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SOMMARIO del 19/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Solidarietà, difesa della vita e della famiglia, il dramma del precariato: i temi al centro del messaggio del Papa alla Settimana Sociale dei cattolici italiani
  • Nella famiglia come nel sacerdozio, bisogna testimoniare con credibilità la propria fede in Cristo: l’esortazione del Papa nell’udienza ai vescovi del Congo, in visita ad Limina
  • Benedetto XVI ha ricevuto il presidente della Tanzania, Kikwete: cristiani e musulmani collaborino per la pace in Africa
  • Rafforzare il cammino verso l'unità della fede per sanare le ferite della memoria: lo ha detto il Papa alla delegazione dei Mennoniti, comunità protestante anabattista
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Salito ad almeno 139 morti il bilancio dell’attentato di ieri sera in Pakistan contro l’ex premier Benazir Bhutto
  • A Verona, Benedetto XVI ci ha esortato ad allargare la ragione: il commento del vescovo Fisichella, nel primo anniversario del IV Convegno nazionale della Chiesa italiana
  • Accordo a Lisbona sul Trattato europeo. Il commento di mons.Treanor
  • Inaugurata in Vaticano la Mostra "Apocalisse. L'ultima Rivelazione"
  • Conclusa la decima edizione del "Religion Today Filmfestival". Intervista con il regista Zanussi
  • Chiesa e Società

  • Sacerdoti rapiti in Iraq. Mons. Casmoussa: il governo è "indifferente"
  • Appello del patriarca Sfeir ai politici maroniti: senza un accordo, i cristiani in Libano saranno emarginati
  • Mons. Diarmuid Martin commemora all’ONU i 40 anni della “Populorum progressio”
  • La diocesi di Pyongyang compie 80 anni. L'auspicio della Chiesa coreana di rivitalizzare la comunità cattolica a nord del 38.mo parallelo
  • In Mali, approvato un progetto di legge per abolire la pena di morte
  • Il Fondo monetario internazionale annuncia una crescita economica considerevole per i Paesi dell’Africa sub-sahariana
  • Francia: ritirato dalla legge sull’immigrazione l'emendamento sul diritto agli alloggi di emergenza per gli immigrati irregolari
  • Al via, domani in Spagna, l'Anno Claretiano, nel bicentenario della nascita del fondatore dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria
  • A Brescia, convegno sul “Beato Carlo d‘Austria - Un cuore per la nuova Europa”
  • GMG di Sydney 2008: aperte le iscrizioni al Vocations Expo
  • La Caritas di Roma e "Viva la vita" unite contro la sclerosi laterale amiotrofica
  • Cina: sport e giochi in abiti religiosi per le suore della diocesi di Liaoning
  • USA: prima Bibbia stampata su carta riciclata
  • Tra glamour e cultura, prende il via la Festa del Cinema di Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iraq: il governo del Kurdistan pronto a reagire se ci saranno attacchi da parte delle forze turche
  • Il Papa e la Santa Sede



    Solidarietà, difesa della vita e della famiglia, il dramma del precariato: i temi al centro del messaggio del Papa alla Settimana Sociale dei cattolici italiani

    ◊   Un forte appello ai laici cattolici perché si impegnino "con generosità e coraggio" nella costruzione di una società giusta e solidale: lo ha lanciato Benedetto XVI nel suo messaggio per la 45.ma Settimana Sociale dei cattolici italiani apertasi ieri a Pistoia nel centenario dell’iniziativa. Al centro dei lavori il tema del bene comune. Il Papa indica le emergenze del nostro tempo: la difesa della vita e della famiglia, la tutela del lavoro con la denuncia del dramma del precariato. Il servizio di Sergio Centofanti.


    Il Papa sottolinea i rischi di “un uso generico e talvolta improprio del termine bene comune” che – afferma – “non consiste nella semplice somma dei beni particolari” ma è “di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo”. Così – rileva il Pontefice – “in passato, e ancor più oggi in tempo di globalizzazione, il bene comune va … considerato e promosso anche nel contesto delle relazioni internazionali” nella consapevolezza che “il bene di ciascuna persona risulta naturalmente interconnesso con il bene dell’intera umanità”.

     
    Si tratta di assumere il sistema dell’interdipendenza “come categoria morale” e la solidarietà “come atteggiamento morale e sociale”. La solidarietà – leggiamo nel messaggio - “non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti”.

     
    Benedetto XVI evidenzia quindi le “emergenze etiche e sociali” che sono “in grado di minare la … stabilità e di compromettere seriamente il … futuro” della società del nostro tempo. “Particolarmente attuale – sottolinea - è la questione antropologica, che abbraccia il rispetto della vita umana e l’attenzione da prestare alle esigenze della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”. Il Papa ribadisce ancora una volta che “non si tratta di valori e principi solo ‘cattolici’, ma di valori umani comuni da difendere e tutelare, come la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato”. Ci sono poi i problemi relativi al lavoro in rapporto alla famiglia e ai giovani: “Quando la precarietà del lavoro non permette ai giovani di costruire una loro famiglia – scrive - lo sviluppo autentico e completo della società risulta seriamente compromesso”.
    Occorre reagire a queste sfide – esorta Benedetto XVI - “non con un rinunciatario ripiegamento su se stessi, ma, al contrario, con un rinnovato dinamismo”.

     
    Il messaggio affronta poi la questione “dei rapporti tra religione e politica. La novità sostanziale portata da Gesù – si legge nel testo - è che Egli ha aperto il cammino verso un mondo più umano e più libero, nel pieno rispetto della distinzione e dell’autonomia che esiste tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio. La Chiesa, dunque, se da una parte riconosce di non essere un agente politico, dall’altra non può esimersi dall’interessarsi del bene dell’intera comunità civile, in cui vive ed opera, e ad essa offre il suo peculiare contributo formando nelle classi politiche e imprenditoriali un genuino spirito di verità e di onestà, volto alla ricerca del bene comune e non del profitto personale”. L'azione della Chiesa è volta quindi a risvegliare quelle “forze morali, senza le quali non vengono costruite strutture giuste, né queste possono essere operative a lungo”.

     
    Il Papa ribadisce infine “che operare per un giusto ordine nella società è immediatamente compito proprio dei fedeli laici” e a questo compito i laici cattolici “debbono dedicarsi con generosità e coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo”.

     
    E alla 45 esima Settimana Sociale dei cattolici ieri è intervenuto anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, l’arcivescovo Angelo Bagnasco, che ha rimarcato la necessità per i cattolici di perseguire il bene, impegnandosi direttamente nella vita sociale. Da mons. Bagnasco inoltre un netto no all'eutanasia anche in forma indiretta. Stamani i lavori da Pistoia si sono trasferiti a Pisa. Il servizio del nostro inviato Alessandro Guarasci.

     
    Mille delegati in rappresentanza di 65 diocesi. Qui a Pisa i cattolici arrivati per la Settimana Sociale si confrontano sulle sfide del presente e del futuro. Mons. Bagnasco ha affermato che “nel diretto impegno politico i laici sono chiamati a spendersi in prima persona attraverso l'esercizio delle competenze e contestualmente in ascolto del Magistero della Chiesa”. Ed è chiaro, ribadisce ancora mons. Angelo Bagnasco, che la vita, la famiglia fondata sul matrimonio e la libertà sono tra i “valori non negoziabili”. Un caso concreto è la sentenza della Cassazione su Eluana Englaro:

     
    “La difesa della vita, la promozione della vita contro ogni aggressione sotto forma di eutanasia palese o camuffata è assolutamente inaccettabile, non solo dal punto di vista di noi cristiani in quanto credenti, ma innanzitutto di persone e cittadini che pensano alla persona umana e al Paese e alla società in termini di razionalità aperta”.
     
    La stabilità economica e lavorativa è un aspetto fondamentale per formare una famiglia, come ha scritto ieri il Papa. Ancora mons. Bagnasco:

     
    “Questo contesto per una progettazione corretta e possibile della persona, di ogni persona, certamente include anche la dimensione del lavoro stabile, sicuro, dignitoso, secondo la dignità della persona e secondo le capacità di ciascuno. Senza questo elemento è difficile parlare di bene comune che include il bene di tutti ma a partire da quello di ciascuno”.
     
    Le emergenze sociali stanno mutando. Non bastano solo politiche di ridistribuzione del reddito, ma a queste vanno aggiunte politiche di sostegno ai ceti più poveri. L’economista Stefano Zamagni:
     
    “La povertà di oggi è diversa dalla povertà di ieri, non è la povertà di chi non ha i soldi per mangiare, ma di chi non è in grado di costruirsi un progetto di vita adeguato alla situazione. Ecco perché da questo autorevole invito del Santo Padre può derivare, a mio avviso, un impulso nuovo a pensare il nuovo Welfare”.
     
    Dunque, il bene comune per costruire una società più equa. In questo senso, “il contributo dei cattolici – ha detto il vescovo di Pisa Alessandro Plotti - viene da lontano. Da quel Vangelo dell’Amore che ha fatto di Gesù Cristo l’unico Bene per l’umanità”.
     
    E’ stato pressoché unanime il plauso delle forze politiche e sociali alle parole del Papa sulla questione della precarietà del lavoro. In proposito Luca Collodi ha raccolto i commenti di Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della FIOM, il sindacato degli operai metalmeccanici della CGIL, e di Antonio Maria Baggio, docente di etica politica alla Pontificia Università Gregoriana. Ascoltiamo la riflessione di Giorgio Cremaschi sulle parole del Papa:

     
    R. - Sì, sono d’accordo e soprattutto sono d’accordo con il fatto che si amplia il problema della precarietà dal terreno puramente economico, contrattuale, al terreno morale, civile, perché questa è la questione di fondo. La precarietà è un modello di organizzazione del lavoro che distrugge il senso di sé delle persone, distrugge la dignità delle persone. Se le persone vivono in una situazione di incertezza permanente e quindi il lavoro non è più una base da cui partire per affermare dignità e diritti, il lavoro diventa un obiettivo, non il punto di partenza ma il punto di arrivo. La precarietà produce praticamente la distruzione dei diritti del lavoro, perché è chiaro che il lavoratore ricattato sul terreno della precarietà è un lavoratore che accetta quello che se fosse più sicuro non accetterebbe. Questo cambia anche il senso dei diritti, della dignità delle persone. Se le giovani generazioni sono educate a obbedire per paura di perdere il posto di lavoro, a non rivendicare quello che gli spetta per paura di perdere il posto di lavoro, questo cambia il senso dei diritti, cambia proprio il senso della società. Poi c’è un altro effetto: il rischio della soppressione della riproduzione biologica, perchè quando si perde il senso del futuro si perde anche il senso della riproduzione di se stessi.

     
    D. - Prof. Baggio, sul tema del lavoro sono tutti d’accordo. Nessuno ha accusato il Papa d’ingerenza. Quando però il Pontefice lancia appelli in difesa della vita e della famiglia si parla d’invasione di campo da parte della Chiesa…

     
    R. – E sì, è un vizio antico quello di cercare di prendere dai discorsi di una personalità autorevole come quella del Papa ciò che appartiene alla convinzione dell’uno o dell’altro. Il Papa, in realtà, presenta una antropologia completa ed una visione dell’uomo che lo rispetta in tutti i suoi aspetti. E questo soprattutto in virtù di una ragione – come dire – purificata ed equilibrata, che sa vedere la verità delle cose. Un richiamo del Papa, che forse non è stato sottolineato a sufficienza dai comunicatori, è che uno dei ruoli importanti della Chiesa è quello di contribuire alla purificazione della ragione e al risveglio delle forze morali. Se c’è allora veramente questo sguardo puro si vede la verità dell’uomo non soltanto quando si afferma il diritto ad avere un lavoro stabile - è la grande tradizione dell’Occidente, la persona che deve realizzarsi in base ad una professione, ad una scelta di vita e questo richiede una certa stabilità – ma anche quando si afferma il diritto alla vita, la personalità dell’embrione. Queste sono cose che si possono vedere se si hanno gli occhi puri.

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    Nella famiglia come nel sacerdozio, bisogna testimoniare con credibilità la propria fede in Cristo: l’esortazione del Papa nell’udienza ai vescovi del Congo, in visita ad Limina

    ◊   Riscoprire la ricchezza del Vangelo, testimoniando la fede in Cristo con un comportamento irreprensibile: è la viva esortazione del Papa nel discorso ai presuli della Repubblica del Congo, noto come Congo-Brazzaville, ricevuti stamani in Vaticano, in occasione della visita ad Limina. Un ampio discorso, quello di Benedetto XVI, che ha affrontato tutti i temi forti per la Chiesa congolese, dalla riconciliazione nazionale alla formazione dei sacerdoti, dall’impegno dei cristiani nella società civile ancora alla promozione dei valori famigliari. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    I cristiani del Congo “aprano cammini di riconciliazione, affinché le differenze etniche e sociali, vissute nel rispetto e nell’amore reciproco, divengano una ricchezza comune e non un motivo di divisione”: è l’esortazione di Benedetto XVI, che nel suo discorso ha invitato i presuli congolesi, assieme ai sacerdoti e ai laici, a proseguire senza sosta nell’impegno di promozione della giustizia e della pace. Si è, quindi, soffermato sul “dinamismo missionario”, dimensione “primordiale” della Chiesa:

     
    Pour évangéliser en vérité et en profondeur, il faut devenir …
     
    Per “evangelizzare in verità e profondità”, è stato il suo richiamo, “bisogna diventare testimoni sempre più fedeli e credibili di Cristo”. Responsabilità, ha detto, che spetta soprattutto ai vescovi, i quali devono preoccuparsi dell’annuncio del Vangelo, cercando di tessere dei legami sempre più fraterni tra di loro. Ha così auspicato lo sviluppo di comunità ecclesiali vive per rendere efficace l’azione pastorale. Queste comunità, ha spiegato, devono essere luoghi concreti di annuncio del Vangelo e di esercizio della carità, soprattutto verso i più poveri. In questo modo, ha proseguito, “si mette in opera una pastorale di prossimità”, che “costituisce anche un saldo baluardo contro le sette”. Quindi, ha ribadito l’importanza della “formazione cristiana iniziale e permanente”.

     
    Ainsi, ils découvriront la richesse de leur vocation baptismale…
     
    In tal modo, ha proseguito, i fedeli “scopriranno la ricchezza della loro vocazione battesimale” e il valore dell’impegno cristiano “secondo principi etici” in vista di una “presenza sempre più attiva nella società”. Il Papa non ha mancato di rivolgere il suo pensiero ai sacerdoti del Congo, esortandoli a vivere in comunione con i vescovi e a condurre un’esistenza sempre “più degna e più santa, fondata su una vita spirituale profonda”. Ed ha ribadito l’importanza di “una maturità affettiva vissuta nel celibato, attraverso il quale, offrono, con la grazia dello Spirito e la libera adesione della loro volontà, la totalità del proprio amore e della loro sollecitudine verso Cristo e la Chiesa”. Si è così congratulato con l’episcopato congolese per la scelta di sviluppare una riflessione approfondita sul ministero sacerdotale per proporre ai seminaristi un’esistenza di preti diocesani “radicata in una vita spirituale forte” e fondata sull’amore per la missione e ancora su una vita conforme agli impegni insiti nell’Ordinazione.

     
    C’est par l’enseignement et par le comportement qu’il faut…
     
    “E’ attraverso l’insegnamento e il comportamento – ha detto il Papa – che bisogna testimoniare la fede in modo irreprensibile”. Benedetto XVI ha quindi rivolto il pensiero alla famiglia, constatando che l’abbassamento sensibile del numero di matrimoni religiosi, in Congo, rappresenta una sfida urgente all’istituto famigliare. La legislazione civile, la fragilità della struttura famigliare, ma anche il peso di certe pratiche tradizionali come la dote, ha rilevato, “sono un freno reale” all’impegno dei giovani a sposarsi. E’ importante, ha detto il Papa, aiutare le coppie ad acquisire la “maturità umana e spirituale necessaria per assumere in modo responsabile la propria missione di sposi e di genitori cristiani”. Così facendo, ha concluso, comprenderanno che “il loro amore è unico e indissolubile e che il loro matrimonio contribuisce alla piena realizzazione della loro vocazione umana e cristiana”.

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    Benedetto XVI ha ricevuto il presidente della Tanzania, Kikwete: cristiani e musulmani collaborino per la pace in Africa

    ◊   La delicata situazione nella zona africana dei Grandi Laghi, l'impegno della Chiesa per lo sviluppo sociale e la coesistenza fra le varie religioni, in particolare tra cristiani e musulmani, sono stati i temi che hanno caratterizzato, questa mattina, l'incontro in Vaticano tra Benedetto XVI e il presidente della Tanzania, Jakaya Mrisho Kikwete. Il capo di Stato africano ha poi avuto un altro colloquio con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, alla presenza - fra gli altri - dell'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

    "Nel corso dei colloqui - si legge nel comunicato della Sala Stampa vaticana - dopo aver ricordato il ruolo che da anni la Tanzania svolge per la pacificazione della Regione dei Grandi Laghi, ci si è soffermati sui rapporti fra Stato e Chiesa, sempre improntati a mutuo rispetto e stima, e sul contributo dei cattolici al progresso del popolo tanzaniano specialmente nel campo dell’educazione, della sanità e di altre opere sociali". Inoltre, prosegue la nota, "sono stati toccati altri temi di interesse comune, come l’importanza di una pacifica coesistenza e collaborazione fra i credenti di tutte le religioni, in particolare fra cristiani e musulmani. Da parte della Santa Sede - conclude il comunicato - è stato ribadito l’impegno della Chiesa Cattolica e delle sue istituzioni a operare per uno sviluppo integrale ed armonico di tutto il popolo tanzaniano". (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Rafforzare il cammino verso l'unità della fede per sanare le ferite della memoria: lo ha detto il Papa alla delegazione dei Mennoniti, comunità protestante anabattista

    ◊   E’ della “massima importanza” la ricerca della reciproca unità, a partire dalla comune condivisione del valore della pace, che ha la sua radice in Cristo e che porta a guarire le ferite della memoria. E’ il pensiero centrale con il quale Benedetto XVI ha ricevuto stamattina in udienza la delegazione della Conferenza mondiale dei mennoniti, comunità cristiana protestante di tradizione anabattista, guidata dalla presidente di turno, la dott.ssa Nancy Heisey. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Erano ad Assisi nello storico, primo incontro interconfessionale e interreligioso del 1986 e poi del gennaio 2002, dopo la tragedia statunitense dell’11 settembre, a pregare per la pace. E la pace - considerata nella sua accezione più ampia e radicale, fino al rifiuto estremo di ogni forma di violenza - è il tratto distintivo che caratterizza la comunità dei mennoniti, espressione delle Chiese riformate, fondata da Menno Simonsz, sacerdote del sedicesimo secolo, che si oppose alla Chiesa di Roma rifiutandone l'autorità del magistero e in particolare rifiutando l’amministrazione del Battesimo ai bambini, in quanto scelta ritenuta possibile solo agli adulti.

     
    Benedetto XVI ha accolto i membri della delegazione protestante ricordando il cammino comune che mennoniti e cattolici hanno intrapreso ufficialmente dal 1998 e che ha portato, quattro anni fa, alla pubblicazione di un Rapporto intitolato “Chiamati insieme ad essere operatori di pace”:

     
    “I mennoniti sono ben noti per la loro forte testimonianza cristiana per la pace in nome del Vangelo, e qui, nonostante secoli di divisioni, il Rapporto sul dialogo 'Chiamati insieme ad essere operatori di pace' ha dimostrato che abbiamo molte convinzioni in comune. Entrambi sottolineiamo che il nostro lavoro per la pace è radicato in Gesù Cristo, che è la nostra pace (...) Entrambi comprendiamo che la riconciliazione, la non violenza, e la pacificazione attiva appartengono al cuore del Vangelo. La nostra continua ricerca per l'unità dei discepoli del Signore è della massima importanza”.

     
    La nostra testimonianza, ha proseguito Benedetto XVI, “resterà compromessa fintanto che il mondo veda le nostre divisioni”. Auspicando, viceversa, che la visita a Roma della Conferenza mondiale mennonita costituisca “un altro passo in avanti verso la mutua comprensione e riconciliazione”, il Papa ha apprezzato particolarmente lo sforzo della comunità anabattista di promuovere un riavvicinamento con la Chiesa cattolica, che guarisca la memoria dalle antiche divisioni:

     
    “Dal momento che è Cristo stesso che ci invita a cercare l'unità dei cristiani, è del tutto giusto e opportuno che mennoniti e cattolici abbiano intavolato un dialogo al fine di comprendere le ragioni del conflitto sorto tra noi nel XVI secolo. Capire è fare il primo passo verso la guarigione delle memorie”.

     
    Come ha ricordato Benedetto XVI, la prima fase del dialogo internazionale cattolico-mennonita si è svolta dal '98 al 2003. A seguirla sin dal suo inizio, in seno al Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, è stato mons. John Radano. Giovanni Peduto lo ha intervistato, chiedendogli qualche cenno storico e i punti salienti che caratterizzano la spiritualità della comunità anabattista:

    R. - I mennoniti sono un gruppo di protestanti che ha avuto origine al tempo della Riforma, ma con modalità certamente più radicali rispetto, ad esempio, a Lutero. Dal loro punto di vista è necessaria, per esempio, una divisione totale tra Chiesta e Stato. A questo riguardo, c’è una grande differenza tra i mennoniti ed altri gruppi nati dalla Riforma.

     
    D. - Dove sono diffusi?

     
    R. - I mennoniti sono presenti negli Stati Uniti, in Canada, in America Latina (Paraguay e Colombia), in Asia (in Indonesia) e in Africa (in Etiopia, in Zimbabwe), ma anche in Europa (in Germania, in Francia). C’è una Conferenza mondiale di mennoniti, composta da circa un milione e 500 mila persone. Può sembrare relativamente piccola, ma sono presenti in molti Paesi del mondo.

     
    D. - Lo specifico del loro credo religioso: in cosa si distinguono, ad esempio, dagli altri protestanti?

     
    R. - L’enfasi viene posta sulla pace, poiché la pace è vista come una responsabilità diretta del Vangelo di Cristo e dunque promossa in modo molto radicale: la violenza, ad esempio, non è assolutamente ammissibile e questa è una cosa molto molto importante per i mennoniti.

     
    D. - Mons. Radano, quando è iniziato il dialogo tra la Chiesa cattolica ed i mennoniti e quali risultati si sono avuti finora?

     
    R. - Abbiamo cominciato a parlare dell’eventualità di un dialogo nel 1992. Il dialogo vero e proprio è però cominciato nel 1998. Dopo 5 anni di incontri periodici abbiamo pubblicato un Rapporto “Chiamati insieme ad essere operatori di pace”. Questo Rapporto è suddiviso in tre capitoli: il primo riguarda la storia, a partire dal periodo della Riforma, le relazioni ed i successivi conflitti tra mennoniti e cattolici; il secondo capitolo è dedicato, invece, alla teologia e quindi si affronta il tema della Chiesa, del Battesimo, dell’Eucaristia e, infine la teologia della pace; il terzo capitolo affronta il tema delle “guarigioni della memoria”, poiché sono stati tanti i conflitti fin dal tempo della Riforma e si è quindi cercato di comprendere cosa sia possibile fare per arrivare ad una “guarigione della memoria”.

     
    D. - Mons. Radano, lei si è occupato sempre del dialogo con i mennoniti in seno al Pontificio Consiglio: a suo parere sono bene disposti al dialogo? Che impressione ha?

     
    R. - Sì, molto ben disposti al dialogo. La delegazione della Conferenza mondiale dei mennoniti viene a Roma proprio per continuare questo processo di guarigione della memoria, per continuare a costruire nuove relazioni. Questo è esattamente lo scopo della loro presenza a Roma in questi giorni.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Stamani il Santo Padre ha ricevuto anche il cardinale Ricardo María Carles Gordó, arcivescovo emerito di Barcellona. Questo pomeriggio riceverà il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Il Papa ha nominato consultore della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede mons. Franco Croci, vescovo tit. di Potenza Picena.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - L'udienza del Papa alla Conferenza Episcopale della Repubblica del Congo: le differenze etniche e sociali - ha esortato il Santo Padre - divengano una ricchezza comune e non un motivo di divisione.

    Servizio estero - In evidenza il Pakistan: nel sangue il ritorno, dopo otto anni di esilio, dell'ex Premier Benazir Bhutto.

    Servizio culturale - Un articolo di Maurizio Sannibale dal titolo "Nelle figurazioni delle anfore funerarie il viatico verso l'incognita realtà ultramondana": a Tolle di Chianciano Terme la più grande necropoli orientalizzante e arcaica dell'Etruria settentrionale interna.
     Servizio italiano - In rilievo il tema del welfare.

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    Oggi in Primo Piano



    Salito ad almeno 139 morti il bilancio dell’attentato di ieri sera in Pakistan contro l’ex premier Benazir Bhutto

    ◊   L’attentato suicida di ieri sera a Karachi, in Pakistan, non sembra aver intimorito Benazir Bhutto, che ha confermato di voler rimanere in patria, per presentarsi alle elezioni parlamentari del prossimo gennaio. L’ex premier, rientrata in Pakistan ieri dopo 8 anni di esilio volontario e rimasta illesa, ritiene responsabili dell’azione terroristica i sostenitori del defunto dittatore del Pakistan, il generale Muhammad Zia-ul-Haq. Intanto, il bilancio del terribile attacco kamikaze continua a crescere: sono almeno 139 i morti ed oltre 500 i feriti. Il presidente Musharraf, che questa mattina ha espresso il suo cordoglio alla signora Bhutto, ha parlato di “un complotto contro la democrazia” ed ha esortato alla calma i pakistani, promettendo di fare il possibile per punire i responsabili, che restano per il momento sconosciuti. Unanime è stata la condanna internazionale: “Nessuna causa politica può giustificare l’assassinio di innocenti”, ha dichiarato il dipartimento di Stato americano. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha definito l’attacco di Karachi un “crimine scellerato, una nuova, tragica conferma della necessità di unire gli sforzi della comunità internazionale” contro il terrorismo. Un attentato terribile, dunque, che può ulteriormente destabilizzare il Paese asiatico. Quali saranno, a questo punto, le ricadute politiche? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Elisa Giunchi, docente di Storia ed istituzioni dei Paesi islamici, presso l’Università Statale di Milano:


    R. – Il coraggio che ha manifestato la Bhutto ritornando in patria, l’accoglienza che ha ricevuto ed anche il fatto che vi sia stato un attentato accresceranno, in un certo senso, il carisma di cui gode l’ex premier, che sta coagulando intorno a sé una larga fetta di dissenso che esiste nel Paese nei confronti di Musharraf, ma anche del modo in cui il potere è stato gestito in questi anni. Tuttavia, è difficile fare previsioni, perché gran parte delle persone che sono favorevoli alla Bhutto non sono in realtà propensi ad un compromesso politico con Musharraf. Questi non può che tentare di avvicinarsi alla Bhutto e di arrivare ad una qualche forma di "modus vivendi". Questa tra l’altro è anche la direzione imposta dagli Stati Uniti e l’unica possibilità per il generale di recuperare il proprio consenso, che è ai minimi storici. Si tratta, però, di una alleanza molto difficile, anche perché il "Pakistan People’s Party" guidato dalla Bhutto ha una larga fetta di sostenitori che non sono favorevoli all’ipotesi del compromesso con il generale.

     
    D. – Possiamo considerare l’era Musharraf definitivamente tramontata?

     
    R. – Direi assolutamente di no, perché questo giudizio sarebbe del tutto affrettato. E questo perché anzitutto qualsiasi cosa accada, anche se Musharraf rinuncerà veramente – come ha promesso – alla divisa ed anche se il ruolo del primo ministro andrà nelle mani della Bhutto, dopo le prossime elezioni che dovrebbero tenersi a gennaio, in ogni caso l’esercito – per il potere che ha assunto in questi decenni – non potrà che governare dietro la scena. In particolare continuerà a controllare alcuni settori, tra i quali quelli della politica estera e del nucleare. Dalle scelte sul nucleare e sulla politica estera dipendono anche tanti aspetti di politica interna. Al massimo vi sarà, quindi, una situazione di condivisione dei poteri, anche se magari questa non sarà evidente da osservatori esterni. Non dobbiamo aspettarci, quindi, che Musharraf, e con lui l’esercito, perda completamente il potere politico e che vi sia una processo di reale democratizzazione in tempi brevi del Paese. Del resto, basti pensare gli anni Novanta e vedere quale sia stata la politica della Bhutto, che anche allora aveva promesso apertura, emancipazione femminile e miglioramento socio-economico, per vedere la realtà dei fatti. La Bhutto ha sempre portato avanti una politica di "realpolitik" e ha avuto comunque anche le mani legate dallo strapotere dell’esercito.

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    A Verona, Benedetto XVI ci ha esortato ad allargare la ragione: il commento del vescovo Fisichella, nel primo anniversario del IV Convegno nazionale della Chiesa italiana

    ◊   E’ indispensabile “dare alla testimonianza cristiana contenuti concreti e praticabili”, esaminando come essa “possa attuarsi e svilupparsi in ciascuno di quei grandi ambiti nei quali si articola l'esperienza umana”. E’ la sfida che Benedetto XVI ha lanciato alla Chiesa italiana - esattamente un anno fa - nel discorso al Convegno ecclesiale di Verona, incentrato sul tema “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”. Per un bilancio dell’evento di Verona, nel primo anniversario dell’intervento del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense:


    R. – Credo sia stato un evento che porta ancora tanta vitalità nelle nostre Chiese particolari. Io credo che Verona – come ha detto il Papa – abbia permesso di allargare la ragione e quindi di vedere quante ragioni possiamo portare nel dibattito pubblico del nostro Paese, con quanti desiderano confrontarsi anche con noi o perlomeno conoscere le nostre argomentazioni. Oggi, ad un anno di distanza, abbiamo la possibilità di esprimere un ulteriore segno di tutto questo, cioè la capacità di un impegno sociale nella Chiesa che ancora una volta è sempre e soltanto rivolto al bene di tutti e alla dignità di ogni persona.

     
    D. – Al Congresso ecclesiale di Verona, il Papa ha invitato la Chiesa italiana a rendere visibile quel grande “sì” che in Gesù Cristo, Dio ha detto all’uomo e alla sua vita. Come convincere quanti oggi sostengono che la Chiesa proponga una serie di “no” piuttosto che un grande e profondo “sì”?

     
    R. – Credo che tante volte non si voglia conoscere quello che di fatto proponiamo. Nel momento in cui la fede e la ragione sono se stesse, rappresentano un messaggio altamente positivo. Nel momento in cui siamo presenti nel dibattito pubblico con la nostra identità, senza annacquarla, senza volerla nascondere, è evidente che portiamo un messaggio d’amore. Ma quando si capisce questo messaggio? Quando questo messaggio è veramente forte, allora si comprende che è un grande “sì” che viene detto. Ma l’amore – lo sappiamo tutti – l’amore comporta una grande dedizione verso la persona amata: per potere dire un grande “sì”, è necessario credere che questo “sì” sia fattibile. Quando questo “sì” è dato all’amore, sono convinto che chiunque viva di questa realtà, la comprende ma sa anche di conseguenza capire che ha bisogno, per viverla intensamente, di fare anche delle rinunce.

     
    D. – In Italia, come un po’ in tutto l’Occidente, si registra la tendenza a delimitare la dimensione religiosa alla sfera privata. La Chiesa rischia l’emarginazione dal dibattito pubblico?

     
    R. – Credo che si voglia far correre questo rischio alla Chiesa in un duplice modo. Il primo modo è di creare le condizioni attraverso le quali la sua parola viene presentata come una parola non conforme al modo del progresso della scienza, del progresso della cultura, del progresso dell’umanità. E io credo che non ci sia nulla di più falso di tutto questo. Se c’è una condizione proprio del pensiero stesso, insito nel cristianesimo, questo è proprio quello di andare incontro alle culture e di consentire che le culture, il progresso, la scienza, abbiano il più possibile a sviluppare quei principi, quei segni di verità che portano dentro di sé. Però, credo che ci sia anche un altro pericolo, ed è quello – da parte nostra – di non avere la forte convinzione della verità che professiamo. Nel momento in cui noi stessi inseriamo il dubbio, evidentemente siamo portati anche ad annacquare il nostro impegno nel mondo.

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    Accordo a Lisbona sul Trattato europeo. Il commento di mons.Treanor

    ◊   Al Consiglio Europeo, riunito a Lisbona, è stato raggiunto, nella notte, l’accordo sul nuovo Trattato: sono stati dunque appianati i dissensi sulla nuova ridistribuzione dei seggi al Parlamento ed è stata approvata la dichiarazione sulla cosiddetta clausola di Ioannina, che permette ad una minoranza di Stati di rinviare, per un certo periodo, una decisione nel Consiglio. Commentando l’intesa sul Trattato europeo, che verrà firmato il prossimo 13 dicembre a Lisbona, il presidente di turno del Consiglio, il premier portoghese José Socrates, ha dichiarato che “ora l’Europa è più forte”. Il servizio di Riccardo Carucci:


    Il vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea ha approvato, la notte scorsa, il nuovo Trattato che stabilisce il futuro quadro istituzionale dell’UE. E’ stata una vittoria per la presidenza portoghese e il Portogallo sarà premiato ospitando il 13 dicembre un vertice straordinario per la firma di questo massiccio e complesso documento già definito il Trattato di Lisbona. L’Italia, che nel futuro assetto del Parlamento europeo avrebbe avuto solo 72 deputati, uno in meno della Gran Bretagna e due in meno della Francia, ha ottenuto un deputato in più. L’Italia si colloca, così, sullo stesso piano di Londra. Anche la Polonia ha avuto soddisfazione su due richieste procedurali ma significative. Il nuovo Trattato prevede modifiche istituzionali, come la creazione di un presidente del Consiglio, che resterà in carica due anni e mezzo. Le modifiche entreranno in vigore nel 2009, mentre le nuove norme a maggioranza qualificata non entreranno in vigore prima del 2014. C’è da risolvere, poi, prima il problema della ratifica del Trattato da parte dei 27 Stati membri dell’Unione, con la tendenza generale ad evitare, dove è possibile, i referendum preferendo la via parlamentare. Il ‘no’ espresso dagli elettori francesi e olandesi, due anni fa, alla ormai defunta Costituzione Europea, brucia ancora nella memoria dei leader del Vecchio Continente. (Da Lisbona per la Radio Vaticana, Riccardo Carucci)

    Sul significato di questo accordo, ecco il commento di Charles Collins, presidente della Commissione degli episcopati della comunità europea (COMECE), mons. Noël Treanor:


    R. – Il fatto che sia stato trovato un accordo sul Trattato è certamente positivo. Dopo i lavori svolti nell’ambito della Conferenza intergovernativa e anche dopo gli anni di lavoro della Convenzione Europea, i capi di Stato e di governo sono arrivati finalmente a poter trovare un accordo. Questo è importante soprattutto per la capacità dell’Unione Europea di affrontare le sfide della buona governabilità dell’Europa, in primo luogo, e di far fronte anche alle sfide della globalizzazione. In secondo luogo, in quanto Chiesa, credo che questo articolo 15 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea offra la possibilità alle Chiese di mobilitare le proprie competenze. Quindi, offre l'opportunità di partecipare, in modo diretto, nelle consultazioni, nei dialoghi nell'ambito dell’Unione Europea. Questa disposizione è anche importante, considerando alcune preoccupazioni che si potrebbero avere per quanto riguarda la dimensione etica della politica in diversi campi, in quello della ricerca, dell’impatto della politica dell’Unione Europea sulla vita familiare e su tanti altri temi. Questo Trattato, dunque, sarà firmato il 13 dicembre e speriamo che venga ratificato prima delle elezioni dell’anno 2009.

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    Inaugurata in Vaticano la Mostra "Apocalisse. L'ultima Rivelazione"

    ◊   Oltre 100 capolavori da tutto il mondo illustrano l’ultimo testo profetico del Nuovo Testamento nella mostra “Apocalisse. L’ultima Rivelazione” inaugurata ieri in Vaticano. Organizzata dai Musei Vaticani e dal Comitato di San Floriano l’esposizione, allestita nel Salone Sistino, rimarrà aperta al pubblico fino al 7 dicembre ed è un invito a rileggere correttamente il testo scritto dall’Apostolo Giovanni. Presente all’inaugurazione il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone: il porporato ha ricordato che "l'Apocalisse non è l'inquietante annuncio di un catastrofico epilogo per il cammino dell'umanità, ma la grandiosa proclamazione del fallimento delle forze infernali e del mistero di Cristo morto e risorto come salvezza per la storia e per il cosmo". Il servizio è di Paolo Ondarza:


    (musica)
     
    “Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi”. L’evangelista Giovanni descrive così tra il 70 e il 95 d.C le visioni avute sull’isola di Patmos, nell’Egeo, dove si trovava in esilio. L’intento dell’esposizione, approdata in Vaticano dopo la fortunata tappa di Illegio nel Friuli, è quello di invitare ad una lettura corretta dell’Apocalisse, spesso travisata nel suo significato. Il curatore della mostra don Alessio Geretti:

     
    R. – E’ una mostra che vuole riaccostare i visitatori all’ultimo libro della Sacra Scrittura spesso sconosciuto o frainteso per lasciarcene affascinare grazie alla bellezza delle opere d’arte e riscoprire così che si tratta del libro della speranza e non di una narrazione tormentata di catastrofi incombenti.

     
    Nelle 11 sezioni della mostra si avvicendano illustri pagine di storia dell’arte dal IV al XX secolo. Artisti di ogni tempo e da ogni luogo suggestionati dal testo di Giovanni, il “veggente di Patmos”, come lo ha definito Benedetto XVI. Esposti codici altomedievali, antiche icone, i reliquiari di Aquileia e Acquisgrana, le pregevoli incisioni di Dürer, i dipinti di Tura, Sassoferrato, Luca Giordano. E ancora i disegni su carta con l’albero della vita di Matisse. Autentico capolavoro il san Michele di Guido Reni, un olio su seta, riflesso di quella bellezza ideale tanto ricercata dall’artista: l’arcangelo difensore del bene e del bello è vittorioso sul male. Ma la mostra non è solo arte come spiega il direttore dei Musei Vaticani, Francesco Buranelli:

     
    R. – Si tratta di un percorso sia teologico che artistico, scandito dai semplici versetti del Libro dell’Apocalisse.

     
    Il linguaggio delle immagini ben si presta ad accostare il visitatore all’Apocalisse, testo profetico spesso evitato per soggezione o timore ed è un valido aiuto per meglio superare la “vulgata catastrofista” ed abbracciare il vero senso della visione di Patmos: nella quotidiana lotta tra bene e male, il male ha le ore contate. Il giudizio divino non è più un’inquietante minaccia, ma promessa di giustizia: Dio non giudicherà secondo le apparenze, ma secondo il cuore.

     (musica)

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    Conclusa la decima edizione del "Religion Today Filmfestival". Intervista con il regista Zanussi

    ◊   Con la cerimonia di premiazione che si è tenuta ieri pomeriggio, presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, si è chiuso l’appuntamento romano del "Religion Today Filmfestival", giunto al suo decimo anno di vita. La Giuria internazionale e interconfessionale ha premiato diverse pellicole, tra le quali il film “Il sole splende su tutti egualmente”, dell’iraniano Abbas Rafei, e il documentario “Yoel, Israel e Pashkavils”, dell’israeliana Lina Chaplin. Il servizio di Luca Pellegrini:


    Avvicinare persone, popoli e religioni e porle davanti all’immagine quale esperienza di condivisione, solidarietà e dialogo. Le mete sono impegnative e affascinanti e il cinema può incarnare e proporre queste sfide perché è un mezzo globale di cultura e di comunicazione. Ne hanno intuito portata e speranze i fondatori del "Religion Today Festival" con il suo presidente, don Massimo Manservigi. Itinerante sul suolo italiano, si pone come un vero e proprio “laboratorio di convivenza” nel corso del quale pellicole provenienti dalle più diverse aree culturali e legate a diverse esperienze religiose sono inserite in un concorso in cui la giuria rappresenta in modo composito le fedi e le nazionalità del mondo, con l’intento di promuovere un patrimonio comune. Film, documentari e cortometraggi hanno anche nell’edizione di quest’anno esplorato vari punti di vista sull’esistenza e sul sacro sottesi alle diverse religioni, promuovendo opere altrimenti trascurate dal grande mercato. Affiancano il concorso, un laboratorio cinematografico - ove insieme si prega e parla di cinema - e un gruppo di studio per la promozione di un vero e proprio network di festival cinematografici, interessati alla valorizzazione e diffusione del cinema religioso. Il regista polacco Kryzstof, Zanussi, che nella sede della nostra emittente ha tenuto una relazione sul tema “Il futuro del cinema religioso”, così commenta i rapporti tra cinema e spiritualità:

     
    R. - C’è un contenuto spirituale del cinema e di tutte le discipline dell’arte, che distingue le opere valide dalle opere invalide, perché quando non c’è il contenuto spirituale, non c’è niente. Anche nei film leggerissimi si trova o si può trovare il contenuto spirituale, il contenuto approfondito. La dimensione spirituale, cioè la visione del sacro e del mistero, è una nozione universale, che serve in tutte le culture sia che io parli con i buddhisti, sia che io parli con gli islamici o gli induisti o gli ebrei ritrovo sempre la stessa nozione del sacro e del mistero. Questo sono due cose che ci uniscono.

     
    Gilad Goldschmidt, rabbino di Gerusalemme e regista che ha partecipato al Festival in qualità di giurato, delinea le prospettive per una collaborazione tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo:

     
    R. - For sure…
    Sicuro, penso ci sia qualcosa di veramente speciale in questo Festival, perché è chiamato “Religion today”, non è chiamato “Christianity today” o “Judaism today”. E’ chiamato così perché presenta qualcosa di fondamentale, comune a tutte le religioni. Un film religioso non deve necessariamente trattare alcuni aspetti specifici di una religione, perché gli aspetti principali di una religione sono comuni al mondo musulmano, al mondo buddhista, al mondo cristiano ed ebraico. E penso che sia qualcosa di evidente anche nei film di quest’anno. Molti di questi film trattano la questione della Provvidenza e dei miracoli, domande fondamentali per tutti i credenti. Quindi, quando hai un film potente che suscita forti emozioni e pensieri su Dio, sul modo in cui Egli opera, lavora e interviene nel mondo, sul problema del credere e su molte domande fondamentali che sono comuni a tutti i film, sono sicuro che ci possa essere una collaborazione nei film religiosi, senza tenere conto di quale sia l’origine della religione.

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    Chiesa e Società



    Sacerdoti rapiti in Iraq. Mons. Casmoussa: il governo è "indifferente"

    ◊   “Scade domani il termine fissato dai rapitori per il pagamento del riscatto (un milione di dollari), ma sia ieri che stamattina non abbiamo ricevuto alcuna telefonata da parte loro”: lo ha detto alla MISNA mons. Basile Georges Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico di Mosul, in Iraq, che sta conducendo le trattative con gli autori del sequestro di padre Pius Afas e padre Mazen Ishoa, avvenuto sabato scorso proprio a Mosul. Intanto, dalle pagine del sito internet in arabo www.ankawa.com, ripreso dall’agenzia AsiaNews, mons. Casmoussa, parla dell'atteggiamento “indifferente” del governo centrale e delle autorità politiche locali circa la sorte dei cristiani in Iraq. “Nessun politico ci ha chiamati – afferma il presule – nemmeno per esprimerci solidarietà, non vi è stato nessun tipo di intervento”. Mons. Casmoussa si rivolge poi alla comunità cristiana e chiede di “continuare a pregare perché abbiamo bisogno di pace”; ricorda infine che i “cristiani d’Iraq sono fedeli al loro Paese e rispettano tutti i gruppi” che lo popolano. Padre Afas e padre Ishoa erano stati bloccati da un numero imprecisato di uomini armati mentre si trovavano nel quartiere al-Thawra; si stavano dirigendo nella chiesa di Fatima, nel quartiere di al-Faisaliya, dove erano attesi per la celebrazione di un funerale. Padre Afas, 60 anni, è stato direttore di una rivista cattolica, mentre padre Ishoa è stato ordinato sacerdote da poco. Entrambi sono originari della zona di Mosul. (R.M.)

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    Appello del patriarca Sfeir ai politici maroniti: senza un accordo, i cristiani in Libano saranno emarginati

    ◊   “Influirebbe sulla presenza cristiana in Libano” il mancato accordo tra i politici maroniti sulla scelta del presidente della Repubblica. E’ l’ennesima chiamata al senso di responsabilità lanciata ieri agli esponenti cristiani dal patriarca maronita, il cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, che da settimane sta impegnando il suo prestigio per convincere i politici, divisi tra maggioranza e opposizione, a trovare un accordo per una carica che per prassi costituzionale spetta ad un cristiano e che – ha ripetuto il porporato – “deve unire i libanesi e non dividerli”. “L’idea di una riunione tra i leader di maggioranza e opposizione è allo studio”, ha rivelato il patriarca, intervistato da Radio Voce del Libano, ripresa dall’agenzia AsiaNews. Il cardinale Sfeir ha anche sostenuto che “potrebbe essere posposta” la prevista sessione parlamentare del 23 ottobre, chiamata a tentare di eleggere il nuovo capo dello Stato. La preoccupazione del patriarca libanese sull’indebolimento della presenza cristiana come conseguenza di un mancato accordo tra le fazioni trova eco nelle dichiarazioni di un esponente della maggioranza. Il deputato Wael Abu Faour, intervistato da An Nahar, sostiene che è proprio la marginalizzazione dei cristiani l’obiettivo della proposta avanzata da Hezbollah per una elezione diretta o un sondaggio di opinione sul prossimo presidente della Repubblica. (R.M.)

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    Mons. Diarmuid Martin commemora all’ONU i 40 anni della “Populorum progressio”

    ◊   “La politica è una dimensione essenziale nella costruzione della società. Abbiamo bisogno nel mondo di una rinascita della politica e di una nuova generazione di uomini politici ispirati da ideali”: è quanto ha affermato mercoledì scorso l’arcivescovo di Dublino e primate d’Irlanda mons. Diarmuid Martin, presso la sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, a New York, in occasione del XL anniversario dell'Enciclica “Populorum progressio” di Papa Paolo VI. Il presule ha sottolineato che oggi c’è anche bisogno di uomini “capaci di assumersi i rischi impliciti nella trasmissione di quegli ideali nella sfera del ‘possibile’, mediante l’uso ottimale delle risorse e dei talenti per promuovere il bene di tutti”. Mons. Martin ha ricordato che la ragione che ha indotto Paolo VI a scrivere l’Enciclica è stata “la sfida ad affrontare le necessità delle nazioni più povere e delle loro popolazioni”. Ponendo in risalto che la “Populorum progressio” è stata la prima Enciclica sociale redatta successivamente al Concilio Vaticano II, il primate d’Irlanda ha spiegato che essa aveva fra i suoi obiettivi quello di “affermare un nuovo modo di considerare le relazioni fra la Chiesa e il mondo”. “Il concetto di autentico sviluppo - ha proseguito l’arcivescovo di Dublino - è uno dei concetti chiave della ‘Populorum progressio’; riguarda la natura della persona umana e la risposta che noi dobbiamo dare alle sue esigenze”. Il primate d’Irlanda ha poi osservato che occorre “un’Organizzazione delle Nazioni Unite che funzioni” e che le possibilità attuali di inter-collegamento fra i popoli offrono nuovi ed innovativi modi di cooperazione, anche nell’ambito dell’ONU. Riferendosi alla responsabilità dello sviluppo e della cooperazione internazionale, l’Enciclica, ha detto ancora l’arcivescovo Martin, “sottolinea coerentemente il ruolo delle autorità pubbliche. Ciò ricorda il dibattito attuale sia sul buon governo e sull’importante ruolo della politica”. (T.C.)

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    La diocesi di Pyongyang compie 80 anni. L'auspicio della Chiesa coreana di rivitalizzare la comunità cattolica a nord del 38.mo parallelo

    ◊   Con una celebrazione svoltasi a New York, la Chiesa coreana ha ricordato l’80.mo della fondazione della diocesi di Pyongyang, capitale della Corea del Nord, esprimendo l’auspicio di poter rivitalizzare la comunità cattolica nella penisola coreana, a nord del 38.mo parallelo. La cerimonia è stata organizzata dai Missionari di Maryknoll, che hanno dato un grande contributo all’evangelizzazione della Corea, soffrendo anche perdite umane, dopo l’espulsione dei missionari dalla Nord Corea con l’avvento del regime comunista. Presente all’incontro anche il cardinale Nicholas Cheong, arcivescovo di Seul e amministratore apostolico di Pyongyang, che ha celebrato la Santa Messa, alla presenza di numerosi sacerdoti, religiosi e fedeli coreani e di altre nazionalità. “E’ nostro dovere – ha detto il porporato – ricordare e appoggiare quel piccolo gruppo di fedeli cattolici che resta in Nord Corea, cha ha vissuto in un lungo silenzio, dopo la divisione della penisola”. Oggi, la Chiesa cattolica in Corea del Sud, dopo il recente accordo firmato fra i governi delle due Coree per una distensione dei rapporti economici, sociali e politici, spera che possano aprirsi nuovi spazi per far germogliare nuovamente il seme della fede in Corea del Nord. Da anni, promuove la “Giornata dell’Unità e della Riconciliazione del Popolo Coreano” e cerca di tenere vivi i rapporti con il Nord, organizzando visite di delegazioni cattoliche, soprattutto legate alle attività di cooperazione con aree del Nord e agli aiuti umanitari elargiti attraverso la Caritas. La prefettura apostolica di Pyongyang venne eretta nel 1927, divenendo poi vicariato apostolico nel 1939. Successivamente, con l’istituzione della gerarchia in Corea, fu elevata a diocesi nel 1962. (R.M.)

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    In Mali, approvato un progetto di legge per abolire la pena di morte

    ◊   Un progetto di legge per l’abolizione della pena di morte in Mali è stato approvato dal Consiglio dei ministri, riunito ieri a Bamako. Lo si apprende da fonti di stampa locali, citate dall’agenzia MISNA. I ministri “hanno fatto la scelta di non poter togliere la vita ad un altro essere umano, seppure un criminale”, si legge nel resoconto ufficiale della seduta del gabinetto di Stato. Il Mali è tra le nazioni che de facto già non eseguono la sentenza capitale. “In effetti - si legge ancora nella nota - benché nel nostro Paese si emettano condanne a morte, esse non sono applicate da quasi tre decenni”, venendo commutate in ergastolo con provvedimento di grazia del presidente della Repubblica. Le ultime due sentenze furono eseguite nel 1980 a mezzo fucilazione, come vuole la normativa risalente al 1961. Il nuovo disegno di legge prevede che la sentenza capitale venga definitivamente sostituita con l’ergastolo. “L’abolizione della pena di morte, che trasforma in regola del diritto quello che ora non è che una pratica - hanno detto i ministri - s’iscrive nella linea del rispetto della vita conforme ai valori dell’umanesimo, della clemenza, della compassione e del perdono, che sono quelli della nostra società”. La proposta dovrà ora essere sottoposta al vaglio dell’Assemblea nazionale. (R.M.)

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    Il Fondo monetario internazionale annuncia una crescita economica considerevole per i Paesi dell’Africa sub-sahariana

    ◊   “L’Africa Sub-sahariana attraversa il suo miglior periodo di crescita dall’indipendenza”: è quanto si legge in un Rapporto del Fondo monetario internazionale (FMI) sullo sviluppo economico, ripreso dall’agenzia MISNA. Sale al 6,1 per cento il tasso di crescita economica stimato per l’anno corrente e le previsioni ipotizzano il raggiungimento dei 6,8 entro il prossimo anno. Una fase positiva che si traduce sostanzialmente nella riduzione dei livelli di povertà, da sempre la grande piaga del continente. Una crescita alimentata dallo sfruttamento di nuovi pozzi di petrolio, come accade in Nigeria e in Angola, che investe però anche i Paesi non esportatori. Secondo il Fondo monetario internazionale, le cause dell’avanzamento economico di questa porzione dell’Africa vanno ricercate nella capacità di trarre profitto da un “ambiente esterno favorevole”; in altre parole, a favorire la crescita sarebbe la capacità di attirare nella regione sempre maggiori investimenti e capitali stranieri. Un’abilità, secondo la MISNA, che ha consentito ai Paesi dell’Africa Sub-sahariana di registrare sensibili tassi di crescita, nonostante il ritardo negli aiuti promessi nel 2005, in occasione del vertice del G8. (C.D.L.)

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    Francia: ritirato dalla legge sull’immigrazione l'emendamento sul diritto agli alloggi di emergenza per gli immigrati irregolari

    ◊   E’ stato ritirato dal nuovo testo di legge francese sul controllo dell’immigrazione l’emendamento sul diritto all’alloggio di emergenza per i più bisognosi, i senzatetto, limitandolo ai soli possessori di documenti di soggiorno in regola. La misura – riferisce l’agenzia MISNA – era stata definita “disumana e inaccettabile” dalla Caritas francese (Secours catholique). La decisione di cancellare l’emendamento è stata presa dalla commissione mista paritaria Assemblea-Senato, incaricata di analizzare il testo, già votato dalle due camere, ma oggetto di numerose critiche. La commissione ha invece mantenuto l’emendamento relativo ai test del DNA per provare la filiazione di candidati all’immigrazione; l’articolo, molto contestato nella sua prima versione, era stato modificato in un secondo tempo. I test del DNA, eseguiti su base volontaria per ovviare all’assenza di certificati di stato civile, saranno gratuiti, limitati alla filiazione con la madre, inquadrati da un magistrato e sperimentati per 18 mesi per alcuni Paesi. I socialisti francesi, contrari a questa misura, hanno annunciato un ricorso davanti al Consiglio costituzionale. (R.M.)

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    Al via, domani in Spagna, l'Anno Claretiano, nel bicentenario della nascita del fondatore dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria

    ◊   Rappresentanti della famiglia claretiana di tutto il mondo, autorità ecclesiastiche e civili della Catalogna, in Spagna, si ritroveranno domani e domenica a Sallent per l’inaugurazione delle celebrazioni del bicentenario della nascita del fondatore dei Missionari Claretiani, Sant’Antonio Maria Claret. Il programma si aprirà con l’inaugurazione della Casa Claret e dell’esposizione sulla vita e l’opera del Santo. Domenica, l’atto ufficiale con la visita alla Casa e, a seguire, la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal vescovo di Vic, mons. Román Casanova Casanova, nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria di Sallent. Al termine, l’omaggio al monumento dedicato al fondatore della Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria. Nato a Sallent il 23 dicembre 1807, appena ordinato sacerdote, Antonio Maria Claret si recò a Roma, a Propaganda Fide, per essere inviato missionario. Ma la salute precaria lo costrinse a tornare in patria. Così, per sette anni si dedicò alla predicazione delle missioni popolari tra la Catalogna e le Isole Canarie. È tra i giovani raggiunti in questa attività apostolica che nacque l’idea della Congregazione. Nel 1849, venne nominato arcivescovo di Santiago di Cuba. Morì il 24 ottobre 1870. Commentando il programma delle celebrazioni, il provinciale della Catalogna, padre Maxim Muñoz, ha detto: “Renderemo omaggio a un uomo che ha contribuito alla crescita umana e spirituale della nostra gente. E’ stato un uomo del popolo – ha aggiunto – amato proprio per la sua semplicità. Il suo esempio e la sua testimonianza continuano ad ispirare tante opere e tanti progetti”. I numerosi appuntamenti e le manifestazioni in calendario per l’Anno Claretiano, che si concluderà ad ottobre 2008, sono segnalati nel sito web www.anyclaret.org. (D.D.)

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    A Brescia, convegno sul “Beato Carlo d‘Austria - Un cuore per la nuova Europa”

    ◊   Sono in corso a Brescia le celebrazioni per ricordare la preziosa figura spirituale, politica ed umana del Beato Carlo, Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria, che si concluderanno domenica alle ore 16 con la Messa Solenne al Santuario di Santa Maria delle Grazie. Ieri si è svolto il convegno “Beato Carlo d‘Austria - Un cuore per la nuova Europa”. Come ha ricordato mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro, il programma politico del suo breve regno, volto al raggiungimento della pace, è stata l’attuazione del magistero di Benedetto XV, che nel 1917 aveva chiesto ai potenti di far cessare “l’inutile strage”. Nel beatificarlo, il 3 ottobre 2004, Giovanni Paolo II lo indicò come esempio per i credenti, perché - disse - “la fede fu il criterio della sua responsabilità di regnante e di padre di famiglia”. La sua idea di Europa come popoli uniti nella fede - ha detto il senatore e filosofo Rocco Buttiglione, intervenuto nella conclusione del convegno - è di grande attualità. Così come la sua testimonianza che la santità è un’esperienza a cui ogni cristiano è chiamato. (A cura di Valentina Fizzotti )

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    GMG di Sydney 2008: aperte le iscrizioni al Vocations Expo

    ◊   Sono aperte le iscrizioni per gli espositori del Vocations Expo, che si terrà a Sydney durante la Giornata mondiale della gioventù, in programma dal 15 al 20 luglio 2008. Come riferisce l’agenzia SIR, si tratta di un’area espositiva con spazi per dibattiti e occasioni per conoscere tutte le differenti vocazioni della vita, tra cui il sacerdozio, il matrimonio, la famiglia, oltre alla chiamata alla santità della vita religiosa e consacrata. Nelle intenzioni degli organizzatori, il Vocations Expo dovrebbe essere “una componente centrale di ogni GMG, per offrire ai visitatori l’opportunità di informarsi sulle vocazioni nella Chiesa cattolica”. Chiunque lo voglia, associazioni, movimenti, congregazioni, nuove comunità, può iscriversi e allestire il proprio stand attraverso il sito internet www.wyd2008.org. (R.M.)

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    La Caritas di Roma e "Viva la vita" unite contro la sclerosi laterale amiotrofica

    ◊   Sostenere i malati di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e le loro famiglie è l’obiettivo della collaborazione avviata recentemente fra la Caritas di Roma e l’associazione onlus "Viva la vita". L’iniziativa – spiega la Caritas diocesana, ripresa dall’agenzia SIR – “è volta a conoscere e valutare le condizioni di sofferenza familiare dei soggetti affetti da SLA, per poter proporre e attuare forme di sostegno sociale che riescano a soddisfare le esigenze dei malati e delle loro famiglie”. Un intervento che si traduce nell’assistenza domiciliare ai pazienti affetti dal morbo, che colpisce il cervello e il midollo spinale, causando una progressiva degenerazione dei neuroni e una conseguente paralisi dei muscoli del corpo. La malattia nasce silenziosa e conserva inalterate le capacità intellettive; non se ne conoscono le cause, né le possibili terapie. Nota è invece l’incidenza della patologia: nella capitale i malati in stato avanzato sono circa 300, l’85% dei quali vive in casa, mentre la restante parte riceve cure e assistenza presso strutture ospedaliere; a livello nazionale, si registrano invece sei-otto casi ogni 100 mila abitanti, con una crescita annua di uno-due nuovi malati. Stime che indicano come a Roma ogni anno vengano diagnosticati 150 nuovi casi. (C.D.L.)

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    Cina: sport e giochi in abiti religiosi per le suore della diocesi di Liaoning

    ◊   Corsa a ostacoli, salto della corda, wrestling, 100 metri a staffetta, ma anche dama cinese e scacchi: a cimentarsi in questi sport il primo ottobre scorso, con tonache e velo, sono state oltre 40 suore cinesi della diocesi di Liaoning, nel territorio della omonima provincia. Le suore del Sacro Cuore di Gesù – riferisce l’agenzia Ucanews – hanno volutamente indossato i loro abiti religiosi per partecipare alla manifestazione sportiva, cui anno preso parte anche laici. Titolo dell'iniziativa: “Giochi e sport delle donne religiose”. “Quando le persone vedono che anche delle suore partecipano ai giochi - ha spiegato suor Lu - si rendono conto che la nostra vita è dinamica e vivace. Vogliamo smentire che la vita religiosa è monotona, anche per attirare nuove vocazioni”. Secondo suor Xavier Li Ruilan, 80 anni, “concentrarsi in un gioco è qualcosa di simile alla vita spirituale: dobbiamo essere attente agli ostacoli cui fare fronte”. Alcune delle religiose prestano servizio in parrocchia, altre, come quelle della Congregazione delle Suore dell’Immacolato Cuore di Maria, hanno un convento a Shenyang, capoluogo della provincia Liaoning. (A.M.)

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    USA: prima Bibbia stampata su carta riciclata

    ◊   Negli Stati Uniti, per la prima volta è stata stampata la Bibbia su carta riciclata. Il volume è certificato dal marchio FSC, Forest Stewardship Council, che identifica i prodotti ricavati dal legno di foreste gestite in maniera corretta e responsabile. L’iniziativa è stata realizzata dall'editore Thomas Nelson Inc., che si è impegnato in un’attività di ricerca insieme alla cartiere Domtar per sviluppare una nuova qualità di carta adatta alle esigenze di peso di un volume contenente tutti i libri della Bibbia. Seguendo la strada aperta dalla Thomas Nelson Inc., specializzata nella produzione e nella divulgazione della Bibbia, altri editori statunitensi di libri religiosi, come l'Ave Maria Press e la Baker Publishing Group, si sono impegnati nella produzione di libri e di testi sacri su carta sostenibile. (A.M.)

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    Tra glamour e cultura, prende il via la Festa del Cinema di Roma

    ◊   Il clima è davvero quella dello festa, di cinema e di pubblico: il Parco della Musica di Roma si è trasformato anche quest’anno per dieci giorni nel Parco del Cinema e la Festa è iniziata con le sue decine di proiezioni, incontri e dibattiti. Quello che colpisce rispetto ad analoghe manifestazioni è la presenza, assai più dei critici e degli addetti ai lavori, dei ragazzi e delle scolaresche di giovanissimi accompagnate dagli insegnanti. Una buona palestra per educare alle immagini, all’approccio critico, all’incontro. E così, alla sua seconda edizione, la Festa di Roma estende la sua influenza sull’intera capitale, coinvolgendo tessuto urbano e sociale. E’ un connubio, si spera felice, tra glamour e cultura, tra attore e spettatore, tra mondanità e scoperta, con madrina Sophia Loren, dieci premi Oscar attesi sul tappeto rosso, molte anteprime, una strada, Via Veneto, interamente dedicata al mercato. Della qualità dei film si potrà dare un giudizio a Festa iniziata. Nel frattempo, ieri sera si è inaugurata la sezione di quelli in concorso con una mediocre ed esile pellicola francese di Alain Corneau, “Le Deuxième souffle”, una lunga citazione dei noir anni ’60. Questa sera invece arriva Cate Blanchett per presentare “Elizabeth – The Golden Age” di Shekhar Kapur, seconda, spettacolare puntata cinematografica dedicata alla regina inglese e al suo lungo regno. Sono gli anni delle congiure, di Maria Stuarda e della lotta con gli spagnoli di Filippo II, fino al disastro dell’Invincibile Armata. Romanzata e grandiosa, è storia raccontata con gusto cinematografico impeccabile, fascino delle ricostruzioni, recitazione di classe. Anche i ragazzi ne rimarranno affascinati mentre l’attesa e l’attenzione è ora tutta fissata per il nuovo film di Francis Ford Coppola, “Youth Without Youth”, del quale già molto si discute e si discuterà. (A cura di Luca Pellegrini)

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    24 Ore nel Mondo



    Iraq: il governo del Kurdistan pronto a reagire se ci saranno attacchi da parte delle forze turche

    ◊   Il governo del Kurdistan iracheno ha reso noto che reagirà ad una eventuale operazione delle forze militari turche lanciando controffensive affidate ad uomini della resistenza popolare e alle truppe peshmerga. L’esecutivo della regione nord irachena ha anche precisato di non aver alcun legame con i guerriglieri del Partito curdo dei lavoratori (PKK). La dichiarazione dell’amministrazione regionale segue l’approvazione, mercoledì scorso, del parlamento turco della mozione che autorizza operazioni militari nel Kurdistan iracheno contro postazioni di ribelli curdi. Il governo iracheno ha intimato inoltre ai guerriglieri del PKK di lasciare, appena possibile, la regione, dove sono dislocate basi per sferrare attacchi contro il territorio turco.

    - Non esiste alcun accordo tra autorità libanesi e statunitensi per la creazione di basi militari americane in Libano: lo dichiarano il governo e le forze armate libanesi, smentendo quanto reso noto dal quotidiano libanese filo-siriano As-Safir. Secondo questo giornale, sarebbe stata presentata al premier libanese una bozza di accordo per la creazione di basi militari aeree, navali e di terra statunitensi in Libano per contrastare “la presenza militare russa in Siria”.

    - Il premier israeliano, Ehud Olmert, si è detto “molto incoraggiato” dal colloquio avuto ieri a Mosca con il presidente russo Vladimir Putin. In particolare, nell’incontro sono state affrontate la questione nucleare iraniana e le forniture di armi dalla Russia alla Siria. Il governo israeliano teme che queste armi possano finire anche nelle mani dei miliziani sciiti hezbollah, compromettendo la sicurezza nella regione.

    - I piani per il riarmo, annunciati ieri dal presidente russo Vladimir Putin, dimostrano che “la Russia intende giocare un ruolo importante sullo scenario mondiale e vuol essere presa seriamente”. Lo ha detto il ministro della Difesa statunitense, Robert Gates, durante una conferenza stampa al Pentagono. Gates ha anche sottolineato come il governo di Mosca abbia la possibilità di modernizzare le proprie forze armate, grazie all’aumento dei proventi del greggio. Rispondendo a domande poste da cittadini russi, il leader del Cremlino ha annunciato ieri, in particolare, lo sviluppo di nuove armi atomiche, l’ammodernamento di tutti gli armamenti e la messa a punto di innovativi sistemi missilistici.

    - Il governo di Minsk si è detto pronto a riconsiderare l’ipotesi del “ritorno di armi nucleari in Bielorussia”. Il presidente, Alexander Lukashenko, ha dichiarato inoltre che “il suo Paese reagirebbe in maniera estremamente negativa” alla realizzazione in Europa di un sistema di difesa antimissile, voluto dall’amministrazione statunitense. La Bielorussia, stretto alleato della Russia, ha rinunciato volontariamente a mantenere armi nucleari sul suo territorio dopo lo scioglimento dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). L’ultima arma nucleare è stata trasferita in Russia nel 1994.

    - Il prezzo del petrolio segna un nuovo record: per la prima volta nella sua storia, l’oro nero ha raggiunto la soglia dei 90 dollari al barile. Se nel 2003 il petrolio valeva 30 dollari al barile e nel 2005 raggiungeva i 70, nell’ultimo anno il greggio sui mercati internazionali ha fatto registrare un rincaro di oltre il 40 per cento. Secondo gli economisti, questa l’ascesa è alimentata da vari fattori, tra cui: i timori di approvvigionamento per l’inverno; le tensioni turco irachene, determinate dalla recente approvazione, da parte del Parlamento turco, della mozione che autorizza operazioni militari nel Kurdistan iracheno; il deprezzamento del dollaro, favorito dalla crisi dei mutui che recentemente ha colpito gli Stati Uniti. La corsa al rialzo del petrolio sembra destinata a non arrestarsi: secondo gli esperti, entro il 2008 l’oro nero può raggiungere la quotazione di 100 dollari al barile.

    - Fumata nera ieri al Congresso statunitense per superare il veto del presidente, George W. Bush, su un disegno di legge che propone l’assicurazione sanitaria ad oltre dieci milioni di bambini. Il Congresso, a maggioranza democratica, non è riuscito a raggiungere i due terzi dei voti favorevoli. Ha ottenuto 273 "sì", 13 meno della quota necessaria. La legge prevedeva un aumento delle tasse sulle sigarette per poter allargare la copertura sanitaria ad altri dieci milioni di bambini.

    - Tragedia in Indonesia: almeno 29 persone sono morte ieri sera per il naufragio di una nave passeggeri che trasportava oltre 150 persone al largo dell’isola di Sulawesi, nel nordest del Paese. Fonti locali hanno riferito che sono state tratte in salvo almeno 120 persone. Al momento, non risultano dispersi. Nello Stato asiatico, migliaia di persone hanno inoltre lasciato le loro abitazioni per paura di un’imminente eruzione del vulcano del monte Kelud, nell'isola di Giava.

    - Grave attentato nelle Filippine: l’esplosione di un ordigno nel centro della capitale Manila, nei pressi di un centro commerciale, ha provocato la morte di almeno 8 persone. Secondo fonti di polizia, la deflagrazione è stata “probabilmente causata da una bomba”. La zona del distretto finanziario di Manila è già stata teatro, in passato, di un attacco ad opera di separatisti musulmani.

    - In Myanmar, la giunta militare ha annunciato ieri la formazione di una commissione che avrà il compito di scrivere una nuova costituzione, nell’ambito di quella che è stata definita una “roadmap per la democrazia”. Secondo esponenti dell’opposizione, si tratta di uno “stratagemma dei generali per mantenere il potere”. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Claudia Di Lorenzi)

     

     
    Da domenica 28 ottobre il Radiogiornale della sera in lingua italiana, andrà in onda alle ore 19.30 sulle onde medie di 585 e 1.530 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. La trasmissione andrà in replica alle ore 21.00 e 23.00.
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 292
     
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