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SOMMARIO del 03/10/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: i vescovi difendano il patrimonio della fede e della tradizione da interpretazioni errate, come fece San Cirillo d'Alessandria
  • Nomine
  • Appello della Santa Sede per il bando totale dei test nucleari
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La Corea del Nord accetta di smantellare i propri impianti nucleari entro il 31 dicembre
  • Il Patriarca Alessio II in Francia difende i valori cristiani: intervista con il cardinale Ricard
  • Ecuador: alle elezioni per la Costituente in testa il movimento del presidente Correa
  • Gara di solidarietà per salvare la piccola Lisa, bimba ucraina nata senza bocca. Con noi, il presidente della Caritas-Spes Ucraina, mons. Shyrokoradyuk
  • I festeggiamenti per San Francesco, Patrono d'Italia. La Puglia offre l'olio per la lampada votiva di Assisi
  • "Maria nel dialogo ecumenico in Occidente" è il tema del XVI Simposio internazionale mariologico in corso a Roma
  • Chiesa e Società

  • Visti d’ingresso gratuiti per tutti i giovani che vorranno partecipare alla GMG del 2008 a Sydney: firmata oggi l’intesa tra il Comitato promotore e il Governo australiano
  • I vescovi europei in Portogallo per la plenaria: matrimonio, famiglia, scuola ed ecumenismo al centro dei lavori
  • La beatificazione, a Roma il 28 ottobre, di 498 martiri del XX secolo in Spagna è un’opportunità per rinnovare la fede: così i vescovi iberici in un messaggio ai fedeli
  • Uganda: le alluvioni costringono gli abitanti di Gulu, per anni vittime della guerra, a dipendere ancora dagli aiuti internazionali
  • Almeno 9 cristiani uccisi nel nord della Nigeria da estremisti musulmani
  • Ricomincia oggi in Nigeria uno dei processi contro la casa farmaceutica Pfizer, accusata di aver sperimentato incautamente una medicina su 200 bambini
  • Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu condanna l'attacco contro soldati dell’Unione Africana impegnati per la pace nel Darfur
  • In Terra Santa, pellegrinaggi non solo per visitare santuari, ma soprattutto per conoscere le comunità cristiane. E' quanto chiede l'arcivescovo di Akka, mons. Elias Chacour
  • In Libano il cardinale Sfeir torna ad invocare l'unità del Paese
  • Rapporto Istat: salgono a 3 milioni gli stranieri in Italia
  • Al via domani, a Bolzano, la decima edizione del Festival del cinema delle religioni
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ambasciatore polacco ferito a Baghdad – Decine di morti a Mogadiscio in combattimenti nella notte – In Birmania rilasciati 80 monaci buddisti

  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: i vescovi difendano il patrimonio della fede e della tradizione da interpretazioni errate, come fece San Cirillo d'Alessandria

    ◊   E’ con la fedeltà alla tradizione che si preserva intatto il deposito della fede. E’ l’insegnamento che si ricava dalla vita e dall’opera pastorale di San Cirillo d’Alessandria, uno dei grandi Padri della Chiesa del quarto e quinto secolo. Proprio grazie alla chiarezza del suo magistero, Cirillo d’Alessandria sconfisse la grave eresia dei suoi tempi, quella di Nestorio, che di fatto affermava la divisione tra la natura umana e quella divina di Cristo. Benedetto XVI - che oggi ha fatto definitivo rientro in Vaticano - ha incentrato sulla figura di San Cirillo la catechesi all’udienza generale di stamattina, tenuta in Piazza San Pietro davanti a diverse decine di migliaia di persone. Il servizio di Alessandro De Carolis:

     
    Un “garante” della continuità apostolica e dottrinale, che Leone XIII proclamò Dottore della Chiesa nel 1882 poiché fu uno dei grandi difensori della fede, capace di unire lucidità di pensiero, coerenza alla tradizione e vigore da polemista contro avversari che nei primi secoli del cristianesimo proposero ai fedeli gravi derive interpretative. La grandezza del vescovo Cirillo di Alessandria sta in questi meriti, che Benedetto XVI ha illustrato con ampiezza alle migliaia di persone che hanno accolto il Papa in Piazza San Pietro, al suo rientro in Vaticano da Castel Gandolfo. Sotto il sole di una luminosa mattinata per nulla autunnale nel clima, il Pontefice ha subito ricordato gli antichi attestati di stima che ben presto celebrarono la grandezza di Cirillo di Alessandria all’interno della Chiesa:

     
    “Nell’Oriente greco Cirillo fu più tardi definito 'custode dell’esattezza' – da intendersi come custode della vera fede – e addirittura 'sigillo dei Padri'. Queste antiche espressioni esprimono bene un dato di fatto che è caratteristico di Cirillo, e cioè il costante riferimento del Vescovo di Alessandria agli autori ecclesiastici precedenti (tra questi, soprattutto Atanasio) con lo scopo di mostrare la continuità della propria teologia con la tradizione”.

     
    Il vescovo alessandrino è passato alla storia per il suo acceso confronto con un altro vescovo, Nestorio di Costantinopoli, che prese a celebrare l’umanità di Cristo separandola di fatto dalla natura divina di Cristo e con ciò negando anche alla Vergine il titolo, allora già diffuso, di “Madre di Dio”. San Cirillo, ha spiegato Benedetto XVI, reagì con prontezza, inviando alcune lettere. La seconda è passata alla storia per più di un motivo. Anzitutto, per la brillante definizione teologica che confuta la posizione di Nestorio sulla divisione fra le due nature di Cristo. Definizione che fu poi assunta dal Concilio di Calcedonia, nel 451, e che il Papa ha citato:

     
    “Affermiamo così che sono diverse le nature che si sono unite in vera unità, ma da ambedue è risultato un solo Cristo e Figlio, non perché a causa dell’unità sia stata eliminata la differenza delle nature, ma piuttosto perché divinità e umanità, riunite in unione indicibile e inenarrabile, hanno prodotto per noi il solo Signore e Cristo e Figlio”.

     
    Inoltre, sempre in questa seconda lettera a Nestorio, San Cirillo scolpisce quasi la responsabilità che possiede un vescovo nel difendere, tramandare e interpretare gli insegnamenti della fede:

     
    “Nella seconda che Cirillo gli indirizzò, nel febbraio del 430, leggiamo una chiara affermazione del dovere dei Pastori di preservare la fede del Popolo di Dio. Questo era il suo criterio, valido peraltro anche oggi: la fede del Popolo di Dio è espressione della tradizione, è garanzia della sana dottrina".
     
    Da questa profondità e insieme freschezza di vita cristiana che testimoniò in vita San Cirillo d’Alessandria, il Papa ha tratto al termine della catechesi questo assunto:

     
    “La fede cristiana è innanzitutto incontro con Gesù, ‘una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte’. Di Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato, san Cirillo di Alessandria è stato un instancabile e fermo testimone, sottolineandone soprattutto l’unità (…) Questa affermazione, al di là del suo significato dottrinale, mostra che la fede in Gesù Logos nato dal Padre è anche ben radicata nella storia perché, come afferma san Cirillo, questo stesso Gesù è venuto nel tempo con la nascita da Maria, la Theotòkos, e sarà, secondo la sua promessa, sempre con noi”.
     
    Benedetto XVI ha poi tenuto le consuete sintesi della catechesi in nove lingue, salutando i molti gruppi presenti - fra i quali le suore capitolari di Santa Caterina vergine e martire e i seminaristi del Pontificio Collegio romano “Maria Mater Ecclesiae” - per concludere quindi con un pensiero su San Francesco, del quale ricorre domani la memoria liturgica. Ecco quanto espresso dal Pontefice in lingua polacca:

     
    “JUTRO W LITURGII PRZYPADA WSPOMNIENIE ŚWIĘTEGO…
    Domani nella liturgia ricorre la memoria di san Francesco d’Assisi, il quale, imitando Cristo, ha rinunziato ai beni terreni. Egli ci ha così insegnato che dobbiamo essere semplici, umili e puri, perché lasciando questo mondo riceviamo la ricompensa per amore. Impariamo da san Francesco il comportamento del radicalismo evangelico”.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di São Mateus (Brasile), presentata da mons. Aldo Gerna, M.C.C.I., per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Zanoni Demettino Castro, del clero dell’arcidiocesi di Vitória da Conquista, finora parroco della parrocchia "São José" a Itapetinga ed amministratore diocesano "sede vacante" della medesima arcidiocesi. Il rev. Zanoni Demettino Castro è nato il 23 gennaio 1962 nella città di Vitória da Conquista, nell’omonima arcidiocesi dello Stato della Bahia. Ha studiato filosofia nel Seminario maggiore arcidiocesano di Brasília e teologia presso l’Istituto teologico di Ilhéus. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ottenuto la licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro. È stato ordinato sacerdote il 28 dicembre 1986 ed ha svolto le seguenti attività: parroco della parrocchia di "Santo Antônio" a Itarantim (1987-1990); parroco della Cattedrale di Vitória da Conquista (1990-1995); parroco della parrocchia "São José" a Itapetinga (dal 1998); vicario foraneo (dal 2000); membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio Presbiterale (dal 2002); vicario generale (2002-2007); professore di Teologia Dogmatica presso l’Istituto teologico di Ilhéus; professore di Dottrina Sociale della Chiesa presso l’Istituto filosofico di Vitória da Conquista; presidente della Commissione dei Presbiteri del Regionale Nordest-3 della Conferenza episcopale; ha partecipato ad Aparecida, come "Invitato", alla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e il 26 giugno scorso è stato eletto amministratore diocesano di Vitória da Conquista, vacante per il trasferimento del suo ordinario.

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    Appello della Santa Sede per il bando totale dei test nucleari

    ◊   La comunità internazionale ha il dovere di bandire gli esperimenti nucleari. E’ quanto ha affermato mons. Michael Banach, intervenendo in questi giorni a Vienna come rappresentante della Santa Sede alla V Conferenza per facilitare l’entrata in vigore del Trattato sull’Interdizione Globale degli Esperimenti Nucleari (CTBT). Il servizio di Sergio Centofanti:
     
    Al Trattato CTBT, siglato nel 1996, aderiscono 177 Paesi, ma solo in 140 l’hanno ratificato. All’appello mancano Paesi come gli Stati Uniti, la Cina, l’India, il Pakistan, l’Iran e la Corea del Nord. L’entrata in vigore del Trattato – ha sottolineato mons. Banach – è quanto mai urgente e necessario nell’attuale contesto “caratterizzato dalla minaccia del terrorismo e dalle crisi nelle relazioni internazionali”. “In questa prospettiva le misure adottate per combattere il terrorismo nucleare e, più in generale, gli strumenti nazionali e internazionali per impedire alle organizzazioni criminali e ad altri attori non-statali di possedere armi di distruzione di massa devono essere i benvenuti”. Inoltre, “gli Stati – ha aggiunto il delegato vaticano – devono riprendere il processo del disarmo nucleare. Un rinnovato impegno degli Stati a implementare il Trattato di Non-Proliferazione delle Armi Nucleari del 1968 e la dichiarazione di un bando generale dei test nucleari sembrano perciò necessari”.

     
    Per mons. Banach “i test nucleari sono dettati dal desiderio di sviluppare armi sempre più sofisticate e pericolose. Sono perciò indicativi di una ‘cultura di guerra e di morte’ che mette a rischio non solo la pace, ma – data la natura particolarmente distruttiva delle armi nucleari - l’esistenza stessa della famiglia umana. Talvolta gli Stati giustificano i test nucleari appellandosi alle esigenze di sicurezza e protezione dei popoli”: Ma “questo argomento non riesce a convincere” – sottolinea il delegato vaticano: “infatti conduce alla proliferazione di armi, che, data la loro capacità distruttiva, sono in grado di eliminare gli stessi popoli che dicono di proteggere e difendere”.

     
    Altre volte – ha proseguito mons. Banach – “gli Stati giustificano i test nucleari col fatto che cercano di sviluppare armi ‘intelligenti’ o ‘pulite’ , cioè armi nucleari i cui effetti meccanici, termici e radioattivi sono limitati”. Ma anche questo argomento non convince – secondo il rappresentante della Santa Sede: “infatti tutte le armi nucleari hanno indiscriminati effetti radioattivi, che sono dannosi per la vita e la salute degli esseri umani e per l’ambiente”.

     
    “La dichiarazione di un bando generale sui test nucleari – ha affermato – è perciò un dovere della comunità internazionale verso tutti i popoli”. “La Santa Sede – ha concluso mons. Banach – approva l’uso della tecnologia nucleare per scopi pacifici”, ma nello stesso tempo sottolinea che la sicurezza di questi programmi “dipendono da due necessarie condizioni: l’abbandono di progetti nucleari ostili e il bando generale dei test nucleari”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

    Servizio estero - L'intervento della Santa Sede sul tema: "Il fenomeno dei cambiamenti climatici ci richiama all'imperativo morale di proteggere l'ambiente per tutelare la presente e le future generazioni".

    Servizio culturale - Un articolo di Domenico Volpi dal titolo "Una sfera dal diametro di 58 centimetri segnò l'inizio dell'era spaziale in piena "guerra fredda": cinquanta anni fa i sovietici lanciavano lo "Sputnik-1", il primo satellite artificiale ad orbitare attorno alla Terra.

    Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

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    Oggi in Primo Piano



    La Corea del Nord accetta di smantellare i propri impianti nucleari entro il 31 dicembre

    ◊   Il presidente sudcoreano, Roh Moo Hyun, si è detto soddisfatto del vertice a Pyongyang con il leader della Corea del Nord, Kim Jong Il, giunto oggi all’ultima giornata. Mentre dai negoziati a 6 di Pechino sul nucleare nordcoreano giunge la positiva notizia dello smantellamento degli impianti atomici di Pyongyang entro il 31 dicembre prossimo, le relazioni tra Corea del Nord e Corea del Sud sembrano, dunque, alle soglie di una svolta epocale e, addirittura, c’è chi parla già di riunificazione. Ma, di fatto, esistono ancora molti ostacoli per la realizzazione di questo storico passo. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Francesco Sisci, corrispondente in Estremo Oriente per il quotidiano La Stampa:

     
    R. - Il centro del problema sembra che sia questa apertura della zona economica speciale tra le due Coree, voluta dal Sud ma non dal Nord. Il Nord, in qualche modo, teme che, attraverso questa zona economica speciale, il sistema economico-politico sudcoreano possa contagiare l’intera Corea del Nord, dal punto di vista della riunificazione. Dal punto di vista della smilitarizzazione, invece, si registrano progressi ampi perché i nordcoreani hanno deciso di smantellare tutto il loro arsenale, di dichiararlo, e in cambio riceveranno una serie di aiuti economici e politici da Stati Uniti e Cina. Però, forse, questa volta le cose si fanno sul serio. Nell’altro vertice, con l’altro presidente sudcoreano Kim Dae Jung, c’erano state grandi dichiarazioni e sorrisi; questa volta i passi in avanti, soprattutto sulle questioni strategiche, che poi sono le cose fondamentali, ci sono e sono concreti. Adesso si stanno avvitando gli ultimi bulloni e dalla fine di quest’anno all’inizio dell’anno prossimo la Corea del Nord dovrebbe smantellare il suo apparato nucleare.

     
    D. - Vedi dei margini di miglioramento nei rapporti tra Nord e Sud Corea?

     
    R. - L’impressione è che oggi la Corea del Nord pensa di poter parlare con la Corea del Sud scavalcandola in qualche modo e parlando direttamente con l’America, la Cina e il Giappone. In realtà, sappiamo che se la Corea del Sud pone delle difficoltà, l’intero processo andrebbe a rotoli. L’importante, però, non credo sia il vertice, ma la trattativa a Pechino: smantellare l’arsenale nucleare sarà il passo veramente decisivo e storico.

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    Il Patriarca Alessio II in Francia difende i valori cristiani: intervista con il cardinale Ricard

    ◊   Una visita che rafforza il dialogo ecumenico: il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II è oggi a Parigi, su invito del presidente dell’episcopato francese, il cardinale Jean-Pierre Ricard. Nel pomeriggio, alle ore 17,45, il Patriarca si recherà nella Cattedrale di Notre-Dame per un momento di preghiera e di venerazione della reliquia della Corona di spine del Signore, alla presenza dell’arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois. Nella giornata di ieri, il primate della Chiesa ortodossa russa era intervenuto all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, a Strasburgo. Sul discorso di Alessio II, ci riferisce da Parigi Francesca Pierantozzi:

     
    Una denuncia contro il relativismo dei costumi e un incoraggiamento al dialogo interreligioso: questi i binari del discorso del Patriarca ortodosso russo, Alessio II, davanti ai rappresentanti del Consiglio d’Europa a Strasburgo. Il Patriarca ha denunciato la funesta frattura fra la morale e la comparsa di quella che ha definito una nuova generazione di diritti umani. Alessio II ha anche messo in guardia dal giustificare degli atti amorali proprio valendosi dei diritti umani. Secondo il Patriarca, la società e i governanti debbono sostenere e incoraggiare una morale che sia accettabile per la maggioranza dei cittadini e che – ha aggiunto – dia un’anima e renda più nobile la vita dei popoli europei. L’uomo – ha aggiunto Alessio II, davanti al Consiglio d’Europa – deve restare un umano e non un elemento incontrollabile delle reti elettroniche, un oggetto di sperimentazione o un organismo a metà artificiale. Il Patriarca ha anche denunciato l’ignoranza morale, che - ha detto – crea un terreno favorevole all’estremismo e al terrorismo. (Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana)  Sul significato di questa visita in Francia di Alessio II e sulle prospettive future per il dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi, Laure Stephan ha intervistato il cardinale Jean-Pierre Ricard, presidente della conferenza episcopale francese:


    R. - Je crois qu’il ya trois points …
    Credo che siano tre i punti sui quali siamo orientati a confrontarci con il Patriarca Alessio II. Il primo è certamente centrato su come poter proseguire la reciproca conoscenza delle nostre Chiese ed anche come poterci meglio conoscere, meglio comprendere e, quindi, vivere delle relazioni fraterne, caratterizzate da stima, buona convivenza e solidarietà. In secondo luogo, bisogna dire che oggi ci confrontiamo, in Russia così come in Francia anche se in situazioni diverse, con una grande sfida, che è quella dell’evangelizzazione. E’, quindi, necessario comprendere, insieme, come sia possibile far fronte a questa sfida. Il terzo punto che noi vorremmo affrontare insieme ad Alessio II è quello relativo alla responsabilità comune dei cristiani di fronte alla costruzione della grande casa dell’Europa. Non vogliamo assolutamente disertare questo “cantiere”, perché oggi è importantissimo, così come è molto importante parlare con lui di quelli che sono i valori dei quali, noi stessi come cristiani, siamo portatori. Ma c’è anche il messaggio del servizio all’uomo, quest’uomo amato da Dio, e che noi rivolgiamo a tutti i nostri concittadini europei.

    D. – Cardinal Ricard, Lei ha parlato della sfida dell’evangelizzazione. Si parla anche molto della nuova vitalità della Chiesa ortodossa russa... questa potrebbe rappresentare una ispirazione anche per l’Occidente?

    R. – Je crois que nous avons besoin …
    Io credo che noi ne abbiamo bisogno se vogliamo un Occidente rinnovato nella fede e nell’esperienza cristiana. Io credo che noi abbiamo bisogno di testimonianze, abbiamo bisogno di giovani testimoni. Da noi, ci sono anche delle comunità molto vive, molto attive e che prendono veramente parte all’evangelizzazione. Si sente che c’è un rinnovamento spirituale molto profondo in Russia, un rinnovamento monastico ed un rinnovamento anche nella riorganizzazione delle Chiese. Tutto questo dimostra che noi abbiamo tutto l’interesse nel dialogo. Ma si tratta di una grazia il poter raccogliere questi frutti, che lo Spirito Santo invia a ciascuna della nostre Chiese.

    D. – In che modo questa visita potrebbe favorire un incontro tra Alessio II e Benedetto XVI?

    R. – Moi, je souhaites que cette rencontre …
    Io mi auguro che questo incontro possa facilitare questi contatti con le Chiese cattoliche e possa, quindi, anche far avvicinare un po’ la possibilità di questo incontro tra Benedetto XVI e il Patriarca Alessio II che rappresenterebbe certamente un incontro storico. Questa visita viene vista un po’ come un importante risultato, dopo lunghe negoziazioni e dopo lunghe chiarificazioni. E’ certo, non vi è dubbio, che ci sono dei punti ancora da affrontare e chiarire. Ma, allo stesso tempo, io dico che questo incontro potrebbe essere l’inizio di un vero cammino comune sulla strada del servizio a Dio, sulla strada del servizio agli uomini. Sarò davvero felice se questo viaggio in Francia potrà, quindi, contribuire a rafforzare anche questo impegno comune.

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    Ecuador: alle elezioni per la Costituente in testa il movimento del presidente Correa

    ◊   Saranno resi noti entro il 20 ottobre, in Ecuador, i risultati ufficiali delle votazioni di domenica scorsa. I cittadini sono stati chiamati alle urne per eleggere i 130 membri dell’Assemblea Costituente che dovranno ridisegnare l’architettura costituzionale. Secondo indiscrezioni su sondaggi ed exit-poll, il movimento del presidente Rafael Correa avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta. Il servizio di Luis Badilla:


    La Costituente si insedierà il 31 ottobre e avrà 180 giorni - con la possibilità di una proroga di altri 60 - per dare al Paese una nuova Carta Costituzionale che dovrà essere poi sottoposta a referendum popolare. Il presidente Rafael Correa ha anticipato che chiederà alla Costituente di decidere sulla sua permanenza alla presidenza del Paese; lunedì scorso, Correa ha anche dichiarato di voler sciogliere il Congresso, dove tra l’altro, il suo movimento non ha nessun rappresentante. “Se il referendum approva la nuova Costituzione – ha detto Correa – convocherò nuove elezioni per tutte le cariche, inclusa la mia, per ripartire con una legittimità democratica concorde con le nuove regole”.

     
    All’opinione pubblica ecuadoriana e alla stampa non è passata inosservata la somiglianza molto stretta tra il percorso che sta disegnando Correa e quello, anni fa, del presidente venezuelano Hugo Chávez. E proprio su questa affinità i giornalisti, durante la conferenza stampa di lunedì, hanno rivolto al presidente diverse domande. “Qui non ci sono somiglianze con la Bolivia e con il Venezuela – ha precisato Correa – poiché stiamo parlando della Costituzione del popolo ecuadoriano abbiamo accolto il verdetto delle urne con molta umiltà. E’ la vittoria di tutto il popolo ed è anche una vittoria inedita che riguarda l’intera America Latina”. Il presidente ha aggiunto che “sono scomparsi i vecchi partiti che per anni hanno ostacolato la crescita del Paese”.

     
    L’unico partito che pare abbia resistito è la “Società patriottica” dell’ex presidente destituito nel 2005, Lucio Gutiérrez, capeggiato dal fratello Gilmar Gutiérrez. Questo movimento potrebbe avere ottenuto tra i 20–25 seggi. Il varo di una nuova Costituzione era uno dei punti fondamentali del programma di Correa. Il referendum che ha approvato la convocazione dell’Assemblea Costituente si è svolto ad aprile ed ha fatto registrare un numero elevato di astenuti tra i votanti all’estero, inclusi i 100 mila immigrati in Italia. La campagna elettorale è stata la più costosa nella storia dell’Ecuador. Il governo di Rafael Correa ha messo a disposizione 30 milioni di dollari perché i cittadini potessero scegliere tra 3.224 candidati i 130 membri dell’Assemblea Costituente. Le liste erano 497 e la campagna elettorale ha polarizzato ancora di più il Paese. Tra gli sconfitti, il più penalizzato è stato l’ex presidente Alvaro Noboa.

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    Gara di solidarietà per salvare la piccola Lisa, bimba ucraina nata senza bocca. Con noi, il presidente della Caritas-Spes Ucraina, mons. Shyrokoradyuk

    ◊   Donare una nuova speranza ai tanti bambini che soffrono in Ucraina: è questo l’impegno forte che contraddistingue l’attività della Caritas ucraina. Oggi vi raccontiamo una storia simbolo di questo impegno: la vicenda della piccola Lisa, una bimba nata con una gravissima deformazione facciale. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Cosa c’è di più bello del sorriso di un bimbo, cosa di più tenero di un abbraccio della mamma al suo bambino? Queste due gioie sono state negate a Lisa, un piccola bimba ucraina nata senza bocca e che la madre è stata costretta, per mancanza di mezzi, ad affidare ad un ospedale. La notizia, riferita da un quotidiano russo, viene ripresa dall’ANSA il 17 agosto scorso. Un destino senza speranza quello della bimba di pochi mesi, scrive l’agenzia. Ma non è così. Sollecitata dalla nostra emittente, la Caritas Ucraina prende a cuore la vicenda. A Kiev la piccola Lisa non può essere operata. Ma si mette in moto la grande macchina silenziosa della solidarietà. Attraverso l’interessamento della signora Elena Maria Corradini, segretaria presso l’Ospedale San Camillo di Trento, il dottor Ugo Baciliero del Centro per la cura delle malformazioni cranio-maxillo facciali di Vicenza dà la sua disponibilità ad operarla gratuitamente. La Croce Rossa di Trento, dal canto suo, garantirà, gratuitamente, il trasporto della bambina a Vicenza, in programma per domenica prossima. Anche la mamma di Lisa sarà a Vicenza per assistere la sua piccola. Ecco ai nostri microfoni le parole commosse del presidente della Caritas-Spes Ucraina, mons. Stanislav Shyrokoradyuk:

     
    “Cerchiamo di aiutare Lisa, questa bambina di 3 mesi, nata senza bocca, ma l’operazione è molto cara. Grazie a Dio i chirurghi italiani ci aiuteranno e speriamo che andrà tutto bene. Abbiamo preparato tutti i documenti, i visti, le formalità. Ma sono soprattutto grato per il cuore aperto degli italiani, che sono stati pronti ad aiutarci. L’attività della nostra Caritas per i bambini è possibile proprio grazie all’aiuto dell’Italia”.

     
    Una luce nuova sembra, dunque, riaccendersi per Lisa. E la sua storia può diventare un segno di speranza anche per molti altri piccoli sfortunati:

     
    “Io penso che aiutare Lisa non significa risolvere tutti i problemi, ma è un inizio per aiutare anche altri. E’ soprattutto importante la collaborazione con i dottori italiani. A volte, i nostri medici fanno degli esperimenti non avendo le stesse possibilità che ci sono in Italia. Vogliamo quindi una cooperazione con i medici italiani. Voglio dire grazie per questi cuori aperti”.
     
    Chiunque voglia conoscere l’attività della Caritas Ucraina può consultare il sito Internet: www.caritas-spes.org.ua, in lingua italiana ed inglese. Un'attività, quella della Caritas, sostenuta soprattutto dal generoso aiuto che arriva dall’estero:

     
    Dopo Chernobyl, dopo questa catastrofe, ci sono tanti bambini malati. In questa zona, le radiazioni sono cresciute sempre di più, quindi i problemi si fanno sempre più gravi per loro. La Caritas ha organizzato dei centri per bambini. Finora ne sono stati aperti sei, dove arrivano circa 3 mila bambini all’anno, per riposare e anche bambini orfani, altro grande problema. In Ucraina ci sono, infatti, più di 200 mila bambini orfani”.

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    I festeggiamenti per San Francesco, Patrono d'Italia. La Puglia offre l'olio per la lampada votiva di Assisi

    ◊   Si aprono oggi i festeggiamenti in onore di San Francesco, fondatore dell’Ordine francescano e Patrono d’Italia. Domani, la celebrazione della solennità nella Basilica Papale intitolata al poverello in Assisi. Oggi, la liturgia del Transito nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola. Quest’anno, l’olio per alimentare la Lampada Votiva dei Comuni d’Italia che arde sulla Tomba del Santo è offerto dalla Puglia, in rappresentanza di tutte le Regioni italiane. Ma cosa ricorda il transito? Ce lo spiega padre Massimo Reschiglian, ministro provinciale dei Frati minori dell’Umbria. L’intervista è di Paolo Ondarza:


     
    R. - Sta a ricordare il momento della sua morte, potremmo dire la sua Pasqua, il momento nel quale Francesco si abbandona totalmente alla Misericordia del Padre chiamando la morte “sorella”. Quest’anno, abbiamo la regione Puglia con tutti i pellegrini e i comuni della Regione che saranno qui per portare l’olio cha arderà presso il sepolcro del Santo durante tutto l’anno.

     
    D. - Si tratta di un gesto che riguarda di anno in anno una regione diversa...

     
    R. - Ogni regione è legata a San Francesco. Della regione Puglia ricordiamo come questa facesse parte dei sogni cavallereschi di Francesco. Francesco partì per le Puglie proprio cercando una gloria - potremmo dire - mondana, una gloria umana, e ispirato da Dio durante un sogno a Spoleto decise poi di ritornare sui suoi passi e di mettersi in cammino cercando invece - come dicono le fonti antiche - “Madonna Povertà”. Potremmo dire che la Puglia esprime per Francesco questa conversione e quest’anno siamo proprio nell’anno che ricorda la conversione di Francesco.

     
    D. - Nel programma che riguarda i festeggiamenti del 3 ottobre si legge una frase: “Affrettati a venire a Santa Maria degli Angeli se vivente mi vuoi vedere”. A chi appartiene?

     
    R. - Una frase detta da Francesco per richiamare frate Jacopa de’ Sottesoli, una nobildonna romana, che doveva venire secondo i suoi desideri da Roma per salutarlo per l’ultima volta prima della morte. Nella mattina del 3 noi festeggiamo anche quest’episodio: l’incontro con frate Jacopa, ricchissimo di umanità, in cui questa donna porta dei dolci a Francesco, che amava molto, e prega con lui proprio negli istanti prima della sua morte.

     
    D. - Padre Massimo, chi viene ad Assisi torna dicendo di aver trovato veramente la figura e la presenza di Francesco ancora viva...

     
    R. - Tutti questi luoghi hanno una grazia particolare. Sono luoghi in cui Dio stesso si è manifestato. I pellegrini che vengono qui nell’accostarsi alla figura di Francesco, si accostano anche alla figura di Cristo e si riavvicinano alla fede. Ogni giorno vediamo miracoli qui: persone che si riconciliano con Dio e ritrovano una speranza per la loro vita.

     
    D. - Questo è stato un anno importante per la visita di un pellegrino del tutto particolare: Benedetto XVI si è messo in cammino verso Assisi...

     
    R. - E’ stato un momento bellissimo e esaltante. Il Papa ha detto ai giovani che Francesco comunica a tutti la bellezza di Dio. Sicuramente, abbiamo un tracciato, che ci è dato dai discorsi che il Papa ci ha lasciato quel giorno, perché la vita cristiana realmente diventi autentica e porti frutto.

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    "Maria nel dialogo ecumenico in Occidente" è il tema del XVI Simposio internazionale mariologico in corso a Roma

    ◊   Un contributo all’approfondimento delle tematiche mariologiche, legate al dibattito ecumenico in Occidente con particolare attenzione alla ricezione in ambito cattolico. E’ l’obiettivo del XVI Simposio internazionale mariologico, organizzato dalla Pontificia Facoltà teologica Marianum sul tema “Maria nel dialogo ecumenico in Occidente”. Durante il summit, apertosi ieri, sono stati presi in considerazione vari documenti, tra cui quello di Dombes su Maria, e messi in luce importanti e nuove convergenze tra le varie Chiese. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il mariologo Stefano De Fiores, sacerdote monfortano:


    R. - Maria non ci divide, non è argomento di separazione tra le varie Chiese: dobbiamo smettere di vedere Maria come Colei che porta la contraddizione dentro le varie Chiese. Dobbiamo, piuttosto, vedere in Lei un segno di unità.

     
    D. - Quale è, in particolare, il posto della Beata Vergine Maria nel dialogo ecumenico in Occidente?

     
    R. - Tanti documenti, sottoscrizioni di intesa, dicono che Maria deve essere onorata. Già nel 1937 ad Edimburgo, dopo l’intervento di Bulgakov, tutte le Chiese hanno aderito a questa convergenza nella lode di Maria. Oggi, i punti nodali sono l’accettazione dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione. Su questi dogmi, c’è un’apertura inattesa, perché nostri fratelli e sorelle evangelici, luterani e anglicani ci dicono: è vero che l’Immacolata Concezione, l’Assunzione, non sono nella Bibbia, ma non sono contro la Bibbia. Anzi, nel documento degli anglicani si dice che sono conformi alla Bibbia, cioè alla rivelazione fondamentale che Gesù Cristo è il Salvatore di tutti, quindi anche di sua Madre.

     
    D. - Dunque, la devozione a Maria, quale contributo può dare nella continuazione del dialogo tra le Chiese?

     
    R. - Maria è la persona relazionale a Dio e agli uomini. Maria ci deve aiutare nel recuperare questo grande fondamento dell’antropologia, che è urgente anche per il futuro del mondo. Per cui, guardando a Maria, le varie Chiese devono rafforzare il senso del dialogo ed il senso della relazionalità. Ma la grande difficoltà è che, mentre per la Chiesa cattolica non ci sono difficoltà per la rappresentatività, per le altre confessioni è invece difficile essere rappresentativi. questo rimane una grande problema. Quella della recezione è un secondo problema.

     
    D. - Come si superano questi problemi?

     
    R. - In Italia, si sono raccolti nell’Enchiridion, in vari volumi, questi dialoghi internazionali ecumenici. Questo è già un primo passo per far conoscere quello che si muove nel mondo intero. E' un passo per far conoscere queste intese che magari rappresentano delle novità per alcune comunità che non hanno trovato fino ad oggi punti d'accordo su vari argomenti, tra cui Maria. Si tratta di un lavoro di mediazione culturale per far arrivare al popolo questi stimoli, perché da questi scaturisca la vera recezione nella Chiesa di questi dialoghi. Sono dialoghi che aprono il cuore al desiderio di venire incontro alla unità, della quale ormai non possiamo fare a meno, anche per essere dei testimoni del Vangelo riconoscibili, fedeli con la testimonianza.

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    Chiesa e Società



    Visti d’ingresso gratuiti per tutti i giovani che vorranno partecipare alla GMG del 2008 a Sydney: firmata oggi l’intesa tra il Comitato promotore e il Governo australiano

    ◊   Visti di ingresso più facili e gratuiti per i pellegrini che parteciperanno alla prossima Giornata mondiale della Gioventù che si svolgerà a Sydney, in Australia, dal 15 al 20 luglio 2008. E’ stato firmato oggi – rende noto l’Agenzia Sir - nella metropoli australiana, un memorandum d’intesa tra il Comitato organizzatore della GMG, rappresentato dal cardinale George Pell e il ministero per l’Immigrazione e la Cittadinanza, rappresentato dalla vice-ministro Teresa Gambero. L’accordo prevede, tra l’altro, “il rilascio gratuito del visto di ingresso della durata di tre mesi per i pellegrini in arrivo, nessun limite nella concessione, anche se la richiesta arriva da Paesi particolari”. “Il memorandum conferma il grande appoggio del Governo federale alla GMG del prossimo anno - è stato il commento del cardinale per il quale - iniziative come questa renderanno più facile il viaggio verso Sydney per i giovani che vogliono partecipare a questo storico evento. Speriamo – aggiunge il porporato - che questi siano attratti non solo dalle bellezze di Sydney e dell’Australia ma anche dall’opportunità di fare un’esperienza che può cambiare la vita, così come è successo a milioni di giovani sin dal 1986”. In base alle stime del Comitato organizzatore si attendono in Australia circa 500 mila giovani. (R.G.)

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    I vescovi europei in Portogallo per la plenaria: matrimonio, famiglia, scuola ed ecumenismo al centro dei lavori

    ◊   Riunione, oggi e domani, nella capitale portoghese, dei presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) per incontrare il Patriarca di Lisbona, cardinale José da Cruz Policarpo, ed il primo ministro del Portogallo, José Sócrates Carvalho Pinto de Sousa, attuale presidente del Consiglio dell’Unione Europea. Successivamente i porporati ed i presuli si trasferiranno a Fatima per partecipare fino al 7 ottobre all’Assemblea plenaria del CCEE, che riunirà delegati di 34 Paesi e che sarà inaugurata da una Santa Messa nella Basilica del Santuario mariano, presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi. A guidare i lavori dell’Assemblea sarà il cardinale Péter Erdö, neo presidente della CCEE, coadiuvato dai vice-presidenti cardinali Josip Bozanic e Jean-Pierre Ricard. Tema di riflessione dell’Assemblea sarà il matrimonio affrontato da varie prospettive: la situazione pastorale e giuridica dell'istituzione matrimonio nei diversi Paesi europei; il matrimonio e la famiglia nell'Unione Europea ed i matrimoni misti. Nella prima parte dei lavori i presidenti delle Chiese europee approfondiranno in particolare la situazione della Chiesa cattolica in Portogallo ed il ruolo rivestito dal Santuario di Fatima; mentre nella seconda parte si concentreranno sul servizio reso dal CCEE alla Chiesa in Europa, con la presentazione dei progetti quinquennali dei nuovi vescovi responsabili delle Commissioni per i media; per la pastorale delle migrazioni; per catechesi, scuola ed università; per le vocazioni. Si dibatterà a Fatima anche di attualità ecumenica, sotto la guida dell’Arcivescovo di Belgrado, Mons. Stanislav Hocevar, a partire dal messaggio finale della Terza Assemblea ecumenica europea, conclusasi a Sibiu, in Romania, il 9 settembre scorso. Parte dei lavori sarà infine dedicata alla collaborazione tra il CCEE ed il CELAM, il Consiglio episcopale latinoamericano e il SECAM, il Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar. In tale contesto l’attenzione sarà puntata sui risultati della V Conferenza generale del CELAM svoltasi ad Aparecida in Brasile nel maggio scorso e sul prossimo seminario CCEE-SECAM che si svolgerà a Cap Coast in Ghana, dal 14 al 18 novembre prossimi su “La schiavitù e le nuove schiavitù”. Con questo seminario il CCEE ed il SECAM continuano un programma di collaborazione tra Vescovi europei ed africani che avrà un momento culminante nel 2010 con un Simposio internazionale. Altri argomenti nell’agenda dell’Assemblea Plenaria riguardano le istituzioni europee ed il processo di unificazione europea a 50 anni dai Trattati di Roma, e la pastorale nelle carceri. La Plenaria si concluderà con una Concelebrazione eucaristica nella Cappella delle Apparizioni del Santuario di Fatima, domenica 7 ottobre, presieduta dal cardinale Péter Erdö, presidente del CCEE. (R.G.)

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    La beatificazione, a Roma il 28 ottobre, di 498 martiri del XX secolo in Spagna è un’opportunità per rinnovare la fede: così i vescovi iberici in un messaggio ai fedeli

    ◊   “La beatificazione che ci prepariamo a celebrare è un tempo di grazia per la Chiesa. Vi invitiamo a prepararvi bene per questa festa e a prendervi parte perché sia per tutti un nuovo stimolo per il rinnovamento della vita cristiana”. Si rivolgono ai fedeli con queste parole i vescovi spagnoli nel “Messaggio in occasione della beatificazione dei 498 martiri del XX secolo in Spagna”. La cerimonia si svolgerà a Roma il 28 ottobre e sarà preceduta da un Atto accademico in programma il 5 ottobre all’Istituto Patristico Augustinianum. Interverranno il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e autore del libro “Il secolo dei martiri”, mons. Vicente Cárcel Ortí, studioso di Storia della Chiesa in Spagna e il padre gesuita Juan Antonio Martínez Camino, segretario generale della Conferenza episcopale spagnola, che presenterà il libro “Chi sono e da dove vengono. 498 martiri del secolo XX in Spagna” curato da Encarnación González Rodríguez, direttrice dell’ufficio per le Cause dei santi della Conferenza episcopale spagnola. Sulla necessità di un rinnovamento della vita cristiana i vescovi, nel loro messaggio, aggiungono che di esso c’è bisogno, “in modo speciale, in questo momento - tempo nel quale si sta diffondendo una mentalità laicista - in cui la riconciliazione, nella nostra società, sembra minacciata”. “I martiri che sono morti perdonando – scrivono i presuli – sono il miglior incoraggiamento affinché tutti incrementiamo lo spirito di riconciliazione”. L’augurio della Conferenza episcopale è che attraverso “la testimonianza e l’intercessione dei martiri si rinvigorisca la nostra speranza e si infiammi la nostra carità”. “Mossi dalla speranza della vita eterna – aggiungono i vescovi – i martiri hanno saputo anteporre alla loro vita l’amore e l’obbedienza alla legge evangelica, la legge nuova dell’amore più grande promotrice della dignità e libertà di ogni persona. I martiri sono testimoni supremi della Verità che ci rende liberi”. Per l’episcopato la beatificazione dei 498 martiri “contribuirà a che non si dimentichi il grande segno di speranza’” offerto dalla loro testimonianza. “Questi martiri hanno dato la loro vita, in diversi luoghi della Spagna, nel 1934, 1936 e 1937 – spiegano i presuli – sono i vescovi di Cuenca e di Ciudad Real, diversi sacerdoti secolari, numerosi religiosi agostiniani, domenicani e domenicane, salesiani, fratelli delle scuole cristiane, maristi, vari gruppi di carmelitani, francescani e francescane, adoratrici, trinitari e trinitarie, marianisti, missionari dei Sacri Cuori, missionarie figlie del Cuore di Maria, seminaristi e laici, giovani, sposati”. Uomini e donne di fede e di preghiera, particolarmente devoti all’Eucaristia e alla Santissima Vergine; coraggiosi apostoli quando hanno confessato di essere credenti; disponibili nel confortare e sostenere i loro compagni di prigione. Forti quando hanno subito maltrattamenti e torture, hanno perdonato i loro carnefici e hanno pregato per loro; nell’ora del sacrificio, hanno mostrato serenità e profonda pace, hanno lodato Dio e proclamato Cristo come l’unico Signore. (T.C.)

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    Uganda: le alluvioni costringono gli abitanti di Gulu, per anni vittime della guerra, a dipendere ancora dagli aiuti internazionali

    ◊   “Le piogge hanno concesso una pausa ma le acque non si ritirano e buona parte del Paese è isolata perché le vie di comunicazione sono impraticabili” riferiscono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale dall’Uganda, uno dei Paesi più colpiti da una serie di inondazioni che hanno sconvolto vaste zone dell’Africa. Le aree del Paese interessate dalle forti piogge sono quelle del nord-est e quelle centrali, dove il livello delle acque rimane alto. I danni arrecati all’agricoltura sono enormi: in pratica si è perso un raccolto e nei prossimi mesi si avvertirà la mancanza di cibo. Le organizzazioni internazionali, l’Unione Europea, diversi Paesi stranieri stanno collaborando con il Programma Alimentare Mondiale nell’inviare aiuti d’urgenza e derrate alimentare, mentre il governo ugandese ha varato un programma d’emergenza. L’Uganda è un Paese quasi autosufficiente a livello alimentare, a parte l’area di Gulu, dove la guerra civile condotta da 20 anni dall’Esercito di Resistenza del Signore (LRA) ha costretto la maggioranza della popolazione civile a vivere in campi profughi, assistiti dal PAM e da altre organizzazioni internazionali, perché la situazione di insicurezza impedisce loro di coltivare il proprio appezzamento di terreno. La Chiesa si è attivata attraverso Caritas Uganda, che sta coordinando il lavoro delle Caritas locali e collabora con le diverse Organizzazioni Non Governative attive sul territorio. Nonostante i gravi danni all’agricoltura e alle infrastrutture, il Ministro delle Finanze ugandese ha affermato che le previsioni di crescita dell’economia del Paese saranno rispettate. (L.M.)

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    Almeno 9 cristiani uccisi nel nord della Nigeria da estremisti musulmani

    ◊   Nel nord della Nigeria diversi cristiani sono rimasti vittime, in questi giorni, di una campagna d’odio. Le violenze sono iniziate venerdì scorso, quando un gruppo di musulmani ha assaltato una scuola cristiana nella zona di Tundun Wada e aggredito due alunni, accusati di aver disegnato l’immagine di Maometto sul muro di una moschea. Secondo l’ONG britannica Christian Solidariety Wordwide (CSW), queste notizie sono state diffuse per alimentare tensioni. E la tensione, purtroppo, è sfociata in azioni tragiche. Dopo l’episodio nella scuola, le violenze infatti sono continuate e sono rimasti uccisi, secondo l’Agenzia Assist News, almeno 9 cristiani. Molti poi sono rimasti feriti e tra questi c’è anche un sacerdote cattolico. Si teme che il numero delle vittime possa essere più alto: sono state attaccate, infatti, diverse scuole, chiese e negozi cristiani. Fonti locali hanno anche riferito di aver visto corpi senza vita orrendamente mutilati. Le autorità hanno subito trasferito i non musulmani in altre aree, considerate più sicure. La situazione resta molto tesa e l’Associazione cristiana della Nigeria ha chiesto al governo del Paese africano di adottare misure più adeguate per fermare le violenze negli Stati del nord, dove da oltre tre anni è in vigore la legge islamica. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Ricomincia oggi in Nigeria uno dei processi contro la casa farmaceutica Pfizer, accusata di aver sperimentato incautamente una medicina su 200 bambini

    ◊   Ricomincia oggi in Nigeria – informa l’Agenzia Misna - presso l’Alta Corte di Kano, capoluogo dell’omonimo Stato al nord del Paese africano, uno dei processi intentati contro la multinazionale americana Pfizer, accusata di aver sperimentato 11 anni fa, in maniera incauta, un nuovo medicinale su 200 bambini colpiti da meningite. Il farmaco, denominato ‘Trovan’, avrebbe causato, secondo le accuse della Giustizia nigeriana, la morte di una ventina di piccoli pazienti oltre a danni irreversibili come malformazioni, cecità, patologie cerebrali e paralisi. L’azienda farmaceutica statunitense, la sua sussidiaria nigeriana e 10 dipendenti delle due aziende devono rispondere di 31 capi d’accusa contenuti in quattro differenti azioni legali. Da parte sua la Pfizer respinge tutte le imputazioni e ribadisce che la sperimentazione si svolse con il consenso delle competenti autorità nigeriane, attribuendo i decessi ed altre patologie, alla meningite e non al farmaco utilizzato. Lo scorso luglio, la Magistratura nigeriana aveva rinviato le udienze, dopo una richiesta dei legali della difesa per irregolarità nei “mandati di comparizione”. (R.G.)

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    Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu condanna l'attacco contro soldati dell’Unione Africana impegnati per la pace nel Darfur

    ◊   Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato l'attacco, sabato scorso, contro i caschi verdi dell'Unione Africana (UA) impegnati in operazioni di pace nella regione sudanese del Darfur. Agguato, attribuito ai ribelli Haskanita, che ha causato la morte di almeno dieci soldati. L'ambasciatore del Ghana Leslie Kojo Christian, presidente di turno del Consiglio, ha letto una dichiarazione approvata dai quindici membri in cui si condanna ''l'inaccettabile attacco'' avvenuto ''alla vigilia dei prossimi negoziati di pace che inizieranno il 27 ottobre in Libia''. La dichiarazione non è stata approvata immediatamente a ridosso dell'attacco per divisioni all'interno del Consiglio sull'attribuzione delle responsabilità. Il rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite, Vitaly Ciurkin, ha detto che Mosca avrebbe preferito una condanna più dura, ma altri membri non avevano intenzione di ''citare nella dichiarazione i gruppi di ribelli''. L'ambasciatore ghanese, inoltre, ha spiegato che in Consiglio si era pensato inizialmente ad una semplice dichiarazione da leggere alla stampa, poi si è passati alla più rilevante ''dichiarazione presidenziale''. (R.G.)

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    In Terra Santa, pellegrinaggi non solo per visitare santuari, ma soprattutto per conoscere le comunità cristiane. E' quanto chiede l'arcivescovo di Akka, mons. Elias Chacour

    ◊   “E’ importante visitare i santuari ma è più importante visitare le ‘Pietre Vive’, che sono le comunità cristiane della Terra Santa”. E’ l’accorato appello lanciato dall’arcivescovo di Akka dei greco-melkiti cattolici, mons. Elias Chacour, durante la Santa Messa celebrata recentemente nella cattedrale di Westminster a Londra per ricordare il 60.mo anniversario di “Aiuto alla Chiesa che soffre”. “Sono qui – ha detto mons. Chacour – a chiedervi di darmi qualcosa: datemi la vostra amicizia, venite a compiere un pellegrinaggio, sarete i benvenuti”. L’agenzia Fides riferisce poi che l’arcivescovo ha sottolineato come i cristiani siano i diretti discendenti del “primo popolo che ha ascoltato la Buona Novella”. “Sono stati i miei primi progenitori – ha spiegato il presule - ad ascoltare per primi Gesù e a restare affascinati da quanto egli aveva da dire”. Oggi – ha aggiunto – perseveriamo a vivere in Terra Santa nonostante le difficoltà. E le drammatiche condizioni sociali ed economiche rendono questa permanenza sempre più difficile: nel 1948, il 60 per cento della popolazione di Betlemme era cristiana. Oggi lo è meno del 10 per cento. Nel 1948 erano più di 45 mila i cristiani a Gerusalemme. Oggi ce ne sono soltanto 7 mila. Dal Medio Oriente, ha concluso l’arcivescovo di Akka, giungono notizie di violenza e di sangue ma “sono notizie ‘del sepolcro vuoto’, perché colui che era riposto lì è risorto ed è Gesù Cristo”. (A.L.)

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    In Libano il cardinale Sfeir torna ad invocare l'unità del Paese

    ◊   La discussione sui candidati a presidente della Repubblica o sulle qualità del prossimo capo dello Stato “non produce alcun risultato”. E’ il giudizio espresso oggi dai vescovi maroniti al termine del loro incontro mensile. Nella dichiarazione ripresa dall'Agenzia AsiaNews, si afferma anche che “è ora che il centro di Beirut sia liberato”, riferendosi al sit-in organizzato da 10 mesi dall’opposizione. Della elezione del capo dello Stato, momento cruciale per il futuro del Paese, aveva parlato ieri, il patriarca maronita, card. Nasrallah Sfeir. Ricevendo un gruppo di studenti della coalizione della maggioranza, il “14 marzo” aveva auspicato che il prossimo presidente “possa sollevare il Paese, che sia gradito da tutti i libanesi e che sappia unire tutto il popolo libanese, senza alcuna discriminazione”. Dopo un accenno alle “interferenze” in atto sulla elezione presidenziale, il patriarca ha aggiunto che si tratta di un compito difficile, ma “se arriveremo ad adottare posizioni ferme e ad essere coscienti delle nostre responsabilità, le difficoltà saranno facili da superare”. Già domenica il card. Sfeir, aveva espresso l’auspicio “che si arrivi ad un accordo su un presidente che possa unire i libanesi, senza distinzione per la loro religione, gruppo o appartenenza politica”. “Io spero – aveva aggiunto – che il popolo libanese si renda conto di quanto è critica la situazione per il suo Paese e voglia essere unito per salvarla e restituirle la sua posizione nel mondo”. (R.P.)

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    Rapporto Istat: salgono a 3 milioni gli stranieri in Italia

    ◊   Sono cresciuti di oltre 268 mila unità gli stranieri residenti oggi in Italia, che arrivano così a 3 milioni. Fra le popolazioni in crescita, quella romena, raddoppiata nel giro di 3 anni, ma anche quella ucraina e quella cinese, cresciuta da 87 mila a 145 mila unità. Dati in salita, quindi, come sottolinea Domenico Gabrielli, ricercatore dell’Istat che ha curato il rapporto. L’incremento, secondo Gabrielli, infatti, è stato sicuramente inferiore a quello dei due anni della regolarizzazione 2003-2004, anche se comunque ancora notevole, e questo è dovuto a motivi di famiglia, ossia ai ricongiungimenti di coloro che si sono regolarizzati. Al secondo posto fra i motivi principali di trasferimento c’è il lavoro, in particolare per il 78 per cento degli uomini. Seguono i permessi di studio, che interessano soprattutto albanesi e nordamericani ed i permessi di adozione, in particolare per bambini russi. Da sottolineare, inoltre, l’aumento dei nati di cittadinanza straniera. La differenza tra nascite e decessi risulta, infatti, in attivo, per oltre 54 mila unità: un dato che rivela indirettamente una maggiore integrazione culturale. A livello nazionale – secondo Gabrielli – una persona su dieci circa è straniera. La popolazione straniera è in gran parte giovane e quindi ha un’alta natalità. Sicuramente il numero dei minorenni, che sono circa 660 mila è indizio di un gran numero di famiglie che vivono stabilmente nel nostro Paese. Tra i luoghi di residenza degli stranieri il nord risulta prescelto con più del 63 per cento delle preferenze, concentrate soprattutto in Lombardia. (A cura di Isabella Piro)

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    Al via domani, a Bolzano, la decima edizione del Festival del cinema delle religioni

    ◊   Si apre domani a Bolzano il Festival cinematografico internazionale di cinema e religioni ‘Religion Today’ incentrato quest'anno sul tema: “Compassion: conflitto e compassione nei percorsi della fede”. Domani, nel giorno della festa di San Francesco, verranno proposte proiezioni dedicate al creato nelle religioni. Interverrà anche mons. Wilhelm Emil Egger, vescovo di Bolzano-Bressanone, con una prolusione “San Francesco e la compassione”. Il programma del Festival è particolarmente ricco: dal 5 al 19 ottobre, la cittadina di Arco, in provincia di Trento, ospiterà un’anteprima e proiezioni che saranno dedicate all’esplorazione del rapporto tra donna e religione. La rassegna sarà poi presente, come nelle passate edizioni, anche a Trento con quattro giornate di proiezioni. L’edizione di quest’anno è inoltre caratterizzata da una speciale ricorrenza: il concorso cinematografico, dedicato al dialogo interreligioso, compie infatti dieci anni. La cerimonia di commemorazione avrà luogo il prossimo 18 ottobre nella sede della Radio Vaticana, dove verranno conferiti i premi della giuria internazionale ed il premio Religion Yesterday. Sul Festival di cinema delle religioni si è espresso anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano con un messaggio di saluto. “L’iniziativa – scrive il capo di Stato italiano – costituisce un momento significativo di incontro e di scambio che, attraverso la rappresentazione di opere cinematografiche realizzate in ogni parte del mondo, promuove e diffonde nella collettività, e soprattutto nei giovani, la conoscenza di culture e religioni diverse, trasmettendo un messaggio di tolleranza, integrazione e di pace”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ambasciatore polacco ferito a Baghdad – Decine di morti a Mogadiscio in combattimenti nella notte – In Birmania rilasciati 80 monaci buddisti
     

    ◊   L'ambasciatore polacco in Iraq è rimasto ferito in un'esplosione a Baghdad, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa irachena Nina. Il primo ministro polacco, Jarislaw Kaczynski, ha fatto sapere che la Polonia dopo quanto accaduto non ritirerà il suo contingente di circa mille uomini presenti in Iraq. L'attentato è stato messo a segno con esplosivo nel quartiere Karrada al passaggio del convoglio che accompagnava il diplomatico. Sembra certa la morte di un civile ma alcune fonti parlano di due vittime. Sembra che le guardie private che garantiscono la sicurezza del convoglio siano della società Blackwater, la stessa coinvolta il mese scorso in una sanguinosa sparatoria in cui sono morti una decina di civili iracheni. E oggi si riparla proprio di quell’episodio: sembra accertato che furono ben 17, e non 10, le persone morte e 24 quelle ferite quando i vigilantes USA della compagnia privata Blackwater lo scorso 16 settembre spararono sulla folla in Nisour Square a Baghdad subito dopo l'esplosione di un'autobomba. L'elemento nuovo è uno dei tanti che emergono dall'inchiesta irachena sull'episodio, riportata in un articolo del "New York Times" di oggi.

    - Due palestinesi sono stati uccisi nelle ultime ore nel sud della Striscia di Gaza, in episodi separati. Nel primo episodio è rimasto ucciso un miliziano di Hamas. E oggi si è saputo anche che erano miliziani delle Brigate dei martiri di al Aqsa (al Fatah) i tre palestinesi rimasti uccisi, ieri, nel rione Rimal di Gaza, nei pressi di una installazione della marina militare soggetta alla autorità di Hamas. Intanto, è iniziato nella residenza del premier israeliano l'incontro fra Ehud Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas).

    - Un religioso sciita iraniano è stato ucciso in un attentato mentre guidava la preghiera in un villaggio nel sud-est del Paese, area a maggioranza sunnita. Ne dà notizia oggi l'agenzia ufficiale Irna, affermando che gli autori dell'omicidio sono sostenuti dagli Stati Uniti. Si tratta di un villaggio vicino alla città di Khash, nella provincia del Sistan-Baluchistan, ai confini con il Pakistan, dove è attivo un gruppo separatista sunnita armato chiamato Jundullah ("Soldati di Dio"), già autore di sequestri e uccisioni di agenti delle forze di sicurezza iraniane.

    - Politica ed economia: la Siria inizierà a importare gas naturale iraniano a partire dal 2009. Lo ha riferito oggi il quotidiano governativo siriano Al-Baath, organo ufficiale dell'omonimo partito al potere dal 1963, citando il ministro del petrolio, Sufian Allaw. In questi giorni, in visita ufficiale a Teheran, Allaw ha firmato col collega iraniano Gholam Hussein Nozari un protocollo d'intesa sulle risorse energetiche che prevede l'importazione di gas naturale iraniano attraverso il gasdotto turco meridionale che sarà operativo a partire dai primi mesi del 2009. L'accordo firmato a Teheran comprende anche la partecipazione tecnica e finanziaria iraniana e venezuelana nella costruzione di una raffineria di petrolio della capacità di 140.000 barili al giorno nella localitàdi Farqals, a est di Homs (162 km a nord di Damasco). L'Iran si è inoltre impegnato a sostenere la Siria nell'ammodernamento della già esistente raffineria di petrolio di Baniyas, località sulla costa mediterranea 270 km a nord-ovest di Damasco.

    - Decine di morti a Mogadiscio la scorsa notte nel corso di violenti combattimenti tra insorti di matrice islamica e truppe regolari somale ed etiopiche. Scontri che ormai, sempre più sanguinosi, durano da mesi, mentre la popolazione civile fugge: mezzo milione dall'inizio dell'anno, 11.000 solo in settembre, stando a dati dell'ONU. La scorsa notte sono stati gli insorti ad attaccare l'ex ministero della Difesa, nel sud della capitale, da molti mesi ormai acquartieramento delle truppe governative e di Addis Abeba. Per gli insorti, sarebbero stati uccisi 12 soldati somali e cinque etiopici mentre l’esercito governativo parla di un attacco subito.

    - In Ucraina, il presidente Victor Iushenko ha lanciato un appello per la formazione di una larga coalizione composta sia da filo occidentali sia da filo russi. L'intento è di superare lo stallo politico legato al risultato dalle elezioni di domenica scorsa. Secondo gli ultimi dati, non ancora definitivi, sono in testa i partiti filo occidentali. Nel Paese, intanto, si apre un nuovo capitolo nella crisi energetica con la Russia. La Gazprom, società russa che gestisce le forniture di Gas a mezza Europa, ha infatti minacciato Kiev di tagliare i rifornimenti per il prossimo inverno se non verrà prima saldato il debito di oltre 1,3 miliardi di dollari, contratto dall’Ucraina. Immediato l’intervento della Commissione europea che cerca di mediare per una soluzione rapida della disputa.

    - L'ex premier pachistano Benazir Bhutto ha affermato a Londra che i negoziati con il presidente Pervez Musharraf per la futura condivisione del potere a Islamabad sono “completamente bloccati”. Parlando con giornalisti nella capitale britannica, Bhutto ha anche detto che la notizia secondo cui le accuse per corruzione contro di lei - che l'avevano spinta all'esilio volontario nel 1999 - sarebbero state archiviate è “assolutamente falsa”

    - Riaprirà oggi le porte la Lal Masjid, la Moschea Rossa di Islamabad, teatro lo scorso luglio di una sanguinosa protesta. La decisione della riapertura è arrivata su ordine della Suprema Corte, che ha accettato una richiesta presentata dalla moglie dell'ex leader della Moschea, ora in carcere. Il 10 luglio scorso, l'esercito pachistano riuscì a sfondare le resistenze delle centinaia di fedeli e studenti della annessa università islamica, tutti vicini alle posizioni talebane, che si erano barricati nella moschea. Il bilancio delle vittime e degli assalti parla di oltre 100 morti tra esercito e, soprattutto, estremisti islamici. Il governo decise la chiusura della moschea, che fu aperta poi per poche ore il 27 luglio dopo un tentativo da parte degli studenti islamici di rioccupare la moschea dalla quale, nel corso degli anni, si è cercato di instaurare la legge coranica nel Paese. E' prevista per oggi la presenza di molti fedeli che offriranno preghiere di ringraziamento per la riapertura della più grande moschea del Paese e anche l'esercito sta prendendo posizione in maniera discreta nei pressi della moschea per evitare scontri. Intanto, oggi la stessa Suprema Corte ha dovuto rinviare l'apertura delle audizioni del ricorso presentato dagli altri due candidati alla presidenza pachistana contro la decisione della stessa corte di permettere al presidente Pervez Musharraf di partecipare alle elezioni restando capo dell'esercito. Un giudice non si è presentato al tribunale e l'udienza è stata rinviata.

    -Sono stazionarie le condizioni dell'agente del Sismi gravemente ferito, nei giorni scorsi in Afghanistan, durante il blitz per la sua liberazione. Lo ha detto, parlando con i giornalisti, il ministro della Difesa italiano, Arturo Parisi, secondo cui sono invece in via di miglioramento l'altro 007 e l'interprete afghano, anch'essi feriti.

    - La giunta militare che governa la Birmania ha rilasciato 80 monaci buddisti arrestati durante le manifestazioni di protesta delle scorse settimane. Lo annuncia alla Reuters uno dei monaci liberati, che ha denunciato ''abusi verbali'', ma non fisici. Ma c’è da dire poi degli altri arresti. Il nostro servizio:


    Secondo le ultime informazioni, dieci parlamentari e almeno 137 militanti della Lega nazionale per la democrazia (LND), il partito d'opposizione birmano di cui è leader la dissidente storica e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, sono stati arrestati finora nell'ambito delle repressioni seguite alle manifestazioni di protesta delle scorse settimane. Intanto i 27 Stati membri dell'UE hanno raggiunto un accordo politico sull'inasprimento delle sanzioni in vigore per la Birmania. I dettagli dell'accordo politico saranno messi a punto nei prossimi giorni e passeranno al vaglio della riunione dei ministri degli Esteri dell'UE il 15 ottobre prossimo. E c’è la presa di posizione dei leader religiosi dell’Indonesia che solidarizzano con i monaci buddisti del Myanmar e chiedono l’intervento dei Paesi limitrofi e delle Nazioni Unite. Rappresentanti di buddisti, cattolici, confuciani, hindu, musulmani e protestanti, riuniti nel Comitato indonesiano delle religioni per la pace, hanno convocato ieri una conferenza stampa a Giakarta per esprimere la loro commozione per l’accaduto e chiedere il rilascio di tutti i prigionieri politici, inclusa la leader dissidente Aung San Suu Kyi. Al governo birmano si chiede un dialogo pacifico e all’ONU azioni concrete contro il governo del Myanmar. Resta da dire del caso, non si sa se isolato, di un ufficiale dell'esercito birmano fuggito in Thailandia, con l’aiuto di una ONG, dopo essersi rifiutato di aprire il fuoco contro i monaci buddisti inermi e ora spera di ottenere asilo politico in Norvegia.

     
    - Il Parlamento romeno si riunisce oggi per pronunciarsi sulla mozione di sfiducia contro il governo di minoranza di centro-destra, presentata il 24 settembre scorso dal Partito socialdemocratico (PSD), all'opposizione. Intitolata ''Mille giorni di caos - la fine del governo di destra”, il documento critica i due governi succedutisi dopo le elezioni politiche del 2004. L'attuale gabinetto è ritenuto ''incapace di funzionare dal punto di vista politico, giuridico ed economico”. Sono necessari 232 voti favorevoli dei 463 senatori e deputati per far cadere il governo. In teoria, la sfiducia dovrebbe passare, in quanto l'iniziativa socialdemocratica è sostenuta dal Partito democratico e dal Partito liberale democratico, vicini al capo dello Stato Traian Basescu. Ma secondo i commentatori, anche se i tre partiti hanno i numeri per far passare la sfiducia, alcuni socialdemocratici potrebbero votare contro.


    -La Polonia ha accettato di invitare gli osservatori dell'OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) alle elezioni legislative anticipate del 21 ottobre. Lo rende noto un comunicato congiunto del ministero degli Esteri polacco e dell'organizzazione, pubblicato a Varsavia la notte scorsa. ''Il 2 ottobre è stato inviato all'OSCE un invito per osservare le elezioni parlamentari anticipate del 21 ottobre 2007'', si legge nel testo. Il premier Jaroslaw Kaczynski non aveva escluso nei giorni scorsi questa possibilità pur affermando che nella richiesta ricevuta dall'OSCE per l'invio di osservatori “c'erano formulazioni estremamente inopportune”. Secondo gli esperti dell'OSCE, era comunque molto improbabile che Varsavia potesse opporre un vero rifiuto, in quanto tutti i Paesi membri sono tenuti al rispetto di questo obbligo, pena l'espulsione.

    - In Italia un barcone con 44 immigrati è stato intercettato a 16 miglia a sud ovest di Lampedusa da una motovedetta della Guardia di Finanza. Gli immigrati sono già stati trasferiti sull'isola. E' il quinto sbarco nel giro di poche ore che si registra a Lampedusa. Intorno alle 14 è previsto l'arrivo in porto di altri 76 clandestini, tra cui dieci donne una delle quali in avanzato stato di gravidanza, soccorsi dalla nave "Vega" della Marina Militare. Questa mattina, intanto, sono stati imbarcati sul traghetto per Porto Empedocle 48 extracomunitari che erano ospiti del Centro di prima accoglienza; altri 90 saranno trasferiti in aereo nelle prossime ore verso i CPT di Foggia e Bari. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 276

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