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SOMMARIO del 11/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • La Santa Sede sostiene gli sforzi di pace tra le Coree e il disarmo nucleare: così, Benedetto XVI al nuovo ambasciatore coreano. Il Papa ribadisce la posizione della Chiesa sulle cellule staminali
  • Altre udienze e nomine
  • Mons. Migliore alla nuova Commissione Peacebuilding dell'ONU: “Ricostruire le vite di individui e comunità dopo una guerra”
  • Al via a Roma il Corso internazionale di formazione dei cappellani militari cattolici organizzato dalla Santa Sede
  • Aperto a Roma il Festival internazionale di musica e arte sacra
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Continua la fuga dei cristiani dall'Iraq
  • Medici Senza Frontiere lancia una nuova campagna contro la malnutrizione infantile
  • Nella Giornata Mondiale della Vista, le Missioni Cristiane per i Ciechi nel mondo lanciano un appello per sconfiggere la cecità nei Paesi in via di sviluppo
  • Successo dei libri religiosi alla Fiera del Libro di Francoforte. Intervista con don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana
  • Chiesa e Società

  • La delegazione del Patriarcato di Mosca lascia i colloqui ecumenici di Ravenna per divergenze con il Patriarcato di Costantinopoli. Dichiarazione di padre Lombardi
  • Premio Nobel per la Letteratura alla scrittrice britannica Doris Lessing
  • Pakistan: a Lahore attaccata una chiesa apostolica da estremisti islamici
  • I vescovi indiani chiedono al proprio governo di intercedere sulla Giunta militare al potere in Myanmar perché siano rispettati i diritti umani
  • Riuniti a Sydney dal 15 al 17 ottobre delegati della pastorale giovanile da tutto il mondo per l’Incontro preparatorio della GMG 2008
  • In corso a Roma fino al 26 ottobre l’Assemblea generale del “Movimento per un mondo migliore”
  • Vescovi, religiosi e laici del Consiglio cattolico dell’India si riuniranno a dicembre per riflettere su Chiesa e società
  • Campagna di informazione della Chiesa venezuelana per sensibilizzare i cattolici sulla prossima riforma della Costituzione
  • Le conclusioni ieri a Cordova, in Spagna, della Conferenza promossa dall’OSCE sul tema dell’islamofobia
  • Concluso a Filadelfia, negli USA, il Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina
  • I vescovi USA chiedono al Congresso di garantire il diritto alla casa per le famiglie a basso reddito
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Commissione Affari Esteri del Congresso USA definisce genocidio lo sterminio degli armeni. Proteste del governo turco – L’ONU deplora la repressione della giunta in Birmania contro dimostranti pacifici
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Santa Sede sostiene gli sforzi di pace tra le Coree e il disarmo nucleare: così, Benedetto XVI al nuovo ambasciatore coreano. Il Papa ribadisce la posizione della Chiesa sulle cellule staminali

    ◊   La pace tra le due Coree, il disarmo nucleare, la ricerca sulle cellule staminali e, ancora, la libertà di insegnamento e la centralità della verità nell’attuale mondo pluralista: sono i punti forti del discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Corea presso la Santa Sede, Kim Ji-Young Francesco, ricevuto stamani per la presentazione delle Lettere Credenziali. Nel suo indirizzo d’omaggio, l’ambasciatore ha ringraziato il Papa per il suo impegno per la pace tra le Coree ed ha auspicato una visita del Santo Padre in terra coreana. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    La Santa Sede “sostiene ogni iniziativa volta ad una sincera e duratura riconciliazione” nella penisola coreana, affinché si ponga fine alle ostilità e ai contrasti irrisolti. E’ quanto sottolineato da Benedetto XVI, che ha incoraggiato gli sforzi della comunità internazionale per promuovere la pace tra le Coree e nella regione. Sottolineando che il vero progresso si costruisce “sull’onestà e la fiducia”, il Papa ha esortato il popolo coreano ad impegnarsi in un “dialogo aperto e fruttuoso” lavorando per “alleviare il dolore di quanti soffrono per le ferite” dovute alla separazione. Ogni Stato, ha detto ancora, “è chiamato ad assicurare un mondo più stabile e sicuro”. Di qui, la speranza del Papa che la partecipazione ai negoziati di pace tra le Coree di diverse nazioni porti anche “alla cessazione dei programmi diretti allo sviluppo e produzione” di armi di distruzione di massa.

     
    Ha così rivolto il pensiero alla ricerca sulle cellule staminali, in ragione dei progressi ottenuti dalla Corea nel campo della biotecnologia. Queste applicazioni, ha avvertito, devono sempre rispettare la dignità della vita umana. “In nessuna circostanza – è stato il suo richiamo – un essere umano deve essere manipolato o trattato come mero strumento di sperimentazione”. La distruzione di embrioni umani, ha ribadito il Santo Padre, “per l’acquisizione di cellule staminali o per altre finalità” contraddice l’intento di ricercatori e legislatori cioè la promozione del bene dell’uomo. “La Chiesa – ha aggiunto – non esita ad approvare e incoraggiare la ricerca sulle cellule staminali somatiche”. E ciò per due motivi: da una parte, per i buoni risultati ottenuti attraverso queste metodologie; dall’altra, perché sono in armonia con “il rispetto della vita dell’essere umano ad ogni stadio della sua esistenza”. Il Papa ha ricordato che i coreani hanno rifiutato le pratiche di clonazione umana. Un rifiuto, è stato il suo auspicio, che potrà aiutare la comunità internazionale a considerare con attenzione le “profonde implicazioni etiche e sociali della ricerca scientifica e delle sue applicazioni”.

     
    Benedetto XVI non ha mancato di sottolineare la straordinaria crescita della Chiesa cattolica in Corea, dovuta anche all’eroico esempio di uomini e donne che hanno dato la vita per Cristo e per i propri fratelli. Il loro sacrificio, ha affermato, ci ricorda l’urgenza di perseverare nella fedeltà alla verità. Purtroppo, ha rilevato, nel mondo pluralista di oggi, alcuni arrivano perfino a negare l’importanza della verità. Eppure, “la verità rimane la sola sicura base per la coesione sociale”. La verità, ha proseguito, “non dipende dal consenso, ma lo precede e lo rende possibile, generando un’autentica solidarietà umana”. La Chiesa, ha spiegato, considerando il potere della verità per unire i popoli ed essendo sempre attenta al desiderio della coesistenza pacifica, si impegna a rafforzare l’armonia sociale tanto nella vita ecclesiale come in quella civica. Ancora, ha detto, la Chiesa non si stanca di proclamare la verità sulla persona umana “come conosciuta attraverso la ragione naturale e pienamente manifestata attraverso la rivelazione divina”. A conclusione di questo denso discorso, Benedetto XVI si è soffermato sulla libertà d’insegnamento. I governi, ha sottolineato, devono garantire ai genitori l’opportunità di mandare i propri figli a studiare nelle scuole cattoliche “facilitando la realizzazione e il finanziamento di tali istituzioni”.

    L’ambasciatore Kim Ji-Young Francesco, è nato il 24 marzo 1951. Sposato, due figli, è laureato in Lingua e Letteratura tedesca alla Seoul National University. Si è specializzato in Politica Internazionale presso l'Australia National University. Entrato in carriera diplomatica nel 1978, ha ricoperto numerosi incarichi tra cui quello di consigliere di ambasciata in Myanmar (1997-2000), vice-console generale a New York (2000-2002) e console generale in Vietnam (2003-2006).

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto in successive udienze il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il dott. Bernard Lander, presidente del Touro College di New York, con il seguito, e il prof. Mario Agnes, direttore de "L’Osservatore Romano".

    Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato vescovo coadiutore di Sacramento, mons. Jaime Soto, finora vescovo titolare di Segia ed ausiliare della diocesi di Orange in California.

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    Mons. Migliore alla nuova Commissione Peacebuilding dell'ONU: “Ricostruire le vite di individui e comunità dopo una guerra”

    ◊   “Fare la differenza nella vita dei popoli e dei Paesi”: è quello che l’osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, arcivescovo Celestino Migliore, chiede alla nuova Commissione di Peacebuilding dell’ONU, nel discorso tenuto ieri alla VI sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Il servizio di Fausta Speranza.

     
    Mons. Migliore saluta la formazione della Commissione che dovrà occuparsi di seguire la difficilissima fase di un post-conflitto. Per farlo – sottolinea mons. Migliore – “è necessario riconoscere i speciali bisogni” del Paese che esce da conflitti armati, ma anche saper ascoltare le aspettative, con l’obiettivo di “gettare le basi per una pace duratura”. “la migliore garanzia contro i conflitti –ribadisce l’osservatore permanente della Santa Sede – è il raggiungimento a livello di individui e di collettività di una pace duratura”. “Il successo della nuova Commissione – afferma senza giri di parole mons Migliore – “sarà misurato sul campo, si valuterà se farà o meno la differenza per le comunità e i Paesi in cui si attiva”. Ricorda che Burundi e Sierra Leone sono i primi due Paesi in cui si concentrerà l’azione della Commissione di Peacebuilding dell’ONU per poi individuare “una delle più importanti sfide: provare che non si tratta di una superflua sovrastruttura che si aggiunge ai vari agenti e attori già operanti sul campo”. Piuttosto – aggiunge mons. Migliore – ci si aspetta che “porti un valore aggiunto a tutti gli sforzi in atto per aiutare Stati e società a superare la difficile transizione dalla guerra a una pace e a uno sviluppo sostenibili”, a superare le “devastazioni dei conflitti armati”. Ancora un appello alla concretezza da parte dell’osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite: “La comunità internazionale assicuri alla Commissione il necessario mandato e risorse” adeguate. Ricordando le parole chiave che ruotano intorno alla scommessa della pace, “dialogo e riconciliazione dopo i conflitti”, mons. Migliore torna a chiedere che “il mandato della Commissione sia fare la differenza nelle vite dei popoli e dei Paesi”, sia “ricostruire le vite degli individui e dei Paesi distrutte dalla guerra”.

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    Al via a Roma il Corso internazionale di formazione dei cappellani militari cattolici organizzato dalla Santa Sede

    ◊   Lotta la terrorismo e difesa dei diritti umani, status giuridico delle armi nucleari, avvento di nuovi mezzi di guerra e applicazioni militari della biotecnologia sono tra i temi di attualità che verranno trattati nel II Corso internazionale di formazione dei cappellani militari cattolici al diritto umanitario, promosso a Palazzo San Calisto, in Roma, domani e sabato prossimo, congiuntamente dalla Congregazione per i Vescovi e dai Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace, per il Dialogo Interreligioso e per l’Unità dei Cristiani.

    Questo II Corso, a differenza del primo svoltosi nel 2003 sul tema: “Diritto umanitario e Cappellani militari”, avrà carattere ecumenico e interreligioso con la partecipazione degli Ordinariati Militari di più di 30 Paesi del mondo e di numerosi esperti, oltre che cattolici, anche protestanti, ebraici, musulmani e induisti. Esso reca il titolo: “Dignità umana e diritto umanitario: il ruolo delle religioni” ed è organizzato in attuazione di due impegni assunti dalla Santa Sede con il Comitato Internazionale della Croce Rossa: curare la formazione dei cappellani militari cattolici al diritto umanitario e promuovere iniziative di carattere interreligioso per la difesa della dignità umana in caso di conflitto armato e per il rispetto del diritto umanitario. I risultati saranno presentati dalla Santa Sede alla 30.ma Conferenza internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, che si svolgerà a Ginevra dal 26 al 30 novembre.

    All’introduzione del Corso, domani mattina, ad opera dei cardinali Giovanni Battista Re e Renato Martino, rispettivamente prefetto della Congregazione dei Vescovi e presidente di Giustizia e Pace, seguiranno le relazioni: del professor Antonio Cassese, esimio internazionalista e primo presidente del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, su: “Diritto umanitario e le sue sfide oggi”; del generale Vincenzo Camporini, capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana, su: “Lotta globale al terrorismo e difesa dei diritti umani: verso un nuovo paradigma del diritto umanitario”; e del prof. Peter Herby, del Comitato Internazionale della Croce Rossa, su: “Biotecnologia, armi e dignità umana”.

    Nel pomeriggio di domani, sotto la presidenza del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, rappresentanti dell’ebraismo, dell’islamismo, delle religioni indo-asiatiche, del cattolicesimo e delle altre Chiese cristiane, discuteranno del ruolo delle religioni nella difesa della dignità umana in tempo di guerra.

    Sabato mattina, nella seconda e conclusiva giornata del Corso, sotto la presidenza di Raymond Ranjeva, giudice della Corte Internazionale di Giustizia, sarà affrontato il tema della cooperazione tra religioni e società civile, con relazioni - tra gli altri - dell’arcivescovo di Baltimore, Edwin F. O’Brien, già ordinario per i Servizi Militari delle Forze Armate statunitensi, sul ruolo del Cappellano militare cattolico nelle missioni di pace, e dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio ONU e le Organizzazioni Internazionali di Ginevra, sull’identità e neutralità del diritto umanitario. (A cura di Paolo Scappucci)

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    Aperto a Roma il Festival internazionale di musica e arte sacra

    ◊   Inaugurato a Roma il Festival internazionale di musica e arte sacra nelle Basiliche papali. Questa sera alle 21.00 nella Basilica di San Paolo fuori le Mura i Wiener Philarmoniker e il Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia eseguiranno la Messa di Requiem di Giuseppe Verdi. Domani sera sarà protagonista nella Basilica di Santa Maria Maggiore la musica sacra del 1600, mentre sabato sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano sarà eseguita la Messa in si minore di Johann Sebastian Bach. Aveva aperto ieri pomeriggio il Festival la Missa Solemnis “Tu es Petrus” per coro, orchestra e organo, di Wlfgang Seifen, eseguita nella Basilica di San Pietro in occasione di una celebrazione eucaristica dedicata a Benedetto XVI e presiduta dall'arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano. Mons. Comastri ripercorrendo nell'omelia i contenuti della Missa Solemnis ha ricordato le drammatiche vicende dei cristiani martirizzati a Roma. Ascoltiamo le sue parole in questo servizio di A.V..


    (musica)

     
    "Tutto questo è accaduto qui, su questo Colle vaticano. Qui Pietro è stato crocifisso come Gesù, qui tanti nostri fratelli di fede hanno versato il sangue, consacrando le zolle di questa terra alla perenne memoria del loro martirio... La Basilica di San Pietro nasce per custodire questa storia e per dare voce al sangue versato da Pietro e da un'intera generazione di discepoli del Signore. Anche il Festival di Musica Sacra si inserisce in questo sacrosanto impegno di rendere viva la memoria di ciò che è accaduto in questo luogo. E la nostra preghiera stasera fa parlare queste pietre; ed esse ci ricordano che la Chiesa è nata sul Calvario, continua nel Calvario e vince con il Calvario dei suoi martiri".

    L’omelia di mons. Angelo Comastri e la liturgia musicale del compositore tedesco Wolgang Seifen ci riportano alle origini della fede, pregando e cantando sullaTomba di Pietro e dei primi martiri. La Messa “Tu es Petrus” segue l’ordinario in latino e adotta un linguaggio musicale convenzionale, ma senza rinunciare del tutto alle dissonanze.

     
    Il messaggio finale dell’opera è racchiuso nelle parole di mons. Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro:

     
    "Il Festival di musica sacra, prendendo l’avvio nella Basilica di San Pietro, ci consegna un preciso messaggio: stringiamoci attorno a Pietro, cioè rendiamo sempre più viva e convinta e sincera la nostra comunione con il Papa, affinché diventiamo pietre vive del tempio vivo di Cristo. Sì, stasera noi poniamo sull'altare una ferma decisione: Vogliamo essere una cosa sola con Pietro, cioè con il Papa Benedetto XVI; vogliamo vivere nell'unità, affinché oggi si compia per noi la parola di Gesu: 'Quando due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro' (Mt 18,20). E con Gesù sparisce ogni paura, anche in mezzo alle bufere della storia contemporanea".
     (musica)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Corea. Nell’occasione il Papa ha espresso il suo sostegno alle iniziative volte a promuovere una riconciliazione sincera e duratura nella penisola coreana.

    Servizio estero – L’intervento del segretario per i Rapporti con gli Stati, arcivescovo Dominique Mamberti, sul tema: “Non può esserci pace senza comprensione e cooperazione tra le religioni; non può esserci comprensione e cooperazione tra le religioni senza libertà religiosa”.

    Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal titolo “Il viaggio come ricerca di consonanze interiori”: vent’anni dalla morte di Marguerite Yourcenar.

    Servizio italiano - In rilievo il tema del welfare.

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    Oggi in Primo Piano



    Continua la fuga dei cristiani dall'Iraq

    ◊   L’incessante violenza che percorre tutto l’Iraq costringe migliaia di persone ogni mese a fuggire dalle proprie case, aggravando ulteriormente una già drammatica crisi umanitaria. In base alle stime dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), sono quasi 2 milioni gli sfollati all’interno dell’Iraq e altrettanti i rifugiati iracheni nei Paesi limitrofi, soprattutto in Siria e Giordania. Un’altra importante realtà è quella dei cristiani iracheni riparati in Libano: dove ormai da anni - tra tante difficoltà - sono accolte intere famiglie in fuga dal Paese del Golfo. Ce ne parla Raymond El-Hachem, segretario generale del servizio migranti di Caritas Libano, intervistato da Giada Aquilino:


    R. – Sono almeno un migliaio le famiglie di iracheni cristiani in Libano e queste famiglie sono composte quasi tutte da sei-sette persone. I cristiani iracheni venuti in Libano possono essere distinti in tre categorie. La prima è composta da medici, ingegneri, professori entrati in Libano con visti normali e senza alcun problema. La seconda categoria è composta da persone appartenenti ad un ceto medio, entrate in Libano legalmente, credendo di poter trovare qui un lavoro: ma una volta arrivate, hanno il problema di non poter ottenere permessi di lavoro, né di soggiorno. In Libano infatti ci sono disposizioni legali in base alle quali non vengono concessi tali tipi di permessi agli iracheni. Questa seconda categoria si trova, quindi, a vivere nella miseria proprio perché non riesce a trovare un impiego. C’è, infine, la terza categoria che è caratterizzata da immigrati clandestini, che arrivano in Libano attraverso una mafia, per metà locale e per metà siriana. Si tratta di persone che pagano molto per poter entrare nel Paese ed una volta che sono qui non hanno alcuna possibilità di lavorare. Sono costrette, praticamente, a vivere una vita da vagabondi.

     
    D. – Che tipo di assistenza ricevono?

     
    R. – La prima organizzazione che si occupa di questa gente è il servizio migranti della Caritas Libano. Poi c’è l’episcopato dei caldei cattolici, ma anche la comunità siriaco-ortodossa. E infine ci sono le Nazioni Unite. Devo però dire che gli aiuti di tali realtà sono comunque non sufficienti, non bastano. Ci sono degli iracheni che lavorano per 8 euro la settimana o per 50 euro al mese.

     
    D. – Cosa raccontano della loro vita in Iraq?

     
    R. – Sono stati obbligati a lasciare il loro Paese, perché come cristiani sono continuamente minacciati da qualche gruppo ed è sempre più frequente la possibilità che un cristiano iracheno possa essere sequestrato a scopo di riscatto. E poi ci sono anche episodi di cristiani che vengono ammazzati. Vivono quindi nella paura e lasciano per questo motivo le loro case, il loro Paese, anche sapendo che poi potranno trovare nuovi problemi in Libano.

     
    D. – Quale futuro aspetta loro in Libano?

     
    R. – Non è facile dirlo, tanto più che in Libano c’è crisi politica per le elezioni presidenziali e viviamo nella paura di una nuova eventuale guerra. Ma, forse, in futuro ci sarà la possibilità di risolvere l’emergenza degli iracheni.

     
    D. – La speranza qual è?

     R. – Pregare ed aspettare quello che il Signore vuole e decide per noi.

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    Medici Senza Frontiere lancia una nuova campagna contro la malnutrizione infantile

    ◊   Il cibo non basta. Medici Senza Frontiere (MSF), organizzazione umanitaria non governativa, ha lanciato ieri una "campagna-appello" in vista del prossimo World Food Day, che si terrà a Roma, per chiedere a tutte le istituzioni ed ai governi uno sforzo concreto, affinché includano speciali alimenti terapeutici (RUTF – Ready-to-Use Therapeutic Food) nei loro programmi di aiuti. La malnutrizione infantile, informano da MSF, colpisce nel mondo circa 20 milioni di bambini e gli alimenti terapeutici esistono sul mercato da almeno un decennio. Gli alti costi e la bassa produzione di questi prodotti, tuttavia, hanno impedito una loro massiccia diffusione. Il servizio di Stefano Leszczynski.


    Per i 20 milioni di piccoli sotto i 3 anni, gravemente malnutriti - afferma Medici senza Frontiere - i tradizionali aiuti alimentari non sono efficaci e solo cibi speciali, terapeutici, pronti all’uso, possono salvare loro la vita. Il problema – spiega il presidente internazionale di MSF, Christophe Fournier - non sta solo nella quantità di cibo che un bimbo assume, ma è la qualità del cibo che conta, poiché senza il giusto apporto di elementi essenziali i piccoli risultano vulnerabili a patologie gravi, ma che sarebbero prevenibili. Questo significa – chiarisce il medico di MSF, Andrea Minetti – che gli aiuti alimentari tradizionali, a base di farine arricchite, non rispondono ai bisogni dei più piccoli; per questo, Medici senza Frontiere chiede che una parte dei fondi, solitamente utilizzati per gli aiuti alimentari, vengano destinati per l’acquisto di alimenti terapeutici.

    “Al mondo abbiamo 11 milioni di bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni anno e la malnutrizione è legata ad oltre la metà di queste morti. Una tragedia inaccettabile, soprattutto perchè oggi un trattamento esiste. Abbiamo a disposizione una nuova generazione di prodotti, con proteine animali a base di latte fortemente arricchite e micronutrimenti; questo è un prodotto pronto all’uso, quindi facile da essere utilizzato”.

    La situazione conclude MSF, che attraverso questa campagna si propone di sensibilizzare tutte le istituzioni in tempi molto brevi, è drammatica. Questi alimenti presentano il grande vantaggio di essere producibili anche negli stessi Paesi colpiti dal fenomeno della malnutrizione infantile. La loro praticità e facilità di somministrazione consente inoltre alla mamme di curare i propri figli a casa, permettendo al personale medico di concentrarsi nella cura di altre gravi patologie.

    “Quello che non si fa oggi è di estendere l’utilizzo di questi prodotti anche per quelle forme di malnutrizione un po’ più lievi per prevenire gli stadi di malnutrizione più gravi. Questo metodo può essere ovviamente applicato ovunque dove l’alimentazione, soprattutto della piccola infanzia, è carente in micronutrimenti. Le zone calde per la malnutrizione sono oggi il Sud dell’Asia, il Sahel, il Corno d’Africa, laddove la malnutrizione è un problema maggiore di salute, un’emergenza medica, dove le morti sono più numerose”.
     Attualmente l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, l’UNICEF e il Programma Alimentare Mondiale raccomandano l’uso di questi speciali alimenti solamente per i più gravi tra i bambini malnutriti, mentre – suggerisce l’organizzazione umanitaria non governativa – sarebbe vitale utilizzare questi stessi alimenti anche in funzione preventiva. Da qui, la necessità di uno stanziamento di 750 milioni di euro e di un ripensamento globale degli aiuti alimentari. Nel 2006 Medici senza Frontiere ha curato oltre 150 mila bambini colpiti da malnutrizione acuta in ben 22 Paesi nel mondo.

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    Nella Giornata Mondiale della Vista, le Missioni Cristiane per i Ciechi nel mondo lanciano un appello per sconfiggere la cecità nei Paesi in via di sviluppo

    ◊    
    “Ogni minuto un bambino perde la vista, aiutaci a ridare il sorriso a questi occhi”: è la sfida lanciata da CBM, le Missioni Cristiane per i Ciechi nel mondo, nell’odierna Giornata Mondiale della vista. L’organizzazione umanitaria sottolinea che se non verranno moltiplicati gli sforzi nel campo della prevenzione, gli attuali 37 milioni di ciechi potrebbero presto diventare 75 milioni. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Usha è una giovane donna indiana, divenuta cieca tre anni fa. Moglie e madre di tre bambini non poteva più lavorare. In India un uomo può rifiutare una moglie cieca. Usha è terrorizzata, il marito le impedisce di curarsi perché vuole prendere una nuova moglie. Ma ecco che la giovane donna incontra la generosità di CBM, le Missioni Cristiane per i Ciechi nel mondo. Usha viene operata. L’intervento le permette di riacquistare la vista e, con essa, di riappropriarsi della sua vita. Storie come questa sono esperienza quotidiana per CBM, che nel solo 2006 ha eseguito 640 mila operazioni di cataratta e oltre 30 mila di glaucoma. Il dottor Mario Angi, presidente di CBM Italia si sofferma sulle malattie che colpiscono i bambini del Terzo Mondo:

     
    “I bambini nei Paesi del Terzo Mondo hanno problemi soprattutto di infezioni oculari, legati proprio alla mancanza di igiene, alla mancanza di acqua e alla trasmissione della Clamidia Trachomatis, che molto spesso avviene già nel canale da parto. Quindi già dalla nascita i bambini devono, in qualche modo, essere curati con una profilassi antibiotica e mancando questa e mancando le condizioni igieniche minime, l’infezione si propaga e può portare a cicatrici corneali e alla perdita della vista. Un secondo problema che si riscontra in questi Paesi è la mancanza di vitamina A, che è un componente non sostituibile della dieta: non avendo un apporto normale di vitamina A, porta ad una non opacità della cornea e la perdita della vista”.
     
    In molti Paesi poveri, avverte CBM, per i bambini colpiti da cecità, la vita non può neanche definirsi tale. Spesso, infatti, vengono emarginati dalle loro stesse famiglie. Eppure si tratta di malattie che potrebbero facilmente essere prevenute. CBM sottolinea che con solo 5 euro si può assicurare un trattamento alla Tetraciclina che evita ad un’intera famiglia di perdere la vista a causa del tracoma. Con il costo di un SMS, dunque, si può contribuire a proteggere un bambino da questa malattia:

    “Per ridonare la vita ad un bambino è sufficiente mettere in piedi un sistema di protezione e di salute primaria, che consiste nel distribuire dosi di vitamina A e Tetraciclina nelle comunità. Per fare questo noi abbiamo attivato in occasione della Giornata mondiale della vista un numero solidale, così che attraverso un messaggio SMS si permette di donare un euro a chi compone questo numero: 48586. Questo ci permetterà di raccogliere dei fondi per acquistare e distribuire farmaci nei Paesi del Terzo Mondo”.

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    Successo dei libri religiosi alla Fiera del Libro di Francoforte. Intervista con don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana

    ◊   Si è aperta ieri a Francoforte la 59.ma edizione della Fiera del Libro, che ha come ospite d’onore la Catalogna. Anche quest’anno la “Buchmesse”, che si chiuderà domenica, registra un aumento degli espositori, oltre 7.200, per un totale di 390 mila libri, stampati in 110 Paesi: le presenze del pubblico dovrebbero superare quota 280 mila. Seguono l’evento oltre 11mila giornalisti. Alla Fiera è presente anche il Vaticano con uno stand denominato Vatican City State guidato dal neo-direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa. Sergio Centofanti lo ha intervistato:


    R. – Una Fiera del Libro è sempre un fatto nuovo, perché mostra un design nuovo, una grafica nuova, una nuova immagine, nuovi colori e diversi. Certamente questa Buchmesse tedesca è lo spettacolo più bello che possa offrire l’editoria. Sono presenti più di 7.200 editori che espongono circa 400 mila prodotti, prodotti che si chiamano libri. E’ il trionfo del libro. Vengono smentiti, ancora una volta, quanti hanno pensato al libro recitando qualche requiem.
    D. – Quali sono oggi le tendenze del mercato librario?

     
    R. – Certamente c’è una crescita di qualità e, quindi, il libro trash, il libro non curato, il libro non rifinito non ha spazio. In questa crescita la dimensione religiosa – direi – tiene ancora banco: proprio ieri un giornale di Francoforte sottolineava come tra i protagonisti della produzione e del mercato editoriale c’è – da almeno tre anni – il libro religioso e in particolare, ancora quest’anno, è protagonista la produzione e il libro del Santo Padre Benedetto XVI.

     
    D. – Come si presenta lo stand vaticano?

     
    R. – Quest’anno lo stand della Città del Vaticano – si chiama proprio così – è di circa 80 metri quadrati, è guidato dalla Libreria Editrice Vaticana ed è affiancato dai Musei Vaticani, dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, dall’UNITELM ed anche dalla Università Urbaniana. C’è molta attenzione verso i libri di nostra produzione e in particolare, oltre alle catechesi del mercoledì e ai libretti sul pensiero spirituale del Papa, c'è attenzione per la recentissima enciclopedia della preghiera e che è stata già opzionata da tre Paesi. Abbiamo già incontrato 20 editori ieri e ne abbiamo incontrati altrettanti questa mattina.

     
    D. – Come invogliare a leggere i giovani di oggi, così immersi nella civiltà dell’immagine?

     
    R. – Va inculcato un amore per il libro. Il libro è una scelta di civiltà, una scelta di educazione e quindi il ritorno all’educazione e alla civiltà dovrebbe poter portare ad una maggiore riflessione i giovani così da mettersi in contatto con il libro, che resta fondamentalmente una grande avventura.

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    Chiesa e Società



    La delegazione del Patriarcato di Mosca lascia i colloqui ecumenici di Ravenna per divergenze con il Patriarcato di Costantinopoli. Dichiarazione di padre Lombardi

    ◊   La Delegazione del Patriarcato di Mosca ha sospeso la sua partecipazione alla Xª Sessione Plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, in corso di svolgimento a Ravenna. Lo si apprende da un comunicato proveniente da Mosca. La delegazione ha lasciato la plenaria per divergenze con il Patriarcato di Costantinopoli sulla questione dello status della Chiesa ortodossa Estone. Richiesto di un commento, il direttore della Radio Vaticana e della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha affermato che “vi è da augurarsi che tali difficoltà inter-ortodosse non pregiudichino il dialogo ufficiale dell’Ortodossia con la Chiesa cattolica e che esse possano essere presto risolte”.

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    Premio Nobel per la Letteratura alla scrittrice britannica Doris Lessing

    ◊   E’ Doris Lessing, la vincitrice del più prestigioso Premio Letterario al mondo. “Questa cantatrice dell’esperienza femminile, con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa”: così recita la motivazione della Giuria. Doris May Taylor, che porta il cognome del secondo marito Gottfried Lessing, ha 88 anni ed una vita avventurosa alle spalle e d’impegno sociale. E’ nata nel 1919 a Kermanshah, in Persia - oggi chiamata Iran - da genitori inglesi, che nel 1925 si trasferiscono nella Rhodhesia meridionale, l’odierno Zimbabwe; sposatasi una prima volta a soli 19 anni, dopo il divorzio dal secondo marito si è trasferita con i tre figli a Londra, nel 1949 anno in cui pubblica il suo primo romanzo “L’erba canta”. Dall'ambiente africano la Doris Lessing ha tratto gran parte dei temi fondamentali della sua narrativa. Tra le sue opere maggiori “I Figli della violenza”, ciclo di 5 opere, tra cui “Martha Quest”, che narra la storia dell'emancipazione della protagonista e della sua ricerca di identità. Seguono “Il taccuino d'oro”, che registra le inquietudini culturali degli anni '60, e poi “L'estate prima del buio” nel ‘63, “Le memorie di un sopravvissuto” del ‘74 , “La brava terrorista” del 1985 e “Le nonne" nel 2004”. E' stata autrice anche di commedie, di racconti “Storie africane” e di un ciclo di romanzi fantascientifici “Canopus in Argos”, i suoi preferiti. Nel 1995 ha ricevuto il James Tait Black Prize per il libro “Sotto la pelle. La mia autobiografia” e la Laurea ad Honorem dall’Università di Harvard. Nel 2001 il Premio Principe de Asturias per le sue opera in difesa della libertà e del Paesi in via di sviluppo e il Premio Grinzane Cavour. Con Doris Lessing sono 11 le donne premiate col Nobel per la Letteratura, assegnato per la prima nel 1901 allo scrittore francese Sully Prudhomme e lo scorso anno allo scrittore turco Orhan Pamuk. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Pakistan: a Lahore attaccata una chiesa apostolica da estremisti islamici

    ◊   Una folla di musulmani, armati di pistole e spranghe di ferro, ha attaccato ieri la Nuova chiesa apostolica di Hadyara, alla periferia di Lahore. Secondo quanto riferisce l'Agenzia AsiaNews, gli assalitori hanno picchiato in maniera selvaggia diversi fedeli che si trovavano all’interno dell’edificio, fra cui un bambino, ed hanno distrutto alcune proprietà della comunità. Dopo l’attacco, gli assalitori hanno promesso ai cristiani - tramite i megafoni delle moschee vicine – di tornare alla fine del mese sacro di Ramadan per un “attacco finale”. Inoltre, sempre dai megafoni, hanno invitato gli industriali ed i contadini della zona a non permettere ai cristiani di entrare nelle loro proprietà, e tanto meno fare affari con loro. La polizia di Lahore è intervenuta soltanto ad attacco concluso, ma è rimasta a sorvegliare l’edificio per tutta la notte. Oggi, poi, nella zona di Peshawar, estremisti islamici hanno attaccato sei negozi che vendono dischi ed uno di barbiere, gli uni e l'altro considerati contrari alla morale musulmana. Il bilancio è di un morto e due feriti, oltre alla distruzione delle botteghe. (R.P.)

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    I vescovi indiani chiedono al proprio governo di intercedere sulla Giunta militare al potere in Myanmar perché siano rispettati i diritti umani

    ◊   La Chiesa cattolica indiana ha chiesto al governo di New Delhi di intraprendere passi concreti per porre fine alle violazioni dei diritti umani in Myanmar. “L’India deve avere un ruolo vitale in questa situazione”, ha affermato padre Nithiya Sagayam, segretario della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale indiana. “Non possiamo restare tranquilli rispetto al fatto che i diritti umani vengono violati in un Paese a noi confinante”, ha aggiunto il sacerdote la cui dichiarazione è stata ripresa dall’agenzia Ucan. Sono quattro gli Stati indiani confinanti con l’ex Birmania: ieri a Imphal, capitale del Manipur, si è svolta una marcia di preghiera in solidarietà con la popolazione birmana oppressa dalla Giunta militare. L’arcivescovo locale, mons. Dominic Lumon, ha dichiarato che la Chiesa domanda ai generali di “aprire colloqui senza precondizioni con il movimento democratico di opposizione”. Padre Sagayam ha chiarito che la Chiesa non si aspetta che il Governo indiano “interferisca” in affari interni del Myanmar, ma che si adoperi per ristabilire la dignità umana in quel Paese: “E’ nostro dovere lavorare per la pace”, ha detto il religioso. Di recente a New Delhi si è svolta una Veglia di preghiera interreligiosa in solidarietà con il popolo birmano. (R.G.)

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    Riuniti a Sydney dal 15 al 17 ottobre delegati della pastorale giovanile da tutto il mondo per l’Incontro preparatorio della GMG 2008

    ◊   Si svolgerà a Sidney, dal 15 al 17 ottobre prossimi, l’incontro preparatorio della Giornata mondiale della gioventù, che avrà luogo nella città australiana nel luglio 2008. Promosso sotto l’egida del Pontificio consiglio per i laici e del Comitato organizzatore della GMG australiana, l’incontro vedrà la partecipazione di delegati della Pastorale giovanile dei diversi Paesi del mondo. L’agenda dei lavori, riferisce l'Agenzia Sir, sarà ricca di interventi, a cominciare da quello introduttivo di mons. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici e del cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, che si soffermerà sul significato della GMG per la Chiesa australiana. Verranno, inoltre, fornite notizie circa gli aspetti organizzativi della GMG 2008, a partire dalle iscrizioni, i visti di ingresso, i pasti, gli alloggi, i volontari ed i trasporti. Ai delegati verranno mostrati i luoghi della GMG, il Barangaroo, che sarà sede della Messa di apertura e della cerimonia di accoglienza di Benedetto XVI e l’ippodromo di Randwick, dove avranno luogo la Veglia e la Messa conclusiva. La serata del 16 ottobre sarà dedicata alla presentazione delle diocesi dell’Australia e della Nuova Zelanda. (R.G.)

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    In corso a Roma fino al 26 ottobre l’Assemblea generale del “Movimento per un mondo migliore”

    ◊   “Creatori di futuro fedeli al dono di Dio”: su questo tema è in corso dal 7 ottobre a Roma presso la Domus Urbis, fino al 26, l’Assemblea generale del “Movimento per un mondo migliore”. Presieduta dal direttore generale don Gino Moro, l’Assemblea riunisce 50 delegati in rappresentanza dei 650 membri e 35 gruppi nazionali presenti nei cil nque continenti. Fondato nel secondo dopoguerra su ispirazione del gesuita Riccardo Lombardi, il movimento dal motto “Occorre rifare il mondo” è formato da laici, religiosi, presbiteri e vescovi che operano per il rinnovamento della Chiesa e della società attraverso l’animazione. In tre settimane, scrive l'Agenzia Sir, l’Assemblea cercherà di far emergere elementi significativi rispetto a nuove forme di animazione e “a servizio del rinnovamento della Chiesa”. È prevista la presenza di mons. Ismael Rueda Sierra vescovo di Socorro e San Gil in Colombia e di mons. Gilles Cotè, vescovo di Daru- Kiunga in Papua Nuova Guinea, oltre quella del teologo don Carlo Molari. Per informazioni è attivo il sito Internet: www.servizioanimazionecomuitaria.org (R.G.)

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    Vescovi, religiosi e laici del Consiglio cattolico dell’India si riuniranno a dicembre per riflettere su Chiesa e società

    ◊   Il ruolo della donna nella Chiesa e nella società, il carisma che la contraddistingue e le funzioni che le sono proprie saranno oggetto di discussione del prossimo Consiglio cattolico dell’India, dall’1 al 3 dicembre prossimo, nella diocesi di Ranchi, nello Stato settentrionale del Jharkhand. Come da tradizione, ogni due anni i rappresentanti dei vescovi, dei religiosi e dei laici della Chiesa indiana si riuniscono per riflettere sulla vita interna alla comunità ecclesiastica e sulle sfide sempre nuove che i repentini cambiamenti della società le impongono. Presieduto dal cardinale Telesphore Toppo, presidente del Consiglio cattolico dell’India, l’incontro vedrà i 500 partecipanti dedicarsi anche a temi di carattere sociale come la globalizzazione e la questione dei conflitti interetnici, i diritti delle minoranze e la lotta per la giustizia dei popoli oppressi, ed ancora i movimenti di liberazione delle donne e la questione della tutela ambientale, l’inculturazione e il dialogo interreligioso. Temi che la Chiesa Indiana affronta alla luce del suo carisma e che stimolano un rinnovamento della formazione di sacerdoti, religiosi e laici, teso ad incoraggiare il pensiero critico, la consapevolezza degli scenari politici e sociali e l’analisi socio-culturale dei media. (C.D.L.)

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    Campagna di informazione della Chiesa venezuelana per sensibilizzare i cattolici sulla prossima riforma della Costituzione

    ◊   Incoraggiare la responsabilità politica e sociale dei laici. Questo l’obiettivo della campagna di informazione lanciata dalla Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale venezuelana, in attesa della prossima riforma della Costituzione nazionale. “Davanti all’iniziativa di riforma: la decisione è nelle nostre mani” è il titolo della campagna che intende sensibilizzare i cittadini sui temi oggetto di revisione: una modifica di 33 dei 350 articoli della Carta Costituzionale accolta con preoccupazione dai vescovi locali. “Stiamo vivendo un momento che avrà conseguenze positive o negative nei destini della nostra Patria - si legge nel messaggio che sarà diffuso solo la prossima settimana, dopo un’Assemblea straordinaria dell’Episcopato venezuelano – ed anche i cattolici sono chiamati a partecipare. Non solo attraverso l’opinione di alcuni, ma soprattutto con l’impegno cosciente e responsabile di tutti i laici”. Proprio i laici – ricordano i presuli - sono “chiamati a trasformare le realtà terrene nella prospettiva che dà il Vangelo”. Per facilitare una presa di posizione consapevole sui temi della riforma, ed incoraggiare una decisione coerente con i principi della Dottrina sociale della Chiesa, la Commissione Giustizia e Pace invita tutti i laici ad informarsi sul documento e propone diverse iniziative di formazione. Tra queste un laboratorio sul tema della partecipazione al Bene Comune. (C.D.L.)

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    Le conclusioni ieri a Cordova, in Spagna, della Conferenza promossa dall’OSCE sul tema dell’islamofobia

    ◊   Un invito al dialogo e alla tolleranza giunge al mondo da Cordova, in Spagna, “città delle tre culture”, da secoli casa comune a cristiani, musulmani ed ebrei. L’occasione è la conclusione ieri della Conferenza voluta dall’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa sul tema dell'islamofobia. "Gli atti fondati sull'intolleranza e la discriminazione nei confronti dei musulmani devono essere condannati senza riserva", è il primo punto della Dichiarazione finale dei lavori. La preoccupazione per la sicurezza internazionale - sottolineano dall’OSCE – deve stimolare la consapevolezza che il razzismo e l’antisemitismo, come l’islamofobia e le discriminazioni verso i cristiani, si scontrano con i principi di libertà e democrazia, e con il rispetto dei diritti umani e del ruolo della legge. Un impegno al dialogo che si fa accoglienza delle reciproche diversità e che implica – ha sottolineato mons. Antonio Canizares, vicepresidente della Conferenza episcopale spagnola – il rispetto di quelle forme di espressione ritenute di fondamentale importanza, come il velo per alcuni settori dell'islam. Ad incoraggiare questo dialogo sono chiamate in prima linea le istituzioni nazionali per prevenire e reprimere – si legge nel testo – “gli atti di intolleranza e discriminazione contro i musulmani”. Sono gli Stati a dover promuovere un dialogo aperto e trasparente su temi culturali e religiosi, un approccio che tenda alla tolleranza, alla comprensione e al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, e che contrasti i pregiudizi e le forme di emarginazione. Il ministro della Giustizia spagnolo Fernandez Bermejo ha invitato a “privare di qualsiasi legittimazione intellettuale il fenomeno dell’islamofobia per evitare che si ripeta una situazione come quella dell’antisemitismo che portò nel secolo scorso all’Olocausto. In chiusura dei lavori il ministro degli Esteri spagnolo e presidente dell'Osce, Miguel Angel Moratinos, ha raccomandato il rifiuto di qualunque identificazione dell'islam a terrorismi ed estremismi. L’appianamento delle tensioni sociali è una via di soluzione al pregiudizio che richiama alla responsabilità i rappresentanti del mondo politico e civile. (A cura di Claudia Di Lorenzi)

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    Concluso a Filadelfia, negli USA, il Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina

    ◊   La Chiesa Greco-Cattolica ucraina di Rito Bizantino ha celebrato nei giorni scorsi a Filadelfia, il suo Sinodo generale, il primo a svolgersi negli Stati Uniti, con la partecipazione di vescovi ucraini da tutto il mondo. A causa della forte diaspora degli ucraini, essa ha, infatti, numerose arcieparchie, eparchie ed esarcati apostolici anche al di fuori del Paese, in particolare in Europa occidentale e in America. Il luogo e le date della sessione sono stati scelti per commemorare il centenario dell’arrivo di mons. Stephen Ortynsky, il primo vescovo cattolico di rito bizantino in America. Pochi, ma importanti i temi affrontati dall’Assemblea. I presuli hanno voluto focalizzare la loro attenzione sui grandi problemi pastorali comuni alle varie comunità greco-cattoliche nel mondo per concordare un’azione pastorale più mirata: evangelizzazione, vocazioni, formazione del clero e pastorale giovanile. La principale sfida della Chiesa cattolica ucraina oggi - ha spiegato alla conferenza stampa conclusiva il cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halič – è aiutare i fedeli ucraini che a migliaia continuano ad emigrare, a non perdere il loro senso di appartenenza religiosa. Un problema particolarmente sentito nei Paesi di più recente immigrazione, come il Sudafrica, Israele e la Libia, dove la presenza della Chiesa è ancora poco strutturata. A preoccupare in particolare i vescovi greco-cattolici è il mondo giovanile: sempre meno giovani partecipano alla vita della Chiesa e troppi se ne allontanano. Un problema che si riflette sulle vocazioni, in calo. Di qui l’esigenza avvertita dai vescovi ucraini di una pastorale giovanile più incisiva. All’argomento sarà dedicato un documento di prossima pubblicazione. Con i suoi circa 5 milioni 200 mila fedeli, la Chiesa greco-cattolica ucraina rappresenta la Chiesa cattolica di rito orientale numericamente più grande. In Ucraina, è maggioritaria rispetto a quella cattolica di rito latino. Anche se in comunione con Roma - dal Sinodo di Brest del 1595 - essa ha mantenuto la propria liturgia e le proprie specificità canoniche, prima fra tutte il non celibato del clero. (L. Z.)

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    I vescovi USA chiedono al Congresso di garantire il diritto alla casa per le famiglie a basso reddito

    ◊   Un appello al Congresso perché sia garantito il diritto di ogni cittadino ad avere una casa decente. E’ l’ultima iniziativa della Conferenza episcopale degli Stati Uniti che ha inviato una lettera al Congresso statunitense per chiedere di finanziare il fondo nazionale per la casa. Firmata da mons. Nicholas Di Marzio, presidente della Commissione per la politica familiare dei vescovi Usa, la lettera, riferisce l'Agenzia Sir, ribadisce che “il bisogno di case da parte delle famiglie a basso reddito è una priorità nazionale” e citando il rapporto nazionale per la casa 2007 stilato dall’università di Harvard ricorda che “quello della casa resta un problema vasto. I costi per l’abitazione gravano sempre più sul reddito familiare e in un anno sono saliti del 30%. Attualmente non c’è uno Stato nell’Unione in cui un lavoratore al minimo di stipendio possa permettersi di affittare una casa anche con una sola camera da letto”. Da qui l’urgenza, per i presuli statunitensi, “di porre in atto la costruzione di case a prezzi accessibili, un modo per dimostrare quanto sia di vitale importanza un’abitazione dignitosa per il benessere delle famiglie e delle nostre comunità”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    La Commissione Affari Esteri del Congresso USA definisce genocidio lo sterminio degli armeni. Proteste del governo turco – L’ONU deplora la repressione della giunta in Birmania contro dimostranti pacifici

    ◊   L’approvazione, negli Stati Uniti, di una risoluzione che definisce “genocidio” i massacri di armeni da parte dei turchi ottomani nel 1915 e nel 1916 rischia di danneggiare i rapporti tra Turchia e Stati Uniti. E’ quanto sostengono il governo turco e il presidente americano George W. Bush, contrario alla risoluzione caldeggiata dai Democratici. Secondo l’esecutivo di Ankara, si tratta di una mossa irresponsabile, in un momento molto delicato. Il nostro servizio:


    La Commissione Affari Esteri del Congresso statunitense, a maggioranza democratica, ha approvato una risoluzione che definisce “genocidio” lo sterminio, durante la Prima Guerra Mondiale, di centinaia di migliaia di armeni. La risoluzione andrà adesso in aula per il voto previsto a metà novembre. Il presidente George W. Bush teme riflessi sulla politica americana in Medio Oriente. Secondo Bush, eventi lontani nel tempo rischiano di provocare gravi danni alle relazioni con un alleato chiave nella guerra contro il terrorismo. La reazione della Turchia, membro della NATO, è stata immediata: il capo di Stato turco, Abdullah Gul, definisce un "insulto" la risoluzione e ha minacciato “di ridurre il sostegno logistico alle truppe americane in Iraq” e di chiudere lo spazio aereo turco ad aerei militari americani. Quest’ultima minaccia avrebbe conseguenze immediate: nella Turchia meridionale si trova infatti la base statunitense da dove partono i velivoli diretti in Iraq e in Afghanistan. Secondo diversi osservatori, una crisi nei rapporti tra governi turco e statunitense potrebbe inoltre portare la Turchia ad approfondire i propri legami con l’Iran e ad allentare la pressione economica sulla Siria. Questa linea comporterebbe anche un inevitabile deterioramento dei rapporti con Israele. Ancora oggi i dati sullo sterminio degli armeni sono contrastanti: secondo fonti indipendenti sarebbero state uccise più di un milione e mezzo di persone. Fonti armene parlano di 3 milioni di vittime, mentre secondo fonti turche i morti sono circa 200 mila. Secondo molti storici, dal massacro, perpetrato contro quella che era considerata una minoranza pericolosa per l’integrità dell’allora Impero Ottomano ormai vicino al tramonto, si salvò solo chi riuscì a fuggire in Europa e chi abitava nella parte orientale del territorio storicamente armeno. Questa area, poco più grande di Piemonte e Valle D’Aosta, è stata inizialmente inglobata nell’ex Unione Sovietica e successivamente, nel 1991, è stata dichiarata indipendente dando vita all’attuale Repubblica armena.

    - Ma non è solo lo sterminio degli armeni a rendere difficili le relazioni tra Stati Uniti e Turchia: il primo ministro turco, Tayyip Erdogan, ha annunciato, infatti, che potrebbe chiedere l’autorizzazione al parlamento per un’incursione militare nel nord dell’Iraq contro basi di ribelli curdi. Secondo gli analisti, un’operazione di questo tipo potrebbe deteriorare i legami tra Turchia, Stati Uniti e Unione Europea. Secondo il governo di Ankara, i ribelli turchi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) hanno ucciso più di 30.000 persone dal 1984, anno in cui è iniziata la battaglia per l'indipendenza dei turchi nella Turchia sudorientale.

    - In Iraq, è stata attaccata a Baghdad una delle principali basi americane nella capitale: il bilancio è di almeno due morti e 38 feriti. Secondo fonti militari statunitensi, sarebbero stati sparati da ribelli almeno 9 colpi di mortaio. A sud di Baghdad, poi, 10 bambine e due insegnanti sono state ferite ieri da colpi di mortaio che si sono abbattuti su una scuola elementare.

    - E’ stato liberato, dopo quasi tre mesi di prigionia, un ingegnere tedesco sequestrato nel mese di luglio in Afghanistan e impegnato in un progetto per la costruzione di una diga nella zona di Jaghtao. L’uomo è stato rilasciato, con altri cinque colleghi afghani, dopo uno scambio di prigionieri richiesto dai sequestratori.

    - All’ONU, è stato raggiunto un accordo di massima su una bozza di risoluzione, non vincolante, che deplora la sanguinosa repressione compiuta dalla giunta militare in Birmania. Il nostro servizio:

    Il documento, concordato ieri da 15 Paesi membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, “deplora l’uso della forza contro dimostranti pacifici”. Il testo, in seguito alla ferma posizione della Cina, non contiene però una condanna esplicita contro la “violenta repressione da parte del governo birmano”. Nella dichiarazione, non vincolante, si chiede inoltre “al governo il rilascio di tutti i prigionieri politici e degli altri detenuti”. Cina e Russia hanno cercato di attenuare ulteriormente il tono del documento ribadendo che la crisi birmana non è una minaccia per la sicurezza regionale o internazionale. L’organizzazione per la difesa dei diritti umani, Human Rights Watch ha invitato, intanto, il Consiglio di sicurezza dell’ONU ad imporre un embargo sulle armi alla Birmania. L’organizzazione ha anche ricordato che sei Paesi forniscono armi al regime birmano: si tratta di India, Cina, Russia, Israele, Corea del Nord e Corea del Sud. L’ONU – ha detto il direttore di Human Rights Watch per l’Asia – "deve porre fine alle vendite di armi ad un governo che usa la repressione e la paura per arroccarsi al potere”. In Birmania, infine, la giunta militare ha annunciato una nuova asta di pietre preziose – una delle principali fonti di entrate del Paese – nonostante gli appelli internazionali al boicottaggio. Le aste in Birmania richiamano compratori da tutto il mondo per un giro d’affari stimato intorno a 100 milioni di dollari. In Birmania, uno degli Stati più poveri al mondo, viene estratto il 90 per cento della produzione mondiale di rubini. Nello Stato asiatico si trovano poi ricchi giacimenti di giada, pietra particolarmente apprezzata nella confinante Cina.

    - Il parlamento europeo ha approvato la proposta ‘Lamassoure-Severin’ di nuova ripartizione dei seggi dell’Assemblea con 378 voti favorevoli, 154 contrari e 109 astenuti. Il testo deve ora passare al vaglio del Consiglio europeo, dove occorre l'unanimità. La proposta, che prevede la riduzione degli eurodeputati da 785 a 750 e il ridimensionamento della delegazione italiana da 78 a 72.

    - Con una risoluzione votata oggi dal parlamento europeo, gli eurodeputati hanno chiesto al governo israeliano di porre fine all'embargo che "soffoca" la Striscia di Gaza e di adempiere agli obblighi internazionali sottoscritti con la Convenzione di Ginevra per garantire l’accesso di aiuti umanitari, assistenza e servizi essenziali, come elettricità e carburante. Luisa Morgantini, vice Presidente del parlamento europeo, che di recente è stata in Delegazione Parlamentare a Gaza, ha sottolineato nel suo intervento la necessità di abolire l’embargo imposto a merci e persone e di mettere fine all’occupazione militare.

    - In Italia, il Consiglio dei ministri in agenda domani è chiamato ad approvare il collegato alla legge finanziaria che contiene il protocollo sul welfare firmato a luglio da governo e parti sociali. Il Protocollo è stato approvato a larghissima maggioranza da lavoratori e pensionati nella consultazione indetta dai sindacati, anche se pesa il "no" di alcune grandi fabbriche. E la sinistra radicale prende spunto per chiedere al governo profonde modifiche all’accordo. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    E’ un risultato a due facce quello uscito dalle urne del referendum indetto da CGIL, CISL e UIL sull’accordo di luglio, che riguarda welfare e pensioni. L’intesa contiene, tra l’altro, l’abolizione dello "scalone" e la riforma degli ammortizzatori sociali. Complessivamente, il successo dei ‘sì’ è stato netto: sono stati favorevoli tre lavoratori su quattro. Esultano dunque i sindacati confederali e soddisfatta è anche Confindustria. Ma le grandi fabbriche, a partire dallo storico stabilimento FIAT di Mirafiori, hanno chiaramente bocciato l’intesa. E così cantano vittoria anche i metalmeccanici della CGIL, in gran parte contrari al protocollo di luglio. Sulla stessa linea la sinistra politica, in testa Rifondazione comunista e Comunisti italiani. Partiti che annunciano, in mancanza di profonde modifiche, l’astensione dei propri rappresentanti al Consiglio dei ministri di domani che inserirà l’accordo nella Finanziaria. Viceversa, i riformisti del centrosinistra daranno il loro voto favorevole solo se il protocollo rimarrà così com’è. L’opposizione di centrodestra sottolinea i contrasti nella maggioranza e insiste nel chiedere elezioni anticipate in tempi rapidi. Da parte sua, il capo dell’esecutivo, Romano Prodi, è convinto di riuscire ancora una volta a mediare tra le diverse anime della coalizione. E afferma: l’unanimità non serve, il voto di lavoratori e pensionati è un appoggio forte alla politica del governo. Intanto, però, il presidente del Consiglio deve fare i conti con le osservazioni mosse alla legge finanziaria. Se l’ISTAT parla di benefici per le famiglie, specie quelle più povere, da Unione Europea, Corte dei Conti e Banca d’Italia arrivano critiche, soprattutto perché la manovra incide poco sul debito pubblico. Il governatore Draghi, in particolare, insiste sulla necessità di ridurre le tasse e le spese e di alzare l’età pensionabile. A tutti, Prodi risponde: "Lasciatemi governare, siamo in regola con le richieste europee". Il dibattito si sposterà presto in Parlamento. E sarà quella la partita decisiva.

    - Ancora una sparatoria in una scuola americana. Un ragazzo di 14 anni ha aperto il fuoco in un liceo di Cleveland, in Ohio. Il sindaco della città ha detto che sono rimaste ferite cinque persone, due adulti e tre studenti. Il giovane che ha aperto il fuoco si è suicidato. All’origine della sparatoria, ci sarebbe il desiderio di vendetta del ragazzo per una sospensione. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 284
     
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