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SOMMARIO del 10/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • All'udienza generale, Benedetto XVI prega per il rafforzamento del dialogo fra cattolici e ortodossi. La catechesi dedicata a Sant'Ilario di Poitiers
  • Udienze e nomine
  • L’arcivescovo Cordes sarà da 15 al 21 ottobre in Russia: incontrerà il Patriarca ortodosso, Alessio II, e i volontari delle Caritas locali
  • Pubblicato il calendario dei prossimi impegni di Benedetto XVI: i riti dell'Avvento e del Natale e la visita ad una parrocchia romana tra quelli di rilievo
  • Con la Messa “Tu es Petrus” dedicata a Benedetto XVI si apre nel pomeriggio in San Pietro il Festival internazionale di musica e arte sacra. Intervista con l'autore
  • Il bilancio del recente viaggio in Cile del cardinale Angelo Sodano: a 20 anni dalla sua visita, il ricordo di Papa Wojtyla nel Paese è sempre molto vivo
  • E' un dovere morale lo sradiacamento della povertà: lo ha detto ieri, a New York, l’osservatore permanente della Santa Sede allONU, mons. Migliore
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Potenziare la prevenzione e la capacità di soccorso nelle catastrofi ambientali: lo chiede l'ONU nella Giornata internazionale per la diminuzione dei disastri naturali
  • Oggi si celebra anche la Giornata mondiale della sanità mentale, indetta dalle Nazioni Unite. Intervista con il prof. Alberto Siracusano, primario di Psichiatria
  • "Allontaniamoci tanto dall'impunità quanto dall'odio e dal rancore": così la Chiesa argentina dopo la condanna all'ergastolo all'ex cappellano della polizia durante la dittatura militare
  • 10 ottobre, San Daniele Comboni: la rivista della Congregazione missionaria, "Nigrizia", festeggia i 125 anni di fondazione
  • Chiesa e Società

  • Al via la campagna di Medici Senza Frontiere per l’acquisto di alimenti terapeutici destinati a 20 milioni di bambini malnutriti
  • L’agenzia per i rifugiati dell’ONU lancia l’allarme per i 4 milioni di sfollati iracheni
  • Repubblica Centrafricana: terminate le operazioni di rimpatrio dei rifugiati congolesi
  • Lotta all’AIDS e alla malaria: nasce in Uganda la prima fabbrica produttrice di medicinali
  • La visita del cardinale vietnamita Man in Cina per rafforzare i legami tra le Chiese dei due Paesi asiatici
  • Cristiani e musulmani riuniti a Cordoba, in Spagna, per superare il muro dell’“islamofobia"
  • L'arcivescovo ortodosso, Crysostomos II, chiede sostegno dell’UE per il restauro dei siti religiosi presenti nella parte turca di Cipro
  • Il Premio Nobel per la chimica 2007 a Gerhard Ertl, scienziato tedesco scopritore di diversi processi inquinanti
  • FMI: l'economia del pianeta è buona ma crescono le disuguaglianze nel reddito, alimentate dalla globalizzazione tecnologica e finanziaria
  • La Caritas francese si unisce al coro di critiche alla nuova legge sull’immigrazione votata dal Senato
  • Dopodomani, a Mazara del Vallo, l’UNCHR premia i soccorritori dei naufraghi nel Canale di Sicilia
  • La preghiera del Rosario e la corona per pregarlo “accoglieranno” il giovane pellegrino di Sydney 2008
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iraq: la violenza non risparmia i bambini. Colpi di mortaio su una scuola, 4 le vittime - Afghanistan: liberato l'ostaggio tedesco rapito a luglio, rilasciati cinque talebani
  • Il Papa e la Santa Sede



    All'udienza generale, Benedetto XVI prega per il rafforzamento del dialogo fra cattolici e ortodossi. La catechesi dedicata a Sant'Ilario di Poitiers

    ◊   Il dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi si conferma tra le priorità dell'attuale Pontificato nel cammino verso l’unità di tutti i cristiani. Benedetto XVI ha rivolto uno specifico appello stamane al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro, dedicata alla figura di Sant’Ilario di Poitiers. Il servizio di Roberta Gisotti:


    Ha chiesto, il Papa, a tutti i fedeli di pregare perchè i lavori della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, riunita da lunedì scorso a Ravenna, abbiano buon fine. Si tratta della decima Sessione plenaria della Commissione chiamata a riflettere sulle “Conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa - Comunione ecclesiale, conciliarità e autorità”. “Un tema teologico - ha sottolineato Benedetto XVI - di particolare interesse ecumenico”:
     
    “Vi chiedo di unirvi alla mia preghiera affinché questo importante incontro aiuti a camminare verso la piena comunione tra cattolici e ortodossi, e si possa giungere presto a condividere lo stesso Calice del Signore”.
     
    E bene figura in questo contesto l’esempio delle virtù di Sant’Ilario di Poitiers, dottore della Chiesa, tra i grandi vescovi del IV secolo, cui il Papa ha dedicato l’odierna catechesi. Seppe infatti Sant’Ilario - nel confronto con gli ariani che ritenevano “il Figlio di Dio” soltanto “una creatura, sia pure eccellente” - dosare “fortezza” e “mansuetudine” “in difesa della divinità di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio come il Padre, che lo ha generato fin dall’eternità”. Sant’Ilario, che a questa causa - ha ricordato Benedetto XVI - consacrò tutta la sua vita, fu “sempre fermo nell’opposizione agli ariani radicali”, ma mostrò un spirito conciliante verso “coloro che accettavano di confessare che il Figlio era somigliante al Padre”, pure cercando di condurli “alla confessione dell’eguale divinità del Padre e del Figlio”:

     
    “Proprio per questo il cammino verso Cristo è aperto a tutti, anche se è richiesta sempre la conversione personale”.
     
    Il Santo Padre ha concluso la sua catechesi con la preghiera di Sant’Ilario a Dio per mantenersi sempre fedele alla fede del Battesimo, perché “la fedeltà a Dio è un dono della sua grazia”.

     
    Nei saluti alle decine di migliaia di pellegrini e turisti di tutto il mondo, raccolti in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha richiamato la figura del Beato Giovanni XXIII, del quale domani ricorre la memoria liturgica, perché “la sua indimenticabile testimonianza evangelica” possa incoraggiare in particolare gli ammalati, specie i “piccoli amici dell’Istituto per la cura dei tumori di Milano”, venuti ad ascoltare la parola del Papa.

     
    Presenti all’udienza anche le Figlie di San Giuseppe, giunte a margine del loro Capitolo generale, ed i rappresentanti della Famiglia Dominicana, arrivati per festeggiare l’ottavo centenario della fondazione del primo monastero domenicano. Ad incontrare il Papa, oggi, anche un gruppo di monaci buddisti dello Sri Lanka, che hanno portato in omaggio alcuni libri.

     
    Infine un indirizzo di Benedetto XVI rivolto al mondo dello sport:

     
    “Saluto inoltre la Delegazione del Centro sportivo italiano e dell’associazione Calcio Ancona e li incoraggio ad operare affinché il gioco del calcio diventi sempre più strumento di educazione ai valori etici e spirituali della vita”.
     
    Ricordiamo che la squadra calcistica dell’Ancona ha firmato nei giorni scorsi un accordo di collaborazione con il CSI, il Centro sportivo italiano, aderendo al Codice etico dell’organizzazione cattolica per la promozione dello sport. I dirigenti della società marchigiana hanno regalato al Papa una maglia con la scritta "Benedetto" ed il numero "16", oltre un gagliardetto e un pallone bianco rosso con le firme di tutti i calciatori, mentre il presidente del CSI, Edio Costantini, ha offerto al Santo Padre un volume.

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto ieri sera in udienza il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia.

    Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Iran l'arcivescovo Jean-Paul Gobel, finora nunzio apostolico in Nicaragua.

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    L’arcivescovo Cordes sarà da 15 al 21 ottobre in Russia: incontrerà il Patriarca ortodosso, Alessio II, e i volontari delle Caritas locali

    ◊   Costituisce una tappa importante della missione del Pontificio Consiglio “Cor Unum”: si tratta del viaggio del presidente di questo dicastero, l'arcivescovo Paul Josef Cordes, che dal 15 al 21 ottobre sarà nella Federazione Russa. Giovedì 18 ottobre, è previsto l’incontro nella capitale russa con Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Dal 15 al 17, mons. Cordes sarà a Novosibirsik, capitale della regione siberiana. Visiterà, in particolare, la scuola francescana e le suore di Madre Teresa di Calcutta. In questa zona, la Chiesa cattolica si è segnalata, negli ultimi anni, per il moltiplicarsi di realtà caritative. Dal 18 al 21, il presule incontrerà inoltre i vescovi e i volontari delle Caritas russe. Ques'ultimo incontro è particolarmente significativo perchè si svolge, a distanza di un anno e mezzo, dall'uscita della prima enciclica di Benedetto XVI Deus caritas est. Sarà un ulteriore momento di verifica di come l'enciclica abbia ispirato l'impegno caritativo in questo vasto Paese (A cura di Amedeo Lomonaco).

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    Pubblicato il calendario dei prossimi impegni di Benedetto XVI: i riti dell'Avvento e del Natale e la visita ad una parrocchia romana tra quelli di rilievo

    ◊   I riti dell’Avvento, del Natale e delle solennità di inizio anno, la visita ad una parrocchia romana, la commemorazione dei cardinali e dei vescovi scomparsi nel corso dell’anno. Sono alcune delle cerimonie liturgiche e pastorali che Benedetto XVI presiederà tra ottobre e il gennaio prossimo, rese note oggi dall’Ufficio delle Celebrazioni pontificie. I particolari nel sevizio di Alessandro De Carolis:


    Il primo impegno annunciato dal calendario degli impegni papali è noto e atteso da tempo: la visita di Benedetto XVI alla città di Napoli del prossimo 21 ottobre. Una decina di giorni dopo, il 5 novembre, il Pontefice sarà all’Altare della Cattedra, nella Basilica di San Pietro, per la Messa funebre in suffragio dei cardinali e dei vescovi deceduti nel corso del 2007. Più serrata, ovviamente, la cadenza degli impegni di dicembre, che si apriranno il pomeriggio del primo del mese, alle 17, con la celebrazione dei Primi vespri dell’Avvento. Alle 16 del sabato successivo, 8 dicembre, solennità mariana, Benedetto XVI renderà il tradizionale omaggio alla statua dell’Immacolta in Piazza di Spagna a Roma. Domenica 16 dicembre, terza di Avvento, il Papa tornerà a visitare una parrocchia di Roma: si tratta della chiesa di Santa Maria del Rosario ai Martiri Portuensi, dove il Pontefice presiederà la Messa alle ore 9. Con il 24 dicembre, poi, inizieranno la grandi celebrazioni festive: a mezzanotte della vigilia, la Messa solenne nella Basilica vaticana, quindi, il giorno di Natale, la consueta benedizione Urbi et Orbi che il Papa impartirà dalla Loggia centrale della Basilica. Il 31 dicembre, alle 18, sempre in San Pietro, Benedetto XVI presiederà i Primi Vespri di ringraziamento per l’anno trascorso,mentre il giorno dopo, primo gennaio 2008, celebrerà alle 10 la Messa della solennità della Madre di Dio, in coincidenza con la 41.ma Giornata mondiale della pace. Le successive Messe presiedute da Benedetto XVI saranno alle 10 di domenica 6 gennaio - solennità dell’Epifania, nella Basilica di San Pietro - e alle 10 della domenica successiva, festa del Battesimo di Gesù, nella Cappella Sistina, con il tradizionale rito del Battesimo dei bambini. Il 25 gennaio, infine, il Papa sarà nella Basilica di S. Paolo per la celebrazione dei Vespri per la festa della Conversione dell’Apostolo delle genti.

     
    Nutrito anche il calendario delle Beatificazioni approvate da Benedetto XVI per i prossimi mesi. Cinque quelle in programma tra il 20 e 28 ottobre, l’ultima delle quali riguarderà la Beatificazione di 498 martiri della Guerra civile spagnola, con celebrazione fissata in San Pietro. Due i riti di Beatificazione previsti per novembre che vedranno, fra gli altri, elevato agli onori degli altari - il 18 del mese, a Novara - il Servo di Dio, Antonio Rosmini. E una Beatificazione sarà celebrata anche a dicembre, in Brasile: riguarderà la Serva di Dio, Lindalva Justo de Oliveira.

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    Con la Messa “Tu es Petrus” dedicata a Benedetto XVI si apre nel pomeriggio in San Pietro il Festival internazionale di musica e arte sacra. Intervista con l'autore

    ◊   Inaugurazione solenne del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra, oggi pomeriggio alle 17, nella Basilica Vaticana, con l’esecuzione, in prima italiana, della Messa “Tu es Petrus” del tedesco Wolfgang Seifen, durante la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Angelo Comastri. La composizione, dedicata a Benedetto XVI, è stata eseguita in prima mondiale nella cattedrale di Colonia in coincidenza con l’80.mo genetliaco del Papa, il 15 aprile scorso. Imponente l’organico: la Symphonisches Orchester dell’Università di Berlino, e la Humboldts Studentische Philharmonie und Chor, diretti da Constantin Alex, dispiegano 150 voci e 100 strumentisti, sostenuti dal suono dell’organo monumentale solista. Ricordiamo che l'esecuzione del concerto verrà seguita in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalle 16.50, con commento in italiano per la zona di Roma, sui 585 kHz dell'onda media e i 105 MHz della modulazione di frequenza. Alla vigilia dell'evento, A.V. ha intervistato l’autore dell'opera sacra, Wolfgang Seifen:


    R. - Der Grund war ein Auftrag ...
    Ho ricevuto la commissione di questa Messa dall’arcivescovo di Colonia, il cardinale Meisner, come omaggio di tutti i tedeschi all’80.mo compleanno del Santo Padre.

     
    D. - Una composizione liturgica che segue l’Ordinario in latino ...

     
    R - Latino, selbsverständlich! ...
    Latino, naturalmente. E da parte delle persone che sono a favore dell’arte e della tradizione nella liturgia c’è molta gioia per quanto espresso dal Papa a sostegno della Messa in latino. Dall’altra parte, c’è chi preferisce la lingua parlata dal popolo, però non credo ci sia contrapposizione, anzi il dibattito è positivo, e sarebbe auspicabile celebrare la liturgia sia nel vernacolo locale, sia - come ha richiesto anche il Concilio Vaticano - nella lingua madre della Chiesa Cattolica che è il latino.

     
    D. - La partitura adotta un linguaggio musicale convenzionale, evitando sperimentalismi, ma senza rinunciare del tutto alle dissonanze ...

     
    R - Ich möchte auf diese Frage nur ein Beispiel ...
    Solo un esempio per tutti, il "Crucifixus", dove parlando nel Credo della Crocifissione del Signore, sentivo la necessità di descrivere la scena della flagellazione e del patibolo anche con dissonanze che esprimessero il dramma di quel momento. Mentre altre parti, come "Et in terram pax" o il "Benedictus", non contenendo in sé alcun conflitto, potevano essere espresse da una musica armonica.

     
    D. - Quale posto ha la musica sacra nel complesso delle sue opere?

     
    R - Einen ganz grossen Anteil. ...
    Sono completamente concentrato sulla musica sacra, perché ho speso la mia vita come musicista per la Chiesa. Prima di ricoprire la cattedra all’Università delle Arti di Berlino, sono stato organista in varie chiese della città, ho diretto cappelle musicali, e dunque tutta la mia creatività va a favore di questa Chiesa e della sua liturgia.

    D. - Come un antico kapellmeister tedesco...

     
    R - Das ist ja in Deutschland noch ein Segen ...
    Sì, da quel punto di vista devo dire che è una benedizione che in Germania la posizione, la professione del Maestro di Cappella, del musicista da Chiesa, sia ancora molto considerata. Ogni chiesa cattolica, come anche ogni chiesa protestante o quasi, ha un musicista professionista, retribuito dalla parrocchia per svolgere questo servizio.

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    Il bilancio del recente viaggio in Cile del cardinale Angelo Sodano: a 20 anni dalla sua visita, il ricordo di Papa Wojtyla nel Paese è sempre molto vivo

    ◊   Il decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Angelo Sodano, è tornato dal Cile dove, nei giorni scorsi, si era recato per partecipare a due importanti commemorazioni: il centenario della nascita del cardinale Silva Enriquez, e il 20.mo anniversario della visita in Cile di Giovanni Paolo II. Al suo rientro, Giovanni Peduto ha chiesto al porporato un'impressione sull'incontro con il popolo cileno, già conosciuto all'epoca del ministero svolto come nunzio apostolico nel Paese latinoamericano:


    R. - La finalità del mio viaggio in Cile era in primo luogo di commemorare il Servo di Dio Giovanni Paolo II nel 20.mo anniversario del suo viaggio in quel Paese, nel 1987. Ora, nel 2007, a 20 anni di distanza, i vescovi hanno voluto invitarmi per un incontro con quelle comunità. Così ha fatto il cardinale Errazuríz, l’arcivescovo di Santiago, e così ha fatto in particolare il presidente di quella Conferenza episcopale, mons. Goić Karmelić, vescovo di Rancagua. Io ho accettato ben volentieri per i grandi vincoli che avevo con Giovanni Paolo II, sia perché sono stato per 15 anni suo segretario di Stato, e sia perché ero nunzio in Cile nel 1987, quando Sua Santità volle visitare quel Paese. E in Cile è stato un avvenimento importante, con celebrazioni in suo ricordo a Santiago, nel nord del Paese, ad Antofagasta, nel sud del Paese, a Puerto Monte... E posso dire che il ricordo di questa grande figura del Papa dei tempi moderni è veramente profondo fra quelle popolazioni: fra i nostri cattolici, ma anche fra tanti uomini di buona volontà che ricordano anche il suo messaggio sociale per la pace e la concordia tra i popoli. E dunque ringrazio il Signore di questa bella occasione.

     
    D. - In particolare, quale ricordo i cileni conservano di Giovanni Paolo II?

     
    R. - E’ difficile dire quali ricordi i cileni nel complesso mantengano. Per gli uni, Giovanni Paolo II è il Papa della pace, perché ha evitato la guerra con la nazione argentina, ricordando che le due nazioni sono sorelle e che l’avvenire dei popoli è la pace. Si risolse dunque così, con la sua mediazione, quella dolorosa situazione dei confini marittimi nella zona australe del Paese, e veramente, io che ero là, posso dire che l’avere evitato una guerra è da tutti ascritto al genio di Giovanni Paolo II, al mediatore da lui inviato, cardinale Samoré. Per altri, è il Papa della santità, che ha canonizzato i due grandi Santi cileni, Santa Teresita de los Andes, l’umile carmelitana cilena, e Sant'Alberto Hurtado, il gesuita apostolo della carità, fondatore dell’Azione Cattolica anche in Cile. Per altri, è il Papa della solidarietà sociale, perché là è entrato molto questo suo messaggio di solidarietà, in una nazione divisa, a volte, da tante tensioni. Nel suo viaggio, Giovanni Paolo II parlò molto di riconciliazione, di concordia, di aiuto reciproco, di dimenticare e perdonare le offese... La frase che più ha fatto effetto e che ancora si ricorda è: “L’amore è più forte”, “El amor es mas fuerte”. Abbiamo avuto dei problemi, ma se in Cristo ci sentiamo fratelli dobbiamo amarci: “El amor es mas fuerte”. Credo che questo slogan, questo breve messaggio, sia scritto in tanti libri ed è stato anche il leit motiv della mia visita: “El amor es mas fuerte”.

     
    D. - E verso Benedetto XVI, quali sentimenti nutrono i cileni?

     
    R. - Lo spirito di fede dei cattolici li ha portati ovviamente a venerare e ad amare con lo stesso affetto il nuovo Successore di Pietro. La Chiesa vive alla luce della fede, è proprio la stella che guida il popolo cristiano: come guidò i Magi ad incontrare Gesù, la stella porta i credenti di oggi ad incontrare il Successore di Pietro. Poi, molti lo conoscono personalmente, il Papa attuale - tra vescovi, autorità, uomini di cultura - perché il Papa, quando era cardinale, visitò il Cile nel 1988, con varie conferenze e celebrazioni, lasciando in tutti un grande ricordo. E quindi, questa tradizione di fede e di amore al Papa continua.

     
    D. - Eminenza, a suo parere come sono attualmente le relazioni tra Chiesa e Stato in Cile?

     
    R. - Nella storia del Cile, da quando iniziò la sua indipendenza nel 1810, sono passate varie forme di governo. Ma devo dire che i vari governi, pur di segno opposto fra loro, hanno sempre mantenuto rapporti cordiali con la Chiesa locale e con la Santa Sede. Questo è tipico del Cile, vorrei sottolineare: questo grande rispetto per la Chiesa che è alla base della nascita della nazione, della sua cultura, della sua storia, e un grande rispetto anche per la Santa Sede in particolare. Un esempio di ciò sarà il prossimo 18 ottobre, quando farà visita ufficiale al Santo Padre la signora Michelle Bachelet, la presidente attuale della Repubblica del Cile. E’ un segno di questa grande venerazione che esiste: uomini di diversa formazione politica e culturale, che però hanno sempre saputo vedere nel Papa un punto di riferimento.

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    E' un dovere morale lo sradiacamento della povertà: lo ha detto ieri, a New York, l’osservatore permanente della Santa Sede allONU, mons. Migliore

    ◊   “Le Nazioni Unite devono impegnarsi a preservare la vita ad ogni livello e in ogni angolo del mondo”. Lo ha detto ieri l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’ONU, intervenendo a New York alla 62.ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il presule ha anche sottolineato, in un successivo discorso, che “lo sradicamento della povertà e il pieno sviluppo dei diritti sociali di base per tutti gli individui e le loro famiglie sono un dovere morale”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    L’arcivescovo Celestino Migliore ha illustrato successi e insuccessi che caratterizzano, finora, il cammino percorso per centrare gli 8 Obiettivi del Millennio per lo Sviluppo, che gli Stati membri dell’ONU si sono impegnati a raggiungere entro il 2015. Tra questi obiettivi, ci sono lo sradicamento della povertà, il miglioramento dei sistemi sanitari ed una più adeguata offerta formativa. Tra i dati allarmanti, il presule ha ricordato che sono quasi 10 milioni i bambini di età inferiore ai 5 anni che muoiono per cause evitabili e quasi 3 milioni i morti per l’AIDS. L’arcivescovo ha quindi affermato che la comunità internazionale “sembra aver perso di vista il fatto di doversi concentrare sulla necessità di assicurare a tutti il diritto alla salute di base”. Anche se gli studi mostrano che la semplice prevenzione medica è in molti casi una delle vie più efficaci per migliorare la sanità e la stabilità della società, le cure primarie sono spesso trascurate. Davanti a questo panorama, caratterizzato dalla morte di milioni di bambini e dall’incapacità di far fronte alle esigenze fondamentali di intere generazioni, si continua ad andare “verso la distruzione globale”: “Le spese militari annuali di oltre un trilione di dollari, i talenti e le risorse dedicate ai tipi di tecnologie che distruggono vite e pianeta, la persistenza della mal riposta fiducia nei confronti della forza piuttosto che nella legge - ha osservato mons. Celestino Migliore - sono solo alcuni esempi di azioni contrarie al bene e alla ragione umana”. Per impedire che la situazione peggiori - ha aggiunto - le “Nazioni Unite devono impegnarsi a preservare la vita ad ogni livello e in ogni angolo del mondo”. L’arcivescovo ha poi indicato anche dati incoraggianti: alcune scoperte - ha detto il presule - hanno portato “alcuni reali progressi nel raggiungimento degli Obiettivi del Millennio”. Per incoraggiare gli investimenti sia pubblici sia privati e creare un clima sociale ed economico favorevole, ha spiegato, “la pace, la sicurezza e il primato della legge dovrebbero essere la base degli sforzi di riforma”. “Cooperare in programmi contro l’incitamento all’odio, testimoniare la pace contro la violenza - ha precisato - sono tra le molte cose che le comunità religiose e i loro leader possono fare per porre fine ai conflitti e costruire condizioni per la pace”.

     
    In un successivo intervento, mons. Celestino Migliore ha ricordato come in occasione del Vertice mondiale sullo sviluppo sociale di Copenaghen del 1995 gli Stati membri delle Nazioni Unite abbiano affermato la necessità di affrontare il dramma della povertà, attaccandone le cause strutturali. Il dibattito internazionale seguito a quel Vertice si è concentrato, poi, sulla lotta globale per sradicare la povertà e affrontare le emergenze che la aggravano, quali le guerre, la corruzione, il traffico di droga e di esseri umani. Ma è anche importante ribadire - ha detto il presule - che “le politiche economiche non possono essere separate dalle politiche sociali”. Negli ultimi 12 anni, ha aggiunto, si è registrato un aumento delle disuguaglianze tra ricchi e poveri e all’interno di diversi Paesi. Evidentemente - ha osservato l’arcivescovo - “i più importanti benefici dello sviluppo economico globale non hanno raggiunto gli strati più poveri della popolazione”. Lo sradicamento della povertà e il pieno sviluppo dei diritti sociali fondamentali per tutti - ha proseguito - devono essere “obiettivi di ogni politica economica e di sviluppo, ed essere il metro del loro successo o fallimento”. La comunità internazionale è quindi chiamata ad assistere “gli Stati nello sviluppare tali politiche, promuovere una nuova cultura della solidarietà ed incoraggiare i poveri ad essere protagonisti del loro sviluppo”. “Solo pochi Stati - ha detto mons. Migliore - hanno raggiunto un giusto equilibrio tra il successo nell’economia di mercato ed il mantenimento di una protezione sociale che assicuri uno sviluppo centrato sulla persona”. In “molti casi”, invece, “sono apparse nuove forme di povertà sia nei Paesi ricchi che nei Paesi poveri”.

     
    “La mancanza di mezzi tra i settori più deboli della società - ha aggiunto il presule - ha portato alla perdita di relazioni sociali e di reti necessarie per mantenere l’integrità e la dignità personale”. E’ il caso “degli anziani lasciati da soli, dei malati non assicurati, dei disoccupati e degli inabili, dei migranti che non riescono a trovare lavoro, delle donne e degli uomini che soffrono per rotture familiari, di tutti coloro che si trovano in situazioni precarie”. La Dichiarazione del vertice di Copenaghen, definita “una traduzione nella lingua dei rapporti internazionali di quei valori etici” che sono enunciati negli insegnamenti morali e religiosi - ha inoltre sottolineato mons. Migliore - ha previsto varie criticità. Problemi - ha aggiunto - che può provocare l’economia globalizzata se non è accompagnata da un’attenzione alla dimensione sociale. La Comunità internazionale, ha quindi spiegato l’arcivescovo, ha il dovere di “cooperare attivamente al suo incremento, sia creando condizioni commerciali e finanziarie favorevoli alla crescita di tutte le economie nazionali, sia rifiutando condizionamenti che impediscano agli Stati di adottare politiche mirate ad aiutare i settori meno favoriti della società, come i disabili e gli anziani”. Oggi, ha detto il presule, “il mondo soffre per lo scardinamento, a livello maggiore o minore, dello sviluppo sociale dal progresso economico”. “La formazione - ha concluso - è alla base di tutte le politiche sociali” perché va oltre lo sviluppo economico e i bisogni primari: l’istruzione consente una lotta più efficace contro la corruzione e permette alle persone di stabilire rapporti fondati sul rispetto e non sulla coercizione.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

    Servizio estero - Iraq: il primo giorno di scuola funestato da un attentato che ha causato la morte di quattro bambine.

    Servizio culturale - Un articolo di Danilo Mazzoleni dal titolo "Un occhio attento al cristianesimo delle origini": l'attualità di Francesco Antonio Zaccaria, grande erudito settecentesco stimato da Pio VI.

    Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    Potenziare la prevenzione e la capacità di soccorso nelle catastrofi ambientali: lo chiede l'ONU nella Giornata internazionale per la diminuzione dei disastri naturali

    ◊   “La necessità di ridurre il rischio di disastri naturali non è mai stata così impellente”. Questo in sintesi il messaggio inviato dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, in occasione della Giornata internazionale per la diminuzione delle catastrofi. Il pianeta è sempre più vulnerabile di fronte ai pericoli naturali, in gran parte dovuti a comportamenti umani irresponsabili verso l’ambiente. Per far fronte all’emergenza, rilevano le Nazioni Unite, occorre potenziare le misure di prevenzione e la capacità di intervento nella fase dei soccorsi. Il servizio di Silvia Gusmano:


    Sono oltre 200 milioni le persone colpite ogni anno dalle calamità naturali. Inondazioni, uragani, eruzioni vulcaniche, terremoti: negli ultimi due decenni sono quasi triplicati. Diminuirne il numero e limitarne il danno tuttavia è possibile: l’ONU lo ribadisce con forza oggi, in occasione della Giornata internazionale per la riduzione dei Disastri naturali. Ma quali sono le cause di questo aumento delle catastrofi? Risponde Valerio Calzolaio, consulente ONU in materia di siccità e desertificazione:

     
    “Negli ultimi decenni i cambiamenti climatici, causati da emissioni di anidride carbonica e quindi da comportamenti umani, hanno accentuato alcuni fenomeni. Ci sono, infatti, più uragani, c'è più siccità, ci sono più eventi calamitosi”.
     
    Pesanti le responsabilità umane, dunque, e dei singoli Stati, soprattutto di quelli industrializzati, i primi emissari di anidride carbonica e gli ultimi a farne le spese. Ancora Calzolaio:

     
    “I cambiamenti climatici stanno producendo disastri anzitutto nei Paesi poveri africani, nei Paesi dell’Equatore, proprio in quei Paesi che hanno poco inquinato e che ne subiscono maggiormente le conseguenze”.
     
    La politica internazionale di riduzione dei danni climatici, provocati da comportamenti umani irresponsabili verso l’ambiente, fa riferimento a numerose Convenzioni, tra cui il Protocollo di Kyoto. Quasi tutti gli Stati, seppur con notevoli e gravi eccezioni, le hanno ratificate, ma gli effetti tardano a vedersi:

     
    “Il problema è dopo la ratifica: non si fanno le normative nazionali conseguenti e non si fissano obiettivi concreti scadenzati nel tempo. Non è sufficiente dire che bisogna ridurre le emissioni, ma bisogna dire di quanto vengono ridotte ogni anno e grazie a quali comportamenti obbligatori e con quali sanzioni se non vengono rispettate queste scadenze”.
     
    Per la riduzione dei disastri naturali, 168 Paesi dell’ONU nel 2005 hanno adottato il Quadro di Hyogo, un piano d’azione che stabilisce interventi concreti sia sul fronte della prevenzione (rigide regole per l’edilizia, migliori sistemi d’allerta), sia su quello dei soccorsi (maggiore efficienza delle protezioni civili, piani d’evacuazione più tempestivi). Dall’anno scorso, inoltre, il tema della Giornata è “La riduzione dei rischi comincia a scuola”. L’obiettivo: parlare del problema nelle classi e formare così generazioni più responsabili verso l’ambiente.

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    Oggi si celebra anche la Giornata mondiale della sanità mentale, indetta dalle Nazioni Unite. Intervista con il prof. Alberto Siracusano, primario di Psichiatria

    ◊   “La salute mentale in un mondo in cambiamento: impatto della cultura e della diversità” è il tema della Giornata mondiale della sanità mentale, che si celebra oggi sotto l’egida dell’ONU. Due gli obiettivi dell’iniziativa: riflettere sulla situazione dei malati psichiatrici e delle loro famiglie nelle varie zone del pianeta e diffondere la conoscenza sulle malattie della psiche per stimolare le autorità e le strutture competenti ad avviare azioni concrete di assistenza mirata e continuativa. Davide Dionisi ha intervistato Alberto Siracusano, primario responsabile dell’Unità operativa di psichiatria del Policlinico Tor Vergata di Roma:


    R. - I disturbi psichici ed i disturbi mentali sono in progressivo aumento. La loro combinazione con i disturbi organici delle malattie mediche è ormai una cosa diffusissima. Un infarto è strettamente collegato ad una depressione e, dunque, l’attenzione che l’ONU ha voluto porre su questo tema è proprio per sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica sull’importanza e la non sottovalutazione, o stigmatizzazione addirittura, di quelli che sono i disturbi psichici.

     
    D. - La diagnosi precoce e l’intervento ai primi segnali di disagio e di sofferenza, la realizzazione di misure di intervento rappresentano lo strumento primario di tutela della salute mentale. A che punto siamo con la prevenzione in Italia?

     
    R. - Sicuramente, il sistema sanitario nazionale deve investire. La cultura scientifica si è mossa molto in questa direzione: l’esordio precoce, i collegamenti tra la neuropsichiatria infantile e la neuropsichiatria dell’età adulta sicuramente sono molto più stretti, con la ricerca scientifica ha dato delle chiare indicazioni per l’intervento precoce. L’importante è che adesso i nostri politici investano su questo. Noi abbiamo bisogno di personale, abbiamo bisogno di strutture e, dunque, abbiamo bisogno di sovvenzioni e di investimenti.

     
    D. - I disturbi mentali colpiscono con maggiore frequenza le popolazioni sfavorite dal punto di vista intellettuale, culturale ed economico. Come poter intervenire?

     
    R. - I disturbi mentali colpiscono sicuramente delle popolazioni particolari e teniamo presente, ad esempio, che il sesso femminile è più colpito del sesso maschile. Bisogna, quindi, cercare anche qui di intervenire con la ricerca per capire quali possano essere delle vulnerabilità di genere. Certamente, sappiamo che le situazioni disagiate favoriscono lo sviluppo di disturbi psichici e, dunque, il programma della salute mentale deve avere al suo interno un insieme di progetti: tanto di origine sociale tanto di ordine medico e - ripeto - di ricerca e di assistenza. Pensare che tutto dipenda dalla società è un semplicistico. Bisogna pensare dei programmi complessi che tengano conto di questi aspetti che abbiamo detto prima.

     
    D. - Quale azione di prevenzione implementare per assistere meglio e di più i malati di mente e le loro famiglie sul piano medico-assistenziale?

     
    R. - Bisogna essere più presenti; bisogna levare la stigmatizzaizone: chi ha un disturbo deve pensare che il disturbo è curabile, che le malattie sono curabili, i farmaci e psicoterapie sono oggi degli elementi all’avanguardia. Il discorso del cosiddetto manicomio è un discorso chiuso. Oggi, bisogna guardare avanti ed applicare i risultati delle nuove ricerche psichiatriche, che sono stati sicuramente molto significativi.

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    "Allontaniamoci tanto dall'impunità quanto dall'odio e dal rancore": così la Chiesa argentina dopo la condanna all'ergastolo all'ex cappellano della polizia durante la dittatura militare

    ◊   E’ stato condannato all’ergastolo dal primo Tribunale federale di La Plata, 60 chilometri a sud di Buenos Aires, l’ex-cappellano della polizia argentina ‘Bonaerense’ Christian Von Wernich, accusato di violazioni dei diritti umani durante l’ultima dittatura. Nella breve lettura della sentenza emessa ieri sera, il sacerdote è stato riconosciuto colpevole di sette omicidi, 31 casi di tortura e 42 casi di sparizione forzata di persone, crimini commessi (tra il 1976 e il 1983) in cinque centri di detenzione clandestini nella vasta provincia di Buenos Aires. In due interventi il dolore della Chiesa argentina. Il servizio di Roberto Piermarini:


    “Crediamo che i passi della giustizia nel chiarimento di questi fatti, debbano servire per rinnovare gli sforzi di tutti i cittadini nel cammino della riconciliazione e sono un richiamo ad allontanarci tanto dall’impunità quanto dall’odio e dal rancore”. Così afferma in un messaggio la Commissione Esecutiva della Conferenza episcopale argentina – formata dal cardinale Jorge Mario Bergoglio (arcivescovo di Buenos Aires e presidente dei presuli del Paese) e dai vescovi di Tucuman, Lomas de Zamora, e San Miguel – reso noto pochi minuti dopo la lettura del verdetto di colpevolezza contro l’ex cappellano della polizia segreta. “La Chiesa in Argentina – si legge nella nota - si dice commossa dal dolore causato dalla partecipazione di un sacerdote in delitti gravissimi”, riferendosi ai crimini dei quali Von Wernich è stato riconosciuto colpevole. Nel messaggio i vertici della Chiesa argentina ribadiscono quanto affermato già in passato: “se un qualsiasi esponente della Chiesa, qualunque sia sta la sua condizione, avesse avallato con raccomandazioni o complicità qualunque di questi fatti (la repressione violenta), avrebbe agito sotto la sua personale responsabilità, errando o peccando gravemente contro Dio, l’umanità e la sua stessa coscienza”. Quasi contemporaneamente anche la Commissione nazionale Giustizia e Pace, della Conferenza episcopale argentina ha diffuso una nota in cui manifesta “tutto il suo dolore per quelle azioni dirette, in collaborazione o complicità, che alcuni esponenti della Chiesa Cattolica possono aver compiuto, durante l’ultima dittatura militare nel paese”. In particolare, l’organismo della conferenza dei vescovi esprime la propria solidarietà con tutte le vittime della dittatura. “Speriamo che l’azione della giustizia possa servire come riparazione e consolazione per i sopravvissuti, i loro familiari e quelli degli scomparsi” si legge nel messaggio. “Vogliamo affermare che la violenza, in ognuna delle sue espressioni, non è né cristiana né evangelica. Di fronte all’imperativo che la giustizia cerchi la verità sul passato – conclude la nota - la sfida di proiettare una nazione senza esclusi, ci aiuti a trovare il cammino di incontro e riconciliazione che possa rendere possibile, nella giustizia e la pace, per costruire una patria di fratelli”.

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    10 ottobre, San Daniele Comboni: la rivista della Congregazione missionaria, "Nigrizia", festeggia i 125 anni di fondazione

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria di San Daniele Comboni, fondatore dei Missionari che portano il suo nome, canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2003. Quest’anno “Nigrizia”, la rivista che diffonde nel mondo la spiritualità e l’opera pastorale dei Comboniani - che vantano presenze forti specialmente in Africa e America Latina - compie 125 anni. Un traguardo prestigioso, celebrato, nel numero di ottobre, da un ampio dossier informativo, del quale parla il direttore di Nigrizia, padre Franco Moretti, intervistato da Fabio Colagrande:


    R. - Il nostro fondatore, Daniele Comboni, oltre ad essere un grande missionario ed un grande pensatore, profeta – diciamo – nel mondo della missione, era anche un grande comunicatore: lui credeva davvero che la Notizia dovesse essere divulgata. E per far questo, lui creò questi annali del Buon Pastore, che poi divennero la “Nigrizia”, e da allora questa rivista ha sempre accompagnato la vita dei Comboniani. La “Nigrizia”, in un certo senso, racconta l’avventura dei Comboniani. I Comboniani sono un po’ i nostri “inviati speciali” nel sud del mondo: è attraverso di loro che noi cogliamo notizie e raduniamo riflessioni e poi le facciamo conoscere ai nostri lettori. Lo scopo principale di questa rivista era quello di offrire o mettere al corrente i lettori sui fatti e sui problemi del mondo nero. Però, non ci accontenteremo di seguire a distanza lo sviluppo civile e cristiano dell’Africa, cercheremo invece di battere la strada, ci sforzeremo di avvistare in tempo i problemi e tenteremo di prospettare delle soluzioni. Da allora, questo programma è stato tenuto vivo da questa rivista.

     
    D. - Questo dossier, uno stile, quello del Comboni, quello di “Nigrizia”, che cerca in qualche modo anche di avvistare i problemi in tempo, di anticipare certi problemi, di guardare lontano. Questo, a volte, può mettere un po’ in difficoltà, può creare delle perplessità ... Perché voi a volte fate dei balzi in avanti un po’ sorprendenti...

     
    R. - Siamo un po’ figli di questo Comboni: Comboni intendeva veramente chiedere al Papa che invitasse tutta la Chiesa cattolica ad occuparsi dell’Africa, ad "assediarla" non con gli eserciti, ma con università, con collegi, con politecnici, perché si potessero formare i nuovi africani che poi avrebbero ri-generato l’Africa, aiutato l’Africa a rigenerarsi da sola. Noi avremmo soltanto facilitato questo compito di ri-generazione. Questa idea apparve un po’ futuristica, tant’è vero che la stessa Congregazione di Propaganda Fide disse a Comboni: "Cerca di adeguarti ai tempi, crea una Congregazione e prendi tu questo piano e portalo avanti”. Ma il vero piano del Comboni era che non ci fosse una Congregazione a prendersi cura dell’Africa, ma fosse l’intera Chiesa.

     
    D. - Questo è molto interessante per capire lo stile dei Comboniani. Nel dossier di Nigrizia, si parla anche del fatto che Comboniani impegnati in Italia e in Europa si stanno interrogando sulla loro “ratio missionis”. E’ un interrogarsi faticoso che causa anche sofferenza: ma perchè è necessario in questo momento storico?

     
    R. - Perché i tempi cambiano, la missione cambia. Un tempo la missione era collegata ai confini geografici. La missione era lontana all’Europa cristiana o dal Nord cristiano. Le missioni erano dei territori del Sud del mondo. Ma ormai da tempo la missione è cambiata: oggi ci sono missioni in tutto il mondo. I confini della missione non sono più solamente geografici, ci sono situazioni di missione anche qui in Europa. I missionari che sono stati invitati dalla direzione generale tre anni fa a rivedere il loro stile di missione, hanno intrapreso questo processo in tutti i continenti dove siamo presenti. E’ ovvio che i nostri comboniani in Africa vedranno la missione dal punto di vista africano, ma noi che siamo in Europa dobbiamo vedere la missione non solo in riferimento all’Africa o al sud del mondo, ma dobbiamo cominciare a trovare uno stile di vita, una presenza qui che sia veramente evangelizzazione. Qui in Europa ci sono delle decisioni prese nei luoghi di comando che hanno dei riverberi tragici nel Sud del mondo. Noi dobbiamo essere attivi in queste nuove situazioni di missione.

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    Chiesa e Società



    Al via la campagna di Medici Senza Frontiere per l’acquisto di alimenti terapeutici destinati a 20 milioni di bambini malnutriti

    ◊   Il cibo non basta. Per combattere la malnutrizione infantile, che nel mondo colpisce circa 20 milioni di bambini servono specifici alimenti terapeutici, già esistenti sul mercato da almeno un decennio. Gli alti costi e la bassa produzione di questi prodotti tuttavia hanno impedito una loro massiccia diffusione. Medici Senza Frontiere, organizzazione umanitaria non governativa, ha lanciato oggi una "campagna-appello" in vista del prossimo World Food Day per chiedere a tutte le istituzioni ed i governi uno sforzo concreto, affinché includano questi speciali alimenti nei loro programmi di aiuti. Per i 20 milioni di piccoli sotto i 3 anni, gravemente malnutriti, affermano i medici dell'organizzazione, i tradizionali aiuti alimentari non sono infatti efficaci e solo cibi speciali terapeutici pronti all’uso (RUTF – Ready to Use Therapeutic Food) possono salvare loro la vita. “Il problema - spiega il presidente internazionale MSF, Christophe Fournier – non sta solo nella quantità di cibo che un bimbo assume, ma è la qualità del cibo che conta, poiché senza il giusto apporto di elementi essenziali, i piccoli risultano vulnerabili a patologie gravi ma che sarebbero prevenibili”. Ciò significa, chiarisce il medico di MSF Andrea Minetti, che “gli aiuti alimentari tradizionali a base di farine arricchite, non rispondono ai bisogni dei più piccoli e per questo chiediamo che una parte dei fondi per questi aiuti vengano meglio utilizzati per l’acquisto di alimenti terapeutici”. La situazione, conclude MSF che attraverso questa campagna si propone di sensibilizzare tutte le istituzioni in tempi molto brevi, è drammatica: nel 2007, solo il 3% dei bambini gravemente malnutriti riceverà infatti le nuove cure ed è necessario un intervento immediato. Attualmente l’OMS, l’UNICEF e il Programma Alimentare Mondiale (PAM/WFP) raccomandano l’uso di questi speciali alimenti solamente per i più gravi tra i bambini malnutriti mentre – suggerisce MSF – sarebbe vitale utilizzare questi stessi alimenti anche in funzione preventiva. Di qui la necessità di uno stanziamento di 750milioni di euro e di un ripensamento degli aiuti alimentari. (Servizio di Stefano Leszczynski)

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    L’agenzia per i rifugiati dell’ONU lancia l’allarme per i 4 milioni di sfollati iracheni

    ◊   In Iraq è emergenza sfollati. I dati forniti da un rapporto statistico dell’UNHCR, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati, parlano chiaro: ogni mese 60mila iracheni lasciano la loro abitazione a causa delle violenze, per un totale di oltre 4 milioni di sfollati a settembre del 2007. Prima del conflitto iniziato nel 2003 erano circa un milione. Di questi sfollati, circa 2,2 milioni sono rimasti nei confini del Paese, i restanti hanno cercato rifugio nei Paesi confinanti, in particolare in Siria (circa 1,5 milioni di rifugiati). Ma adesso, secondo quanto evidenziato dall’UNHCR e riportato dall’agenzia Sir, la capacità d’accoglienza di questi Stati è prossima al collasso. “Restrizioni nei visti sono state già applicate – fanno sapere dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati - e se dovessero aumentare creerebbero ulteriori problemi agli iracheni alla ricerca di una zona sicura”. La gravità dell’emergenza è poi testimoniata dal fatto che gli iracheni sono coloro che, più di ogni altra popolazione al mondo, hanno fatto richiesta di asilo politico nei Paesi industrializzati, 22.200 nel 2006 e già 19.800 nel primo semestre del 2007. (M.G.)

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    Repubblica Centrafricana: terminate le operazioni di rimpatrio dei rifugiati congolesi

    ◊   Nella Repubblica Centrafricana sono terminate le operazioni di rimpatrio dei profughi congolesi, iniziate nell’ottobre del 2004. Nel complesso circa 5mila rifugiati sono rientrati in patria da questo paese. Si è trattato di un’operazione che ha più volte incontrato molte difficoltà per ragioni di sicurezza e per le condizioni atmosferiche. Dopo il Sudan, la Repubblica Centroafricana rappresenta il secondo dei nove paesi vicini al Congo ad aver completato il rimpatrio dei rifugiati congolesi. Dall'inizio del rimpatrio nel 2004, circa 135mila rifugiati congolesi sono ritornati alle proprie case dai paesi vicini, 43mila dei quali quest’anno. Rimangono nei paesi vicini fino a 312mila rifugiati, principalmente in Tanzania, Zambia e Ruanda. Il rimpatrio dei congolesi si è potuto iniziare solo al termine dei quattro anni di guerra civile che, tra il 1998 e il 2002, ha flagellato la Repubblica Democratica del Congo, con la morte circa 4 milioni di persone e centinaia di migliaia di sfollati. (M.G.)

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    Lotta all’AIDS e alla malaria: nasce in Uganda la prima fabbrica produttrice di medicinali

    ◊   Cure più accessibili in Uganda per i malati di AIDS e di malaria. Una conquista importante sul fronte della lotta alle pandemie che affliggono i paesi in via di sviluppo, resa possibile dalla costruzione della prima fabbrica locale di farmaci antiretrovirali. Nato da un accordo tra il governo di Kampala, la società ugandese importatrice ‘Quality Chemicals Industries’ e l’indiana ‘Cipla’, il più grande produttore mondiale di farmaci generici, il progetto ha salutato ieri l’inaugurazione del moderno impianto. A distanza di due anni dall’approvazione del piano, entra in funzione a Luzira, nella periferia orientale della capitale Kampala, una struttura ultra-tecnologica, destinata alla produzione dei farmaci necessari al trattamento completo dei soggetti affetti dalla sindrome da immunodeficienza acquisita e da malaria. Patologie che si è scoperto essere strettamente correlate, al punto che l’una predispone all’insorgenza dell’altra, e che richiedono pertanto un approccio terapeutico globale. La produzione in loco di farmaci di contrasto consente l’abbattimento dei costi, fino ad oggi proibitivi, facilitando l’accesso alle cure alle 300.000 persone che in Uganda hanno bisogno di farmaci antiretrovirali. “Sin dall’inizio ho sostenuto la costruzione della fabbrica perché molti di noi soffrono di malaria e di AIDS”, ha commentato il presidente ugandese, Yoweri Museveni, denunciando ostruzionismo e tentativi di sabotaggio da parte di coloro che traggono un vantaggio economico dall’importazione dei farmaci. L’impianto servirà tutto il territorio ugandese e fornirà anche prodotti destinati all’esportazione. (C.D.L.)

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    La visita del cardinale vietnamita Man in Cina per rafforzare i legami tra le Chiese dei due Paesi asiatici

    ◊   Il cardinale vietnamita di Ho Chi Minh City, Jean Baptiste Pham Minh Man, sostiene che la sua recente visita in Cina aumenterà l’unità e l’amicizia tra le Chiese dei due Paesi. Lo ha riferito lui stesso ad “UCA News”, spiegando che il viaggio mirava a “creare solidarietà e amicizia, e a stabilire stretti rapporti per la Chiesa cattolica in Vietnam e in Cina”. L’agenzia Zenit precisa poi che il porporato si è recato in Cina con una delegazione di cinque persone dal 24 al 28 settembre, rispondendo all’invito dell’Amministrazione Statale cinese per gli Affari Religiosi. La visita assume ancora più importanza se si considera che è il primo porporato a giungere nella Repubblica Popolare dopo la lettera, del 30 giugno scorso, di Papa Benedetto XVI ai cattolici cinesi. Importanza sottolineata dal cardinale Man che ha affermato “che la visita è stata un’opportunità per costruire una comunione più profonda tra le due Chiese, perché la comunione significa comprendere, simpatizzare e condividere spiritualmente e materialmente”. Durante il viaggio, il Cardinale Man ha incontrato Joseph Li Shan, nominato recentemente Vescovo di Pechino con l’approvazione sia del Vaticano che del Governo cinese e, due giorni dopo, ha fatto visita al Vescovo 91enne di Shanghai, Aloysius Jin Luxian. Entrambi i presuli hanno accolto in modo caloroso il Cardinal Man e gli hanno chiesto di tornare presto in Cina (M.G.)

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    Cristiani e musulmani riuniti a Cordoba, in Spagna, per superare il muro dell’“islamofobia"

    ◊   “Chiese e moschee sono costruite per pregare e per accogliere i credenti, non certo per scontri religiosi né tanto meno politici”, è quanto afferma Amr Moussa, segretario generale della Lega araba, ospite a Cordoba per la conferenza sull’ intolleranza e la discriminazione nei confronti dei musulmani. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, alla due giorni, sono presenti 56 delegazioni in rappresentanza dei paesi dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). Europei e musulmani si sono quindi ritrovati per analizzare il fenomeno dell’ “islamofobia”, nella città simbolo per eccellenza dell’integrazione tra le due culture: quella Cordoba che vanta una bellissima cattedrale-moschea, lascito dei contatti tra islam e cristianesimo. E Amr Moussa, nel suo intervento, ha citato proprio la cattedrale-moschea, sottolineando che “Cordoba è uno degli esempi più importanti della tolleranza praticata già dieci secoli fa; è la dimostrazione che pregare insieme è possibile, non implica alcun conflitto ed è senza dubbio l’essenza stessa della coesistenza delle religioni”. Parole riprese da Miguel Angel Moratinos, ministro degli Esteri spagnolo, che ha invitato a combattere intolleranza e razzismi: “Dal 2001, i rapporti elaborati dall’Osservatorio europeo contro razzismo e xenofobia attestano l’aumento di attitudini e comportamenti anti-musulmani e senza dubbio l’emergenza del terrorismo internazionale ha alimentato il fenomeno; la conferenza deve analizzare proposte e mezzi per fronteggiare questo stato di cose” (M.G.)

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    L'arcivescovo ortodosso, Crysostomos II, chiede sostegno dell’UE per il restauro dei siti religiosi presenti nella parte turca di Cipro

    ◊   L’arcivescovo ortodosso di Cipro Crysostomos II lancia un accorato appello all’Unione Europea affinché si trovi una soluzione per le centinaia di siti religiosi della parte nord dell’isola, che hanno subito radicali trasformazioni dopo l’occupazione turca del 1974. Secondo quanto denuncia Crisostomos II, si tratta di sinagoghe, cappelle e monasteri per un totale di circa 520 luoghi di culto che, dagli anni dell’invasione turca a questa parte, sono stati trasformati in depositi militari, convertiti in moschee, o perfino in stalle e discoteche. Il quotidiano Avvenire riferisce che l’arcivescovo chiede solamente di poterli restaurare a sue spese e che sei monaci ultraottantenni possano tornare al monastero di San Barnaba, e che i 286 milioni di euro stanziati da “Bruxelles” per la comunità turco-cipriota siano impegnati anche per il recupero dei siti più danneggiati. (M.G.)

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    Il Premio Nobel per la chimica 2007 a Gerhard Ertl, scienziato tedesco scopritore di diversi processi inquinanti

    ◊   E’ un premio della chimica messa a servizio dell’ambiente, il Nobel conferito oggi allo scienziato tedesco Gerhard Ertl, professore emerito dell'Istituto Max Planck di Berlino, nel giorno del suo settantunesimo compleanno. "I suoi studi dei processi chimici sulle superfici solide – si legge nelle motivazioni fornite dall'Accademia Reale delle Scienze di Stoccolma - hanno avuto un ruolo chiave nell'industria chimica”. Le ricerche di Ertl hanno fornito le basi teoriche che hanno portato allo sviluppo di dispositivi come marmitte catalitiche e celle a combustibile, hanno permesso di capire fenomeni come il buco dell'ozono ed hanno fatto luce su una serie di processi, tra cui il funzionamento della pila e quello dei catalizzatori delle auto, o ancora quello che spiega l’ossidazione del ferro arrugginito (C.D.L.)

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    FMI: l'economia del pianeta è buona ma crescono le disuguaglianze nel reddito, alimentate dalla globalizzazione tecnologica e finanziaria

    ◊   L’economia del pianeta è in buona salute, vietato però abbassare la guardia. Questo in sintesi il quadro fornito dal rapporto del World Economic Outlook 2007, l’osservatorio del Fondo Monetario Internazionale sull'andamento dell'economia mondiale. “La crescita globale in corso e' ormai più solida e duratura rispetto al passato, ma la stabilità del sistema in futuro non deve essere data per scontata: la minor volatilità non costituisce una garanzia sufficiente ad evitare il pericolo di nuove recessioni”, è quanto si legge nei passaggi del documento diffusi oggi, in attesa della pubblicazione integrale, prevista per la prossima settimana. “Un contributo importante alla stabilizzazione della crescita – aggiunge il Fondo Monetario Internazionale - viene dalle più stabili ed efficaci politiche monetarie e di bilancio e dalla maggior qualità delle istituzioni”. Sarebbero invece le recenti tensioni sui mercati finanziari a richiedere un’attenzione costante. “I politici identifichino e si adattino ai nuovi rischi e alle sfide del sistema economico globale non appena emergono – avvertono dal FMI - e' cruciale che la prolungata crescita che abbiamo osservato non generi alcun compiacimento''. Tra i potenziali nemici della stabilità economica anche il continuo flusso di capitali verso i paesi emergenti, e le crescenti disuguaglianze nel reddito alimentate dalla globalizzazione tecnologica e finanziaria, i cui proventi necessitano di una più equa ridistribuzione. Il FMI invita, infine, a non sottovalutare l'importanza di rafforzare l'istruzione e la formazione attraverso riforme adeguate. (C.D.L)

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    La Caritas francese si unisce al coro di critiche alla nuova legge sull’immigrazione votata dal Senato

    ◊   Sono durissime le critiche alla nuova legge sull’immigrazione, votata la scorsa settimana dal Senato francese, di Pierre Levené, segretario generale del ‘Secours Catholique’ (la Caritas d’oltralpe). Levené condanna, in particolare, la misura che prevede che “ogni persona accolta in una struttura di emergenza deve avere la possibilità di rimanerci se è in grado di giustificare la regolarità del suo soggiorno sul territorio nelle condizioni definite dal decreto in Consiglio di stato”. Per Levené, che parla anche a nome di altre associazioni, ciò equivale a un rifiuto di offrire un rifugio di emergenza per i ‘sans-papiers’. Sul provvedimento si è pronunciato anche l’Alto commissario per la solidarietà attiva contro la povertà, Martin Hirsch che, dopo aver accolto la denuncia dell’organismo cattolico, si è detto “ottimista” sulla capacità del governo a convincere i parlamentari a sopprimere quella misura restrittiva, che coinvolge i più vulnerabili tra i migranti privi di documenti, quelli senza tetto. Si segnalano, infine, le critiche alla nuova legge da parte di dirigenti africani come il presidente della commissione dell’Unione Africana, Alpha Oumar Konaré, e il presidente del Senegal Abdoulaye Wade. (M.G.)

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    Dopodomani, a Mazara del Vallo, l’UNCHR premia i soccorritori dei naufraghi nel Canale di Sicilia

    ◊   Il Premio “Per mare – al coraggio di chi salva vite umane”, istituito dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR-UNHCR) in collaborazione con il Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia costiera, sarà consegnato venerdì prossimo all’equipaggio del motopeschereccio mazarese ‘Ofelia I’. Il riconoscimento è assegnato a chi, spesso a rischio della propria vita, aiuta migranti e richiedenti asilo in difficoltà in mare. Nel caso specifico il capitano Pietro Russo e nove membri dell’equipaggio dell’“Ofelia I” riceveranno una medaglia d’argento ciascuno e 10mila euro da dividere in parti uguali, per aver soccorso e rifocillato i 21 superstiti del naufragio, avvenuto il 24 settembre 2006 ad oltre 50 miglia da Lampedusa, di una piccola imbarcazione su cui erano stipate 23 persone. La cerimonia di premiazione si terrà nell’aula consiliare del comune di Mazara del Vallo (Trapani) alla presenza del vescovo, mons. Domenico Mogavero. Per l’occasione, la giuria, presieduta dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri, assegnerà altri due riconoscimenti ai comandanti e agli equipaggi dei motopescherecci “Salvatore De Ceglia” e “Anadro” (M.G.)

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    La preghiera del Rosario e la corona per pregarlo “accoglieranno” il giovane pellegrino di Sydney 2008

    ◊   A meno di dieci mesi dall’attesissima Giornata Mondiale della Gioventù del 2008, il vescovo coordinatore della GMG australiana, mons. Anthony Fisher, rivela che la preghiera del Rosario sarà proposta ai giovani partecipanti che animeranno le giornate di Sydney 2008. Nel corso di una messa celebrata domenica scorsa, il presule ha spiegato che in vista di questo evento di catechesi, di festa, di cultura, di liturgie che durerà una settimana e culminerà nella veglia e nella messa finale con Benedetto XVI, si è pensato di mettere nella sacca del pellegrino una corona del Rosario e istruzioni su come pregarlo. “Ci saranno luoghi sparsi in tutta Sydney dove sarà possibile recitarlo. Immaginate – ha aggiunto il presule davanti ai fedeli presenti, tra i quali molti malati – tutti questi giovani pieni di fede invadere le nostre strade, cantando e ballando la speranza nel futuro. Sidney sarà inondata dalla preghiera di 500mila giovani”. In conclusione mons. Fisher si è rivolto ai malati, esortandoli a pregare per la GMG e farne un motivo di sollievo per il corpo e lo spirito. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Iraq: la violenza non risparmia i bambini. Colpi di mortaio su una scuola, 4 le vittime - Afghanistan: liberato l'ostaggio tedesco rapito a luglio, rilasciati cinque talebani

    ◊   La violenza non risparmia i bambini in Iraq. Numerosi colpi di mortaio sono stati sparati in direzione di una scuola elementare nel centro di Diwaniya, a circa 180 km a sud di Baghdad. Quattro bimbe sono morte e due maestre sono rimaste ferite. Forse l’obiettivo dell’attacco era una caserma che si trova nelle vicinanze. Biasimo è stato espresso dal governo iracheno nei confronti della URG, società di sicurezza privata straniera, responsabile ieri della morte di due donne durante una sparatoria a Baghdad. La società, con sede a Dubai, ha assicurato di ''operare con le autorità irachene'' per appurare come si siano svolti i fatti. E per un episodio simile, avvenuto sempre nella capitale irachena, l’esecutivo di Al Maliki ha chiesto otto milioni di dollari alla Blackwater, altra società di sicurezza privata americana, per ciascuna delle 17 vittime della sparatoria causata dagli agenti. Infine, contrarietà è stata espressa da Baghdad per il via libera, ieri, della Turchia di incursioni nel Paese del Golfo alla ricerca di terroristi curdi.

    - Fonti diplomatiche hanno reso noto la liberazione di un ostaggio tedesco e di altri quattro afgani, sequestrati nel luglio scorso in Afghanistan. Per il loro rilascio, le autorità di Kabul hanno scarcerato cinque detenuti talebani.

    - Divergenze sul nucleare iraniano si registrano tra la Russia e la Francia. Stamani il presidente Putin, dopo un incontro con il suo omologo Sarkozy al Cremlino, ha affermato che Mosca non ha alcuna prova che Teheran stia tentando di dotarsi della bomba atomica. Sarkozy ha parlato invece “di dati differenti”. Il capo dell’Eliseo ha detto di confidare nell’azione della comunità internazionale, sottolineando la disponibilità del Cremlino a collaborare con l’Unione Europea sulla questione. Contrariamente alla Francia, la Russia si oppone all’adozione di nuove sanzioni contro la Repubblica islamica. A livello di relazioni economiche tra i due Paesi, Sarkozy ha precisato che non ci sarà protezionismo da parte della Francia nei confronti delle aziende russe interessate a investire a Parigi.

    - Una risoluzione più morbida nei confronti del governo birmano è stata presentata ai membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Nella bozza si “deplora fermamente la violenta repressione delle manifestazioni pacifiche”, senza però condannarla esplicitamente come invece prevedeva un primo testo presentato venerdì scorso e sottoposto poi ad una serie di emendamenti avanzati dalla Cina, principale alleato della Birmania. Nel nuovo progetto di dichiarazione, si chiede inoltre alle autorità di Yangon di “cessare tutte le misure repressive, compresa la detenzione di manifestanti” e liberare tutti i prigionieri politici fra cui il premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi. Intanto, la Lega nazionale per la democrazia, partito della leader dell’opposizione, ha reso noto che la Giunta militare non ha ancora preso contatti per l’avvio di un dialogo politico, fortemente voluto dalla comunità internazionale. Fonti di stampa locale riferiscono dell’arresto di 5 generali e di oltre 400 soldati che, nei giorni delle manifestazioni, si erano rifiutati di sparare sulla folla.

    - Forti dichiarazioni del premier spagnolo Zapatero nei confronti dell’ETA, all’indomani dell’attentato di Bilbao, attribuito all’organizzazione indipendentista. Nell’agguato, un agente di scorta di un politico socialista ha riportato ferite e ustioni gravi ma non è in pericolo di vita. Zapatero, parlando al Senato, ha affermato che “lo Stato democratico è molto forte e molto preparato” per combattere e “sconfiggere il terrorismo”, ma allo stesso tempo ha invitato tutte le forze politiche all’unità.

    - Scontro a fuoco a Nablus, in Cisgiordania. Un militante palestinese, collegato a Al Fatah, è morto colpito dall’esercito israeliano. La Siria, intanto, sta vagliando l’ipotesi di una sua partecipazione alla conferenza sul Medio Oriente, prevista per la fine di novembre negli Stati Uniti. Lo rendono noto fonti politiche che riferiscono di una prossima visita, il 17 ottobre in Turchia, del presidente siriano, Bashar al-Assad.

    - Lento ritorno alla normalità nel campo profughi palestinese di Nahr al-Bared, in Libano, teatro nei mesi scorsi di una dura battaglia tra l’esercito di Beirut e miliziani integralisti di Fatah al-Islam, vicini ad Al Qaeda. Gli scontri, iniziati a maggio e terminati in settembre, avevano provocato 168 vittime tra i soldati libanesi ed un numero imprecisato tra i ribelli. Stamani, nel campo sono rientrate le prime cento famiglie di rifugiati e circa 350 civili libanesi.
    - E’ durata 12 giorni la prigionia per due tecnici del settore petrolifero - un colombiano e un filippino - liberati ieri sera in Nigeria. I due, apparsi in buone condizioni, erano stati sequestrati il 27 settembre scorso da un gruppo di finti soldati che li avevano prelevati da un’installazione della SAIPEM, gruppo legato all’ENI, a Port Harcourt, nel sud del Paese. Con loro era stato rapito anche un operaio colombiano poi ucciso durante la detenzione.

    - Rinnovate speranze di pace in Somalia. Il primo ministro Gedi e i leader del clan degli Hawiye, il più potente di Mogadiscio, hanno firmato una tregua che potrebbe segnare la fine delle violenze nella capitale del Paese africano, nonostante nelle ultime ore almeno tre civili siano morti in scontri tra forze regolari e movimenti armati. Intanto, si sta consumando la rottura tra il premier Gedi e il presidente ad interim Yusuf, che oggi si trovano a Baidoa per una riunione del Parlamento con all'ordine del giorno una mozione di sfiducia nei confronti di Gedi stesso. Ma qual è la situazione attuale nel Paese africano? Vanessa Greco lo ha chiesto a mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico a Mogadiscio:


    R. - Bisogna notare che in questa parte della Somalia ci sono circa 400 mila sfollati, persone che stavano a Mogadiscio e che a causa di questi combattimenti, soprattutto fra cosiddetti ribelli e autorità governative, sono stati obbligati a lasciare la città. In più, c’è siccità nel Paese ma anche le inondazioni.

     
    D. - Qual è il ruolo della Chiesa in questo momento così difficile?
     
    R. - La Chiesa continua la sua presenza, soprattutto attraverso Caritas Somalia, che ha un dispensario medico a Baidoa. E’ un lavoro che abbiamo cominciato un anno e mezzo fa e continua a raccogliere un numero importante di malati. In questi ultimi tre o quattro mesi, abbiamo portato il nostro contributo soprattutto nei confronti degli sfollati.

     
    D. - Qual è il messaggio che volete diffondere?

     
    R. - E’ soprattutto quello del dialogo interreligioso, vale a dire che sui problemi concreti come questo, cristiani e musulmani possono collaborare insieme. E’ un po’ un riassunto del messaggio del cardinale Tauran, che dice, per l'appunto, “costruiamo insieme una cultura della pace”. La cultura della pace ci trova in questo momento in prima linea, perchè abbiamo la possibilità di lavorare insieme e di collaborare con organizzazioni musulmane.

    - Torna ad infuocarsi la situazione nella regione del Nord-Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Oltre 100 combattenti, tra questi 85 insorti e 16 militari, sono rimasti uccisi nel corso di sanguinosi scontri avvenuti nella località di Karuba. Nella zona operano le forze del generale Laurent Nkunda, che solo ieri aveva annunciato la fine del cessate-il-fuoco, negoziato con la MONUC, la missione delle Nazioni Unite.

    - Governo del Sudan sotto accusa dopo il bombardamento di ieri contro la città di Muhajiriya, nel sud del Darfur, costato la vita, secondo fonti dei ribelli, ad almeno 50 civili. Khartoum ha negato la circostanza, riferendo di scontri tra diverse tribù locali. Si fa dunque in salita la strada per i negoziati di pace che partiranno il 27 ottobre in Libia. La città presa di mira è infatti una roccaforte dell’Esercito di Liberazione del Sudan, l’unico gruppo ad aver siglato la pace con il governo pur tra difficoltà ma senza arrivare alla rottura. Intanto, la Thailandia ha confermato la sua partecipazione alla missione ONU-Unione Africana in Darfur, impegnandosi ad inviare nella regione 800 soldati.

    - Dal prossimo anno il 10 ottobre sarà in Europa la “Giornata contro la pena di morte”. Lo ha proclamato ieri ufficialmente a Lisbona il Consiglio d'Europa, l’organizzazione che riunisce 47 Stati del Vecchio Continente, in occasione del vertice sulla pena capitale indetto da Bruxelles. Ma che significato ha oggi questa decisione, già al centro di contrasti in sede di Unione Europea? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Federiga Bindi, esperta di questioni europee dell’Università Tor Vergata di Roma:


    R. - E’ una decisione molto simbolica, se noi consideriamo che tra pochi giorni alle Nazioni Unite si discuterà della possibile moratoria della pena di morte nei Paesi del mondo. Quindi, lo ripeto, è un atto molto simbolico.

     
    D. - Perché i Paesi europei hanno sentito il bisogno di indire una Giornata contro la pena di morte e non invece rafforzare l’adesione alla già esistente Giornata contro la pena capitale indetta dall’ONU?

     
    R. - Probabilmente, perché si vuole dare un segno in più. Il Consiglio d’Europa nasce proprio come istituzione che promuove i diritti umani, quindi è importante che all’interno di esso sia stato proclamato un giorno dedicato a questo tema.

     
    D. - Come l’Europa - in senso allargato, come Consiglio, anche come Unione - può influire per la messa al bando della pena di morte ancora esistente in molti Paesi nel mondo, ad esempio Stati Uniti e Cina?

     
    R. - La moratoria che si discuterà nell’ONU è un momento molto importante per questo. Anche lì esistono delle sottili differenze, perché ci sono degli Stati che, pur avendo tutti firmato la petizione degli Stati che vorrebbero la moratoria, ne vorrebbero la messa al bando, cosa che in questo momento sarebbe difficile da ottenere e rischierebbe di spaccare il fronte. Per questo, mancando peraltro l’Unione Europea, è molto importante la Giornata che il Consiglio d’Europa ha proclamato. Se noi riuscissimo ad avere una moratoria, saremmo già un grosso passo avanti nel mondo, anche perché noi sappiamo che ci sono dei Paesi, per esempio negli Stati Uniti, che hanno incominciato a sospendere le esecuzioni e pare che anche in Cina siano diminuite, non sospese. Quindi, il primo passo è sicuramente quello di una moratoria. Poi, un giorno speriamo di arrivare all’eliminazione totale. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 283
     
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