Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

SOMMARIO del 18/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Cordiale incontro tra il Papa e il presidente del Cile, la signora Michelle Bachelet
  • Altre udienze
  • Nomine
  • Benedetto XVI all'UNESCO: la collaborazione fra i popoli faccia progredire una vera cultura di pace nel mondo
  • All'indomani dell'annuncio del Papa della creazione di 23 nuovi cardinali, la gioia della Chiesa africana attraverso le parole di uno dei nuovi porporati, l'arcivescovo di Dakar, Théodor-Adrien Sarr. La riflessione di mons. Monterisi
  • Diritti umani e libertà religiosa: tema degli interventi di mons. Frontiero all’OSCE
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Apre a Pistoia la Settimana Sociale dei cattolici italiani: al centro dei lavori il tema del bene comune
  • Portare la speranza cristiana ai ragazzi di strada del Brasile: ai nostri microfoni, la testimonianza di padre Renato Chiera, fondatore della “Casa do Menor”
  • L’Unione Europea promuove la Giornata contro il traffico di esseri umani
  • Chiesa e Società

  • Ore di ansia dopo l'ultimatum per i due sacerdoti iracheni rapiti sabato a Mosul. Mons. Sandri: “La Santa Sede lavora per la loro liberazione”
  • Inondazioni nell’Africa Sub-Sahariana: un milione e mezzo le vittime. L’appello di mons. Lwanga: “Abbiamo bisogno di aiuto"
  • Congo: colera e malnutrizione minacciano i rifugiati nel Nord Kivu
  • Darfur: uccisi tre autisti del Programma Alimentare Mondiale
  • Repubblica Centrafricana: i missionari incaricati di avviare colloqui di pace nel nord-ovest
  • Rapporto OMS: all’India il tragico primato delle morti in maternità
  • Le organizzazioni cattoliche indonesiane dicono "no" a ogni forma di estremismo
  • Visita in Cina e Vietnam del cardinale scozzese O’Brien
  • Regno Unito: i medici cattolici chiedono la revisione della legge sull’aborto
  • Presentato a Roma il “Barometro” del volontariato cattolico italiano: “Occorre un impegno più forte delle istituzioni nella lotta alla povertà”
  • “Insieme la vita è più bella”: domenica, a Firenze, il secondo Incontro dei ragazzi cristiani, ebrei e musulmani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il presidente russo Putin annuncia lo sviluppo di nuove armi atomiche e chiede agli Stati Uniti di fissare una data per il ritiro dall’Iraq – L’ex premier Bhutto, rientrata in Pakistan dopo 8 anni esilio, dichiara di voler riportare la democrazia nel Paese
  • Il Papa e la Santa Sede



    Cordiale incontro tra il Papa e il presidente del Cile, la signora Michelle Bachelet

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani in Vaticano il presidente cileno, la signora Michelle Bachelet. Un colloquio cordiale, durato circa quaranta minuti. Ce ne parla Sergio Centofanti.
     
    L’incontro tra il Papa e la Signora Michelle Bachelet si è svolto in un clima di amicizia. Il presidente del Cile ha poi incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

     
    “I cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - hanno permesso uno scambio di informazioni sulla situazione socio-politica del Paese e sul suo ruolo in America Latina. Sono stati affrontati temi di comune interesse, come la vita umana e la famiglia, l’educazione, i diritti umani, la giustizia e la pace e altre questioni rilevanti nell’agenda internazionale. Non si è mancato di ribadire – conclude il comunicato - il contributo positivo apportato dalla Chiesa cattolica alla società cilena, specialmente negli ambiti sociale ed educativo”.

     
    La signora Michelle Bachelet, socialista, 56 anni, è la prima donna cilena a ricoprire la più alta carica della nazione. Durante il regime di Pinochet è stata arrestata e torturata insieme alla madre e al padre: questi è morto in seguito alle torture nelle carceri di Santiago del Cile. La Bachelet, laureata in medicina e specializzata in pediatria, dopo un periodo di esilio è tornata in Cile dove, col ritorno al regime democratico, ha ricoperto le cariche ministro della Sanità e della Difesa. E’ stata eletta presidente il 15 gennaio dell’anno scorso.

     
    Alla fine dell’udienza la signora Michelle Bachelet ha espresso la sua soddisfazione per l’incontro col Papa al quale ha ribadito l’auspicio che la Chiesa e il governo cileno possano collaborare per il bene del popolo del Cile. Ascoltiamola al microfono di Alberto Goroni:

     
    R. – Para mi es un gran privilegio...
    Per me è un grande privilegio essere venuta oggi in visita, in udienza dal Papa, come presidente del Cile, aver avuto la possibilità di raccontargli quello che vogliamo fare e quello che stiamo facendo in Cile. Ringrazio per l'opera che la Chiesa cattolica ha portato avanti nel mio Paese nei momenti difficili, duri, ed anche nell’era della democrazia. Abbiamo conversato molto e in profondità su temi molto importanti per la Chiesa e per il mio governo: di come vogliamo che cresca il Paese, che sia moderno e che possa però farsi carico dei dilemmi della modernità, delle famiglie che si sfaldano, delle famiglie con un solo genitore, e di come questo lasci i bambini molte volte abbandonati, portandoli poi alla droga e alla violenza. In questo lavoro spero davvero di poter lavorare insieme alla Chiesa, alle forze sociali e sindacali e alla società civile, per rinforzare la nostra famiglia e per costruire un Paese migliore economicamente, ma anche umano e pieno di valori.

    inizio pagina

    Altre udienze

    ◊   Stamani il Papa ha ricevuto in successive udienze anche il cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e del Pontificio Consiglio "Cor Unum"; mons. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali; mons. William Stephen Skylstad, vescovo di Spokane, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti d’America, con il cardinale Francis Eugene George, arcivescovo di Chicago, vice-presidente, e mons. David John Malloy, segretario generale; e infine mons. Guido Marini, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie.

    inizio pagina

    Nomine

    ◊   In Italia, il Santo Padre ha nominato vescovo di Livorno mons. Simone Giusti, del clero di Pisa, finora parroco di Cascine di Buti e direttore del Centro diocesano per l’evangelizzazione e la catechesi. Mons. Simone Giusti è nato il 30 giugno 1955, a Cascine di Buti, in provincia e arcidiocesi di Pisa. Ha conseguito il Diploma di geometra e poi la Laurea in Architettura a Firenze. In seguito, è entrato nel Seminario Arcivescovile Santa Caterina di Pisa, dove ha completato gli studi. È stato ordinato sacerdote nella Cattedrale di Pisa, il 5 novembre 1983. Successivamente ha ricoperto i seguenti incarichi: dal 1983 al 1985, ha retto l’ufficio di direttore del Collegio Universitario "G. Toniolo" di Pisa; dal 1985 al 1987, è stato assistente diocesano dell'Azione Cattolica, vice-rettore del Seminario diocesano e direttore del Centro diocesano vocazionale; dal 1987 al 1995, è stato chiamato a svolgere il servizio di assistente nazionale dell'Azione Cattolica Ragazzi. Nel 1994 è stato nominato cappellano di Sua Santità. Dal 1995 è parroco di S. Stefano Protomartire di Cascine di Buti, direttore del Centro diocesano per l'evangelizzazione e la catechesi e docente di Catechetica fondamentale e Catechetica speciale nella Facoltà Teologica dell'Italia Centrale. Dal 1998 è responsabile della Commissione regionale per la Dottrina della Fede. È autore di numerosi articoli in riviste di pastorale ed in periodici cattolici e di pubblicazioni, soprattutto di catechetica.

    Sempre in Italia, il Santo Padre ha nominato prelato di Loreto e delegato pontificio per il Santuario Lauretano mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo tit. di Torcello, finora nunzio apostolico in Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia.

    In Canada, il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Halifax e amministratore apostolico di Yarmouth mons. Anthony Mancini, finora vescovo titolare di Natchitoches e ausiliare di Montréal. Mons. Anthony Mancini è nato il 27 novembre 1945 a Mignano Monte Lungo, provincia di Caserta e diocesi di Teano-Calvi (Italia). La sua famiglia si è trasferita in Canada nel 1947. Terminate le scuole secondarie e gli studi filosofici presso il “Resurrection College” di Kitchener, Ontario, nel 1966 è entrato nel Seminario Maggiore di Montréal, dove ha conseguito il dottorato in Teologia Pastorale. E’ stato ordinato sacerdote il 23 maggio 1970 per l’arcidiocesi di Montréal. Eletto vescovo titolare di Natchitoches e ausiliare dell’arcivescovo di Montréal il 18 febbraio 1999, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 25 marzo successivo.

    Infine, sempre in Canada, il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Saint John’s, Newfoundland mons. Martin William Currie, vescovo di Grand Falls, che governerà le due circoscrizioni unite “in persona Episcopi”. Mons. Martin William Currie è nato a Marinette, Sheet Harbour, nell’arcidiocesi di Halifax, l’11 dicembre 1943 ed è stato ordinato sacerdote il 12 maggio 1968. Eletto vescovo di Grand Falls il 12 dicembre 2000, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 31 gennaio 2001.

    inizio pagina

    Benedetto XVI all'UNESCO: la collaborazione fra i popoli faccia progredire una vera cultura di pace nel mondo

    ◊   Lavorate “per una vera cultura di pace nel mondo”: è questo in sintesi il messaggio che Benedetto XVI ha voluto dare ai partecipanti alla 34.ma Conferenza generale dell’UNESCO apertasi martedì scorso a Parigi. Il Papa ha espresso il suo pensiero in un telegramma inviato all’osservatore della Santa Sede presso l’organismo delle Nazioni Unite mons. Francesco Follo, che ieri ha celebrato una Messa per i delegati alla Conferenza. Il servizio di Tiziana Campisi:


    I lavori della 34.ma Conferenza generale dell’UNESCO possano far progredire “in maniera significativa la collaborazione tra i popoli per una vera cultura di pace nel mondo”. E’ l’auspicio formulato dal Papa in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e inviato a mons. Francesco Follo. Il presule ha letto le parole di Benedetto XVI ieri pomeriggio, durante la celebrazione presieduta a Parigi nella chiesa di San Francesco Saverio. Mons. Follo ha evidenziato, in particolare, il richiamo del Santo Padre all’unità nel giorno in cui la Chiesa ha ricordato la figura di Sant’Ignazio di Antiochia, che si definiva ‘un uomo al quale è affidato il dovere dell’unità’. Alla liturgia, che il presule ha voluto come momento di preghiera aperto ai fedeli di qualunque credo, erano presenti circa quaranta delegazioni. “Ognuno di noi, credente o non – ha detto mons. Follo nella sua omelia – desidera la felicità e come Ulisse che navigando attraverso il Mediterraneo trovò pace tornando nella sua patria Itaca, anche noi possiamo trovare la felicità nella nostra casa e casa è anche la Chiesa”. Il presule ha aggiunto che la Chiesa è luogo di aggregazione dell’umanità e che ad esserne segno visibile sono le case che sorgono intorno ad essa. “Non ci sono case senza chiese” ha concluso mons. Follo citando il poeta inglese Thomas Eliot e affermando che dimora dell’uomo è Dio e che la Chiesa, in quanto dimora di Dio, lo è anche dell’uomo.

    inizio pagina

    All'indomani dell'annuncio del Papa della creazione di 23 nuovi cardinali, la gioia della Chiesa africana attraverso le parole di uno dei nuovi porporati, l'arcivescovo di Dakar, Théodor-Adrien Sarr. La riflessione di mons. Monterisi

    ◊   I 23 nuovi cardinali rispecchiano “l'universalità della Chiesa con la molteplicità dei suoi ministeri”: con queste parole, Benedetto XVI ha accompagnato, ieri, l’annuncio del Concistoro del prossimo 24 novembre nel quale verranno appunto creati 23 porporati, di cui 18 elettori. In effetti, i futuri cardinali sono espressione della Chiesa di tutti i continenti. Grande è la gioia della Chiesa africana, e senegalese in particolare, per l’elevazione alla dignità cardinalizia dell’arcivescovo di Dakar, Théodor-Adrien Sarr, che, in questa intervista di Mathilde Auvillain, sottolinea l’importanza della sua nomina per la Chiesa del Senegal:


    R. – C’est d’abord une réaction de grace a Dieu, parce-que on se demande …
    Prima di tutto la mia è una reazione di ringraziamento a Dio, perché ci si chiede costantemente : “Chi sono io perché determinate scelte, in successione, si concentrino sulla nostra persona: il sacerdozio, l’episcopato e poi la dignità cardinalizia?" E’ con emozione che apprendo la notizia e ringrazio Iddio per tutto ciò che Egli mi permette di vivere e che mi chiama a fare. Ovviamente, anche per me è un richiamo ad un impegno sempre più generoso, più totale al servizio del Signore e della sua Chiesa, nonché al servizio reso agli uomini attraverso l’evangelizzazione.

     
    D. – Come ha accolto questa nomina? Quali sviluppi essa porterà alla sua missione?

     
    R. – Je ne sais pas si ça va bien me faire évoluer ; …
    Non so quali sviluppi ci potranno essere; direi piuttosto che ci sarà un’intensità maggiore ancora nella dedizione di me stesso al Signore nel servizio al Vangelo, alla Chiesa e agli uomini. E’ soprattutto questo: aumentare il dono di me stesso ed essere a disposizione, sempre, per rispondere a tutte le sollecitazioni che, ovviamente, diventeranno sempre più numerose, sempre però nello spirito di dedizione al Signore per compiere la missione che Lui mi affida.

     
    D. – La sua nuova dignità di cardinale le consentirà anche di fare ascoltare maggiormente la voce della Chiesa senegalese?

     
    R. – Peut-être, oui. Peut-être que le fait même d’être élevé a ce degré de ..
    Può essere, sì. Può essere che il fatto stesso di essere stato elevato a questo grado di responsabilità all’interno della Chiesa farà in modo che la mia voce, e attraverso la mia voce, quella della Chiesa senegalese, sia ascoltata meglio in questo Paese da tutti i nostri compatrioti e – perché no? – in Africa e nel mondo.

    Ma quali sono i compiti dei cardinali nella vita della Chiesa? Giovanni Peduto ha rivolto la domanda all’arcivescovo Francesco Monterisi, segretario della Congregazione per i Vescovi e che proprio in tale veste è anche segretario del Collegio cardinalizio:


    R. - I compiti principali dei cardinali sono due. Il primo è dare la collaborazione al Santo Padre per i problemi che riguardano la Chiesa universale. I cardinali vengono consultati dal Papa, sia individualmente, sia riuniti in gruppo quando si fa il cosiddetto Concistoro; il Santo Padre può sottoporre domande ai cardinali perché gli rispondano secondo le loro visioni sul bene della Chiesa. In secondo luogo, alcuni sono stretti collaboratori del Papa e in effetti in questa creazione di cardinali ci sono ben 7 rappresentanti della Curia Romana, che collaborano, si potrebbe dire quotidianamente, con il Santo Padre. Il secondo compito è quello dell’elezione del Santo Padre: i 120 cardinali che sono al di sotto dell’età di 80 anni eleggono il Sommo Pontefice quando si verifica la sede vacante.

     
    D. - Eccellenza come nasce la figura del cardinale?

     
    R. - I cardinali rispecchiano un’antica tradizione della Chiesa romana che affidava ai presbiteri, noi diremmo i parroci, e ai diaconi della Chiesa di Roma insieme ai sei vescovi delle diocesi vicine cosiddette suburbicarie, il compito di eleggere il Papa. Poco dopo l’anno mille i parroci e i diaconi di Roma con i vescovi suburbicari acquistano il titolo di cardinale. Intorno al 1050 viene costituito il vero e proprio Collegio dei cardinali e due secoli dopo si cominciano a inserire nel Collegio cardinalizio anche vescovi di diocesi diverse da Roma, prima d’Italia, poi dell’Europa e ora abbiamo arcivescovi e cardinali da tutto il mondo

     
    D. - Eccellenza la figura del cardinale è legata al colore della sua veste, la porpora: qual è il significato di questo colore?

     
    R. - Poiché i cardinali hanno il dovere di collaborare con il Papa e di manifestare, testimoniare l’impegno di tutta la Chiesa con il Papa per la fede e l’amore nel mondo, i cardinali si impegnano fino all’effusione del proprio sangue per raggiungere questi scopi che riguardano il bene della Chiesa universale e di tutta l’umanità.

     
    D. - Abbiamo detto che i cardinali sono gli stretti cooperatori del Papa, ma è anche vero che sono chiamati a essere quanto mai vicini alle gioie e alle sofferenze dell’umanità…

     
    R. - E’ questo il significato dell’universalità del Collegio cardinalizio. In sostanza, attraverso i cardinali arrivano più velocemente al Papa le istanze dell’umanità, degli uomini che, nelle diverse parti del mondo, hanno problemi, difficoltà, specialmente in merito all’espansione della fede e alla diffusione della carità.

    inizio pagina

    Diritti umani e libertà religiosa: tema degli interventi di mons. Frontiero all’OSCE

    ◊   Il nesso profondo tra dignità della persona, diritti umani e libertà religiosa: al centro degli interventi di mons. Anthony Frontiero, officiale del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, alla riunione dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, l'OSCE tenutasi dal 24 settembre al 5 ottobre a Varsavia, per fare il punto sugli impegni assunti dagli Stati membri in materia di diritti umani. Sulle parole di mons. Frontiero il servizio di Fausta Speranza:

     
    Tolleranza e non discriminazione sono parole chiave per affrontare le serie questioni politiche e di sicurezza che nascono dall’interazione di culture e popoli: lo ribadisce il rappresentante vaticano rallegrandosi che costituiscano l’approccio scelto dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Un approccio che – afferma - può portare a “relazionarsi gli uni con gli altri pacificamente e a dare un contributo all’avanzamento della razza umana”. Un approccio che si avvale di strumenti nuovi come la creazione di un sito web per monitorare in particolare gli episodi di discriminazione contro i cristiani, da parte dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE. Ma la realtà dei fatti – deve notare mons. Frontiero – è che, nonostante le decisioni assunte dai Paesi dell’Organizzazione, la realizzazione degli obiettivi di libertà religiosa e di non discriminazione ancora non si vede in tutti i Paesi. Ci sono – ricorda – casi di uccisioni brutali, di condanne e di detenzione con l’accusa di attività religiose illegali, o casi di restrizione della libertà religiosa che impediscono l’attività dei missionari. E mons. Frontiero analizza anche le ragioni profonde che portano a certi comportamenti. Ci sono le tensioni in seguito ai conflitti tra ideologie ma non solo. “Nella società contemporanea molti – sottolinea – negano l’esistenza di una specifica natura umana” e questo è il primo passo per allontanarsi da un vero dialogo. “Una debole visione della persona, infatti, apre la porta – spiega– a imposizioni autoritarie e lascia un popolo indifeso di fronte a oppressione e violenza”. Il rispetto della persona, dei diritti umani e il riconoscimento della sua dignità indiscussa è l’unico presupposto per non lasciare che in nessun modo si formi l’idea che qualcuno è meritevole di rispetto sotto tutti i punti di vista e altri no. Inoltre – raccomanda il rappresentante vaticano all’OSCE - tutto dovrebbe essere arricchito da “un nuovo immaginario fondato sulla solidarietà”. Parlando più in particolare di libertà religiosa, ricorda che Benedetto XVI ha ribadito che tale libertà "è fondamentale, non sopprimibile, inalienabile e inviolabile”. E comprende ovviamente il diritto a cambiare credo. Mons. Frontiero sottolinea che apprezzare la libertà religiosa è “una fondamentale espressione di rispetto per la ragione umana e per la sua capacità di conoscere la verità”, così come è molto importante riconoscere il valore dell’apertura alla trascendenza. Soprattutto mons. Frontiero chiama a riflettere sul fatto che “le significative religioni al mondo, compreso il cristianesimo, promuovono pace e giustizia come essenziali dimensioni della loro missione religiosa”. C’è dunque prova di “una universale solidarietà all’orizzonte”.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Asia.

    Servizio estero - Allarme dell'Unicef: in Africa la malaria uccide ogni anno 800.000 bambini.

    Servizio culturale - Un articolo di Armando Rigobello da titolo "Memoria e senso della vita": un convegno agostiniano ad Orvieto.
     Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Apre a Pistoia la Settimana Sociale dei cattolici italiani: al centro dei lavori il tema del bene comune

    ◊   Cento anni dopo la prima edizione, frutto di un preciso progetto all’insegna dei valori del Vangelo, si apre oggi pomeriggio a Pistoia la 45.ma edizione della Settimana Sociale dei cattolici italiani incentrata sul tema: “Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano”. Si tratta anche di una importante occasione per ripercorrere il cammino compiuto in cento anni e per ricordare l’apporto dei cattolici alla crescita della società italiana, con specifico riferimento alla prospettiva del bene comune. E’ quanto sottolinea, al microfono di Fabio Colagrande, il vicepresidente del Comitato delle Settimane Sociali dei cattolici italiani e rettore della LUMSA, Giuseppe Dalla Torre:


    R. – Le settimane sociali hanno avuto delle stagioni diverse. Se c’è un dato generale, al di là delle diversità di ciascuna edizione che si possono riscontrare di volta in volta, è quello dell'impegno dei cattolici italiani attraverso queste Settimane di contribuire al perseguimento del bene comune, quindi al miglioramento delle condizioni morali, sociali, economiche della società e dei singoli in quel momento storico.

     
    D. – Ci sono delle Settimane Sociali, in particolare, che le tornano alla memoria per la loro rilevanza storica?

     
    R. – Certamente, quella che viene più ricordata – e a giusto titolo – è l'edizione del ’45 sulla Costituzione. Nella Settimana Sociale fu allora affrontato il tema della Costituente, della Costituzione in Italia. Si era chiuso il periodo della dittatura e della guerra, ci si doveva preparare all’elezione dell’Assemblea costituente e, soprattutto, ci si doveva preparare a dare un contributo importante nel delineare i valori sui quali costruire la casa comune.

     
    D. – Guardando alla storia dell’ultimo secolo, si vede che i cattolici sono riusciti, anche attraverso le Settimane Sociali, a dare il loro contributo, nonostante si siano trovati, in diverse occasioni, in posizioni diverse dal punto di vista del contesto politico...

     
    R. – Non c’è dubbio. In tutti questi casi, nelle diversità di contingenze storiche, questo voler essere presenti risponde non solo oggi, in una democrazia, ad un diritto che è riconosciuto ad ogni cittadina e ad ogni formazione sociale, ma direi che per i cattolici ha soprattutto il valore e il significato di un dovere: il dovere di partecipare, da buoni cittadini, alla vita della comunità politica e alla sua crescita.

     
    D. – Ed oggi, secondo lei, prof. Dalla Torre, come i cattolici italiani devono essere presenti proprio nella vita sociale e politica?

     
    R. – Il discorso è quanto mai attuale, tenendo conto che oggi non c’è più un partito di ispirazione cattolica; i cattolici si trovano in diverse formazioni partitiche. Quindi, è necessario, a mio avviso, che ci sia un momento di confronto, di dialogo, di dibattito, di approfondimento comune; è necessaria una fase prepartitica, che però sia già un momento di impegno, in qualche modo, politico.

    inizio pagina

    Portare la speranza cristiana ai ragazzi di strada del Brasile: ai nostri microfoni, la testimonianza di padre Renato Chiera, fondatore della “Casa do Menor”

    ◊   “Non arrenderti al male, ma vinci con il bene il male”. L’esortazione di San Paolo sembra sintetizzare la vita di padre Renato Chiera, che da 25 anni si dedica con passione ai “Meninos de Rua” di Rio de Janeiro, cercando di sottrarli alla violenza. Migliaia di questi ragazzi di strada si sono riappropriati della loro vita grazie alla “Casa do Menor”, fondata dal missionario italiano. In questi giorni, padre Renato sta girando la Germania e l’Italia con una ventina di giovani della sua comunità che hanno realizzato uno spettacolo teatrale. Ieri, con i suoi “Meninos de Rua”, ha ricevuto il saluto affettuoso del Papa, al termine dell’udienza generale. In questa intervista di Alessandro Gisotti, padre Renato Chiera racconta la sua straordinaria esperienza:


    R. – Ho cambiato la mia vita quando ho sentito questi ragazzi. Io ero stanco di seppellirli e mi dicevo: non posso essere un prete becchino! Io sono venuto in Brasile per dare la vita come Gesù, ma come fare? E ho capito: il loro grido era di non voler morire, perché uno l’hanno ucciso sulla porta di casa mia, 36 li hanno uccisi nella mia parrocchia in un mese, 40 li hanno minacciati di morte! Uno di loro ha detto: “Io sono il primo della lista e devo morire, ma non voglio!”. Ho sentito che nel grido di quel ragazzo – “non voglio morire!” – era Gesù che voleva vivere. E' quel ragazzo che mi ha ricordato le parole del Vangelo – “quel che hai fatto al più piccolo lo hai fatto a me” ... Io avevo predicato molte volte queste parole, ma quel giorno, davanti a quel ragazzo ho visto Gesù che mi diceva: “Renato, tu devi dare la tua vita perché io abbia vita”, e noi siamo nati per essere presenza di amore accanto a chi non ha amore.

     
    D. – Nel suo libro – “Meninos de rua” – lei sottolinea che non basta gridare contro le tenebre, ma bisogna accendere una luce. Eppure, all’inizio, ha trovato molta indifferenza se non addirittura ostilità da parte della gente, che vedeva il suo tentativo di recuperare questi ragazzi alla vita come impossibile, anzi, addirittura inutile ...

     
    R. – Certamente. Anche io all’inizio pensavo che non servisse a niente, volevo anche cambiare le cose in modo violento... Poi ho capito che non era così, dovevo cambiare io, dovevo accendere una luce, non dovevo dire: “Ma, nessuno vuole fare niente!”, e quindi condannare gli altri. Se Dio ha chiamato me, io devo cominciare e non giudicare chi non fa, perché la vocazione è mia. E Lui mi ha fatto sentire questo. La prima “Casa do Menor” è stata sulla porta della mia casa, poi è stato un camioncino, poi è stato il mio garage ... E oggi è nata una grande casa, una delle più grandi del Brasile; noi abbiamo circa 3 mila ragazzi, in questi 21 anni abbiamo recuperato e direi salvato circa 15 mila ragazzi e ragazze. Io ho iniziato e oggi anche gli squadroni della morte mi dicono: “Noi non ammazziamo più i bambini, li mandiamo da voi, perché abbiamo visto che voi li recuperate”.

     
    D. – Quindi, anche una conversione di chi sembrava così lontano da Dio e dalle sofferenze di questi bambini ..

     
    R. – Noi, in Brasile, siamo talmente disperati che crediamo non sia possibile recuperare i ragazzi. Siamo talmente disperati che accettiamo che i nostri ragazzi siano uccisi. E si definisce questo “normale”: a Rio, in cinque mesi circa 3 mila ragazzi ...

     
    D. – ... cioè, 3 mila bambini vengono uccisi?

     
    R. – ... ragazzi, adolescenti, narcotraffico ... un disastro! Si uccidono anche tra di loro, e la polizia, e la milizia ... Allora, io dico: dobbiamo dimostrare che è possibile, e noi abbiamo trovato il cammino, l’amore, l’incontro con Dio-Amore. Loro hanno bisogno di tante cose, ma il dramma maggiore dei nostri ragazzi non è essere poveri: è non essere amati da nessuno.

     
    D. – Come testimonia, come ha spiegato a questi bambini traditi da tutti, che sono figli di Dio, che Cristo li ama?

     
    R. – Ho incominciato questo lavoro perché io volevo fare catechismo a questi ragazzi. Ma come annunciare che Dio li ama? Io ho capito che dovevo essere io l’amore di Dio per loro: Dio-Amore. Io dovevo essere la presenza silenziosa che li amava. Finché loro capissero! E di fatto, un chierichetto, un ragazzo di strada che ho preso, un giorno, nell’abbraccio di pace gli dico – dopo molti mesi che l’ho amato molto, l’ho accolto quando nessuno lo voleva – gli dico: “Lo sai che Dio ti ama?”. E lui mi guarda e mi dice: “Mi ama come te?”, ed io gli rispondo: “Molto di più”, e lui mi abbraccia e mi sorride. Ecco, l’annuncio che noi facciamo è che loro sono amati da Dio attraverso il nostro amore. Non capiscono altro linguaggio. Questa è la nostra evangelizzazione.

     
    D. – Padre Renato, quando si dice “Rio de Janeiro” qui in Italia, il pensiero va subito alla spiaggia di Copacabana, al mare ... Cosa si sente di dire al riguardo?

     
    R. – Io vorrei dire ai turisti che vengono giù, che facciano questo sforzo di andare oltre Copacabana! E’ bello andare a Copacabana, è bello vedere le spiagge, però, venite da noi! Noi abbiamo molti giovani che vengono: cambia la vita! Quindi, voglio dire ai turisti: venite anche a vedere le bellezze del Brasile di Rio, di Fortaleza, ma cercate anche di incontrarvi con il vero Brasile, questo Brasile della sofferenza e dell’abbandono e del dolore, ma che è anche un Brasile che dà gioia! Noi abbiamo dei ragazzi di strada che vogliono consacrarsi: l’ho detto al Papa! E lui mi ha detto: Ma davvero? Ma che bello! Ho visto che è stato sorpreso: ragazzi che vengono dal fango! Ma dal fango vengono i fiori. Eravamo in Germania, in questi giorni. Delle ragazzine dicevano ai nostri ragazzi: “Io odio Dio, non mi piace Dio!”. Loro si sono spaventati. Sono venuti da me e hanno detto: “Padre, questi ragazzi non credono in Dio!”. Allora, noi dobbiamo dare all’Europa anche questa realtà, che Dio-Amore trasforma. Ieri sera, qui, a Roma, una donna mi ha detto: “Attraverso i volti dei vostri ragazzi ho incontrato Dio”.

     
    Quanti vogliano conoscere meglio l’opera di padre Renato Chiera e della “Casa do Menor”, possono farlo visitando il sito Internet www.casadomenor.org

    inizio pagina

    L’Unione Europea promuove la Giornata contro il traffico di esseri umani

    ◊   L’Unione Europea lancia oggi la prima Giornata contro la tratta di persone. A Bruxelles il problema viene discusso alla conferenza “Il traffico di esseri umani: è il momento di agire”. Ma quali dati fa registrare questo fenomeno oggi? Tiziana Campisi lo ha chiesto a Riccardo Mosca, addetto stampa del media team Giustizia, Libertà e Sicurezza della Commissione europea:


    R. - Si tratta di un fenomeno crescente, drammatico per le vittime e anche per la società cosiddetta civile che in qualche maniera ospita questo traffico di esseri umani. Annualmente si parla di due milioni e mezzo di persone che sono soggette a questo traffico, di cui 500 mila solo in Europa. L’Organizzazione mondiale per la migrazione ha stimato che nel 2005 c’erano almeno 12,3 milioni di persone che si trovavano in una situazione di lavoro forzato. Un quinto di queste erano state trafficate. Questo fenomeno arricchisce una serie di organizzazioni criminali nel mondo intero che funzionano molto anche grazie ad internet. Pare che il business ammonti a circa 12 miliardi di dollari all’anno.

     
    D. - Quali Paesi in particolare sono coinvolti nella tratta di esseri umani?

     
    R. - Ci sono Paesi dell’Unione Europea, Paesi extra-comunitari coinvolti, si parla di Africa, Paesi dell’Est, donne e bambini con un miraggio di un lavoro e di una vita migliore e che poi invece vengono incatenati.

     
    D. - In quali cause identificare il fenomeno?

     
    R. - Innanzitutto un certo lassismo da parte delle legislazioni comunitarie degli Stati membri, e il fatto che ancora non si tratta di un crimine considerato sufficientemente grave dalle legislazioni penali in Europa e quindi le pene sono probabilmente insufficienti. Inoltre, il fatto che c’è tanta gente disperata al di fuori dell’Unione Europea, che pur di uscire dalla propria realtà terribile, dalla povertà, è pronta a prendere rischi e a entrare in canali oscuri come quelli del traffico degli esseri umani.

     
    D. - In che modo l’Unione Europea intende affrontare il problema?

     
    R. - Sensibilizzando l’opinione pubblica a quest’ignobile fenomeno e con la creazione di un nuovo gruppo di esperti in questa materia, che si dovranno regolarmente riunire per discutere e fare delle proposte concrete alla Commissione e anche agli Stati membri, quindi al Consiglio dei ministri. Concretamente il primo gruppo di lavoro di esperti che si riunirà, presenterà una serie di raccomandazioni al Consiglio dei ministri, e quindi agli Stati membri, per identificare e assistere le vittime in tutti gli Stati membri. Si tratta di invitare gli Stati membri a coordinarsi e a creare delle reti di informazione di assistenza reciproca, per poter identificare i responsabili ma anche e soprattutto per poter aiutare le vittime e, in particolar modo, saranno implicate le ONG. Una cosa importante è che è stato scoperto che le vittime di questi traffici, una volta che sono aiutate e assistite, sono poi propense a denunciare il loro sfruttatori.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Ore di ansia dopo l'ultimatum per i due sacerdoti iracheni rapiti sabato a Mosul. Mons. Sandri: “La Santa Sede lavora per la loro liberazione”

    ◊   “Sono lunghe ore di attesa qui a Mosul, aspettiamo una telefonata dei rapitori”: mons. Basile Georges Casmoussa, arcivescovo di Mosul dei Siri, mantiene intatta la speranza e all’Agenzia Misna racconta di restare in fiduciosa attesa di notizie su padre Pius Afas e padre Mazen Ishoa, sequestrati sabato scorso nella città irachena. Ieri sera, lo stesso presule aveva informato della proroga di 72 ore concessa dai rapitori per il pagamento del riscatto e rassicurato sulle condizioni dei sacerdoti. “La nuova scadenza è sabato – aveva detto alla MISNA – ho potuto sentire brevemente la voce dei due padri, poi qualcuno ha interrotto la conversazione”. Intanto, ieri sera a Roma, a margine della presentazione del numero di Limes dal titolo “Palestina impossibile”, mons. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha affermato che la Santa Sede, attraverso il Nunzio apostolico in Iraq, sta seguendo la sorte dei due sacerdoti e lavora per la loro liberazione. "Stiamo facendo il possibile - ha spiegato mons. Sandri, che sarà creato cardinale il prossimo 24 novembre - ed anche il Papa ha fatto un appello per la loro liberazione domenica scorsa all'Angelus. Poi, stiamo aspettando le informazioni per vedere cosa si può fare attraverso il Nunzio apostolico. Il nunzio sta a Baghdad e quindi lì, in nome del Papa e della Santa Sede, siamo in contatto anche con il Patriarca Delly III”. Anche quest’ultimo – lo ricordiamo – come segno di predilezione del Papa per i cattolici iracheni, sarà creato cardinale il prossimo 24 novembre. Padre Afas e padre Ishoa erano stati bloccati da un numero imprecisato di uomini armati sabato pomeriggio, mentre si trovavano nel quartiere al-Thawra; si stavano dirigendo nella chiesa di Fatima, nel quartiere di al-Faisaliya, dove erano attesi per la celebrazione di un funerale. Padre Afas, 60 anni, è stato direttore di una rivista cattolica. Padre Ishoa è stato da poco ordinato sacerdote. Entrambi sono originari della zona di Mosul. (R.M.)

    inizio pagina

    Inondazioni nell’Africa Sub-Sahariana: un milione e mezzo le vittime. L’appello di mons. Lwanga: “Abbiamo bisogno di aiuto"

    ◊   “Abbiamo bisogno di aiuto, di solidarietà e del supporto del mondo esterno per far fronte al disastro”: è l’appello lanciato da mons. Cyprian Kizito Lwanga, vicepresidente di Caritas Internationalis e arcivescovo di Kampala, capitale dell’Uganda, uno dei Paesi dell'Africa Sub-Sahariana devastati dalle inondazioni, che dall’inizio dell’estate hanno provocato almeno un milione e mezzo di vittime. “La Caritas sta facendo del suo meglio per rispondere all’emergenza, ma la risposta del resto del mondo non è incoraggiante”, ha detto il presule, commentando la situazione di emergenza che attraversa il Paese. Secondo l’agenzia Fides, sarebbero 300 mila le persone colpite dalle piogge torrenziali che da luglio flagellano l’Uganda. Molte aree sarebbero isolate e i raccolti andati distrutti. “Quando ho visitato Soroti – ha raccontato mons. Lwanga al rientro da una visita nell’est del Paese - i ponti erano impraticabili e ho dovuto proseguire il viaggio in barca. Tutto è allagato e la gente è isolata”. Una condizione di emergenza di cui è responsabile anche l’uomo: “I danni arrecati all’ambiente hanno aggravato la situazione – ha ricordato mons. Lwanga - gli alberi sono stati tagliati e la gente ha costruito su zone umide”. Per soccorrere le vittime, la Caritas ha lanciato un appello per raccogliere fondi da destinare alla fornitura di cibo, tende, acqua e servizi igienici. Aiuti alimentari arrivano nella regione anche dal PAM, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, mobilitato per portare aiuto in tutta l’area sub-sahariana. 60 mila le persone che necessitano di assistenza umanitaria in Togo, 75 mila gli alluvionati in Ghana. Sul versante orientale la situazione non migliora: è alto in Sudan il rischio di epidemie per i 200 mila senzatetto, come pure in Etiopia, dove ad esser colpite sarebbero circa 180 mila persone. 7 mila i senzatetto in Ruanda. Nel sostegno alle vittime decisiva è la collaborazione dei governi locali e delle agenzie umanitarie. (C.D.L.)

    inizio pagina

    Congo: colera e malnutrizione minacciano i rifugiati nel Nord Kivu

    ◊   Epidemie e malnutrizione minacciano i civili rifugiati nel Nord Kivu, regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, afflitta dalla guerra civile. Isolati da giorni per la violenza dei combattimenti, che vedono lo scontro tra i soldati dissidenti fedeli a Laurent Nkunda e quelli regolari delle Forze armate congolesi (FARDC), i 15 mila sfollati mancano di assistenza sanitaria e alimentare. “E’ preoccupante l’apparizione di colera, che bisogna arginare in fretta prima di assistere a una diffusione che potrebbe essere molto rapida. Le autorità sanitarie hanno riferito un bilancio di tre morti e 70 malati”, dice all’agenzia Misna Louis Vigneault, dell’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’ONU, contattato a Goma, capoluogo del Nord Kivu. Solo negli ultimi giorni, approfittando di una tregua negli scontri, è stato possibile raggiungere le migliaia di civili che si trovano nelle zone di Kirolirwe e Kitshanga, a nord-ovest di Goma, e distribuire i medicinali forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Al rischio epidemie si aggiunge il problema della malnutrizione, una condizione favorita dall’impossibilità, dovuta alla guerra, di coltivare i terreni, pur fertili e produttivi, spesso saccheggiati dagli stessi miliziani. (C.D.L.)

    inizio pagina

    Darfur: uccisi tre autisti del Programma Alimentare Mondiale

    ◊   “Profonda tristezza e stupore” sono stati espressi ieri dal Programma Alimentare Mondiale (PAM) per l’uccisione di tre autisti dell’organizzazione operativi nella regione occidentale del Darfur. “Persone coraggiose che sapevano i rischi a cui andavano incontro – spiega il PAM, in un comunicato ripreso dall’agenzia Misna – ma hanno continuato a lavorare intensamente per alleviare le sofferenze della popolazione locale”. Secondo il responsabile dell’organismo in Sudan, Kenro Oshidari, due degli operatori sarebbero stati uccisi martedì, e il terzo venerdì scorso da un gruppo armato non meglio identificato, dopo aver consegnato aiuti a una serie di villaggi nel sud del Darfur. Tutti e tre gli uomini lavoravano per una compagnia di autotrasporto locale noleggiata dall’organismo dell’ONU. Sono circa due mila gli autisti sotto contratto che lavorano per il PAM in Darfur, dove l’agenzia consegna cibo a circa tre milioni di persone. (R.M.)

    inizio pagina

    Repubblica Centrafricana: i missionari incaricati di avviare colloqui di pace nel nord-ovest

    ◊   La Chiesa della Repubblica Centrafricana è stata ufficialmente incaricata di condurre trattative e facilitare incontri tra esercito e ribelli nel nord-ovest del Paese: lo hanno riferito all’agenzia Misna fonti missionarie locali, rivelando che anche ieri si sono avuti incontri tra alcuni missionari e i vertici dei gruppi ribelli da mesi in conflitto con le truppe governative; la settimana scorsa, un altro incontro tra militari e un luogotenente dei ribelli si era tenuto nella città di Ndim. Secondo altre fonti che hanno chiesto l’anonimato, lo stesso presidente della Repubblica Centrafricana, François Bozizé, in compagnia di un generale francese, si sarebbe recato in una missione per chiedere un intervento della Chiesa, al fine di trovare una soluzione ai contrasti emersi negli ultimi mesi. “Le violenze di esercito, ribelli e banditi comuni – hanno spiegato le fonti missionarie – hanno causato un numero imprecisato di sfollati; solo a Bozoum, ne sono stati censiti 11 mila. Molti altri hanno varcato il confine con il Camerun e a questi bisogna aggiungere quelli che hanno trovato rifugio nelle campagne”. L'emergenza umanitaria è aggravata dall’impossibilità di coltivare i campi: UNICEF e Programma Alimentare Mondiale (PAM) hanno avviato la distribuzione di generi di prima necessità, la Caritas ha fornito teloni, coperte e attrezzature varie. “Anche il commercio è fermo – hanno aggiunto le fonti – e quella che era una strada importante, perché conduceva ai mercati camerunensi di Mbayboum, ora è un’arteria praticamente vuota. I pochi camion che la percorrono sono scortati dai militari; chi si avventura da solo è spesso bloccato da ribelli o banditi e costretto a pagare un pedaggio". "Dieci giorni fa - hanno concluso - alcune suore a bordo di un’automobile sono state bersaglio di colpi da arma da fuoco: è probabile si sia trattato di uno sbaglio e fortunatamente non ci sono state vittime; tuttavia, è un episodio che fa capire la precaria situazione in cui la gente di questa parte del Paese vive adesso”. (R.M.)

    inizio pagina

    Rapporto OMS: all’India il tragico primato delle morti in maternità

    ◊   Con 117 mila decessi nel 2005, è l’India a detenere il tragico primato delle donne decedute durante la gravidanza o il parto, rispetto alle 59 mila della Nigeria, alle 32 mila del Congo e alle 26 mila dell’Afghanistan. Lo rivela un Rapporto sulla mortalità materna, pubblicato nei giorni scorsi dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dalla Banca mondiale, dall’UNICEF e dal Fondo per la popolazione dell’ONU. Si calcola che in India – riferisce l’agenzia Asianews citando il rapporto - una donna su 70 muoia per problemi collegati alla gravidanza. Un’indagine del ministero indiano della Sanità ha accertato che è scarsa l’assistenza sanitaria per le donne in stato interessante: circa il 23% delle donne che hanno avuto figli negli ultimi 8 anni non ha avuto cure e visite sanitarie durante la gravidanza, percentuale che va dall’1% in Kerala e Tamil Nadu al 66% nel Bihar. Almeno il 40% delle donne incinta non ha mai ricevuto assistenza sanitaria specifica in Jharkhand, Arunachal Pradesh e Nagaland. Inoltre, circa il 60% dei parti avviene ancora in casa; il 37% delle donne è assistito da levatrici e il 16% solo da parenti o amici. La Chiesa cattolica e l’Associazione cattolica per la sanità dell’India si prodigano per creare ovunque centri sanitari e per incrementare l’educazione sanitaria. La Chiesa ha circa 5 mila centri nel Paese, che dedicano particolare attenzione alle donne incinte ed ai bambini. L’85% di questi centri si trovano in villaggi remoti, dove rappresentano l’unica presenza sanitaria. (R.M.)

    inizio pagina

    Le organizzazioni cattoliche indonesiane dicono "no" a ogni forma di estremismo

    ◊   La stigmatizzazione di tutti gli estremismi e l’impegno a realizzare una società più giusta: è quanto è emerso dal VI Forum delle organizzazioni cattoliche indonesiane (FMKI), svoltosi a Surabaya, nella provincia di Giava Orientale. Nella Santa Messa di apertura, il vescovo di Surabaya, mons. Vincentius Sutiko Wisaksono, ha affermato che “l’amore per la Patria dovrebbe spingere i credenti a dare una risposta ai problemi della nazione e a lavorare per la sua coesione”. Tra gli interventi, quello di padre Benny Susetyo, delegato per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale indonesiana, e di esponenti del mondo musulmano. Al termine dei lavori, Basis Susilo, presidente del FMKI, ha letto la proposta avanzata dai rappresentanti delle 25 associazioni che fanno capo al Forum. Nel documento, viene stigmatizzato il liberismo estremo, causa prima dell’impoverimento morale e spirituale della società, e l’integralismo religioso. In particolare, quest’ultimo è visto come una seria minaccia all’esistenza stessa di un Paese, l’Indonesia, che annovera cinque religioni ufficiali: Islam, Buddismo, Cristianesimo, Induismo e Confucianesimo. (A.M.)

    inizio pagina

    Visita in Cina e Vietnam del cardinale scozzese O’Brien

    ◊   Il cardinale Keith Michael Patrick O'Brien, arcivescovo di Saint Andrews ed Edimburgo, in Scozia, si recherà domani in Cina, dove incontrerà il nuovo arcivescovo di Pechino, mons. Joseph Li Shan, consacrato lo scorso settembre con l'approvazione della Santa Sede. Come riferisce l'agenzia Sir, la visita, che durerà fino 31 ottobre, è stata organizzata dalla Cultural Exchange, organizzazione religiosa per la promozione della cultura e dell'educazione. Il porporato si recherà a Xian, città gemellata con la capitale scozzese, a Pechino e a Shangai. Poi, andrà in Vietnam, dove terrà, ad Hanoi, una conferenza sulla giustizia sociale. Nel suo intervento, il cardinale O'Brien farà riferimento a “The social agenda - A collection of Magisterial Texts”, collezione di documenti di dottrina sociale di Papi e Concilii pubblicata dal Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace quando era presidente il cardinale Francis Xavier Nyugen Van Thuan. Durante la visita in Vietnam, il cardinale O'Brien spera anche di poter incontrare il cardinale Jean-Baptiste Pham Min Mân, arcivescovo Thàn-Phô Hô Chí Minh. (L.Z.)

    inizio pagina

    Regno Unito: i medici cattolici chiedono la revisione della legge sull’aborto

    ◊   Ridurre il periodo entro il quale l’aborto è liberamente consentito nel Regno Unito, fissato attualmente alle prime 24 settimane di gravidanza. È quanto chiede l’Associazione dei medici cattolici britannici, in un Rapporto presentato alla Commissione sulla scienza e la tecnologia della Camera dei Comuni, incaricata di studiare correttivi all’attuale legge sull’aborto, in vigore dal 1967. Modifiche sono sollecitate da più parti, considerate le crescenti preoccupazioni per il numero degli aborti nel Paese e alla luce delle nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche intervenute in questi 40 anni. Nel documento, l’Associazione evidenzia come l’aborto in fase avanzata sia considerato particolarmente “raccapricciante” da gran parte dell’opinione pubblica. Non sono ormai rari i casi di sopravvivenza di feti abortiti tra la 20.ma e 24.ma settimana. L’attuale normativa permette l’interruzione volontaria della gravidanza in caso di rischio per la salute fisica o psichica della madre. La realtà è che molti bambini vengono abortiti a causa di malformazioni rilevate dalle diagnosi prenatali. Un fenomeno che preoccupa anche perché - rilevano i medici cattolici - “contribuisce ad alimentare un atteggiamento negativo della società verso le persone disabili”. In conclusione, il Rapporto ricorda come tra gli effetti deleteri della legge del 1967 vi sia il calo demografico registrato in questi ultimi decenni nel Regno Unito: il risultato è che, per sostenere la sua economia, il Paese dipende sempre di più dagli immigrati. (L.Z.)

    inizio pagina

    Presentato a Roma il “Barometro” del volontariato cattolico italiano: “Occorre un impegno più forte delle istituzioni nella lotta alla povertà”

    ◊   “La nostra piazza è composta da quel 64% degli italiani che vogliono la riduzione delle spese militari, da quel 67% che ha fiducia nelle ONG per la gestione degli aiuti, da quei nove italiani su 10 che vogliono la cancellazione del debito. E non solo, da quei 714 mila italiani che sotto lo slogan dello ‘Stand up’ si sono alzati in piedi contro la povertà, e da quei 250 mila che hanno marciato da Perugia ad Assisi, il 7 ottobre scorso, chiedendo pace e meno armamenti”. E’ quanto ha affermato Sergio Marelli, presidente dell’Associazione ONG italiane e direttore generale di Volontari nel mondo FOCSIV, che ieri a Roma, in occasione della Giornata mondiale contro la povertà, ha presentato il “Barometro della solidarietà internazionale degli italiani 2007”, intitolato: “Solidali in tempi difficili”. Come riferisce l’agenzia MISNA, l’indagine, condotta su un campione di tre mila italiani, ha riguardato le emergenze e le problematiche che maggiormente interessano la scena internazionale: fame, disoccupazione, pace, immigrazione, la fiducia nell’ONU per il mantenimento della pace globale e la capacità progettuale delle ONG per gli interventi di cooperazione allo sviluppo. “Dai risultati – ha sottolineato Marelli - emerge una forte richiesta al governo e alle istituzioni pubbliche nazionali di un impegno più forte e preciso nella lotta alla povertà nel Sud del mondo”. Alla presentazione del “Barometro” è intervenuto il Presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi. (R.M.)

    inizio pagina

    “Insieme la vita è più bella”: domenica, a Firenze, il secondo Incontro dei ragazzi cristiani, ebrei e musulmani

    ◊   Circa due mila bambini e ragazzi provenienti da tutta la Toscana sono attesi domenica prossima a Firenze, dove è in programma il secondo Incontro dei ragazzi cristiani, ebrei e musulmani. “Insieme la vita è più bella” è lo slogan dell’iniziativa, organizzata con il sostegno della Conferenza episcopale toscana, in collaborazione tra le comunità ebraiche e islamiche, le Chiese evangeliche e ortodosse di Firenze e Toscana, l’Azione Cattolica, l’Opera per la Gioventù “Giorgio la Pira” e l’Amicizia Ebraico-Cristiana. Obiettivo del meeting – spiegano i promotori, citati dall’agenzia Sir – è “riaffermare il valore dell’incontro tra persone di culture e religioni diverse”. La giornata inizierà alle 10 in piazza della Santissima Annunziata: la mattinata sarà dedicata alla visita dei luoghi di culto delle diverse confessioni religiose, dove i ragazzi si recheranno per gruppi misti. Nel pomeriggio, i partecipanti si trasferiranno alla Fortezza da Basso, dove la giornata si concluderà con un incontro di festa e di testimonianze, alla presenza dei responsabili delle istituzioni civili e religiose. Infine, i ragazzi leggeranno e consegneranno un messaggio alle autorità. “Il primo incontro del 2005 – racconta Gabriele Pecchioli, presidente dell'Opera per la Gioventù “Giorgio La Pira” – pur nascendo come iniziativa per ragazzi, ha indotto i responsabili e i rappresentanti delle varie confessioni religiose a impegnarsi in un cammino di fraternità, dando vita ad un Seminario permanente di dialogo interreligioso. Si sono così instaurati rapporti di familiarità, che si sono consolidati nel tempo e approfonditi nel rispetto delle identità di ciascuno”. “Tutti siamo consapevoli delle differenze – aggiunge - il problema è sapersi comprendere imparando, nel radicamento di ciascuno nella propria fede, dalla fede degli altri. E’ una esperienza da cui l’identità di fede esce sempre rafforzata e approfondita”. (R.M.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Il presidente russo Putin annuncia lo sviluppo di nuove armi atomiche e chiede agli Stati Uniti di fissare una data per il ritiro dall’Iraq – L’ex premier Bhutto, rientrata in Pakistan dopo 8 anni esilio, dichiara di voler riportare la democrazia nel Paese

    ◊   La Russia prepara nuove armi atomiche, gli Stati Uniti fissino la data del ritiro dall’Iraq. E’ quanto ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, nel botta e risposta con i cittadini in diretta televisiva. Il nostro servizio:

    Dalla tradizionale linea diretta tra il presidente Vladimir Putin e i cittadini russi, sono emerse strategie che riguardano sia ambiti politici sia piani militari: il leader del Cremlino ha annunciato, in particolare, lo sviluppo di nuove armi atomiche, l’ammodernamento di tutti gli armamenti e la messa a punto di innovativi sistemi missilistici. Putin ha anche precisato che nel 2008 sarà avviata la costruzione di un nuovo sottomarino nucleare. All’annuncio del miglioramento delle capacità difensive, è poi seguita la spiegazione di questa linea strategica: rispondendo alle domande dei cittadini, il presidente russo ha ricordato la situazione dell’Iraq, un Paese – ha affermato – dalle enormi risorse petrolifere non in grado, però, di difendersi con le proprie forze. “La Russia – ha detto Putin non è l’Iraq” e il nostro Paese “ha forza sufficiente e mezzi per difendersi” e tutelare “i propri interessi dentro e fuori i propri confini”. Parlando ancora del Paese arabo, Putin ha poi affermato che “si può defenestrare un regime autoritario, come quello di Saddam Hussein, ma non si può sconfiggere un popolo”. Si tratta – ha detto – di una "lotta senza futuro". Il presidente russo ha anche chiesto agli Stati Uniti di fissare una data per il ritiro dall’Iraq e consentire così alle autorità irachene di stabilizzare la situazione. Rispondendo ad una domanda sul progetto americano di estendere il proprio sistema di difesa spaziale anche all’Europa, Putin ha detto infine che “gli Stati Uniti si rendono conto delle preoccupazioni russe e stanno cercando il modo di eliminarle”.

    - All’indomani del via libera della Turchia alle operazioni militari in Iraq contro militanti del Partito dei lavoratori curdi (PKK), il governo regionale autonomo del Kurdistan iracheno ha chiesto ad Ankara un “dialogo diretto” sulla questione dei ribelli separatisti curdi turchi. Intanto ad Erbil, centinaia di dimostranti sono scesi in piazza per manifestare contro la decisione del governo Erdogan. E in Iraq non si arresta la violenza: a Bassora un civile iracheno è morto e altri 15 sono rimasti feriti nell’esplosione di un ordigno saltato in aria nei pressi di un liceo.

    - Ancora gelo tra Stati Uniti e Cina. Pechino ha convocato l’ambasciatore americano nel Paese per “protestare vivamente” dopo il conferimento al Dalai Lama della medaglia del Congresso USA, massima onorificenza civile. Il nostro servizio:


    Un gesto che ha minato “seriamente” le relazioni tra Pechino e Washington. E’ il commento delle autorità cinesi dopo il riconoscimento del Congresso americano, conferito ieri dallo stesso presidente Bush, al Dalai Lama. Un'onorificenza che seguiva il colloquio privato tra il capo della Casa Bianca ed il leader spirituale tibetano e che aveva sollevato le ire di Pechino, convinta che il Dalai Lama voglia promuovere l’indipendenza del Tibet. Ieri dopo la consegna della medaglia, lo stesso Nobel per la Pace è tornato a chiedere una “genuina autonomia” mentre Bush ha invitato la Cina ad avviare colloqui con il leader spirituale da lui definito “uomo di pace e di riconciliazione”. Parole che hanno innervosito l’esecutivo di Hu Jintao; un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino ha accusato gli Stati Uniti di ingerenza negli affari interni della Cina ed ha sollecitato la stessa amministrazione USA ad attivarsi in maniera concreta proprio per tutelare i rapporti sino-americani e la loro tenuta. La stessa fonte ha accusato il leader tibetano di non voler abbandonare "le idee secessioniste". Un articolo pubblicato dall’agenzia Nuova Cina sostiene inoltre che il Dalai Lama avrebbe ordinato gli omicidi di almeno quattro dei suoi oppositori. Nulla è trapelato sulle misure concrete che Pechino intende prendere contro la Casa Bianca.

    - Dopo 8 anni di esilio volontario negli Emirati Arabi e nel Regno Unito, è rientrata in Pakistan l’ex primo ministro, Benazir Bhutto. All’arrivo, a Karachi, è stata accolta da oltre 250 mila persone. Nella città pakistana, presidiata da più di 20 mila agenti, lo stato di allerta è alto perché si temono attentati da parte di miliziani di Al Qaeda. Per il Pakistan si tratta, secondo gli analisti, di un rientro che può determinare un nuovo assetto politico. Il nostro servizio:

    Benazir Bhutto ha promesso di riportare la democrazia nel Paese governato dal generale Pervez Musharraf, confermato come presidente dopo le elezioni dello scorso 6 ottobre. Ha anche detto che il suo rimpatrio è “una svolta” dalla dittatura militare alla democrazia. Ma la cornice politica del rientro dell’ex primo ministro è comunque diversa da quella del 1986, quando tornò dall’esilio per sfidare il generale Zia ul Haq. Dopo la morte di quest’ultimo nel 1988, la Bhutto divenne la prima donna alla guida di un governo nel mondo musulmano. L’ex premier lasciò poi il Pakistan nel 1999 per sfuggire a procedimenti penali per accuse di corruzione. Oggi si presenta, invece, come potenziale alleata del presidente Musharraf, che le ha assicurato la cancellazione di tutte le accuse. Prima del suo rientro, è stato inoltre siglato un accordo di riconciliazione: questa intesa, secondo gli osservatori, potrebbe essere il preludio di una spartizione dei poteri dopo le elezioni parlamentari di gennaio. Diversi analisti considerano molto probabile la nomina della Bhutto a premier. Per quanto riguarda il generale Musharraf, si deve attendere il pronunciamento della Corte suprema sulla legittimità della sua elezione. L’opposizione ha fatto ricorso perchè, secondo la Costituzione pakistana, un militare non può candidarsi alla presidenza. Al momento, non si sa quando verrà emessa la sentenza. Musharraf non ha escluso l’imposizione della legge marziale nel caso gli fosse sfavorevole il verdetto. La Corte suprema ha reso noto, infine, che sta esaminando anche la legalità dell’amnistia che ha spianato la strada al ritorno dell'ex primo ministro Bhutto.

    - Sul significato che il ritorno della signora Bhutto assume nel panorama politico pakistano, Stefano Leszczynski ha intervistato Alberto Negri, inviato in Pakistan per Il Sole 24Ore:
     
    R. – Il ritorno di Benazir Bhutto dopo otto anni di esilio ha sollevato l’entusiasmo di centinaia di migliaia di pakistani e di seguaci del partito popolare che si sono radunati intorno all’aeroporto dove è arrivata l’ex primo ministro. Si tratta di un’accoglienza trionfale che dovrebbe continuare poi con la sfilata fino al Mausoleo di Jinnah, fondatore del Pakistan, dove Benazir Bhutto terrà un discorso.

     
    D. – Il generale Musharraf risulta parecchio sminuito dall’entusiasmo che ha accolto la signora Bhutto...

     
    R. – Non c’è dubbio che l’accordo tra Benazir Bhutto e Musharraf costituisca una “diminutio” per Musharraf stesso, il generale che ha preso il potere nel ’99 con un colpo di Stato e che voleva guidare da solo il Pakistan. Musharraf ha perso parecchia popolarità negli ultimi mesi. Abbiamo visto che contro di lui non si è avuta soltanto l’opposizione islamica, ma anche quella laica e secolarista della società civile pakistana. L’accordo con Benazir è il tentativo di recuperare popolarità e riprendere in mano il destino del Paese. Funzionerà questo tandem Benazir Bhutto-Musharraf? Questo è il vero grande interrogativo di un Paese che vive sull’orlo di una grave crisi politica.

     
    D. – In particolare, c’è da chiedersi come reagiranno gli integralisti islamici...

    R. – Non c’è dubbio. La reazione degli integralisti islamici bisognerà aspettarsela. Costituiscono una parte notevole di questo Paese soprattutto dal punto di vista politico. Abbiamo visto che cosa sia successo nel luglio scorso ad un chilometro dal palazzo presidenziale ad Islamabad, con l’assalto alla Moschea Rossa, con un centinaio di morti, e quello che succede ai confini di questo Pakistan, fortemente talebanizzato, che subisce l’infiltrazione dell’Afghanistan.

     
    D. – Ci saranno degli episodi significativi in Pakistan legati all’arrivo della Bhutto?

     
    R. – La Corte Suprema deve decidere due cose: la legittimità della rielezione, il 6 ottobre, di Musharraf alla presidenza della Repubblica e la legittimità dell’amnistia, concessa dallo stesso Musharraf per consentire il ritorno di Benazir Bhutto, liberandola dalle accuse di corruzione di cui era imputata. Quindi, tutte e due i protagonisti hanno il loro destino legato alle decisioni dei giudici.

    - Giovedì nero in Francia per lo sciopero di 48 ore indetto da otto sindacati dei trasporti che protestano contro la riforma previdenziale, ancora in via di definizione. L’agitazione di oggi rappresenta il primo vero ostacolo al mandato del presidente Nicholas Sarkozy, da cinque mesi all’Eliseo. Era dal 1995 che non si scioperava in modo così imponente. Quasi due milioni di persone protestano perché si vuole cambiare il regime pensionistico speciale innalzando l’età per lasciare il lavoro dai 37,5 anni ai 40.

    - Notte di violenza nei Territori Palestinesi, dove sono ripresi gli scontri tra le milizie di Hamas e Al Fatah. Quattro le persone rimaste uccise mentre la polizia del gruppo radicale stava arrestando alcuni membri di un clan a Gaza City. 15 i feriti.

    - In Italia, il Consiglio dei ministri ha dato ieri sera il via libera al disegno di legge che recepisce il protocollo sul Welfare, firmato da governo e parti sociali nel luglio scorso, e approvato a larga maggioranza dai lavoratori nella recente consultazione. Soddisfatti sindacati e Confindustria. Il provvedimento, collegato alla finanziaria, andrà all’esame del Parlamento. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    Governo, sindacati e Confindustria hanno dunque ritrovato l’accordo. Intanto, su alcuni nodi relativi alla previdenza, tornano le quattro finestre di uscita per le pensioni di anzianità, viene eliminato il tetto di cinquemila uscite per i lavori usuranti e novità anche per i contratti a termine. Previste una fase transitoria di quindici mesi per chi ha già contratti in corso e l’esclusione dalle nuove norme dei lavoratori stagionali. Questa volta l’intesa è stata raccolta pienamente dal Consiglio dei ministri sia pure con l’astensione dei due rappresentanti della sinistra radicale, Ferrero e Bianchi. Un dissenso legato soprattutto alla riforma del mercato del lavoro e d’altra parte, sabato prossimo, la sinistra sarà in piazza contro la legge Biagi, difesa invece da Confindustria e da una parte del Sindacato che, sempre sabato, manifesteranno invece a favore. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)

    - Proseguono gli arresti in Spagna di esponenti legati a Batasuna, partito dichiarato fuorilegge. Gorka Diaz è stato fermato dopo che si era presentato spontaneamente davanti ai giudici. Su di lui pendono le accuse di appartenenza all’ETA e di riunione illegale.

    - Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha condannato l’arresto del responsabile somalo del PAM, Programma Alimentare Mondiale, fermato ieri nel suo ufficio di Mogadiscio dove militari governativi hanno fatto irruzione. E' stata immediatamente sospesa la distribuzione del cibo a più di 75mila persone.

    - Con un volo partito ieri sera da Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, il capo delle Forze di resistenza patriottiche dell’Ituri, Germain Katanga, è stato trasferito alla Corte penale internazionale dell’Aja. E’ accusato di crimini contro l’umanità e di crimini di guerra. Katanga era stato arrestato nel 2005. La sua milizia avrebbe compiuto massacri a sfondo etnico. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Amedeo Lomonaco)

    Da domenica 28 ottobre il Radiogiornale della sera in lingua italiana, andrà in onda alle ore 19.30 sulle onde medie di 585 e 1.530 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. La trasmissione andrà in replica alle ore 21.00 e 23.00.
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 291
     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina