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SOMMARIO del 04/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa non ha mire di potere, ma chiede solo di servire l’uomo ispirandosi all’esempio di Gesù: così, Benedetto XVI al nuovo ambasciatore italiano presso la Santa Sede
  • Altre Udienze e nomine
  • Lo studio delle galassie al centro della Conferenza internazionale promossa a Roma dalla Specola Vaticana
  • Il libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret" raggiunge i due milioni di copie
  • L'Osservatore Romano pubblica il Calendario 2008 con immagini inedite di Benedetto XVI
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Corea del Sud e del Nord firmano un patto di riconciliazione: proclamata una zona speciale di pace
  • Al via a Fatima la plenaria dei vescovi europei: intervista con il cardinale Péter Erdö
  • Messaggio del vescovo di San Cristóbal de Las Casas in vista delle elezioni politiche nel Chiapas, in Messico
  • Le conclusioni della plenaria dei vescovi tedeschi: il commento del vescovo di Bamberg
  • La Chiesa celebra San Francesco, patrono d’Italia
  • Chiesa e Società

  • Nessun partito ha il diritto di parlare in nome della Chiesa: così i vescovi polacchi in vista delle elezioni del 21 ottobre in Polonia
  • La preghiera rafforzi il dialogo: così il patriarca Alessio II, incontrando ieri a Parigi il presidente della Conferenza episcopale francese, cardinale Jean-Pierre Ricard
  • Presentato il "Rapporto 2006 sulla libertà religiosa nel mondo", giunto all'ottava edizione
  • Confermata in appello la condanna a 18 mesi all'assassino di don Andrea Santoro
  • Diritti umani, libertà religiosa, istruzione, ruolo della società civile al centro del seminario della Commissione Giustizia e Pace dei vescovi del Pakistan
  • Per il vescovo di Tunisi mons. Lahham, il dialogo tra cristiani e musulmani è il primo passo verso una possibile condivisione
  • Forte preoccupazione per i due giornalisti curdi condannati a morte in Iran
  • Nuovo rinvio in Nigeria ai tre processi intentati contro la Casa farmaceutica Pfizer per avere sperimentato incautamente un nuovo farmaco su 200 bambini malati di meningite
  • La Chiesa cilena alla vigilia della sua Prima Assemblea ecclesiale nazionale
  • Il cardinale Bergoglio denuncia la "cultura dello scarto" in Argentina contro bambini e anziani
  • La Bibbia arriva sul telefonino: il servizio, lanciato da una società gallese, propone anche preghiere, inni e immagini sacre
  • Week end ricco di celebrazioni a Pompei: domani, la festa del Beato Bartolo Longo, domenica la recita della Supplica
  • Domani si apre a Torino l'incontro dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti per rinsaldare il legame tra imprenditorialità e radici cattoliche
  • E' morto questa mattina mons. Ricardo Dias Neto, incaricato dell'Edizione settimanale in lingua portoghese del quotidiano “L’Osservatore Romano”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nella notte ancora arresti nella capitale birmana – E’ morto l’agente italiano del Sismi ferito in Afghanistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa non ha mire di potere, ma chiede solo di servire l’uomo ispirandosi all’esempio di Gesù: così, Benedetto XVI al nuovo ambasciatore italiano presso la Santa Sede

    ◊   La Chiesa non chiede privilegi, ma solo di poter svolgere liberamente la sua missione per il bene di tutti gli italiani: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nell’udienza di stamani al nuovo ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi ricevuto in Vaticano in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali. Il Papa ha messo l’accento sulla fruttuosa collaborazione tra la Santa Sede e lo Stato italiano per la promozione del bene dell’intera comunità nazionale. Quindi, ha esortato l’Italia a proseguire, in campo internazionale, nell’impegno per la pace e la difesa dei diritti umani. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    “Fedele ai principi che ne hanno ispirato il cammino nel passato”, l’Italia “sappia anche in questo tempo segnato da vasti e profondi mutamenti, continuare ad avanzare sulla via dell’autentico progresso”: è l’augurio e al tempo stesso la viva esortazione di Benedetto XVI al popolo italiano, nell’udienza all’ambasciatore Zanardi Landi. Il Papa ha invitato l’Italia a dare un contributo alla Comunità internazionale “promuovendo quei valori umani e cristiani, che costituiscono un irrinunciabile patrimonio ideale e che hanno dato vita alla sua cultura e alla sua storia civile e religiosa”. Quindi, si è soffermato sul ruolo della Chiesa nella società italiana:

     
    "La Chiesa cattolica non cesserà di offrire alla società civile, come già in passato, il suo apporto specifico, promuovendo ed elevando quello che di vero, buono e bello si trova in essa, illuminando tutti i settori dell’attività umana con i mezzi che sono conformi al Vangelo e in armonia con il bene di tutti, secondo la diversità dei tempi e delle situazioni".

    Riecheggiando poi la Gaudium et Spes, il Pontefice ha ribadito che la comunità politica e la Chiesa sono "indipendenti e autonome”, ma tutte e due, seppur a titolo diverso, “sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane”. Nell’Accordo del 1984 che ha modificato il Concordato Lateranense, è stata la riflessione del Papa, vengono riaffermate “sia l’indipendenza e la sovranità dello Stato, sia la reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e del bene dell’intera comunità nazionale”:
     
    "Nel perseguire tale obbiettivo, la Chiesa non si propone mire di potere, né pretende privilegi o aspira a posizioni di vantaggio economico e sociale. Suo solo scopo è servire l’uomo, ispirandosi, come norma suprema di condotta, alle parole e all’esempio di Gesù Cristo che 'passò beneficando e risanando tutti' (At 10,38). Pertanto, la Chiesa cattolica chiede di essere considerata per la sua specifica natura e di poter svolgere liberamente la sua peculiare missione per il bene non solo dei propri fedeli, ma di tutti gli Italiani".
     
    La Chiesa, ha detto ancora il Papa riprendendo il suo discorso al Convegno ecclesiale di Verona, “non è e non intende essere un agente politico”. D’altra parte, la Chiesa “contribuisce a far sì che ciò che è giusto possa essere efficacemente riconosciuto e poi anche realizzato”. Ha così auspicato la collaborazione tra tutte le componenti della nazione italiana non solo per custodire gelosamente “l’eredità culturale e spirituale che la contraddistingue”, ma ancor più per ricercare “vie nuove per affrontare in modo adeguato le grandi sfide” dell’epoca post-moderna:
     
    "Tra queste, mi limito a citare la difesa della vita dell’uomo in ogni sua fase, la tutela di tutti i diritti della persona e della famiglia, la costruzione di un mondo solidale, il rispetto del creato, il dialogo interculturale e interreligioso".
     
    Benedetto XVI si è poi soffermato sul ruolo dell’Italia nel mondo. Molto resta da fare per conseguire la promozione di un umanesimo integrale, ha detto il Papa. Per questo, ha aggiunto, il 60.mo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo che cade il prossimo anno, potrà costituire un’utile occasione per l’Italia di “offrire il proprio apporto alla creazione, in campo internazionale, di un giusto ordine al cui centro ci sia sempre il rispetto per l’uomo, per la sua dignità e per i suoi inalienabili diritti”:

     
    "L’Italia, in virtù della sua recente elezione quale membro del Consiglio per i Diritti Umani e ancor più per la sua peculiare tradizione di umanità e generosità, non può non sentirsi impegnata in un’opera infaticabile di costruzione della pace e di difesa della dignità della persona umana e di tutti i suoi inalienabili diritti, compreso quello della libertà religiosa".
     
    Nel giorno in cui l’Italia festeggia il suo Patrono, Francesco d’Assisi, Benedetto XVI non ha poi mancato di sottolineare il legame tutto particolare che unisce l’Italia al Successore di Pietro, il quale, ha rilevato, “ha la sua sede proprio nell’ambito di questo Paese, non senza un misterioso e provvidenziale disegno di Dio”. Dal canto suo, l’ambasciatore italiano ha messo l’accento sull’intima “compenetrazione” che nei secoli si è realizzata tra la Chiesa e la crescita del popolo italiano. Quindi, ha sottolineato le significative convergenze tra Stato italiano e Santa Sede nella politica internazionale a partire dall’impegno per la difesa della pace. “Non solo i cattolici – ha concluso il diplomatico - ma anche i seguaci di altri credi religiosi, i laici e gli agnostici” hanno ancora bisogno del magistero della Chiesa e del messaggio che viene dal Successore di Pietro.

     
    Il nuovo ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, è nato ad Udine il 24 maggio 1950. È sposato ed ha tre figli. Laureato in Giurisprudenza, ha frequentato l'Ecole Nationale d'Administration di Parigi. Intrapresa la carriera diplomatica nel 1978, è stato, tra i numerosi incarichi rivestiti, console a Teheran, consigliere e ministro consigliere dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede (1992-1996), ambasciatore a Belgrado (2004-2006) e, fino al conferimento di questo incarico, vice-segretario generale del Ministero degli affari esteri (2006-2007).

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    Altre Udienze e nomine

    ◊   Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto in successive udienze l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, l’arcivescovo Oscar Rizzato, elemosiniere emerito di Sua Santità e mons. Walter Brandmüller, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.

    In Australia, il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Sydney il reverendo Terence John Gerard Brady, parroco di Mosman e Neutral Bay, a Sydney, assegnandogli la sede titolare vescovile di Talattula.

    In Italia, Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Napoli mons. Antonio Di Donna, del clero della medesima arcidiocesi, finora vicario episcopale e docente di Teologia Pastorale alla Pontificia facoltà teologica per l’Italia Meridionale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Castello di Numidia.

    Il Papa ha nominato consultori della Congregazione per i vescovi l’arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato per gli Affari Generali e l’arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero.

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    Lo studio delle galassie al centro della Conferenza internazionale promossa a Roma dalla Specola Vaticana

    ◊   Si conclude domani a Roma, presso il Centro Matteo Ricci, la Conferenza internazionale promossa dalla Specola Vaticana sul tema della formazione ed evoluzione dei dischi galattici. Partecipano al convegno 210 astronomi, provenienti da tutto il mondo. Il convegno si svolge in coincidenza con uno storico evento: proprio oggi ricorre il 50.mo anniversario del lancio del primo satellite artificiale nello spazio, lo Sputnik. Ma cosa è emerso finora dalla Conferenza? Giovanni Peduto lo ha chiesto al direttore della Specola Vaticana, padre José Funes:


    R. – Nell’astronomia attuale, in questi ultimi anni, si discutono tre temi di ricerca astronomica: la formazione dei pianeti, la formazione delle stelle e la formazione delle galassie. La Specola Vaticana è coinvolta su questi tre fronti della ricerca astronomica. Nell'universo ci sono tre tipi di galassie: le galassie ellittiche che sono simili ad una palla di rugby; le galassie a disco che, per dirlo in poche parole, sembrano un uovo fritto, e le galassie regolari che non hanno una forma particolare. Ora, uno dei risultati più importanti emersi è come crescono le galassie, come si formano questi dischi, come aumentano in diametro per esempio. Adesso abbiamo la possibilità di osservare attraverso i telescopi spaziali, per esempio “Galex” che è della NASA e permette di osservare la luce ultravioletta e questo è uno dei principali risultati che si discutono in questi giorni. Prima potevamo solo osservare con i telescopi quello che si chiama la “luce visibile”, quella luce che i nostri occhi possono vedere. Con i radiotelescopi abbiamo un’immagine più completa delle galassie.

     
    D. - Ancora oggi nascono nuove galassie?

     
    R. – Diciamo che le galassie, nel presente dell’universo, continuano, alcune di loro, a formare stelle perché le stelle sono formate dal gas e dalla polvere che c’è nelle galassie. A questo punto l’universo forma meno stelle che miliardi di anni fa. Le galassie più lontane, che noi vediamo quando erano più giovani, si mostrano come si formano ed evolvono.

     
    D. - La nostra galassia si chiama Via Lattea: cosa ne sappiamo?

     
    R. – Ne sappiamo parecchio: sappiamo che la Via Lattea è parte di un gruppo di galassie locali, che questo gruppo è composto più o meno da 40 galassie. Ci sono delle galassie piccole che sono satelliti della nostra galassia e queste piccole galassie contribuiscono a formare la nostra, sono, per dire a parole semplici, inghiottite dalla nostra. Sappiamo anche per esempio che la galassia Andromeda che è molto simile alla nostra, possiamo dire è sorella della nostra Via Lattea, è a spirale ed è la galassia a spirale più vicina: si trova a due milioni di anni luce da noi.

     
    D - Qual è la galassia più lontana?

     
    R. – E’ difficile dirlo perché ogni volta ne viene scoperta una più lontana ma ci sono delle galassie che si possono osservare a 12, 13 miliardi di anni luce così che noi vediamo la luce di quella galassie giungerci dopo 12 miliardi di anni.

     
    D. - Di fronte all’immensità dello spazio quali riflessioni sorgono?

     
    R. – Sappiamo che questo universo è fatto da 100 miliardi di galassie; ciascuna di queste galassie è fatta da miliardi di stelle ed è probabile che queste stelle abbiano dei pianeti come il nostro sistema solare. Questo universo così immenso, così grande, ci fa rendere conto della nostra fragilità e quanto sia piccola la nostra Terra. Questo dovrebbe spingerci un po’ a riflettere sulla nostra piccola Terra, ed essere, come diceva Papa Benedetto XVI in queste ultime settimane, più responsabili nell'utilizzo delle risorse della Terra, non essere egoisti e pensare alle prossime generazioni.

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    Il libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret" raggiunge i due milioni di copie

    ◊   Il libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret" con le sue 15 edizioni nelle varie lingue ha raggiunto i due milioni di copie. Con questo straordinario successo editoriale la Libreria Editrice Vaticana (LEV) si appresta a partecipare dal 10 al 14 ottobre prossimi alla Buchmesse di Francoforte in Germania. La partecipazione di quest’anno è rilevante sia perché nello stesso stand (Halle 5.1 B 941) denominato Vatican City State si troveranno i Musei Vaticani, la Biblioteca Apostolica Vaticana, l’Unitelm e la Urbaniana University Press, sia per la qualità dell’offerta. Nel rinnovato stand di rappresentanza la LEV presenterà tutta la più recente produzione libraria da cui emerge in modo del tutto particolare l’abbondante espressione del magistero di Benedetto XVI. Negli oltre cinquanta incontri con editori in calendario verranno presentati, tra gli altri, anche alcuni nuovi volumi di notevole interesse quali ”Enciclopedia della Preghiera”, “La Sistina svelata”, “Il Perdono”, “Agostino Gemelli”.Saranno  a disposizione degli editori e dei visitatori il direttore don Giuseppe Costa, salesiano, il responsabile editoriale, il padre carmelitano Edmondo Caruana, e membri dei diversi dipartimenti della Casa Editrice Vaticana.

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    L'Osservatore Romano pubblica il Calendario 2008 con immagini inedite di Benedetto XVI

    ◊   E’ stato pubblicato dal servizio fotografico dell’Osservatore Romano il nuovo calendario 2008: si tratta di tredici immagini inedite, una ogni mese e la copertina, riprese durante il soggiorno estivo trascorso da Benedetto XVI nel mese di luglio a Lorenzago di Cadore, in Veneto. Il formato grande (42x30), lo spessore della carta, la stampa su un solo lato del foglio – si legge in una nota diffusa dalla sala stampa della Santa Sede – consentono di conservare le singole immagini come dei “quadretti” che possono essere anche incorniciati. Il calendario, del costo di 5 euro, è in vendita al Servizio fotografico di Via del Pellegrino, e nelle principali edicole e librerie nei pressi del Vaticano.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - L'udienza del Papa al nuovo Ambasciatore d'Italia.

    Servizio estero - L'intervento del Segretario per i Rapporti con gli Stati, arcivescovo Dominique Mamberti,  al dibattito generale della sessantaduesima sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite: " 'Fede' nei diritti fondamentali e nella dignità della persona umana come fondamento del dialogo e della cooperazione tra le Nazioni".

    Servizio culturale - Un articolo di Susanna Paparatti sul restauro del Palazzo delle Esposizioni.
     Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

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    Oggi in Primo Piano



    Corea del Sud e del Nord firmano un patto di riconciliazione: proclamata una zona speciale di pace

    ◊   Una soluzione al di là di ogni aspettativa, che spiana la strada ad una reale pacificazione tra le due Coree. Si è concluso con un accordo per la creazione di una ''zona speciale di pace e cooperazione economica'' il vertice a Pyongyang tra il leader della Corea del Nord, Kim Jong Il, ed il presidente della Corea del Sud, Roh Moo-hyun. L’intesa è stata preceduta dall’annuncio - ai colloqui a 6 di Pechino - dello smantellamento nucleare nordcoreano entro la fine dell’anno. Il servizio è di Chiaretta Zucconi:


    I leader delle Coree si impegnano ad incontrarsi di nuovo, per giungere alla firma di un trattato di pace, che sostituisca l’attuale armistizio siglato nel ’53 alla fine della Guerra di Corea. Ma non solo, il presidente sudcoreano Roh Moo-hyun e il suo omologo del Nord, Kim Jong-il, hanno deciso di inserire nel comunicato anche la decisione di istituire una zona di pace lungo la costa occidentale della penisola. Ad alleggerire la tensione tra i due leader, dopo il freddo benvenuto del primo giorno, e a permettere una svolta davvero storica e decisiva del vertice, è stata la notizia giunta ieri da Pechino della raggiunta intesa tra i partecipanti ai colloqui a sei - Stati Uniti, Coree, Cina, Russia e Giappone – riguardante il disarmo nucleare nordcoreano, con cui il governo di Pyongyang accetta di smantellare tutti gli arsenali atomici entro il 31 dicembre 2007. Il comunicato congiunto del Summit è la ciliegina sulla torta: un grande successo di Roh Moo-hyun arrivato in Corea del Nord, attraversando umilmente a piedi il 38.mo parallelo. Sicuramente il Summit passerà alla storia per aver contribuito alla normalizzazione delle relazioni dei due Paesi. (Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi)

    Un documento, quello redatto al termine del vertice fra i leader delle due Coree, che molti osservatori definiscono dunque già storico, non solo per l’allentamento della tensione tra i due Paesi, ma anche per le ricadute internazionali. Ma quali saranno, nello specifico, le conseguenze sugli equilibri geopolitici dell’area asiatica? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Piergiorgio Pescali, collaboratore di Avvenire ed esperto di questioni coreane:


    R. – Sicuramente allenterà le tensioni che sono presenti, specialmente tra la Corea del Nord e il Giappone. Ultimamente, il Giappone ha visto un cambio di governo, che è molto più disponibile al dialogo con la Corea del Nord di quanto fosse quello precedente. Poi faciliterà sicuramente anche l’avvio di una collaborazione, all’inizio economica, con la Corea del Sud. Ci sono attualmente una trentina di aziende sudcoreane che già lavorano in Nord Corea e occupano circa 16 mila operai nord coreani. Guadagnano uno stipendio che è circa il triplo di quello che viene dato ai colleghi nordcoreani, che lavorano in aziende nordcoreane.

     
    D. – Questa situazione, anche economica, così diversa tra i due Paesi può in realtà premere sull’acceleratore della riunificazione nel prossimo futuro?

     
    R. – Né la Corea del Nord, né la Corea del Sud hanno intenzione di avere una penisola coreana unita, come lo è ad esempio la Germania, dove però il gap economico tra le due Germanie al momento dell’unificazione era di 5 ad 1 a favore dell’Ovest. Qui invece si parla di un gap economico di 35, 40 a 1. Si parla invece di una federazione con due Stati con due economie ancora separate, una capitalista ed un’altra socialista, che con l’aiuto della Corea del Sud dovrebbero poi piano, piano appianare questo gap. Gli analisti più attenti, però, parlano di cinque decenni per coprire effettivamente queste differenze e poi cominciare a parlare di un’unificazione politica dell’intera penisola.  

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    Al via a Fatima la plenaria dei vescovi europei: intervista con il cardinale Péter Erdö

    ◊   Si apre oggi con una Messa nel Santuario di Fatima, in Portogallo, la plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE). A presiedere il rito è il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi. Numerosi i temi al centro dell’Assemblea che sarà guidata dal neopresidente dei vescovi europei, il cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest, e primate d'Ungheria. Marta Vertse lo ha intervistato:

     R. – Ci raduniamo a Fatima proprio nel 90.mo anniversario delle apparizioni. E’, quindi, quasi del tutto naturale la proposta di pregare insieme per l’Europa, di consacrare l’Europa al cuore della Vergine Maria e al cuore di Gesù. Ma sono anche tanti altri i punti all’ordine del giorno che dovremo affrontare. Uno di questi temi monografici è certamente quello relativo al matrimonio e, quindi, alla condizione dell’istituto matrimoniale in Europa. Questo è un tema caratterizzato da diversi aspetti, poiché c’è la realtà dei matrimoni misti e, quindi, della famiglia in Europa (proprio su questo argomento abbiamo tenuto quest’anno una conferenza in Romania, durante la quale si sono affrontate soprattutto le esperienze dei diversi Paesi nel sud-est Europeo). Un’altra questione, certamente molto attuale, è quella del matrimonio e della famiglia nell’Unione Europa. Ascolteremo, a questo riguardo, una introduzione di mons. André Dupuy, che è nunzio apostolico presso l’Unione Europea; il tema della pastorale sarà introdotto dal cardinale Jean-Pierre Ricard. Tutti i partecipanti potranno poi presentare la situazione del matrimonio nel diritto e nella società del loro Paese.
     
    D. – Eminenza, quanto influisce il fatto che la Plenaria sia ospitata nel Paese dell’attuale presidenza del Consiglio dell’Unione Europea?

     R. – Il nostro incontro inizierà oggi stesso con l’incontro con il primo ministro del Portogallo. Questo incontro speriamo possa contribuire anche ad un approccio europeo a tali questioni difficili, che sono all’ordine del giorno. Parleremo anche delle migrazioni, delle vocazioni, delle catechesi scolastica ed universitaria. Per tutti gli argomenti che affronteremo, sono state istituite delle Commissioni, dalle quali riceveremo un resoconto del lavoro. Questo ci aiuterà, certamente, ad individuare gli impegni successivi. Un altro argomento interessante sarà quello relativo alla relazione tra la CCEE e la COMECE, organo episcopale che segue i lavori dell’Unione Europea e mantiene, quindi, i rapporti con le istituzioni stesse dell’Unione Europea. Ascolteremo il resoconto del presidente segretario della COMECE ed aspettiamo con grande interesse di conoscere quelli che saranno i loro progetti per il prossimo anno.
     

     D. – La Plenaria oltrepassa i confini europei visto che parte dei lavori sarà dedicata alla collaborazione tra il CCEE ed i vescovi dell’America Latina e dell’Africa?
     

     R. – Questa collaborazione è ormai tradizionale. Abbiamo forme istituzionali soprattutto per quanto riguarda il lavoro comune con il SECAM, con i vescovi dell’Africa. Responsabile di questo tema alla nostra sessione sarà il cardinale Josip Bozanic, che ha partecipato anche alla riunione africana di quest’anno. Per quanto concerne, poi, la rappresentanza dell’America Latina avremo un resoconto relativo all’Assemblea Plenaria del CELAM, celebrata quest’anno ad Aparecida. Certamente, ci sarà anche un punto da affrontare e da considerare, quello relativo cioè all’incontro di Sibiu e quindi il tema dell’ecumenismo, e l’incontro europeo ecumenico, con l’indicazione di esperienze e di suggerimento per il lavoro futuro.

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    Messaggio del vescovo di San Cristóbal de Las Casas in vista delle elezioni politiche nel Chiapas, in Messico

    ◊   Non è compito peculiare della Chiesa prendere parte alla battaglia politica per realizzare una società più giusta. Ma la Chiesa non può e non deve restare ai margini della lotta per la giustizia: è quanto afferma, in una lettera pastorale, mons. Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo di San Cristóbal de Las Casas, diocesi dello Stato messicano del Chiapas, invitando i cittadini ad un “chiaro discernimento” in vista delle elezioni politiche di domenica prossima. Il servizio di Luis Badilla:
     
    In vista delle politiche di domenica nello Stato del Chiapas, il vescovo di San Cristóbal de Las Casas, mons. Felipe Arizmendi Esquivel, ha pubblicato una lettera pastorale intitolata “La politica, carità sociale”. Nel documento il presule sottolinea come la popolazione sia stanca e scoraggiata di fronte al susseguirsi di processi elettorali che spesso si riducono solo a promesse, senza svolte radicali. Mons. Felipe Arizmendi Esquivel incoraggia quindi i cittadini ad esprimere un voto ragionato e “a votare dopo un chiaro discernimento”. Citando Benedetto XVI, il presule poi scrive: “Non è compito proprio della Chiesa quello di prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile; tuttavia, essa non può e non deve neanche restare ai margini della lotta per la giustizia”. “La nostra – aggiunge - non è una parola per sostenere un partito. Non siamo parte della macchina elettorale di nessun candidato. Noi offriamo solo forze spirituali a tutti per affrontare queste elezioni con maturità cittadina e cristiana”. In riposta a coloro che in questi giorni hanno scritto che i sacerdoti dovrebbero solo celebrare la Santa Messa e non entrare nelle questioni non religiose, mons. Arizmendi risponde poi con le parole di Benedetto XVI: “Il culto gradito a Dio, infatti, non è mai atto meramente privato, senza conseguenze sulle nostre relazioni sociali: esso richiede la pubblica testimonianza della propria fede. (…) I politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana". (Sacramentum caritatis, 83). Infine, mons. Arizmendi lancia un monito : “Chi si astiene dalla lotta, si emargina dalla società. Occorre dunque votare consapevolmente e criticamente”. “Lo si deve fare – conclude - non perché qualcuno durante la campagna ci ha regalato qualcosa, o ci ha fatto promesse non realistiche. Si deve votare per coloro che hanno dimostrato di essere onesti… di avere la capacità di servire il popolo”. I candidati sono quasi 7 mila ma solo 1.500 sono donne. Per quanto riguarda la consultazione, le cariche parlamentari che si rinnovano sono 40 e quelle dei municipi 118. La campagna elettorale ha visto duri scontri fisici e soprattutto verbali fra i partiti. Le autorità locali hanno espresso preoccupazione di fronte all’eventualità di atti di violenza e per questo sono scattate straordinarie misure di sicurezza per mantenere l’ordine pubblico.

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    Le conclusioni della plenaria dei vescovi tedeschi: il commento del vescovo di Bamberg

    ◊   Il dialogo ecumenico è stato al centro della plenaria autunnale dei vescovi tedeschi riunitisi nei giorni scorsi a Fulda. Il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha fatto riferimento al recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede su alcuni aspetti circa la Dottrina sulla Chiesa che ha suscitato aspre critiche da parte dei protestanti e si è detto "convinto che sia necessario proseguire il cammino intrapreso del dialogo ecumenico", pur ammettendo che "le domande sono più difficili e l'impazienza cresce". Tra gli impegni scaturiti dalla plenaria quello di una lotta ferma contro la piaga degli abusi sessuali in seno alla Chiesa. Tra gli argomenti trattati anche il Motu Proprio del Papa sulla Messa secondo il rito di San Pio V riformato da Giovanni XXIII. Ma quali sono state le reazioni tra i cristiani in Germania? Birgit Pottler, del Programma tedesco della nostra Emittente, lo ha chiesto all’arcivescovo di Bamberg Ludwig Schick:

     
    R. - Le reazioni sono sempre differenti: alcuni sono favorevoli e altri, invece, sono contrari a questo rito, dicono che è superato. L’intenzione del Papa, però, è di unire la Chiesa. Ci sono alcuni gruppi cattolici che vogliono celebrare la Santa Messa secondo questo rito e ci sono altri che vogliono continuare con il rito rinnovato dopo il Concilio Vaticano II. La nostra intenzione è di dare il diritto di celebrare a entrambe le parti: coloro che vogliono farlo secondo il rito tradizionale - è straordinario come dice il Papa - devono avere il diritto di celebrare secondo questo rito e gli altri secondo il rito rinnovato. Speriamo di unire questi due gruppi per unire la Chiesa.

     
    D. - Un anno fa la Germania, soprattutto la Baviera, da dove viene lei, era in festa per la visita del Santo Padre. Adesso, un anno dopo, cosa è rimasto? Quale spunto ha lasciato questa visita?

     
    R. - I messaggi fondamentali del Santo Padre rimangono, sono presenti nella vita della Chiesa. Il Santo Padre, ad esempio, ha parlato delle vocazioni per il sacerdozio e anche per la vita religiosa: alcune diocesi in Germania hanno un aumento degli ingressi nel seminario per il sacerdozio. Poi la discussione sulla questione religiosa oggi in tutta la società, è viva; si discute il problema di Dio, cosa è Dio, che relazioni dobbiamo avere con Dio, anche per la nostra vita. Questa discussione che ha iniziato il Papa durante la sua visita continua. Si discute di come dobbiamo vivere, di quali sono i valori della nostra vita e queste discussioni sono presenti. La visita del Santo Padre ha avuto successo, è stato uno spunto per ripensare alla questione dell’uomo sui diritti, sulla sua dignità e sulla questione dei valori, anche religiosi, di cui abbiamo bisogno per la vita e per il futuro della nostra società.

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    La Chiesa celebra San Francesco, patrono d’Italia

    ◊   Francesco insegna alla Chiesa a non chiedere privilegi, a non implorare protezioni, ma a fare la scelta radicale dei poveri: è quanto affermato, stamani, dall’arcivescovo di Lecce mons. Cosmo Francesco Ruppi, presidente della Conferenza episcopale pugliese, che ha presieduto nella Basilica Superiore di Assisi la Messa solenne nell’odierna festività di San Francesco. Ad offrire quest’anno l’olio della lampada votiva, che arde davanti alla tomba del patrono d’Italia, è stata la regione Puglia. Il servizio di Tiziana Campisi:

    La risposta più adeguata alle aspirazioni dell’uomo moderno è convertirsi a Cristo, Vangelo di Dio, per far fiorire un umanesimo aperto al trascendente secondo la visione e l’esperienza di Francesco: con queste parole padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento di Assisi ha aperto la celebrazione nel ricordo di San Francesco. “Una figura chiave nella storia della Chiesa”, lo ha definito l’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, che ha riparato la casa del Signore in rovina “non con la contestazione, con le polemiche, con la lotta di classe, con le inutili ed incivili aggressioni alla gerarchia della Chiesa”, ma “con la sua Santità, con la testimonianza di una vita umile e povera”, “rimanendo nella Chiesa non uscendo” da essa o “demolendola nella sua struttura, nei suoi uomini, nella sua gerarchia”:
     
    "E’ un monito a tutti quelli che oggi mettono a punto, forse, il progetto di insidiare, indebolire o demolire la Chiesa gettando fango sui suoi uomini, criticando il Magistero sia sui temi teologici che su quelli etici e sociali. La Chiesa di Cristo, la Chiesa di Francesco di Assisi sta dalla parte dei poveri, dei disoccupati, dei malati di AIDS e dei drogati, degli immigrati e degli afflitti, delle vittime della violenza e della camorra, di quanti cioè sperimentano sulla propria pelle la solitudine, la noncuranza del potere, l’umiliazione che viene dalla povertà. Francesco di Assisi ci insegna come si ama, come si serve, come si difende la Chiesa, ma insegna soprattutto la coerenza della vita, il valore della comunione ecclesiale".
     
    San Francesco insegna inoltre ad ascoltare il Successore di Pietro, ha affermato il presule, che quotidianamente insegna il valore della vita e della famiglia ma anche la centralità di Cristo Risorto. Quindi ha aggiunto:

     
    "La Chiesa in Italia, oggi, non chiede, né implora privilegi, ma chiede solo la libertà di servire i poveri e gli oppressi".
     
    Mons. Ruppi ha concluso la sua omelia ricordando che se “la storia della Chiesa cammina attraverso crocifissioni, persecuzioni e condanne”, resta il fatto che la sofferenza avvicina a Cristo e che guardando a Francesco possiamo imparare ad accogliere la parola di Gesù.

     
    A rappresentare il governo italiano ad Assisi c’era il ministro delle Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, che ha espresso preoccupazione per la crisi dei valori e d’identità provocata dal relativismo ed ha chiesto impegno per l’educazione delle nuove generazioni.

     
    “In un mondo lacerato da discordie, dove sembra non trovare più spazio la logica evangelica del perdono e della riconciliazione” la testimonianza di Francesco ci aiuti a convertirci in uomini di pace, ha detto nel suo saluto al termine della Messa il ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, padre Marco Tasca, mentre il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, ha esortato i fedeli ad aprirsi al dialogo e al rispetto dell’identità di ciascun credente sull’esempio del Santo di Assisi che ha saputo ascoltare la voce di Cristo.

    Quest’anno ricorre l’ottavo centenario della conversione di San Francesco: di questo periodo difficile e cruciale per la vita del Santo, ci parla padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento d’Assisi, intervistato da Paolo Ondarza:

    R. – Francesco ha vissuto il periodo della conversione per circa due anni e mezzo. Non è stato certo facile per lui capire la volontà del Signore. Ma Francesco è stato testardo, ha voluto capire profondamente e così ha avuto la grazia di riuscirci. Attraverso la ricerca, la preghiera e l’impegno ne è venuta fuori una vocazione straordinariamente importante anche per noi.

     
    D. – Gli uomini di oggi guardano a Francesco come riferimento importante in tema di pace e di dialogo. Questo dialogo, soprattutto interreligioso, appare però a volte minacciato. Come Francesco può aiutare a costruire un dialogo efficace e nella verità?

     
    R. – Io credo che dipenda molto dalle modalità usate da Francesco. Francesco andò dal Sultano ed andò come cristiano, come credente e come testimone della propria fede. Ma andò disarmato, andò soltanto con il desiderio di incontrare un’altra persona, un’altra realtà per dialogare. Io credo che nel dialogo, affinché non sia una cosa vana, bisogna essere molto preparati, bisogna avere una forte identità, che sia però matura, perché la forte identità ci vuole per dire chi siamo realmente, ma deve essere anche matura affinché vi sia il rispetto dell’altro, l’ascolto dell’altro che può arricchire la nostra stessa identità.

    Sulla figura di San Francesco la riflessione infine di padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, al microfono di Luca Collodi:

    R. – A me di San Francesco ha colpito molto e mi colpisce sempre molto questo suo innamoramento di Gesù e questo suo desiderio di imitarlo anche fisicamente, da Greccio a La Verna, voler vivere anche nella sua pelle e nella sua carne quella stessa esperienza di Cristo. Questa per me resta sempre la cosa più affascinante.

     
    D. – San Francesco come interpretava il Vangelo?

     
    R. – San Francesco non interpretava il Vangelo, San Francesco voleva vivere il Vangelo sine glossa come diceva e cioè letteralmente! Ci ha dimostrato che il Vangelo non è un ideale o una utopia, ma è possibile. E’ possibile per noi cristiani, qui in Medio Oriente, la testimonianza della nostra fede. Non è solo possibile, ma è anche necessaria. Il rispetto, il dialogo, l’amicizia tra le fedi religiose e le Chiese rappresentano la via indispensabile per raggiungere questa meta.

     
    D. – Oggi è, quindi, un giorno di speranza per la pace?

     
    R. – Sempre, ma oggi in modo particolare perché celebriamo un Santo che ci dice che la pace, il Vangelo, l’amore a Cristo e l’identificazione in Lui sono possibili.  

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    Chiesa e Società



    Nessun partito ha il diritto di parlare in nome della Chiesa: così i vescovi polacchi in vista delle elezioni del 21 ottobre in Polonia

    ◊   “Rettitudine morale, competenza comprovata nell’ambito della vita politica e civile, testimonianza di vita”. Sono questi alcuni dei parametri indicati dai vescovi polacchi ai fedeli in vista delle elezioni politiche previste in Polonia il prossimo 21 ottobre. Contano anche – aggiungono - “una personalità forte, il rispetto per gli altri, l’atteggiamento di dialogo e l’amore per il proprio Paese”. “Nessun partito – sottolineano poi i presuli - ha diritto di parlare in nome della Chiesa o richiamarsi al suo appoggio”. La Chiesa non è dunque rappresentata da alcun partito ma “i programmi di alcuni gruppi politici – scrivono i vescovi - sono più vicini alla visione cristiana dell’uomo e della società”. I programmi di altri schieramenti – si legge inoltre nel messaggio ripreso dall'Agenzia SIR – sono invece distanti dal magistero o addirittura ad esso contrari. Ricordando ai cittadini il dovere di partecipare alla consultazione, i vescovi quindi osservano: “quest’obbligo naturale è ulteriormente rinforzato dai vincoli di fede” e per questo il credente è chiamato “a partecipare più attivamente degli altri alla vita sociale e quindi anche alle elezioni” votando “conformemente con le proprie convinzioni morali”. Il credente, spiegano i vescovi polacchi, dovrebbe accordare la propria preferenza “a coloro il cui atteggiamento e idee sente vicini, o quanto meno non contrari, ai valori ai principi morali del cattolicesimo”. I presuli ricordano, infine, la necessità di costruire la vita sociale e politica sui valori immutabili che scaturiscono dalla verità sull’essere umano, quali “la famiglia basata sul matrimonio” e la difesa della vita “dal momento del concepimento alla morte”. Al politico viene chiesto, soprattutto di “considerare il potere come servizio”. (A.L.)

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    La preghiera rafforzi il dialogo: così il patriarca Alessio II, incontrando ieri a Parigi il presidente della Conferenza episcopale francese, cardinale Jean-Pierre Ricard

    ◊   L’incontro con i vescovi e i fedeli della Chiesa cattolica porti frutti contribuendo all’avanzamento del dialogo tra ortodossi e cattolici in Europa e nel mondo. E’ l’auspicio espresso dal patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, incontrando ieri a Parigi, nella sede della Conferenza episcopale francese, il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e presidente dell’episcopato transalpino. Il porporato si è soffermato sulla storia degli ultimi decenni dell’ecumenismo, in Francia e in Europa, e sui legami tra cattolici e ortodossi russi. “Oggi, nel rispetto, nella benevolenza e nella stima reciproca – ha detto il cardinale Ricard – possiamo condividere i frutti spirituali di rinnovamento nella fede e di dinamismo evangelico che lo Spirito Santo non cessa di far crescere in ciascuna delle nostre Chiese”. Il porporato ha anche espresso l’auspicio di un incontro tra Benedetto XVI e Alessio II. Un incontro – ha aggiunto – che potrebbe diventare “il punto di partenza comune di un lungo cammino da percorrere insieme al servizio di Dio e al servizio di tutti gli uomini”. Nel pomeriggio di ieri l'arcivescovo di Parigi, Mons. André Vingt-Trois ha invitato il patriarca nella Cattedrale di Notre Dame per una preghiera comune davanti alla Corona di spine del Cristo, una preziosissima reliquia della Passione giunta in Francia nel XIII secolo direttamente da Costantinopoli. Il viaggio in Francia del patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie è stato infine l’occasione per una serie di incontri anche con il mondo politico, a partire da quello con il presidente francese Nicolas Sarkozy. (A.L.)

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    Presentato il "Rapporto 2006 sulla libertà religiosa nel mondo", giunto all'ottava edizione

    ◊   Un planisfero con molte luci, ma anche con profonde zona d’ombra è emerso dalla presentazione del Rapporto 2006 sulla libertà religiosa nel mondo. Uno sguardo a 360 gradi sulle linee socio-politiche che conducono all’oppressione e alla persecuzione delle minoranze cristiane in numerosi angoli del mondo. Presentato da Attilio Tamburrini, direttore della Sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS), il Rapporto ha evidenziato un gran numero di casi in cui la componente religiosa – non soltanto cattolica – si rivela elemento di discriminazione e di intimidazione, quando non di vera e propria repressione: si va dagli omicidi e dalle violenze delle FARC colombiane contro esponenti religiosi, ai disegni di legge anticonversione nello Sri Lanka - a maggioranza buddista - alla persecuzione anticattolica in Uganda. A questo contesto travagliato non sfugge nemmeno l’Europa, ferita dalla guerra civile nell’ex Jugoslavia e interrogata dalle chiusure culturali e religiose di una Turchia, in attesa dell’ingresso nell’Unione Europea, fra dieci anni. Chiusure, queste, testimoniate proprio nel 2006 dal martirio del missionario don Andrea Santoro. Padre Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia AsiaNews, per anni missionario ad Hong Kong e in Cina, ha spiegato che la Chiesa cattolica fa paura, fa paura: la sua unità mondiale, fa paura la sua organizzazione e il legame dei cattolici con il Papa. Una struttura vista spesso come una minaccia, una specie di anti-Stato, in grado di tramare contro i regimi totalitari. In questa situazione spicca il vuoto della politica italiana e comunitaria. Margherita Boniver, sottosegretario agli Esteri nella passata legislatura ha parlato “di un dibattito religioso che nel nostro Paese si accende di toni sguaiati e convulsi, mentre è largamente manchevole a livello internazionale”. Le ha fatto eco l’attuale sottosegretario alla Farnesina con delega alla tutela dei diritti umani, Gianni Vernetti. Il senatore ha ricordato come debba esistere una dimensione etica nel dibattito politico, che deve travalicare le alleanze e gli schieramenti ideologici. Intenzioni meritevoli, queste, e si spera condivise anche a livello internazionale. (Da Torino, per la Radio Vaticana, Fabrizio Accatino)

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    Confermata in appello la condanna a 18 mesi all'assassino di don Andrea Santoro

    ◊   La Corte di Cassazione turca ha confermato la condanna a 18 anni e 10 mesi, inflitta in primo grado, al giovane assassino, reo confesso, di don Andrea Santoro, ucciso il 5 febbraio del 2006 mentre pregava nella sua Chiesa a Trebisonda, città sul Mar Nero. Non sono ancora state chiarite la motivazione dell’assassinio, né probabili complicità nonostante le indagini abbiano, fin da subito, preso la pista giusta. Il giovane, che ha assassinato don Andrea con due colpi sparati a distanza ravvicinata, è stato individuato e arrestato infatti poche ore dopo, nella casa degli zii, nel centro di Trebisonda. Aveva ancora con se l’arma del delitto, una pistola del fratello. Nella sua confessione, ha sostenuto di aver agito perché sconvolto dalle caricature di Maometto pubblicate da diversi giornali europei. Ma rimangono, comunque, ancora molti dubbi sull’omicidio. I quotidiani turchi hanno più volte chiamato in causa lo “Stato profondo”, un’organizzazione segreta dotata di autonome capacità finanziarie di cui fanno parte sia esponenti degli ambienti islamici sia ultra kemalisti. Secondo diversi analisti, farebbero parte di questo movimento persone lontane dagli ambienti religiosi, dall’establishment militare “ufficiale” e con un obiettivo preciso: destabilizzare il Paese. Sono in corso, inoltre, indagini della polizia per accertare eventuali collegamenti con un altro assassinio, quello del giornalista armeno Hrant Dink, ucciso nel centro di Istanbul lo scorso 19 gennaio. La matrice ultranazionalista potrebbe essere, quindi, all’origine di entrambi gli omicidi. Recentemente, è stata aperta un’indagine in Turchia su un video-clip, interpretato da un noto cantante turco, che inneggia all’assassinio del giornalista e del sacerdote. (A.L.)

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    Diritti umani, libertà religiosa, istruzione, ruolo della società civile al centro del seminario della Commissione Giustizia e Pace dei vescovi del Pakistan

    ◊   L’estremismo religioso e le possibili risposte della Chiesa; le elezioni generali del 2008 e le prospettive delle minoranze religiose, in un sistema democratico; il ruolo, le funzioni, la potenzialità della società civile in Pakistan; diritti umani, libertà religiosa, istruzione, legge sulla blasfemia. Sono questi i contenuti fondamentali di un Seminario organizzato dalla Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale del Pakistan intitolato “Sfide e responsabilità”, che si è concluso ieri a Rawalpindi e che ha visto la partecipazione di numerosi leader delle Chiese cristiane in Pakistan e di rappresentanti di associazioni della società civile pakistana. Come riferisce l’Agenzia Fides, il seminario è stato lanciato considerando l’attuale situazione del Pakistan, dove il pericolo di instabilità e la rivalsa dei gruppi estremisti sta mettendo a rischio il normale svolgimento democratico della vita sociale e il rispetto dei diritti elementari delle persone. A subire un clima di intimidazione e ostilità sono soprattutto le minoranze religiose, fra le quali la comunità cristiana. In particolare nel nord-ovest del Pakistan i fedeli sono oggetto di continue violenze, minacce e sono ogni giorno in pericolo di vita, colpiti da gruppi terroristi che imperversano nell’area. La Commissione Nazionale “Giustizia e Pace”, in seno alla Conferenza Episcopale, ha raccolto le testimonianze e le richieste d’aiuto delle comunità dei fedeli nella Provincia di Frontiera del Nord Ovest, dove agiscono indisturbati gruppi radicali islamici. Nel corso dei lavori i partecipanti hanno chiesto al governo di tutelare la libertà religiosa e di espressione nel paese, di promuovere una cultura della democrazia e dei diritti umani, di attuare urgenti riforme in campo legislativo, sociale e politico. (R.P.)

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    Per il vescovo di Tunisi mons. Lahham, il dialogo tra cristiani e musulmani è il primo passo verso una possibile condivisione

    ◊   “Una condivisione con l’Islam? Sì, è possibile per chi crede nella grazia di Dio e nella bontà di fondo dell’essere umano”. Ne è certo mons. Maroun Lahham, vescovo di Tunisi, che ieri ha tenuto nel seminario di Mazara del Vallo - la città siciliana con il più alto numero di tunisini stabilmente residenti - la relazione centrale di un incontro sul tema “Cristiani e musulmani. Quale possibile condivisione?”. Secondo mons. Lahham - scrive l’Agenzia Sir - “il primo passo verso una possibile condivisione con l’Islam - che ritengo possibile - è il dialogo. Ma già prima della condivisione e del dialogo, c’è l’incontro, lo scoprire la presenza dell’altro: il dialogo autentico è frutto dell’incontro che si fa parola. Ci sono incontri che non sbocciano sulla parola, perché non sentono il bisogno di essere verbalizzati o esplicitati. È il caso di molti dialoghi fra cristiani e musulmani nel mondo arabo: una specie di modus vivendi ereditato da lunghi secoli che fa vivere insieme senza un dialogo esplicito e profondo”. Per il vescovo di Tunisi, “la principale sfida comune è accettare l’altro così come è, senza violenza né disprezzo e senza dover nascondere la differenza. Questo permette di scoprire che le diverse appartenenze religiose e culturali possono essere complementari, anziché contraddittorie”. “Rinunciando alla tentazione del proselitismo, la condivisione non può essere altro che un dialogo di pura testimonianza” ha sottolineato il vescovo di Tunisi il quale tra gli altri terreni di condivisione ha indicato “la preghiera, la fede vissuta nella vita concreta e l’impegno per la giustizia”. (R.P.)

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    Forte preoccupazione per i due giornalisti curdi condannati a morte in Iran

    ◊   Hiwa Boutimar e Adnan Hassanpour, i due giornalisti curdi condannati a morte in Iran lo scorso 17 luglio, sono riusciti ad incontrare i propri familiari, nel carcere di Sanandaj. L'incontro – rende noto l’associazione “Information, safety and freedom” (ISF) - è avvenuto nei giorni scorsi dopo lo sciopero della fame dei due detenuti, durato 50 giorni, e in seguito all’ampia campagna internazionale contro la loro condanna a morte comminata dal Tribunale della Rivoluzione di Sanandaj per "attività sovversive contro la sicurezza nazionale”, "spionaggio" e "propaganda separatista". Processo celebrato a porte chiuse in soli 23 minuti. Hiwa ed Adnan - hanno riferito i familiari - non sono formalmente in isolamento, ma non possono utilizzare i servizi ordinari del carcere come infermeria, biblioteca, telefono e palestra. Non ci sono inoltre novità sul fronte giudiziario: la Magistratura iraniana non ha fissato alcuna data per esaminare il ricorso presentato dagli avvocati dei due giornalisti. Come documenta l’associazione “Reporter senza frontiere” in Iran sono attualmente 11 i giornalisti privati della libertà nell’esercizio della loro professione. (R.G.)

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    Nuovo rinvio in Nigeria ai tre processi intentati contro la Casa farmaceutica Pfizer per avere sperimentato incautamente un nuovo farmaco su 200 bambini malati di meningite

    ◊   Sono stati ancora tutti rinviati ieri, in Nigeria, i tre procedimenti penali e civili contro la Casa farmaceutica Pfizer, accusata di aver sperimentato incautamente su 200 bambini colpiti da meningite, un nuovo medicinale, il “Trovan”, che avrebbe causato la morte di una ventina di piccoli pazienti, oltre a malformazioni, cecità, patologie cerebrali e paralisi. I fatti sono avvenuti 11 anni fa nello Stato di Kano, nel nord della Nigeria. I due processi civili, intentati dalle autorità di Kano e dal Governo federale nigeriano - per un risarcimento totale di quasi 10 miliardi di dollari – sono stati rinviati al 22 ottobre ed al 5 dicembre. Rinviato invece al 6 novembre il processo penale intentato dallo Stato di Kano contro la multinazionale americana Pfizer, la sua sussidiaria locale e dieci loro dipendenti. L’Alta Corte di Kano, tuttavia, ha ordinato alla Polizia di consegnare un mandato di comparizione all’amministratore delegato della Pfizer all’epoca dei fatti e agli altri nove imputati del processo perché si presentino alla prossima udienza. Se ciò non avverrà sarà chiesto “aiuto all’Interpol perché li arresti e li porti di fronte alla giustizia”, ha detto il commissario alla Giustizia e procuratore Aliyu Umar. Lo stesso Umar guiderà un incontro tra una delegazione dello Stato di Kano e i vertici della Pfizer previsto il 17 novembre negli Stati Uniti, che farà seguito all’incontro tra le parti, avvenuto il 28 settembre scorso a Londra, per tentare di arrivare ad un accordo extragiudiziale. La Pfizer respinge tutte le accuse e ribadisce che la sperimentazione si svolse con il consenso delle competenti autorità nigeriane, attribuendo i decessi e le altre patologie alla meningite e non al farmaco utilizzato. (R.G.)

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    La Chiesa cilena alla vigilia della sua Prima Assemblea ecclesiale nazionale

    ◊   “Discepoli missionari di Cristo per la vita del Cile”: è il tema della prima Assemblea ecclesiale nazionale della Chiesa cilena che si terrà dal 10 al 12 ottobre a Santiago e che si concluderà con una Messa solenne per celebrare i 50 anni della Conferenza episcopale. Prenderanno parte all’incontro oltre 600 persone - provenienti da tutto il Paese - tra cui molti laici, che dovranno individuare delle linee generali da consegnare ai vescovi. L’obiettivo è quello di offrire elementi per la definizione degli Orientamenti dei futuri piani pastorali che i presuli adotteranno per le loro diocesi. L’appuntamento nazionale è frutto delle Assemblee ecclesiali diocesane che si sono svolte nel Paese in quest’ultimo anno. I vescovi del Cile, dal 1968, affrontano le principali e mutevoli sfide dell’evangelizzazione attraverso gli Orientamenti pastorali nazionali che, in questi anni, hanno avuto la durata di un quinquennio. Tramite tali strumenti i presuli hanno lavorato sulla medesima traccia che è servita anche per preparare la partecipazione della Chiesa locale alla V Conferenza generale di Aparecida il cui documento finale, sarà un punto di riferimento centrale per l’Assemblea nazionale e per l’elaborazione di linee guida. Fra i partecipanti all’Assemblea, oltre ai vescovi, ci saranno delegati delle diocesi, del clero, di religiose, laici, movimenti apostolici, organismi ecclesiali, istituti religiosi nonché personalità pubbliche cattoliche impegnate in diversi ambiti della vita nazionale. Parteciperanno anche alcuni delegati Osservatori di altre Chiese e confessioni cristiane. I lavori si chiuderanno presso il Santuario di “Nuestra Señora del Carmen”, patrona del Cile. (T.C.)

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    Il cardinale Bergoglio denuncia la "cultura dello scarto" in Argentina contro bambini e anziani

    ◊   L’Arcivescovo di Buenos Aires e presidente della Conferenza episcopale argentina, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, ha denunciato la “cultura dello scarto” di cui sono vittime bambini e anziani nel Paese latinoamericano. Tale cultura, ha spiegato secondo quanto riportato da “La Nación”, consiste nell’applicazione della “pena di morte” mediante l’aborto e nell’ “eutanasia nascosta” degli anziani tramite l'abbandono e il maltrattamento. La “cultura dello scarto”, ha detto il porporato durante la presentazione del “Documento di Aparecida” – elaborato dai Vescovi latinoamericani riuniti nell’omonima città brasiliana a maggio – si esprime in un “progressismo a-storico, senza radici” e in un “terrorismo demografico”. Di fronte a circa 200 sacerdoti, religiose e laici, il cardinale ha anche detto che “la parola più menzionata nel documento di Aparecida è ‘vita’”, perché la Chiesa è consapevole del fatto che “quello che si valorizza di meno in America Latina è la vita”. In Argentina, ha aggiunto, “c’è un’eutanasia coperta. Le opere sociali pagano fino a un certo limite”; “si scartano gli anziani quando, in realtà, sono la sede della saggezza del popolo”. La mentalità dello scarto - riferisce poi l'Agenzia Zenit riportando le parole del porporato - influisce anche sul modo in cui si considerano i bambini: “vengono maltrattati – ha detto il cardinale - e non sono né educati né nutriti. Molti sono costretti a prostituirsi e sfruttati”. (A.L.)

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    La Bibbia arriva sul telefonino: il servizio, lanciato da una società gallese, propone anche preghiere, inni e immagini sacre

    ◊   Il libro più noto di tutti i tempi in un piccolo e moderno oggetto tecnologico: la Bibbia arriva anche sul telefonino. Il servizio, lanciato dalla società gallese Teimlo, permette di effettuare, al costo di circa 9 euro, il download della Bibbia sul cellulare iscrivendosi al sito www.ecumen.com/web/home Si possono ricevere anche inni, immagini sacre e preghiere quotidiane via sms. L’iniziativa, nel suo genere, presenta molti aspetti innovativi: fino ad oggi, non c’erano infatti molte possibilità di ricevere contenuti religiosi direttamente sui telefoni cellulari. Il responsabile vendite e marketing della Teimlo, il cattolico Erik Fok, sottolinea che il servizio, definito “faith on the move”, ovvero “fede in movimento”, è rivolto soprattutto ai giovani per tentare di avvicinarli, o riavvicinarli, alla religione cristiana. Il pastore della chiesa di Newport, Robbie Howells, ritiene poi che grazie a questo sistema, verrà incentivata la lettura della Bibbia: con il cellulare – sostiene Robbie Howells – “il messaggio arriva in maniera divertente e anche questo facilita l’accesso alla Bibbia”: molti giovani - aggiunge - potranno così leggere con estrema facilità le sacre scritture per trarre insegnamenti utili per l’intera giornata. (A.L.)

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    Week end ricco di celebrazioni a Pompei: domani, la festa del Beato Bartolo Longo, domenica la recita della Supplica

    ◊   Entra nel vivo a Pompei il mese di ottobre, dedicato al Rosario. Ogni mattina, alle 6.30, centinaia di persone partecipano al “Buongiorno a Maria”, momento di preghiera con cui si inizia la giornata. Domani, 5 ottobre, è in programma la festa liturgica del Beato Bartolo Longo. Alle ore 9.00, è prevista poi una concelebrazione eucaristica con i parroci della Chiesa di Pompei e la partecipazione degli alunni delle scuole primarie; alle ore 11.00 tocca invece agli studenti delle scuole secondarie, di primo e secondo grado. Alle ore 18.00, la rituale discesa del Quadro della Vergine e la benedizione delle corone dell’antivigilia della Supplica, con la recita del Santo Rosario. Al termine della solenne Concelebrazione delle ore 19.00, presieduta da mons. Carlo Liberati, arcivescovo-prelato e delegato pontificio di Pompei, si svolgerà la processione delle Reliquie del Beato per le strade cittadine. Per tutta la giornata di domani sarà presente a Pompei una delegazione del santuario di Paray-le-Monial, in Francia, dove visse Santa Margherita Maria Alacoque, guidata dal rettore, padre Edouard Marot. Sabato 6, alle ore 18.00, comincerà la Veglia con l’adorazione eucaristica che proseguirà per tutta la serata e la notte con momenti di preghiera, catechesi e celebrazioni penitenziali. A mezzanotte, mons. Liberati presiederà la solenne concelebrazione eucaristica. Domenica 7 ottobre, alle ore 10.40, l’arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, presiederà la solenne concelebrazione eucaristica, seguita, alle ore 12.00, dalla recita della Supplica. La Supplica, scritta nel 1883 da Bartolo Longo, fondatore della città di Pompei, del santuario e delle opere sociali, è stata tradotta in una decina di lingue e viene recitata a mezzogiorno in diverse parti della terra due volte l’anno: il giorno otto maggio e la prima domenica di ottobre. (A cura di Giovanni Peduto)

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    Domani si apre a Torino l'incontro dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti per rinsaldare il legame tra imprenditorialità e radici cattoliche

    ◊   Umanizzare, competere, innovare e dialogare. Sono i quattro capisaldi per quanti aderiscono all’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti (UCID), che si ritrovano domani a Torino con un impegno preciso: rinsaldare il legame tra l’imprenditorialità e le radici cattoliche che sorreggono il loro operato. Il percorso virtuoso proposto dall’UCID si compone, dunque, di quattro tappe: rendere umano il mondo dell’imprenditoria significa, innanzitutto, riconoscere che l’economia è per l’uomo e non l’uomo per l’economia. A questa base fondamentale si deve aggiungere una florida competizione in un mercato aperto per mantenere un ruolo di propulsore dello sviluppo. Ed una delle strade da percorrere per promuovere un autentico sviluppo è quella dell’innovazione. L’ultima tappa di questo iter – si legge nel comunicato dell’UCID - è il dialogo perché attraverso il confronto è possibile superare i conflitti e trovare la via per procedere insieme verso “il bene comune”. Durante l’incontro, verrà presentato inoltre un nuovo “Atto di impegno”, per rinnovare il riferimento etico degli associati. E’ anche prevista la partecipazione, tra gli altri, del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, degli arcivescovi di Torino e Firenze, i cardinali Severino Poletto ed Ennio Antonelli. Il convegno, che si concluderà sabato, è poi l’occasione per ricordare un’importante ricorrenza: dalla fondazione dell’UCID sono passati infatti 60 anni. Da allora, l’UCID promuove la conoscenza, l’attuazione e la diffusione della Dottrina Sociale della Chiesa e impegna i dirigenti, che ne fanno parte, ad un alto grado di moralità professionale alla luce della morale cattolica. Attraverso i principi cristiani, l’UCID intende favorire, nell’impresa, la crescita dei valori e il rispetto della dignità di ogni uomo. (A.L.)

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    E' morto questa mattina mons. Ricardo Dias Neto, incaricato dell'Edizione settimanale in lingua portoghese del quotidiano “L’Osservatore Romano”

    ◊   Un grave lutto ha colpito la comunità del quotidiano “L’Osservatore Romano”: questa mattina è morto mons. Ricardo Dias Neto, incaricato dell’Edizione settimanale in lingua portoghese. Don Ricardo, che aveva 56 anni, si è accasciato per un malore in via della Conciliazione mentre si recava a piedi, come ogni mattina, al giornale. La messa di suffragio verrà celebrata domani nella Chiesa di sant’Anna in Vaticano. Docente all’Università Pontificia di Rio de Janeiro e all’Istituto Teologico del Monastero di São Bento in Rio de Janeiro, aveva collaborato alle riviste “Atualitade teológica”, “Licere”, “Collectanea”. Parlava inglese, francese, italiano, spagnolo, tedesco e portoghese; conosceva il latino, l’ebraico e il greco. Nel 1997 aveva conseguito il dottorato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Il primo ottobre 2003 era stato nominato incaricato dell’edizione settimanale in lingua portoghese. In tale veste aveva assistito alla firma dell’accordo grazie al quale dal 16 aprile 2006, il giornale viene stampato e distribuito in Brasile, dall’Editrice Santuário della Congregazione del Santissimo Redentore, Arcidiocesi di Aparecida. Dopo il Perú, gli Stati Uniti, il Messico, l’India, e l’Argentina, il servizio di telestampa delle edizioni settimanali in lingua veniva così esteso anche alla più grande nazione cattolica del mondo. Nel maggio scorso, don Ricardo ha seguito come inviato dell’Osservatore Romano, i lavori della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latino-americano e dei Caraibi, svoltasi ad Aparecida dal 13 al 31 maggio. (A Cura di Gianluca Biccini)

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    24 Ore nel Mondo



    Nella notte ancora arresti nella capitale birmana – E’ morto l’agente italiano del Sismi ferito in Afghanistan

    ◊   Nella notte le forze di sicurezza birmane hanno effettuato decine di arresti a Rangoon, secondo quanto hanno rivelato oggi testimoni nella ex capitale birmana. Analogamente alle altre volte, le forze si sicurezza hanno rastrellato numerosi quartieri durante le ore del coprifuoco, in particolare il settore della pagoda di Shwedagon, che nelle scorse settimane era stato uno dei punti di aggregazione delle manifestazioni guidate dai monaci buddisti e duramente represse dalla giunta militare. Secondo alcuni osservatori sembra che le autorità dispongano di liste di sospetti, fotografie e filmati presi durante le manifestazioni del 24 e 25 settembre, e in base a questi procedano sistematicamente agli arresti. Abitanti di Rangoon hanno detto che alcune persone arrestate la settimana scorsa sono state rilasciate dopo aver subito interrogatori, ma la maggior parte dei monasteri di Rangoon e di altre zone sembrano deserti e molti monaci mancano ancora all'appello. Intanto Javier Solana, il responsabile della politica estera e della sicurezza dell'UE (PESC) fa sapere che l'Unione Europea potrebbe decidere di inviare un emissario in Birmania. La deisione dipenderà dai risultati della missione dell'inviato delle Nazioni Unite, Ibrahim Gambari. Il suo resoconto è atteso per venerdì prossimo.

    - Sono stati uccisi tre dei 210 soldati pachistani che erano stati catturati oltre un mese fa da combattenti vicini ai talebani e ad al Qaeda nel Waziristan del sud, la zona tribale al confine con l'Afghanistan. Un portavoce ha ricordato che una trentina di soldati erano stati recentemente liberati in attesa del rilascio di altrettanti combattenti arrestati, per lo più membri di tribù pashtun vicine ai talebani afgani, come – sostiene - concordato con il governo pachistano. In assenza di rilasci da parte del governo, hanno minacciato di giustiziarne tre al giorno fino a quando Islamabad non rispetterà l'accordo e non cesserà le operazioni militari nella regione.

    - E’ morto Lorenzo D'Auria, l’agente del Sismi di 33 anni, rimasto ferito lo scorso 24 settembre, insieme ad un altro agente e al loro interprete afghano, durante il blitz di forze speciali britanniche e italiane compiuto per la loro liberazione. I tre erano stati rapiti il giorno precedente, probabilmente da un gruppo di talebani, nella zona di Shindand, nell’Afghanistan occidentale, e poi condotti più a sud, nella provincia di Farah. Durante il blitz per liberarli, sia i due agenti segreti che il cittadino afghano - che erano stati rinchiusi nei bagagliai delle vetture - sono stati feriti: se da colpi esplosi dai carcerieri, come sostiene il comando della missione Isaf, o da quelli dei militari intervenuti per la loro liberazione, non è stato ancora chiarito. Otto presunti talebani sono stati uccisi. Nessuna traccia, invece, dell'autista dei due agenti segreti, che potrebbe essere stato colui che li ha traditi.

    - In Iraq due soldati iracheni sono morti e altri tre sono rimasti feriti in seguito all'esplosione di un ordigno al passaggio della loro pattuglia nei pressi di Khanaqin, 150 km a Est di Baghdad. Intanto il governo regionale del Kurdistan iracheno ha annunciato di aver approvato quattro nuovi contratti con società straniere per lo sfruttamento delle risorse petrolifere locali, mentre la legge per la regolamentazione a livello nazionale dello sfruttamento delle risorse naturali dello Stato è ferma nel parlamento iracheno. Si tratta di contratti per un valore totale di circa 800 milioni di dollari con una società canadese ed una franco-britannica: fanno seguito alle polemiche scoppiate dopo l’annuncio ai primi di settembre di accordi con due società americane. Il governo regionale curdo ha più volte affermato che la firma di contratti a livello regionale “è perfettamente legale”, ma la legge nazionale che dovrà regolamentare il settore petrolifero è ferma da luglio al parlamento, anche a causa delle obiezioni dei deputati curdi che reclamano maggiore autonomia locale per lo sfruttamento delle risorse naturali della loro regione, ricca di petrolio. Al momento non è possibile prevedere quando verrà messa ai voti.

    - Un leader del partito Al-Fatah del presidente Abu Mazen (Mahmud Abbas) è stato ferito oggi nella Striscia di Gaza. L’uomo, Imad Mudawikh, è stato raggiunto da numerosi colpi d'arma da fuoco in varie parti del corpo. Fonti di Fatah sostengono che prima degli spari, Mudawikh sarebbe stato anche duramente picchiato. Il ferimento costituisce l'ennesimo episodio di una nuova ondata di violenza che sta contrapponendo a Gaza sostenitori di Fatah e uomini di Hamas. E nel corso della notte militanti di Hamas si sono scontrati con militanti di Fatah nel campo profughi palestinesi di Miye Miye, nel Sud del Libano. Un militante di Fatah e un civile sono rimasti feriti all'interno del campo, che sorge nei pressi della città portuale di Sidone, a sud di Beirut. I vertici dell’Unifil, la forza ONU in Libano, hanno condannato le continue violazioni israeliane dello spazio aereo libanese, definendole una “violazione della risoluzione ONU 1701”. Lo ha riferito la stampa di Beirut, citando la portavoce della forza multinazionale, Yasmina Bouziane. La risoluzione dell'agosto 2006, che ha messo fine alla guerra tra il movimento sciita libanese Hezbollah e Israele dell'estate dello scorso anno, chiedeva il disarmo di Hezbollah, il ritiro dal Libano da parte di Israele di tutte le sue forze e il conseguente dispiegamento di soldati Unifil nel sud del Paese, la ripresa del controllo del territorio meridionale da parte del governo di Beirut. Quasi ogni giorno, l'esercito libanese registra il sorvolo di caccia israeliani nei cieli del sud del Libano e della valle orientale della Bekaa, regioni dove la presenza dei miliziani di Hezbollah è tradizionalmente più forte. In Libano vivono circa 460 mila profughi palestinesi, in 12 campi profughi che sfuggono all'autorità dello Stato. Nahr al Bared, nel Nord, è stato il primo campo sin dal 1969 ad essere messo sotto il controllo dell'esercito libanese, il mese scorso, dopo una battaglia di oltre tre mesi con il gruppo filo al Qaeda Fatah al Islam.

    - Il presidente del Parlamento iraniano, Gholam Ali Haddad Adel, ha annullato una visita che doveva compiere oggi a Strasburgo per parlare davanti al Consiglio d'Europa. Lo rende noto l’agenzia Irna, sottolineando che si tratta di un atto di protesta per un incontro avuto alcuni giorni fa da rappresentanti dell'organismo europeo con una dirigente dei Mujaheddin del Popolo (Mko), il principale gruppo di opposizione armata al regime di Teheran. Haddad Adel ha motivato la sua decisione di cancellare la visita con quello che ha definito “il comportamento doppio nella presunta guerra al terrorismo” del Consiglio d'Europa. L’Mko è infatti considerata ufficialmente come organizzazione terrorista sia dalla UE sia dagli USA. Lunedì scorso Mariam Rajavi, la presidente del Consiglio nazionale per la resistenza iraniana (Cnri), che è il braccio politico dell’Mko, aveva incontrato a Strasburgo alcuni rappresentanti del Consiglio d'Europa e poi, parlando con i giornalisti, aveva auspicato che l'Unione Europea adottasse sanzioni anche al di fuori dell'ambito dell'ONU contro l'Iran per il suo programma nucleare. Haddad Adel avrebbe dovuto parlare davanti al Consiglio d'Europa in qualità di presidente di turno dell'Assemblea parlamentare asiatica (Apa).

    - Polemiche negli Stati Uniti per il ‘no’ imposto dal presidente George W. Bush alla Legge già approvata dal Congresso che estende la copertura assicurativa medica ad un maggior numero di bambini poveri. Il servizio di Roberta Gisotti:

    La firma è stata apposta nel chiuso di una stanza, al riparo dalle telecamere. Basso profilo pubblicitario per una decisione di certo impopolare. Bush ha infatti negato la copertura medica a 4 milioni di bambini indigenti, ma non abbastanza poveri per accedere ai benefici già concessi in base alla vecchia normativa a circa 6 milioni e mezzo di piccoli cittadini. Un “veto spietato” ha commentato il senatore democratico Harry Reid, che dimostra quanto “il presidente Bush sia ormai fuori sintonia con le priorità degli americani”. C’è da sottolineare che la Legge era stata approvata con il voto unitario di Democratici e Repubblicani, concordi nell’approvare una spesa aggiuntiva di 35 miliardi di dollari in 5 anni, da recuperare in parte attraverso maggiori tasse sul tabacco. Un costo troppo alto secondo Bush, disposto a stanziare al massimo 5 miliardi di dollari in più, mentre la guerra in Iraq assorbe 700 miliardi di dollari, ha denunciato il deputato democratico Rahm Emanuel. Il ‘no’ di Bush può essere comunque superato da un nuovo sì del Congresso con una maggioranza di due terzi. Preoccupati i Repubblicani per un veto che colpisce l’infanzia, in vista della campagna elettorale del 2008, mentre in tutto il mondo il film “Sicko” del regista americano Michael Moore, mostra le gravi carenze del sistema sanitario USA.

    - Il presidente ucraino Viktor Yushchenko ha chiesto una coalizione ampia che includa i partiti filo-occidentali e quelli filo-russi a seguito delle elezioni parlamentari dello scorso weekend. Un’ipotesi nettamente scartata dalla leader dell’opposizione, Timoshenko, uscita vincitrice dalle consultazioni. Ma quanto è realistica l’ipotesi che personaggi tanto diversi come la Timoshenko e il premier uscente Ianukoovich coabitino nello stesso esecutivo? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Luigi Geninazzi, editorialista di Avvenire ed esperto dell’area:

    R. - Alla fine della conta dei voti, la maggioranza arancione è molto esigua, si basa su un paio di deputati. Quindi, è una proposta che si basa su dati di fatto e in questo senso è realistica. Non è purtroppo realistica, visti gli interlocutori, nel senso che è difficile mettere d’accordo il partito filorusso di Ianukovich e il partito filooccidentale della Timoshenko, che già sognava una coalizione arancione.

     
    D. – L’Ucraina, dunque, ha bisogno di una forte unità nazionale: ma l’invito del presidente Yushenko a formare una grande coalizione quanto potrebbe essere stata influenzata da Mosca?

     
    R. – Diciamo che è una posizione ispirata dal desiderio di avere un governo stabile, quindi di larga coalizione, in cui ovviamente giochi l’attenzione alla minaccia che viene dalla Russia, concretizzatasi ieri con quella della Gazprom, che ha detto che vogliono essere immediatamente pagati nel giro di un mese per un miliardo e passa di euro per le forniture di gas. Il problema è che si tornerà a fare un governo di coalizione, non di grande coalizione, ma solo di coalizione tra il partito del filorusso Ianukovich e il partito del presidente Yushenko.

     
    D. – Quindi, verrebbe a mancare insomma quella stabilità politica che tutti gli investitori che poi sono la grande ricchezza dell’Ucraina potenziale chiedono?

     
    R. – Sì, certo, perché lo scenario è uno dei peggiori che si potevano prevedere. E’ tutto come prima ed è tutto peggio di prima.

    - Continuano a risalire lentamente alla superficie, a piccoli gruppi, i circa 3.200 minatori rimasti intrappolati da ieri a oltre 2.000 metri di profondità in una miniera d'oro del Sudafrica. Già più della metà sono stati tratti in salvo con ascensori di fortuna, dopo che un crollo aveva reso inutilizzabile il montacarichi principale della miniera. Ma l'intera operazione di recupero non si concluderà prima di oggi pomeriggio. I lavoratori riemergono alla superficie incolumi, ma visibilmente provati. I minatori - fra loro anche 200 donne - si sono ritrovati intrappolati a 2.150 metri di profondità nella miniera di Elandsrand, nei pressi di Carletonville (80 km circa a sud ovest di Johannesburg) ieri mattina verso le 10.00, quando una conduttura idrica si è spezzata e precipitando ha tranciato i cavi elettrici del pozzo principale, rendendo inutilizzabile il sistema di risalita tradizionale, secondo quanto ha detto il direttore della miniera del gruppo Harmony Gold, quinto produttore d'oro al mondo. Tutte le miniere della zona, considerata il più importante bacino aurifero del mondo, sono molto profonde a causa dell'impoverimento dei filoni.

    - Lo spazio Schengen di libera circolazione sarà esteso già dal 21 dicembre ai nove Stati membri dell’UE il cui ingresso era previsto a fine anno: lo ha reso noto la presidenza portoghese dell'Unione Europea. A partire da quella data, chiunque potrà circolare da Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia verso i 15 Stati che già fanno parte dello spazio Schengen senza mostrare i passaporti. I nove Paesi Schengen sono tutti entrati a far parte dell'Unione nel 2004. I ministri UE ratificheranno il mese prossimo la decisione. I 15 Stati che attualmente fanno parte dello spazio europeo senza frontiere sono 13 Paesi dell’UE (i 15 membri da tempo, meno Gran Bretagna e Irlanda) più Norvegia e Islanda. Cipro, l'altro Paese entrato nell'Unione del 2004, ha chiesto un anno di tempo. Romania e Bulgaria, dal 1° gennaio scorso nell’UE, hanno ancora bisogno di tempo per soddisfare i criteri richiesti per far parte dello spazio di libera circolazione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 277

     
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