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SOMMARIO del 21/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Di poche ore ma molto intensa la visita del Papa a Napoli: scuola, aiuto ai giovani e lavoro al centro delle parole di Benedetto XVI. E sempre a Napoli comincia nel pomeriggio il Meeting interreligioso "Uomini e religioni"
  • Oggi in Primo Piano

  • Tutte le chiese per tutto il mondo: è lo slogan dell'odierna Giornata missionaria mondiale
  • Conclusa a Pisa la Settimana sociale dei cattolici, a cento anni dalla prima edizione
  • Il Nobel per la pace ad Al Gore ha riaperto il dibattito sui cambiamenti climatici
  • Chiesa e Società

  • La lettera del cardinal Hummes ai catechisti di tutto il mondo: "Siate una testimonianza vivente del Signore"
  • I vescovi dell’Ecuador indicano in un documento quale dovrebbe essere lo spirito della nuova Costituzione del Paese
  • India: a Mumbai numerosi progetti per abbattere le bidonville. Un dramma per gli abitanti
  • Il Consiglio ecumenico delle Chiese cristiane risponde all'appello al dialogo dei religiosi musulmani: "Tale unità dà tante speranze"
  • Nelle Filipine, nel 2008, si svolgerà il II Congresso Rurale Nazionale promosso dalla Conferenza episcopale
  • Unicef: in Africa la malaria uccide ogni anno 800 mila bambini
  • Nel 2008 verranno beatificati in Giappone 188 martiri
  • Sydney 2008: l'organizzazione prevede anche spettacoli, mostre, danze e barbecue
  • Verona: HOLYween sostituirà Halloween nella notte del primo novembre
  • Decimo anniversario del Museo Guggenheim di Bilbao, in Spagna
  • Molti interventi hanno arricchito il convegno organizzato a Roma dall'Ordine di Malta per i propri Cappellani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Rilasciati i due sacerdoti cattolici di rito siriaco rapiti nei giorni scorsi in Iraq - Mattinata di bombardamenti e incursioni al confine tra Turchia e territorio curdo al nord dell’Iraq - A Yangoon revocato il coprifuoco, imposto dalla giunta birmana a settembre
  • Il Papa e la Santa Sede



    Di poche ore ma molto intensa la visita del Papa a Napoli: scuola, aiuto ai giovani e lavoro al centro delle parole di Benedetto XVI. E sempre a Napoli comincia nel pomeriggio il Meeting interreligioso "Uomini e religioni"

    ◊   Scuola, aiuto ai giovani e lavoro, ma soprattutto preghiera e conversione, per combattere la violenza e ridare a Napoli la forza di non scoraggiarsi di fronte alle tante difficoltà. E’ stato questo il richiamo del Papa durante la messa celebrata in piazza del Plebiscito, in questa unica giornata di visita alla città. Ad accoglierlo il cardinale arcivescovo di Napoli, Sepe, il presidente del Consiglio Prodi, il ministro della Giustizia Mastella, le principali autorità locali. Benedetto XVI ripartirà nel pomeriggio, dopo una sosta nel Duomo per un momento di raccoglimento davanti alle reliquie di San Gennaro, patrono della città. Da Napoli, il servizio di Francesca Sabatinelli:


    Napoli non è riuscita a garantire il suo famoso sole, pioggia e freddo hanno accolto il Papa. A contrastare l’azione del meteo il calore dei napoletani e il loro abbraccio in quella stessa piazza del Plebiscito che nel '90 raccolse l’appello di Giovanni Paolo II ai cittadini a “Organizzare la speranza”, e oggi, durante la messa, quello stesso richiamo è stato lanciato da Benedetto XVI:

     
    Di fronte a realtà sociali difficili e complesse, come sicuramente è anche la vostra, occorre rafforzare la speranza, che si fonde sulla fede e si esprime in una preghiera instancabile. E’ la preghiera a tenere accesa la fiaccola della fede.

     
    L’amore può sconfiggere la violenza, è stato l’incitamento del Papa ai napoletani, non si deve mai perdere quella fede che assicura che le preghiere vengano ascoltate da Dio, che ci esaudisce al momento opportuno, anche se l'esperienza quotidiana sembra smentire questa certezza. Non ci si deve scoraggiare davanti alle sopraffazioni, neanche di fronte alle difficoltà di Napoli dove vivere per molti non è semplice, una realtà fatta di tante energie sane, ma anche di povertà, disoccupazione, e violenza:

     
    Non si tratta solo del deprecabile numero dei delitti della camorra, ma anche del fatto che la violenza tende purtroppo a farsi mentalità diffusa, insinuandosi nelle pieghe del vivere sociale, nei quartieri storici del centro e nelle periferie nuove e anonime, col rischio di attrarre specialmente la gioventù, che cresce in ambienti nei quali prospera l’illegalità, il sommerso e la cultura dell’arrangiarsi.

     
    Benedetto XVI ha chiesto l’intervento di tutte le componenti della società: occorre puntare sulla scuola, sul lavoro e sull’aiuto ai giovani. La lotta alla violenza deve partire dalla formazione delle coscienze, dalla trasformazione delle mentalità e degli atteggiamenti di tutti i giorni. Anche la Chiesa napoletana è chiamata a restare salda, ad annunciare la parola, in ogni occasione, opportuna e non, ad ammonire, a rimproverare, ad esortare. Dio, ha sottolineato ancora il Papa ai fedeli, non può cambiare le cose senza la nostra vera conversione, che inizia con il grido dell’anima che implora perdono e salvezza.

     
    La preghiera cristiana non è pertanto espressione di fatalismo e di inerzia, anzi è l’opposto dell’evasione dalla realtà, dell’intimismo consolatorio: è forza di speranza, massima espressione della fede nella potenza di Dio che è Amore e non ci abbandona. La preghiera che Gesù ci ha insegnato, culminata nel Getsemani, ha il carattere dell’“agonismo” cioè della lotta, perché si schiera decisamente al fianco del Signore per combattere l’ingiustizia e vincere il male con il bene; è l’arma dei piccoli e dei poveri di spirito, che ripudiano ogni tipo di violenza. Anzi rispondono ad essa con la non violenza evangelica, testimoniando così che la verità dell’Amore è più forte dell’odio e della morte.

     
    Il seme della speranza a Napoli c’è, ha concluso Benedetto XVI, e agisce malgrado i problemi e le difficoltà:

     
    Napoli ha certo bisogno di adeguati interventi politici, ma prima ancora di un profondo rinnovamento spirituale; ha bisogno di credenti che ripongano piena fiducia in Dio, e con il suo aiuto si impegnino per diffondere nella società i valori del Vangelo.

     
    Al termine della messa, prima dell’Angelus, in occasione dell’odierna Giornata missionaria mondiale, il Papa ha chiesto di pregare per i missionari, rivolgendo un pensiero particolare a coloro che nel loro lavoro incontrano grandi difficoltà e persecuzioni. E di nuovo ha invitato ad affrontare i problemi e le sfide che si presentano:
     
    Si richiede un forte impegno di tutti, specialmente dei fedeli laici operanti nel campo sociale e politico, per assicurare ad ogni persona, e in particolare ai giovani, le condizioni indispensabili per sviluppare i propri talenti naturali e maturare generose scelte di vita a servizio dei propri familiari e dell’intera comunità.
     
    A raccogliere il messaggio del Papa, oltre ai fedeli, 40 leader ecumenici, sul palco, e decine di capi di altre religioni nelle prime file, presenti a Napoli per l’incontro di pace interreligioso organizzato da sant’Egidio che si aprirà nel pomeriggio. Personalità che il Santo Padre ha incontrato dopo la messa nel seminario arcivescovile a Capodimonte. Parlando loro ha ripercorso le giornate di Assisi del 1986 e del 2002 promosse da Giovanni Paolo II per pregare per la pace assieme ai rappresentanti di tutte le religioni. Benedetto XVI ha ribadito la necessità di un lavoro comune per la pace e di un impegno fattivo per promuovere la riconciliazione tra i popoli. Mai le religioni possono diventare veicoli di odio, ha detto, al contrario devono offrire le risorse per costruire un'umanità pacifica. L’impegno della Chiesa cattolica, ha concluso, è quello di percorrere la strada del dialogo per favorire l’intesa fra le diverse culture, tradizioni e sapienze religiose.

     
    E proprio Napoli è stata scelta quest’anno per il Meeting interreligioso “Uomini e religioni”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Delle ragioni della scelta e del come viene vissuta, Francesca Sabatinelli ha parlato con il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo


    R. – Siamo a Napoli e siamo molto contenti di esserci. Noi all’unisono con la Chiesa locale vogliamo lavorare e vivere queste giornate come grande segno di speranza per la città e per il mondo. Napoli è anche città del Mediterraneo e noi sappiamo che il Mediterraneo è stato nella storia un luogo di grandi convivenze, anche tra diverse religioni, tra islamismo, ebraismo e cristianesimo, ma il Mediterraneo è ancora teatro purtroppo di luoghi di violenza, di guerra, di separazione. In particolare, il nostro sguardo sarà puntato sul Medio Oriente e sulla questione Israele-Palestina. Napoli, città del Mediterraneo, città che ha saputo vivere nella sua storia secoli di convivenza, può essere e diventare un messaggio di dialogo e di pace per il mondo.

     
    D. – Nell’edizione di quest’anno avete decentrato alcuni degli appuntamenti per coinvolgere un po’ anche le realtà periferiche. Perché questa scelta?

     
    R. – Perché, in fondo, Napoli e la Campania sono un tutt’uno, nel senso che la Campania è una grande regione, molto popolosa, molto cattolica, molto religiosa. Napoli e la regione Campania sono un’espressione di quello che significa in Italia cattolicesimo di popolo. Noi non potevamo tener fuori da questo incontro il grande popolo, il numeroso popolo cristiano-campano, che ci chiedeva di andare nelle sua città, nei suoi Paesi per parlare di dialogo e per far incontrare mondi religiosi.

     
    D. – Marco Impagliazzo, anche quest’anno saranno tantissimi i leader religiosi e le personalità politiche e culturali che si avvicenderanno nel corso delle tavole rotonde, preparate dalla comunità di Sant’Egidio. Ed emerge anche quest’anno la volontà di dare forte impulso al dialogo ecumenico...

     
    R. – Sì, forte impulso al dialogo ecumenico. Mai come quest’anno noi siamo molto onorati di avere la presenza di importantissime personalità del mondo ortodosso, del mondo protestante e del mondo anglicano. Faccio solo l’esempio del Patriarca di Istanbul, Bartolomeo I, dell’arcivescovo di Canterbury Williams, dell’arcivescovo di Cipro, primate di quella Chiesa. Insomma, tante e tante presenze ecumeniche che stanno ad evidenziare l’idea che molti vogliono lavorare per un riavvicinamento vero tra le Chiese.

     
    Delle problematiche e potenzialità della città di Napoli e del contributo delle realtà parrocchiali, Francesca Sabatinelli ha parlato con don Aniello Manganiello, parroco di Scampia:

     
    R. – Sono le uniche realtà dove si fa cultura, dove si fa volontariato, dove si educa alla legalità. Penso che le parrocchie siano le principali agenzie educative che rimangono in questo territorio.

     
    D. – Ci sono altri sostegni?

     
    R. – Le voglio dare dei numeri. Ultimamente l’Istituto Suor Orsola Benincasa ha commissionato un’indagine qui a Scampia e è stato intervistato un certo numero di persone, per la maggior parte giovani, alle quali è stata rivolta questa domanda: chi è che a Scampia si impegna per dare lavoro, per dare sussistenza, per dare aiuto? L’80 per cento ha risposto che questo servizio di assistenza e di aiuto lo fa la camorra; il 9 per cento le parrocchie; e il restante 11 per cento è diviso tra la scuola e le istituzioni.

     
    D. – A questo punto è giusto allora parlare dell’equazione degrado sociale e degrado ambientale uguale criminalità organizzata?

     
    R. – Sì, se c’è la camorra a Napoli, se c’è la mafia in Sicilia, la ‘ndrangheta in Calabria o la Sacra Corona Unita in Puglia è perché c’è un sottobosco di illegalità, di piccole o grandi illegalità che genera poi in attività malavitosa e criminale; perché c’è una mentalità camorrista diffusa e capillare, le piccole prepotenze, la mancanza di rispetto delle leggi più elementari. Questo è l’humus ideale.

     
    D. – Ma lei si definirebbe un prete anticamorra?

     
    R. – Un prete, prima di tutto, è lì per annunciare Gesù Cristo, per annunciare il Vangelo e per dire alla gente che se si vuole dare un senso alla propria vita e se si cerca la felicità, l’unico che può dare la felicità vera e l’unico che non prende in giro, l’unico che dà un senso alla vita è Cristo. Questo è il compito del sacerdote, ma certamente lotta pure contro le ingiustizie. Un prete, quindi, in questi contesti non può starsene zitto e fare il topo di biblioteca: chi deve dare voce a questa gente? In questo il sacerdote oltre ad annunciare il Vangelo, lotta per i diritti dei più poveri e dei più indifesi. Se dobbiamo negare il matrimonio ad un camorrista, dobbiamo farlo; se dobbiamo rifiutare un matrimonio ad uno spacciatore che spaccia la morte, dobbiamo rifiutarlo e questo per coscientizzare, per dare un pugno nello stomaco e svegliare questa gente, mettendola di fronte alle proprie responsabilità e facendo capire loro che Dio non può andare d’accordo con la morte, con le ingiustizie, con le violenze e con i loro spacci. Io farei un appello ai miei confratelli parroci per unirci maggiormente in questo senso e dare così una risposta veramente corale. Se noi lottiamo insieme, tutti noi sacerdoti, la gente ci viene dietro.

     
    D. – Sembra che coraggio e speranza siano quasi le parole d’ordine di questa visita di Benedetto XVI. E’ così?

     
    R. – Sì e specialmente perché Napoli sembra essere ormai una città rassegnata, una città assopita, scoraggiata e potremmo dire quasi fatalista: ci si ripete spesso che non si può cambiare niente.

     
    D. – Però pensate che vi sarà uno scossone?

     
    R. – Io penso di sì e credo anche che il Papa – anche se lo dirà da Piazza Plebiscito e non da Scampia – ci dirà la sua parola per incoraggiarci, per incoraggiare noi sacerdoti ed i laici affinché non perdiamo la speranza e continuiamo a lottare, convincendosi – e di questo ci dobbiamo convincere – che anche i piccoli risultati devono dare una carica.

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    Oggi in Primo Piano



    Tutte le chiese per tutto il mondo: è lo slogan dell'odierna Giornata missionaria mondiale

    ◊   “Tutte le Chiese per tutto il mondo” è lo slogan che accompagna la celebrazione dell’odierna Giornata missionaria mondiale, giunta alla 21.ma edizione e istituita nel 1926 da Pio XI. Nel suo messaggio per questa Giornata, Benedetto XVI invita a riflettere sull’importanza dell’azione missionaria che svolge la Chiesa. Giovanni Peduto ne ha parlato con padre Gian Paolo Uras, responsabile della casa madre della Comunità missionaria di Villa Regia:


    R. - Lui, Pastore della Chiesa universale, fa appello alle Chiese locali perché, unendosi in un unico sforzo, rispondano con generosità al mandato missionario. In questo modo decreta con autorevolezza l’avvenuta maturazione della coscienza ecclesiale che ogni Chiesa locale è un soggetto vivo e attivo di missione, ad ogni latitudine e in ogni situazione. Sappiamo che il Concilio nel documento Ad Gentes aveva dichiarato: “La Chiesa è missionaria per sua natura” e questo ci aveva fatto capire che ogni Chiesa locale, per quanto povera e bisognosa, è in grado ed ha il dovere di essere missionaria! Oggi il movimento che si delinea non è più da nord verso sud, dalle Chiese di antica cristianità verso le cosiddette “terre di missione”, ma siamo in presenza di un nuovo modo di pensare l’azione evangelizzatrice di tutta la Chiesa: tutte le Chiese all’unisono e in piena comunione sono proiettate fuori dai loro confini, ad extra come è avvenuto nel giorno di Pentecoste.

     
    D. - Il Papa rileva che le Chiese di antica tradizione corrono il rischio di “rinchiudersi in se stesse” davanti alle sfide dell’oggi …

     
    R. - È facile per noi missionari quando parliamo degli immensi bisogni della missione ad gentes sentirci rispondere qui in Italia: “La missione è qui”; oppure “Anche in Italia abbiamo bisogno”. Effettivamente crediamo che dovunque ci sia un cuore che cerca il Signore o un giovane che non trova un senso alla propria vita lì c’è un annuncio da dare, un messaggio speciale da comunicare, che è la Buona Notizia della salvezza portata da Gesù. Allo stesso tempo avvertiamo che, davanti a questi bisogni locali, le Chiese di antica tradizione corrono il rischio di rinchiudersi in se stesse, facendo morire la Vita che racchiudono. Il non sentire l’urgenza di portare al di là dei confini della propria città, del proprio Paese, del proprio continente ciò che di più prezioso si è ricevuto, cioè la fede, è già denunciare che lo slancio di una fede viva è in pericolo. Ci ricordiamo che la “fede si rafforza donandola” (RMi 2)! Nello stesso tempo, oggi, assistiamo anche nelle Chiese di antica tradizione a diversi tentativi di nuova evangelizzazione verso i lontani, negli ambiti più disparati, dal web alla musica, all’evangelizzazione di strada, nelle spiagge… :sono i segni di una vitalità dello Spirito Santo che continua a permeare la sua Chiesa.

     
    D. - Come annunciare Cristo nella società odierna?
     
    R. - Credo che oggi una strada per annunciare Cristo ai ragazzi, ai giovani, alle coppie di sposi permettendo loro un incontro con il Dio vivo sia quella di offrire dei luoghi, delle comunità dove altre persone vivono nell’amore reciproco, nel dono di sé, nel perdono vicendevole. È questa la nostra esperienza di Comunità dedita totalmente alla missione ad gentes. Il primo annuncio arriva agli altri prima di tutto attraverso il nostro essere comunità. C’impegniamo, per così dire, a “fare missione essendo Comunità”, dove la tensione costante a vivere nella concordia fraterna attira la Presenza di Dio che si rivela al mondo. “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”: queste parole del Vangelo di Giovanni costituiscono l’anima della nostra vita. Ovunque abbiamo sperimentato che la comunione diviene incessantemente evangelizzazione, missione.

     
    D. - Chi sono oggi i missionari?
     
    R. - Penso a due giovani da poco entrati a far parte della nostra Comunità. Mattia, 25 anni, ha concluso gli studi universitari di fisica nucleare e, da poco più di un anno, dopo un campo di lavoro missionario, si è riavvicinato a Dio. Sonia, 26 anni, laureata in filosofia, invece ha alle spalle un intenso cammino di impegno in parrocchia. I due sono accomunati da una stessa esperienza: l’incontro con un Dio vivo da cui sono rimasti affascinati. Credo che oggi, in un mondo segnato dal relativismo, dallo scetticismo, da una cultura secolarizzata, i missionari siano uomini, donne che hanno fatto un’esperienza viva e personale di Cristo magari incontrato sulla via di Emmaus, dove forse hanno sperimentato la delusione di una vita senza Luce, l’amarezza di un’esistenza lontana dalla Chiesa, dove talvolta hanno toccato con mano anche situazioni di tenebre… Solo il fuoco dell’amore per Dio e per gli uomini può inviare questi uomini e donne, consacrati o laici, fino agli estremi confini della terra!

     
    D. - La sua testimonianza di missionario …

     
    R. - Nel 1985, a 24 anni, ho iniziato assieme ad altri missionari e missionarie la nostra missione in Perù alla periferia di Lima. Ci siamo trovati in un contesto di estrema povertà, chiamati in una zona pastorale di oltre 120.000 persone. Eravamo in pochi davanti ai tanti bisogni della gente: mancanza di cibo causa di una mortalità infantile elevata, situazioni lavorative precarie, case di stuoie… Tuttavia da subito abbiamo scoperto la profonda dignità della gente che, accogliendoci e sapendo che avremmo abitato lì con loro, ci ha detto: “Allora Dio non si è dimenticato di noi”. È in questo contesto che sono stato ordinato sacerdote. La mia prima benedizione l’ho data ad un giovane di 24 anni che avevamo aiutato nella sua lotta disperata contro la TBC. Era morto nella sua baracca perché non aveva avuto la possibilità di accedere a cure mediche. In mezzo a questa miseria siamo stati chiamati a dare testimonianza dell’amore di Dio… è stata la gente stessa che ci ha confermato nel dare priorità alla nostra azione missionaria. Abbiamo da subito realizzato opere di promozione umana: un centro medico, delle mense popolari, dei bazar di indumenti. In tanti, però, hanno manifestato il bisogno di avere una chiesa dove poter incontrare Dio, celebrare la vita e la morte, la gioia e il dolore, vivere, in altre parole, il loro essere figli di Dio.

    La Giornata missionaria mondiale viene celebrata in tutte le chiese del mondo. In Brasile, le Pontificie Opere Missionarie (POM) hanno lanciato un'iniziativa in sintonia con la Campagna della Fraternità, sul tema “Dio ama senza frontiere: dall’Amazzonia per il mondo”. Christiane Murray, della redazione brasiliana della nostra emittente, ha sentito il direttore delle POM brasiliane, padre Daniel Lagni:


    R. – Vogliamo volgere il nostro sguardo verso il mondo, oltre i problemi, le sfide che abbiamo a livello interno, soprattutto in Amazzonia. Vogliamo guardare anche al mondo. La missione non ha frontiere, è universale, è della Chiesa. Il Regno di Dio è più grande delle nostre frontiere. Quindi, facciamo un grosso appello per la missione universale. Anche noi brasiliani dobbiamo dare un po’ della nostra povertà, sia nel senso dei missionari - abbiamo più o meno 1860 missionari nel mondo soprattutto in Africa - ma anche in senso economico, abbiamo piccole risorse, ma abbiamo il dovere di partecipare a questo fondo universale di solidarietà per le missioni. Di questi 1860 brasiliani, missionari all’estero, l’81 per cento sono suore, il 5 per cento sono altri religiosi e l’1 per cento fanno parte del clero diocesano e dei laici. Dobbiamo, penso, soprattutto sviluppare la vocazione missionaria laica, perché ci sono delle vocazioni ma non abbiamo al momento le strutture necessarie per affrontare la sfida della missione dei laici nel mondo.

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    Conclusa a Pisa la Settimana sociale dei cattolici, a cento anni dalla prima edizione

    ◊   Si è chiusa questa mattina a Pisa la 45.ma edizione della Settimana Sociale dei cattolici. Edizione storica, questa, perché celebrata a 100 anni esatti dalla prima Settimana del 1907, ma rivolta soprattutto al futuro. Durante i lavori, infatti, si è parlato del bene comune per costruire l’Italia di domani. Il servizio di Mimmo Muolo:

    E' soprattutto una consapevolezza quella espressa dal presidente della CEI ed arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, a conclusione dei lavor:i cattolici hanno qualcosa di specifico da dire e da offrire al Paese. La Settimana Sociale del centenario si chiude con questa certezza, che non è solo un punto di approdo, ma soprattutto un nuovo inizio.

     
    In effetti su tutti i temi toccati nel corso dei quattro giorni di dibattito – dalla bioetica all’economica, dalla famiglia all’educazione – il punto di vista proposto dai mille delegati dischiude nuovi orizzonti alla prospettiva del bene comune. “Il cristianesimo oggi è ancora vita – fa notare mons. Bagnasco – e le stesse Settimane Sociali sono un segno concreto di vitalità”. E se l’intervento della Chiesa sui temi sociali e politici suscita ancora meraviglia nel mondo laico, il presidente della CEI spera si tratti anche di una meraviglia positiva. Ci sono sì reazioni negative – ricorda – ma anche molto reazioni buone di fronte alle cose sensate e ragionevoli che la comunità cristiana dice.

     
    L’ultima mattina dei lavori ha visto l’intervento del segretario del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, mons. Aldo Giordano, che ha ricordato come anche tutta l’Europa abbia bisogno dell’apporto dei cristiani. E poi una tavola rotonda sul futuro del bene comune, coordinata da padre Michele Simone di Civiltà Cattolica. Savino Pezzotta ha rilanciato l’idea di uno sviluppo legato alla crescita del Mezzogiorno. “Sì, il bene comune ha un futuro – ha concluso Giuseppe Dalla Torre, vice presidente del Comitato organizzatore della Settimana – e ce ne è un grande bisogno, specie se ci sarà l’impegno di tutti”. In fondo è questo che i cattolici oggi hanno da dire al Paese ed anche all’Europa intera. (Da Pisa, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)

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    Il Nobel per la pace ad Al Gore ha riaperto il dibattito sui cambiamenti climatici

    ◊   “Permettetemi di esprimere fondate perplessità su come e a chi si assegnano i premi Nobel per la pace, che pure in anni precedenti sono andati a persone degnissime”. E’ il provocatorio commento del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, rilasciato a margine delle Settimane sociali che si chiudono oggi in Toscana. E anche in parte della comunità scientifica si è registrato un certo scetticismo alla notizia dell’assegnazione del Nobel per la pace ad Al Gore. Non tutte le posizioni in materia di tutela ambientale assunte dall’ex candidato alla Casa Bianca e dal Comitato intergovernativo sul mutamento clel clima (IPCC) vengono ritenute dagli esperti scientificamente condivisibili. Fabio Colagrande ha raccolto l’opinione di Riccardo Cascioli, presidente del CESPAS - il Centro europeo di studi su popolazione, ambiente e sviluppo - e fondatore dell’agenzia on-line SVIPOP:


    R. - Perché non è un caso, vorrei far notare, che il Nobel non sia stato dato per la Scienza, visto quello che Al Gore tutto sommato vuole accreditare come scienza in tutti i suoi discorsi, e invece è stato dato per la pace. Oltretutto fa del vero e proprio terrorismo psicologico perché il catastrofismo alla Al Gore ma anche alla IPCC è una forma di terrorismo psicologico e questi signori hanno più volte detto che i cambiamenti climatici sono una minaccia più grande del terrorismo islamico. Ora questa è un’assurdità. Si parla di pericoli ipotetici contro dei pericoli che invece sono reali e questo crea non solo un pericolo per la nostra opinione pubblica che quindi si concentra su pericoli che ci sono o forse non ci sono, mentre abbiamo un pericolo presente di fronte al quale siamo vulnerabili ma inoltre al Gore e chi la pensa come lui rappresentano un mondo di organizzazioni che sta facendo di tutto per bloccare lo sviluppo dei Paesi poveri. Non mi riferisco alla Cina e all’India ma ai Paesi più poveri, perché si sta tentando di bloccare l’accesso all’energia che come sappiamo è una chiave fondamentale per lo sviluppo dei Paesi poveri.

     
    D. - Voi sostenete dunque che l’assegnazione di questo Nobel per la pace ad Al Gore e all’IPCC è pericolosa in qualche modo, perché?

     
    R. - Intanto perché individua dei problemi errati. Il tema dei cambiamenti climatici non è esattamente il tema dell’ambiente: un conto è porre l’ambiente al centro di un’attenzione e di un’azione politica, ma parlare di cambiamenti climatici è un falso problema a cui si tenta di dare false risposte creando un governo mondiale fatalista non per rispondere a dei bisogni effettivi, a delle esigenze reali, ma semplicemente per una questione ideologica e poi evidentemente anche economica. Dietro c'è tutta una serie di interessi economici e non ha niente a che vedere con la difesa dell’ambiente. Questo deve essere chiaro.

    Nel suo ultimo Rapporto, l’IPCC ha presentato allarmanti proiezioni sul surriscaldamento globale che hanno indotto la comunità internazionale a considerare questi cambiamenti un rischio da affrontare agendo sia sulle cause sia sugli effetti. Vincenzo Artale, fisico oceanografo dell’ENEA, membro italiano dell’IPCC e una delle personalità che ha partecipato alla redazione del Rapporto IPCC, critica la lettura che ne è stata data. L’intervista è di Fabio Colagrande:


    R. – Se leggiamo interamente il rapporto troviamo approfondimenti molto importanti, che forse non tutti leggono in maniera accurata e a questo proposito voglio dire che sono contenuti anche molti degli argomenti dei cosiddetti “scettici”. Gli scettici partono da presupposti che sono ovviamente condivisibili rispetto alla variabilità naturale, a fattori non solo antropici che io condivido e che sono inclusi, ma sono solo una parte degli aspetti.

     
    D. - Questo è il punto dottor Artale: il dibattito che c’è nel mondo scientifico che rimbalza poi nell’opinione pubblica gira attorno a questa questione. I cambiamenti climatici sono legati all’azione dell’uomo oppure si ripetono nel corso della storia? Cosa risponde a chi appunto nega che ci sia un effetto diretto tra i fenomeni antropici, come li chiamate voi scienziati, cioè l’azione dell’uomo e i cambiamenti del clima?

     
    R. - Esistono ovviamente tutti e due, la variabilità naturale non è argomento che può essere ignorato. Già di per sé il sistema è estremamente complesso e non prevedibile e ancora c’è tantissimo da studiare. E' innegabile, però, che la terra attualmente è più calda e non solo per fattori naturali ma anche per fattori legati a meccanismi indotti da fattori introdotti dall’uomo, soprattutto nell’era industriale. E’ chiaro che pure questo non è esente da dubbi e incertezze. Ogni simulazione numerica, ogni studio sul clima ha la sua incertezza perché nessuno conosce ancora fino in fondo e non sa produrre perfettamente tutta la variabilità naturale del clima. Quindi, il dibattito è aperto e sia benvenuto qualunque persona che contrapponga altrettanta serietà.

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    Chiesa e Società



    La lettera del cardinal Hummes ai catechisti di tutto il mondo: "Siate una testimonianza vivente del Signore"

    ◊   Il 18 ottobre scorso, in occasione della festa di San Luca Evangelista, il cardinal Cláudio Hummes, Prefetto della Congregazione per il Clero, ha inviato con una lettera un saluto fraterno a tutti i catechisti della Chiesa. Il porporato ha espresso la propria “ammirazione per il servizio ecclesiale”, spesso eroico, dei catechisti “impegnati in modo instancabile nell’educazione alla fede cattolica” in ogni angolo del mondo. “Nella quotidiana fedeltà a Dio e all’uomo – scrive il cardinal Hummes – voi continuate ad essere per le vostre comunità parrocchiali una ricchezza". I catechisti, afferma il Prefetto, devono “mostrare passione e volontà nell’acquisizione di quella fisionomia propria del maestro, dell’educatore e del testimone della verità”. “In un mondo spesso senza speranza, vittima della violenza e dell’egoismo – continua la lettera – mi auguro che ogni vostro gesto, ogni sorriso, ogni parola siano una testimonianza vivente del Signore che ha vinto il peccato e la morte dimostrando che l’amore è possibile”. Questo, infine, il congedo del Prefetto: “Vi esorto a riscoprire le radici della vostra testimonianza nel Battesimo, a nutrire il vostro servizio di catechisti con il pane dell’Eucaristia, a rivelare così il volto di Cristo a tutti”. (L.B.)

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    I vescovi dell’Ecuador indicano in un documento quale dovrebbe essere lo spirito della nuova Costituzione del Paese

    ◊   “Il rispetto della dignità umana” deve essere il centro e lo spirito della nuova Costituzione che l’Assemblea, eletta poche settimane fa, dovrà redigere in Ecuador. E’ quanto rilevano i vescovi del Paese in un documento in cui evidenziano il forte “desiderio di cambiamenti positivi a beneficio di tutti”. L’attenzione dei presuli va ai “fratelli che soffrono, poveri, disoccupati, migranti, sfollati”, nonché alle vittime dell’aborto e ai bambini e bambine costretti a lavorare o schiavi della prostituzione. Il documento denuncia inoltre la corruzione dilagante che oggi si contrappone al forte desiderio di cambiamento della gente. Da qui la necessità di porre al centro della nuova Costituzione alcuni punti fondamentali: la dignità di ogni persona fatta ad immagine di Dio; il diritto dei genitori a scegliere liberamente l’educazione dei figli; la protezione della vita umana come diritto primario e inalienabile, nel rispetto del nucleo familiare formato da un uomo e una donna; la lotta alla corruzione; la protezione dei più deboli; il rafforzamento dell’unità nazionale e della democrazia partecipativa. (L.B)

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    India: a Mumbai numerosi progetti per abbattere le bidonville. Un dramma per gli abitanti

    ◊   Abbattere la bidonville in cui vivono 350 mila persone per ampliare l’aeroporto. È l’intento, secondo quanto riporta AsiaNews, del Governo di Mumbai, centro economico dell’India e città delle contraddizioni estreme: il 60 per cento della popolazione, circa 18 milioni di abitanti, vive tra lastre di plastica e cartoni. Il progetto costerà 1,7 miliardi di dollari e permetterà di far fronte a un aumento di traffico aereo che è pari al 15 per cento annuo, in linea con la vertiginosa crescita economica dell’intero Paese. Sempre a Mumbai, il Governo vuole eliminare Dharavi, la bidonville più grande del mondo che si trova nel cuore della città: oltre 600 mila residenti in 200 ettari. Accanto sorgono il Bandra Kurla Complex, area di uffici e sede di imprese, la Borsa del diamante e, poco lontano, gli studi cinematografici di Bollywood. L’idea è di costruire dove ora sorge Dharavi un quartiere all’avanguardia, con campo da golf, cliniche, scuole e il maggiore stadio di cricket del Paese, per un investimento di circa 2,3 miliardi di dollari. Alle famiglie che vivono nella zona e che vi hanno avviato anche le proprie attività commerciali e artigianali, il Governo mette a disposizione un miniappartamento di 21 metri quadri. Ne avranno diritto solo quanti dimostreranno di abitare a Dharavi da prima del 1995. Si stima possano provarlo circa 57mila famiglie, appena una minoranza. (S. G.)

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    Il Consiglio ecumenico delle Chiese cristiane risponde all'appello al dialogo dei religiosi musulmani: "Tale unità dà tante speranze"

    ◊   “Siamo pronti a collaborare con coloro che hanno inviato questa lettera”. Così il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec) ha risposto ieri al documento “Una parola comune tra Noi e Voi”, spedito circa due settimane fa da 138 alti rappresentanti islamici ai massimi esponenti del mondo cristiano, a partire da Papa Benedetto XVI. Il Cec riunisce più di 300 chiese e organizzazioni, in gran parte protestanti, ortodosse e anglicane. Il suo Segretario generale, Samuel Kobia, ha evidenziato il carattere senza precedenti dell’appello al dialogo e alla maggiore comprensione proveniente dal mondo musulmano. “Lasciamo che le nostre differenze non causino odio e violenza tra di noi. Sentiamoci in competizione per le opere buone e per la giustizia” avevano scritto, citando il Corano, i gran mufti d’Egitto, Palestina, Oman, Giordania, Siria, Bosnia e Russia, oltre a numerosi imam e studiosi sunniti, sciiti e sufi dai cinque continenti. Il Cec ha accolto l’invito, sottolineando che “tale unità rara, dà tante speranze su quello che persone di fede possono realizzare insieme". (S.G.)

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    Nelle Filipine, nel 2008, si svolgerà il II Congresso Rurale Nazionale promosso dalla Conferenza episcopale

    ◊   La Chiesa filippina si sta preparando a celebrare, nel 2008, il suo Secondo Congresso Rurale Nazionale. L’iniziativa è stata promossa dalla Conferenza episcopale per commemorare il 40° anniversario del Primo Congresso svoltosi nel 1967, durante il quale il mondo cattolico si era impegnato a contrastare con azioni concrete la diffusa povertà nelle campagne. Ancora oggi le aree rurali del Paese pagano l'eredità storica di una forte concentrazione delle terre e della ricchezza: le riforme agrarie che si sono susseguite in questi anni sono rimaste in gran parte sulla carta, a causa delle resistenze dei latifondisti. Le difficoltà si sono riacutizzate dopo la crisi finanziaria asiatica del 1998: secondo le statistiche ufficiali del 2000, il 40 per cento dei filippini vive sotto la soglia di povertà e di questi il 77 per cento vive nelle campagne. Un problema più volte denunciato dalla Chiesa locale. L’obiettivo di questo secondo congresso è quindi di fare il punto della situazione e un bilancio dei programmi messi in campo per promuovere lo sviluppo alla luce della dottrina sociale cattolica. Sarà un’occasione di confronto cui parteciperanno anche i rappresentanti dei contadini e le Comunità ecclesiali di base. A presiedere il Comitato centrale l’arcivescovo di Cayan, Antonio Ledesma, vice-presidente della Conferenza episcopale filippina. (S. G.)

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    Unicef: in Africa la malaria uccide ogni anno 800 mila bambini

    ◊   La malaria uccide ogni anno un milione di persone e l’80 per cento sono bambini sotto i cinque anni. Lo rileva un nuovo rapporto presentato dall’Unicef a nome di Roll Back Malaria, una partnership avviata dall’agenzia delle Nazioni Unite insieme ad altre organizzazioni internazionali. La malaria è una delle principali cause di mortalità infantile nel mondo e colpisce soprattutto le aree più povere del pianeta, aggravandone ulteriormente le condizioni economiche. Dalla ricerca emerge che nell’Africa subsahariana ogni anno muoiono 800 mila bambini e, a livello mondiale, oltre 50 milioni di donne in gravidanza rischiano di ammalarsi. C'è da dire che negli ultimi due anni si è registrato un rapido aumento nella fornitura di zanzariere trattate con insetticidi, primo strumento di lotta alla malaria. Solo l’Unicef ne ha distribuite circa 25 milioni. Si sono intensificati, inoltre, in tutto il mondo i programmi di salute infantile, di vaccinazione e di assistenza neonatale che permettono di far fronte con più efficacia all’emergenza. (S. G.)

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    Nel 2008 verranno beatificati in Giappone 188 martiri

    ◊   La Conferenza episcopale del Giappone ha annunciato che la cerimonia di beatificazione di 188 martiri giapponesi si terrà a Nagasaki il 24 novembre dell'anno prossimo. Del gruppo, il cui nome è “Padre Pietro Kibe Kasui S.J. e i suoi 187 compagni”, fanno parte sacerdoti, religiosi e laici uccisi per la fede tra il 1603 e il 1639. La vita e la morte di padre Kibe sono stati oggetto di un’opera teatrale scritta da uno dei più famosi scrittori giapponesi, Endo Shusaku. Tra i nuovi beati, anche tre gesuiti: i padri Julian Nakaura, Diogo Yuuki e il fratel Nicolao Keian Fukunaga. Secondo le statistiche, i cattolici giapponesi sono attualmente 452 mila, il 60 per cento dei quali donne. Circa 565 mila, invece, i cattolici non giapponesi presenti nel Paese. Lo scorso anno hanno nricevuto il Battesimo settemila persone, metà dei quali adulti. Alla fine del 2006 i sacerdoti erano circa 1.500, seimila le religiose. (S. G.)

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    Sydney 2008: l'organizzazione prevede anche spettacoli, mostre, danze e barbecue

    ◊   Anche canti, musica, piccole scene animate e testimonianze per rendere vive e partecipate le tre catechesi della prossima Giornata mondiale della gioventù, che si svolgerà a Sydney dal 15 al 20 luglio 2008. Le date sono state già fissate, secondo quanto riporta l’Agenzia Sir: mercoledì 16, giovedì 17 e venerdì 18 luglio, dalle 9.00 alle 11.00, prima della messa. Trecento i luoghi scelti, da parrocchie a scuole, da centri sportivi a strutture comunitarie, i giovani verranno suddivisi in gruppi linguistici da un minimo di 200 ad un massimo di 2 mila (per una media di 835 partecipanti a catechesi). L’organizzazione prevede anche un tipico barbecue australiano nelle parrocchie dopo la catechesi del mercoledì. Ai giovani pellegrini sarà proposta anche la partecipazione al Festival della gioventù, dal 15 al 18 luglio, per un totale di 150 ore tra spettacoli, mostre, forum di discussione, danza, film, teatro ed evangelizzazione di strada. Tra gli appuntamenti più attesi, oltre a quelli centrali con il Papa, c’è il pellegrinaggio verso la cattedrale di St.Mary, dove i giovani saranno invitati ad affidare la loro vita a Maria, davanti ad un’icona della Madonna della Stella del Sud. (S.G.)

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    Verona: HOLYween sostituirà Halloween nella notte del primo novembre

    ◊   Il ritratto di un santo o di una santa posto sulla facciata di ogni chiesa: è questa la proposta lanciata dall’associazione veronese le “Sentinelle del mattino” per il prossimo primo novembre, festa di Ognissanti, e riportata dall’agenzia Sir. L’iniziativa vuole essere una risposta all’appuntamento di Halloween, del giorno precedente e da esso ricalca il nome, HOLYween. Il promotore è don Andrea Brugnoli, coordinatore delle “Sentinelle” che spiega: “Abbiamo escogitato qualcosa di positivo: vogliamo proporre la bellezza dei volti dei nostri santi”. Da qui l’idea di apporre delle gigantografie di grandi testimoni della fede sulle chiese in modo da mostrare il loro fascino e la loro l’attualità con una riproduzione artistica. Le “Sentinelle” sono un’associazione per l’evangelizzazione (soprattutto nel mondo giovanile) sorta nel 1998; attualmente è presente in 12 città di tutt’Italia. (S.G.)

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    Decimo anniversario del Museo Guggenheim di Bilbao, in Spagna

    ◊   Il Museo Guggenheim di Bilbao ha celebrato in questi giorni il decimo anniversario dalla sua inaugurazione. Oggi è considerato come uno tra i più importante musei moderni del mondo. Quando è stato inaugurato ufficialmente il 18 ottobre del 1997 alla presenza dei Reali di Spagna e di circa 800 personalità della cultura internazionale, non mancavano alcuni dubbi sulle spese. La sua creazione è costata circa 160 milioni di euro, un’operazione considerata un investimento per l’intera economia di Bilbao che attraversava una fase critica di riconversione industriale. Il successo del Museo è stato immediato: 1,3 milioni di visitatori nel primo anno, tre volte di più del previsto. In questi dieci anni è continuato il buon andamento del Museo con un forte influsso positivo anche per l’economia e per il turismo di Bilbao: si parla ormai dell’effetto Guggenheim. Sono dieci milioni le persone che, provenienti nell’80 per cento dei casi da altre regioni spagnole e dall’estero, lo hanno visitato dalla sua inaugurazione. Un elemento importante nell’attrazione esercitata dal Museo è l’edificio stesso, opera dell’architetto Frank O. Gehry. Ormai il Guggenheim è in possesso di una ricca collezione propria e una delle sue caratteristiche è la rotazione delle diverse mostre che spaziano dall’arte russa o cinese o di Warhol a quella statunitense passando per “L’arte della motocicletta” o le creazioni dello stilista italiano Giorgio Armani. Un totale di 45 mostre specifiche nei suoi dieci anni di attività. Il Museo svolge anche un’intensa attività come scuola d’arte. (A cura di padre Ignacio Arregui)


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    Molti interventi hanno arricchito il convegno organizzato a Roma dall'Ordine di Malta per i propri Cappellani

    ◊   Conoscere meglio la realtà melitense per instaurare con essa una “fraterna amicizia e comunicazione”: questa, nelle parole del Cardinale Pio Laghi, Patronus del Sovrano Ordine di Malta, la principale finalità del recente incontro organizzato a Roma a beneficio dei Cappellani dell’Ordine. Al convegno hanno partecipato il Gran Maestro Fra’ Andrew Bertie, i membri del Sovrano Consiglio e numerose alte personalità della Curia Romana. Il Prelato dell’Ordine, Monsignor Angelo Acerbi, ha proposto ai convenuti una panoramica sulla dimensione spirituale della Famiglia melitense e sui diversi tipi di impegno religioso che in essa convivono. Hanno arricchito l’incontro anche i contributi dell’arcivescovo John Patrick Foley, da giugno Pro-Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, che ha espresso ammirazione per il contributo melitense alla pace in Terra Santa; di monsignor Karel Kasteel, segretario del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, che ha lodato le iniziative ecumeniche intraprese dall’Ordine nelle relazioni con il Patriarcato Ortodosso Russo; e infine del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che nel ricordare la personale esperienza con le iniziative umanitarie dell’Ordine in Libano, ha raccomandato con calore: “Non siate troppo discreti, fate in modo che il mondo conosca le vostre opere”. (A.M.B.)   

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    24 Ore nel Mondo



    Rilasciati i due sacerdoti cattolici di rito siriaco rapiti nei giorni scorsi in Iraq - Mattinata di bombardamenti e incursioni al confine tra Turchia e territorio curdo al nord dell’Iraq - A Yangoon revocato il coprifuoco, imposto dalla giunta birmana a settembre

    ◊   Sono stati liberati questa mattina i due sacerdoti cattolici rapiti nei giorni scorsi a Mosul, nel nord dell’Iraq, padre Mazen Ishoa  e padre Pius Afas. Sembra stiano bene, compatibilmente con quanto hanno passato nei giorni scorsi. Il servizio di Fausta Speranza:


    I cattolici di Mosul parlano di miracolo, perchè venerdì e ieri non era stato possibile stabilire contatti con i rapitori, che non rispondevano ai numeri usati nei giorni scorsi. Per la loro liberazione, domenica scorsa, aveva lanciato un appello Benedetto XVI.  I due religiosi, Pius Afas e Mazen Ishoa, cattolici di rito siriaco (orientale), erano stati sequestrati il 13 ottobre scorso nei pressi di Mosul, mentre si stavano recando in visita di condoglianze ad una famiglia che aveva da poco subito un lutto. Padre Pius Afas, 60 anni, è insegnante di Bibbia al seminario locale. Per molto tempo ha diretto la rivista ''Il pensiero cristiano'', stampato in lingua araba. Padre Mazen Ishoa, 35 anni, è stato ordinato solo da pochi mesi: la sua scelta di sacerdozio è maturata dopo la laurea e il servizio militare. Il 15 ottobre l'Aina, un'agenzia cattolica irachena di solito molto informata sulla piccola comunità cristiana locale, ne aveva annunciato la liberazione, ma era stata smentita dal vescovo di Mosul, mons. Basile Georges Casmoussa, impegnato nella delicata trattativa con i sequestratori. Il presule, all'agenzia missionaria Misna, aveva rivelato che i rapitori si erano fatti vivi per chiedere un riscatto di un milione di dollari. La richiesta aveva portato a ipotizzare che dietro il rapimento ci fosse la delinquenza comune e non gruppi legati al fondamentalismo islamico. Da parte sua, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi ha espresso ai giornalisti la contentezza per la liberazione, sottolineando che la Santa Sede ha intensamente partecipato alla vicenda, con grande preoccupazione. E ha espresso la speranza che rapimenti come questo non si possano più ripetere. 

    - Crisi tra Turchia e milizie curde del PKK presenti nel territorio iracheno: dopo l’attacco dei miliziani curdi che ha causato la morte di almeno 12 soldati di Ankara, sul fronte politico, si attendono gli esiti del colloquio tra i leader curdi Talabani e Barzani e del vertice straordinario sulla sicurezza dei massimi capi militari turchi. Da parte sua, il presidente del Kurdistan iracheno Barzani sembra abbia dichiarato che non consegnerà mai alla Turchia capi del PKK. Il nostro servizio:


    In una mattinata di incursioni e bombardamenti tra la Turchia e le milizie curde del PKK presenti nel territorio iracheno, è iniziato l’incontro tra i due massimi leader curdi iracheni, Jalal Talabani e Massud Balzani, a termine del quale è prevista un’attesa conferenza stampa congiunta. E’ fissato, invece, per stasera ad Ankara, alle ore 20:00 locali, il vertice straordinario sulla sicurezza, presieduto dal presidente turco Gul, a cui parteciperanno i massimi capi militari del Paese, per decidere le misure da prendere. La crisi curda è precipitata stamani quando almeno 12 soldati di Ankara sono stati uccisi in un attacco oltre confine dei miliziani del PKK, in una provincia sudorientale turca, nei pressi del confine con l'Iraq e l'Iran. A questa nuova incursione è seguito un intenso bombardamento dell’artiglieria turca su alcuni villaggi del Kurdistan iracheno. L'agenzia del Paese del golfo Nina, citando fonti curde, riferisce inoltre che truppe di Ankara sarebbero già penetrate oltre frontiera.

    - Secondo fonti militari statunitensi, 49 ''criminali'' sono stati uccisi oggi in un'operazione condotta a Sadr City, il quartiere sciita di Baghdad. Le stesse fonti riferiscono che non si sono registrate morti di civili.

    - Grazie all’azione congiunta dei servizi di sicurezza dell'Autorità Nazionale Palestinese e di Israele, è stato sventato un attentato contro il premier Ehud Olmert, che sarebbe stato organizzato da miliziani di al-Fatah. Lo rivela la radio militare israeliana, citando un intervento del capo della sicurezza interna dello Stato ebraico, Yuval Disk, nell'odierna seduta del Consiglio dei ministri, a Gerusalemme. L’attentato doveva avvenire durante l'incontro fra Olmert ed il presidente palestinese Abu Mazen dell’agosto scorso a Gerico, ma gli attentatori furono catturati per tempo dai servizi di sicurezza dei due Paesi.

    - Urne aperte in Polonia, dove oltre 30 milioni di persone sono chiamate a rinnovare il parlamento nazionale dopo la crisi della coalizione di governo social-conservatrice guidata dal primo ministro Jaroslaw Kaczynski. Al momento, i sondaggi danno in testa le formazioni politiche “Legge e giustizia” e la liberale “Piattaforma civica”. Di questa tornata elettorale, guardata con attenzione da Unione Europea e Russia, ci parla Giuseppe D’Amato:


    Apatia, scarso interesse per la politica, ma volontà di cambiamento. Questa è la Polonia odierna, che torna alle urne 24 mesi dopo le ultime legislative. La coalizione conservatrice di destra, capitanata dai due gemelli Kaczynski – Lech presidente, Jaroslaw primo ministro -, è stata costretta a ricorrere alle urne dalle troppe crisi interne. I sondaggi danno “Legge e giustizia” ed il liberale “Piattaforma civica” di Donald Tusk nettamente in testa: oltre il 30% delle volontà di voto. Di molto staccata la nuova compagine “Sinistra e Democratici” dell'ex presidente Kwasniewski con il 15-20%. Le altre numerose formazioni, che si contendono i 460 seggi della Dieta, rischiano di non superare la barriera del 5% per avere una propria rappresentanza in Parlamento. 30 milioni circa sono gli elettori, 6188 i candidati. Tradizionalmente l’affluenza alle urne resta assai bassa, mai oltre il 50% degli aventi diritto. Alle 20:00 la televisione di Stato fornirà i primi exit polls. L’Unione europea e la Russia guardano con interesse alla consultazione. Bruxelles spera in un’Esecutivo più europeista. La Polonia, dopo tutto, riceverà oltre 67 miliardi di euro entro il 2013. Mosca, invece, è irritata dal veto di Varsavia al rinnovo del decennale Trattato di partenariato strategico con l’UE in scadenza a dicembre. Stando ad alcuni analisti, solo un ampio accordo tra i partiti potrà dare stabilità al Paese, che vive oggi un lungo boom economico.

    - La giunta militare che guida l’ex Birmania ha revocato il coprifuoco entrato in vigore il 26 settembre per lo scoppio delle proteste di piazza, successivamente represse nel sangue. Il provvedimento coincide con l’inasprimento delle sanzioni statunitensi, annunciato ieri dal presidente, George W. Bush, il quale ha comunque minimizzato la mossa della giunta militare di Yangoon, definendola “cosmetica” e finalizzata ad allentare le restrizioni imposte dalla comunità internazionale.

    - Con l’elezione del Comitato centrale si è concluso oggi il diciassettesimo congresso del Partito Comunista cinese. Le nuove nomine sanciscono la definitiva promozione ai vertici dell’emergente classe dirigente di cinquantenni e la conseguente esclusione dall’organo centrale del partito del vicepresidente Zeng Qinghong e di altri importanti esponenti della vecchia generazione. Tra i nuovi membri del Comitato su tutti spiccano Li Keqiang di 52 anni, e Xi Jinping, di 54, considerati possibili successori del presidente della Repubblica Hu Jintao, che è stato confermato segretario generale e che resterà in carica per altri cinque anni.

    - Il Fronte nazionale per la liberazione dell'Ogaden – regione dell’Etiopia al confine con la Somalia teatro da anni di una guerriglia indipendentista - ha diffuso un comunicato in cui annuncia di avere ucciso 140 soldati governativi etiopici. Il duro attacco dei separatisti sarebbe avvenuto ieri in occasione della visita nell'Ogaden di un'alta personalità etiopica. Nella nota si legge poi che l’operazione rappresenta una risposta alle continue vessazioni cui sono sottoposti gli abitanti della regione.  - Il comunicato finale emesso al termine del vertice del G7 di New York presenta i due punti chiave delle prossime politiche economiche del gruppo: evitare misure protezionistiche in risposta alla previsioni di rallentamento della crescita mondiale e richiamare la Cina affinché aumenti il valore dello yuan. Gli esponenti dei sette Paesi più industrializzati prevedono infatti che le recenti turbolenze finanziarie, gli elevati prezzi petroliferi e la debolezza nel settore immobiliare statunitense incideranno negativamente sulla crescita dell'economia mondiale.

    - In Nigeria tre cittadini stranieri sono stati sequestrati dopo un conflitto a fuoco durato diverse ore. Si tratta di un russo, un croato e di un uomo che potrebbe essere statunitense o britannico, dipendenti della compagnia petrolifera Shell. Al momento del sequestro i tre si trovavano su una stazione di pompaggio a Ea, chiusa da 20 mesi proprio per i rapimenti precedenti. Al momento non sono ancora pervenute rivendicazioni o richieste ufficiali, ma si segnala che nella zona sono ancora attivi i guerriglieri del “Mend”, il Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger, che da diversi anni a questa parte conducono numerosi attacchi contro gli impianti petroliferi gestiti dalle multinazionali straniere.

    - Aumenta la fibrillazione intorno al Governo Prodi dopo la manifestazione della sinistra radicale contro la legge Biagi, che l’Esecutivo di centrosinistra ha sostanzialmente confermato con il recente accordo sul welfare firmato assieme alle parti sociali. Per gli organizzatori, l’iniziativa di ieri non era contro il Governo, ma per l’opposizione sono ormai definitivamente esplose le contraddizioni nella maggioranza.  Servizio di Giampiero Guadagni:

     
    Come spesso accade le questioni politiche hanno più spazio delle questioni di merito. Ieri, a distanza di quattro anni dalla sua entrata in vigore, ci sono state due iniziative sulla legge Biagi che ha riformato il mercato del lavoro. C’è stata la manifestazione organizzata da Rifondazione comunista e Comunisti italiani, che ha portato quasi un milione di persone in piazza non contro il Governo - assicurano - ma per dire che quella legge va abolita perché ha introdotto forme inaccettabili di precarietà. C’è stato poi il convegno trasversale promosso da chi invece afferma che la riforma Biagi ha creato milioni di posti di lavoro, la maggior parte a tempo indeterminato, e che semmai occorrono ancora più tutele per l’occupazione flessibile. A questa iniziativa hanno peraltro partecipato i leader di Cisl e Uil. Non c’era la Cgil, assente comunque anche a Piazza San Giovanni, con l’eccezione dei metalmeccanici della Fiom, quelli che hanno detto di no  anche all’accordo di luglio. Ma, appunto, è la politica a farla da padrona. E così Rifondazione comunista e Comunisti italiani affermano che la manifestazione di ieri rappresenta le primarie della sinistra, una settimana dopo quelle del Partito Democratico. Una accelerazione, insomma, in vista della nascita della cosiddetta Cosa Rossa, distinta dal Pd e stimolo per il Governo Prodi. Il premier è più forte se ascolta questo popolo, ha detto il leader di Rifondazione Giordano. L’ho sempre ascoltato, ha risposto Prodi. Convinto anche di poter gestire il profondo malcontento che arriva dai centristi della coalizione, a partire dal  ministro della Giustizia Mastella. Che vede quasi inevitabili le elezioni a primavera. Per il centrodestra la piazza di ieri ha dato la spallata a Prodi. Berlusconi è certo che il Governo cadrà assai presto sulla Finanziaria. Il primo banco di prova potrebbe arrivare nei prossimi giorni, quando il Senato voterà il decreto fiscale che dovrebbe contenere la proposta degli ulivisti Bordon e Manzione sulla riduzione del numero dei ministri. Un'iniziativa che ha l’appoggio dell’opposizione e che Prodi considera lesiva delle sue prerogative. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     

     Da domenica 28 ottobre il Radiogiornale della sera in lingua italiana, andrà in onda alle ore 19.30 sulle onde medie di 585 e 1.530 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. La trasmissione andrà in replica alle ore 21.00 e 23.00.
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 294
     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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