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SOMMARIO del 06/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Lo sport sia sempre al servizio della dignità dell’uomo: così, Benedetto XVI agli atleti della Squadra nazionale austriaca di sci alpino, ricevuti in Vaticano
  • Altre udienze e nomine
  • Mons. Mamberti all’ONU: non può esserci pace senza libertà religiosa
  • Mons. Tomasi all’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati: la dignità e i diritti dell’uomo vengano prima degli interessi degli Stati
  • Il cardinale Martino: legittima la diversità di opzioni dei cristiani in politica, ma le scelte partitiche non contraddicano la fede
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il quotidiano britannico The Guardian rivela: realizzato, per la prima volta, un cromosoma sintetico
  • Ecumenismo e famiglia al centro della plenaria dei vescovi europei a Fatima
  • All'Augustinianum di Roma, l’Atto accademico per la Beatificazione dei 498 martiri spagnoli del XX secolo. Intervista con Encarnacion Gonzalez Rodriguez
  • Il grande direttore francese Georges Prêtre apre la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Mons. Mamberti in Messico: distinguere tra laicismo e laicità
  • Oggi la Giornata di preghiera e azione per la pace in Myanmar
  • Appello dell’OMS ai Paesi che confinano con l’Iraq per contrastare l’epidemia di colera nel Paese del Golfo
  • Domani si celebra la Giornata mondiale del Rosario
  • Informare sulle gravi conseguenze dell’aborto. Questi gli obiettivi del congresso organizzato dall'arcidiocesi di Santiago del Cile
  • Arriverà il 12 dicembre a New York, nel giorno della festa della Vergine di Guadalupe, la torcia guadalupana 2007
  • L’ultimo saluto di Loreto a mons. Danzi, morto il 2 ottobre dopo una lunga malattia
  • Riprendono lunedì, nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli, gli incontri dei Figli Spirituali di Giovanni Paolo II
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Pakistan, Musharraf rieletto presidente - All'ONU in preparazione una risoluzione di condanna della Giunta birmana
  • Il Papa e la Santa Sede



    Lo sport sia sempre al servizio della dignità dell’uomo: così, Benedetto XVI agli atleti della Squadra nazionale austriaca di sci alpino, ricevuti in Vaticano

    ◊   Quando è vissuto con lo spirito giusto, lo sport aiuta a promuovere lo sviluppo della persona: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, nel corso dell’udienza di stamani alla squadra nazionale austriaca di sci alpino. Il Papa ha ricordato con gioia il suo recente viaggio apostolico in Austria, quindi ha offerto una riflessione sui veri valori dello sport. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Lo sport aiuta l’uomo a percepire le proprie capacità come un talento e la sua vita come un dono di Dio. Benedetto XVI ha messo l’accento sull’importanza dell’attività sportiva per lo sviluppo integrale dell’uomo, di cui ne deve sempre rispettare la dignità. Anche quando si pratica sport ad alti livelli, è stato il suo richiamo, bisogna preservare l’armonia interiore tra corpo e spirito, non riducendo lo sport soltanto alla mera ricerca di risultati. D’altro canto, il Papa ha enumerato una serie di virtù che sempre devono caratterizzare lo sport: tenacia, spirito di sacrificio, disciplina interiore ed esteriore e, ancora, senso di giustizia, consapevolezza dei propri limiti, rispetto dell’altro. Virtù, queste, ha aggiunto, su cui bisogna allenarsi anche nella vita quotidiana.

     
    Benedetto XVI ha poi messo l’accento sul contributo che gli sportivi possono offrire, soprattutto come modelli da imitare per i giovani. In un periodo in cui si riscontra una perdita di valori e una mancanza di orientamento, ha ribadito, gli atleti possono dare motivazioni forti per lottare in favore del bene, nei diversi contesti della vita, dalla famiglia al lavoro. Il Papa ha quindi ricordato che anche San Paolo nella prima Lettera ai Corinzi usa un’immagine sportiva per sottolineare la vocazione superiore dell’uomo proteso verso Dio. “Non sapete – afferma l’Apostolo Paolo - che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo!”. Il Pontefice ha infine esortato gli atleti della squadra di sci alpino ad essere messaggeri nel mondo di questo sport invernale tanto amato dal popolo austriaco.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto l’ambasciatore di Bielorussia, Vladimir Korolev, in visita di congedo e il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel pomeriggio, il Papa riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    In Kenya, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Nairobi, presentata da mons. Raphael S. Ndingi Mwana’a Nzeki, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato a succedergli mons. John Njue, finora arcivescovo coadiutore di Nyeri.

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    Mons. Mamberti all’ONU: non può esserci pace senza libertà religiosa

    ◊   “Un dialogo ad alto livello interreligioso e interculturale per la comprensione e la cooperazione in favore della pace”: questo, il tema dell’intervento pronunciato ieri a New York dall’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati, in occasione della 62.ma Sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU. Il servizio di Roberta Moretti:

    “Non può esserci pace senza comprensione e cooperazione tra le religioni. Non può esserci comprensione e cooperazione tra le religioni senza la libertà religiosa”. Mons. Mamberti sottolinea che la religione è “essenzialmente una questione di pace” e ne ribadisce l’assoluta incompatibilità con la violenza e il terrorismo. Proprio il rispetto della libertà religiosa, secondo il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, “smaschererebbe la pretesa di alcuni terroristi di avvalersi della religione per giustificare le loro azioni ingiustificabili”. Perché venga salvaguardata e promossa la libertà religiosa, espressione della dignità dell’uomo – sottolinea il presule - è necessaria un’azione forte degli Stati, ma anche un’assunzione di responsabilità da parte delle religioni stesse. Sul modello degli incontri di Assisi tra i leader religiosi mondiali nel 1986, nel 1993 e nel 2002, subito dopo l’attentato dell’11 settembre 2001, mons. Mamberti esorta a organizzare incontri interreligiosi “ad alto profilo” anche a livello nazionale e locale. Sarà possibile, così, avviare sul territorio e nelle varie comunità programmi di educazione alla non-violenza, al dialogo, al rispetto, al perdono, alla giustizia e, così, cooperare allo sviluppo e contribuire concretamente alla pace nelle zone di conflitto. “In un’epoca in cui il cosiddetto scontro di civiltà sta prendendo piede in alcune aree – conclude – le religioni hanno lo speciale compito di far risplendere nuovi sentieri di pace, tutte insieme e in cooperazione con gli Stati e le organizzazioni internazionali”.

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    Mons. Tomasi all’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati: la dignità e i diritti dell’uomo vengano prima degli interessi degli Stati

    ◊   La dignità dell’uomo e i diritti umani priorità delle politiche per i rifugiati e i richiedenti asilo: è quanto ha chiesto alla comunità internazionale mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU di Ginevra, intervenendo nei giorni scorsi alla 58.ma sessione del Comitato esecutivo del programma dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR). “Tra le questioni politiche, le necessità istituzionali, le crisi improvvise e i meccanismi di sicurezza – ha affermato il presule - la priorità dovrebbe essere assegnata alle popolazioni sradicate, in quanto persone con dei diritti nella comunità internazionale”. Solo in questo modo, secondo mons. Tomasi, da una “globalizzazione dei diritti” può scaturire “una globalizzazione della protezione”. Questo cambiamento di prospettiva, che pone al centro i diritti come diretta emanazione della dignità umana, pone la questione dei rifugiati oltre gli interessi dei singoli Stati e vincola i governi e i gruppi sociali a dare una risposta concreta al problema. Oggi – afferma il presule – “la sicurezza degli Stati è considerata più importante della protezione delle persone; le risorse finanziarie sono indirizzate in altre direzioni”. “L’accesso alle procedure di asilo – aggiunge – è diventato sempre più complesso o addirittura impossibile (…), mentre la gente è costretta, più o meno in modo permanente, a vivere nei campi, senza che sia garantito loro il diritto alla libertà di movimento e di accesso al lavoro, una situazione che spesso si converte in malnutrizione cronica”. Mons. Tomasi ha ricordato quindi che il numero dei rifugiati è aumentato a circa dieci milioni di persone, mentre quello degli sfollati interni a ben oltre 24 milioni. “L’opinione pubblica tende ad accettare quasi come normale il fatto che milioni di esseri umani siano così sradicati e condannati a condizioni miserabili e dolorose. – ha concluso il presule – Ma accogliere i rifugiati e dare loro ospitalità è, per ognuno, un gesto vitale di solidarietà, per aiutarli a sentirsi meno isolati dall’intolleranza e dal disinteresse”. (A cura di Roberta Moretti)

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    Il cardinale Martino: legittima la diversità di opzioni dei cristiani in politica, ma le scelte partitiche non contraddicano la fede

    ◊   “La Chiesa sa che non le compete di far valere politicamente la sua dottrina, giacché il suo scopo è servire alla formazione delle coscienze in politica e contribuire a che cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e la disponibilità ad agire in conformità ad esse, anche a costo di interessi personali”. Lo ha sottolineato il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, aprendo ieri pomeriggio a Salta in Argentina le Giornate di evangelizzazione della cultura, che – promosse dalla locale Università Cattolica e dalla Pontificia Università Cattolica Argentina - vogliono essere “uno spazio di incontro, riflessione e proposta che arricchisca l’identità e la missione degli evangelizzatori”. Il servizio di Paolo Scappucci:


    Trattando il tema: “L’impegno dei fedeli cristiani laici nella società civile e nella politica”, il cardinale Martino ha insistito sulla “necessità della dimensione etica della vita sociale e politica, non come dimensione facoltativa, ma costitutiva, da cui dipende non solo la qualità della vita delle persone, delle famiglie, delle istituzioni e dello Stato, ma più radicalmente la loro stessa sopravvivenza”. “Disattendere la dimensione etica – ha precisato il cardinale Martino – conduce inevitabilmente alla disumanizzazione della vita e delle istituzioni, trasformando la vita sociale e politica in una giungla dove impera la legge del più forte”. “Il Magistero sociale della Chiesa – ha aggiunto il presidente di Giustizia e Pace – non intende dettare leggi ai poteri pubblici, né dichiararsi a favore di una parte o dell’altra, ma piuttosto salvare la persona dell’uomo e rinnovare la società umana”.

     
    Secondo il cardinale Martino, “il cristiano, motivato dalla carità e dalla giustizia, non può accettare passivamente l’esistenza e il funzionamento delle cosiddette strutture di peccato, come – ad esempio – lo sfruttamento organizzato dei minori e della prostituzione, il commercio di armi e il perdurare di guerre e conflitti civili, le operazioni di pulizia etnica, le legislazioni che favoriscono la discriminazione razziale, la corruzione politica, il narcotraffico e altre siffatte terribili realtà”. Al riguardo spetta al cristiano una franca denuncia e una inequivocabile opposizione.

     
    Altra affermazione del porporato di rilevante attualità: “La fede cristiana mai potrà tradursi in un’unica collocazione politica; pretendere che un partito o un’opzione politica coincidano con le esperienze della fede e della vita cristiana sarebbe un pericoloso equivoco… Una diversità di opzioni sarà sempre legittima, purché si tratti di partiti o scelte che non contraddicano la fede o i valori cristiani”.

     
    Nella mattinata il cardinale Martino aveva ricevuto una laurea honoris causa dall’Università Cattolica di Salta e nella cappella dell’Ateneo aveva presieduto la concelebrazione di apertura delle Giornate di evangelizzazione della cultura, promosse in collaborazione con la Pontificia Università Cattolica Argentina.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Cinque pagine dedicate al viaggio apostolico del Papa in Austria compiuto un mese fa.

    Servizio estero - Intervento della Santa Sede sul tema "Rifugiati e sfollati: ripartire dalla prospettiva dei diritti umani".

    Servizio culturale - Un articolo di Lydia Salviucci Insolera dal titolo "La grande arte riscoperta nei piccoli musei": in Toscana la mostra itinerante "Rinascimento in Valdarno".
     Servizio italiano - In rilievo il tema della giustizia.

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    Oggi in Primo Piano



    Il quotidiano britannico The Guardian rivela: realizzato, per la prima volta, un cromosoma sintetico

    ◊   Il biologo americano Craig Venter sarebbe riuscito a realizzare in laboratorio un cromosoma sintetico, primo passo verso la possibile creazione di forme di vita artificiali. A rivelarlo è il quotidiano britannico The Guardian, secondo cui la scoperta potrebbe essere annunciata ufficialmente nei prossimi giorni, forse già lunedì. Lo stesso Venter ha dichiarato al Guardian che siamo di fronte “ad un passo filosofico importante nella storia della nostra specie”, poiché “viene data la possibilità ipotetica di fare cose che non avevamo mai pensato prima”. Per una prima riflessione su questa notizia, Sergio Centofanti ha intervistato il genetista Angelo Vescovi:


    R. – Giustappunto faccio una riflessione su un annuncio di un giornale, quindi non ho accesso ai dati scientifici. Mi sembra una notizia di una discreta rilevanza dal punto di vista, più che scientifico, tecnico. Nel senso che nei laboratori di tutto il pianeta si sintetizzano pezzi di materiale genetico e poi si introducono anche in organismi viventi, ottenendo organismi geneticamente modificati. In questo caso, sono stati sintetizzati, apparterrebbero a materiale di sintesi, una serie di geni che costituiscono un organismo noto, che ha un micoplasma, e sono stati assemblati questi geni a formare una sorta di cromosoma artificiale che, ovviamente, se viene poi inserito nell’organismo di origine, cui è stato estorto il suo patrimonio genetico, dà origine ad un organismo geneticamente modificato, che però ha un patrimonio genetico costruito sinteticamente in laboratorio. E’ un organismo geneticamente modificato di qualcosa che già esisteva, non è la creazione di un nuovo organismo. Quindi, l’affermazione che filosoficamente ci sia stato un salto concettuale, non la condivido assolutamente. Così come non condivido assolutamente il fatto che questo apra finalmente nuove prospettive per fare cose oggi impensabili. Queste sono esattamente le cose che la comunità scientifica ha pensato fino ad oggi. C’è un’evoluzione tecnica in più anche molto interessante, che dà accesso a queste possibilità, ma non è stato scoperto assolutamente niente di nuovo. E’ un’evoluzione importante, una scoperta importante della ricerca scientifica in ambito strettamente tecnico, sicuramente non filosofico e sicuramente non è un cambio di prospettiva.

     
    D. – Pat Mooney direttore di un’organizzazione canadese di bioetica dice che questa scoperta può dare il suo contributo all’umanità, ad esempio con la creazione di nuovi farmaci, o costituire una minaccia enorme con armi biologiche...

     
    R. – Ha detto una cosa assolutamente sensata e pienamente condivisibile da qualunque essere umano. Si può fare un’analogia con la fissione nucleare che si può utilizzare per scopi benefici e per produrre energia e si può utilizzare per distruggere e uccidere centinaia di migliaia di persone. Ho paura però che questo tipo di tecniche, quelle biotecnologiche, siano molto, molto più potenti. Quindi, ho auspicato anche in recenti interviste uno sviluppo di questa tecnologia, che trovo assolutamente fondamentale: cioè, non vedo assolutamente Frankenstein alla porta, ma è importante uno sviluppo, in parallelo a questi grandi progressi della scienza, di una cultura, di una filosofia e di una bioetica che riescano a controbilanciare e controllare queste forze rilasciate e liberate, che sono assolutamente imperscrutabili nelle loro future applicazioni, ma potentissime.

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    Ecumenismo e famiglia al centro della plenaria dei vescovi europei a Fatima

    ◊   Ecumenismo e famiglia sono i due temi che hanno tenuto banco all’Assemblea del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa in corso a Fatima. Questa mattina i presidenti delle Conferenze hanno parlato soprattutto di Sibiu e dei suoi influssi sul cammino di riavvicinamento tra le Chiese. Ieri invece la sessione è stata dedicata interamente alla famiglia. Il servizio da Fatima di Mimmo Muolo:


    Gli attacchi al matrimonio, è stato ribadito, sono un attentato al futuro dell’Europa. Perciò i vescovi hanno rivolto un duplice appello. Ai cattolici, innanzitutto, a “non rassegnarsi alla mentalità corrente” e, anzi, a “tener viva la consapevolezza della dignità e dell’identità della famiglia”. E ai politici, affinché “rinforzino questa istituzione preziosa per la società, sostenendone la stabilità, anche per il bene dei figli”. Di qui alcuni principi fondamentali, ampiamente sottolineati. Rifiuto della relativizzazione del modello tradizionale di matrimonio di fronte ad altre forme di unione. Invito a investire sulla fedeltà delle coppie. Attenzione al bene dei bambini che hanno diritto ad avere un padre e una madre. No alla riduzione degli embrioni a strumenti di ricerca, alla banalizzazione dell’aborto e all’apertura progressiva a pratiche di eutanasia”. Nel pomeriggio di oggi i membri del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa visiteranno la nuova Basilica della SS. Trinità, che la prossima settimana sarà inaugurata dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, a conclusione del 90.mo anniversario delle apparizioni. Il futuro dell’Europa, insomma, ancora una volta va ricercato nelle sue radici. (Da Fatima per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo, inviato di Avvenire)

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    All'Augustinianum di Roma, l’Atto accademico per la Beatificazione dei 498 martiri spagnoli del XX secolo. Intervista con Encarnacion Gonzalez Rodriguez

    ◊   Hanno trascorso la loro esistenza cercando il bene, hanno sofferto, hanno perdonato coloro che li aggredivano, hanno donato la loro vita per amore di Cristo: è quanto accomuna i 498 martiri del XX secolo in Spagna, che saranno beatificati a Roma il 28 ottobre. Ieri sera, all’Istituto Patristico Augustinianum di Roma si è svolto un Atto accademico per ricordare la loro testimonianza di fede, che invita a riconoscere la forza e l’azione della grazia di Dio nella debolezza della storia umana. Sono intervenuti all’evento lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, mons. Vicente Cárcel Ortí, studioso della Storia della Chiesa in Spagna e il padre gesuita Juan Antonio Martínez Camino, segretario generale della Conferenza Episcopale Spagnola. Tiziana Campisi ha chiesto alla professoressa, Encarnación González Rodríguez, direttrice dell’Ufficio per le Cause dei Santi della Conferenza episcopale spagnola e curatrice del volume “Chi sono e da dove vengono”, di tracciare un profilo di questi martiri:


    R. - Un numero grande, 498, tra i quali ci sono due vescovi, 24 sacerdoti secolari, 462 membri di istituti di vita consacrata, un diacono, un seminarista e sette laici. Tutti esprimono diversi modi di appartenere alla Chiesa, ma lasciano una testimonianza comune: hanno preferito l’amore per Gesù Cristo alla propria vita e l’hanno preferito con gioia, consapevoli delle conseguenze che avrebbero vissuto non rinunciando alla fede. Hanno dato questa testimonianza perdonando i loro persecutori, tante volte in un modo esplicito.

     
    D. - Lei ha scritto un libro “Chi sono e da dove vengono” ed ha potuto conoscere più da vicino ciascuno di questi 498 martiri. Ce ne può segnalare qualcuno in particolare?

     
    R. - Per me, è molto difficile segnalarne qualcuno perché tutti sono ugualmente importanti. Mi viene in mente un Salesiano di 16 anni - un giovane capace di preferire la fedeltà a Gesù Cristo alla propria vita - ed anche un religioso Trinitario di 78 anni. Sono il più giovane e il più anziano di questo gruppo di martiri. Alcuni sono stati uccisi soltanto con uno sparo, altri, invece, hanno sofferto un martirio veramente crudele. Quello che colpisce di più della vita di questo numeroso gruppo è che 145 di loro hanno tra i 20 e i 30 anni di età, si tratta cioè di persone molto giovani che avevano una fede profonda da testimoniare, così salda da non poter rinunciare ad essa.

     
    D. - Stupisce anche l’elevato numero di questi testimoni?

     
    R. - Il numero dei martiri nella Spagna è stato veramente molto elevato. La maggior parte sono stati martirizzati tra luglio e novembre del 1936, periodo nel quale c’è stata una delle persecuzioni religiose più grandi di tutta la storia della Chiesa per l’elevato numero dei martiri e anche per il breve spazio di tempo.

     
    D. - La Conferenza episcopale spagnola ha redatto un messaggio proprio sulla Beatificazione di questi 498 martiri. Che risonanza ha avuto?

     
    R. - Ha avuto, io direi, grande accoglienza. E’ stato anche molto diffuso. Direi quindi che ha avuto un’ottima risonanza.

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    Il grande direttore francese Georges Prêtre apre la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana

    ◊   Sarà l’Orchestra sinfonica nazionale della RAI, diretta da Georges Prêtre ad inaugurare, questa sera al Teatro Olimpico, la nuova stagione dell’Accademia Filarmonica Romana: in programma celebri pagine sinfoniche francesi, da Debussy a Bizet, coronate dalla Settima Sinfonia di Beethoven. L’incrocio fra la musica - antica e contemporanea – la danza e il teatro, caratterizzano il cartellone in cui si segnalano complessi orchestrali italiani e stranieri e coproduzioni internazionali, oltre al recupero del repertorio sacro del Settecento, come due Messe di Scarlatti e Pergolesi e le Litanie mariane messe in musica da Alessandro Melani. Il servizio di A.V.:
     
    (musica)

     
    Ci sono gli atletici Momix, quasi un marchio di fabbrica, e le marionette di Carlo Colla mutuate da Spoleto Festival. Una strizzata d’occhio alla musica da film con Luis Bacalov e il grande repertorio sinfonico, ma soprattutto tanta musica da camera come è tradizione della Filarmonica con preziosi recuperi di pagine sacre, di Scarlatti, Melani e Pergolesi, e le “Sette ultime parole di Cristo sulla Croce” di Haydn, con il quartetto Bernini e Chiara Muti. Bilancio in rosso e pubblico da recuperare non fanno indietreggiare una delle più antiche istituzioni musicali a Roma che, per risollevarsi, chiama alla presidenza un economista e amministratore insigne, Paolo Baratta, dopo la sua fortunata esperienza alla Biennale di Venezia:

     
    “Il bilancio deve stare in pareggio ma non esprime tutta la verità, quindi la sfida è amministrare bene per produrre cose di qualità. L’idea che un po’ di spirito di impresa debba entrare nelle istituzioni culturali mi sembra giusta, tenendo conto della peculiarità delle caratteristiche specifiche di queste istituzioni che sono quelle poste dall’arte, dalle sensibilità degli artisti, dalle sensibilità del pubblico, dalla difficoltà di misurare il valore del prodotto finale. Anche per le cose di valore bisogna correre e saperle 'vendere' altrimenti la competizione non funziona e la gara è vinta dalla mediocrità”.
     
    Prestigiosi partner concorrono quest’anno alla stagione. Da Roma Europa Festival, la musica per Roma, l’Ambasciata di Francia e il forum austriaco di cultura. Ancora Paolo Baratta:

     
    “Io questa realtà l'ho già sperimentale alla Biennale di Venezia: la coproduzione è importante soprattutto se è produzione. La vera sfida delle istituzioni culturali, ed anche dello spettacolo dal vivo della musica, è quella di destinare una certa quota di risorse alla produzione vera, cioè partendo da idee e non partendo dal già fatto. La produzione richiede tempo e risorse e poter unire le forze per produrre cose nuove, sarebbe davvero l’obiettivo più ambizioso che un’istituzione culturale può avere”.

     
    Non manca l'attenzione al radicamento sul territorio. L’assessore provinciale alla Cultura, Vincenzo Vita:
     
    “Tanti dalla provincia partecipano a queste iniziative. Questo è importante perché oggi nell’epoca globale, il locale è una dimensione nuova. Certamente la Filarmonica rappresenta un elemento di eccellenza: non possiamo mancare”.

     
    (musica)

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 27.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù dice ai discepoli che basta avere fede “quanto un granellino di senapa” per fare grandi cose. Ma nessun discepolo deve vantare meriti nelle opere della fede, anche se appaiono meravigliose. Infatti Gesù aggiunge:
     
    “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.

    Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    Tutto quello che fate, fatelo per il Signore e non per gli uomini, esorta San Paolo. Anche le parole del Vangelo si riferiscono al fare, all’agire. Molti oggi sono presi dal gran fare e sono in molteplici faccende affaccendati, ma chi lavora per il Signore? Chi sa di essere preso a servizio da un altro in tutto il suo fare quotidiano? Chi agisce in quella precisione di coscienza, in quell’esattezza di rapporto, in quella giustizia di cui Cristo parla per dire in maniera tersa e limpida il rapporto tra noi e il Signore? Anzi, quell’esattezza piuttosto ci spaventa. Noi, dopo aver fatto appena qualcosa, esigiamo. Egli ci dice che dopo aver fatto non qualcosa, ma dopo aver fatto tutto quello che ci è stato ordinato, dobbiamo stimarci come non meritevoli di nulla. Gesù ci parla di un’esattezza, di una naturalezza della nostra condizione che non è più evidente per noi, ma coloro che vivono fuori dal servizio giacciono nella servitù e non solo: il loro agire è vano perché "senza di me voi non potete fare nulla". Molti passano la vita a fare nulla, sono i fuori servizio.

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    Chiesa e Società



    Mons. Mamberti in Messico: distinguere tra laicismo e laicità

    ◊   “Lo Stato laico non è quello che reprime le religioni, ma quello che garantisce la libertà religiosa di tutti i credenti”. Lo ha detto, giovedì scorso, il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti, incontrando a Città del Messico il Corpo diplomatico e a rappresentanti della vita politica, economica e religiosa del Paese nordamericano. Mons. Mamberti ha affrontato il tema della libertà religiosa anche durante l’omelia nella Basilica della Madonna di Guadalupe, in occasione del XV anniversario dei rapporti diplomatici tra la Santa Sede e Messico. “Quindici anni fa - ha spiegato il presule rivolgendosi al Corpo diplomatico - c’è stato uno spartiacque nelle relazioni tra Stato messicano e Santa Sede, risultato di un importante processo di dialogo, così come della presa di coscienza del ruolo centrale e fondante della dimensione religiosa nella vita della nazione messicana”. Questo fatto – ha ricordato – ha significato l’inizio di “una nuova tappa della storia della Chiesa in Messico”, che ha permesso di “gettare ponti per il dialogo e la collaborazione”. Tra i frutti di questo dialogo – ha osservato mons. Mamberti - possiamo menzionare la ricerca di maggiori garanzie dei diritti dei migranti, in particolare di quanti attraversano la frontiera verso gli Stati Uniti, e la cooperazione nella costruzione di una società messicana più giusta ed equa”. La Chiesa - ha poi ricordato il presule - riconosce e promuove il diritto alla libertà religiosa ed è contraria ad “ogni forma di discriminazione dei diritti fondamentali della persona”. L’arcivescovo ha quindi sottolineato che “per evitare il pericolo della discriminazione è opportuno compiere, in modo permanente, una revisione delle caratteristiche di uno Stato laico garante di tutti i diritti umani”. Questo sforzo - ha affermato - passa necessariamente per “la distinzione tra laicismo e laicità dello Stato, evitando così interpretazioni errate o riduzionismi che ostacolano, ad esempio, l’esercizio della libertà religiosa”. “Quando uno Stato – ha concluso Mamberti - promuove la libertà religiosa e, allo stesso tempo, si astiene dall’imporre qualsiasi forma di religiosità o di irreligiosità nella sua società, si costituisce come autentico Stato laico”. (A cura di Luis Badilla)

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    Oggi la Giornata di preghiera e azione per la pace in Myanmar

    ◊   Preghiere, convegni e marce in tutto il mondo. Questo lo spirito dell’odierna giornata proclamata la “Giornata di azione globale” per la pace nell'ex Birmania, organizzata dall’associazione “Christian Solidarity Worldwide” (CSW), che difende i diritti delle minoranze religiose in tutto il pianeta. Come riporta l’agenzia Fides, alla giornata aderiscono numerose organizzazioni della società civile in tutti continenti. In programma cortei silenziosi per ricordare le vittime della repressione e per sollecitare i governi a muovere tutti i mezzi necessari per fermare la violenza sui civili in Myanmar. CSW ha invitato tutti i cristiani del mondo a mostrare solidarietà al popolo birmano attraverso la preghiera e i cortei pacifici. Molti gli emigrati o gli esiliati birmani in prima linea, che hanno visto riaccendersi la speranza per il rispetto dei diritti umani nel proprio Paese d’origine. Fra le richieste principali: un embargo internazionale nei confronti del governo birmano e un intervento deciso dalle Nazioni Unite per il rispetto della libertà e dei diritti umani fondamentali nel Paese. Soprattutto si sollecitano i governi di India e Cina a fare pressioni con il governo di Yangoon per far cessare le violenze. (E. B.)

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    Appello dell’OMS ai Paesi che confinano con l’Iraq per contrastare l’epidemia di colera nel Paese del Golfo

    ◊   L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha chiesto alle Nazioni confinanti con l’Iraq di rafforzare la sorveglianza lungo le frontiere, per evitare il diffondersi dell’epidemia di colera che ha colpito il Paese. Un comunicato dell’organizzazione delle Nazioni Unite - afferma l'agenzia Misna -precisa che “l’avviso non vuole in nessun modo significare restrizioni in viaggi o rapporti commerciali nelle aree colpite, ma solo invitare alla vigilanza nei confronti dell’epidemia” che ha provocato finora la morte di 14 delle oltre 3.300 persone contagiate. Più di 3.100 dei casi ufficialmente individuati sono avvenuti nelle province di Kirkuk e Sulemaniya, dove peraltro l’epidemia sembra essersi prodotta, ma ora pazienti con sintomatologie simili si presentano in 9 regioni su 18. Secondo l’OMS inoltre “il colera continua a diffondersi e la possibilità che giunga anche in aree finora immuni è concreta”. Due settimane fa si è verificato il primo contagio a Baghdad ma un numero crescente di casi è presente anche a Diyala, una provincia vicina alla capitale. L’Organizzazione della Sanità è impegnata a contrastare la diffusione dell’epidemia: ha annunciato l’invio di un team di medici in ausilio del ministero della Sanità iracheno e il trasporto di 5 milioni di tavolette di cloro per ripulire le condotte dell’acqua potabile, probabile centro di diffusione dell’epidemia. (E. B.)

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    Domani si celebra la Giornata mondiale del Rosario

    ◊   Migliaia di persone si uniranno in tutto il mondo al Rosario simultaneo che avrà luogo domani festa di Nostra Signora del Rosario, nella Giornata Mondiale del Rosario. Per la celebrazione della Giornata – ricorda l’agenzia Fides - gli istituti religiosi e i movimenti laicali sono invitati ad organizzare un Rosario nelle proprie comunità, in chiesa o in uno stadio, in famiglia e con gli amici. Nell’ottobre 1996 è stato realizzato il Primo Rosario Simultaneo per il 50 esimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale di Giovanni Paolo II. L'evento coinvolse 20 Paesi. Durante l’appuntamento dell’ottobre del 2000 si unirono più di 140 Paesi, nei quali si organizzò la recita del Rosario in chiese, stadi, cattedrali, piazze, ospedali, scuole, molti dei quali trasmessi per radio o televisione. Milioni di persone in tutto il mondo si unirono alla preghiera in quella occasione, e il numero di partecipanti e Paesi che si uniscono cresce ogni anno. Il Rosario di questa Giornata si offre specialmente, secondo quanto indicano gli organizzatori, per la pace del mondo, la vita e la famiglia, per i non-nati, per il Papa, i sacerdoti, le vocazioni sacerdotali e religiose. (E. B.)

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    Informare sulle gravi conseguenze dell’aborto. Questi gli obiettivi del congresso organizzato dall'arcidiocesi di Santiago del Cile

    ◊   Si conclude oggi il primo congresso di accompagnamento pastorale post-aborto sul tema “Famiglia, Missionaria della Vita, ed Accompagnamento Post Aborto” organizzato dalla Corporazione Progetto Sepranza, dall’Episcopato di San Bernardo e dalla Vicaria per la Famiglia dell’arcidiocesi di Santiago del Cile. L’obiettivo del Congresso è di informare sul grave danno che produce l’aborto nella vita delle persone e di far conoscere il lavoro di accompagnamento post-aborto come mezzo efficace di cura per le persone che soffrono per questa causa. Il Congresso – come riporta l’agenzia Fides - cerca anche di fare proprie le raccomandazioni della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, nel cui documento finale si sottolinea la necessità di “sostenere ed accompagnare pastoralmente e con speciale tenerezza e solidarietà quelle donne che hanno deciso di non abortire ed accogliere con misericordia quelli che hanno abortito, per aiutarle a guarire le loro gravi ferite e per invitarle a difendere la vita”. Fra i destinatari dell’appuntamento specialmente sacerdoti, religiose, seminaristi, operatori pastorali, catechisti, professori, professionisti del mondo della salute, assistenti sociali, psicologi, consulenti, mediatori familiari. Mons. Juan Ignacio González, Vescovo di San Bernardo, ha aperto ieri il Congresso con una relazione sul tema “Famiglia: Speranza per la Cultura della Vita”. Fra le diverse relazioni anche una tavola rotonda su “Progetto Speranza, un cammino di cura spirituale per chi ha vissuto un aborto” con esperienze dal Cile, Perù, Ecuador e Messico. Oggi è prevista la benedizione del Memoriale dei bambini non nati a San Bernardo, seguita da una Marcia per la Vita e la Famiglia che arriverà al Santuario Nazionale di Maipú. Il Progetto Speranza è un programma di accompagnamento, realizzato da donne ed uomini che hanno sperimentato la perdita di un figlio prima della sua nascita, specialmente a causa di un aborto indotto, e soffrono la sindrome post-aborto. Questa attenzione è sostenuta da professionisti e dall’appoggio di sacerdoti e Pastori. In Cile nasce nel 1999, all’ombra del Santuario di Schoenstatt di Bellavista, iniziata da un gruppo di professionisti laici, consigliati ed accompagnati da sacerdoti dello stesso Movimento Apostolico di Schoenstatt. (E.B.)

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    Arriverà il 12 dicembre a New York, nel giorno della festa della Vergine di Guadalupe, la torcia guadalupana 2007

    ◊   In occasione della festa di Nostra Signora del Rosario, domani mattina alle 6, dal Santuario della Basilica di Guadalupe, in Messico, partirà la Torcia Guadalupana 2007, per dirigersi verso New York, dove arriverà il prossimo 12 dicembre, festa della Vergine di Guadalupe. La presenza di oltre 25 milioni di messicani e dei loro discendenti negli Stati Uniti fa sì che il 12 dicembre sia una data sempre più importante anche in questo Paese. La marcia della Torcia Guadalupana – sottolinea l’agenzia Fides - è una tradizione religiosa molto radicata tra gli immigrati messicani, soprattutto giovani. Attualmente migliaia di corridori partecipano a questa corsa, con grande sforzo e coraggio, da Città del Messico fino a New York: si tratta di un vero pellegrinaggio, una marcia per la dignità dei popoli che si sentono emarginati. La corsa ha un messaggio eminentemente religioso, perché rappresenta l'importanza della Vergine di Guadalupe per gli emigrati latinoamericani, specialmente messicani: come la luce di una torcia, la Vergine continua ad illuminare e sostenere la vita quotidiana nella loro difficile condizione di emigrati. È stata quella fede che ha dato loro la forza di attraversare le frontiere e vincere tutte le difficoltà che gli si sono presentate come immigrati. “La corsa è dunque - spiegano gli organizzatori - una dimostrazione di gratitudine alla Vergine per la sua presenza affettuosa nel nostro percorso di emigrazione ed immigrazione”. In ogni corsa – proseguono – “rinnoviamo la nostra devozione verso di Lei, la nostra Regina e Madre, e ci trasformiamo in messaggeri che cercano di rafforzare le nostre Chiese con l’aiuto di tutti gli immigrati di tutte le nazionalità”. Inoltre ogni corridore si trasforma in messaggero dell’unità tra le famiglie che si sentono divise dalle frontiere. Ogni corsa rinforza il desiderio di mantenersi saldi durante il tragitto, nonostante le difficoltà che si presentano. La corsa della Torcia Guadalupana è possibile grazie all’appoggio di numerose organizzazioni non governative, gruppi di immigrati, dipartimenti della polizia locali, statali e federali, oltre a numerose istituzioni ecclesiali, parrocchie e diocesi. (E. B.)

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    L’ultimo saluto di Loreto a mons. Danzi, morto il 2 ottobre dopo una lunga malattia

    ◊   “Don Gianni è tornato alla Casa del Padre dopo aver concluso nel migliore dei modi il suo lavoro presso la Casa della Madre”. Con queste parole il card. Sergio Sebastiani ha “salutato” idealmente mons. Gianni Danzi, arcivescovo prelato per il santuario della Casa di Loreto, morto il 2 ottobre nella sua casa a Barasso, in provincia di Varese, dopo una lunga malattia. Secondo quanto riferisce l’agenzia Sir nell’omelia della celebrazione funebre, presieduta dal card. Sebastiani in rappresentanza del Santo Padre, il porporato ha reso noto che Benedetto XVI si è mostrato “addolorato dalla repentina scomparsa” del “caro don Gianni, fedele ed umile servitore” di Dio. Esattamente un mese fa - ha ricordato inoltre il cardinale - mons. Danzi aveva speso “ammirevoli energie” per “preparare e gestire al meglio” l’incontro del Papa con i giovani italiani, che si è tenuto nella sua diocesi in preparazione alla Giornata mondiale della gioventù di Sydney nel 2008. I funerali di mons. Danzi – informa la diocesi - si sono svolti “in un clima di grande partecipazione” e in una basilica “appena sufficiente” ad accogliere i tanti fedeli presenti. La celebrazione, accompagnata dalla Cappella musicale Santa Casa di Loreto, è stata concelebrata dal card. Angelo Scola, patriarca di Venezia, dal card. Edmund Shoka, già presidente del Governatorato della Città del Vaticano, da mons. Renato Boccardo, da mons. Piero Marini, dai vescovi delle Marche e da circa 50 sacerdoti. Presente anche una delegazione di Comunione e Liberazione. (E. B.)

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    Riprendono lunedì, nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli, gli incontri dei Figli Spirituali di Giovanni Paolo II

    ◊   Una voce, uno stimolo, anche se in modo semplice, ad imitare il servo di Dio Giovanni Paolo II nella sua grande testimonianza offerta alla Chiesa e al mondo intero. E’ la finalità del movimento “Gruppi di preghiera Figli spirituali di Giovanni Paolo II” che, a partire da lunedì prossimo, propone incontri di preghiera e di raccoglimento. Alle ore 16 di lunedì nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma, sono previsti l’accoglienza e l’adorazione eucaristica che porta come titolo: "Con Maria adoriamo Gesù". In questa occasione verrà anche presentato il programma dell’anno pastorale 2007-2008. Gli incontri intendono essere una testimonianza dell’amore per la Parola di Dio, per l’Eucaristia, per Maria e per il Papa, vicario di Cristo. Il movimento di preghiera e di spiritualità, fondato da suor Maria Rosa Lo Proto, vuole anche animare le varie vocazioni ad essere gioiose della propria fede, ma anche costantemente in cammino, per diventare “ricercatori di perle preziose” per il regno di Dio. Attualmente, sono 3 i Gruppi di preghiera – a fine ottobre diventeranno 12 - e più di 400 gli iscritti. Per avere maggiori informazioni, si può consultare il sito dell’associazione del movimento “Gruppi di preghiera Figli spirituali di Giovanni Paolo II”: www.prayingwithkarol.org (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Pakistan, Musharraf rieletto presidente - All'ONU in preparazione una risoluzione di condanna della Giunta birmana

    ◊   Nuovo mandato di 5 anni per il presidente pachistano Musharraf. La tv di Stato ha annunciato la sua vittoria al termine delle elezioni presidenziali nelle quali ha raccolto la quasi totalità dei consensi. I dati non ufficiali riferiti al Parlamento danno a Musharraf 252 voti su 257. Le consultazioni sono state segnate dalla violenza, scontri si sono verificati a Peshawar dove sono scesi in piazza gli avvocati, ostili al governo. Disordini anche a Lahore, Karachi e Quetta. Il servizio di Barbara Schiavulli:


    Il parlamento e le assemblee legislative provinciali hanno votato: il presidente è stato eletto e anche se ufficialmente nessuno può rilevare il vincitore per ordine della Corte Suprema, ufficiosamente i primi conteggi raccontano la schiacciante vittoria dell’attuale capo di Stato Pervez Musharraf. Tutti quelli che hanno votato lo hanno fatto per lui mentre gli altri, che invocano la non legittimità, si sono astenuti boicottando le elezioni che, però, non vantano il quorum ma la semplice maggioranza. Un successo scontato quello del generale che non potrà celebrare la sua vittoria perchè i giudici, che si riuniranno il 17 ottobre prossimo, dovranno decidere la legittimità della sua candidatura. Secondo la Costituzione pakistana, un capo di Stato non può allo stesso tempo essere il capo delle forze armate, ruolo che Musharraf non vuole perdere in quella che, per otto anni, è stata una dittatura militare, da quando cioè è giunto al potere nel 1999 con un colpo di Stato. Ferrate le misure di sicurezza nella capitale che, tranquillamente, ha assistito al voto in quello che sembra un generale disinteresse per una situazione che per la gente è già stata tutta stabilita. Più calde le altre città con manifestazioni, negozi chiusi in segno di protesta. La polizia ha malmenato il capo dell’ordine degli avvocati di Peshawar mentre protestava con il suo movimento, quello degli avvocati. E' il loro candidato presidenziale che vincerebbe nella remotissima ipotesi che la corte suprema decidesse di squalificare il presidente Musharraf. (Da Islamabad per la Radio Vaticana, Barbara Schiavulli)

    - Un progetto di risoluzione che condanna la repressione violenta della Giunta militare birmana sta circolando in Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La bozza, proposta da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, segue l’intervento a porte chiuse dell’inviato delle Nazioni Unite nel Paese asiatico, Ibrahim Gambari, che ha parlato dell’impossibilità di ritornare alla situazione politica precedente alla crisi. Il nostro servizio:

    Condanna delle violenze attuate dal regime birmano sui manifestanti, la scarcerazione di tutti i prigionieri politici e l’invito al dialogo tra i militari e l’opposizione. Sono i tre cardini della risoluzione che i tre membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, stanno mettendo a punto. Una bozza, probabilmente in discussione lunedì, che riflette le linee di intervento tracciate ieri, nella sua audizione, dall’inviato di Ban-Ki-moon in Birmania, Ibrahim Gambari. Quest’ultimo ha parlato della necessità di invertire la rotta nel Paese asiatico, tenendo conto delle rimostranze della piazza, non escludendo una nuova missione a Yangoon per novembre. Nonostante il consenso tra i Quindici nel condannare la mano pesante della Giunta, si segnalano spaccature sull’opportunità di sanzioni: da una parte gli Stati Uniti, dall’altra la Cina contraria a provvedimenti che potrebbero portare ad uno scontro e all’interruzione del dialogo tra le autorità birmane e la comunità internazionale. Pechino, storico alleato del Myanmar, non esclude di ricorrere al diritto di veto bloccando di fatto qualsiasi provvedimento contro la Giunta. Intanto nel Paese, la tv di Stato ha ammesso l’irruzione dell’esercito in 18 monasteri buddisti, l’arresto di più di 700 persone ed ha reso noto che solo 109 religiosi restano in prigione. Diverse le cifre dell’opposizione che denuncia migliaia di arresti e centinaia di scomparsi. Ancora non attivo il collegamento ad internet, che aveva ripreso a funzionare soltanto ieri sera. Per oggi, Amnesty International ha promosso una giornata di mobilitazione mondiale contro il regime birmano; manifestazioni sono in programma in una decina di Paesi: a Parigi l’appuntamento è davanti all’Ambasciata cinese per chiedere a Pechino di fare pressioni sulla Giunta militare.

    - Ancora un attentato in Afghanistan. Un’autobomba sulla strada dell'aeroporto di Kabul ha colpito in pieno un convoglio militare americano. Almeno 5 le vittime: un soldato della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti e quattro civili afghani. Sentiamo Giada Aquilino:
     
    Non è la prima volta che la strada che conduce da Kabul all’aeroporto della capitale afghana è teatro di un attacco. Un kamikaze a bordo di un’automobile si è gettato a grande velocità verso il convoglio militare, provocando una fortissima esplosione. Nello scoppio sono rimaste coinvolte diverse automobili civili. I talebani, attraverso un loro portavoce, hanno rivendicato l'attacco. Si tratta del terzo attentato suicida a Kabul dallo scorso 29 settembre, quando un altro kamikaze si era fatto saltare in aria contro un pullman di soldati afghani, provocando una trentina di vittime. Oggi, poi, ricorre il sesto anniversario dall'inizio della guerra contro i talebani e i loro alleati di Al Qaeda. Secondo fonti giornalistiche, proprio il 2007 sarebbe il più violento di questi anni di guerra. Ma mentre i combattimenti continuano, cambia l’assetto della coalizione internazionale: la stampa giapponese ha annunciato che Tokyo si appresterebbe a ritirare a partire dal 1° novembre il proprio appoggio navale alle operazioni militari nel Paese asiatico.

    - Incertezza sulla presenza palestinese alla Conferenza di pace sul Medio Oriente, convocata per metà novembre negli Stati Uniti. Lo ha rivelato il capo dei negoziatori palestinesi, Ahmad Qrei, durante un’intervista alla stampa locale, chiarendo che la decisione è legata alla messa a punto di una dichiarazione comune con gli israeliani. “Quello che per noi è importante è il contenuto e la sostanza del documento - ha spiegato - ma se rimarrà vago e generico, allora non avrà alcun valore”.

    - Il premier libanese, Fuad Siniora, avrebbe bocciato l’ipotesi avanzata dal leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, di un’elezione diretta del presidente del Paese nel caso in cui non si trovi un accordo politico. La notizia è riportata dal quotidiano libanese “An-Nahar”. Per Siniora la via indicata tenderebbe a favorire la maggioranza musulmana a spese della minoranza cristiana. In base alla Costituzione, il successore dell’attuale capo di Stato, Emile Lahoud, sarà eletto dal Parlamento per metà cristiano e per metà musulmano.

    - Nuove regole sugli agenti privati che operano in Iraq sono state decise dal dipartimento di Stato americano. “Azioni – si precisa- per rendere più semplice la verifica e il controllo”. L’iniziativa è scaturita dopo l’uccisione di 17 civili, avvenuta qualche settimana fa, da parte delle guardie della società “Blackwater” che vigilano sulla sicurezza del personale diplomatico nel Paese del Golfo. C’è attesa in Gran Bretagna per il discorso che il premier, Gordon Brown, pronuncerà lunedì davanti al Parlamento. Secondo la stampa londinese, Downing Street è pronta a dare asilo agli interpreti iracheni e alle persone che lavorano per le truppe britanniche in Iraq, spesso nel mirino della guerriglia.

    - Proseguono anche oggi nei Paesi Baschi le manifestazioni di protesta contro la vasta operazione che, giovedì scorso, ha portato all’arresto di 23 tra dirigenti e militanti del partito fuorilegge Batasuna, considerato vicino al movimento indipendentista dell’ETA. Il servizio di Padre Ignacio Arregui:

    Le reazioni dei gruppi violenti urbani non si sono fatte attendere. Stamattina sono almeno due gli attentati realizzati contro alcuni edifici pubblici che però non hanno provocato danni. Ieri, alcune centinaia di persone hanno manifestato per le strade di Bilbao e San Sebastian. Tra le 23 persone arrestate, giovedì scorso, 16 appartengono alla direzione collettiva del partito Herri Batasuna considerato il braccio politico dell’ETA, gli altri fanno parte di altri movimenti della sinistra nazionalista basca. Tutti gli arrestati sono stati trasferiti a Madrid. Numerose e contrastanti le dichiarazioni del mondo politico: la vicepresidentessa del governo centrale, Maria Teresa Fernandez de La Vega, ha messo l’accento sulla legalità dell’operazione contro un partito dichiarato fuorilegge per la sua collaborazione con il terrorismo dell’ETA. Tuttavia, non ha chiarito se il blitz è da considerarsi cruciale nella lotta al terrorismo. Il partito popolare ha applaudito all’azione. I dirigenti del mondo nazionalista basco hanno messo in dubbio l’opportunità e l’utilità di queste misure di forza. Ricordano, infatti, che dirigenti di Herri Batasuna hanno partecipato mesi fa ad alcuni incontri con rappresentati del partito socialista in cerca di un vero negoziato di pace. L’operazione della polizia nazionale è avvenuta mentre due delegati del Sinn Féin, movimento indipendentista irlandese, si trovavano in visita nei Paesi Baschi, invitati da Herri Batasuna. Anche loro hanno manifestato la preoccupazione per i possibili sviluppi negativi degli arresti sulla ricerca del dialogo per una pace definitiva. Oggi pomeriggio sono previste alcune manifestazioni per le strade di San Sebastian e di Bilbao. (Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui)

    - Martedì a Mosca è previsto l’incontro tra il primo ministro ucraino Viktor Ianukovic ed il suo omologo russo Viktor Zubkov. Al centro dei colloqui le relazioni bilaterali tra i due Paesi, alla luce dei risultati elettorali di domenica scorsa che hanno sancito la netta affermazione di Iulia Timoshenko, ma che non hanno prodotto alcun accordo sul futuro governo. In agenda anche il debito energetico di Kiev nei confronti di Mosca.

    - Far luce sull’assassinio di Anna Politkovskaia. E’ quanto chiedono oltre 60 firmatari di una lettera pubblicata oggi dal quotidiano “Times” ad un anno di distanza dalla morte della giornalista russa, famosa per le sue inchieste sulla guerra in Cecenia. Tra le personalità che hanno aderito all’appello c’è il sudafricano Desmond Tutu, premio Nobel per la Pace, lo scrittore francese, Bernard Henry Levy, ed il drammaturgo britannico, Harold Pinter. Ed in Russia, è prevista per domani una manifestazione di commemorazione della Politkovskaia ma sull’iniziativa si registrano divisioni all’interno dell’opposizione. Il timore è che il permesso di raduno, accordato per sole 500 persone, diventi il pretesto per sciogliere subito il comizio al quale con ogni probabilità parteciperà un numero superiore a quello previsto. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)



    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 279

     
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