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SOMMARIO del 13/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Inserire nella tradizione secolare della melodia liturgica le novità di maggior livello: l'auspicio di Benedetto XVI, durante la visita al Pontificio Istituto di Musica Sacra
  • Il Papa nomina mons. Beniamino Stella nuovo presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica
  • Altre udienze e nomine
  • Affidiamoci al Cuore di Maria, rifugio e cammino che ci porta a Dio: così, il cardinale Bertone nella Messa a Fatima, per i 90 anni delle apparizioni mariane
  • Il cardinale Martino al Corso di formazione dei cappellani militari: "la guerra non è un diritto"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Movimento per la Vita presenta le sue tesi per la Settimana Sociale dei cattolici italiani
  • Educazione, sviluppo, scienza e tecnologia fra i temi del V Forum mondiale dei giovani promosso dall’UNESCO a Parigi
  • Il dramma della baraccopoli di Korogocho,a Nairobi: l'impegno dei comboniani
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • “Dalle feconde memorie alle coraggiose prospettive”: nota CEI a 50 anni dall'enciclica “Fidei Donum”
  • In Australia, la Chiesa cattolica promuove la settimana contro la povertà
  • Il cardinale Ruini ricorda mons. Luigi Di Liegro a 10 anni dalla sua morte
  • Missione in Kazakhstan per alcune religiose sudamericane per stabilire un contatto con la popolazione musulmana
  • Domani a Roma, marcia per non dimenticare la deportazione degli ebrei romani nel 1943
  • Mortalità materna ancora troppo alta: è quanto emerge dal rapporto “Maternal mortality 2005”
  • Messa per le gestanti questo pomeriggio, nella Basilica romana di Sant’Agostino, per ricordare la Madonna del Parto che si celebra domani
  • Prossima settimana ricca di appuntamenti di solidarietà organizzati dal movimento internazionale Emmaus
  • 24 Ore nel Mondo

  • Per un ex comandante americano in Iraq, la strategia USA nel Paese arabo è un "fallimento catastrofico" – Ex Birmania: manifestazioni a favore della giunta. Secondo fonti locali, i dimostranti hanno ricevuto un compenso
  • Il Papa e la Santa Sede



    Inserire nella tradizione secolare della melodia liturgica le novità di maggior livello: l'auspicio di Benedetto XVI, durante la visita al Pontificio Istituto di Musica Sacra

    ◊   Ventidue anni dopo la visita di Giovanni Paolo II, un Papa è tornato a visitare il Pontificio Istituto di Musica Sacra. Benedetto XVI ha inaugurato stamattina le aree profondamente ristrutturate dell’Istituto, tornando a ribadire l’importanza del canto e della musica in ambito liturgico, il cui “antico tesoro” - ha detto - deve poter raggiungere una sintesi con la migliore evoluzione della melodia sacra moderna. La cronaca della visita nel servizio di Alessandro De Carolis:


    Ha tre caratteristiche la musica “che canta con gli angeli”, la melodia sacra deputata all’accompagnamento liturgico: la “santità”, l’“arte vera”, l’“universalità”. Benedetto XVI ha ripetuto le tre qualità definite nel suo chirografo di quattro anni da Giovanni Paolo II, ultimo Pontefice a visitare il Pontificio Istituto di Musica Sacra nel 1985. Ed ha aggiunto, Benedetto XVI, un auspicio: che la grande “eredità del passato” possa aprirsi alle “novità valevoli del presente”, in un settore - quello della musica e del canto liturgico - che negli ultimi cento anni in particolare i Papi hanno preso a curare con grande attenzione. Fu infatti Pio X - ha ricordato questa mattina il Papa nel suo discorso ai docenti e agli studenti dell’Istituto - a creare nel 1911 la “Scuola superiore di musica sacra”, che successivamente Benedetto XV prima e Pio XI poi modificarono fino a raggiungere, sotto lo stesso Papa Ratti, l’attuale assetto di Pontificio Istituto. Benedetto XVI ha anzitutto ringraziato il cardinale Zenon Grocholewski, gran cancelliere dell’Istituto, quindi l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e i numerosi benefattori, tra i quali la “Fondazione pro Musica e Arte Sacra”, che a vario titolo hanno finanziato gli “imponenti lavori di restauro” inaugurati dal Papa. Ristrutturazioni e ammodernamenti che hanno riguardato la Biblioteca, la storica Sala Accademica - situata nell’antica sede dell’Istituto di Palazzo Apolinnare - e il grande organo posto sul palco della sala, donato nel 1932 a Pio XI da M.me Justine Ward.

     
    In questa cornice, il Papa ha dunque ribadito quale sia la “missione” di una simile istituzione all’interno della Chiesa universale, già delineata dai documenti del Vaticano II:

     
    “Muovendosi nella linea di una secolare tradizione, il Concilio afferma che essa 'costituisce un tesoro di inestimabile valore che eccelle tra le altre espressioni dell'arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne'”.

     
    “Ben consapevole di ciò - ha proseguito il Papa - Giovanni Paolo II osservava che, oggi come sempre, tre caratteristiche distinguono la musica sacra liturgica”:

     
    “La ‘santità’, l’‘arte vera’, l’‘universalità’, la possibilità cioè di essere proposta a qualsiasi popolo o tipo di assemblea. Proprio in vista di ciò, l’Autorità ecclesiastica deve impegnarsi ad orientare sapientemente lo sviluppo di un così esigente genere di musica, non ‘congelandone’ il tesoro, ma cercando di inserire nell’eredità del passato le novità valevoli del presente, per giungere ad una sintesi degna dell’alta missione ad essa riservata nel servizio divino”.

     
    “Sono certo - ha concluso Benedetto XVI - che il Pontificio Istituto di Musica Sacra, in armonica sintonia con la Congregazione per il Culto Divino, non mancherà di offrire il suo contributo per un “aggiornamento” adatto ai nostri tempi delle preziose tradizioni di cui è ricca la musica sacra”. Prima di condedarsi dall’Istituto di Via di Torre Rossa, il Papa ha benedetto una lapide commemorativa della visita e ha osservato con interesse alcune opere della Biblioteca che gli sono state mostrate.

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    Il Papa nomina mons. Beniamino Stella nuovo presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica

    ◊   Il Papa ha nominato nuovo presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica l’arcivescovo Beniamino Stella, finora nunzio apostolico in Colombia. Mons. Stella, 66 anni, veneto, succede a mons. Justo Mullor García, che ha lasciato l’incarico per raggiunti limiti d’età.

    La Pontificia Accademia Ecclesiastica, fondata nel 1701 da Papa Clemente XI, ha lo scopo di preparare, con un corso di speciali studi, giovani ecclesiastici al servizio diplomatico della Santa Sede.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Papa riceverà questo pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Il Santo Padre ha accolto la rinuncia presentata da mons. Giovanni De Andrea all’incarico di vice presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica (U.L.S.A.) ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico mons. Franco Croci, vescovo tit. di Potenza Picena.

    Il Pontefice ha quindi nominato delegato della Sezione Ordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (A.P.S.A.) mons. Massimo Boarotto, finora capo ufficio alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

    Il Papa ha nominato capo ufficio per gli Archivi del’Età contemporanea, nell’Archivio Segreto Vaticano, mons. Gianpietro Rampin, finora minutante presso la Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.

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    Affidiamoci al Cuore di Maria, rifugio e cammino che ci porta a Dio: così, il cardinale Bertone nella Messa a Fatima, per i 90 anni delle apparizioni mariane

    ◊   Dall’Oriente all’Occidente, “l’amore del Cuore di Maria ha conquistato un posto nel cuore dei popoli, dando loro speranza e consolazione”: è uno dei passaggi forti dell’omelia del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nella solenne Messa di stamani al Santuario di Fatima, in occasione delle celebrazioni di chiusura del 90.mo anniversario delle apparizioni della Madonna ai tre pastorelli portoghesi. Ieri, il cardinale Bertone, Legato pontificio, aveva presieduto il rito della dedicazione della nuova grande chiesa della Santissima Trinità, che dispone di 8.800 posti a sedere. Alla celebrazione, oltre ai membri dell’episcopato portoghese e migliaia di pellegrini, ha preso parte anche il presidente del Portogallo, Anibal Cavaco Silva. Ma torniamo alla Messa di stamani, con il servizio di Alessandro Gisotti:

    Canti

     
    “Conversione, cambiamento di vita, rinuncia al peccato”: tutto questo è Fatima, ha detto il cardinale Tarcisio Bertone, che ha portato ai fedeli il saluto affettuoso di Benedetto XVI. Il porporato ha messo l’accento sull’amore del cuore di Maria:

     
    O amor do Coração de Maria conquistou um lugar no coração dos povos…

     
    Un amore, ha detto, che ha conquistato il cuore dei popoli “dando loro speranza e consolazione”. Ha così invitato i fedeli a seguire l’esempio dei pastorelli di Fatima, ma anche di Giovanni Paolo II, affidandosi al Cuore Immacolato di Maria, “rifugio e cammino che ci conduce a Dio”. Proprio a Fatima, ha aggiunto, si è manifestato il Cuore “della più dolce tra le madri”. D’altro canto, ha avvertito il cardinale Bertone, “sarebbe insensato continuare indefinitamente a chiedere dei segni”. Ed ha ricordato il passo del Vangelo di Matteo nel quale Gesù rispondendo ai farisei che chiedevano un segno avverte che nessun segno sarà dato, “se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”. Si è quindi soffermato sul valore dell’umiltà che, come ci insegna Maria, deve sempre contraddistinguere la vita di un cristiano:

    O Céu exige o esforço, até o mais insignificante, dos servos mais humildes…

     
    Dio, è stata la sua esortazione, richiede lo sforzo anche dei servi più umili, dei servi con un solo talento, per il bene dell’umanità. La parte conclusiva dell’omelia, il cardinale Bertone l’ha dedicata alle sfide che la società odierna pone ai valori cristiani. Viviamo in tempi, ha rilevato, in cui c’è chi vorrebbe il silenzio dei cristiani, invocando le regole di una società aperta. In nome di una società tollerante e rispettosa, ha affermato, si vorrebbe imporre “come unico valore comune la negazione di ogni valore reale e permanentemente valido”. Di fronte a queste pretese, ha detto, “il minimo che possiamo fare è ribellarci con la stessa audacia degli Apostoli”, rispondendo come loro: “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato!”

     
    Dopo la celebrazione eucaristica, oggi pomeriggio è previsto un oratorio “Fatima segno di speranza per l'umanità”, mentre c’è grande attesa per la Messa di domani, presieduta dal cardinale Bertone. Al termine della celebrazione, il collegamento video con Piazza San Pietro per l’Angelus di Benedetto XVI. Per una testimonianza sul clima che si respira in queste ore a Fatima, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente in Portogallo l’inviato di “Avvenire”, Salvatore Mazza:


    R. – Già di prima mattina hanno chiuso tutte le strade e non si poteva più circolare. Tutta la spianata è completamente piena di gente. Questo 90.mo anniversario è molto sentito ed è molto sentita la presenza del Legato pontificio. Ovviamente abbiamo visto gente da tutto il mondo. E’ un evento di portata mondiale, internazionale, che dimostra quanto sia radicata e diffusa la devozione alla Madonna di Fatima in tutto il mondo.

     
    D. – Domani, un altro momento particolarmente atteso, la Messa, anche questa celebrata dal cardinale Bertone. Poi ci sarà il collegamento con Piazza San Pietro e chiaramente i fedeli, i pellegrini, aspettano le parole, il saluto del Santo Padre...

     
    R. – Domani si concludono le celebrazioni per il 90.mo anniversario dell’apparizione. La presenza del Legato pontificio è legata appunto a questa conclusione, in coincidenza con l’ultima delle apparizioni, il 13 ottobre del 1917, ai tre pastorelli, Giacinta, Francesco e Lucia. E il momento culminante sarà proprio il collegamento con Piazza San Pietro, quando il Papa, al termine della Messa che verrà celebrata ancora una volta dal cardinale Bertone, si rivolgerà ai fedeli riuniti qua, proprio come se fosse presente.

     
    D. – Facciamo un passo indietro, ieri la dedicazione della nuova Chiesa del Santuario, un momento particolarmente toccante, anche per il significato della dedicazione...

     
    R. – Sì, è stato il primo atto di queste celebrazioni conclusive in questa nuova chiesa dedicata alla Trinità. Qui la chiamano tutti il “nuovo santuario”, ma in realtà si è voluta fare questa dedicazione alla Trinità perché – come ha spiegato ieri il cardinale Bertone – nella Trinità si ritrova il senso pieno delle rivelazioni fatte dalla Madonna a Fatima.

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    Il cardinale Martino al Corso di formazione dei cappellani militari: "la guerra non è un diritto"

    ◊   “La difesa della dignità umana è l’unico raggio di luce nelle tenebre della guerra. Un raggio di luce che può illuminare le menti, una piccola fiamma che può dissolvere l’odio e il risentimento nei cuori, un sottile filo rosso che consente all’uomo di non perdersi e di non fermarsi nel cammino d’amore che conduce a Dio”. Queste parole del presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, a conclusione stamani in Vaticano del II Corso internazionale di formazione dei cappellani militari cattolici al diritto umanitario, danno un’idea della profonda e complessa riflessione compiuta nei due giorni dell’assise, che ha radunato a Palazzo San Calisto un’ottantina di ordinari e cappellani militari nonché di esperti di 30 Paesi del mondo. Il servizio di Paolo Scappucci:


    “La guerra non è un diritto – ha affermato il porporato – e anche qualora essa sia dettata dalla necessità di difendere l’innocente deve essere sottoposta a precise regole compatibili con la dignità umana. In questa prospettiva – ha aggiunto il presidente di Giustizia e Pace, il dicastero vaticano promotore dell’iniziativa insieme alla Congregazione per i Vescovi e ai Pontifici Consigli per il Dialogo Interreligioso e per l’Unità dei Cristiani – non per un semplice calcolo politico o strategico, il diritto internazionale umanitario è da annoverare tra le espressioni più felici ed efficaci che promanano dalla verità della pace”. E da qui discendono il pieno appoggio della Chiesa a quanto il diritto umanitario propone e il sincero impegno di ogni autentico credente ad attuarne i principi anche nelle estreme e brutali situazioni dei conflitti armati.

     
    In precedenza, nella prima delle quattro relazioni della mattinata dedicate alla cooperazione tra religioni e società civile, l’arcivescovo statunitense Edwin F. O’Brien, ordinario militare emerito degli Stati Uniti, aveva tra l’altro accennato alla delicata distinzione morale tra tecniche lecite d’interrogatorio e tortura nel caso di prigionieri terroristi. Al riguardo egli ha definito “deviato e assolutamente barbarico” il trattamento dei prigionieri nel carcere americano di Abu Ghraib, aggiungendo come “significativa” l’assenza di un cappellano in tale prigione, nonostante che il regolamento militare lo richieda espressamente.

    La segretaria generale della Caritas Gerusalemme, Claudette Habesch, intervenuta successivamente sul tema della difesa della dignità umana in caso di conflitti armati, si era fatta dolorosa portavoce delle quotidiane violazioni dei diritti umani e dei principi umanitari in Terra Santa, sottolineando l’azione della Chiesa cattolica in difesa della giustizia e della pace nella regione.

     
    L’arcivescovo Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e le Organizzazioni internazionali di Ginevra, nel trattare il tema dell’identità e neutralità del diritto umanitario, aveva messo in luce l’opportunità e le difficoltà di affiancare ai simboli tradizionali della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa il nuovo simbolo del “Cristallo Rosso” (un quadrato rosso poggiato su un angolo), secondo le indicazioni del III Protocollo alle Convenzioni di Ginevra.

     
    Sul difficile e complesso argomento, infine, del rapporto tra armi nucleari e diritto umanitario dal punto di vista morale e giuridico, il giudice e vice-presidente emerito della Corte internazionale di Giustizia dell’Aja, Raymond Ranjeva, aveva ricordato il pronunciamento della Corte stessa, secondo cui la minaccia o l’impiego delle armi nucleari sarebbe generalmente contro il diritto internazionale, stante l’obbligo giuridico della denuclearizzazione. Egli aveva inoltre rilevato l’esigenza di negoziare un nuovo sistema di sicurezza collettiva, in un quadro necessariamente multilaterale.  Ma quali sono stati gli obiettivi di questo corso? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Salvatore Genchi, vicario generale dell'Ordinariato militare per l'Italia:

     
    R. – Le rispondo con l’indirizzo di saluto che il Santo Padre ha rivolto a questo simposio. Lo scopo è quello di promuovere nel mondo militare, sempre più rispetto, dignità umana, e i suoi inalienabili diritti. Ci si incontra proprio per portare avanti nel nostro mondo sempre più minacciato, un interesse per il rispetto di tutti, soprattutto dei più deboli e dei più poveri.

    D. - Cosa possono fare i cappellani militari per il diritto umanitario?

     
    R. – I cappellani militari si interrogano, studiano, si impegnano soprattutto nelle realtà, nei teatri di guerra, con la loro presenza di sacerdoti cattolici, ma anche quelli di altre religioni. Una presenza che richiama valori più alti e che stimola un impegno per il rispetto della persona umana e di tutte le persone, soprattutto quelle più deboli e indifese.

     
    D. - Qual è la sua esperienza personale di cappellano militare?

     
    R. – La mia esperienza personale di cappellano militare è quella di un sacerdote che in questo ambiente ha sempre dialogato; una presenza che ascolta, che stimola per quanto possibile ai valori più alti. In fondo, mi sono sempre sentito un parroco che vive in mezzo alla sua gente e che cerca di offrire un sostegno soprattutto con la presenza, e quando è necessario anche con la parola.

     
    D. - Come può cambiare in meglio il mondo militare nel terzo millennio?

     
    R. – Ritengo che il mondo militare possa cambiare in meglio proprio mettendosi nella prospettiva di impegno per la pace. Una volta forse, o nella mentalità comune, i militari sono considerati come coloro che fanno la guerra e invece ci stanno dimostrando, almeno i nostri italiani sicuramente, di essere una presenza che costruisce, che promuove la pace, una presenza che si mette soprattutto a difesa dei più deboli. Pur essendo armati non ricercare la guerra ma mettersi nelle situazioni più delicate a difesa dei più deboli.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Offrire un “aggiornamento” adatto ai nostri tempi delle preziose testimonianze di cui è ricca la musica sacra: la visita di Benedetto XVI al Pontificio Istituto di Musica Sacra che si sta avviando a grandi passi verso il centenario della sua fondazione ad opera di Papa Pio X.

    Servizio estero - USA-Russia: riguardo alla questione dello “scudo spaziale” nessuna intesa tra la Rice e Lavrov.

    Servizio culturale - Un articolo di Ferdinando Montuschi dal titolo “La comprensione del proprio ruolo”: il difficile rapporto genitori-figli.

    Servizio italiano - In primo piano il tema del welfare

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    Oggi in Primo Piano



    Il Movimento per la Vita presenta le sue tesi per la Settimana Sociale dei cattolici italiani

    ◊   E’ stato presentato ieri mattina nella sede della nostra emittente il Contributo del Movimento per la Vita alla 45esima Settimana Sociale dei cattolici italiani. In vista dell’appuntamento che si terrà a Pisa e Pistoia dal 18 al 21 ottobre prossimo, anche la storica associazione di laici fondata a Firenze nel 1975, con lo scopo di difendere la vita dal concepimento fino alla morte naturale, ha elaborato un documento ufficiale nel quale vengono presentate cinque tesi. Ce ne parla il Presidente Carlo Casini, intervistato da Davide Dionisi.


    R. - Noi abbiamo elaborato un documento, non improvvisato, che è il frutto di un pensiero che si è sviluppato nel corso degli anni da parte del Movimento per la Vita, ma che si è poi coagulato in un seminario apposito. Fondamentalmente viene colto un pensiero di Giovanni Paolo II, che paragona all’inizio del terzo millennio l’enciclica di Leone XIII, la Rerum novarum, alla sua enciclica Evangelium vitae e che quindi pone il paragone fra la partenza del Movimento cattolico in Italia, polarizzato sulla questione operaia, e la necessità di un nuovo movimento cattolico, polarizzato sulla visione antropologica, sul diritto alla vita dal concepimento in poi.

     
    D. - Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano. Perché la scelta di questo tema per la quattro giorni di Pisa e Pistoia?

     
    R. - Abbiamo ripreso esattamente il tema della settimana sociale, che è la 45esima ma che celebra il centenario, e lo abbiamo ripreso perché è particolarmente adatto a sostenere la nostra tesi, che si può riassumere in modo più sintetico dicendo che la questione antropologica, cioè la tutela del diritto alla vita dal concepimento - lo ripetiamo perché le parole vaghe non ci piacciono, non ci basta la cultura della vita, non ci basta parlare di accoglienza delle vita, non ci basta parlare di vita potenziale; noi stiamo parlando della vita reale di essere umani, di individui che sono persone - sia oggi la prima di tutte le questioni a dover essere affrontata da chi vuole costruire una società migliore quindi anche dalla politica. Questa è la tesi di fondo.

     
    D. - Nella prima tesi del documento si legge che l’Evangelium vitae è una enciclica sociale. Vuole spiegarci meglio…

     
    R. - E’ la conseguenza di questo primato della questione antropologica. La questione antropologica significa, evidentemente, che ogni essere umano deve essere protetto dalla società e deve essere affermata la sua dignità, la sua eguaglianza, la sua libertà: l’esclusione di una parte di esseri umani dal contesto dei soggetti che l’ordinamento considera tali e che quindi sono riconosciuti titolari di un diritto di libertà, di un diritto alla vita, di un diritto alla giustizia, è il fatto fondamentale. Quando si è in guerra, ad esempio, qual è la prima questione politica? Fare la pace. Oggi qual è la prima questione politica? Smetterla di legittimare la soppressione degli innocenti. Questa è la nostra tesi e questo è proprio il cuore del documento che noi abbiamo presentato.

     
    D. - Nello scritto è anche evidenziato che è necessario stabilire una gerarchia di fini da realizzare nell’ora presente. Quali sono i fini a cui fate riferimento?

     
    R. - Non possiamo ignorare i contenuti della politica. C’è il problema del lavoro: quanti disoccupati? C’è il problema della casa: quanti senza casa? C’è il problema degli immigrati, uomini come noi ma nei confronti dei quali occorre una regola. C’è il problema economico: bisogna pur trovare i mezzi per risolvere le questioni dell’uomo. C’è il problema della politica internazionale, basti pensare ai rapporti con l’islam, al terzo mondo bisognoso di tanto aiuto… Ecco, la nostra sfida è quella di Giovanni Paolo II. La prima sfida è quella della vita e tutte queste questioni non possono essere risolte se non si parte dall’affermazione della dignità umana e del diritto alla vita di tutti gli esseri umani a cominciare dai più piccoli e indifesi, quali sono in particolare i bambini non ancora nati.

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    Educazione, sviluppo, scienza e tecnologia fra i temi del V Forum mondiale dei giovani promosso dall’UNESCO a Parigi

    ◊   Sono due ragazzi di lingua francese a rappresentare la Santa Sede al V Forum mondiale dei giovani che si sta svolgendo a Parigi, presso l’UNESCO. L’incontro precede la 34.ma Conferenza Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che avrà inizio martedì prossimo e alla quale prenderà parte mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO. Ma quali temi hanno affrontato i giovani nei gruppi di lavoro del Forum? Tiziana Campisi lo ha chiesto a Sarita Neermul, rappresentante della Santa Sede:


    R. - Les thèmes abordés lors des groupes de travail…
    Durante il primo Forum si è parlato fondamentalmente di educazione e sviluppo economico, andando soprattutto a salvaguardare quella che è la diversità linguistica, che dovrebbe essere raggiunta anche attraverso corsi che impieghino anche dialetti regionali e non soltanto le lingue. Tutto questo per salvaguardare questa diversità linguistica. Un altro punto fondamentale è la semplificazione dei temi attraverso un vocabolario più accessibile e quindi rendere più leggibili e più comprensibili i vari documenti dell’UNESCO e non solo. Si è poi passati ad affrontare il tema dell’educazione per le donne, arrivando ad avere un programma di educazione per tutte evitando la discriminazione e andando a valorizzare quelli che sono i diritti delle donne, anche dal punto di vista educativo e quindi anche il ruolo della donna all’interno della famiglia. Inoltre, si è arrivati alla proposta di una carta UNESCO per i ministri dell’educazione di tutti i Paesi, per poter integrare all’interno dei programmi di educazione civica un livello minimo di coerenza e di coesistenza.

     
    D. - A proposito delle problematiche affrontate qual è il tuo punto di vista?

     
    R. - Mon impression sur les différents thèmes qui ont été abordés…
    Dal mio punto di vista, in quanto giovane, senza sviluppo culturale non si può avere un effettivo sviluppo economico, ma al tempo stesso non si può avere uno sviluppo economico che sia totalmente svincolato dalla cultura. In questo senso ci rende felici la possibilità, data ai giovani da parte dell’UNESCO e, per quanto riguarda la Santa Sede, da parte di mons. Follo, di poter parlare all’interno di una platea così grande, di poter partecipare ad un avvenimento del genere.

     
    Ma quale messaggio hanno portato i giovani in rappresentanza della Santa Sede? Ci risponde Olivier Boucher, rappresentante della Santa Sede al Forum dei giovani:

     
    R. - Nous avons porté le message de la nécessité surtout dans le Forum…
    In quanto rappresentanti della Santa Sede abbiamo portato il messaggio dell’importanza e della necessità di educare i popoli prima di avere uno sviluppo economico, l’importanza della cultura e della religione. Soltanto attraverso la cultura e la religione si può avere un reale sviluppo economico che sia effettivamente globale.

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    Il dramma della baraccopoli di Korogocho,a Nairobi: l'impegno dei comboniani

    ◊   Su 328 bambini della baraccopoli di Korogocho, alla periferia di Nairobi, quasi la metà è “imbottito “ di metalli pesanti. Questo lo sconcertante dato emerso dallo studio condotto nell’area dall’UNEP, organismo ONU per l’ambiente. Alla base della contaminazione di massa, la presenza nelle vicinanze della gigantesca discarica di Dandora, dove arrivano i rifiuti della capitale del Kenya senza nessun criterio, tutela o attenzione per l’ambiente. Ma qual è la situazione oggi a Korogocho? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a padre Paolo La Torre, missionario comboniano che opera proprio in quella baraccopoli:


    R. – Quella che abbiamo davanti a noi è una situazione di miseria, ma anche di forza di volontà della gente che vuole resistere e che ne ha la capacità. Ci insegna, anzi, ogni giorno a saper sperare in un cambiamento. Nairobi è l’icona di quello che il mondo potrebbe diventare se non riusciamo a darci una mossa nel cambiare lo stile di vita: ci sono i ricchissimi e i poverissimi. Su quattro milioni di abitanti, due milioni e mezzo o forse tre milioni sono costretti ad abitare nel 5 per cento della terra composta da questi 200 slang, che crescono sempre più ogni giorno. L’altro milione, invece, è composto dai ricchissimi, che si spartiscono la fetta grossa delle ricchezze, che se la godono alle spalle di questa gente.

     
    D. – Voi siete lì come comboniani da oltre 17 anni e da una parte vedete la povertà che aumenta e dall’altra, però, assistete anche ad una organizzazione dei poveri che hanno la voglia di vivere meglio…

     
    R. – Secondo me, bisogna studiare ed aiutare questa organizzazione di poveri, che viene tra l’altro soffocata dagli interessi di multinazionali che vengono, spadroneggiano e tolgono il fiato.

     
    Ma a peggiorare la già drammatica situazione dei poveri di Korogocho anche la presenza nelle prossimità dell’enorme discarica di Nairobi, che inquina l’aria con le esalazioni di metalli pesanti, causando patologie respiratorie nella maggior parte degli abitanti. L’Italia, in seguito agli accordi tra il Ministero dell’ambiente di Roma e quello keniano, ha preso l’impegno di aiutare il governo di Nairobi a spostare il sito. Ma lo studio di fattibilità dell’operazione è stata affidato, senza una regolare gara, ad una ditta apparentemente sprovvista delle indispensabili referenze. Immediato l’intervento del Ministero per l’ambiente italiano, che ha bloccato ogni operazione. E padre Alex Zanotelli, per anni a Korogocho, lancia il suo grido di denuncia…

     
    R. – Abbiamo chiesto ed abbiamo ottenuto dal Ministero degli esteri e dal Ministero per l’ambiente che diano una mano al governo del Kenya per trasportare, per traslocare la grande discarica di Nairobi, perché i fumi tossici li respirano mezzo milione di persone che stanno attorno a questa discarica. A noi è sembrato, quindi, che le cose non andassero bene.

     
    D. – Ci sono dei grossi affari?

     
    R. – Sì, dei grossi affari. Noi chiediamo – prima di tutto: perchè questo bando non è stato un bando pubblico? In secondo luogo: che bisogno c’era di uno studio di fattibilità, mentre ce ne sono già tre presenti? Sono tutte domande, queste, che ci stiamo facendo e che vogliamo porre, perché vogliamo bene ai poveri, sappiamo quanto hanno sofferto e finalmente adesso che c’è una speranza di uscirne fuori vogliamo che questa partita venga giocata con trasparenza.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 28.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù guarisce 10 lebbrosi. Ma solo uno torna a ringraziarlo. E’ un Samaritano. Gesù allora afferma:
     
    "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!".

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

     
    La gratitudine e l’ingratitudine. E’ bella la figura del lebbroso samaritano che, vedendosi guarito da Gesù, apre il suo cuore alla lode e dà gloria a Dio a gran voce e ringrazia e adora il Signore. E’ bella perché è l’immagine di un uomo intelligente. L’intelligenza, infatti, è quella facoltà che consente il riconoscimento della realtà. Da questa intelligenza sgorga la gratitudine e il ringraziamento. L’ingratitudine invece si fonda sul misconoscimento di quello che è, su un difetto di intellezione. L’ingratitudine è irrealistica. Consideriamo un altro aspetto: Gesù guarisce, ma al samaritano non dice “va', la tua fede ti ha guarito” bensì “la tua fede ti ha salvato”. Molti oggi riducono il cristianesimo a guarigione e Cristo a guaritore. La guarigione in verità è un sovrappiù, che vien dato o prima o dopo, ma sempre in vista di qualcosa di molto più grande, in vista della salvezza.

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    Chiesa e Società



    “Dalle feconde memorie alle coraggiose prospettive”: nota CEI a 50 anni dall'enciclica “Fidei Donum”

    ◊   Istituiva la figura del missionario diocesano la lettera enciclica “Fidei Donum” donata alla Chiesa da Papa Pio XII nell’aprile del 1957. Il documento promuove e incoraggia la cooperazione tra le Chiese, “esortando le diocesi del mondo - si legge nella nota diffusa ieri dalla Commissione Episcopale CEI per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese - ad inviare presbiteri e laici ad annunciare il Vangelo alle genti”. Una proposta innovativa che all’attività storica degli Istituti Missionari affianca quella dei sacerdoti diocesani, che servono la Chiesa di origine operando in terra di missione. L’impatto dell’enciclica sulla vita della Chiesa è precisato da Papa Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2007, in agenda per il prossimo 21 ottobre. Il Santo Padre afferma che “da questa cooperazione sono scaturiti abbondanti frutti apostolici, sia per le Chiese in terra di missione, che per le realtà ecclesiali da cui provenivano i missionari”. Una testimonianza che a molti di loro è costato il sacrificio della vita. In 50 anni sono stati circa 1900 i sacerdoti fidei donum, impegnati nel Continente africano come in Asia e in sud America. Di questi, 564 sono oggi attivi e rappresentano il quattro per cento dei 15.000 missionari italiani nel mondo. Alla luce degli scenari attuali una rilettura dell’enciclica, proposta dalla nota CEI, ridefinisce la figura e l’operato dei sacerdoti fidei donum, tratteggiando l’esperienza della cooperazione missionaria come un vero e proprio scambio tra le chiese in terra di missione, ormai cresciute, e quelle da cui provengono i missionari. La nota indica anche la necessità di prestare cura al “rientro” dei sacerdoti nelle diocesi di origine, di formalizzare la figura dei laici e di inserire l’animazione missionaria nei percorsi formativi destinati ai seminaristi e alla pastorale giovanile. In chiusura, l’invito a valorizzare la presenza dei sacerdoti stranieri in Italia, occasione di contatto con esperienze di fede diverse e più giovani. (C.D.L.)

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    In Australia, la Chiesa cattolica promuove la settimana contro la povertà

    ◊   Una settimana di sensibilizzazione nazionale contro la povertà, da domani al 21 ottobre: è l’iniziativa lanciata dalla Chiesa cattolica australiana. La settimana diventa estensione della giornata internazionale contro la povertà, indetta dalle Nazioni Unite per il 17 ottobre. Le finalità della campagna sono: rafforzare la comprensione pubblica delle cause e delle conseguenze della povertà; incoraggiare le azioni concrete per contrastarla attraverso la collaborazione fra istituzioni e comunità; affrontare il problema da una prospettiva cristiana e secondo logiche evangeliche. Molte diocesi del Paese - riferisce l'Agenzia Fides - hanno già organizzato conferenze universitarie, manifestazioni nelle piazze, incontri con gli studenti delle scuole, Sante Messe e liturgie ecumeniche. In tutte le diocesi si prevedono marce, concerti e mostre. Singoli fedeli, associazioni, parrocchie e scuole sono invitate ad organizzare attività ed eventi per sensibilizzare su questo tema. (B.B.)

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    Il cardinale Ruini ricorda mons. Luigi Di Liegro a 10 anni dalla sua morte

    ◊   Il coraggio, l’ intraprendenza, e quella forza di iniziativa che caratterizzava don Luigi, hanno fatto di lui un grande apostolo di Roma, e in maniera del tutto speciale, uno straordinario avvocato dei poveri di Cristo. Così ieri sera, il cardinal vicario Camillo Ruini, ha parlato della figura di mons. Luigi di Liegro, nel decimo anniversario della sua scomparsa. E nella Basilica di San Giovanni in Laterano, tra la folla erano presenti numerosi volontari e operatori Caritas, ma soprattutto c’erano loro, i suoi poveri, i quali affollano ogni giorno le mense e gli ostelli, nati grazie alle sue iniziative e alla sua volontà. “La Caritas e l’intera diocesi – ha continuato il cardinal Ruini - esprimono la loro gratitudine a Dio, per la testimonianza che questo prete ha saputo dare lungo il corso della propria vita. Egli con l’autenticità del suo operato, ha saputo rinnovare il rapporto della Chiesa con la città di Roma. E ripercorrendo la vita di don Luigi Di Liegro, il cardinal Vicario ha ricordato che anche egli in prima persona, aveva sperimentato la durezza dell’ essere emigrante, essendo stato prete operaio prima in Belgio e successivamente in Francia. “Don Luigi - ha concluso il Cardinal Ruini – era orgoglioso di essere prete, e di far parte integrante della Madre Chiesa. Egli continua a stare con noi e in mezzo a noi, partecipe alla presenza e al mistero di Dio, con quella solidarietà eterna del sapere amare davvero chi ci è vicino.”(M.T.)

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    Missione in Kazakhstan per alcune religiose sudamericane per stabilire un contatto con la popolazione musulmana

    ◊   Nuova missione per le Serve del Signore e della Vergine di Matara (SSVM), religiose appartenenti ad una congregazione di origine sudamericana. La meta stavolta è il Kazakhstan, nell’Asia centrale. Obiettivo della missione: stabilire un contatto con la popolazione locale, in maggioranza musulmana. Infatti, la Chiesa cattolica in Kazakhstan è in netta minoranza: conta 250 mila fedeli, su una popolazione complessiva di 15 milioni di abitanti. Le religiose si occuperanno di servizio pastorale nelle parrocchie, di catechesi, di educazione dei bambini e di assistenza alle famiglie bisognose. Come riferisce l'agenzia Fides, il vescovo della Santissima Trinità in Almaty, mons. Henry Theophilus Howaniec, ha presieduto nei giorni scorsi la celebrazione inaugurale nel loro convento. Non è la loro prima esperienza missionaria: le religiose sono già state in altri Paesi dell’est europeo e hanno confidenza con la lingua russa. Le suore SSVM rappresentano il ramo femminile dell’Istituto del Verbo Incarnato, nato in Argentina nel 1984, che ha un ramo maschile, uno femminile e uno laicale. (B.B.)

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    Domani a Roma, marcia per non dimenticare la deportazione degli ebrei romani nel 1943

    ◊   Una marcia silenziosa per ricordare gli ebrei romani deportati ad Auschwitz, il 16 ottobre 1943: è l’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Comunità ebraica di Roma. Appuntamento domani alle 18 a piazza Santa Maria in Trastevere, per percorrere la strada dei deportati a ritroso: dal collegio militate di Trastevere alla sinagoga. Come riferisce l’agenzia SIR, furono oltre 1000 gli ebrei deportati al campo di concentramento di Auschwitz. Solo 16 persone, tra cui una donna, tornarono nelle loro case. Al termine del cammino, parleranno il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), Renzo Gattegna, il presidente della Comunità ebraica di Roma, Leone Paserman, e Andrea Riccardi della Comunità di Sant'Egidio. (B.B.)

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    Mortalità materna ancora troppo alta: è quanto emerge dal rapporto “Maternal mortality 2005”

    ◊   Sarà difficile raggiungere il quinto obiettivo del millennio: ridurre di tre quarti la mortalità materna, entro il 2015. E’ quanto emerge dal rapporto “Maternal mortality 2005” realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dall'UNICEF, dal Fondio delle Nazioni Unite per la popolazione e dalla Banca Mondiale. Nonostante i consistenti progressi, i livelli di mortalità materna rimangono elevati soprattutto in Africa e nell'Asia meridionale. Ogni 16 donne africane che partoriscono, una ne rimane vittima. Nei Paesi industrializzati, invece, il rapporto è di una su 3.800. Una disparità di servizi sanitari è alla base delle differenze che si registrano. Importante anche la componente culturale: la quota di parti in condizioni sicure è più elevata fra le donne con un titolo di studio superiore, mentre è più bassa della metà fra quelle analfabete. Tra le altre cause: emorragia, ipertensione, anemia e infezioni.(B.B.)

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    Messa per le gestanti questo pomeriggio, nella Basilica romana di Sant’Agostino, per ricordare la Madonna del Parto che si celebra domani

    ◊   Si celebra oggi e domani, nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio, a Roma, la Madonna del Parto, invocata particolarmente dalle gestanti. Questo pomeriggio, alle 18.30, a presiedere la Messa per le mamme in attesa sarà mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano. Alle 21, invece, è prevista la recita del Rosario accompagnata da testimonianze di genitori che hanno chiesto l’intercessione della Madonna del Parto. Il culto alla Vergine con il titolo del Parto nella Basilica di Sant’Agostino risale ad alcuni secoli fa, quando nel 1820 un giovane operaio, Leonardo Racci, chiese al sacrestano di tenere accesa, giorno e notte, una lampada davanti alla scultura della Vergine in segno di preghiera, perché la moglie in attesa di un figlio potesse partorire senza problemi. Il felice esito del parto della donna diede inizio ad un pellegrinaggio di mamme e puerpere che si fermavano davanti alla scultura cinquecentesca di Jacopo Tatti Sansovino per chiedere aiuto a Maria o per ringraziarla della sua intercessione. La festa della Madonna del Parto ricorre la seconda domenica di ottobre che ricorda la “Maternità di Maria”. Il titolo deriva dall’iscrizione posta sopra la scultura: “Virgo tua gloria partus”, “Vergine, la tua gloria è il parto”. Tra i pellegrini illustri che hanno reso venerazione alla Madonna del Parto nella basilica di Sant’Agostino, il cardinale Ildefonso Schuster, che ha raccontato di essere guarito da bambino da una grave malattia, grazie all’intercessione della Vergine del Parto alla quale si era rivolta la madre. A rendere omaggio alla protettrice delle partorienti sono stati anche Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Domani, alle 18.30, presiederà la celebrazione eucaristica per le famiglie l’arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero. (T.C.)

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    Prossima settimana ricca di appuntamenti di solidarietà organizzati dal movimento internazionale Emmaus

    ◊   Solidarietà in primo piano. Previste, nei prossimi giorni, diverse iniziative organizzate dal movimento internazionale Emmaus. Il primo incontro, giovedì prossimo a Ravenna. L’economista politico Riccardo Petrella presenterà la conferenza dal titolo “L'acqua bene comune, quindi diritto per tutti”. Il 20 e 21 ottobre a Pala De Andrè, in provincia di Ravenna, verrà attrezzato un mercato di solidarietà. Il ricavato servirà a finanziare alcune azioni di solidarietà sostenute dall’associazione. Sabato 20 ottobre si terrà una sfilata di moda dell'usato, a cura della comunità Emmaus di Ferrara. Nel frattempo, come riferisce l’agenzia SIR, è terminata l’assemblea mondiale di Emmaus internazionale, a Sarajevo: la prima dopo la morte del fondatore Abbé Pierre. “In ciascuno di noi – ha detto Renzo Fior, presidente dell’associazione – c'è il ricordo vivo della sua presenza, delle sue parole, delle sue azioni". Per essere efficaci nella lotta contro la miseria - ha aggiunto - dobbiamo credere ed operare affinché avvenga un cambiamento della realtà”. Il movimento Emmaus è nato nel 1996, a Parigi. Riunisce comunità e gruppi di tutto il mondo per combattere la miseria e permettere il rispetto della dignità di ogni uomo. (B.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Per un ex comandante americano in Iraq, la strategia USA nel Paese arabo è un "fallimento catastrofico" – Ex Birmania: manifestazioni a favore della giunta. Secondo fonti locali, i dimostranti hanno ricevuto un compenso

    ◊   La strategia statunitense in Iraq è un “catastrofico fallimento”. Lo ha detto un alto responsabile del Pentagono che accusa l’amministrazione americana di aver preparato un piano di guerra “irrealisticamente ottimista”. Il nostro servizio:


    E’ probabilmente l’attacco più duro alla gestione del conflitto in Iraq. A pronunciarlo è stato l’ex comandante delle forze statunitensi nel Paese arabo, Ricardo Sanchez: la situazione sul campo – ha detto il generale - è un “incubo senza fine” e la decisione di inviare truppe di rinforzo è una “mossa disperata”. L’amministrazione statunitense – ha poi aggiunto l’ex comandante – ha gestito con incompetenza il conflitto nel Paese arabo. Sull’esito della guerra, l’ufficiale non sembra poi avere dubbi: “Gli Stati Uniti continuano la lotta disperata in Iraq senza alcuno sforzo di elaborare una strategia concertata che possa consentire una vittoria”. La Casa Bianca non ha commentato le parole dell’ex comandante, che ha lasciato il proprio incarico dopo i casi di abusi avvenuti nel carcere iracheno di Abu Ghraib. Ma le critiche non provengono solo da ambienti militari: deputati democratici hanno inviato una lettera al segretario di stato americano, Condoleezza Rice, per denunciare il presunto tentativo dell’amministrazione di George Bush di coprire e minimizzare l’estendersi della corruzione in Iraq. Il timore – scrivono i deputati – è che la corruzione “possa alimentare la rivolta, mettere le truppe in pericolo e vanificare le possibilità di successo”.

    - Pronto un indennizzo per i familiari delle vittime civili dell’ultimo raid aereo americano in Iraq, a nord di Baghdad, avvenuto nei giorni scorsi. Gli Stati Uniti hanno ammesso l’errore che ha provocato la morte di 9 bambini e sei donne e hanno deciso di avviare un’inchiesta. Intanto sul terreno è sempre alto il livello delle violenze. L'esplosione di un'autobomba nel centro di Baghdad ha provocato ieri la morte di 4 iracheni - tra loro un agente di polizia - ed il ferimento di altri sei.

    - “Non è stato raggiunto nessun accordo” sui piani statunitensi per il dislocamento, in Polonia e in Repubblica Ceca, del sistema anti-missile americano. E’ quanto ha dichiarato ieri il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, dopo l’incontro, a Mosca, con il presidente russo, Vladimir Putin, incentrato sull’ipotesi di un ampliamento dello scudo spaziale americano. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha affermato, inoltre, che il progetto “deve essere congelato” se si vogliono ottenere, attraverso i negoziati, risultati concreti. Il servizio di Giuseppe d’Amato:


    Per ora non c’è accordo, ma si spera di trovarlo. Gruppi di esperti dei due Paesi hanno sei mesi di tempo per proporre una soluzione. La Russia chiede un atto di buona volontà da parte degli Stati Uniti con il congelamento del progetto di dislocamento dello scudo spaziale in Europa. “C’è una diversa concezione di minaccia missilistica”, ha spiegato alla stampa il ministro degli Esteri Lavrov. La sua omologa Rice ha tenuto a precisare che Russia e Stati Uniti sono partner strategici che lavorano insieme e non più avversari come durante la Guerra Fredda. L’offerta di uso in comune della base azera di Gabala, in cambio della rinuncia ai due siti in Polonia e Repubblica Ceca, non è stata accettata dagli americani. Mosca è intenzionata a ridiscutere tutto il quadro degli accordi strategico-militari con Washington per aggiornarli alla realtà odierna. (Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato)

    - Due giorni dopo il documento approvato dall’ONU, nel quale si deplorano le violenze contro dimostranti pacifici, la giunta militare, al potere nella ex Birmania, ha organizzato una manifestazione di sostegno al governo. Secondo alcuni funzionari locali, ai partecipanti è stata data una ricompensa in denaro. L’organizzazione "Amnesty International" denuncia poi che sono stati arrestati quattro attivisti politici impegnati nel movimento per la democrazia. Le autorità del Paese hanno reso noto, inoltre, che sono stati 10 i dimostranti rimasti uccisi durante le proteste e più di 2100 le persone arrestate. Secondo i dissidenti e diverse organizzazione umanitarie, il bilancio della repressione, compiuta da polizia e forze speciali, è più pesante.

    - Il Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici di Pechino 2008 ha apportato delle modifiche al testo, che ha subito suscitato forti polemiche, secondo cui è vietato “portare opuscoli e materiali usati per qualsiasi attività religiosa o politica” in occasione delle Olimpiadi. Nella nuova versione della lista degli articoli “vietati”, si parla più genericamente di “materiale promozionale”. Funzionari del comitato organizzatore interpellati dai giornalisti, non hanno però chiarito quale sia il significato della nuova espressione e se, secondo il governo cinese, libri sacri come la Bibbia possano essere considerati “materiale promozionale”. I funzionari hanno anche affermato che non saranno impedite le manifestazioni “personali” di fede, come portare la croce al collo. E’ stato inoltre reso noto che nel villaggio olimpico saranno allestiti spazi per “attività religiose in accordo con la legge”.

    - In Cina la diga delle “Tre gole”, il più grande progetto idroelettrico del mondo, costringerà 4 milioni di persone ad abbandonare le proprie case. Lo annunciano i media della Repubblica Popolare. Era stato lo stesso direttore dei lavori a dare l'allarme, due settimane fa: il colosso di cemento favorisce fenomeni di erosione aumentando il rischio di frane. Preoccupano anche le emissioni velenose dal sottosuolo e il malcontento dei residenti, che avevano investito i propri risparmi nella costruzione delle loro nuove case. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 286
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