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SOMMARIO del 09/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Nomine
  • Miglioramento sociale e contrasto alle sette religiose, priorità pastorali della Chiesa brasiliana: intervista con il presidente della Conferenza episcopale, mons. Rocha
  • Messaggio del cardinale Tauran al mondo islamico per la fine del Ramadan: cristiani e musulmani testimonino il rispetto reciproco in spirito di pace. Intervista con il porporato
  • Concluso il viaggio del cardinale Martino in tre Stati latinoamericani per illustrare i grandi temi dell'insegnamento sociale cristiano
  • Conoscenza e missione del cristiano nel mondo di oggi: celebrata su questi temi l'inaugurazione del nuovo anno accademico nelle Università Gregoriana, Urbaniana e della Santa Croce
  • Raccogliendo l’invito del Papa, viviamo con speciale cura la Giornata Missionaria Mondiale: così, ai nostri microfoni, padre Davide Sciocco, direttore di “Mondo e Missione”
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il ministro degli Esteri italiano D’Alema annuncia “misure efficaci” dell’UE per indurre la giunta militare birmana a dialogare con l’opposizione. L'opinione di Raffaele Bonanni
  • “Angeli contro la malaria”: l’organizzazione umanitaria CESVI lancia una campagna per sconfiggere questa malattia che ogni anno uccide 2 milioni di persone
  • L'AIDS, le malattie degenerative e l'accompagnamento dei malati secondo la sensibilità cristiana. Se ne parla al XXIII Congresso dell'AIPAS
  • Chiesa e Società

  • Il Nobel per la fisica ai “padri” dell’hard disk, Albert Fert e Peter Grunberg
  • Da un rapporto dell’ONU emerge la drammatica realtà delle violenze sessuali nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo
  • la Conferenza episcopale congolese esprime la sua vicinanza ai parenti delle vittime dell’incidente aereo dei giorni scorsi
  • Libano: il patriarca Sfeir media per riunire i cristiani divisi in vista dell’elezione del presidente della Repubblica
  • Rosario per la pace recitato in Sri Lanka da seimila persone scese in piazza a Colombo
  • Bolivia : per l’incontro della Comunità di Taizè previsti settemila giovani a Cochamba
  • In Ecuador, è in corso la campagna missionaria d’ottobre, sul tema “Discepoli e Missionari, affinché tutti abbiano vita"
  • Malawi: inaugurata la Casa di spiritualità dei Carmelitani
  • Isole Salomone: proseguono i seminari dedicati alla figura degli educatori cattolici
  • Il “Grammy” 2007 per la musica cristiana a Roberto Bignoli
  • Francia: il vescovo Dubost condanna lo sgombero della parrocchia di Evry, occupata da aprile da immigrati clandestini
  • Torino in “duomo” per l’ultimo saluto a Luciana Frassati, la sorella del Beato Piergiorgio, spentasi a 105 anni
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Pakistan, scontri al confine tra ribelli e soldati: almeno 200 morti - Duplice attacco in Iraq provoca oltre 20 morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato membri ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze il 64.enne prof. Klaus von Klitzing, docente di Fisica al Max-Planck-Institute for Solid State Research di Stoccarda, in Germania - vincitore del Nobel per la Fisica nel 1985 - e il 71.enne prof. Yuan-Tseh Lee, docente di Chimica e presidente dell'Accademia Sinica, Taipei, nella Repubblica cinese, vincitore del Nobel per la Chimica nel 1986.

    Il Prof. Klitzing è noto soprattutto per le ricerche compiute nell'ambito dei semiconduttori elettrici. I suoi esperimenti hanno permesso ad altri scienziati di studiare le proprietà di conduzione dei componenti elettronici con straordinaria precisione. II suo lavoro ha inoltre contribuito a determinare il valore preciso della costante di struttura fine e a stabilire gli standard più convenienti per la misurazione della resistenza elettrica.

    Il prof. Yuan Tseh Lee si è distinto fin dagli esordi della sua carriera scientifica nello studio dei fasci molecolari incrociati. Nel 1974 è divenuto professore ordinario a Berkeley, dove ha allargato le sue ricerche alle dinamiche di reazione, investigazione di vari processi fotochimici primari e spettroscopia di cluster ionici e molecolari. Nel 1994 si è ritirato dall'incarico di professore ordinario e ricercatore principale per il Laboratorio Lawrence Berkeley dell'Università della California di Berkeley ed è stato nominato presidente dell'Accademia Sinica di Taiwan, della quale nel 2006 è diventato presidente emerito e "distinguished research fellow".

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    Miglioramento sociale e contrasto alle sette religiose, priorità pastorali della Chiesa brasiliana: intervista con il presidente della Conferenza episcopale, mons. Rocha

    ◊   Lavorare per migliorare le condizioni sociali del Paese e, in particolare, per arginare il fenomeno montante delle sette religiose. Sono due priorità dell'impegno pastorale della Chiesa brasiliana, della quale ieri Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i vertici, guidati dal presidente della Conferenza episcopale del Brasile, l'arcivescovo di Mariana, Geraldo Lyrio Rocha. Il collega della nostra redazione brasiliana, Silvonei Protz, lo ha incontrato chiedendogli un'impressione sul suo incontro con il Papa:


     R. - Il Papa ha espresso parole di amicizia e di ringraziamento per la visita che lui ha fatto in Brasile. Ci ha ringraziato di come è stato accolto e per la vitalità della Chiesa in Brasile. Abbiamo risposto che siamo noi a dover ringraziare il Santo Padre per la sua presenza, la sua parola, i suoi orientamenti.

     
    D. - Che ricordo ha il Santo Padre di questa visita in Brasile?

     
    R. - Un ricordo di molti momenti. Ha sottolineato soprattutto l’incontro con i giovani. Ho l’impressione che sia rimasto un ricordo molto forte nel cuore del Papa, perché lui ne ha parlato con emozione.

     
    D. - Cos’è cambiato in Brasile dopo la visita di Benedetto XVI?

     
    R. - Prima di tutto l’entusiasmo, l’allegria, un impegno più grande di tutta la Chiesa in Brasile, non soltanto da parte dei vescovi, dei sacerdoti, ma anche da parte di moltissimi laici, che hanno scoperto un aspetto della personalità del Papa che non era tanto conosciuto: la maniera in cui ha parlato ai giovani, la visita ai bambini...

     
    D. - Che volto della Chiesa in Brasile lei ha presentato al Santo Padre?

     
    R. - Una Chiesa molto vivace, una Chiesa che si trova in stato di missione, che ha ricevuto una spinta ancora più forte dalla Conferenza dei vescovi latinoamericani. Il senso missionario è certamente una delle impressioni più forti lasciato la Conferenza di Aparecida. La Chiesa in Brasile vive un momento di ripresa della dimensione missionaria all’interno del Paese, ma anche di una missione aperta ad gentes.

     
    D. - Le sfide della Chiesa in Brasile, in questo momento?

     
    R. - Una delle sfide più grandi è la situazione sociale, che è sempre molto grave. La sofferenza della nostra gente è la sofferenza della Chiesa. Altra questione che si pone per noi è quella che si chiama “il transito religioso”: sono molti i cattolici che passano a queste nuove denominazioni religiose e quelli che si dichiarano senza religione. Questa, senz’altro, è una sfida molto grande, perchè cresce molto la popolazione che vive attorno alle grandi città e quelli che si spostano dal loro Paese per andare in altre regioni del Brasile, specialmente verso le nuove frontiere agricole. Una situazione che fa sì che la gente abbandoni le sue radici e che diventi preda facile, molto vulnerabile, dell’influsso delle sette religiose.

     
    D. - Che tipo di risposta la Chiesa cattolica vuole dare in questo momento?

     
    R. - Una delle risposte è cercare di creare delle piccole comunità, dove la gente possa vivere più vicino, aiutarsi di più, crescere nella solidarietà, specialmente approfondire la conoscenza della Parola di Dio e vivere di più la Parola, i Sacramenti, le celebrazioni. Una vita, insomma, nelle piccole comunità può creare delle situazioni che mantengano i cattolici nella fedeltà alla Chiesa e anche creare un senso missionario verso gli altri all’interno dello stesso Brasile ma, lo ripeto, con un’apertura alla missione ad gentes.

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    Messaggio del cardinale Tauran al mondo islamico per la fine del Ramadan: cristiani e musulmani testimonino il rispetto reciproco in spirito di pace. Intervista con il porporato

    ◊   “Cristiani e Musulmani: chiamati a promuovere una cultura di pace”: è questo il titolo del Messaggio inviato dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, ai fedeli musulmani in occasione della loro festività - l’"Id al-Fitr" - che tra pochi giorni, a metà di ottobre, segnerà la fine del Ramadan, il periodo sacro alla religione islamica. Giovanni Peduto ha chiesto al capo del dicastero vaticano di spiegare lo spirito del messaggio:


    R. - E’ un messaggio di solidarietà spirituale, che insiste su due priorità: l’educazione e l’esempio, compito dei credenti. Prima di tutto, l’educazione: accogliere l’altro, rispettare le sue convinzioni. Si parla nel testo di condividere le ricchezze specifiche degli uni e degli altri. Poi, viene l’esempio: i credenti devono essere fedeli ai loro doveri umani e religiosi e soprattutto dimostrare solidarietà attraverso una vita conforme al piano del Creatore. Questo è l’aspetto dell’educazione e della testimonianza.

     
    D. - La libertà di religione non si riduce alla semplice libertà di culto - si legge nel messaggio - perché è "uno degli aspetti essenziali della libertà di coscienza”: ci può precisare meglio questa affermazione?

     
    R. - La libertà di culto è la possibilità di avere una Chiesa, una moschea, un tempio aperti. Questo è molto importante, ma è solo un aspetto della libertà di religione, perché la libertà di religione è, prima di tutto, la libertà lasciata alla coscienza della persona umana di fare o non fare la scelta di Dio. La libertà di religione è anche l’assenza di costrizione da parte della società e dello Stato sulla coscienza della persona umana ed è il riconoscimento della sua dimensione sociale. Non significa solamente avere una Chiesa aperta, ma anche svolgere opere caritative, avere le proprie scuole e gli ospedali, partecipare al dialogo pubblico. Insomma, la libertà di religione è una libertà sociale.

     
    D. - Ma come far valere il principio della reciprocità?

     
    R. - Come sapete, il principio della reciprocità è quello di poter avere gli stessi diritti e vantaggi in un Paese e in un altro. Questo principio, quindi, viene soprattutto attuato attraverso la diplomazia. La Santa Sede, essendo in contatto con diversi governi, può attirare la loro attenzione su questo principio di reciprocità, che in realtà è un principio di equità.

     
    D. - Il messaggio ribadisce che ogni ricorso alla violenza non può mai avere delle motivazioni religiose, poiché essa offende l’immagine di Dio nell’uomo. Come vincere oggi il terrorismo?

     
    R. - Prima di tutto, cercando il motivo per cui esiste il terrorismo. Molte volte il terrorismo non è che la manifestazione di una situazione di ingiustizia. Non per legittimare il terrorismo, ma si deve riconoscere che il terrorismo nasce su un terreno dove sono presenti situazioni non risolte. Prima di tutto, dunque, dobbiamo cercare di rimediare a queste situazioni di ingiustizia. Poi, dobbiamo educare al diritto alla vita, educare alla dignità umana, per far capire che Dio solo è il “Padrone della mia vita”. E’ importante rifiutare soprattutto il terrorismo in nome di Dio, come Benedetto XVI ha detto tante volte e ripete sempre: religione e violenza non vanno assieme.

    D. - Lei esprime l’auspicio di una “intensificazione del dialogo” fra cristiani e mondo islamico…

     
    R. - Sì, dobbiamo favorire - cosa che abbiamo detto tante volte - il dialogo della vita, il dialogo delle opere, gli scambi teologici e i dialoghi sull’esperienza religiosa. Io, da quando mi trovo in questo Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, sono rimasto colpito dal sapere che ci sono associazioni internazionali di dialogo interreligioso tra monaci e monache cattoliche, che hanno, per esempio, scambi di collaborazione, di informazione con persone consacrate delle altre religioni.

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    Concluso il viaggio del cardinale Martino in tre Stati latinoamericani per illustrare i grandi temi dell'insegnamento sociale cristiano

    ◊   “La politica non è solo parte costitutiva ed elemento decisivo della vita delle persone e di un Paese; per il cristiano è anche l’ambito più elevato per esercitare l’attenzione e il servizio ai fratelli, cioè per vivere la carità”. Trattando il tema: “Politica e valori”, al Jokey Club di Città della Plata, in Argentina, lo ha detto oggi il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il cardinale Renato Martino, concludendo la sua visita di dodici giorni in tre Paesi dell’America Latina - prima dell’Argentina, l’Ecuador e il Brasile - per illustrare i grandi temi dell’insegnamento sociale cristiano, tratteggiati nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa. Il servizio di Paolo Scappucci:

     
    Secondo il porporato, quando il cristiano è chiamato ad assumere ed esercitare il potere, mai dovrà cedere alla tentazione di farne un strumento di ingiustizia e di violenza, perché ciò sarebbe una chiara negazione della fede che dice di professare e della carità che lo deve caratterizzare. Tale impegno, per il cardinale Martino, “diventa problematico quando il cristiano è chiamato a scegliere e sostenere le opzioni altrui in ambiti o realtà che implicano valori etici prioritari, come il carattere sacro della vita, l’indissolubilità del matrimonio, la ricerca scientifica, le scelte economiche che influiscono sulla vita dei cittadini, specialmente i più poveri”. Quando, attraverso il gioco della democrazia, si approvano leggi contrarie ai principi e ai valori che un cristiano vive e propone, allora egli si trova di fronte a questa difficoltà: o abdicare ai suoi principi e valori, o abbandonare il cammino della democrazia e della convivenza sociale. Allora dovrà tenere sempre presente la distinzione, ma anche la connessione, tra ordine legale e ordine morale. Non dovrà abdicare alla propria identità, ma al tempo stesso sarà sempre disponibile al dialogo. Infine, nel suo impegno sociale e politico, il cristiano laico dovrà crescere sempre più in una triplice e inseparabile fedeltà: ai valori naturali, rispettando la legittima autonomia delle realtà temporali; ai valori morali, promovendo l’intrinseca dimensione etica di ogni problema sociale e politico; ai valori soprannaturali, compiendo i suoi doveri secondo lo spirito di Gesù Cristo, cioè con la sua grazia e la sua carità”.

     
    Concludendo il discorso al Jokey Club di La Plata, in Argentina, il cardinale Martino ha riproposto le Beatitudini del politico, formulate dal suo venerato predecessore alla presidenza di Giustizia e Pace, il Servo di Dio cardinale Van Thuan, di cui è stata da poco introdotta dal dicastero vaticano la Causa di beatificazione. Tra di esse figurano: beato il politico che dà esempio personale di credibilità; beato il politico che lavora per il bene comune e non per interessi personali; beato il politico che ascolta il popolo prima, durante e dopo le elezioni e sempre ascolta Dio nella preghiera; beato il politico che non ha paura della verità né dei mezzi di comunicazione, perché nel momento del giudizio risponderà solo davanti a Dio e non davanti ai media.

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    Conoscenza e missione del cristiano nel mondo di oggi: celebrata su questi temi l'inaugurazione del nuovo anno accademico nelle Università Gregoriana, Urbaniana e della Santa Croce

    ◊   La conoscenza come strumento di missione: è quanto emerge dagli interventi in occasione delle due cerimonie di inaugurazione dell’Anno accademico, all’Università Urbaniana e all’Università Santa Croce, ieri a Roma. Il servizio di Fausta Speranza:


    “Senza l’amore per gli altri, soprattutto per i poveri, ogni scienza è inutile”: lo ribadisce il cardinale Ivan Dias ai professori e alunni dell’Università Urbaniana ricordando la parabola del Buon Samaritano. Sottolinea che l’impegno universitario aiuta ad “entrare con lo studio nella conoscenza dei misteri divini” per indicare così il fine: “Condurre la nostra battaglia per il bene con l’intelligenza di una ragione nutrita dalla fede e dalla carità”. E sottolinea quanto sia importante “in un mondo dove tutto - dice - sembra diventare provvisorio, persino le scelte di vita, in cui tutto viene messo in discussione e l’uomo si sente padrone assoluto della vita e della morte”. In un mondo - aggiunge - in cui “la distanza con i poveri è diventata un abisso, in cui la paura porta al fastidio, al disprezzo e persino alla violenza nei loro confronti”. Anche il prelato dell’Opus Dei e gran cancelliere dell’Università Pontificia della Santa Croce, mons. Javier Echevarrìa, si sofferma sulla “necessità di rinnovare la vita accademica e spirituale” quale “percorso necessario per compiere la missione che il Signore ci ha affidato”. Mons. Echevarria fa riferimento a un contesto difficile, parlando di una “società gravata da una crisi di cultura e di identità” e dell’università quale luogo tra i più qualificati per “tentare di trovare le strade opportune per uscire da questa situazione”. Da parte sua, il rettore mons. Mariano Fazio ha sottolineato che il magistero di Benedetto XVI fa “prendere coscienza del fatto che il continuo interagire della fede e la ragione allarga la visione dell’uomo e lo rende capace d’intravedere le soluzioni ai gravi problemi che pone il nostro tempo”.


     
    Nel pomeriggio di ieri, si è solennemente inaugurato anche il nuovo anno accademico della Pontificia Università Gregoriana. Il servizio di Marco Cardinali:


     
    Secondo una consolidata tradizione, la solenne cerimonia si è svolta nella suggestiva cornice della Chiesa di Sant'Ignazio a Roma, con una Messa votiva allo Spirito Santo presieduta dal magnifico rettore della Gregoriana, il gesuita padre Gianfranco Ghirlanda, che nella chiesa gremita di professori e studenti provenienti da ogni parte del mondo ha dichiarato aperto il 457° anno accademico dalla fondazione. Erano presenti i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e il Quirinale e numerose autorità religiose e civili. Dopo il canto del Veni Creator, il rettore dell'ateneo ha tenuto la sua prolusione ricordando le parole di apprezzamento che il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto alla Gregoriana nella sua visita del 3 novembre 2006, nella quale ricordava che "la fatica dello studio e dell'insegnamento, per avere un senso in relazione al Regno di Dio, deve essere sostenuta dalle virtù teologali". Il Santo Padre aveva invitato la Gregoriana a coniugare la costante fedeltà alla propria storia e tradizione per non perdere le proprie radici, con uno spirito creativo che, con saggio discernimento, sappia aprirsi alla realtà attuale e quindi rispondere alle necessità della Chiesa e del mondo di oggi.

     
    Un impegno ribadito dal rettore, affinché si realizzi ancora oggi lo scopo dell'Università: formare intellettualmente, ma anche spiritualmente in una visione integrale, che prepari ad un servizio qualificato nella Chiesa e nella società. La Gregoriana di oggi è, dunque, radicata nel passato, attenta al presente e protesa al futuro ed è così che la Gregoriana entra, ha concluso il rettore magnifico, nel processo di integrazione delle università europee, con la sua peculiare natura di università, "che geograficamente è in Europa, ma che per sua natura è universale, sia per la visione universale che Sant'Ignazio ha immesso nel Collegio Romano fin dagli inizi - visione da sempre propria della Compagnia di Gesù, che la rende attenta all'interculturalità e all'inculturazione - sia per il suo particolare legame con il Romano Pontefice, che ne è il supremo moderatore, sia per gli studenti e i docenti, provenienti dai cinque continenti" . Inserendosi in questo percorso con questa sua vocazione all'universalità, la Gregoriana potrà dare un valido contributo, affinché culturalmente l'Europa rimanga aperta alle varie altre culture cosciente della sua identità.

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    Raccogliendo l’invito del Papa, viviamo con speciale cura la Giornata Missionaria Mondiale: così, ai nostri microfoni, padre Davide Sciocco, direttore di “Mondo e Missione”

    ◊   Prepararsi “con speciale cura” a celebrare la Giornata missionaria mondiale del prossimo 21 ottobre: è l’invito rivolto da Benedetto XVI a tutti i fedeli, all’Angelus di domenica scorsa. Tutto il mese di ottobre diventa, dunque, fruttuoso per mettere in luce l’impegno missionario della Chiesa, che fin dalle origini ha avuto come servizio primario proprio l’evangelizzazione. Sul tema della Giornata, “Tutte le Chiese per tutto il mondo”, Alessandro Gisotti ha raccolto a riflessione di padre Davide Sciocco, direttore della rivista “Mondo e Missione”:


    R. - Tutte le Chiese sono missionarie. Si tratta di una espressione molto attuale: da una parte le Chiese di antica data continuano e devono continuare a rinnovare l’apertura missionaria verso i luoghi dove il Vangelo non è stato ancora annunciato. D’altra parte, le Chiese più giovani, anche se sono solo agli inizi, sono chiamate - loro stesse - a dare il proprio apporto ed offrire un qualcosa per la missione. E’ molto bello vedere come, attraverso i sacerdoti Fidei Donum o attraverso gli Istituti missionari, ci sono ormai missionari provenienti da tutte le parti del mondo e in tutti i continenti in un bellissimo scambio fra Chiese.

     
    D. - Pur nella ovvia diversità delle situazioni, dei continenti, dei Paesi, qual è la sfida principale che si pone oggi ad un uomo che porta Cristo in missione?

     
    R. - Sicuramente, si uniscono due fattori: uno è quello relativo alla globalizzazione, alla modernità ed anche a questo spirito di non apertura a Dio, che ormai attraversa tutte le culture, a tutte le latitudini, anche se in modi diversi. L’altro resta il far parlare il Vangelo in ogni cultura, che ha le sue specificità e quindi il discorso dell’inculturazione, sapendo riconoscere ciò che di vero e di bello Dio ha già operato in ogni cultura ed anche in ogni religione. E’ lì che si va ad inserire il seme nuovo del Vangelo, che è comunque sempre un qualcosa che va oltre, un qualcosa di atteso, ma allo stesso tempo molto più di quanto sia atteso.

     
    D. - Quest’anno, ricorre il 50.mo dell’Enciclica Fidei Donum di Pio XII. Una ricorrenza più volte citata dal Papa, anche all’Angelus di domenica scorsa. Cosa rappresenta questo documento per il mondo delle missioni?

     
    R. - Questo documento segnò una svolta molto importante e cioè il fatto di coinvolgere direttamente ogni Chiesa locale ed ogni diocesi verso la Chiesa universale, verso tutto il mondo. Quindi, inizialmente, con l’invio dei sacerdoti - ed ora anche dei laici - in missione. Questo anniversario deve essere un richiamo ad ogni Chiesa affinché si interroghi su cosa stia facendo per il resto della Chiesa. Nessuna chiesa può essere così povera da chiudersi in se stessa. Questo rischio ce l’hanno soprattutto le nostre Chiese di antica data, che facilmente dicono “la missione è qua”. Questo è vero, ma bisogna andare anche oltre e dire: “La missione è qui, ma è anche in tutto il mondo e deve essere condivisa con tutti gli altri”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.

    Servizio estero - Penisola Coreana: per gli Stati Uniti è difficile che in tempi brevi si possa raggiungere un trattato di pace; Washington è comunque favorevole, come pure la Cina, a convocare un vertice per sostituire l'armistizio del 1953.

    Servizio culturale - Un articolo di Pietro Petraroia dal titolo “Un bisogno moderno di rigorosa ricerca dell'essenziale al di là di qualsiasi 'scuola' e stile accademico”: le inquietudini sottili dello scultore milanese Adolfo Wildt in mostra al Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio.

    Per l’“Osservatore libri” un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “La tenace lotta di una figlia in cerca della verità”: in “Una bambina contro Stalin” di Gabriele Nissim la storia di un comunista italiano internato in un gulag e ucciso.

     Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

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    Oggi in Primo Piano



    Il ministro degli Esteri italiano D’Alema annuncia “misure efficaci” dell’UE per indurre la giunta militare birmana a dialogare con l’opposizione. L'opinione di Raffaele Bonanni

    ◊   Sulla difficile situazione in Birmania è intervenuto stamani il governo cinese: secondo l’esecutivo di Pechino, eventuali sanzioni e ogni tipo di pressione contro la giunta militare, dopo la violenta recente repressione per sopprimere le proteste dei monaci buddisti a Rangoon e in altre città del Paese, potrebbero solo aumentare le tensioni. Il ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema, ha annunciato intanto che l’Unione Europea sta mettendo a punto una serie di “misure efficaci” per indurre la giunta militare birmana a porre fine alla repressione e convincerla al dialogo con l’opposizione. E in Birmania sembrano aprirsi nuovi spazi di dialogo. Il servizio di Elena Molinari:


    Arrivano segnali di dialogo dal regime birmano. La giunta militare al potere ha infatti nominato ieri un negoziatore per i rapporti con la leader dell’opposizione, Aung Sang Suu Kyi, e ha detto di aver donato soldi e cibo ai monaci buddisti. I tentativi della giunta di guadagnarsi il favore dei monaci e dell’opposizione non fermano però la macchina dell’ONU, dove sempre ieri è iniziata la discussione al Consiglio di Sicurezza di un testo di una dichiarazione sulla Birmania. Sul tavolo, c’è una bozza presentata nei giorni scorsi da Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti che condanna la repressione violenta condotta dal governo birmano. La dichiarazione non fa riferimento a sanzioni, ma è stata inizialmente ostacolata dalla Cina, alleata della Birmania, che però nelle ultime ore, secondo fonti diplomatiche, si sarebbe mostrata più disponibile a trattare. Il rappresentante permanente dell’Italia all’ONU, intanto, Marcello Spatafora, ha lanciato un appello ai membri del Consiglio di Sicurezza di inviare alla giunta militare del Myanmar un messaggio forte ed unitario, auspicando che il documento venga approvato forse già domani. E misure di pressione verranno decise anche lunedì prossimo dai ministri degli Esteri dell’Unione Europea. (Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana)

    Ma come si possono sostenere organizzazioni, gruppi e movimenti di opposizione in Birmania? Fabio Colagrande lo ha chiesto a Raffaele Bonanni, segretario generale della CISL, uno dei sindacati italiani che da lungo tempo intrattiene rapporti con i sindacalisti birmani opposti al regime:


    R. - Noi sosteniamo come CISL, da ben 15 anni, i democratici birmani, i sindacalisti birmani e siamo in contatto con il governo clandestino e con il sindacato clandestino. Da molti anni, li aiutiamo sia sul piano morale sia sul piano materiale. Abbiamo con loro una situazione di collaborazione: partecipano ai nostri corsi di addestramento e di formazione sindacale. Raccogliamo anche fondi per tenere in piedi l’opposizione. E oggi ancora di più, perchè c’è una maggiore recrudescenza nelle vicende birmane. I democratici oggi hanno bisogno di un forte sostegno. Abbiamo voluto richiedere al ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema - essendo l’India uno dei Paesi che sostengono maggiormente la giunta militare birmana - di chiedere ai propri colleghi di interrompere i rapporti con la Birmania. E chiediamo al presidente del Consiglio, Romano Prodi, di sollecitare a Bruxelles l’inasprimento dell’embargo nei confronti della Birmania e della giunta militare, che controlla alcuni gangli commerciali molto, molto importanti e gangli economici altrettanto importanti - come il legno, il tek, il gas e le energie naturali. Chiediamo di interrompere il rapporto, di fare un embargo davvero rigoroso e non come quello che finora si è fatto. Noi abbiamo denunciato l’esistenza di circa 350 aziende italiane che hanno rapporti commerciali in Birmania.

     
    D. - Onorevole Bonanni, non teme che un embargo serio nei confronti della Birmania possa avere poi dei contraccolpi sulla situazione umanitaria della popolazione?

     
    R. - Peggio di come vanno le cose oggi, peggio di così, non può andare. Ricordo a tutti che la Birmania è l’unico Paese dove c’è il lavoro forzato per tutti: non solo per i prigionieri, ma per tutti. Le grandi opere del Paese vengono realizzate con l’impiego di persone normali poste in una condizione di lavoro forzato. Ricordo a tutti che in Birmania ci sono stupri, c’è la tortura, vengono imprigionate oggi più che mai le persone. C’è una persecuzione vera e propria nei confronti di molti ed anche una persecuzione religiosa. Solo con la democrazia si affermeranno i diritti di tutti e le persone potranno essere uguali alle persone che vivono dove c’è democrazia e libertà di espressione.

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    “Angeli contro la malaria”: l’organizzazione umanitaria CESVI lancia una campagna per sconfiggere questa malattia che ogni anno uccide 2 milioni di persone

    ◊   Basta una zanzariera per proteggere milioni di persone da una zanzara killer: è quanto sottolinea l’organizzazione umanitaria CESVI, che proprio per sconfiggere questa terribile malattia febbrile trasmessa dalle zanzare anofele ha lanciato la campagna “Angeli contro la malaria”. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Un insetto fastidioso, almeno in Italia e nei Paesi sviluppati, ma in molte aree dell’Africa e dell’Asia, la zanzara uccide. Ogni anno, la malaria colpisce 500 milioni di persone e ne uccide 2, soprattutto bambini. Una realtà tanto drammatica quanto poco conosciuta, come sottolinea il presidente del CESVI, Giangi Milesi:

     
    “In questi giorni è purtroppo sotto gli occhi di tutti un Paese dimenticato come il Myanmar, l’ex Birmania, dove la prima causa di morte è la malaria. In Africa, in tutta l’Africa sub-sahariana, dove imperversa l’AIDS, la prima causa di morte dei bambini è la malaria. Quindi, i bambini fino a cinque anni vengono colpiti dalla malaria, dalla zanzara domestica, quella che vive nella capanna insieme agli esseri umani, che si annida dove l’uomo conserva l’acqua, che lì prolifica, si sviluppa, cresce e poi uccide, soprattutto all’imbrunire e alla notte”.
     
    Ogni 30 secondi, la malaria uccide un bambino. Quindi, dall’inizio di questo servizio, almeno due bimbi hanno già perso la vita a causa di questo male tutt’altro che incurabile. Con soli 10 euro, avverte infatti il CESVI, si possono assicurare farmaci antimalaria a 5 bambini dello Zimbabwe, mentre 25 euro costano 5 zanzariere impregnate di insetticida. Uno strumento, queste, tanto semplice quanto efficace:

     
    “Questa zanzara può essere facilmente uccisa con una zanzariera impregnata di insetticida. Una zanzariera impregnata da sola può ridurre la mortalità per malaria dell’80 per cento. I nostri interventi sono poi integrati anche con cure farmacologiche, proprio perché la malaria la si può facilmente contrarre in questi posti del mondo. Ma il semplice utilizzo di una zanzariera impregnata, durante le ore del sonno, consente di abbattere in maniera enorme la virulenza di questa malattia soprattutto fra i bambini. Si tratta di una zanzariera che viene impregnata con dei veleni naturali, che consentono di uccidere la zanzara che vive dove l’uomo conserva l’acqua”.
     
    Chiunque voglia conoscere meglio la campagna “Angeli contro la malaria” può visitare il sito Internet www.cesvi.org. Per salvare un bambino dalla malaria non servono miracoli, basta un po’ di buona volontà:

    Ciascuno di noi può diventare un angelo custode di questi bambini e custodirli durante il sonno, con l’utilizzo di una semplice zanzariera. E’ un intervento banalissimo che ci fa veramente vergognare del nostro benessere, perché ci fa pensare che noi possiamo salvare un bambino con uno strumento che costa pochissimo. Ciascuno di noi, quindi, con un semplice gesto può diventare angelo custode di un bambino africano o del Myanmar e, quindi, proteggerlo con questo semplice strumento da una malattia che potrebbe portarlo alla morte”.

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    L'AIDS, le malattie degenerative e l'accompagnamento dei malati secondo la sensibilità cristiana. Se ne parla al XXIII Congresso dell'AIPAS

    ◊   L’Alzheimer, l’AIDS e la medicina alternativa: sono solo alcuni degli argomenti trattati dal XXIII Congresso dell’AIPAS - l'Associazione italiana di pastorale sanitaria - che si è aperto ieri a Collevalenza, vicino Perugia. Nel titolo, alle consuete espressioni "Testamento biologico ed eutanasia", il convegno sostituisce quelle di "Testamento in vita e cura della morte". Ma perché questa scelta? Isabella Piro lo ha chiesto a fra’ Marco Fabello, presidente dell’AIPAS:


    R. - Abbiamo preferito essere un pochino duri, soprattutto in quel “cura della morte”, che a volte è ricercata anche come liberazione. La cura della morte viene a porsi come una riflessione molto attenta e puntuale e dobbiamo quindi avere cura degli ultimi giorni e se sarà così la parola eutanasia potrebbe - probabilmente - anche sparire dal vocabolario. E in quel “testamento in vita” intendiamo parlare di qualcosa che vive, in qualcosa che è attuale e non è mai fermo, perché la vita continuata. E’ quindi anche una critica alla proposta che è in atto in questo momento, quella cioè di preventivare quasi la propria fine.

     
    D. - Quale rischio presenta il testamento biologico?

     
    R. - Il rischio è quello che anticipando le proprie volontà quando si sta bene è molto facile, mentre essere nella situazione, viverla, è invece molto difficile. Abbiamo testimonianze anche recenti di persone che dicono, adesso che sono malati di tumori, che mai più vorrebbero anticipare la propria morte, ma che vogliono anzi vivere finché potranno.

     
    D. - C’è la possibilità, quindi, che questo documento apra la strada verso l’eutanasia?

     
    R. - Io non voglio pensare che chi lo ha immaginato voglia arrivare a questo. Anche se certo non possono escluderlo.

     
    D. - La Chiesa dice comunque "no" all’accanimento terapeutico…

     
    R. - Certamente, questo è uno degli errori medici. Il medico che applica l’accanimento terapeutico non fa più il proprio lavoro, non compie più la propria professione, ma fa qualcosa che non è dovuto. La Chiesa dice “no” all’accanimento terapeutico perché è un mancare di dignità verso la persona umana. E’ un accanirsi che va al di là di ogni ragione.

     
    D. - Tra gli interventi in programma durante il Congresso, figura quello del presidente della Commissione CEI per la Carità e la salute, mons. Francesco Montenegro, intitolato "Come Maria ai piedi della Croce": quale riflessione sorge dalla figura della Madre di Gesù?

     
    R. - La Madre di Gesù che soffre e tace ai piedi della Croce va ammirata per il silenzio, perché di fronte alla sofferenza le parole sono sempre un qualcosa di più. La miglior parola, probabilmente, è saper tacere, saper essere vicini, saper accompagnare. La Madonna ha accompagnato Gesù lungo tutto il Calvario e noi che abbiamo tanti calvari quotidiani da accompagnare dobbiamo forse imparare proprio questo: come Maria dobbiamo metterci silenziosi ad imparare ai piedi di quella Croce, che insegna a tutti.

     
    D. - Qual è, quindi, l’obiettivo finale del vostro Congresso?

     
    R. - Noi siamo una realtà di operatori di pastorale della salute. Non andiamo, quindi, tanto a cercare la soluzione delle norme e delle leggi o come queste debbano essere scritte. Siamo impegnati a capire come metterci davanti al malato e di fronte alla sua sofferenza, stando proprio in prima linea e cercando di essere capaci di assistere i malati nella loro situazione di gravità, sulla strada del Signore che porta verso quella salvezza che vogliamo portare, con la dovuta capacità e la dovuta scienza.

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    Chiesa e Società



    Il Nobel per la fisica ai “padri” dell’hard disk, Albert Fert e Peter Grunberg

    ◊   Lo scienziato francese Albert Fert e il tedesco Peter Grunberg hanno ricevuto stamani il premio Nobel per la fisica. Albert Fert, 69 anni, e' un fisico del Consiglio nazionale delle ricerche francese, e Peter Gruenberg, 67 anni, del Centro di ricerche di Julich, nella Renania, considerati gli inventori dell'hard disk. In modo indipendente l'uno dall'altro, hanno messo a punto le basi teoriche che oggi permettono di immagazzinare grandissime quantità di informazioni e dati sugli hard disk. Nel 1988 entrambi gli studiosi scoprirono che cambiamenti magnetici molto piccoli sono in grado di provocare grandi differenze nella resistenza elettrica. Di conseguenza, un sistema di questo tipo e' lo strumento perfetto per leggere i dati sugli hard disk quando le informazioni registrate magneticamente devono essere convertite in corrente elettrica. Ci sono poi voluti nove anni per tradurre questa scoperta in hard disk più potenti; il principio tecnologico sul quale si basavano e' diventato subito, ed e' ancora oggi, un punto di riferimento. Lo stesso principio e' alla base dello sviluppo delle nanotecnologie elettroniche e, con esse, alla miniaturizzazione (M.G.)

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    Da un rapporto dell’ONU emerge la drammatica realtà delle violenze sessuali nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo

    ◊   Nell’est della Repubblica Democratica del Congo “la violenza sessuale è un’arma usata da diverso tempo contro la popolazione civile e che miete vittime soprattutto fra le donne”. La drammatica denuncia, raccolta dall’agenzia Fides, arriva da un missionario che opera nella zona orientale del martoriato Paese africano. Testimonianza che conferma quanto riportato in un recente rapporto dell’ONU che mostra che nel 2006 nella sola provincia del sud Kivu sono state denunciate oltre 27mila violenze sessuali. “Si tratta di un dato allarmante e sicuramente parziale, ma il fatto stesso che le violenze siano denunciate, testimonia che le donne congolesi non sono rassegnate a subire passivamente. Nella situazione drammatica di questa regione dobbiamo dare atto che la popolazione vuole ancora reagire. Le donne in particolare lottano pacificamente ogni giorno per rivendicare i loro diritti”, spiega il missionario, che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza, commentando i dati dello studio delle Nazioni Unite. A compiere le violenze sono tanto le milizie armate dedite allo sfruttamento della popolazione civile, quanto gli stessi gruppi locali di autodifesa che non sfuggono ormai alle dinamiche di violenza e prevaricazione. A tutto questo si aggiungono gli abusi perpetrati all’interno del nucleo familiare. Secondo il missionario tutto questo “è frutto della situazione di guerra e di instabilità nella quale la regione vive da più di 10 anni. Se non ritorna la pace e le istituzioni non sono in grado di garantire la sicurezza e la convivenza civile, la logica della violenza continuerà a prevalere”. Ma intanto sul terreno la situazione rimane allarmante in particolare nel nord Kivu dove il governatore ha avviato un’operazione di “pulizia” per recuperare le armi leggere in circolazione nella principali città della provincia: Beni, Butembo e Goma. Dal canto suo la Chiesa cattolica ha invece avviato dei programmi per assistere le donne vittime della violenza. “La diocesi di Bukavu” ricorda il missionario “offre assistenza medica e psicologica alle donne violentate, aiutandole a superare la vergogna, a reinserirsi nella società e in famiglia. Il dramma più difficile da affrontare per i volontari della diocesi è quello delle donne rimaste incinte che devono affrontare il marito” (M.G.)

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    la Conferenza episcopale congolese esprime la sua vicinanza ai parenti delle vittime dell’incidente aereo dei giorni scorsi

    ◊   Impegno e attenzione. E’ ciò che richiede Monsignor Laurent Monsengwo Pasinya, Presidente della Conferenza Episcopale Congolese, all’indomani dell’incidente aereo che, lo scorso 4 ottobre, ha provocato la morte di 37 persone e il ferimento di altre 50. Poco dopo il decollo dall’aeroporto internazionale di Kinshasa-Ndjili, un vettore della compagnia aerea nazionale si schiantava e prendeva fuoco contro una decina di abitazioni in un popoloso quartiere della periferia est. “Inorridita e rattristata” dall’incidente – riporta l’agenzia Misna - “la Conferenza Episcopale Congolese invita il governo, gli operatori del settore aereo e tutte le autorità amministrative competenti ad un vero impegno nel controllo dei velivoli per evitare in futuro la ricorrenza di tali incidenti, ed esprime la sua vicinanza spirituale alle famiglie colpite, invocando le preghiere del Signore per la salvezza dei defunti”. Alle famiglie vittime della sciagura, attraverso la Caritas locale, giungono gli aiuti dell’arcidiocesi di Kinshasa (C.D.L)

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    Libano: il patriarca Sfeir media per riunire i cristiani divisi in vista dell’elezione del presidente della Repubblica

    ◊   In Libano il patriarca maronita, Nasrallah Sfeir, è in cerca di una soluzione che eviti la “marginalizzazione” dei cristiani, i cui rappresentanti politici rischiano di arrivare politicamente divisi all’elezione del presidente della Repubblica. Saltato il progetto di una riunione comune il patriarca incontrerà separatamente gli esponenti politici cristiani di opposizione e maggioranza. Domenica, il cardinale Sfeir aveva sostenuto che l’elezione del presidente della Repubblica - per prassi costituzionale un maronita - va affrontata seriamente e “con grande consapevolezza”, in quanto si tratta di un incarico che merita la massima considerazione e perché un suo degrado si rifletterebbe in quello di tutte le istituzioni. Tutto ciò, nelle intenzioni del capo della Chiesa maronita, sarebbe dovuto confluire in un documento, che entrambe le parti avrebbero dovuto sottoscrivere. Tuttavia, il clima attuale non lo permette, ma nella comunità cristiana resta la speranza che i due incontri separati aprano la via a quella riunione unitaria che era negli auspici (M.G.)

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    Rosario per la pace recitato in Sri Lanka da seimila persone scese in piazza a Colombo

    ◊   Una grande folla ha partecipato alla processione e al Rosario dedicato alla pace in Sri Lanka, tenutesi domenica nella capitale del Paese, Colombo. Circa 6 mila persone hanno pregato Maria affinché cessi il conflitto etnico, che da oltre 20 anni insanguina il Paese. La processione è partita nel pomeriggio, dopo una messa celebrata in singalese, tamil e inglese nella parrocchia di Tutti i Santi. L’evento è terminato dopo 5 ore con la benedizione dell’arcivescovo di Colombo, mons. Oswald Gomis. Tra i principali organizzatori dell’evento c’era padre Saman Maximus, che ad AsiaNews ha spiegato che “l’intento era quello di mostrare il rispetto ed esprimere la gratitudine alla Madonna; poiché solo con la preghiera si può sperare di ottenere la pace”. Devozione per la Vergine che emerge anche dalle parole di Padre Placidus de Silva, rettore del Collegio S.Tommaso d'Aquino: “Da 24 anni chiediamo ai nostri fedeli ogni giorno di pregare e recitare il rosario per la pace nel nostro Paese, nelle nostre famiglie e nelle nostre istituzioni”. Rivolgendosi poi ai fedeli il sacerdote ha invitato i partecipanti “non solo a chiedere a Maria di esaudire le nostre preghiere, ma anche ad ascoltare ciò che attraverso di Lei il Signore vuole dirci” (M.G.)

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    Bolivia : per l’incontro della Comunità di Taizè previsti settemila giovani a Cochamba

    ◊   Settemila giovani provenienti da tutti i paesi del continente latino-americano si ritroveranno a Cochabamba, in Bolivia, da domani al 14 ottobre, in occasione dell’incontro promosso dalla comunità ecumenica di Taizè. “Una nuova tappa del pellegrinaggio sulla terra iniziato da Frère Roger più di 30 anni fa” - fanno sapere dalla Comunità - un appuntamento che fa seguito all’incontro asiatico di Calcutta, tenutosi nell’ottobre dello scorso anno, e che sceglie come palcoscenico uno dei paesi più poveri del continente, popolato per la maggioranza da gruppi indigeni e attraversato quest’anno da forti tensioni politiche. In Bolivia – spiegano i frère di Taizé – il divario tra i poveri della periferia e la classe media urbana è molto forte. E’ per questo che i giovani boliviani provenienti dalle aree rurali, in cambio della loro partecipazione all’incontro, offriranno uova e patate, prodotti della terra. Sarà presente al raduno Frère Alois, priore di Taizé, che ogni sera, al Parco delle Esposizioni di Cochabamba, coinvolgerà i giovani presenti in alcune meditazioni. L’incontro boliviano sarà seguito da un terzo ritrovo della comunità a Ginevra, in Svizzera, in programma dal 28 dicembre 2007 al 1° gennaio 2008. (C.D.L.)

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    In Ecuador, è in corso la campagna missionaria d’ottobre, sul tema “Discepoli e Missionari, affinché tutti abbiano vita"

    ◊   "Discepoli e Missionari, affinché tutti abbiano vita" è il tema della celebrazione dell’Ottobre Missionario in Ecuador. A riferirlo all’Agenzia Fides è Osvaldo Fierro Terán, Segretario Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie dell'Ecuador e Responsabile della Campagna della Giornata Missionaria. Quest’anno saranno poi ricordati i 20 anni della morte violenta del Vescovo Mons. Alejandro Labaka, Vicario Apostolico di Agarico, e di suor Inés Arango, Terziaria Cappuccina, entrambi uccisi il 21 luglio 1987 nella selva amazzonica dai Tagaeri (Patas Rojas), una tribù che all’epoca subiva l'incursione delle compagnie industriali petrolifere. La campagna della Giornata Missionaria 2007 è stata pianificata con gli operatori pastorali del Vicariato Apostolico di Aguarico e con il Vicepostulatore della causa di beatificazione di Mons. Labaka. Le POM dell'Ecuador hanno inoltre lavorato intensamente nella preparazione del materiale che da agosto è stato distribuito nelle parrocchie, centri pastorali e nelle scuole. Tra il cospicuo materiale audiovisivo e cartaceo diffuso, ci sono anche diversi manifesti in lingua quichua e shuar e circa 15.000 opuscoli che rivolgono ai giovani, invitandoli ad essere missionari della vita e dell'amore. Fra l’altro, sempre nel mese di ottobre, la Conferenza Episcopale Ecuadoriana dichiarerà l'inizio dell'Anno Santo Missionario e presenterà a tutto il paese una Lettera Pastorale in chiave missionaria al fine di incentivare, motivare ed invitare tutti i cattolici dell'Ecuador ad essere più missionari e maggiormente impegnati nella dimensione missionaria della Chiesa universale (M.G.)

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    Malawi: inaugurata la Casa di spiritualità dei Carmelitani

    ◊   Venerdì scorso in Malawi, è stata inaugurata la Casa di Spiritualità dei Carmelitani alla presenza dell'arcivescovo Giovanni Layolo, Presidente del Governatorato della Città del Vaticano, dell’arcivescovo di Blantyre, Tarcisius Ziyaye, e di altri quattro vescovi del Paese africano. Il Segretario Generale per le Missioni dell’Ordine Carmelitano, padre Damaso Zuazua, ha spiegato alla Misna che “l’inaugurazione della Casa di Spiritualità è stato un evento ecclesiale per tutti i cristiani del Malawi”. “Avevamo già una casa di orazione fin dal 1982 – ha precisato padre Damaso – quando abbiamo celebrato il IV centenario della morte di santa Teresa di Gesù. È un luogo riservato alla preghiera e alla direzione spirituale, ma occorreva una casa per accogliere gruppi e proporre corsi ed esercizi spirituali”. “Siamo presenti in Malawi dal 1963 – ha infine raccontato Damaso – e contiamo ormai 15 confratelli nativi. Abbiamo due parrocchie a Lilongwe, la capitale del paese, dove abbiamo aperto la casa di preghiera e un centro di studi filosofici frequentato da studenti di diverse congregazioni religiose. Con Mons. Layolo abbiamo fatto visita ad alcune realtà ecclesiali del Malawi, in particolare ci siamo fermati nell’ospedale di Wanthewa, sostenuto dalle Carmelitane Missionarie, dove sono accolti i malati di Aids”. L’inaugurazione della Casa di Spiritualità dei Carmelitani si è aperta con la benedizione della cappella del centro da parte di Mons. Layolo, opera abbellita da un prezioso mosaico moderno della Scuola vaticana di mosaici, raffigurante la Madonna del Carmine (M.G.)

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    Isole Salomone: proseguono i seminari dedicati alla figura degli educatori cattolici

    ◊   Essere educatori dei ragazzi e dei giovani, accompagnandoli nel loro cammino di maturazione umana. Con questo intento la Chiesa delle isole Salomone organizza seminari di studio ed aggiornamento rivolti ad insegnanti ed educatori che prestano servizio in istituti di istruzione cattolici. L’ultimo di questi incontri, organizzato dall’Arcidiocesi di Honiara, ha visto la partecipazione di oltre 60 insegnanti ed educatori della diocesi e di illustri relatori, provenienti anche dall’estero, hanno parlato di nuove metodologie didattiche, rinnovati approcci educativi, modalità per far crescere il benessere degli studenti. I lavori del seminario sono stati introdotti da Cypriano Nuake, Direttore della Commissione per l’Educazione Cattolica dell’Arcidiocesi, che ha sottolineato la responsabilità insita nel ruolo degli educatori. Il convegno - scrive l'Agenzia Fides - ha fornito anche l’occasione per fare il punto sul contributo fornito della Chiesa per lo sviluppo sociale della popolazione delle Salomone. In un paese dove il 50% della popolazione delle Isole è sotto i 18 anni e che fra i problemi principali annovera la disoccupazione e l’istruzione (solo il 20-25% dei giovani frequenta una scuola ) la Chiesa cattolica è intervenuta promuovendo non solo scuole di ogni ordine e grado, ma anche la rete dei Centri di formazione cattolici, chiamata “Styvadima”, che opera per la crescita, l’istruzione e lo sviluppo delle comunità rurali. (M.G.)

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    Il “Grammy” 2007 per la musica cristiana a Roberto Bignoli

    ◊   Si intitola "Dulcis Maria -Totus Tuus" ed è il brano che ha guadagnato a Roberto Bignoli il premio "Unity Awards" 2007, il "Grammy" della musica cristiana mondiale promosso annualmente negli Stati Uniti dalla United catholic music and video association. Tratto dal suo ultimo singolo e realizzato in collaborazione con Radio Kolbe Sat di Schio, in provincia di Vicenza, il brano, vincitore della categoria “canzone internazionale”, è frutto del lavoro congiunto dello stesso Bignoli, autore del testo insieme a Stefano Varnavà, musicologo e autore di musiche sacre e liturgiche, con Nico Fortezza, arrangiatore e produttore del pezzo, da anni musicista, cantautore e collaboratore di Enrico Ruggeri. Nata nel 2000 in occasione del Giubileo e giunta quest’anno, nella cornice di Phoenix, in Arizona, alla sua ottava edizione, l’iniziativa ha visto premiati anche il rapper americano Stan Fortuna, che sarà presente come ospite alla GMG di Sydney nel 2008, il cantautore salvadoregno Jaime Cortez, per la sezione rock, la Band irlandese "Ceili Rain", per la musica latina, e la cantautrice Kara per la sezione pop. Ripreso da Ewtn, la più grande tv cattolica americana, l’evento ha raggiunto 70 milioni di telespettatori.(C.D.L.)

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    Francia: il vescovo Dubost condanna lo sgombero della parrocchia di Evry, occupata da aprile da immigrati clandestini

    ◊   “Questa decisione della giustizia rappresenta per me un fallimento. E’ sempre un fallimento non riuscire a capirsi e noi non ci siamo riusciti”. Così il vescovo di Evry, mons. Dubost in una lettera aperta commenta l’espulsione decisa la scorsa settimana dal tribunale dei circa 500 immigrati clandestini che dal 21 aprile di quest’anno occupavano la chiesa Saint-Paul di Massy per chiedere la regolarizzazione del loro stato. Il vescovo - scrive l'Agenzia Sir - spiega nella lettera tutti i passi compiuti dai parrocchiani per risolvere con serenità la situazione. Si era addirittura costituito un comitato con lo scopo di fare da intermediatore tra gli immigrati e le autorità. Ma nulla è servito e così è dovuto intervenire il tribunale. Secondo il vescovo la vicenda dimostra la necessità di una “forte azione politica” volta “al rigore, all’onestà” ma anche al “rispetto dei diritti umani”. “Come chiesa – scrive - voglio lottare contro ciò che mi sembra un attentato ai diritti dell’uomo: il ricongiungimento familiare è un diritto; il rifiuto dei testi del Dna è un diritto; la rapidità del trattamento dei dossier è un diritto; la frequenza dei controlli di polizia e il sospetto permanente non sono accettabili. L’azione intrapresa a Massy dai clandestini deve interrogare il governo sui limiti della sua politica”. (R.P.)

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    Torino in “duomo” per l’ultimo saluto a Luciana Frassati, la sorella del Beato Piergiorgio, spentasi a 105 anni

    ◊   Si sono celebrati stamani nel duomo di Torino i funerali di Luciana Frassati Gawronski, officiati dall'arcivescovo della città, Severino Poletto. La sorella del beato laico Frassati, nonché figlia di uno dei primi editori del quotidiano "La Stampa", è scomparsa domenica scorsa all’età di 105 anni. Moltissime le persone che hanno affollato il duomo del capoluogo piemontese per rendere l’ultimo saluto a quella che viene considerata ''testimone privilegiata della santità dell'amatissimo fratello Piergiorgio'' proclamato beato nel 1990 da Giovanni Paolo II. La preziosa eredità della Frassati vive infatti nei libri sulla vita di Piergiorgio, stroncato a 24 anni da una malattia folgorante contratta in mezzo ai poveri di Torino che egli soccorreva. Lo stesso Osservatore Romano ha definito questi testi ''fondamentali per comprendere l'attualissimo fascino della santita' del Beato Frassati''. Anche il cardinale Poletto nell'omelia ha rivolto un pensiero al fratello di Luciana, il ragazzo definito da Giovanni Paolo II "l'uomo delle otto beatitudini". "Il profumo della sua santita' – ha detto - si sparge ancora nel mondo attirando l'affetto di milioni di giovani". Come lui, Luciana, ha poi aggiunto il cardinale Poletto, ha saputo "spargere del bene non solo alla sua famiglia ma anche a chi l'ha conosciuta". (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Pakistan, scontri al confine tra ribelli e soldati: almeno 200 morti - Duplice attacco in Iraq provoca oltre 20 morti

    ◊   Continua ad aggravarsi, in Pakistan, il bilancio di pesantissimi scontri, tuttora in corso, tra soldati e miliziani. Secondo fonti locali, i morti negli ultimi giorni arriverebbero a 200. Tra le vittime, in maggioranza ribelli e militari, ci sono anche alcuni civili. Gli scontri sono iniziati domenica scorsa, quando i ribelli hanno assaltato un convoglio governativo. Teatro dei combattimenti è il Waziristan del Nord, zona tribale al confine con l’Afghanistan, roccaforte di talebani e militanti di al Qaeda.

    - Entro la primavera prossima nel sud dell’Iraq resteranno 2.500 militari britannici: lo ha annunciato il premier britannico Gordon Brown in un discorso in parlamento, una settimana dopo la notizia - data dallo stesso primo ministro durante una visita a sorpresa a Baghdad - che entro Natale scenderà da 5.500 a 4.500 il numero dei soldati dispiegati nel Paese. Si può parlare, concretamente, di una nuova fase per l’Iraq? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionali presso l’Università Statale di Milano:

     
    R. - La fase in realtà è già cominciata da alcuni mesi, in seguito ad una serie di scelte, da un lato della Gran Bretagna e dall’altro degli Stati Uniti. Sia Stati Uniti che Gran Bretagna stanno cedendo progressivamente quote di responsabilità agli iracheni, ma per iracheni non si intende un solo ed unico governo iracheno, quanto piuttosto le diverse componenti dell’Iraq. Quindi, questa scelta, da un lato consente una via d’uscita alle truppe britanniche e, in prospettiva, anche a quelle americane. Dall’altro, crea potenzialmente un nuovo problema, perché queste diverse zone dell’Iraq, in realtà, vengono subappaltate a gruppi diversi in competizione tra di loro.

     
    D. - La Gran Bretagna - lo sappiamo - continua ad essere il migliore alleato degli Stati Uniti nella guerra in Iraq, anche dopo il passaggio di consegne tra Tony Blair e Gordon Brown. Ma quale ripercussione avrà questa mossa annunciata, ieri, sulla politica americana?

    R. - Non credo particolari ripercussioni, perchè gli Stati Uniti erano già perfettamente a conoscenza di questa decisione britannica che, in larga parte, è condivisa dagli stessi americani. Il sud dell’Iraq per certi versi è diventato un luogo tranquillo: ma è un luogo tranquillo alle condizioni delle milizie sciite, che sostanzialmente hanno il controllo della polizia e dell’esercito iracheno in quella regione. Va considerato oltretutto che, se è vero che la Gran Bretagna si sta disimpegnando dall’Iraq, è altrettanto vero che l’impegno britannico in Afghanistan sta continuamente crescendo: sta aumentando anche in termini di perdite, visto che l’esercito britannico ha perso quest’anno in Afghanistan quasi 70 uomini.
     
    Sul terreno intanto è di almeno 22 morti il bilancio, ancora provvisorio, di un duplice attentato avvenuto a Bajii, nella provincia centrosettentrionale irachena di Salaheddin. Gli attacchi avevano come obiettivi il capo della polizia e uno sceicco, entrambi impegnati nella lotta contro il terrorismo. Una bomba è esplosa inoltre in una piazza centrale di Baghdad provocando la morte di almeno 5 persone. Nel Paese arabo, devastato da continui attacchi, non mancano comunque segnali di speranza: è stato garantito infatti il ritorno a scuola ad oltre 6 milioni di bambini. Il nostro servizio:


    Fornire un’istruzione di qualità e garantire il diritto allo studio sono, probabilmente, i migliori investimenti per un Paese, soprattutto per uno Stato come l’Iraq. Per questo, è particolarmente significativo l’annuncio dato dall’UNICEF, secondo il quale oltre 6 milioni di bambini iracheni, potranno tornare a scuola. Si tratta di bambini che da oltre un anno non frequentavano le lezioni per motivi di sicurezza. I problemi da affrontare sono molteplici: la dispersione scolastica, negli ultimi anni, è ulteriormente aumentata a causa del clima di insicurezza e dei ripetuti attentati contro insegnanti ed edifici scolastici. Ai docenti è stata impartita, inoltre, una speciale formazione per garantire supporto psico-sociale di base ai tanti alunni con sintomi di ansia e smarrimento. Gli esiti di questi sforzi per il momento non sono ancora soddisfacenti ma comunque incoraggianti: secondo le cifre del Ministero dell’istruzione iracheno, nel 2007 solamente il 40 per cento degli studenti delle superiori ha superato gli esami di maturità alla prima sessione, rispetto al 60 per cento dell’anno precedente. Commentando l’attuale situazione del sistema educativo iracheno, il responsabile dell’UNICEF per il Paese arabo ha affermato che ogni singolo esame portato a compimento deve essere considerato “un successo per i bambini e i ragazzi iracheni”, che hanno dovuto spesso correre “rischi inaccettabili” per frequentare le lezioni. Le scuole irachene - ha aggiunto - hanno urgente bisogno di aiuto sia per espandere l’accesso all’istruzione, sia per migliorare la qualità dell’insegnamento. Giovani istruiti correttamente - ha sottolineato infine il responsabile UNICEF per l’Iraq - sono un’opportunità per conquistare un futuro di pace e sicurezza.

    - Sono 15 le condanne a morte eseguite ieri in Afghanistan. Tra le persone uccise, l’assassino della giornalista italiana, Maria Grazia Cutuli, ed uno dei rapitori di Clementina Cantoni, dipendente dell'Organizzazione non governativa Care International. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Si tratta delle prime esecuzioni in Afghanistan da tre anni ad oggi. In questo modo, il debole governo Karzai sembra aver voluto dimostrare alla guerriglia talebana, sempre più minacciosa, chi realmente abbia nelle mani le redini del Paese, sia pure contravvenendo a quella regola non scritta, concordata con la comunità internazionale, di non mettere a morte nessuno dei responsabili dell'ex regime consegnato alle autorità di Kabul. Un episodio che ha evocato, insieme con i sentimenti di inutilità per una giustizia che mostra il mero aspetto punitivo, i drammatici momenti della caduta del regime fondamentalista talebano. Era il 19 novembre 2001 quando l’inviata del Corriere della Sera, Maria Grazia Cutuli, venne fermata, derubata e trucidata dai ribelli, insieme con tre colleghi di altra nazionalità. Del maggio 2005, invece, i 24 giorni di sequestro dell’esperta di diritto internazionale umanitario, Clementina Cantoni, conclusosi fortunatamente con la liberazione.

    - Il Consiglio d'Europa ha formalmente proclamato oggi a Lisbona il 10 ottobre di ogni anno "Giornata europea contro la pena di morte". La decisione è stata assunta il mese scorso dal Comitato dei ministri dei "46". Intanto, il vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini sottolinea che “ si è vicini” ad una maggioranza in seno all’ONU sulla proposta di moratoria.

    - In Cina, si è aperta stamani a Pechino l’ultima sessione plenaria del Comitato centrale del Partito comunista prima del 17.mo Congresso, fissato per il prossimo 15 ottobre. Il Comitato centrale discuterà in particolare della situazione di Chen Liangyu, ex leader di Shanghai sotto processo per corruzione. Secondo indiscrezioni, Chen sarà formalmente espulso. Nel Paese asiatico, sono attualmente oltre 73 milioni gli iscritti al partito comunista cinese, con una crescita di 6,4 milioni rispetto al 2002. Secondo il dipartimento organizzativo del Comitato centrale del partito, la crescita è di circa 2,4 milioni di neo-iscritti al partito ogni anno.

    - L’aumento della violenza in Darfur rischia di espandere il conflitto oltre il Sudan e mette seriamente a rischio la possibilità di un dispiegamento delle forze di pace internazionali. A lanciare l'allarme è il capo delle operazioni di peacekeeping dell’ONU, il francese Jean-Marie Guehenno, che ha sollecitato un adeguamento tecnologico per la forza di pace nella regione. Il servizio di Giulio Albanese:

    La guerra continua inesorabile nella stremata regione sudanese del Darfur. Proprio ieri, truppe governative appoggiate dai famigerati Janjaweed hanno attaccato Muhajiriya, una città controllata - ironia della sorte - dall’unico gruppo di ribelli darfuriano che abbia finora firmato un accordo di pace con il governo di Karthoum. “Aerei governativi hanno attaccato la città, mentre le forze governative sostenute dai miliziani filogovernativi stanno combattendo contro le nostre forze”, ha detto un dirigente di spicco dell’Esercito di Liberazione del Sudan. Lo Stato maggiore sudanese starebbe inoltre ammassando truppe anche vicino a Tine, lungo il confine con il Ciad, in preparazione di un’offensiva contro zone controllate dai ribelli nel Nord Darfur. Secondo gli osservatori, a questo punto, la recrudescenza dei combattimenti nel Darfur getta dubbi sulle possibilità di successo dei colloqui di pace, che dovrebbero iniziare in Libia il 27 ottobre prossimo. (Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese)

    - Non si arrestano gli scontri a Mogadiscio in Somalia. Negli ultimi giorni sono almeno una ventina le vittime dei combattimenti tra l’esercito etiope e milizie di insorti. Secondo le organizzazioni umanitarie, nel mese di settembre almeno 129 civili sono rimasti uccisi e oltre 200 feriti. Almeno 24 mila persone sono inoltre state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni

    - Si sono svolti ieri nel Duomo di Modena i funerali del giovane maresciallo del Sismi, Lorenzo D’Auria, morto in seguito alle ferite riportate durante un blitz per liberarlo dalla sua prigionia in Afghanistan. “Nel salutare con la preghiera Lorenzo, vittima della violenza - ha detto il vescovo di Modena, Benito Cocchi, nella sua omelia - onoriamolo con l’impegno ad essere testimoni di pace e di rispetto della persona nella nostra vita quotidiana”.

    - In Italia, una persona è morta per l’esplosione verificatasi all'interno di una fabbrica britannica di armamenti leggeri, Simmel Difesa, vicino Roma. Altre due persone sono rimaste ferite in modo grave. L’esplosione è avvenuta nel settore confezionamento delle munizioni. Al momento, non sono ancora chiari i momenti dello scoppio. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)


     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 282

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