, in Venezuela, Giornata di preghiera per la pace e la riconciliazione, promossa dal Consiglio nazionale dei laici
  • A Desio, in provincia di Milano, due iniziative per i 150 anni dalla nascita di Papa Pio XI
  • A Hong Kong, la parrocchia di Santa Teresa di Lisieux festeggia 75 anni
  • In Portogallo, 51 ONG promuovono la Giornata del volontariato missionario
  • 24 Ore nel Mondo

  • Falliti i negoziati tra Iraq e Turchia per evitare operazioni militari nel Kurdistan contro i separatisti curdi
  • Il Papa e la Santa Sede



    E' necessario lavorare per la costruzione di un ordine interno e internazionale che promuova la convivenza pacifica: così il Papa al nuovo ambasciatore dell'Ecuador

    ◊   Il Papa ha ricevuto stamani in udienza il nuovo ambasciatore dell'Ecuador presso la Santa Sede, Fausto Cordovez Chiriboga, che ha presentato le lettere credenziali al Santo Padre. Citando la Costituzione pastorale Gaudium et Spes, Benedetto XVI ha ribadito che “la Chiesa cattolica, con il suo ministero pastorale, e in virtù della sua missione e della sua natura, non è legata ad alcuna particolare forma di cultura umana, sistema politico, economico, o sociale”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    La Chiesa – ha affermato il Papa - “offre un importante contributo per il bene comune” dell’Ecuador e da questo deriva “la necessità di promuovere e rinforzare l’ambito di libertà” che le hanno riconosciuto i testi costituzionali del Paese. Per questo – ha sottolineato il Santo Padre – è da augurarsi che il nuovo ordinamento costituzionale contempli le più ampie garanzie per la libertà religiosa degli ecuadoriani. Benedetto XVI ha detto quindi che “l’umanità si trova oggi di fronte a nuovi scenari di libertà e speranza, turbati da situazioni politiche instabili e da conseguenze provocate da strutture sociali deboli”. Si va inoltre rafforzando, sempre di più, l’interdipendenza tra Stati. E’ quindi necessario e urgente – ha osservato il Papa – “lavorare per la costruzione di un ordine interno e internazionale che promuova la convivenza pacifica, la cooperazione, il rispetto dei diritti umani” e il riconoscimento dell’inviolabile dignità della persona. In questo senso, “pensando ai numerosi ecuadoriani che emigrano in altri Paesi,” cercando un futuro migliore per se stessi e per i loro familiari, non possiamo dimenticare – ha affermato il Papa - che “l’amore, Caritas, sarà sempre necessario”. Riprendendo l’Enciclica Deus caritas est, Benedetto XVI ha ricordato poi che coloro che “disconoscono l’amore disattendono l’uomo in quanto uomo”. Per questo va costruito uno Stato non che regoli e domini tutto. “Ciò che occorre – ha detto il Papa citando ancora un passo della sua Enciclica – è uno Stato che generosamente riconosca e sostenga, in accordo con il principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle forze sociali”. D’altronde – ha spiegato Benedetto XVI – “un governo democratico deve alimentare una cultura di rispetto e uguaglianza orientata a servire tutto il popolo”. Per questo – ha detto il Santo Padre – il governo dell’Ecuador ha manifestato “la sua decisa volontà di rispondere alle necessità dei più poveri, ispirandosi alla Dottrina Sociale della Chiesa”. Rivolgendosi al Papa, l’ambasciatore dell’Ecuador ha detto infine che il popolo dell’Ecuador è profondamente cristiano e cattolico; viviamo tremende contraddizioni – ha concluso il diplomatico – dentro le quali la nostra fede deve costituire un vero baluardo per affrontare con i nostri fermi principi e la nostra vocazione cristiana, “gli attacchi che cercano di erodere nelle fondamenta le nostre tradizioni cristiane”.

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    Lettera del Papa al prof. Vian, da oggi alla guida dell'Osservatore Romano: il giornale vaticano promuova il dialogo tra credenti e non credenti, indicando la fecondità dell'incontro tra fede e ragione

    ◊   L’Osservatore Romano mostri “la fecondità dell’incontro tra fede e ragione” promuovendo “una cordiale collaborazione tra credenti e non credenti”. E’ quanto auspica Benedetto XVI nella Lettera inviata al nuovo direttore del quotidiano della Santa Sede, il prof. Giovanni Maria Vian, che proprio oggi, insieme al vicedirettore Carlo Di Cicco, assume la guida del giornale. Il prof. Vian, 55 anni, romano, storico del cristianesimo, succede al prof. Mario Agnes, per 23 anni direttore dell’Osservatore. Il servizio di Sergio Centofanti.


    “Con grande stima e sincero affetto” il Papa rivolge il suo saluto al prof. Vian proprio nel giorno in cui assume - afferma - “un incarico di grande responsabilità a motivo della natura peculiare del giornale vaticano”. “La Sua profonda formazione culturale come storico del cristianesimo – scrive il Papa - in specie la Sua conoscenza della storia del papato contemporaneo, la Sua esperienza giornalistica, come editorialista di diversi quotidiani e periodici, la decennale collaborazione con 'L'Osservatore Romano', ed anche l'appartenenza ad un'illustre famiglia di grande tradizione cristiana nel fedele servizio alla Santa Sede, costituiscono una sicura garanzia per la delicata funzione a Lei affidata”.

     
    Il prof. Vian “si inserisce così nella lunga e grande storia del ‘giornale del Papa’, iniziata nel lontano 1861. “Nato per sostenere la libertà della Santa Sede in un momento critico e provvidenziale della sua storia – ricorda Benedetto XVI - L'Osservatore Romano ha sempre diffuso gli insegnamenti dei Romani Pontefici e gli interventi dei suoi più stretti collaboratori sui problemi cruciali che l'umanità incontra nel suo cammino. E' nota – rileva ancora il Pontefice - la scelta di imparzialità che caratterizzô l'informazione del giornale vaticano durante la prima guerra mondiale. Nella temperie degli avvenimenti che si succedettero allora, e poi durante la seconda tragedia bellica del Novecento, 'L'Osservatore Romano' - dalla fine del 1929 trasferito all'interno dello Stato vaticano - accrebbe ulteriormente il suo prestigio e la sua diffusione, grazie anche alla possibilità che il giornale aveva di attingere a fonti d'informazione che in quel periodo solo l'indipendenza vaticana poteva garantire”.

     
    Il Papa sottolinea che la “dimensione mondiale” del quotidiano edito in diverse lingue, “che diverrà ancora più concreta ed efficace attraverso le possibilità oggi offerte dalla presenza ‘in rete’, risulta quanto mai importante per esprimere davvero la realtà della Chiesa universale, la comunione di tutte le Chiese locali e il loro radicamento nelle diverse situazioni, in un contesto di sincera amicizia verso le donne e gli uomini del nostro tempo”.

     
    “Cercando e creando occasioni di confronto – afferma ancora il Papa - ‘L'Osservatore Romano’ potrà servire sempre meglio la Santa Sede, mostrando la fecondità dell'incontro tra fede e ragione, grazie al quale si rende possibile anche una cordiale collaborazione tra credenti e non credenti. Suo compito fondamentale – conclude Benedetto XVI nella sua lettera al prof. Vian - resta ovviamente quello di favorire nelle culture del nostro tempo quell'apertura fiduciosa e, nello stesso tempo, profondamente ragionevole al Trascendente su cui in ultima istanza si fonda il rispetto della dignità e dell'autentica libertà di ogni essere umano”.

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    Il primo editoriale del prof. Vian: il giornale del Papa si rivolge a tutti con amicizia, per confrontarsi con rispetto e chiarezza su temi come la dignità dell'uomo e la giustizia

    ◊   L’editoriale del prof. Vian intitolato “Tradizione e futuro” apre l’Osservatore Romano di oggi. Il nuovo direttore cita quanto scriveva nel 1961 il futuro Paolo VI, nel numero per il centenario del quotidiano vaticano, definito “un grande giornale”, anche se “difficile, anzi difficilissimo”. “Le potenzialità” dell’Osservatore descritte da Montini nel suo articolo – rileva il prof. Vian – “meritano un nuovo sviluppo. Guardando con fiducia al futuro, perché questa apertura è il senso più profondo della tradizione, che significa appunto trasmissione in una continuità vitale”.

    Montini – ricorda Vian – enumerava in quel celebre articolo “con lieve ironia” alcune difficoltà legate alla natura speciale del quotidiano: ‘Giornale serio, giornale grave, chi mai lo leggerebbe sul tram o al bar; chi mai vi farebbe crocchio d’intorno?’; mentre la sua cronaca vaticana ‘ci procura, sì, il piacere d’uno spettacolo aulico incomparabile, ma non senza qualche dubbio d’averlo già provato eguale tant’altre volte’”.

    “Come rendere allora L’Osservatore Romano’ - si chiedeva il futuro Papa - un grande giornale?” E dava una risposta chiara: sviluppando la sua natura di 'giornale di idee'. Sì, perché il foglio vaticano – scriveva – “non è, come moltissimi altri, un semplice organo d’informazione; vuol essere e credo principalmente di formazione. Non vuole soltanto dare notizie; vuole creare pensieri. Non gli basta riferire i fatti come avvengono: vuole commentarli per indicare come avrebbero dovuto avvenire, o non avvenire. Non tiene soltanto colloquio con i suoi lettori; lo tiene col mondo: commenta, discute, polemizza”. “Con una vocazione universale – afferma Vian - analoga a quella della sede romana che il giornale intende servire”.

    “L’Osservatore Romano” – sottolinea il nuovo direttore - è prima di tutto il “giornale del Papa”, e diffonderà in due modi l’insegnamento e la predicazione del Vescovo di Roma: conservando cioè la sua peculiare natura documentaria, e sviluppando quella dell’informazione giornalistica. Ma anche facendosi maggiormente espressione degli organismi e delle rappresentanze della Santa Sede, a Roma e nel mondo. Al servizio di Benedetto XVI, Pontefice teologo e pastore, il 'servo dei servi di Dio' che senza stancarsi, con mitezza fiduciosa e ferma, alle donne e agli uomini del nostro tempo testimonia e ripete con l’Apostolo Giovanni che Dio è amore”.

    “Da Roma – scrive Vian - il foglio vaticano continuerà a osservare con sguardo attento e amico la realtà internazionale, mantenendo in quest’ottica l’attenzione per quell’Italia di cui il Papa è primate e per la sua diocesi, dove tanti vescovi e sacerdoti di ogni continente hanno studiato e con la quale mantengono legami fecondi. E respiro internazionale avrà l’attenzione per i fenomeni culturali, riservando spazio al confronto delle idee, con un’apertura cordiale nei confronti della ragione, alla quale Benedetto XVI si richiama per favorire il colloquio e il dibattito, com’è avvenuto con la lezione di Ratisbona, i cui frutti cominciano a maturare. E al mondo guarderà il giornale del Papa informando sulla comunione cattolica nei diversi continenti, su Chiese e confessioni cristiane, ebraismo, islam e altre religioni, nell’attuazione del Concilio Vaticano II interpretato alla luce dello storico discorso che il Romano Pontefice ha tenuto per il quarantennale della sua conclusione”.

    “Seguendo l’esempio di Benedetto XVI e diffondendone gli insegnamenti – aggiunge Vian - il suo giornale vuole rivolgersi con amicizia a tutti, credenti e non credenti, e con tutti confrontarsi con rispetto e chiarezza su temi come la dignità dell’essere umano e la promozione della giustizia. Per rendere sempre più evidente la testimonianza e la verità di Cristo nel mondo moderno. Nella vitalità di una tradizione per sua natura aperta al futuro – conclude l’editoriale del nuovo direttore dell’Osservatore Romano - e nella certezza che la parola dell’unico Signore, Gesù, seminata nell’intimo delle anime, prevarrà sulle forze del male e resterà per sempre”.

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    I saluti di Mario Agnes ai lettori dell'Osservatore Romano

    ◊   Mario Agnes, lasciando ieri la guida dell’Osservatore Romano, nell'ultimo numero da lui firmato saluta i lettori e ringrazia per il tratto di strada compiuto insieme. “Ventitrè anni al servizio della Chiesa sono appena un batter di ciglia – scrive – Ventitrè anni nella storia di un giornale che si avvia a celebrare il 150° della sua fondazione sono pochi. Ma nella storia di una persona, anche in quella di un direttore, ventitrè anni sono molti. Sono un lungo tratto di strada, che ho vissuto con gioia”. Dalle colonne del giornale del Papa, Agnes esprime riconoscenza innanzitutto “Al Servo di Dio, Giovanni Paolo II, il Bambino di Dio” e al successore “Benedetto XVI, il grande Padre Spirituale”; e poi “Fierezza, per la storia di questo giornale segnata da un binomio inscindibile: fedeltà e servizio”. Fedeltà a Pietro e al Magistero della Chiesa; e servizio alla verità sull’uomo. “L’Osservatore Romano è il giornale dell’uomo e per l’uomo. E in questa prospettiva legge ogni avvenimento grande o piccolo che sia: dagli abissi delle guerre alla tragica quotidianità della negazione della vita e della dignità umana”. A questo proposito, Agnes ricorda due pagine in modo particolare, “Mai più la guerra” e “Prendete il largo”, espressioni di Giovanni Paolo II definite “Un grido sofferto, la prima, lanciato per scongiurare l’umanità a non ricadere negli orrori del ventesimo secolo. Un messaggio di speranza, la seconda, che continua ad accompagnare e ad incoraggiare la Chiesa nel suo pellegrinaggio lungo il terzo millennio”. Un grazie sentito, infine, Agnes lo rivolge ai colleghi della redazione augurando buon lavoro a loro e al nuovo direttore. (A cura di Francesca Fialdini)

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza anche il Ministro Presidente della Baviera Günther Beckstein con la consorte e seguito; mons. Edward Joseph Adams, arcivescovo tit. di Scala, nunzio apostolico nelle Filippine; mons. Wilhelm Schraml, vescovo di Passau (Repubblica Federale di Germania); l’ambasciatore di Bosnia ed Erzegovina Miroslav Palameta, in visita di congedo.

    Il Santo Padre ha dato il suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-Cattolica Romena: del rev. p. Mihai Cătălin Fraţila, finora rettore del Pontificio Collegio "Pio Romeno" a Roma, a vescovo ausiliare dell’Arcieparchia di Făgăraš e Alba Iulia dei Romeni, assegnandogli la sede titolare di Nove; e del rev. p. Vasile Bizău, finora professore di Teologia Morale nel Seminario Maggiore di Maramureş, a vescovo di Curia Arcivescovile Maggiore, assegnandogli la sede titolare di Appiaria.

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    Concerto in onore del Papa in Vaticano eseguito nel pomeriggio dall’Orchestra Sinfonica e dal Coro della Radio della Baviera

    ◊   Questo pomeriggio, alle 18, nell’Aula Paolo VI, il Papa assisterà al concerto che sarà eseguito, in suo onore, dall’Orchestra Sinfonica e dal Coro della Radio della Baviera. In programma musiche di Giovanni Pierluigi da Palestrina e di Ludwig van Beethoven. L’evento sarà trasmesso in diretta dalla nostra emittente, con commento in italiano, sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. L’Orchestra Sinfonica è stata fondata nel 1949 da Eugen Jochum e da alcuni anni persegue nuovi spunti nella interpretazione della musica antica. Nel 2006 la registrazione delle sinfonie numero 2, 3, 4, 12, 13 e 14 di Shostakovich è stata premiata come disco dell’anno dalla critica discografica tedesca, mentre l’incisione della sinfonia numero 13 ha ricevuto il Grammy nella categoria “migliore esecuzione orchestrale”. Il Coro della Radio della Baviera è nato invece nel 1946 e la sua crescita artistica è avvenuta parallelamente allo sviluppo dell’Orchestra Sinfonica. Diversi i riconoscimenti a livello internazionale attribuiti al coro che abbraccia tutti gli ambiti del canto corale: dal mottetto medievale alle opere contemporanee, dall’oratorio alla lirica. Recentemente l’Orchestra Sinfonica e il Coro della Radio della Baviera hanno eseguito concerti anche in Asia.

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    Beatificazione a Roma di suor Celina Chludzińska Borzęcka, fondatrice del ramo femminile dei Risurrezionisti

    ◊   Si svolgerà nel pomeriggio, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano, la cerimonia di beatificazione di Celina Chludzińska Borzęcka, fondatrice della Congregazione delle Suore della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. A presiedere la concelebrazione a nome del Papa sarà il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. A partire dalle 15.50, la nostra emittente trasmetterà la cronaca idel rito per la sola zona di Roma, sull'onda media di 585 kHz; e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Per un profilo biografico della nuova Beata, il servizio di Francesca Fialdini:


    Da moglie e madre a suora, fondatrice della Congregazione delle Suore della Risurrezione. Celina Chludzińska Borzęcka, nasce nel 1833, in una cittadina dell’attuale Bielorussia, all’epoca territorio della Polonia orientale. Benché nel suo cuore senta la chiamata alla consacrazione, a vent’anni si sposa per seguire la volontà dei genitori e il consiglio del padre spirituale; dal suo matrimonio nacquero quattro figli, due dei quali morti in tenera età. Sotto il regime zarista, Celina, senza dimenticare i suoi impegni familiari, si prodiga per gli insorti venendo per questo arrestata, nel 1863. Sei anni più tardi si trasferisce a Vienna per accudire il marito malato e le due figlie; rimasta vedova sceglie Roma come sua città e qui incontra la spiritualità risurrezionista riscoprendo la propria vocazione religiosa. Da questo momento, siamo nel 1882, Celina sceglie la vita comunitaria e con la figlia Edvige fonda il ramo femminile della Congregazione dei Risurrezionisti, dedita all’educazione cristiana delle ragazze povere. A partire dal 1891, anno ufficiale della fondazione, l’attività evangelizzatrice di suor Celina cresce; intraprende numerosi viaggi in Europa e negli Stati Uniti. E’ grazie a questa instancabile opera di apostolato che l'Istituto oggi può contare 53 case in tutto il mondo, in Argentina, Australia, Bielorussia, Canada, Inghilterra, Italia, Polonia, Stati Uniti e Tanzania. Mentre si trova di passaggio a Cracovia, suor Celina muore all’età di 80, il 26 ottobre 1913, lasciando una testimonianza di instancabile disponibilità al volere di Dio in ogni stato della sua vita terrena.

    Per cogliere la profondità spirituale di suor Celina Chludzińska Borzęcka, Giovanni Peduto ha intervistato il postulatore della Causa di beatificazione, padre Vieslaw Spiewak:


    R. – La peculiarità della sua santità è condensata nel motto della Congregazione delle Suore della Risurrezione: “Per crucem et mortem at resurrectionem et gloriam” (Per la croce e la morte alla risurrezione e alla gloria). Infatti, nel suo caso è stata così umile da accettare qualsiasi volontà di Dio, di voler morire a se stessa, per poter risorgere con Cristo ovviamente e scoprendo la volontà del Signore, cercare di realizzarla fino in fondo. Questo lo vediamo, per esempio, quando, volendo entrare nella vita di clausura, ubbidisce alla volontà dei genitori. Riesce a vedere anche lì la volontà di Dio, anche se le costa moltissimo, e segue il loro giudizio e verdetto, andando sposa ad un uomo che poi diventa suo marito. Lei, però, lo ama con tutta se stessa. La sua santità non è solo quella di vita religiosa, è anche santità di vita in quanto moglie, madre e vedova. Qualsiasi realtà deve affrontare, l’affronta con tutta se stessa, cercando di viverla nella maniera migliore, responsabilmente e con amore.

    D. – Qual è il messaggio di questa Beata, per gli uomini e per le donne di oggi?

    R. – Il messaggio credo sia innanzitutto che qualsiasi stato di vita che noi viviamo in quanto cristiani può portarci alla santità. Lei, infatti, qualsiasi stato le sia toccato in sorte, nell’arco della sua vita di 80 anni, l’ha voluto vivere così: “Questa per me è la possibilità di santificarmi”. E allora, non soltanto una suora, una fondatrice di una comunità religiosa, ma anche una madre e una moglie può santificarsi. Di questo Celina è testimone.

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    Mons. Migliore all'ONU: gli Stati non vengano meno ai principi di legalità anche nella lotta al terrorismo

    ◊   Lo stato di diritto, l’importanza dell’ONU e i rischi di perdita della legalità nella lotta al terrorismo: al centro dell’intervento dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, ieri alla 62.ma sessione dell’Assemblea generale. Il servizio di Fausta Speranza:


    Gli Stati non devono adottare misure antitetiche ai principi che danno loro legittimità attraverso lo stato di diritto, neanche di fronte al terrorismo. E’ quanto afferma mons. Migliore, sottolineando che la “lotta al terrorismo è necessaria” ma “deve passare attraverso l’adozione o il rafforzamento degli strumenti giuridici”, anche se – afferma – “lo stato di diritto a volte è difficile da applicare ai terroristi che hanno poco o nessun rispetto per la legge”. E l’osservatore permanente della Santa Sede afferma che quando gli Stati falliscono nelle loro responsabilità le “Nazioni Unite sono chiamate ad essere forum propulsivo per lo stato di diritto in tutti gli angoli del globo”. Ricorda che “i valori della pace, sviluppo e diritti umani sono i principi guida e nello stesso tempo gli obiettivi dell’Organizzazione”, la cui efficacia - aggiunge - “è garantita dal perfezionamento dello stato di diritto”. E mons. Migliore, con la promozione della giustizia e della pace chiede “una stabile economia e il rispetto della dignità di ogni persona senza discriminazioni per lo status sociale, economico e politico”. In una società sempre più globalizzata, inoltre, “regolare le relazioni tra gli Stati è di grandissima importanza per assicurare la coesistenza pacifica”. E mons. Migliore parla di Trattati chiamando a riflettere sul “ruolo vitale delle Nazioni Unite nella creazione e nel perfezionamento dei Trattati internazionali”. A questo proposito aggiunge che “le Nazioni Unite devono essere un arbitro neutrale”, per poi affermare che “un sistema di Trattati che diventa opaco e inaffidabile corre il rischio di minare le basi dello stato di diritto e di screditare la legittimità e la legalità dell’ONU quale promotore e garante della legge internazionale”. Mons. Migliore raccomanda agli Stati il rispetto dei Trattati, sottolineando che “un rafforzamento e un’osservanza selettivi sono antitetici allo stato di diritto”. Riconoscendo poi il gap che esiste tra lo sviluppo della legge internazionale e la capacità dei singoli Stati di incorporarla nella legislazione nazionale, mons. Migliore raccomanda assistenza anche tecnica a questi Paesi felicitandosi per la creazione del ‘Gruppo Coordinamento e Risorse per lo stato di diritto’. Ancora apprezzamento per i progressi fatti, a livello di diritto internazionale, in tema di genocidio, crimini di guerra, pulizia etnica e crimini contro l’umanità. Con la triste considerazione, però, che, nonostante i principi ribaditi, tali crimini restano una realtà di fatto in tanti angoli di mondo.

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    Oggi in Primo Piano



    L'Argentina alle urne per le presidenziali: favorita Cristina Kirchner

    ◊   Clima di grande attesa in Argentina per le presidenziali di domani che vedono largamente favorita Cristina Fernandez Kirchner, moglie di Nestor Kirchner, alla guida del Fronte per la Vittoria. Giovedì davanti ai suoi sostenitori, ha chiuso la campagna elettorale, evocando nel suo discorso la dignità del lavoro, la fine dell'impunità e il recupero delle istituzioni, ma anche il grave problema della disoccupazione. Per vincere al primo turno dovrà ottenere almeno il 40 per cento dei voti, una percentuale che senz’altro non raggiungeranno i suoi avversari: l’esponente di centro-sinistra Lilita Carriò e l’ex ministro dell’economia Roberto Lavagna. Ma il popolo argentino cosa si aspetta dal nuovo presidente? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Maurizio Chierici, esperto di America Latina, raggiunto telefonicamente a Buenos Aires:


    R. - L’Argentina si attende una vita normale, che qui non c’è, perchè esistono ancora 10 milioni di poveri su 40 milioni di abitanti. Nel Paese che esporta carne, grano, in tutto il mondo, la gente muore di fame. E’ in un certo senso schizofrenico, perché è molto ricco ma anche molto povero. Cresce come la Cina, 9,10 per cento l’anno, ma ha un’inflazione che ufficialmente non si conosce perchè i tecnici sostengono sia pari al 20 per cento mentre il governo dice che è al 9.

    D. - Molti osservatori descrivono la signora Kirchner come la nuova Evita Perón. Quanto è vero e quanto questo parallelo può aiutare la signora a vincere queste elezioni?

     
    R. - La stessa Carriò che è social-cristiana ma di una sinistra piuttosto radicale, dice che lei, se vincerà, avrà due ministri peronisti. Anche la Kirchner evoca Evita. Il grande problema dell’Argentina è proprio quest’atto di fede verso il peronismo ed è anche la grande debolezza perché il peronismo non è una dottrina sociale, non è un metodo di governo. E' sostanzialmente nostalgia, è un sentimento profondamente radicato, soprattutto fra le popolazioni più povere, perché si ha sempre nostalgia dei tempi passati che sembrano sempre molto belli anche se in realtà non lo erano. Governare con sentimento è pericoloso perché è un fatto umorale e non ha una spina dorsale.

     
    D. – Durante la campagna elettorale la signora Kirchner ha evocato la dignità del lavoro, la fine dell’impunità, il recupero delle istituzioni, ma anche la disoccupazione: riuscirà a realizzare tutto questo?

    R. – La dignità del lavoro… questo è complicato. Gli stipendi stessi degli insegnanti sono un disastro, vengono pagati come dieci, dodici anni fa, la situazione è davvero grave. Un medico in ospedale guadagna 200 euro al mese, lavorando 10 ore al giorno. E’ un Paese a due velocità: la macroeconomia che vola e la microeconomia, quella quotidiana, che va male. Bisogna accorciare queste distanze. C'è poi da sottolineare che i Kirchner hanno fatto tanto, in questo governo, per i diritti umani: hanno riaperto tutti i processi che incriminavano certi protagonisti del passato e hanno tolto l’immunità. Questo li ha resi molto popolari, perché il dolore dei 30 mila scomparsi negli anni della dittatura militare è ancora profondo.

    Sulle elezioni presidenziali e legislative in programma domani e sulle varie consultazioni democratiche tenutesi quest’anno nel Paese latinoamericano, la Conferenza episcopale argentina ha sottolineato, in due successivi documenti, alcune priorità. Ce ne parla Luis Badilla:


    Analizzando la situazione dell’Argentina, i vescovi del Paese latinoamericano, nella loro esortazione dello scorso 23 aprile, ribadiscono il bisogno “di riscoprire sempre il bene comune” accentuando la “vocazione di cittadini” rispetto a quella “di semplici abitanti”. Nel documento, i vescovi indicano anche alcune delle sfide prioritarie da tener presenti nel decidere a chi dare il proprio voto. “La vita - scrivono i presuli - è il primo dei diritti umani che dobbiamo rispettare”; la famiglia – aggiungono – si fonda sul “matrimonio tra un uomo ed una donna, di cui è necessario fortificare i diritti”; il bene comune - si legge inoltre nel testo - deve essere messo al di sopra dei beni particolari, perché il “suo primato fortifica i tre poteri dello Stato”; si deve dare priorità - proseguono quindi i vescovi - a misure che garantiscano l’inclusione di tutti i cittadini e accelerino il federalismo”. Servono quindi politiche sociali che facciano maturare nella società “la capacità di dialogo e l’abilità per gestire consensi, orientati verso un progetto comune di nazione”. In un successivo documento del 23 agosto, i vescovi argentini ribadiscono poi che la partecipazione elettorale “esige la totale conoscenza delle proposte ed il pieno esercizio delle libertà del cittadino”. Questo – sottolineano - impegna i candidati, chiamati a definire bene il loro programma di azione politica, ma anche l’elettore che dovrà informarsi sulla dimensione etica delle proposte. “L’importanza di questo momento esige anche grande trasparenza” onde evitare le “pratiche demagogiche e pressioni indebite così come ogni forma di clientelismo e corruzione che finiscono per snaturare la cultura civica”. I presuli tornano quindi sulla grande questione dell’inclusione sociale, poiché, oggi, l’Argentina cresce a ritmi sostenuti ma, al tempo stesso aumenta l’iniquità. “La povertà e l’iniquità – affermano i presuli - continuano ad essere i problemi centrali della società”, nonostante la crescita economica e gli sforzi realizzati. Una società – concludono i vescovi argentini – “non cresce necessariamente quando cresce la sua economia, ma quando matura la sua capacità di dialogo”.

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    L'opposizione armata boicotta i colloqui di pace sul Darfur in Libia

    ◊   Sono iniziati stamane in Libia, a Sirte, i colloqui di pace sul Darfur promossi dalle Nazioni Unite e dall’Unione Africana. Una conferenza che nasce, però, sotto cattivi auspici per la defezione dei due principali gruppi guerriglieri sudanesi. Già nel maggio dello scorso anno ad Abuja, in Nigeria, dopo un lungo negoziato, fu firmato un accordo di pace, che non diede alcun risultato pratico. Negoziati difficilissimi, dunque, mentre sul terreno la situazione si fa sempre più drammatica. La crisi del Darfur è iniziata nel febbraio del 2003 provocando oltre 200mila morti. Stefano Leszczynski ha intervistato Enrico Casale, esperto di questioni africane per la rivista dei gesuiti Popoli.


    R. - E’ una guerra che parte come una guerra per il controllo delle risorse dell’acqua e dei territori coltivabili e allo stesso tempo utilizzabili per il pascolo, però su questo conflitto si è venuta a innestare un’altra ragione di conflitto che è il controllo delle risorse petrolifere.

     
    D. - Molte superpotenze hanno già messo gli occhi sulla regione: tuttavia, nonostante questo tipo di interesse globale, possiamo dire che una presenza internazionale per impedire i massacri non si è riuscita ancora ad averla…

     
    R. - La Cina, che è in fase di forte espansione economica, ha bisogno di notevoli risorse naturali, soprattutto petrolio. In Sudan c’è molto petrolio che viene già sfruttato dalle compagnie cinesi, quindi le compagni cinesi hanno tutte interesse a mantenere e a sostenere il governo di Khartoum che permette loro di sfruttare le risorse petrolifere. Per questo motivo i tentativi di porre sanzioni sul governo di Khartoum sono sempre falliti, perché a livello ad esempio delle Nazioni Unite è sempre stata presente la minaccia da parte della Cina di porre il divieto su qualsiasi tipo di sanzione.

     
    D. - Sempre facendo riferimento al Sudan come si può descrivere la situazione umanitaria di questa regione africana?

     R. - Il problema umanitario è drammatico perché queste popolazioni sono state sradicate dai loro villaggi, portate in questi campi di profughi ai confini con il Ciad dove vivono con pochissime risorse e dipendono fondamentalmente dagli aiuti umanitari. Ma c’è una cosa che va sottolineata: la crisi del Darfur non riguarda solo il Sudan perchè le popolazioni del Darfur sono state costrette a scappare e molte di queste sono scappate nei Paesi confinanti, per esempio nella Repubblica Centrafricana, ma anche in Ciad, portando, in questi Paesi che sono già poveri e che hanno già dei problemi enormi, ulteriori problemi per la gestione dei profughi, ma anche ulteriori problemi politici, perché hanno destabilizzato - io penso al Ciad- una situazione già molto fragile dal punto di vista politico.

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    Festa Gen a Roma per celebrare i 40 anni della seconda generazione dei Focolari

    ◊   Tappa romana, oggi, della festa per i 40 anni dei Gen, seconda generazione del Movimento dei Focolari nato dal carisma della fondatrice trentina Chiara Lubich. L’anniversario già celebrato in vari Paesi del mondo, aspetta al Seraficum di Roma a partire dalle ore 16, giovani dai 17 ai 30 anni, per condividere testimonianze, momenti di festa e di arte. I Gen sono ragazzi di diverse Chiese e religioni, razze, nazionalità ed estrazioni sociali, che hanno scelto come codice di vita il Vangelo e sono accomunati dall’impegno di costruire la fraternità universale. Gabriella Bruno nel 1967 era una delle Gen e racconta come è nato il movimento giovanile. L’intervista è di Gabriella Ceraso.


    R. – A chi le rivolgeva anni fa una simile domanda, Chiara ha risposto: “E’ Dio che ha fatto nascere il movimento Gen, non sono stata io”. Eravamo riunite per la prima volta, ragazze, a Rocca di Papa e durante quel nostro primo Congresso alcune di noi sono state ricevute dal Santo Padre, allora Paolo VI. La gioia di quell’incontro ci ha fatto esplodere in un applauso fragoroso. Chiara si trovava casualmente a passare lì vicino e, riconoscendo in noi questo amore profondo verso il Papa, verso la Chiesa, si è sentita spinta da Dio ad entrare in sala e lì ha dato ufficialmente vita, inaspettatamente, alla sezione delle bambine e delle giovanette e logicamente alla corrispondente maschile. Dopo ci ha dato il nome di Generazione Nuova, fatta nuova dal Vangelo, e ci ha affidato un compito: chiamare a raccolta i ragazzi del mondo e lanciare una grandiosa rivoluzione d’amore al grido di “Uniamoci”. Poi ci ha spiegato che in quell’”uniamoci” c’è l’eco dell’imperativo di Gesù “che tutti siano uno”.

     
    D. – E questa è la cosa che vi ha conquistato?

     
    R. – Chiara ci ha conquistato dicendoci sempre la verità, dandoci il Vangelo vivo. E abbiamo sperimentato che se vissuto provoca una rivoluzione formidabile in noi e attorno a noi.

     
    D. - Questo ideale come si è inserito in quegli anni, che erano anni di movimenti, di rivolte giovanili?

     
    R. – Era il ’67-’68, frequentavo il V ginnasio a Roma e sono stata attirata da un gruppetto di ragazze del mio liceo. Erano diverse: non urlavano, non mostravano i pugni, non costringevano gli altri a scioperare, e tra loro si notava un amore vero e rispettoso. Con loro io ho sentito di aderire al più grande contestatore che sia mai esistito sulla terra: Gesù.

     
    D. – Quali sono i progetti nati allora, poi realizzati, che vanno avanti da 40 anni?

     
    R. – Nel cercare di vivere quotidianamente il Vangelo abbiamo scoperto che ogni parola del Vangelo è amore e ci ha spinti ad aiutare un popolo – ricordo - in quel periodo, il popolo Bangwa in Camerun, che rischiava di estinguersi a causa dell’altissima mortalità infantile. Eravamo senza soldi, studiavamo, ma Dio ci spingeva a fare giustizia verso quel popolo, condividendone le necessità e realizzando piccoli lavori come lavare le macchine dei parenti, imbastire spettacoli musicali. Ora i Bangwa sono ormai un popolo fiorente, dove si vive il Vangelo.

     
    D. – A 40 anni di distanza, la giornata che ricorda questa nascita della seconda generazione si intitola “Impronta di una scelta”. Significa che l’essere Gen lascia un segno...

     
    R. – E’ la scelta di Dio, la scelta del Vangelo, che impronta tutta la vita e la trasforma da monotona e ripetitiva in un’avventura avvincente. Occorre, però, puntare in alto.
     

     

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    Conclusa la Festa Internazionale del Cinema di Roma

    ◊   Si è chiusa oggi la seconda edizione della Festa Internazionale del Cinema di Roma con l’assegnazione dei Premi Marco Aurelio avvenuta nella Sala Santa Cecilia del Parco della Musica. Molte pellicole, moltissimi gli spettatori, soprattutto giovani, che hanno riscoperto la gioia di condividere insieme la passione per il cinema. Non sono mancate anche alcune polemiche mentre già si pensa all’edizione 2008, si spera con una maggiore organicità della struttura e attenzione alla qualità delle pellicole offerte. Servizio di Luca Pellegrini.

    Non sono mancate le critiche come non sono mancati gli applausi. Non sono mancate le star che assicurano l’interesse della stampa e nemmeno alcune sorprese, soprattutto nella sezione più interessante e propositiva di tutte, Extra, dedicata ai film documentari, che è andata a scoprire testimonianze e denuncie nelle pieghe anche dolorose dell’umanità e che ha visto vincitore del premio Cult come miglior documentario 'Forbidden Lies' di Anna Broinowski e il premio Enel Cuore come miglior documentario sociale a War/Dance di Sean Fine e Andrea Nix-Fine. Debolezze, certo, per la festa cinematografica di Roma, sono quelle comprensibili per una manifestazione così imponente che è soltanto al suo secondo anno di vita ed ancora alla ricerca di una propria identità culturale e mediatica. Certo i cinquanta giurati, provenienti da tutta Europa e di età compresa tra i diciotto e i sessantanove anni, guidati con generosità dal regista bosniaco Danis Tanović – “tenete conto delle vostre emozioni” è stato il suo suggerimento – si sono confrontati nel dover giudicare i quattordici film di un concorso non entusiasmante e forse poco in sintonia con una Festa che dovrebbe avere il coraggio di essere proposta e vissuta come tale, senza naturalmente venir meno alla qualità delle opere selezionate. Resta la forza dei 70.000 biglietti venduti, dunque quella di un pubblico che ha sfidato anche alcune lacune nell’organizzazione oltre che le avversità climatiche dell’autunno e le difficoltà di una città caotica come lo è la capitale italiana. Mentre sembra assicurato e notevole il successo del parallelo mercato che si è svolto in una strada cinematograficamente persuasiva, come lo può essere Via Veneto. La musica, giustamente, aveva aperto la festa, e la musica, forzatamente, l’ha anche chiusa con l’inossidabile Ennio Morricone. Poi sono giunti i premi. Riconosciuto, dopo tanti drammi, il valore della commedia: Juno, dell’americano Jason Reitman, miglior film del concorso, vede premiate soprattutto le qualità della sua fluentissima e divertente scrittura, film giocato tutto sulle difficoltà adolescenziali di accettare una maternità improvvisa e aprirsi alla responsabilità della vita e alla verità dell’amore nella caotica e imprevedibile società americana.  

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 30.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù racconta la parabola del fariseo e del pubblicano per quanti presumono di esser giusti e disprezzano gli altri. Saliti al Tempio per pregare, il fariseo ringrazia Dio per il fatto di non essere come gli altri uomini, ladri, ingiusti e adulteri. Il pubblicano, invece, fermatosi a distanza, non osa nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batte il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Gesù allora dice:

    “Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”.

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    (musica)

     
    Gesù sa che cosa c’è nel cuore dell’uomo, il suo sguardo vede nel profondo di ciascun uomo e, nello stesso tempo, egli conosce il Padre, conosce Dio, perché è Figlio di Dio. La parabola che Egli racconta è tutta orientata a ricondurre l’uomo alla verità su di sé. Fa questo smascherando la presunzione, l’atto e la disposizione di spirito del presumere. In un certo grado, ognuno di noi presume qualcosa di sé, che non è rispondente alla realtà di quel che effettivamente è. Il punto in cui l’uomo può uscire dalla menzognera presunzione di sé è nel suo stare non davanti a sé, ma davanti a Dio. Gesù ci insegna come stare davanti a Dio, al Dio vero e non quello presunto. Tre sono le indicazioni: il fermarsi a distanza, il riconoscimento della maestà di Dio, il non osare alzare gli occhi e, quindi, l’umiliarsi, l’auto accusa di sé come peccatore e, quindi, il realismo del proprio essere uomini.

     (musica)

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    Chiesa e Società



    “Testimoni musulmani e cristiani di fronte alla modernità”: a Istanbul, in Turchia, V Simposio islamo-cristiano

    ◊   Mons. Louis Pelâtre, vicario apostolico di Istanbul, ha chiuso ieri sera il V Simposio islamo-cristiano, organizzato nella storica città turca dai frati minori cappuccini in collaborazione con l’Università di Marmara, sul tema: “Testimoni musulmani e cristiani di fronte alla modernità”. Lo ha fatto chiedendo che l’iniziativa, piccola ma coraggiosa, continui e si sviluppi maggiormente. Secondo padre Borrmans, che ne è l’anima fin dall’inizio, essa si inserisce nello spirito che trapela nella lettera che 138 responsabili dell’Islam di 43 Paesi hanno indirizzato al Santo Padre e nella quale, per la prima volta, in vista di un possibile avvicinamento al Cristianesimo, non si parla più di sudditanza a Dio, ma di amore a Dio e al prossimo. In rıferimento al tema, i due professori cattolici, padre Borrmans e Ilaria Molari, hanno presentato, come testimoni della modernità, Karl Rahner, il cardinale de Lubac e Jacques Maritain, che ebbe l’audacia di proporre ai cristiani del secolo XX una città laica di ispirazione cristiana; da parte musulmana, sono stati invece presentati tre studiosi, uno egiziano, uno indiano e uno turco, il cui atteggiamento di fronte alla modernità è un invito a liberarsi dal giogo delle imitazioni, oggi divenute di moda. Ha fatto particolare impressione agli studenti universitari che hanno partecipato alle conferenze (una decina e molto interessati agli argomenti) il pensiero di Rahner sul cristiano anonimo, cioè su colui che non è arrivato a una fede esplicita, ma che è incamminato ugualmente verso la salvezza, “perché – parole dello studioso – anche una religione non cristiana offre momenti soprannaturali di grazia donati da Dio a motivo di Gesù Cristo e ciò senza negare che in essa continuino a sussistere errori e imperfezioni”. Il prossimo anno si parlerà di fede e amore, argomento scelto di comune accordo tra i relatori che hanno partecipato all’incontro, giudicato favorevolmente da tutti. (A cura di padre Egidio Picucci da Istanbul)

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    India. Cinque suore aggredite a bastonate da fondamendalisti indù nello Stato del Madhya Pradesh

    ◊   L’accusa di conversione forzata al Cristianesimo è stata ancora una volta il pretesto usato da fondamentalisti indù per aggredire membri della comunità cattolica in India. Come riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews, ieri a Raseli, nello Stato del Madhya Pradesh, cinque suore Clarettiane sono state aggredite a bastonate da alcuni attivisti del Dharma Raksha Samiti, Comitato per la protezione della religione, formazione integralista favorevole al sati, il suicidio rituale della moglie rimasta vedova. “Stavamo tornando a casa dopo aver partecipato alla recita del rosario nell’abitazione del nostro autista, Anil, cattolico dalla nascita, quando ci hanno aggredite”, ha raccontato una delle religiose, ora ricoverate con gravi ferite al Bhandari Hospital. Il Dharma Raksha Samiti ha accusato le suore di “convertire gli abitanti locali, le cui lamentele hanno generato lo scontro”. Accuse cui ha risposto il portavoce della diocesi di Indore: “È solo un modo facile – ha spiegato – per giustificare la brutalità usata contro religiose donne. Combatteremo questo modo di agire in tutti i modi". Anche mons. Leo Cornelio, presidente del Consiglio dei vescovi del Madhya Pradesh e Chattisgarh, ha usato parole dure nel commentare l’episodio: “Finora abbiamo sofferto in silenzio – ha detto – ma sembra che le organizzazioni fondamentaliste abbiano scambiato il nostro silenzio per debolezza; quello contro le suore Clarettiane è un attacco alle donne e alla nostra democrazia”. Appena appresa la notizia, la diocesi ha indetto uno sciopero della fame per oggi come segno di protesta. La polizia locale, però, si è rifiutata di registrare la denuncia presentata dalla diocesi, finché i responsabili della comunità cattolica non hanno concordato di far slittare lo sciopero a domani. Ad Indore, infatti, oggi si svolge un incontro degli industriali del Madhya Pradesh e la protesta dei cattolici contro l’inazione della polizia e del governo avrebbe potuto nuocere all’immagine dell’evento. (R.M.)

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    Kenya. Dalla plenaria dei vescovi, nuovo appello in vista delle elezioni di dicembre

    ◊   Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del prossimo dicembre, i vescovi del Kenya rinnovano il loro pressante appello per uno svolgimento pacifico del voto, minacciato da sempre più frequenti episodi di violenza. In una dichiarazione diffusa giovedì, al termine della loro plenaria a Nairobi, i presuli esortano ancora una volta i cittadini a votare in modo responsabile e i politici ad astenersi da ogni intemperanza o azione che possa fomentare la violenza e dividere il Paese. In particolare, il testo richiama l’attenzione su alcuni punti giudicati cruciali dai vescovi: il pericoloso riaccendersi delle tensioni etniche che minaccia l’unità del Paese; la polarizzazione religiosa e l’uso a fini politici della religione; gli attacchi irresponsabili contro questo o quel candidato; i toni esasperati delle manifestazioni politiche; gli stessi programmi elettorali di alcuni candidati contro la vita e la famiglia. La Chiesa – ribadiscono quindi i vescovi, richiamandosi alla lettera pastorale dello scorso agosto 'Ama Dio e il tuo prossimo' - non sostiene alcun candidato particolare, ma ha il compito di “richiamare l’attenzione sugli aspetti morali della vita politica e sociale”. Di qui, il reiterato invito agli elettori a votare in coscienza candidati onesti e credibili che - aggiungono - dovrebbero porre al primo posto della loro agenda politica la riforma costituzionale da tempo in fase di stallo. La data delle elezioni è stata fissata per il 27 dicembre. I pronostici danno attualmente per vincente Raila Odinga, ex alleato del presidente uscente, Mwai Kibaki, divenuto il capo del partito di opposizione, Orange Democratic Movement (ODM). (L.Z.)

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    Vietnam. La Conferenza episcopale ha cinque nuove commissioni

    ◊   I vescovi del Vietnam hanno aggiunto cinque nuove commissioni alle 10 che contava la Conferenza episcopale. La decisione, che ha richiesto la modifica degli Statuti del 1980, è stata presa nel corso dell’Assemblea plenaria, tenutasi recentemente a Ha Noi per rispondere meglio ai cambiamenti maturati nella società. Le nuove commissioni sono famiglia, migranti, comunicazioni sociali, Sacre Scritture e pastorale giovanile. Durante i lavori si è inoltre deciso di dare una cadenza semestrale alla plenaria e si è proceduto al rinnovo della presidenza della Conferenza episcopale. Alle cariche di presidente e vice-presidente sono stati eletti, rispettivamente, mons. Pierre Nguyên Van Nhon, vescovo di Ða Lat, e mons. Joseph Nguyên Chi Linh, vescovo di Than Hóa, mentre il nuovo segretario è mons. Joseph Ngô Quang Kiêt, arcivescovo di Hà Nôi. All’assise hanno portato il loro saluto alcuni funzionari della Commissione governativa per gli affari religiosi, cui i vescovi hanno fatto presenti i nodi ancora irrisolti tra Chiesa e Stato in Vietnam. Una delegazione della Conferenza episcopale è stata inoltre ricevuta dal premier, Nguyên Tân Dung. La prossima plenaria semestrale dei vescovi vietnamiti è prevista a marzo 2008. (A.M.)

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    Domani, in Venezuela, Giornata di preghiera per la pace e la riconciliazione, promossa dal Consiglio nazionale dei laici

    ◊   “Nei momenti degli avvenimenti importanti è necessario chiedere a Dio che ci aiuti a trovare le strade per la convivenza, la giustizia sociale, la libertà e la pace”: così, il cardinale arcivescovo di Caracas, in Venezuela, Jorge Liberato Urosa Savino, in merito alla Giornata nazionale di Preghiera per la pace, la solidarietà e la riconciliazione, promossa domani in tutto il Paese dal Consiglio nazionale dei laici venezuelani. In un comunicato – riferisce l’agenzia Fides – il porporato ha esortato tutti i parroci e i rettori di chiese, i superiori delle comunità religiose e i dirigenti dei movimenti di apostolato laicale “ad accogliere con entusiasmo questa proposta, al fine di elevare le preghiere al Signore per la pace e la riconciliazione nel Paese”. Il cardinale Urosa Savino ha offerto anche alcune indicazioni per la buona riuscita della Giornata, come coinvolgere attivamente gli alunni delle scuole cattoliche; promuovere incontri di preghiera e celebrazioni; evitare qualsiasi atteggiamento di parzialità o discorsi politicizzati; utilizzare esclusivamente la preghiera dei fedeli preparata; invitare i fedeli a continuare a pregare per la pace e la riconciliazione nel Paese. Il Consiglio dei Laici ha invitato anche i fratelli di altre denominazioni cristiane e di altre religioni a unirsi all’iniziativa con qualche momento di preghiera nella giornata, ricordando che “l'unica motivazione è di ordine religioso, per implorare da Dio Padre l’aiuto per la conversione del cuore di tutti i venezuelani, affinché si impegnino a partecipare attivamente alla vita del Paese e a lavorare per la riconciliazione e la pace”. (R.M.)

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    A Desio, in provincia di Milano, due iniziative per i 150 anni dalla nascita di Papa Pio XI

    ◊   A 150 anni dalla nascita di Achille Ratti, Papa Pio XI, la sua città natale Desio, in provincia di Milano, dedica due iniziative al pastore della Chiesa universale dal 1922 al 1939. La prima è la presentazione, in anteprima nazionale, di un film-documentario dal titolo “Pio XI, il Papa che vide il futuro”, con Nicola Buono nella parte di Achille Ratti e con la regia di Emanuela Rizzotto. Il film, della durata di 55 minuti, racconta la vicenda umana di Achille Ratti e delle opere del suo Pontificato attraverso il linguaggio della fiction. Interviste e testimonianze di personaggi come il cardinale Attilio Nicora; l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura e successore del cardinale Ratti alla guida della Biblioteca Ambrosiana; Giulio Andreotti. testimonianze che aiutano a comprendere meglio il contributo di Papa Ratti alla Chiesa e al mondo in un periodo storico travagliato, che porta dal I al II conflitto mondiale passando per i drammi delle ideologie e dei regimi totalitari sempre fortemente avversati da Pio XI. Nella stessa giornata, viene presentato anche il libro di Franco Caiani che, attraverso i diari dell’arcivescovo di origine lombarda, Diego Venini, stretto collaboratore di Pio XII ed elemosiniere della Santa Sede, aiuta a comprendere meglio la figura di Papa Ratti soprattutto durante il periodo milanese, culminato nel servizio prestato come arcivescovo della diocesi ambrosiana dal 1921 al momento dell’ascesa al Soglio di Pietro. Il docu-film sarà distribuito dall’Istituto Luce nei circuiti nazionali Home Video, mentre la versione inglese è già stata acquistata da canali internazionali. Trattative sono in corso per farlo approdare anche su una rete televisiva italiana. (Da Milano, per Radio Vaticana, Fabio Brenna)

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    A Hong Kong, la parrocchia di Santa Teresa di Lisieux festeggia 75 anni

    ◊   “Verso lo spirito della Santa”: questo, il tema dei recenti festeggiamenti per i 75 anni di fondazione della parrocchia di Santa Teresa di Lisieux, nella diocesi di Hong Kong. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao, bollettino diocesano in versione cinese, ripreso dall’agenzia Fides, una decina di sacerdoti hanno concelebrato la solenne Eucaristia, con la consacrazione del nuovo tabernacolo, alla presenza di numerosi fedeli. Prima dell’inizio del mese missionario di ottobre, che si apre proprio con la festa della Santa patrona delle missioni, la parrocchia ha organizzato diverse iniziative per vivere e praticare meglio la missione. Durante lo spettacolo intitolato “Imparare dalla Santa a camminare verso Cristo”, sacerdoti, religiosi e fedeli hanno assistito al racconto della vita di Teresa di Lisieux riproposto con canti, balli, drammatizzazioni teatrali e filmati. Inoltre, fin da gennaio in ogni prima domenica del mese, un fedele ha raccontato la vita, la missione e la vocazione della Santa in una breve presentazione prima della Messa. E’ stato anche pubblicato un fascicolo con le frasi più importanti. I festeggiamenti si concluderanno il prossimo 15 dicembre, con una solenne liturgia in latino. (R.M.)

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    In Portogallo, 51 ONG promuovono la Giornata del volontariato missionario

    ◊   “Comunicare 2015”: con questo slogan, la Piattaforma Portoghese di 51 ONG che lavorano nell'area della cooperazione e del volontariato promuove questo fine settimana, nella città di Aveiro, la Giornata del volontariato missionario. L’iniziativa – riferisce l’agenzia Fides - prende il via oggi, con l'inaugurazione dell'esposizione di fotografie artistiche “Viaggi senza ritorno”, nella quale si riflette su questi ultimi 10 anni di volontariato missionario. Stasera, poi, avrà luogo una veglia missionaria. Domani, invece, nell'auditorium della Capitaneria di Aveiro, sono in programma varie conferenze su “ciber-missione” e tecnologia a beneficio della missione. Quindi, la celebrazione dell’Eucaristia e, nel pomeriggio, il lancio dell'Agenda 2008. La Giornata del volontariato missionario è aperta a tutti coloro che sono stati già in missione e a quanti partiranno a breve, come a tutta la società civile che voglia unirsi. (R.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    Falliti i negoziati tra Iraq e Turchia per evitare operazioni militari nel Kurdistan contro i separatisti curdi

    ◊   E’ ripartita da Ankara la delegazione irachena che ieri non è riuscita a trovare un accordo con il governo turco per cercare di scongiurare un'offensiva su larga scala nel Kurdistan iracheno, dove si anniderebbero militanti del Partito dei lavoratori curdi (PKK). Gli inviati del premier iracheno, Nouri Al Maliki, lasciano dunque la Turchia senza alcun successo diplomatico mentre nel Paese del Golfo si registrano nuovi attentati. Il nostro servizio: 00:01:29:45

    Nessun nuovo colloquio tra Ankara e Baghdad dopo il fallimento dei negoziati di ieri sulle operazioni turche nel nord dell’Iraq. Lo hanno chiarito fonti ufficiali all’indomani del rifiuto da parte di esponenti del governo di Erdogan, di una serie di proposte avanzate dal ministro della difesa iracheno, Abdel Qader Passim, giunto ad Ankara per risolvere la spinosa questione. Una vicenda che sarà affrontata il 5 novembre nell’incontro tra il presidente americano, George W. Bush, ed il premier turco, Tayyp Erdogan, che non intende recedere dal proposito di perseguire i militanti curdi anche in terra irachena. Al momento, non sono in programma azioni militari, ma Ankara ha ammassato ieri nuove truppe al confine con l’Iraq ed ha continuato i bombardamenti aerei dei rifugi dei ribelli del PKK sul versante turco del confine. E' un fallimento dei colloqui annunciato perché la Turchia si aspettava soluzioni immediate, come ad esempio un'azione militare congiunta, il fermo e la consegna dei capi curdi ma anche la chiusura dei loro campi. Il governo di Baghdad aveva invece ipotizzato interventi più a lungo termine, come l’aumento di postazioni militari irachene alla frontiera, ma anche l’interruzione del sostegno logistico ai guerriglieri. A Bush, quindi, la responsabilità di sciogliere l’empasse ma è chiaro che Erdogan chiederà un impegno concreto e decisivo, forse già venerdì, al segretario di Stato americano Condoleezza Rice, attesa in Turchia. Lo stesso premier turco ha oggi accusato l’Unione Europea di essere inattiva di fronte alla minaccia dei separatisti curdi. Intanto, in Iraq, non si ferma la violenza: un attentato in un sobborgo sciita di Baghdad, ha provocato la morte di 8 persone. Almeno 5 i morti anche in una serie di attacchi a Kirkuk. Aumentano, infine, le perdite per l’esercito americano: un soldato statunitense è stato ucciso in uno scontro a fuoco nella provincia di Salhaeddin.

    - Violenze anche in Afghanistan dove un kamikaze, con indosso un'uniforme dell’esercito di Kabul, si è fatto saltare in aria nei pressi di una base militare della provincia di Paktika: l'attentato ha provocato la morte di 4 soldati afghani e di un civile. Altre cinque persone sono rimaste ferite.

    - Ha provocato tre morti l’esplosione che questa mattina ha causato il crollo di due abitazioni nella regione sud-orientale della Striscia di Gaza, in un villaggio ad est di Khan Younis, nei pressi della frontiera con Israele. Tra le vittime, ci sarebbero una donna e un bambino; altre sei persone sono rimaste ferite, tra cui due bambini. Mentre si indaga sulle cause della deflagrazione, un portavoce dell’esercito israeliano riferisce che i militari sono estranei alla vicenda. Intanto, in Israele, il vice ministro della Difesa, Matan Vilnai, in un’intervista radiofonica ha dichiarato che “l'obiettivo finale dello Stato ebraico è di arrivare alla totale separazione” di Israele dai Territori della Striscia di Gaza. Primo atto di questa separazione, sarà la riduzione dell’erogazione di energia elettrica a Gaza, per il momento garantita ancora per i due terzi. Per evitare la crisi umanitaria, Israele consentirà ancora l’ingresso nell’area ad autocarri carichi di generi alimentari e di prodotti di prima necessità. “Ma anche a questo livello - ha concluso Vilnai – sarà necessario trovare una soluzione alternativa”.

    - Si è concluso nel segno delle polemiche il vertice di Mafra, in Portogallo, tra Russia e Unione Europea. Il presidente russo, Vladimir Putin, è tornato sulla questione dello scudo spaziale americano sostenendo che la situazione di oggi è “paragonabile, a parti invertite, alla crisi cubana del 1962, quando l’Unione Sovietica smantellò le sue installazioni militari nell’isola caraibica”. Putin ha auspicato, inoltre, un nuovo accordo di partenariato strategico con l’Unione Europea, soprattutto in campo energetico, anche alla luce del cambio di governo in Polonia.

    - Fonti ufficiali della Giunta militare birmana hanno riferito del rilascio di 87 persone, arrestate durante la repressione avvenuta il mese scorso. Tra queste, anche 50 membri della “Lega Nazionale per la democrazia”, il partito dell’ex premio Nobel Aung San Suu Kyi, che nei giorni scorsi ha incontrato un rappresentante del regime del Myanmar. Un invito ai vertici militari a proseguire sulla strada del dialogo con l’opposizione è stato inoltre lanciato ieri dal Giappone, dove si trova l’inviato speciale dell’ONU per la Birmania, Ibrahim Gambari, atteso nuovamente nel Paese asiatico all’inizio del prossimo mese. Nonostante la liberazione di numerosi prigionieri, gli osservatori internazionali temono che la giunta militare abbia deciso di svuotare le prigioni per trasferire i detenuti in zone più remote.

    - Un vero e proprio bagno di folla ha accolto l’ex premier pachistano, Benazir Bhutto, nel suo villaggio natale di Larkana, nel sud del Paese, dove è sepolto il padre, Zulfikar Ali Bhutto. Imponenti le misure di sicurezza per l’arrivo della Bhutto dopo il sanguinoso attentato, avvenuto una settimana fa a Karachi, in occasione del suo ritorno dall’esilio. Nell’agguato oltre 130 persone avevano perso la vita. In un colloquio con i giornalisti, l’ex primo ministro ha espresso la sua felicità per il rientro in Pakistan ed ha nuovamente sottolineato che il suo partito è deciso a proseguire sulla strada della democrazia.

    - Con indosso uniformi militari, circa trenta guerriglieri maoisti hanno fatto irruzione in uno stadio di calcio nel villaggio di Ranchi, nello Stato orientale indiano dello Jarkhand, uccidendo 17 persone. Tra le vittime, il figlio dell’ex- primo ministro del Paese, Babu Lal Malandi. Per trovare i responsabili, la polizia ha avviato la ricerca in tutta la regione ed ha chiuso il confine a nord con lo Stato di Bihar. Dal 1967, la guerriglia maoista minaccia intere regioni del centro, dell'est e del sud dell'India; i ribelli maoisti sono in lotta armata contro i grandi proprietari terrieri di 15 dei 29 Stati dell'India.

    - In Somalia, almeno sei morti nei combattimenti che a Mogadiscio vedono le truppe etiopiche scontrarsi con la guerriglia islamica. Si contano anche molti civili feriti da proiettili vaganti e da raffiche di colpi di armi leggere. Stando alle fonti locali, si tratta della peggiore battaglia delle ultime settimane.

    - Vasta operazione anti-terrorismo in Algeria. Le forze di sicurezza hanno ucciso 15 estremisti a Tebessa, 600 km a sud- est di Algeri; sono stati numerosi, inoltre, gli arresti effettuati ed è ingente il quantitativo di esplosivo e munizioni requisito nell’area. Nella regione sono stati scoperti, in passato, diversi campi di addestramento dell'organizzazione di Al Qaeda per il Maghreb islamico.

    - Notevoli i disagi registrati in Francia per il terzo giorno consecutivo di sciopero proclamato da hostess e steward della compagnia Air France. Gli operatori rivendicano aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro, temi in discussione nella trattativa che riparte oggi tra sindacati e azienda. Sembra molto difficile, però, che l’agitazione termini prima di lunedì. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Claudia Di Lorenzi)

     

      Da domenica 28 ottobre il Radiogiornale della sera in lingua italiana, andrà in onda alle ore 19.30 sulle onde medie di 585 e 1.530 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. La trasmissione andrà in replica alle ore 21.00 e 23.00.


      Nella notte tra sabato e domenica, esattamente alle 3.00 di domenica mattina, si torna all'ora solare dopo sette mesi di ora legale, ossia dal 25 marzo. Le lancette degli orologi dovranno essere spostate indietro di 60 minuti.
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 300

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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