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SOMMARIO del 24/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: i maestri della fede ne siano prima di tutto testimoni, e non "clown che recitano una parte". La catechesi dedicata a Sant'Ambrogio
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Con l'appello "Il nome di Dio è la pace" si è concluso a Napoli il Meeting interreligioso promosso dalla Comunità di Sant'Egidio
  • Ban Ki-moon nella Giornata delle Nazioni Unite: riformiamo l'ONU per diffondere sicurezza, sviluppo e rispetto dei diritti umani
  • Settimana per il disarmo: crescono ogni anno le spese militari nel mondo
  • 90 anni fa padre Kolbe fondava la Milizia dell’Immacolata
  • Chiesa e Società

  • Il fuoco brucia la California: 5 le vittime, più di un milione gli sfollati
  • Diffuso il messaggio della CEI per la prossima Giornata nazionale per la vita
  • Lettera dei cardinali O’Connor e O’Brien sulla legge sull’aborto nel Regno Unito
  • Lettera di ringraziamento di mons. Kondrusiewicz al Patriarca Alessio II
  • Dalla Banca Mondiale un nuovo richiamo ai Paesi ricchi sul debito estero e gli aiuti promessi ai Paesi poveri
  • Da ripetere in Darfur le vaccinazioni antipolio, anche a causa dell'insicurezza nella regione
  • A 200 anni dalla fine della schiavitù in Africa, i vescovi del Continente discutono sul traffico di esseri umani
  • Allarme in UE: il 5% delle mutilazioni genitali femminili avviene nei Paesi ricchi
  • Violenze contro i cristiani: l’ultimo rapporto del Consiglio Globale dei Cristiani Indiani
  • I vescovi sud-coreani mettono in guardia da alcune pratiche di guarigione
  • Intervento dei vescovi della Costa Rica sulla vittoria dei sì al referendum sul Trattato di libero commercio
  • Inaugurato a Roma il 235° anno accademico della Pontificia Università Lateranense
  • A Fiuggi, la 10.ma rassegna del Forum internazionale GoldAge2007
  • 24 Ore nel Mondo

  • Raid turchi nel nord dell'Iraq, ma Ankara precisa: non sono un’offensiva su larga scala ma operazioni mirate
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: i maestri della fede ne siano prima di tutto testimoni, e non "clown che recitano una parte". La catechesi dedicata a Sant'Ambrogio

    ◊   Chi predica il Vangelo deve unire ad una sapienza appresa tramite lo studio e la riflessione anche la testimonianza della carità verso gli altri, ma non può mai essere un “clown” che “recita una parte per mestiere”. E’ un’affermazione di grande intensità a sintetizzare la catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale tenuta questa mattina in Piazza San Pietro e dedicata alla figura di Sant’Ambrogio. Il servizio di Alessandro De Carolis:

     
    Ambrogio fu un altro Giovanni. Il celebre vescovo di Milano del IV secolo - eletto per acclamazione, lui che era un uomo di legge e un funzionario civile di carriera - come il discepolo amato da Gesù: entrambi capaci di cogliere direttamente dal cuore del Maestro l’essenza del suo messaggio di amore e di essere essi stessi testimoni di carità oltre che maestri della fede. E’ il paragone che chiude la catechesi di Benedetto XVI, che ha presentato ai trentamila in Piazza San Pietro - in una giornata mite rispetto ai rigori dei giorni scorsi - la figura, ha detto, “di un autentico testimone del Signore”, che ebbe tra i tanti il merito di convertire il cuore di Agostino grazie non solo alla sua spiritualità, ma soprattutto grazie all’esempio. Agostino, ha spiegato Benedetto XVI, rimase colpito in particolare dalla “lunga fila” di persone che regolarmente chiedevano di parlare con il vescovo Ambrogio per trovare “consolazione e soluzione ai loro problemi”. Stando dunque al magistero di Ambrogio e Agostino, ha osservato il Papa, si capisce come la catechesi sia “inseparabile dalla testimonianza di vita”. E questo deve essere chiaro anche per i catechisti di oggi:

     
    “Chi educa alla fede non può rischiare di apparire una specie di clown, che recita una parte ‘per mestiere’. Piuttosto - per usare un'immagine cara a Origene, scrittore particolarmente apprezzato da Ambrogio - egli deve essere come il discepolo amato, che ha poggiato il capo sul cuore del Maestro, e lì ha appreso il modo di pensare, di parlare, di agire. Alla fine di tutto, il vero discepolo è colui che annuncia il Vangelo nel modo più credibile ed efficace”.

     
    Per il giovane Agostino, ancora alla ricerca di Dio, l’efficacia dell’annuncio cristiano si manifestò, per così dire, in una doppia veste, personale e comunitaria. La testimonianza personale venne dall’allora vescovo di Milano. Benedetto XVI ha raccontato di quando il futuro vescovo di Ippona rimase sorpreso nell’osservare Ambrogio leggere la Sacra Scrittura a bocca chiusa, solo con gli occhi. Ciò era in controtendenza con le usanze dell’epoca che prediligevano la lettura, anche personale della Bibbia, a voce alta. Agostino colse in quel modo di approcciare le Scritture “una capacità singolare di lettura e di familiarità” con esse:

     
    “In quella ‘lettura a fior di labbra’, dove il cuore si impegna a raggiungere l'intelligenza della Parola di Dio - ecco «l'icona» di cui andiamo parlando -, si può intravedere il metodo della catechesi ambrosiana: è la Scrittura stessa, intimamente assimilata, a suggerire i contenuti da annunciare per condurre alla conversione dei cuori”.

     
    Il Papa ha detto di voler lasciare questa immagine di Ambrogio come un’“icona patristica”, che mostra cioè il “cuore della dottrina ambrosiana”. Ma è un’icona anche la testimonianza di fede che i cristiani offrirono ad Agostino al suo arrivo a Milano:

     
    “A muovere il cuore del giovane retore africano, scettico e disperato, e a spingerlo alla conversione definitivamente, non furono anzitutto le belle omelie - pure da lui assai apprezzate - di Ambrogio. Fu piuttosto la testimonianza del Vescovo e della sua Chiesa milanese, che pregava e cantava, compatta come un solo corpo”.

     
    Il Papa ha terminato la catechesi con le parole di una intensa preghiera di Sant’Ambrogio dedicata a Cristo: “Se vuoi curare una ferita, egli è il medico; se sei riarso dalla febbre, egli è la fonte; (…) se hai bisogno di aiuto, egli è la forza; se desideri il cielo, egli è la via”:

     
    “Speriamo anche noi in Cristo. Saremo così beati e vivremo nella pace”.

     
    (applausi)

     
    Dopo le catechesi in breve pronunciate in nove lingue, Benedetto XVI ha concluso con i saluti ai gruppi di fedeli, incoraggiando, tra gli altri, il “Servizio di animazione missionaria comunitaria–Movimento per un mondo migliore”, fondato da padre Riccardo Lombardi, “a proseguire nel loro apostolato intenso e capillare” per la nuova evangelizzazione. E parole di apprezzamento di Benedetto XVI sono andate anche ai componenti dell’Associazione nazionale famiglie degli emigrati, e all’Associazione cardio-trapiantati italiani, “che esorto a testimoniare con le loro iniziative - ha detto il Papa - la gioia che scaturisce dalla solidarietà e dall’aiuto reciproco specialmente nei momenti di difficoltà”.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Espinal (Colombia) mons. Pablo Emiro Salas Anteliz, del clero della diocesi di Valledupar finora vicario diocesano per la Pastorale. Mons. Pablo Emiro Salas Anteliz è nato a Valledupar il 9 giugno 1957. Ha conseguito la Licenza in Filosofia e Scienze religiose presso l’Università “Santo Tomás” di Bogotá, la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e la Licenza in Teologia Spirituale presso il Pontificio Istituto di Spiritualità “Teresianum” di Roma. E’ stato ordinato sacerdote per la diocesi di Valledupar il 2 dicembre 1984. Ha svolto i seguenti incarichi: parroco di “San Francisco de Asís de la Paz”, cappellano della scuola “Normal María Inmaculada” di Manaure, delegato episcopale per la pastorale vocazionale, parroco di “La Inmaculada Concepción” di Valledupar, cancelliere della diocesi, rettore della chiesa Cattedrale di “Nuestra Señora del Rosario” di Valledupar, professore di Teologia Dogmatica nel Seminario Giovanni Paolo II di Valledupar e, dal 2005, vicario diocesano per la Pastorale.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell’udienza generale.

    Servizio estero - Iraq: appello della presidenza del Kurdistan ai ribelli del “Pkk” per porre fine alla lotta armata.

    Servizio culturale - Un articolo di mons. Sergio Pagano, vescovo titolare di Celene, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, dal titolo “Documenti antichi e preziosi offerti ai cultori della memoria”: l’Archivio Segreto Vaticano presenta l’edizione in fac-simile del Processo ai Templari.

    Servizio italiano - Governo: i poli polemizzano sul dopo Prodi.

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    Oggi in Primo Piano



    Con l'appello "Il nome di Dio è la pace" si è concluso a Napoli il Meeting interreligioso promosso dalla Comunità di Sant'Egidio

    ◊   "Il nome di Dio è la pace". Con questo appello rivolto a tutti gli uomini, i leader delle religioni mondiali, alla presenza del capo dello Stato italiano Giorgio Napolitano, hanno chiuso ieri sera i loro incontri a Napoli nell’ambito dell’annuale Meeting promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, "Uomini e Religioni". Tre giorni di lavori, inaugurati domenica dalla visita del Papa. Da Napoli, la nostra inviata Francesca Sabatinelli.


    La situazione nel mondo, la violenza, il fantasma di un possibile e non lontano conflitto contro l’Iran, spaventano i leader religiosi che non nascondono le loro preoccupazioni. Il loro essersi riuniti qui a Napoli, così numerosi, alcuni, come il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, per la prima volta ad un meeting della Comunità di Sant’Egidio, è il segnale della loro intenzione di voler, nonostante le differenze e in alcuni casi anche divergenze, lavorare insieme e ripetere insieme che ci si deve opporre ad ogni abuso della religione come pretesto per la violenza. La cerimonia di ieri sera in piazza del Plebiscito, molto coreografica e molto suggestiva, ha contrastato con l’appello di pace firmato dai leader, che conciso e diretto, ha lanciato un severo monito: guerra, terrorismo e violenza negano il nome di Dio che è pace. Chiunque usa il nome di Dio per odiare l'altro, per compiere atti di violenza, per fare la guerra, bestemmia il nome di Dio. Al pessimismo ereditato dal XX secolo la risposta è la forza dello spirito, senza dialogo e preghiera non c’è speranza, la violenza è sempre una sconfitta per tutti. Le religioni, ha fortemente ribadito Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, non sono una bandiera per combattere. E’ vergognoso quando sono sfruttate dal terrorismo. E sia lui che il presidente Napolitano, anch’egli sul palco, hanno ricordato quanto detto domenica scorsa dal Papa qui a Napoli: mai le religioni possono divenire veicoli di odio. Parole, secondo Riccardi, di un uomo di pace preoccupato per la situazione nel mondo. Le religioni non vogliono sostituirsi ai tavoli della diplomazia, piuttosto arricchirli con lo spirito in quanto uomini di pace, concreti e realisti perché pieni di spirito. E’ lo spirito di Assisi conclude il messaggio che qui, da Napoli, si oppone con forza e coraggio alla violenza. La prossima tappa per uomini e religioni, l’edizione del 2008, sarà Cipro, da dove si parla a tutto il mondo ortodosso e da dove si vede più da vicino il Medio Oriente, ha spiegato Riccardi, dove si potranno misurare il dialogo e la pace con la vicinanza ai fuochi di guerra. Il patriarca greco-cipriota, l’arcivescovo di Cipro, Chrysostomos II:

    R. – Parole in greco...
    Noi lavoreremo duramente per divenire un ponte di pace tra Oriente ed Occidente. Siamo già impegnati e ci impegneremo con forza per porre le basi per una costruzione di pace che sia solida e che coinvolga tutti i popoli del mondo.

     
    D. – A questo punto è importante credere fortemente nella forza del dialogo interreligioso...

     
    R. – Parole in greco...
    Noi crediamo molto nel dialogo, perchè crediamo che questo possa essere alla base della costruzione di una pace duratura e solida che coinvolga tutte le nazioni, i popoli e le religioni.

    Altro appuntamento quello rivolto dal cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli, che ha annunciato l’intenzione di voler realizzare una struttura permanente di dialogo interreligioso e interculturale tale da fare del capoluogo partenopeo la capitale mediterranea del dialogo.(Francesca Sabatinelli, da Napoli, Radio Vaticana)

    Ma ascoltiamo, al microfono di Francesca Sabatinelli, il promotore di questo Meeting, il prof. Andrea Riccardi, che durante la manifestazione ha più volte criticato il dilagare del pessimismo…


    R. – Pessimismo? Sì io credo che ci sia troppo pessimismo in giro. Il pessimismo informa le gazzette, il pessimismo sembra la verità amara e sporca della storia. In realtà il pessimismo trova continuamente motivi, trova continuamente ragioni, trova continuamente conferme perché ci sono tante crisi aperte. Io sono allora convinto che, invece, questo pessimismo è il fumo che non ci fa vedere le speranze ed i sentieri di pace che invece si stanno aprendo, come proprio in questi giorni quello importantissimo tra Israele e palestinesi: un discorso di altissimo livello, a giudizio di grandi esperti israeliani ed arabi, che viene ignorato mentre si discute di cose che non hanno alcun grande rilievo.

     
    D. – Forse la fotografia principale di questo appuntamento di Napoli è la foto del Papa con i principali leader religiosi. Un grande successo…

     
    R. - Sì, sedere attorno alla stessa tavola è veramente un segno di pace e dobbiamo essere grati a Benedetto XVI che ha presieduto quella tavola con grande serenità, come fosse una tavola di famiglia. Io ero seduto a quella tavola e sono rimasto profondamente colpito proprio di questo clima sereno che ci è stato tra personalità estremamente diverse fra loro.

     
    D. – Molte delle quali sono venute qui al Meeting di Sant’Egidio per la prima volta, come Bartolomeo I. Dei passi, quindi, che devono essere interpretati in che modo?

     
    R. – Dei passi importanti, perché qui si incrociano diversi cammini di pace, quello dell’unità dei cristiani, quello del dialogo tra religioni, ebrei, musulmani e cristiani, ma anche quello della ricerca concreta sul terreno di soluzioni di pace. Perché, per dirla chiaramente, secondo me non c’è pace senza Spirito e quando il mondo dello spirito, cioè quello delle religioni, rinuncia alla pace soffoca quello che ha di più forte e di meglio di sé.

     
    D. – La ricerca dello spirito: questo è stato uno dei tratti del discorso del Patriarca Bartolomeo I che ha indicato quelli che sono i rischi delle religioni, il chiudersi e gli assolutismi. Ciò che porta poi anche a gravi episodi di terrorismo…

     
    R. – Questo secondo me è stato molto giusto, molto puntuale e proprio per questo ci incontriamo, per non chiuderci e per non pensare che l’unico mondo bello è il mondo dove ci sono tutti quelli uguali a noi. Perché a Napoli c’era tanta gente di religioni diverse, anche tanti laici, gente di cultura, rappresentanti della politica: tutti insieme mostrano che il mondo è convivere con gente diversa.

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    Ban Ki-moon nella Giornata delle Nazioni Unite: riformiamo l'ONU per diffondere sicurezza, sviluppo e rispetto dei diritti umani

    ◊   “Dobbiamo trasformare le Nazioni Unite" per rispondere in modo efficace alle esigenze di sicurezza, sviluppo e rispetto dei diritti umani in tutto il mondo. E’ l’appello che il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha lanciato in occasione della Giornata delle Nazioni Unite che si celebra oggi. L’evento intende ricordare la data dell’approvazione della Carta delle Nazioni Unite, avvenuta il 24 ottobre del 1945. Dello stato di salute dell’Organismo e sul suo modo di seguire da vicino i cambiamenti del mondo contemporaneo ce ne parla Sandro Calvani, direttore dell’Istituto interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia, intervistato da Davide Dionisi:


    R. – Le Nazioni Unite in questo momento sono all’inizio di una grande riforma per rendere i propri servizi più incentrati sulla persona umana e sui bisogni nel campo dove le Nazioni Unite operano e dove riusciamo a fare una differenza. In passato c’era stata molta frammentazione dovuta alla crescita delle Organizzazioni specializzate,e dovuta al fatto che effettivamente veniva visto un po’ differente il tema dello sviluppo umano da quello dei diritti umani e da quello della sicurezza. Oggi c’è molta più comprensione che le Nazioni Unite devono offrire servizi come una realtà unificata, in quanto non si può separare un bambino che è nel bisogno nella sua componente di bisogno alimentare da quella di bisogno di salute, di educazione o di sicurezza personale o di possibilità di trovare un lavoro quando sarà più grande. E quindi, questo lavorare più in gruppi uniti nel campo permetterà alle Nazioni Unite una forte accelerazione dell’efficacia dei suoi servizi e soprattutto della rapidità nel fornirli.

     
    D. – Clima, sicurezza, sviluppo e diritti umani. Sono questi tra i quattro pilastri sui quali poggia il lavoro delle Nazioni Unite. Le iniziative, così come gli appelli, su questi temi specifici non sempre vengono accolti favorevolmente. Quale la ricetta per un’azione più incisiva?

     
    R. – Anzitutto, comprendere che non ha nessun senso contrapporre un tema all’altro o fare la classifica di quale è più urgente. Oggi questo triangolo – diritti umani, sviluppo, sicurezza – è riconosciuto in tutti i Paesi dove ci sono stati seri problemi di ricostruzione a seguito di guerre o in Paesi dove gli Stati, i governi hanno fallito. A questo si aggiunge il nuovo tema trasversale che è quello del clima e dei cambiamenti climatici: lì c’è bisogno di una coscienza mondiale della popolazione, non soltanto dei governi, perché questi cambiamenti richiedono cambiamenti personali, di comportamento, molto importanti. Mettendo questi quattro pilastri nella costruzione di nuove relazioni tra i popoli, nasce ovviamente una realtà di Nazioni Unite o di popoli uniti molto più focalizzato sulla realtà di vita e quindi molto più capace di rispondere ai bisogni immediati.

     
    D. – Nel suo Messaggio per la Giornata delle Nazioni Unite, il segretario generale ha auspicato una trasformazione delle Nazioni Unite. E’ una impresa possibile, secondo lei? Se sì, come?

     
    R. – Io mi chiederei prima di tutto un’altra domanda, cioè se possiamo farne a meno. E’ possibile pensare che possano abolire le Nazioni Unite o accettare le Nazioni Unite lente come sono state nei passati decenni? E’ ovvio che no, quindi questa riforma è un “must”, non ci sono altre alternative: o facciamo questo o non è possibile mediare e confrontare le attese e i bisogni e le esigenze dei popoli con un sistema delle Nazioni Unite lento, burocratico, incapace a dare risposte adatte ai bisogni della gente. Quindi, è possibile fare questa riforma. Non solo è possibile, è necessario ed è urgente.

     
    D. – Lei è direttore dell’Istituto interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia. Per quel che riguarda la sua competenza, quale è la situazione attuale?

     
    R. – E’ una situazione di grande preoccupazione perché la globalizzazione ha aperto le frontiere di tutti i tipi dell’umanità: sia alla circolazione dei beni, sia alla circolazione del denaro, alla circolazione dei servizi. C’è anche una enorme crescita della circolazione delle persone che però non è libera, e quindi l’emigrazione costituisce anche quella un problema. Comunque, la circolazione di tutto il resto – dei beni, dei servizi e del denaro – ha provocato un’enorme facilitazione per il crimine organizzato, che è una cosa veramente globalizzata. E’ una capacità di arricchimento illecito che corrompe la società, che mina alle basi la democrazia e che distrugge le buone relazioni tra i popoli perché provoca molta preoccupazione e resistenza in quei popoli dove il crimine provoca dei problemi. Quindi, di fronte ai nuovi crimini e alle minacce che fanno alla giustizia e ai diritti umani, dobbiamo trovare delle forme condivise per dare delle risposte adatte alle minacce dei nuovi crimini. Il mio Istituto si occupa della ricerca applicata a questi temi. Molto è già stato scoperto. Se la polizia di Hong Kong è riuscita a diventare dalla polizia più corrotta al mondo la polizia più pulita, vuol dire che ci sono delle tecniche che sono applicabili a livello internazionale e che l’ONU può offrire. Il crimine forse non scomparirà, ma l’importante è che non faccia maggior danno di quello che sta facendo oggi.

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    Settimana per il disarmo: crescono ogni anno le spese militari nel mondo

    ◊   Il disarmo deve restare una priorità nell’agenda internazionale”: cosi il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, in apertura oggi della Settimana internazionale per il disarmo, istituita dalla Nazioni Unite nel 1978 per promuovere un mondo libero dalle armi. Soprattutto Ban Ki-moon invita a considerare “il potenziale devastante delle armi di distruzione di massa e la reale minaccia che pongono a tutta l’umanità”. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    “Ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza il processo politico e giuridico” “per rinsaldare il cammino del disarmo”: il commento amareggiato di Benedetto XVI nel suo primo messaggio per la Giornata mondiale della Pace 2006, di fronte all’“aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi”.

     
    E davvero indifferente appare la comunità internazionale, se questa “Settimana per il disarmo” 2007 passa del tutto inosservata, ignorata anche dai grandi media, nonostante l’appello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite alla società civile di farsi parte attiva di questa ricorrenza per stimolare gli Stati a comprendere i pericoli della corsa agli armamenti e promuovere nell’opinione pubblica l’urgenza di smantellare gli arsenali.

     
    E c’è molto da sensibilizzare se le spese miliari nel mondo sono cresciute del 3,5 per cento lo scorso anno, raggiungendo i 1204 miliardi dollari, ovvero 184 dollari pro-capite. E pensare che basterebbero 760 miliardi di dollari - stimati dall’ONU - per raggiungere entro il 2015 gli obiettivi del Millennio per liberare tutta l’umanità dalla povertà estrema.

     
    Se poi guardiamo agli ultimi 10 anni vediamo che le spese militari sono salite in totale del 37 per cento. Ma chi spende di più? In testa, con enorme distacco, gli Stati Uniti che grazie alle operazioni militari in Afghanistan ed Iraq hanno raggiunto i 538 miliardi di dollari, seguiti a distanza da Gran Bretagna (59,2), Francia (53,1), Cina (49,2) che ha superato il Giappone (43,7), Germania (37), Russia (34,7) dove sono salite del 12 per cento, e l’Italia (29,9) che all’ottavo posto spende 514 dollari pro-capite l’anno.

     
    Fiorente anche il commercio internazionale di armi convenzionali, dove i principali esportatori di armi restano i Paesi dell’Unione Europea, che - tra trasferimenti interni agli Stati membri e le esportazione esterne all’UE - hanno raggiunto nel 2006 la cifra record di 10,5 miliardi di dollari.

     
    Tutto ciò comporta un costo di circa mezzo milione di bambini, donne, ed uomini uccisi ogni anno dalle armi.

     
    Da rilevare che sul fronte atomico segnano il passo tutti i negoziati per la distruzione e la riduzione degli arsenali, mentre nel prossimo decennio potrebbe triplicare la potenza nucleare per usi civili, se tutti i progetti in corso specie nei Paesi asiatici fossero realizzati, aumentando di molto i rischi di proliferazione del nucleare militare.

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    90 anni fa padre Kolbe fondava la Milizia dell’Immacolata

    ◊   Questo mese di ottobre segna due anniversari legati a San Massimiliano Maria Kolbe, il frate minore conventuale martire nel campo di concentramento di Auschwitz. Il 10 ottobre si sono compiuti 25 anni dalla sua canonizzazione e il 17, sempre di questo mese, i 90 anni della Milizia dell’Immacolata, da lui fondata a Roma nel 1917. Giovanni Peduto ha chiesto a padre Egidio Monzani, dei Frati minori conventuali, assistente nazionale per l’Italia della Milizia dell’Immacolata, di parlarci di questa iniziativa di padre Kolbe:

     
    R. – Padre Kolbe era studente a Roma e nel 1917 c’erano delle manifestazioni della massoneria. Egli scrive nelle sue lettere alla mamma di come fosse profondamente disturbato nel vedere un giorno una processione nei pressi di Piazza San Pietro, quasi sotto le finestre del Vaticano, dove i massoni portavano in trionfo la statua di Satana, che schiacciava l’Arcangelo San Michele. Questo giovane frate rimase sconvolto da questa cosa e subito si domandò che cosa si potesse fare. Risalendo a quelle che erano le radici dell’Ordine francescano, legato all’Immacolata, e prendendo come principio che l’Immacolata vince ogni male, ogni eresia, lui, con altri sei confratelli, si consacrò all’Immacolata. Fece questo atto di consacrazione, che poi rimase una cosa fatta nel segreto e nel silenzio per almeno due anni, quando poi tornò in Polonia e cominciò la sua attività di diffusione della conoscenza dell’Immacolata attraverso un giornale. Da lì iniziò, quindi, la sua attività straordinaria. Ricordiamoci, infatti, che padre Kolbe è stato uno dei primi ad utilizzare in modo intelligente i mezzi di comunicazione: la stampa e perfino la radio.

     
    D. – Come si configura oggi la Milizia dell’Immacolata?

     
    R. – Possiamo dire che sia sparsa un po’ in tutto il mondo, anche se forse le attività più significative sono in Italia, in Brasile e ovviamente in Polonia. Si configura soprattutto in un gruppo di persone che scelgono come ideale di vita la consacrazione all’Immacolata. Questo forse è il momento più delicato e più bello in prospettiva, perché il nostro tentativo è quello di aiutare la nostra gente a passare da devoti a credenti. Non semplici devoti, quindi. Non bisogna fare della devozione alla Madonna una nicchia in cui rifugiarsi, ma la consacrazione all’Immacolata deve diventare una missione, una vera e propria missione, che padre Kolbe ha esercitato attraverso l’apostolato, la missionarietà in Giappone e che poi è diventato il suo sacrificio nel campo di concentramento. Oggi, quindi, si vuole vivere la propria fede con l’aiuto di Maria. Prendendo spunto proprio da Giovanni Paolo II i militi dell’Immacolata oggi si pongono di fronte a Maria e vivono la loro relazione con la Madre e la Maestra: la Madre che ci ha generato e la Maestra che ci educa alla fede.

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    Chiesa e Società



    Il fuoco brucia la California: 5 le vittime, più di un milione gli sfollati

    ◊   Resta alta l’emergenza per gli incendi che da tre giorni devastano tutto il Sud della California, fino al confine con il Messico, e che finora hanno causato 5 morti. Circa un milione, stando al bilancio reso noto dalla tv satellitare CNN, in un collegamento dalla zona dei roghi, sarebbero le persone costrette a fuggire dalle fiamme. Si tratta della più grande evacuazione mai avvenuta nello Stato americano. Ancora secondo l’emittente, nei 13 focolai al momento attivi e fuori dal controllo, sarebbero rimasti feriti 50 civili e 17 vigili del fuoco. Alimentate dai forti venti provenienti dal deserto, dal clima caldo e dall’aridità dei terreni, le fiamme hanno finora distrutto 166 mila ettari di terra e circa 1500 costruzioni. 350 mila le case minacciate dalle fiamme nella sola contea di San Diego – come riporta il sito della televisione americana All news. Nella regione sarebbero 500 mila le persone raggiunte dall’ordine ufficiale di lasciare le proprie abitazioni, mentre nella città 20mila sfollati avrebbero trovato rifugio nel grande stadio di calcio rifornito di cibo, vestiti e beni di prima necessità dalla Croce Rossa e da donatori privati. Secondo funzionari citati dalla Cnn, le fiamme si estingueranno solo quando raggiungeranno l'Oceano, o se cesseranno di soffiare i venti caldi, che, riferiscono i meteorologi, dovrebbero calare di intensita' a partire da questo pomeriggio. Il governatore della California Arnold Schwarzenegger ha chiesto a George Bush di riconoscere la regione “area federale disastrata”, e il presidente degli Stati Uniti, che ha dichiarato ieri lo stato d'emergenza per sette contee, è atteso oggi in visita nella regione. "Le nostre preghiere vanno a tutti coloro che sono stati colpiti - ha detto Bush - ma non ci limitiamo a questo: abbiamo disposto l'invio di aiuti federali". Per far fronte all’emergenza il Pentagono ha inviato sul posto sei aerei antincendio, ciascuno della capacità di 12 mila litri. (A cura di Claudia Di Lorenzi)

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    Diffuso il messaggio della CEI per la prossima Giornata nazionale per la vita

    ◊   Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI ha diffuso il Messaggio per la 30.ma Giornata nazionale per la vita, che si celebrerà il prossimo 3 febbraio 2008 sul tema "Servire la vita”. In esso, i vescovi italiani ribadiscono il concetto di maternità e paternità come ricchezza e non come diritto da esercitare anche a costo di pesanti manipolazioni etiche. Servire la vita, sottolineano i presuli, significa considerare i figli non come cose da mettere al mondo per gratificare i desideri dei genitori ma come persone incoraggiate a diventare autonome a loro volta, educate alla libertà e alla responsabilità. “Un figlio si desidera e si accoglie, non è una cosa su cui esercitare una sorta di diritto di generazione e proprietà”. “Ne siamo convinti, pur sapendo quanto sia motivo di sofferenza la scoperta, da parte di una coppia, di non poter coronare la grande aspirazione di generare figli”. A questo proposito, ricordano, esistono altre forme di paternità e maternità, come l’adozione e l’affidamento; l’amore può oltre sì essere fecondo in tante modalità di donazione e servizio verso gli altri. Servire la vita, inoltre, significa amarla anche quando è scomoda e dolorosa, perché è sempre e comunque degna in quanto tale. “Ciò vale anche per chi è gravemente ammalato, per chi è anziano o a poco a poco perde lucidità e capacità fisiche: nessuno può arrogarsi il diritto di decidere quando una vita non merita più di essere vissuta”. “Stupisce, si legge nel Messaggio, che tante energie e tanto dibattito siano spesi sulla possibilità di sopprimere una vita afflitta dal dolore, e si parli e si faccia ben poco a riguardo delle cure palliative, vera soluzione rispettosa della dignità della persona”. Un grazie, infine, i vescovi rivolgono a tutti coloro che scelgono liberamente di mettersi a servizio dell’esistenza umana, dal concepimento fino alla sua fine: ai volontari che si prodigano per rimuovere le cause dell’aborto; alle famiglie che riescono a tenere con sé in casa gli anziani; ai genitori capaci di un amore non possessivo”. (A cura di Francesca Fialdini)

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    Lettera dei cardinali O’Connor e O’Brien sulla legge sull’aborto nel Regno Unito

    ◊   A 40 anni dalla promulgazione della legge sull’aborto nel Regno Unito, il presidente dei vescovi di Inghilterra e Galles, il card. Cormac Murphy-O’Connor, e il presidente dei vescovi di Scozia, il card. Keith O’Brien, hanno inviato un messaggio congiunto in cui ribadiscono l’importanza della difesa della vita in tutte le sue fasi ma specialmente al momento della nascita. I due cardinali articolano la lettera in sette punti, fra i quali spiccano anche soluzioni concrete come il potenziamento dei centri di aiuto alla vita, o l’appoggio agli operatori sanitari che rifiutano di praticare l’aborto in nome dei principi della loro coscienza. “Occorrono – scrivono i porporati – migliori programmi educativi che inseriscano il dono dei rapporti sessuali nel contesto del matrimonio e della fedeltà reciproca”. Varato il 22 ottobre del 1967, l’Abortion Act è nata per risolvere il problema degli aborti clandestini. Oggi, è tra le leggi più permissive d’Europa, permettendo l’interruzione di gravidanza fino alla 24.ma settimana. Da qui il biasimo dei due cardinali, i quali evidenziano come a sei mesi dal concepimento si possa già parlare di individuo formato. (F.F)

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    Lettera di ringraziamento di mons. Kondrusiewicz al Patriarca Alessio II

    ◊   Mons. Tadeusz Kondrusiewicz, termina il suo incarico pastorale nell’arcidiocesi della Madre di Dio, a Mosca, per vestire il ruolo di arcivescovo Minsk-Mohilev, in Bielorussia. Per l’occasione, il presule ha inviato una lettera di ringraziamento al Patriarca ortodosso russo Alessio II, per aver apprezzato il lavoro svolto dalla comunità dei cattolici russi durante il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa. Nella lettera, riportata dall'Agenzia Zenit, mons. Kondrusiewicz ha inoltre ricordato i momenti felici “di prospera cooperazione con la Chiesa ortodossa russa e con Sua Santità”, auspicando un ulteriore sviluppo nel cammino del dialogo e della cooperazione. A partire da domenica prossima, il nuovo arcivescovo dell’arcidiocesi di Mosca, sarà padre Paolo Pezzi, FSCB, finora rettore del seminario maggiore “Maria Regina degli Apostoli” di San Pietroburgo. (F.F)

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    Dalla Banca Mondiale un nuovo richiamo ai Paesi ricchi sul debito estero e gli aiuti promessi ai Paesi poveri

    ◊   E’ stata la Banca Mondiale a richiamare l’Occidente ai suoi impegni, facendo esplicito riferimento alle promesse fatte “per aumentare gli aiuti allo sviluppo, migliorare e indirizzare gli sforzi al fine di realizzare gli obiettivi di sviluppo indicati dall’Onu”. L’occasione è stata offerta dall’incontro annuale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, durante il quale i ministri dell’Economia di 29 paesi in via di sviluppo hanno richiamato le nazioni più ricche al rispetto degli impegni presi manifestando frustrazione per la lentezza nella cancellazione dei debiti e nell’offerta di finanziamenti per combattere la povertà. Secondo quanto riporta l’agenzia Misna, ad essere criticato è stato anche il “saccheggio” di risorse umane operato dall’Occidente che sta contribuendo a rallentare il progresso dei Paesi poveri: “Negli ultimi anni – ha detto il ministro sudafricano Trevor Manuel in un discorso a margine tenuto presso l’Istituto internazionale di finanza di Washington - i Paesi in via di sviluppo sono stati i più grandi fornitori di professionisti qualificati per un Occidente che non riesce a formare abbastanza ingegneri, medici e infermieri”. (F.F)

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    Da ripetere in Darfur le vaccinazioni antipolio, anche a causa dell'insicurezza nella regione

    ◊   Un nuovo caso di poliomielite in Darfur, quello di un bambino di due anni e mezzo, ha imposto al governo del Sudan, all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e all’Unicef, una nuova campagna di vaccinazioni anti-polio, a pochi mesi di distanza da quella dello scorso agosto destinata a cinque milioni di bambini; per motivi di sicurezza dovuti al conflitto interno in corso da anni, nella precedente campagna non era stato possibile raggiungere alcuni villaggi. La nuova campagna, riferisce l'Agenzia Misna, si concluderà domani; un "richiamo" verrà effettuato il prossimo mese nella speranza di contrastare una nuova possibile diffusione del virus, ricomparso di recente dopo che da due anni nel Paese non si registravano nuovi casi. “Il virus è dello stesso ceppo identificato nel vicino Ciad dove quest’anno sono stati diagnosticati sei casi” dice una nota congiunta diffusa dai responsabili dei tre organismi impegnati a contrastare la malattia. Per evitare che anche questa seconda campagna venga resa inutile, le organizzazioni internazionali hanno invitato le parti in guerra, a consentire ovunque l’accesso degli operatori umanitari in condizioni di sicurezza. (R.P.)

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    A 200 anni dalla fine della schiavitù in Africa, i vescovi del Continente discutono sul traffico di esseri umani

    ◊   Cinque giorni di confronto per fare il punto sulle nuove schiavitù e il fenomeno della tratta di esseri umani. Il Comitato permanente del Symposium delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SECAM) si riunirà al Cairo, in Egitto, da domani al 29 ottobre. Nel comunicato, inviato all’Agenzia Fides, si legge che “Il Comitato intende mettersi in sintonia con il prossimo Seminario promosso dal SECAM in collaborazione con il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) per ricordare i 200 anni dalla fine della schiavitù in Africa. Tale Seminario si terrà a Cape Coast, in Ghana, dal 13 al 20 novembre 2007”. L’incontro del Comitato permanente, che sarà presieduto dal cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-Es-Salaam (Tanzania) e presidente del Symposium, prenderà in esame anche la preparazione del prossimo Sinodo per l’Africa che si celebrerà nell’ottobre 2009, nonché il cammino verso il Comitato permanente previsto per il febbraio 2008 in Sudafrica, che comprenderà la partecipazione alle celebrazioni per il Giubileo di Misereor. Ben due dei membri del SECAM saranno creati Cardinali nel prossimo Concistoro del 24 e 25 novembre; si tratta dell’arcivescovo di Dakar (Senegal), Théodore-Adrien Sarr, e l’arcivescovo di Nairobi (Kenya), John Njuie. (F.F.)

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    Allarme in UE: il 5% delle mutilazioni genitali femminili avviene nei Paesi ricchi

    ◊   Ventotto Paesi africani, alcune regioni mediorientali ma anche alcuni ricchi Stati del nord Europa divenuti terra di emigrazione; la pratica delle mutilazioni femminili non si arresta ma si avvale del fenomeno migratorio per essere esportata anche fuori dai tradizionali contesti culturali. Lo segnala l’ultima ricerca dell’Istituto Nazionale di Studi Demografici pubblicata ieri in Francia, a firma di Armelle Andro e Marie Lesclingand, secondo le quali a perpetuare il rito è soprattutto il fattore etnico, non quello religioso. Nel rapporto si calcolano fino a 140 milioni di casi in tutto il mondo; circa il 5% delle vittime, oltre 6,5 milioni di persone, vive nei Paesi occidentali. Solo in Francia, ad esempio, sarebbero colpite almeno 50mila donne. Mali, Guinea, Sierra Leone invece gli Stati africani in cui si registrano le situazioni più drammatiche con l’85% di bambine e donne segnate. La pratica delle mutilazioni sessuali è condannata da tempo dalle Nazioni Unite, ma solo nel 2003 tutti i Paesi membri dell’Unione Africana hanno firmato un protocollo comune di condanna esplicita che ha esteso la proibizione a tutto il continente. Stando alla ricerca dell’INED, l’istruzione sta giocando un ruolo positivo, facendo crescere la consapevolezza generale soprattutto per quanto riguarda le negative conseguenze sanitarie che questo rito iniziatico porta con sé. (F.F)

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    Violenze contro i cristiani: l’ultimo rapporto del Consiglio Globale dei Cristiani Indiani

    ◊   In India, l’estremismo induista fomenta la violenza contro i fedeli di altre religioni facendo registrare un picco di ostilità anche verso i cristiani. E’ quanto denuncia l’ultimo rapporto del “Global Council of Indian Christians”, ripreso dall'Agenzia Fides, secondo il quale sono 464 i casi di persecuzione registrati negli ultimi 20 mesi; 87 di essi si sono verificati nel solo Stato meridionale del Karanataka, noto per la presenza di uno dei distretti tecnologici di livello internazionale (quello di Bangalore). L’organismo ecumenico che riunisce leader cristiani di tutte le confessioni con una larga base di associazioni laicali, evidenzia che il crescere della violenza è strettamente legato all’ascesa nazionalista al governo: “Dopo che il partito nazionalista Baratya Janata Party è entrato nella coalizione di governo in Karnataka, si è diffuso un clima di impunità verso ogni atto compiuto in nome dell’ideologia dell’ 'hindutva', una sorta di integralismo religioso”. Molti degli attacchi, racconta il Rapporto, sono avvenuti contro gente innocente che era riunita pacificamente in preghiera in case, chiese o cappelle. A sostegno delle testimonianze raccolte, la ricerca si avvale di fotografie e registrazioni che sono state sottoposte alla Commissione Nazionale per i Diritti Umani, affinché il governo centrale si impegni maggiormente per tutelare la libertà di culto delle minoranze cristiane. (F.F)

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    I vescovi sud-coreani mettono in guardia da alcune pratiche di guarigione

    ◊   I vescovi della Corea del sud hanno messo in guardia i fedeli da alcune pratiche di guarigione che si stanno diffondendo in diverse diocesi sud-coreane, in quanto incompatibili con la dottrina cattolica. In un documento pubblicato al termine della loro plenaria autunnale svoltasi a Seoul, ripresa dall'Agenzia Ucan, i presuli affermano che tali pratiche si basano su un’interpretazione erronea degli insegnamenti della Chiesa sul peccato originale. Secondo queste credenze, diffuse da alcuni gruppi carismatici, i peccati degli antenati si trasmettono alla discendenza e vanno quindi purificati con riti di guarigione, pena una serie di disgrazie. Scopo del documento è quindi di correggere queste pratiche ai limiti della superstizione, evidenziandone gli aspetti di incompatibilità con la dottrina cattolica. Altri punti in primo piano alla plenaria di Seoul hanno riguardato l’aggiornamento dei programmi di preparazione dei catecumeni e la Prima Giornata coreana della Gioventù celebrata lo scorso agosto a Cheju. L’assemblea ha deciso di adottare per i catecumeni sud-coreani uno speciale programma di formazione proposto dall’Associazione dei superiori e delle superiore religiose della Corea centrato sull’esperienza personale della preghiera e della spiritualità, piuttosto che solo sull’apprendimento di alcune nozioni dottrinali. A questo scopo ai catecumeni verranno offerti soggiorni in monasteri e conventi. I vescovi hanno poi rilevato con soddisfazione il grande successo della GMG di Cheju, che ha visto la partecipazione di più di 3mila giovani da tutta la Corea. Forti di questo successo, essi hanno accolto la proposta della Commissione per la pastorale giovanile di riproporre l’iniziativa nei prossimi anni. (L.Z.)

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    Intervento dei vescovi della Costa Rica sulla vittoria dei sì al referendum sul Trattato di libero commercio

    ◊   Il Tribunale supremo per le elezioni ha proclamato ieri, ufficialmente, i risultati definitivi del referendum tenutosi lo scorso 7 ottobre sul Trattato di libero commercio firmato con gli Stati Uniti nel mese d’agosto del 2004. Ha votato “sì” il 51,57 per cento degli aventi diritto. Il “no” ha fatto registrare invece il 48,43 delle preferenze. L’episcopato della Costa Rica ha sottolineato in un documento, che la partecipazione alla consultazione esprime un forte desiderio per “una nuova maniera di fare politica e di guidare l’economia, un nuovo modello di sviluppo e, in definitiva, la costruzione solidale di un progetto di Paese”. I vescovi ribadiscono poi l’urgenza di “un’Agenda Nazionale dello Sviluppo e di un progetto di nazione che risponda agli interessi di tutti”. I presuli, sempre “in uno spirito di dialogo e concordia”, incoraggiano inoltre “tutti i settori, le istanze e le persone coinvolte nel recente referendum, affinché, partendo dall’amore per la nazione che li anima, promuovano il rispetto della volontà della maggioranza”. Sebbene il Trattato di libero commercio sia stato approvato da poco più della metà degli elettori, i vescovi, nel documento affermano che non si può trascurare una considerevole parte dell'elettorato che si è espressa con l’astensione. Secondo i vescovi, devono esserci temi molto seri e sostanziali che hanno fatto convergere la volontà del Paese, in maniera tanto ferma, su direzioni tanto diverse. “La vera promozione umana – si legge infine nel documento - deve essere integrale”. Se i benefici vengono ripartiti in maniera disuguale - concludono i vescovi - abbiamo l’obbligo morale, popolo e governo, di realizzare i cambiamenti necessari per riformare i meccanismi, propri delle dinamiche economiche, che alimentano disuguaglianze”. (A cura di Luis Badilla)

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    Inaugurato a Roma il 235° anno accademico della Pontificia Università Lateranense

    ◊   Alla cerimonia inaugurale erano presenti il cardinal vicario Camillo Ruini, il rettore monsignor Rino Fisichella e il regista Franco Zeffirelli che ha ripercorso con i ragazzi alcuni passaggi della sua lunga carriera. “L’Università è un reale microcosmo, dove si incontrano differenti esperienze, che si coniugano con le necessità di mantenere vivo il passato, preparando le condizioni per il futuro, ha detto il cardinal vicario Camillo Ruini, “Il compito del Laterano si accredita sempre di più per assumere una responsabilità formativa, che nei diversi ambiti delle scienze viene data alle giovani generazioni. Infatti, da una parte crescono le diverse esigenze della scienza, che immettono in conoscenze sempre più articolate, dall’altra la frammentarietà impedisce di raggiungere un'unità tale, da consentire di possedere un vero fondamento”. Quindi, il cardinale ha spiegato che l’Università, deve aiutare gli studenti, a fornire una visione unitaria del sapere raggiunto durante gli anni universitari, perché solo così i ragazzi avranno la certezza di possedere uno spessore culturale, su cui investire e crescere professionalmente. L’Università del Papa – ha concluso il card. Ruini - non può rimanere insensibile dinanzi una sfida simile. E questo compito richiede da parte di noi tutti, un impegno corrispondente, perché solo così, gli studenti sapranno cogliere una provocazione positiva, per affrontare la vita, con maggiore responsabilità”. A questo proposito, il rettore mons. Rino Fischella, riprendendo le parole del cardinale, ha ricordato che una formazione accademica come quella offerta dalla Lateranense, è per alcuni versi obbligata a coniugare sempre verità e libertà. “L’una - ha spiegato - apre a spazi di azione personale, che si carica di responsabilità. L’altra, garantisce che la via perseguita, è segnata da scelte che inducono alla certezza”. (Dall'Università Lateranense, Marina Tomarro)

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    A Fiuggi, la 10.ma rassegna del Forum internazionale GoldAge2007

    ◊   "Essere anziano oggi": è il titolo del Rapporto presentato stamane a Fiuggi nella decima edizione del Forum internazionale GoldAge2007, che raccoglie 1500 persone legate al mondo della terza età, tra rappresentanti di istituzioni, cultura e mondo dell'associazionismo italiano e internazionale. Dieci anni in cui l’Associazione 50 e più Fenacom ha promosso la figura dell’anziano, niente affatto in panchina ma attivo e vitale, anni fa in controtendenza, oggi, secondo un dato di fatto. Il 90 per cento degli over 65 sta bene e può dare un contributo in famiglia e in società, anche se troppi soffrono della grande angoscia della solitudine. E’ quanto rileva il rapporto curato da Nadio DeLai, direttore di Hermeneia Studi e Strategie di Sistema. In Italia 15 milioni di persone chiedono associazionismo e rappresentanza più forte, ma è stato sottolineato “non senza offrire proposte”. La prima per il welfare: lavorare oltre 60 anni con uno sgravio di contributi, ma anticipando l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. O per la vita pratica, molto semplicemente convincere i produttori di yogurt a scrivere scadenze più leggibili. In generale, fare corpo per difendere valori e identità, secondo lo slogan del Forum che parla di cercatori di bellezze e d’armonia. E a parlare di valori c’era ieri padre Cesare Atuire dell’Opera Romana Pellegrinaggi e il missionario padre Alex Zanotelli, ma anche la poetessa Maria Luisa Spaziani e il fotografo Fulvio Roiter. Un dibattito a 360 gradi da cui è emerso che in una società in cui la famiglia troppo spesso si sgretola, i nonni restano un punto di riferimento stabile. Infine, per confrontarsi sulle potenzialità: parola anche a Ladan Mantenghi della American Association of Retired Persons, 39 milioni di iscritti negli Stati Uniti, e a Dorthe Wille della Danese Danage. (Da Fiuggi, Fausta Speranza)

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    24 Ore nel Mondo



    Raid turchi nel nord dell'Iraq, ma Ankara precisa: non sono un’offensiva su larga scala ma operazioni mirate

    ◊   Fonti militari turche hanno dichiarato che, tra domenica e ieri sera, aerei da guerra e soldati hanno attaccato postazioni dei ribelli curdi, sconfinando nel nord Iraq. Si tratta, comunque di operazioni mirate e non dell’inizio di una massiccia incursione. Il nostro servizio:


    Le fonti di Ankara hanno aggiunto che queste incursioni, già condotte in passato al confine, potranno ripetersi in futuro. Sono operazioni mirate, quelle dei giorni scorsi, che avrebbero provocato la morte di almeno 32 ribelli. Non è ancora partita quindi un’offensiva su larga scala ma restano forti i timori che nella regione si possa innescare una spirale di violenza. Per scongiurare questo scenario, il presidente del Kurdistan iracheno, Massud Barzani, ha chiesto ai ribelli del Partito curdo dei lavoratori (PKK) di porre fine alla lotta armata e di “rinunciare alla violenza e di intraprendere l’azione politica per raggiungere i propri obiettivi”. La presidenza di turno e la Commissione dell’Unione hanno poi condannato gli attacchi compiuti da ribelli del PKK in Turchia. L’Unione Europea ha anche sollecitato i governi di Ankara e Baghdad ad affrontare questo delicato momento “attraverso la cooperazione e nel rispetto della legge internazionale”. Ieri, intanto, l’esecutivo turco ha respinto la proposta di cessate-il-fuoco offerto dai guerriglieri curdi. “Il mio governo - ha detto il ministro degli Esteri, Ali Babacan - non negozia con il gruppo terroristico”. In vista di un eventuale attacco, la Turchia continua a schierare truppe al confine con l’Iraq: sono già 100 mila i soldati turchi inviati nell’area. Un’incursione è possibile in qualsiasi momento, dopo la mozione approvata dal parlamento che autorizza operazioni militari in territorio iracheno.

    - Nuovo capitolo sui negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione Europea: la Commissione di Bruxelles presenterà la sua periodica relazione sullo stato di avanzamento delle riforme adottate dal governo di Ankara il prossimo 6 novembre. Lo ha annunciato il commissario europeo all’allargamento, Olli Rehn, sottolineando che il processo di avvicinamento deve continuare nell’ambito della cornice negoziale. Rehn ha anche annunciato che, nelle prossime
    settimane, potrebbero essere pronti per l'apertura altri due capitoli negoziali sulla protezione dei consumatori e sulle reti transnazionali.

    - Prosegue il dialogo per risolvere la crisi nucleare iraniana: dopo i colloqui di ieri, definiti “costruttivi”, l’alto rappresentante per la Politica estera europea, Javier Solana, il nuovo negoziatore iraniano sul nucleare, Said Jalili, e il suo predecessore, Ali Larijiani, hanno incontrato il capo dell’esecutivo italiano, Romano Prodi, ed il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema. E’ stato anche annunciato un nuovo incontro alla fine di novembre. Nel Regno Unito, intanto, il premier britannico, Gordon Brown, si è detto pronto a considerare l’ipotesi di maggiori sanzioni contro il governo di Teheran.

    - La condizione di più di un milione di profughi iracheni in Siria è stata al centro dei colloqui a Damasco tra il primo ministro siriano, Muhammad Naji al-Utri, e il presidente del parlamento iracheno, Mahmud Mashadani. Il premier siriano ha ribadito un Iraq “stabile, unito e caratterizzato “dall’identità araba”. Commentando le notizie di combattenti arrivati in Iraq dalla Siria, il ministro degli Interni siriano, Bassam Abd al-Majid ha assicurato che “la Siria non costituisce, né costituirà un punto di passaggio per minacciare la sicurezza di qualsiasi Paese”.

    - Ancora violenze in Iraq: un duplice attentato dinamitardo compiuto a Baghdad da insorti ha provocato la morte di almeno 8 persone. La prima deflagrazione è avvenuta vicino ad un gruppo di operai. La seconda bomba è esplosa, nella stessa zona, pochi minuti dopo l’arrivo della polizia.

    - La polizia spagnola ha arrestato nella provincia di Burgos, nel nord ella Spagna, 6 persone accusate di appartenere ad un gruppo jihadista salafita con base in Iraq. Secondo l’accusa, i fermati reclutavano e addestravano potenziali terroristi, raccoglievano fondi e gestivano siti integralisti islamici. Secondo la polizia, si tratta del primo anello di una catena che coinvolge altri Paesi.

    - In Pakistan, almeno 18 persone sono state arrestate a Karachi perché sospettate di essere coinvolte negli attentati compiuti giovedì scorso e costati la vita a 139 persone. Fra i fermati, ci sono anche alcuni civili rimasti feriti a causa delle esplosioni. Le stragi sono avvenute mentre migliaia di civili festeggiavano il ritorno nel Paese asiatico dell’ex premier, Benazir Bhutto. Intanto, il quotidiano britannico della BBC ha rivelato che il governo pakistano ha imposto a Benazir Bhutto il divieto di lasciare il Paese.

    - La polizia armena ha fermato ieri sera i direttori di due giornali di opposizione che avevano invitato la popolazione a partecipare ad una manifestazione, lo scorso venerdì, nel centro di Ierevan. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha negato intanto di aver ridotto la durata della sua visita ufficiale in Armenia. In precedenza, il portavoce della presidenza armena aveva dichiarato che il capo di Stato iraniano aveva terminato in anticipo la visita in Armenia a causa di “problemi interni” in Iran.

    - All’inizio di novembre l’inviato delle Nazioni Unite per la Birmania, Ibrahim Gambari, tornerà a Yangoon. Ad annunciarlo è stato il portavoce dell'ONU Michelle Montas. In questi giorni, il diplomatico è impegnato in un tour dei Paesi vicini alla Birmania. Concluse le consultazioni in India, le prossime tappe di Gambari saranno in Cina e Giappone. Particolarmente rilevanti sono i colloqui che l'inviato ONU avrà a Pechino, dove è giunto questa mattina: la Cina è un fedele alleato del regime birmano. Ma un appoggio cinese delle sanzioni contro la Birmania, chieste dall’Occidente, potrebbe avere delle ricadute concrete sulla Giunta militare al potere? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente del quotidiano La Stampa da Pechino:

    R. - A più riprese, l’Occidente ha provato ad applicare sanzioni, da 20 anni a questa parte, e queste sanzioni non hanno portato - mi sembra - a nessun risultato significativo. D’altro canto, la Cina è preoccupata: se anch'essa applicasse delle sanzioni contro l'ex Birmania, porterebbe come risultato solo il fatto di tagliare dei canali che esistono con il Myanmar e attraverso questi canali la Cina ha avuto - in qualche modo - un effetto moderatore con il regime di Rangoon.

     
    D. - Parliamo della mobilitazione internazionale: manifestazioni sono in corso in tutto il mondo, Amnesty International ha lanciato un appello a manifestare davanti all’ambasciata della Cina in 12 città del mondo: queste manifestazioni come sono viste da Pechino?

     
    R. - Sono viste male, anche perché secondo i cinesi, la Cina non è il maggiore supporto politico del regime birmano. Però, il problema è che la Cina, effettivamente, ha un diritto di veto all’ONU e non vuole vedere delle sanzioni occidentali che poi obbligherebbero di fatto per prima la Cina ad applicarle. Quindi, si deteriorebbe un rapporto comunque di vicinato con questo Paese del Sudest asiatico.

    - In Kirghizistan, si è dimesso il governo dopo l’approvazione di una nuova Costituzione, adottata giorni fa con un referendum nazionale. Lo ha annunciato il presidente, Kurmanbek Bakiyev, che lo scorso lunedì, dopo l’approvazione del documento, aveva sciolto il parlamento e indetto le elezioni anticipate per il 16 dicembre. “Come sapete il governo deve dimettersi in accordo con la Costituzione'', ha detto Bakiyev durante una riunione del governo. Ed ha aggiunto: ''Oggi ho firmato un decreto sulle dimissioni del governo per adempiere a queste disposizioni”. Accolta con il 75 per cento dei voti favorevoli, la proposta al voto riguardava la riduzione di alcuni dei poteri del governo.

    - In Australia, 54 minatori sono intrappolati nei rifugi di emergenza nella miniera d’oro di Kanowna Belle, 20 km a nord est della città mineraria di Kalgoorlie, nello Stato dell'Australia Occidentale. Secondo i media locali, per il momento non ci sono feriti.

    - Ennesima tragedia nelle miniere cinesi: sono dodici gli operai morti questa mattina a seguito del crollo di una galleria nelle miniere di carbone di Yinying, nella provincia dello Shanxi, nel nord della Cina. Si tratta di uno dei numerosi incidenti che, ogni hanno, provocano migliaia di vittime in impianti minerari, legali e illegali, spesso gestiti in violazione delle norme di sicurezza. Solo nel 2006, sono state almeno 4.700 vittime, ma secondo le associazioni per la tutela dei lavoratori si tratta di appena un quarto del bilancio reale.

    - La Cina, intanto, ha lanciato oggi, con successo, il suo primo satellite lunare. Si tratta del primo passo di un programma che prevede, per il 2020, di portare degli uomini sulla Luna.

    - Spostiamoci in Africa, dove in Somalia un autobus è saltato stamani su una mina a Mogadiscio. Il bilancio è di almeno una decina di morti. Le vittime sono tutti civili. A Mogadiscio la situazione continua ad essere drammatica: secondo dati dell’ONU, sono fuggite dalla capitale, dall’inizio dell’anno, almeno 500 mila persone. La popolazione vive in condizioni estreme: mancano acqua, cibo e medicine. Secondo diversi osservatori, è una situazione simile a quella che vivono i profughi del Darfur, martoriata regione occidentale del Sudan.

    - I negoziati sul Darfur, promossi da ONU e Unione Africana, rischiano di saltare. Sabato prossimo a Sirte, in Libia, ben 6 fazioni sulle 15 che formano il fronte dei ribelli, boicotteranno l’incontro, a cui partecipano anche rappresentanti del governo di Karthoum. Secondo gli osservatori, le condizioni per una trattativa non sono ancora mature e la situazione nella tormentata regione del Sudan occidentale potrebbe rimanere senza soluzione ancora a lungo. Nel Darfur, la guerra civile ha provocato oltre 200 mila morti e 2 milioni e mezzo di profughi.
    - Nel Regno Unito, due carceri ospiteranno solo detenuti stranieri. Lo ha deciso il governo britannico per rendere più rapide le procedure per l’espulsione dal Paese dei condannati. I penitenziari in questione si trovano nel sud dell’Inghilterra, nelle contee di Essex e Kent. Vi lavorano interpreti, consulenti linguistici ed esperti di problematiche migratorie. La popolazione carceraria nel Regno Unito è oggi di 81.000 persone, di cui 11.000 stranieri.

    - Il parlamento francese ha approvato il disegno di legge sull’immigrazione che introduce l’obbligo dell’esame del DNA per gli stranieri che vogliano ricongiungersi ai familiari in Francia. E'una legge che permette agli stranieri “di dimostrare la effettiva parentela”, ha spiegato il ministro per l’Immigrazione, Brice Hortefeux. Critiche dall'opposizione socialista, che annuncia ricorso al Consiglio costituzionale.

    - Il presidente italiano, Giorgio Napoletano, torna a criticare il “clima di concitazione” che pervade la politica ed avverte: “Esistono esigenze vitali che dovrebbero esserne tenute fuori”. Prima fra tutte, le riforme. Per questo, ricevendo al Quirinale i nuovi cavalieri del lavoro, auspica che si giunga finalmente ad un “clima di maggior concentrazione costruttiva” che permetta di riformare “il sistema politico ed istituzionale”, mettendolo in condizione di assestarsi su “equilibrati punti di riferimento”.

    - Arriva il chip di memoria più potente del mondo: Samsung Electronics, il maggiore produttore mondiale di chip per computer, ha annunciato di aver sviluppato la tecnologia per produrre dispositivi di memoria USB che hanno capacità fino a 128 gigabytes. Si potrà quindi concentrare un’enorme quantità di informazioni in pochissimo spazio, grazie al nuovo hardware. Secondo gli esperti, questa nuova tecnologia permetterà anche di creare una nuova generazione di “memory card”, in grado di contenere fino ad 80 Dvd ad alta definizione. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Claudia Di Lorenzi)



    Da domenica 28 ottobre il Radiogiornale della sera in lingua italiana, andrà in onda alle ore 19.30 sulle onde medie di 585 e 1.530 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. La trasmissione andrà in replica alle ore 21.00 e 23.00.
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 297
     
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