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SOMMARIO del 29/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa risponde alla Lettera dei 138 saggi islamici per un rinnovato dialogo tra cristiani e musulmani
  • Il Papa riceve il premier sloveno Janez Janša
  • Altre udienze e nomine
  • Attesa per la seconda Enciclica di Benedetto XVI, dedicata al tema della speranza che interpella cristiani e non cristiani, e che sarà presentata domani in Vaticano
  • Delegazione vaticana in Turchia per la festa di Sant'Andrea. Il cardinale Kasper porterà un messaggio e un dono del Papa al Patriarca Bartolomeo I
  • Oggi in Primo Piano

  • Speranze di pace per il Medio Oriente dopo la Conferenza di Annapolis
  • La protesta dei dalit cristiani in India: chiedono di essere inseriti nelle caste
  • Domani in 700 città del mondo la Giornata promossa dalla Comunità di Sant'Egidio contro la pena di morte
  • A Roma il Workshop internazionale su cultura, salute e migrazioni
  • Il magistero di Benedetto XVI esalta la vera ragione di fronte alla deriva scientista: così, la sociologa Alberoni presentando il suo nuovo libro su Dio e Darwin
  • Chiesa e Società

  • Caritas, Medici Senza Frontiere e PIME impegnati in Bangladesh per portare aiuto alle popolazioni colpite dal ciclone Sidr
  • I vescovi cattolici del Medio Oriente, riuniti a Parigi, sulla difficile condizione dei cristiani in Iraq
  • A Kibeho, in Ruanda, le celebrazioni per il XXV anniversario dell'apparizione della Madonna
  • Nel 70.mo anniversario della nuova sede della Lateranense, il cardinale Bertone ha incentrato la Lectio Magistralis sulle nuove generazioni
  • Diversi temi di attualità europea e internazionale trattati dalla COMECE nell'ultima plenaria
  • I vescovi della Costa Rica sul Trattato di Budapest: sia interpretato in modo che non leda la dignità dell'essere umano
  • Sembra esclusa la matrice religiosa del sequestro, ieri, di un sacerdote siro-ortodosso nel sud est della Turchia
  • In India, l’impegno delle Chiese cristiane contro le divisioni
  • In Brasile, il vescovo di Barra contesta il progetto di deviazione del fiume São Francisco, perché non favorisce le popolazioni locali ma le grandi industrie
  • Piantati oltre un miliardo di alberi nel mondo per contrastare i cambiamenti climatici causati dall’inquinamento
  • In Inghilterra, vescovi cattolici e anglicani ribadiscono che esprimere opinioni su sessualità e matrimonio non è reato
  • In Spagna, istituita la Giornata per la Vita: si celebrerà il 25 marzo
  • Migrazioni e questioni etiche al centro di un incontro organizzato a Roma dalla Fondazione Scalabrini
  • Il ringraziamento della Comunità Papa Giovanni XXIII a Benedetto XVI per il forte richiamo a lottare contro la schiavitù
  • Si apre domani, presso il Centro dei Focolari a Castel Gandolfo, il III Convegno internazionale del “Movimento per un’Economia di Comunione”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan, manifestazione contro Mushaffar nel giorno dell’investitura
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa risponde alla Lettera dei 138 saggi islamici per un rinnovato dialogo tra cristiani e musulmani

    ◊   E’ stata resa nota oggi la risposta di Benedetto XVI alla Lettera aperta indirizzata al Santo Padre e ai responsabili di altre Chiese e confessioni cristiane il 13 ottobre scorso in occasione della fine del Ramadan, da parte di un gruppo di 138 eminenti personalità musulmane, dal titolo “Una Parola Comune tra Noi e Voi”. La lettera – a firma del segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone – è indirizzata al Principe Ghazi bin Uhamad bin Talhal, che appartiene alla famiglia reale di Giordania ed è presidente dell’“Aal al-Bayt Institute for Islamic Thought”, tra i promotori dell’iniziativa e che ha curato personalmente l’inoltro della Lettera stessa. Il servizio è di Roberto Piermarini:


    Nel ringraziare e mostrare apprezzamento per la significativa iniziativa dell’eminente gruppo di personalità musulmane, il Papa riafferma l’importanza del dialogo basato sul rispetto effettivo della dignità della persona, sulla oggettiva conoscenza della religione dell’altro, sulla condivisione dell’esperienza religiosa e sull’impegno comune a promuovere mutuo rispetto e accettazione. In proposito il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, offre al microfono di Giovanni Peduto alcune precisazioni ed una breve riflessione sulla Lettera del Papa:
     
    R. – Nella Lettera, a parte un parere positivo sul contenuto della missiva, è contenuta anche la disponibilità del Santo Padre a ricevere il Principe Ghazi assieme ad una delegazione, ovviamente limitata, di firmatari della missiva, e si prospetta anche un eventuale incontro di lavoro con questo Pontificio Consiglio.

     
    D. – E per quanto riguarda il testo, il contenuto della Lettera?

     
    R. – Nella Lettera, il cardinale dice che il Papa ha apprezzato molto lo spirito positivo, non polemico, che ha ispirato il testo. Ovviamente senza ignorare le nostre differenze, il Papa pensa che cristiani e musulmani possano lavorare assieme perché tutti, sia cristiani sia musulmani, credono in un solo Dio che è Provvidenza, Creatore e Giudice universale, che alla fine dei tempi darà il suo Giudizio sulle nostre azioni. Dunque, dobbiamo tutti impegnarci per essere i suoi “fedeli” e per obbedire alla sua volontà. E poi, c’è anche questo accenno molto importante a questa insistenza della Lettera dei 138, che l’amore di Dio e l’amore del prossimo è nel fondo l’essenza di ogni religione.

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    Il Papa riceve il premier sloveno Janez Janša

    ◊   Stamani il Papa ha ricevuto il primo ministro della Repubblica di Slovenia Janez Janša, che successivamente, ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. ”Il premier – afferma un comunicato della Sala Stampa vaticana - ha voluto esprimere la riconoscenza della Nazione slovena per l’attenzione manifestata dalla Santa Sede sin dall’indipendenza ed ha invitato il Santo Padre a compiere una visita in Slovenia nel 2009, in occasione dell’Anno dei Giovani e della chiusura del Congresso Eucaristico Nazionale”.
    ”Il Sig. Janša – prosegue la nota - ha inoltre informato circa le priorità e le principali iniziative del prossimo semestre di presidenza slovena dell’Unione Europea (gennaio-giugno 2008). A tale riguardo il cardinale segretario di Stato ha espresso i migliori auguri che il semestre di presidenza slovena porti risultati positivi in modo particolare anche per la stabilità e la pace nella regione del Sud-est europeo. Sono state, infine, trattate alcune questioni bilaterali, come il processo di restituzione dei beni ecclesiastici nazionalizzati durante il regime comunista e le prospettive di erezione dell’Ordinariato castrense”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Stamani il Papa ha ricevuto un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale di Corea, in visita "ad Limina".

    Il Santo Padre ha poi nominato vescovo di Berlina, in Papua Nuova Guinea, mons. Rochus Josef Tatamai, M.S.C., finora vescovo titolare di Accia e ausiliare della diocesi di Kerema.

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    Attesa per la seconda Enciclica di Benedetto XVI, dedicata al tema della speranza che interpella cristiani e non cristiani, e che sarà presentata domani in Vaticano

    ◊   Attesa nel mondo ecclesiale e non solo per la pubblicazione della seconda Enciclica di Benedetto XVI, intitolata “Spe salvi”, ovvero “Salvati nella speranza”, che giunge a quasi due anni dalla precedente Enciclica “Deus caritas est”. Il nuovo documento pontificio verrà presentato domani mattina nella Sala Stampa vaticana dai cardinali Georges Cottier e Albert Vanhoye. Un tema, quello della speranza, che interpella cristiani e non cristiani, come sottolinea padre Enzo Bianchi, priore della Comunità ecumenica di Bose, intervistato da Roberta Gisotti:

    D. – “Salvati nella speranza”: padre Bianchi, i cristiani oggi forse difettano di speranza o dimenticano di mostrarla al mondo ... Questo può indebolire la loro testimonianza?
     R. – Io credo che i cristiani oggi abbiano deboli tutte e tre le virtù teologali. C’è indubbiamente una debolezza della fede, di conseguenza una debolezza della speranza e anche una debolezza della carità teologale, quella che viene da Dio, che non va confusa con la filantropia. Indubbiamente, oggi siamo all’interno di quella che i sociologi definiscono una società depressa, una società liquida, una società addirittura triste. Certamente, questo anche a causa della mancanza della speranza. E questa cultura dominante minaccia fortemente la fede dei cristiani. Ma se i cristiani non sanno sperare, significa che non sanno neanche percepire le realtà invisibili, non percepiscono neanche un fine, uno scopo e, quindi, è minacciata la loro stessa ricerca di senso.
     
    D. – Padre Bianchi, fede e speranza e carità sono sempre indissolubili?

     R. – Sempre indissolubili, una legata all’altra. Io credo che il Papa, dopo averci dato quella straordinaria Enciclica sulla carità, adesso ci sta dando questa Enciclica sulla speranza e ci darà poi un’Enciclica anche sulla fede, perché in realtà sono tre virtù in dinamica tra di loro, ma essenziali perché uno sia credente e abbia un’adesione al Signore Gesù Cristo.
     D. – Padre Bianchi, la speranza è qualcosa che ci porta a pensare positivo, in controtendenza con un sistema mediatico globale che non fa che propagare i misfatti dell’umanità, senza dare un senso a tanto male e, spesso, anche occultando il bene...
     R. – Certamente, ma direi ancora di più, perchè la speranza non è solo avere uno sguardo positivo, uno sguardo ottimista sulle cose, la speranza è molto più profonda: è vedere che in tutte le cose, anche là dove appare il male, c’è la vittoria del bene, là dove appare la morte, c’è la vittoria della vita, là dove appare il nonsenso, c’è la possibilità di trovare cammini di umanizzazione e cammini che ci portano ad una trasfigurazione, alla salvezza. Per questo è molto importante anche il titolo dell’Enciclica. Noi siamo salvati in speranza, perché la salvezza agisce già in noi oggi, nelle nostre vite, ma ci muoviamo verso quella salvezza totale che è salvezza dalla morte.
     
    D. – Come partecipare la speranza cristiana a chi è estraneo o lontano dalla fede?

     R. – Con la nostra vita. Noi cristiani dobbiamo avere una vita che dica la speranza che è in noi. Il Nuovo Testamento, l’apostolo Pietro, l’apostolo Paolo, ci ricordano che proprio perché Cristo è la nostra speranza, allora questa speranza in noi deve essere visibile, deve essere raccontata agli uomini, che vedendo come noi viviamo vedono che noi non siamo alienati sotto la paura, il peso della morte o del male, ma che noi abbiamo davvero questa capacità di vedere ciò che ci sta davanti come una promessa, promessa di salvezza, di pienezza, che viene da Dio.

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    Delegazione vaticana in Turchia per la festa di Sant'Andrea. Il cardinale Kasper porterà un messaggio e un dono del Papa al Patriarca Bartolomeo I

    ◊   A un anno dall’importante visita di Benedetto XVI in Turchia, il 29 e 30 novembre 2006, una delegazione vaticana è in partenza per Istanbul, guidata dal cardinale Walter Kasper, che domani - festa di Sant’Andrea Apostolo - consegnerà al Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, un Messaggio del Papa e un prezioso dono d’arte sacra, al termine della Divina Liturgia nella Chiesa di S. Giorgio. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:

    Nelle menti di molti è ancora vivo l’abbraccio del Papa con il “Fratello d’Oriente”, il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, che suggellò l’incontro in Turchia di Bartolomeo I e Benedetto XVI. La cerimonia di domani a Istanbul, con il cardinale Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, inviato a nome del Papa, sarà il segno tangibile di un avvenimento che guarda non soltanto al recente passato, ma soprattutto al presente e al futuro del dialogo ecumenico con “grande speranza”. E’ questo il sentimento che domina la vigilia della festa di Sant’Andrea, particolarmente cara agli ortodossi, che cade a poche settimane dall’importante appuntamento ecumenico svoltosi a Ravenna, che ha visto protagonista la Commissione mista internazionale per il dialogo teologico fra le due Chiese. “Le Sedi di Roma e di Constantinopoli, dopo essersi dedicate in molti modi alla riattivazione del dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, guardano alla plenaria di Ravenna – si legge in una nota del dicastero vaticano - con sentimenti di speranza. Il documento votato a conclusione dell’incontro può infatti incoraggiare il dialogo futuro e costituisce - prosegue la nota - il primo passo verso l’approfondimento di quei temi nevralgici, che impediscono la piena comunione tra l’Oriente e l’Occidente cristiani”.

     
    Per sottolineare questo anniversario, il Papa farà dono al Patriarca ortodosso di una preziosa riproduzione de L’Agnello Mistico della volta della Basilica di San Vitale a Ravenna (VI secolo). Si tratta di un grande mosaico, fatto eseguire per la circostanza dall’arcidiocesi di Ravenna-Cervia e realizzato secondo la tecnica bizantina ravennate, ovvero rispettando fedelmente il taglio a mano delle tessere e le modalità di esecuzione degli antichi mosaicisti. Gli smalti e pietre vetrose multicolori che lo compongono provengono da Venezia, mentre le tessere sono in argento ed oro. Il mosaico è presentato con una iscrizione in argento che evoca con gioia e speranza l’incontro tra Benedetto XVI e Bartolomeo I il 30 novembre 2006.

     
    Il dono d’arte sacra accompagna il Messaggio di Benedetto XVI che il cardinale Kasper consegnerà al Patriarca Bartolomeo. La visita, prosegue la nota ufficiale, comporterà per la delegazione vaticana un incontro con lo stesso Patriarca Ecumenico, e colloqui con la Commissione sinodale ortodossa incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica, oltre ad alcuni momenti conviviali e celebrativi che vedranno la presenza di numerosi ospiti e rappresentanti di altre Chiese ortodosse.

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    Oggi in Primo Piano



    Speranze di pace per il Medio Oriente dopo la Conferenza di Annapolis

    ◊   La conferenza di Annapolis “ha fatto partire il treno” che porterà alla nascita di uno Stato palestinese. E’ quanto ha detto mercoledì a Washington il presidente palestinese Abu Mazen, dopo l’incontro in cui Abu Mazen ed il premier israeliano Ehud Olmert hanno concordato di avviare i negoziati di pace per giungere, tra le varie cose, alla nascita di uno Stato palestinese. Intanto, quattro palestinesi militanti di Hamas sono stati uccisi nella notte durante un raid aereo israeliano nella Striscia di Gaza, nella località di Abassan, vicino a Khan Yunes. Altri due miliziani sono stati uccisi da un tiro di un carro israeliano presso la località di Bani Suheila, sempre nel sud della Striscia. Bisogna ricordare che oggi l’ONU celebra la Giornata di solidarietà con il popolo palestinese. Ma dopo Annapolis è davvero diversa la prospettiva per il Medio Oriente? Nell’intervista di Fausta Speranza, ascoltiamo il giornalista arabo cristiano Charlie Abu Saada, raggiunto a Betlemme:


    R. – Quasi tutti i palestinesi sono scettici, giustamente purtroppo, sono scettici in merito a tutto quello che sta succedendo. Perché noi palestinesi abbiamo assistito, abbiamo visto tante conferenze di pace che non hanno portato a quasi nulla! Noi vogliamo solamente la giustizia, la giustizia e la pace. Non c’è giustizia senza pace, non c’è pace senza giustizia. Ma io personalmente rimango ottimista riguardo al futuro: abbiamo circa undici mesi ancora fino a ottobre prossimo, speriamo che le cose cambino, speriamo che sia gli israeliani sia anche i nostri, i palestinesi, siano disposti a cedere qualcosa. Non c’è niente da fare: dobbiamo noi pagare qualcosa e anche gli israeliani cedere e pagare qualcosa.

     
    D. – Tra voglia di pace, speranza e evidenti situazioni di drammaticità, come considerare la tappa di Annapolis?

     
    R. – E’ una tappa fondamentale, un passo avanti. Anche questa mattina ho letto una intervista al patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, e anche lui è ottimista, anche lui dice: “E’ una tappa fondamentale”. Ma abbiamo bisogno di segnali positivi circa l’atteggiamento di Israele verso la pace e la giustizia, perché mentre stanno ad Annapolis a trattare, oggi, per esempio, questa mattina ci sono stati quattro morti, ieri a Gaza anche quattro morti ... Quindi, ecco, abbiamo bisogno di segnali perché la gente deve credere alla pace e al dovere di trattare con Israele. E quindi, negoziati ad Annapolis e morti qui, questo non va bene!

     
    D. – Bush, per evidenti motivi di mandato personale, punta a dare un limite entro il 2008. Ma questa scadenza può essere un pungolo positivo oppure può essere un limite che stringe troppo?

     
    R. – Potrebbe essere un pungolo positivo. Speriamo che sia così. Senza date definitive, la gente – soprattutto per quanto riguarda i palestinesi – non ce la fa ad aspettare.

     
    D. – La novità di questa Conferenza di Annapolis è stata anche la partecipazione di 16 Paesi arabi. E’ davvero importante?

     
    R. – E’ importantissimo, sì. Ma, ripeto, tutti stanno aspettando la mossa di Israele, ora. Cioè, per esempio, se Israele non tratta con i libanesi – perché c’è anche territorio libanese occupato da Israele – e Israele d’altra parte non tratta con la Siria, cioè non cede le alture del Golan alla Siria, allora tutto sarà finito.

     
    D. – Da Bush, Olmert e Abu Mazen è stato detto: “La pace è possibile”. Che effetto fa sentirlo dire stando nei Territori?

     
    R. – Noi abbiamo sentito, come ho detto prima, abbiamo sentito molte volte queste parole, queste bellissime parole. Noi ci crediamo, noi palestinesi e la maggior parte degli israeliani anche, crediamo a queste bellissime parole. La pace, sì, è una cosa bella e una cosa possibile. Ma, ripeto, le parole non valgono nulla. Noi vogliamo fatti sul terreno.

     
    D. – E' stato commentato il fatto che non ci sia stata una stretta di mano ufficiale di fronte alle telecamere...

     
    R. – Questo è chiaro, si può capire, purtroppo, perché ancora credo che – anche se continuo a rimanere ottimista – gli animi non sono ancora ben disposti, sia da parte dei palestinesi sia da parte degli israeliani, ad arrivare ad un Trattato di pace definitivo, in cui gli animi si calmino dentro.

     
    D. – Qualcuno ha commentato, in occasione di Annapolis, che proprio la debolezza dei due leader e le situazioni molto complesse dell’area allargata del Medio Oriente nonché l’Iraq e l’Iran, possano in qualche modo, per paradosso, proprio perché la situazione è più drammatica ancora che negli anni passati, possano essere terreno fertile per la pace. E’ così?

     
    R. – Sì, questo è giustissimo. Però, non dimentichiamo tutti i problemi degli americani in Iraq, in Afghanistan, tutto questo pesa ...

    Infine va detto che a conclusione della Conferenza organizzata dagli Stati Uniti ad Annapolis, il segretario di Stato Condoleezza Rice ha annunciato che l'ex generale dei marine James Jones, ex-comandante supremo della NATO, è stato nominato inviato speciale per il Medio Oriente per i problemi di sicurezza.

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    La protesta dei dalit cristiani in India: chiedono di essere inseriti nelle caste

    ◊   Si è svolta oggi a Nuova Delhi un’imponente manifestazione che ha visto protagonisti migliaia di cittadini indiani discriminati per la loro appartenenza sociale e religiosa. Si tratta dei cosiddetti “dalit”, individui che vengono relegati all’ultimo livello della scala sociale e al di fuori del sistema delle caste. La prassi discriminatoria mira anche a scoraggiare le conversioni al cristianesimo e costringe spesso i convertiti a tenere nascosta la nuova appartenenza religiosa per evitare violenze e persecuzioni. La Conferenza dei Vescovi cattolici dell’India (CBCI) e il Consiglio nazionale delle Chiese in India (NCCI) con un comunicato congiunto sono intervenuti in loro difesa ed hanno indetto per il 9 dicembre in India la “Domenica per la liberazione dei dalit”. Su questo problema e sulle difficoltà del sistema delle caste in India Stefano Leszczynski ha intervistato padre Jeevendra Jadhau, docente di dottrina sociale della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana:


    R. – In India ci sono quattro caste, che hanno carattere gerarchico. Quelli che non appartengono a queste caste sono ‘intoccabili’. Essere ‘intoccabili’ vuol dire che chi appartiene alle caste non può avere nessun contatto con loro. Trasgredire a questa regola significa farsi contaminare. Quindi, quelli che vivono al di fuori delle caste sono esclusi dall’intero sistema sociale e vengono discriminati in ogni attività: nell’educazione, nella ricerca di un lavoro, nell’assegnazione di un pezzo di terra da coltivare.

     
    D. – Padre, i dalit sono prevalentemente cristiani?

     
    R. – Sono anche di altre religioni, ma almeno il 70 per cento è cristiano.

     
    D. – La denuncia che viene dai “dalit” cristiani parla anche di una prassi discriminatoria nei confronti di quei dalit che vogliono convertirsi al cristianesimo. Come mai questo particolare aspetto?

     
    R. – Perché quando cambiano religione e diventano cristiani, buddisti e così via, cambiano anche status sociale. Quindi, non possono più essere oppressi. In realtà i vertici delle caste vogliono tenere il tessuto della società così come è.

     
    D. – La Commissione episcopale indiana per le caste, le tribù registrate, per le classi arretrate ha annunciato per il 9 dicembre una “Domenica per la liberazione dei Dalit”.

     
    R. – Mi pare siano solo chiacchiere, perché anche tra i cristiani, purtroppo, ci sono le caste. Di questo non si parla mai. Ci sono anche dei sacerdoti che appartengono alle caste alte e rimangono all’interno, senza voler fare niente per le caste basse.

     
    D. – Come mai, in una situazione così grave, le organizzazioni internazionali, ad esempio per il rispetto dei diritti umani, non sono mai intervenute con forza sul governo indiano?

     
    R. – E’ vero, perchè il governo indiano ha detto: “E’ un problema nostro e voi non dovete intervenire nella nostra società”. Ora ci sono dei dalit, però, che vogliono avere la stessa libertà e gli stessi diritti e, quindi, in questi giorni c’è molto caos.

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    Domani in 700 città del mondo la Giornata promossa dalla Comunità di Sant'Egidio contro la pena di morte

    ◊   Si svolgerà domani la Giornata internazionale “Città per la vita” nell'ambito della campagna mondiale contro la pena di morte. Circa 700 le città di tutto il mondo che partecipano all'evento. Promotore dell’iniziativa, giunta alla sua sesta edizione, la Comunità di Sant’Egidio. I particolari nel servizio di Gabriella Ceraso.


    Dopo anni di dura battaglia, la proposta di moratoria per la pena di morte, già approvata il 15 novembre scorso in Terza Commissione ONU con 99 voti a favore, si appresta ad essere ratificata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a dicembre. Il momento è cruciale. Secondo la Comunità di Sant’Egidio, che ha lanciato nel 2002 l’iniziativa “Città per la vita”, è importante continuare a dire a voce alta che c’è una cultura che sostiene la lotta istituzionale, c’è un movimento d’opinione pubblica che crede possibile una giustizia senza la pena di morte. Gli oltre 5 milioni di firme raccolte da Sant’Egidio nel mondo ne sono una testimonianza: la pena di morte, dicono, non è un deterrente, ma degrada la società civile e lo Stato. Mario Marazziti portavoce della comunità:

     
    “Se penso a cinque anni fa, alla fatica di iniziare, di lanciare questo 30 novembre come Giornata contro la pena di morte, e ora partecipano 700 città del mondo, più di 30 capitali, molte città anche in Paesi che hanno la pena di morte, vuol dire che c’è gente che trova coraggio e lavora per la vita, che non si sente più isolata”.
     
    Sono tanti i progressi verso l’abolizione anche nei punti caldi del mondo: Cina, Giappone, Taiwan, l’area delle Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale; e c’è poi negli Stati Uniti una moratoria di fatto: ha bloccato le esecuzioni in attesa di una decisione della Corte Suprema. Dunque, il 91% di tutte le esecuzioni oggi avvengono in soli 6 Paesi, e in 133 non esistono più sia per legge che di fatto. Ancora Marazziti:

     
    “Io penso che sia l’umanità che si sta aprendo ad una cultura della vita senza eccezioni”.

     
    Così Roma, come Barcellona, Toronto, Bruxelles sostenute dalle principali organizzazioni dei diritti umani, sono impegnate in diverse iniziative. Presenza privilegiata tra tutte è quella dei testimoni, ex condannati a morte innocenti e i loro familiari, portatori di un messaggio importante. Marazziti:

     
    “Messaggio che la violenza è sempre una sconfitta; pure i parenti delle vittime ci dicono: se capitasse a me, io vorrei un mondo che sempre difende la vita, perché tu non puoi uccidere in nome mio!”.
     
    Due gli appuntamenti previsti nella capitale, che domani illuminerà simbolicamente il Colosseo: alle 17, un evento speciale in collegamento con gli Atenei del mondo a “La Sapienza” per continuare nell’opera di sensibilizzazione al tema già avviata tra i giovani; domani ancora video, voci, all’Auditorium della Conciliazione alle 20.30, in una grande serata concerto, per dire ancora che non c’è giustizia senza la vita.

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    A Roma il Workshop internazionale su cultura, salute e migrazioni

    ◊   Lavorare affinché il diritto alla salute non sia solo un privilegio di pochi. È questa la sfida lanciata dal XIV Workshop internazionale “cultura, salute, migrazioni”, che ha riunito in questi giorni a Roma scienziati e professori di tutto il mondo per una serie di tavole rotonde contro la discriminazione sanitaria. Aldo Morrone, coordinatore scientifico dell’iniziativa, ha spiegato al microfono di Linda Giannattasio gli obiettivi del workshop.


    R. – E’ quello di rilanciare un discorso che coinvolga le università, i centri di ricerca per un dibattito culturale più ampio, più approfondito sui temi come la cultura, la salute e l’immigrazione. Vogliamo dare una risposta, anche su un piano scientifico oltre che culturale, e dimostrare che si può creare formazione, educazione su questi temi e non soltanto sui temi della salute che è garantita a chi ha dei redditi medio-alti.

     
    D. – Cosa volete che emerga da un convegno che lega l’immigrazione alla tutela della salute?

     
    R. – Che il rapporto tra immigrazione e salute e cultura è un tema fondamentale non soltanto per gli immigrati o per le fasce deboli della popolazione, ma per tutto il nostro Paese, per tutto il mondo. Affrontare tematiche come la casa, la salute, la scuola, l’educazione, le precarietà sul lavoro è un tema fondamentale per tutti, e questo può dimostrare nei fatti, non soltanto come slogan, che l’immigrazione può essere trasformata in una grande risorsa per l’intero pianeta e non essere soltanto un problema da affrontare in chiave emergenziale.

     
    D. – Il convegno sottolinea anche la questione della discriminazione dei pazienti stranieri in ambito sociosanitario. Quant’è presente questo problema in Italia, e come si può risolvere?

     
    R. – In Italia, purtroppo, manca ancora una formazione del personale socio-sanitario e anche all’interno delle scuole, di un’attenzione particolare nei confronti delle popolazioni che hanno una lingua diversa dalla nostra, un colore della pelle diverso, una foggia di abiti diversa e profumi diversi. Questo ha determinato situazioni di intolleranza che talvolta sono sfociate in veri e propri atti di razzismo. Affrontare le tematiche, approfondirle con un’elaborazione, con dei progetti, con una professionalità, con una capacità di ricerca sarà davvero una risorsa per l’intero Paese, che in questo momento sembra quasi che stia uscendo da un tunnel in cui il fenomeno della diversità è ancora concepito più che come forma di accoglienza, come forma di sicurezza. Si può coniugare la sicurezza e l’accoglienza solo se siamo capaci di creare una formazione culturale accanto a questi due temi.

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    Il magistero di Benedetto XVI esalta la vera ragione di fronte alla deriva scientista: così, la sociologa Alberoni presentando il suo nuovo libro su Dio e Darwin

    ◊   “Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin”: è il titolo del nuovo libro della sociologa Rosa Alberoni, incentrato sul confronto tra fede e ragione. Il volume è stato presentato stamani alla Pontificia Università Lateranense dal cardinale Renato Raffaele Martino, che è anche autore della prefazione, e dall’arcivescovo Rino Fisichella. Sin dal titolo, il libro mette l’accento sull’antitesi tra due visioni del mondo. Una contrapposizione sulla quale si sofferma Rosa Alberoni, intervistata da Alessandro Gisotti:


    R. – Michelangelo ha penetrato la Bibbia e, quindi, dà la visione in cui c’è un Creatore, c’è il percorso dell’uomo sulla terra che si guadagna l’eternità e c’è poi l’avvento di Cristo che viene per redimere l’umanità. Ora i darwinisti, e Darwin stesso sin dall’inizio, attaccano la Genesi, facendo apparire Dio come un bambino che si mette lì a fare, uno per uno, tutti gli animali. Il beffeggiare Dio che crea l’universo e l’uomo è, quindi, un modo per cancellare il Creatore.

     
    D. – Nella prefazione del suo libro, il cardinale Martino sottolinea il rischio che la scienza, sganciata da altri ambiti, come quello della teologia, si assolutizzi. C’è oggi, secondo lei, il pericolo di una deriva scentista, di una darwinolotria, come lei la definisce?

     
    R. – Sì, senz’altro c’è ed è in atto da parecchio tempo. In modo particolare, però, in questo periodo si stanno scatenando delle forze, perché c’è anche un risveglio del cristianesimo, c’è un risveglio delle religioni. Il fatto che i darwinisti appoggino l’aborto, la clonazione, le sperimentazioni sui feti, tutto questa onnipotenza degli scienziati deriva da una sola motivazione: che, secondo loro, noi veniamo dalla terra e che non c’è mai stata alcuna divinità su questa terra ed allora è possibile fare tutto ciò che ci pare.

     
    D. – Nel suo libro, sono frequenti i richiami a Benedetto XVI. Quanto questo Papa, sostenitore della pastorale dell’intelligenza, può aiutare la ragione a non diventare autoreferenziale?

     
    R. – Benedetto XVI sta facendo un lavoro straordinario, sta illuminando le Scritture ed esalta la ragione. Questo è un atto di grande saggezza, perché Dio sin dal principio, quando ha creato l’uomo, ha dato qualcosa di sé, ha dato una parte di sé: la parola; la ragione; la morale; la sapienza, che è poi la coscienza morale.

     
    D. – In questo senso si può dire che il Papa, e quindi la Chiesa, richiama la sacralità di ogni persona, perché ogni persona è unica?

     
    R. – Sì, perché è unica e irripetibile, perchè Dio ci chiama per nome. Noi siamo unici e come un padre non dimentica i figli, anche se ne avesse 100, perchè per lui sono tutti indispensabili, unici ed irripetibili! “E’ la ragione stessa - come diceva Einstein – che ti porta a dire che c’è un Dio che ha creato l’universo”. E lui dice: “Voglio conoscere la mente di Dio, perché tutto il resto è dettaglio”.

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    Chiesa e Società



    Caritas, Medici Senza Frontiere e PIME impegnati in Bangladesh per portare aiuto alle popolazioni colpite dal ciclone Sidr

    ◊   La Caritas ha messo a punto un piano di circa 6.5 milioni di euro in favore della popolazione colpita, in Bangladesh, dal ciclone Sidr. La principale emergenza resta per tutti la mancanza di acqua potabile perché molte condutture sono state distrutte. Il piano di aiuto prevede tre fasi: inizialmente verranno distribuiti aiuti alimentari a 51 mila famiglie. Nella seconda fase verranno ricostruite o ristrutturate abitazioni. L’ultima parte del progetto prevede un piano di prevenzione di futuri disastri, con la costruzione di altri 50 rifugi anticiclone. Per sostenere gli interventi in corso, in Bangladesh, si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite C/C postale n. 347013. Nel Paese asiatico è fortemente impegnata anche l’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere, che sta portando assistenza in zone remote duramente colpite dalle inondazioni. MSF sta inviando materiale per la potabilizzazione quali clorica e pompe idriche per migliorare la qualità delle acque. L’organizzazione umanitaria ha anche iniziato la distribuzione di kit igienici. Nel distretto di Pirojpur, l'organizzazione medica sta inoltre supportando l’ospedale di Madbhuri, danneggiato dal ciclone. L’ospedale è il centro di riferimento per oltre 500 mila persone. In questa area sono anche state allestite quattro cliniche mobili. Tocca infine quota 50mila euro la campagna lanciata lo scorso 19 novembre dal Pontifico Istituto Missioni Estere (PIME) per aiutare la popolazione del Bangladesh devastata dalle alluvioni. PIME sta lavorando in alcuni villaggi del sud, la zona interessata dal disastro, in coordinamento con i missionari Saveriani di Khulna. (A.L.)

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    I vescovi cattolici del Medio Oriente, riuniti a Parigi, sulla difficile condizione dei cristiani in Iraq

    ◊   Parla di emorragia mons. Georges Casmoussa, arcivescovo di Mosul, riferendosi all’esodo che quotidianamente priva l’Iraq di molti dei suoi figli, in fuga dalle violenze. Nel suo intervento, tenuto a Parigi nel corso della tavola rotonda dal titolo “Cristiani d’Iraq: voci, realtà, sfide”, il presule ha sottolineato che la violenza minaccia tutte le comunità ma i cristiani, in quanto minoranza, si sentono particolarmente vulnerabili. “La Siria ha accolto non meno di 1,2 milioni di iracheni, tra cui decine di migliaia di cristiani; persone che hanno perso tutto e con pochissimi risparmi per sostenersi” ha raccontato mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo. In Giordania - ha aggiunto mons. Salim Sayegh, vicario del Patriarcato latino di Amman - il governo passa da un atteggiamento severo all’indulgenza, e i rifugiati si confrontano sempre più con l’esigenza di ottenere permessi di soggiorno. Suona come un grido di allerta, infine, l’intervento di mons. Francois Yakan, vescovo caldeo di Istanbul. Ricordando che la Turchia accoglie circa 10.000 rifugiati iracheni, il presule ha sottolineato infine che "bisogna agire e reagire, domandare ai nostri governi di avere un atteggiamento responsabile riguardo alle politiche sul Medioriente”. Segnali positivi arrivano nelle ultime settimane dal progressivo rientro in Iraq di un numero crescente di profughi. In queste ore - riferisce l’agenzia Asianews - un convoglio di autobus messo a disposizione dal governo di Baghdad permette a 800 rifugiati in Siria di tornare a casa in un clima di maggiore sicurezza. Secondo i dati diffusi dal governo iracheno a metà novembre sarebbero migliaia i rientri quotidiani incoraggiati da incentivi di natura economica. Tra i motivi del rientro, l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR) invita a non trascurare il peso delle difficili condizioni economiche che grava sui rifugiati in terra straniera. (C.D.L.)

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    A Kibeho, in Ruanda, le celebrazioni per il XXV anniversario dell'apparizione della Madonna

    ◊   In occasione del XXV anniversario della prima apparizione della Madonna, si è celebrata ieri a Kibeho, nella diocesi di Gikongoro in Ruanda, la chiusura ufficiale dell’Anno giubilare. Ha presieduto la liturgia il cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. La Santa Messa è stata concelebrata dal Nunzio Apostolico, tutti i vescovi del Rwanda, alcuni vescovi dei paesi limitrofi, e sacerdoti dalle diocesi ruandesi e dall’estero. Presenti al rito anche religiosi e religiose, le autorità dello Stato, e numerosi fedeli. In questo luogo la Vergine apparve per la prima volta il 28 novembre del 1981 ad Alphonsine Mumureke, una studentessa all’epoca 16 enne. Seguirono negli anni apparizioni ad altre due giovani alunne. Nei suoi messaggi la Vergine invitava alla conversione, la preghiera, l'umiltà e la carità, e prefigurava alle giovani veggenti eventi futuri. Sul luogo fu eretto un Santuario, meta di centinaia di migliaia di pellegrini ogni anno: fedeli provenienti dal Ruanda e dai Paesi vicini, ma anche dagli Stati Uniti, India, Giappone e da diverse nazioni europee. (C.D.L.)

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    Nel 70.mo anniversario della nuova sede della Lateranense, il cardinale Bertone ha incentrato la Lectio Magistralis sulle nuove generazioni

    ◊   “La fede ha una sua logica e questa impone le sue regole”. E’ quanto ha affermato ieri nella sede della Pontificia Università Lateranense il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone rivolgendosi ai giovani, ai quali ha indirizzato la ‘Lectio magistralis’ incentrata sul tema: “Benedetto XVI e i giovani”. L’occasione è stato il 70.mo anniversario della fondazione della nuova sede. Il porporato, riprendendo le parole del Papa ha sottolineato che “non di rado la religione diventa quasi un prodotto di consumo. Si sceglie quello che piace e alcuni sanno anche trarne profitto”. “Ma la religione cercata alla maniera del ‘fai da te’ – ha aggiunto il cardinale Segretario di Stato - alla fin fine non ci aiuta: è comoda, ma nell’ora della crisi ci abbandona a noi stessi”. “Conoscere Cristo in modo convincente – ha proseguito il porporato - richiede nello stesso tempo la fatica dello studio e la passione per i suoi contenuti”. Il cardinale Tarcisio Bertone ha affermato, inoltre, che “scienza e tecnica non possono avere l’ultima parola sull’uomo”. Per poter essere felici nella vita – ha spiegato – si deve raggiungere “la verità che sentiamo come la più importante e questa è quella dell’amore”. Gli universitari – ha concluso – dovrebbero sentire l’invito a essere vigili e critici: la vigilanza permette di “rimanere sempre attenti allo svolgersi degli eventi”; la critica “obbliga alla riflessione e al ragionamento”. (A.L.)

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    Diversi temi di attualità europea e internazionale trattati dalla COMECE nell'ultima plenaria

    ◊   Il dialogo con le altre religioni a partire dall’Islam, una riflessione sulla politica comunitaria per la famiglia e la situazione dei cristiani in Iraq. Sono alcuni dei temi presi in esame durante l’assemblea della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE), tenutasi dal 22 al 24 novembre a Bruxelles. Il presidente della COMECE, mons. Adrianus van Luyn, ha sottolineato, oltre all’importanza del dialogo con le altre religioni, l’alto valore del dialogo con le autorità dell’Unione Europea. Mons. Adrianus van Luyn ha anche accennato alla possibilità di un progetto culturale europeo e all’ipotesi di una settimana sociale europea. Nel corso dell’Assemblea, i vescovi hanno poi preso in esame il documento sulla famiglia presentato recentemente dal segretariato della COMECE. Nel testo si chiede all’Unione Europea di favorire la stabilità della famiglia, intervenendo per ridurre il calo demografico e fissando un livello minimo di protezione sociale. Commentando la difficilissima situazione dei rifugiati in Iraq, e in particolare dei cristiani, i presuli hanno auspicato, infine, che nel futuro servizio europeo per l’azione esterna, ci sia un esperto con l’incarico di evidenziare, quando necessario, la dimensione religiosa delle questioni internazionali”. Si tratta – ha detto il vicepresidente della COMECE, l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin – di prendere atto che la religione non è una forza spenta ma una risorsa fondamentale per affrontare difficoltà e crisi puntando alla pace”. (A.L.)

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    I vescovi della Costa Rica sul Trattato di Budapest: sia interpretato in modo che non leda la dignità dell'essere umano

    ◊   I vescovi della Costa Rica si sono pronunciati, attraverso un comunicato, sul Trattato relativo all'approvazione del Disegno di legge intitolato “Adesione della Costa Rica al Trattato di Budapest sul riconoscimento del deposito di microorganismi ai fini del procedimento in materia di brevetti”. La Conferenza episcopale costaricana - rende noto l'agenzia Fides - manifesta preoccupazione per il fatto che il Trattato di Budapest, “non specificando che i gameti e gli embrioni umani sono esclusi dal termine ‘microorganismi’, potrebbe essere interpretato, ora o nel futuro, come se il termine li includesse, ledendo così la dignità della persona ed i suoi diritti”. Per i vescovi, “quando l’oggetto della manipolazione tecnica è l’essere umano, l’analisi deve superare il piano del ‘tecnicamente corretto’. Deve prevalere il criterio etico che ispira gli strumenti dei Diritti umani sottoscritti dal nostro Paese: “l’essere umano non può essere mai trattato come un semplice mezzo, perché è l’unico che vale per sé stesso e non in ragione di un'altra cosa”. Perciò, dato che l’ordinamento giuridico della Costa Rica si è caratterizzato per essere rispettoso della vita umana dal momento del concepimento fino alla morte naturale, e ammettendo che l'embrione è un individuo di diritto e non un mero oggetto, questo “deve essere protetto come qualunque altro essere umano”. Pertanto, i vescovi esigono che nel caso di approvazione del Trattato di Budapest “questo dovrà necessariamente essere interpretato in concordanza con tutto l'ordinamento giuridico costaricano, cioè in forma tale che non leda la dignità dell'essere umano né il suo diritto inviolabile alla vita”. (A.L.)

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    Sembra esclusa la matrice religiosa del sequestro, ieri, di un sacerdote siro-ortodosso nel sud est della Turchia

    ◊   Non si hanno ancora notizie sul sequestro del sacerdote siro-ortodosso Daniel Savci, di 55 anni, rapito ieri pomeriggio nel sud est della Turchia, mentre si recava in una parrocchia di un villaggio nei pressi di Midyat dal monastero di Mor Yakup. Secondo quanto comunicato da Anto Nuay, responsabile di questa comunità cristiana - che conta diecimila fedeli in tutta la Turchia e 2500 in questa zona del sud est turco – “il sacerdote è stato costretto ad uscire dalla sua auto e portato in luogo imprecisato da persone che ancora non hanno un volto né una identificazione”. Il segretario generale del vicariato del Patriarcato siriano ortodosso, che ha sede a Istanbul, Zeki Demir, ha dichiarato che mancano elementi sicuri. Di certo – riferisce l’agenzia AsiaNews - c'è che il sacerdote è stato rapito ieri pomeriggio e la polizia sta cercando di capire chi sono i sequestratori e il movente. Si tende comunque ad escludere che sia un sequestro a sfondo religioso, anche perché proprio in quella zona da sempre i rapporti tra cristiani e musulmani sono buoni. (A.L.)

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    In India, l’impegno delle Chiese cristiane contro le divisioni

    ◊   “Abbattiamo tutti i muri che dividono e costruiamo ponti d’amore e compassione. Lo Spirito Santo aiuta le persone a concentrarsi in Cristo: questa è una conversione radicale”. Lo ha detto padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, partecipando all’incontro ecumenico internazionale svoltosi nei giorni scorsi nella città di Hyderabad e intitolato “Unity in the Holy Spirit Festival”. L’arcivescovo di Hyderabad, Joji Marampudi, ha descritto il programma dell’incontro come l’inizio “della riunificazione delle Chiese cristiane e la Chiesa cattolica”. Il pastore della Chiesa evangelica, Ernest Komanapalli – ha sottolineato che “l’unirci in nome di Cristo rappresenta l’opera dello Spirito Santo che aiuta a rafforzare il corpo dell’unità”. Il reverendo Scott Norling, rappresentante delle Chiese pentecostali a Hyderabad, ha aggiunto che l’obiettivo primario è di unire i cristiani di tutte le denominazioni. "Siamo qui – ha detto – non per discutere sulle differenze ma per condividere quello che abbiamo in comune, per celebrare l’amore di Dio”. All’incontro – riferisce l’Osservatore Romano – hanno partecipato oltre 5 mila cristiani. Una comune piattaforma di dialogo interreligioso allo scopo di migliorare i rapporti. (A.L.)

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    In Brasile, il vescovo di Barra contesta il progetto di deviazione del fiume São Francisco, perché non favorisce le popolazioni locali ma le grandi industrie

    ◊   Ha scelto lo sciopero della fame mons. Luiz Flavio Cappio, vescovo francescano di Barra, nello Stato brasiliano di Bahia, per protestare contro la deviazione del fiume São Francisco. Dopo due anni dall’inizio della protesta, il presule torna ad opporsi al progetto che porterà alla creazione di canali per l’irrigazione di fiumi, laghi artificiali e riserve d’acqua destinati, solo in minima parte, a sostenere le popolazioni locali. Stando a quanto riporta l’agenzia MISNA, il Consiglio indigenista missionario brasiliano (CIMI) riferisce che il 70% delle acque deviate servirà all’irrigazione di grandi coltivazioni e allevamenti destinati all’esportazione; il 26% sarà poi sfruttato per uso industriale. Solo il 4% andrà ad alimentare le riserve destinate alle aree urbane e rurali che ospitano villaggi e insediamenti umani. La diocesi di Barra ha confermato che mons. Cappio sta digiunando e pregando nella chiesa di São Francisco, a Sobradinho (Bahia), lungo le rive del fiume. In una lettera inviata lo scorso martedì al presidente Luiz Inácio Lula da Silva, il vescovo comunica che porterà avanti il suo sciopero fino a quando il governo non porrà fine ai lavori e archivierà il progetto. Nel 2005 il vescovo francescano aveva indetto un primo sciopero della fame durato 11 giorni e terminato con l’apertura del presidente da Silva al dialogo con le comunità locali. Dopo appelli inascoltati nel giugno scorso l’esercito ha intrapreso i lavori. (C.D.L.)

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    Piantati oltre un miliardo di alberi nel mondo per contrastare i cambiamenti climatici causati dall’inquinamento

    ◊   Per combattere i cambiamenti climatici, il mondo si popola di alberi: sono più di un miliardo gli alberi piantati nel 2007 in tutto il mondo. Secondo il programma dell’ONU per l’ambiente (UNEP), sono Etiopia e Messico a guidare l’iniziativa a livello planetario, concordata lo scorso mese di novembre a Nairobi. Con 700 milioni di alberi piantati – riferisce l’agenzia Misna - il Paese africano si attesta come il più ‘virtuoso’. L’obiettivo di un miliardo di alberi piantati entro l’anno, è stato raggiunto a meno di una settimana dall’inizio del vertice dei ministri dell’Ambiente di diversi Paesi, in programma a Bali da 3 al 14 dicembre. Secondo anticipazioni di stampa, Cina, Guatemala e Spagna annunceranno a breve i loro progetti di riforestazione. Il vertice si propone, come obiettivo, di lanciare i negoziati per un accordo globale da chiudere antro il 2009. (A.L.)

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    In Inghilterra, vescovi cattolici e anglicani ribadiscono che esprimere opinioni su sessualità e matrimonio non è reato

    ◊   I vescovi cattolici di Inghilterra e Galles e la Chiesa anglicana hanno espresso preoccupazione per l’intenzione del governo di prevedere un nuovo reato, quello di incitamento all’odio per ragioni di orientamento sessuale: diventerebbe così illegale l’affermazione che l’omosessualità è un peccato. Secondo i presuli, non è necessario contemplare un nuovo reato nella legge perché questa già protegge gruppi vulnerabili, che possono essere attaccati per il loro orientamento sessuale. E’ importante, sia per i presuli cattolici sia per i vescovi anglicani, che alla difesa di queste persone si accompagni anche la garanzia della libertà di espressione. La nostra preoccupazione più grande - si legge nel comunicato ripreso dall’agenzia Sir – è che qualsiasi legislazione sull’incitamento all’odio per ragioni di orientamento sessuale permetta l’espressione di punti di vista cristiani e la critica di alcuni comportamenti e stili di vita. (A.L.)

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    In Spagna, istituita la Giornata per la Vita: si celebrerà il 25 marzo

    ◊   I vescovi spagnoli istituiscono la Giornata per la Vita, che si celebrerà, tutti gli anni, il 25 marzo, nella solennità dell’Annunciazione. La decisione è stata presa nel corso dell’Assemblea plenaria, tenutasi nei giorni scorsi. I presuli – rende noto l’Osservatore Romano - hanno approvato il testo di un’Esortazione pastorale intitolata “Affinchè abbiano vita in abbondanza”. In questi giorni, si sono poi celebrati il 40.mo anniversario dell’enciclica Populorum Progressio di Papa Paolo VI ed il 20.mo anniversario dell’enciclica Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II. Dopo aver ricordato i “gioiosi avvenimenti”, nel documento si propone quindi una memoria del passato, partendo dalla ricchezza della dottrina sociale della Chiesa. Si chiede anche un impegno deciso davanti alle sfide del presente, centrate specialmente nella comunione ecclesiale e nel dinamismo della missione evangelizzatrice. In quest’ottica – si legge nel documento dei vescovi – la commemorazione delle encicliche Populorum progressio e Sollicitudo rei socialis, come pure l’applicazione dei loro orientamenti ai problemi attuali, si incentrino sull’eucaristia. L’Assemblea plenaria ha approvato anche il documento “La Chiesa in Spagna e la pastorale delle migrazioni”. Si tratta di una riflessione teologico – pastorale e di orientamenti pratici per una pastorale delle migrazioni in Spagna alla luce dell’istruzione “Erga Migrantes Caritas Christi”. Il documento, che sarà pubblicato prossimamente, affronta vari aspetti legati al tema delle migrazioni e all’azione pastorale in questo ambito. (A.L.)

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    Migrazioni e questioni etiche al centro di un incontro organizzato a Roma dalla Fondazione Scalabrini

    ◊   Il rispetto dell’alterità e l’importanza della convivenza con i migranti sono state al centro dell’incontro, promosso ieri a Roma dalla Fondazione Scalabrini e incentrato sul tema: “Migrazioni, questioni etiche”. Un fenomeno quello dell'emigrazione – che come scrive il Papa nel Messaggio per la 94.ma Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato presentato ieri in Sala Stampa Vaticana - diviene sempre più esteso ed abbraccia un crescente numero di persone di ogni condizione sociale. Durante il convegno, tenutosi ieri nella Pontificia Università Urbaniana, si è sottolineato, in particolare, come di immigrazione si parli ogni giorno in Italia, soprattutto per sottolineare aspetti problematici. Ma ad ogni sottolineatura crescono il senso di disagio, la sindrome di invasione, i sentimenti di astio. Dal confronto è emerso anche che la convivenza in una società sempre più pluralista esige la reciproca accoglienza non solo tra persone, ma anche tra ricchezze culturali di cui ogni persona è portatrice. Il riconoscimento dei diritti culturali è, quindi, sempre più necessario e non privo di insidie. Realizzare l’incontro tra esseri umani – ha detto Paolo Carlotti, docente di morale fondamentale all’Università Salesiana – non può prescindere da una qualità di relazione e di fratellanza. Il bene comune – ha poi affermato Martin McKeever, preside dell’Accademia Alfonsiana – è realizzabile solo ripensando ad un reale valore di giustizia che richiede ancora chiarimenti. Francesco Viola, ordinario di filosofia del diritto all’Università di Palermo ha sottolineato, infine, la necessità di indirizzare la politica verso il modello di “una democrazia deliberativa”, che preveda la possibilità per i cittadini stranieri di partecipare alle decisioni della collettività. (A.L.)

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    Il ringraziamento della Comunità Papa Giovanni XXIII a Benedetto XVI per il forte richiamo a lottare contro la schiavitù

    ◊   “Siamo veramente grati a Papa Benedetto XVI per il forte richiamo a lottare contro la schiavitù contenuto nel suo Messaggio per la giornata dei migranti” dice all’Agenzia Fides Gianpiero Cofano, della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che è impegnata da lungo tempo anche nel campo dell’emigrazione ed a combattere la tratta degli esseri umani, che strappa dai Paesi più poveri, soprattutto africani, migliaia di giovani con le illusorie promesse di una vita migliore. Nel suo messaggio in vista della “Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2008” che sarà celebrata il prossimo 13 gennaio, Papa Benedetto XVI parla delle sofferenze dei giovani immigrati, specie quelli che si trovano senza una famiglia alle spalle. “Questi ragazzi e ragazze - osserva - finiscono spesso in strada abbandonati a se stessi e preda di sfruttatori senza scrupoli che, più di una volta, li trasformano in oggetti di violenza fisica, morale e sessuale. Ciò vale sopratutto per le ragazze e il giro della prostituzione”. “Il richiamo forte del Santo Padre è una sfida alla comunità cattolica” dice Cofano. “Vi sono diverse iniziative di assistenza a favore delle vittime della tratta delle donne, costrette a prostituirsi. Iniziative meritorie ma sono pochi coloro che si chiedono come estirpare le radici di questo triste fenomeno”. (R.P.)

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    Si apre domani, presso il Centro dei Focolari a Castel Gandolfo, il III Convegno internazionale del “Movimento per un’Economia di Comunione”

    ◊   “Lavorare in comunione. Molte sfide, una proposta”. Questo il titolo del convegno che avrà inizio domani a Castel Gandolfo presso il Centro dei Focolari. I 600 partecipanti attesi - imprenditori, lavoratori, studiosi e universitari provenienti dai cinque continenti - si confronteranno sul tema della crisi nei rapporti di lavoro, all’interno dell’azienda, tra le imprese, con i clienti e con il territorio. Una situazione problematica, riporta l’agenzia Zenit, a cui i Focolari rispondono con le proposta dell’”Economia di Comunione”: un progetto applicato da oltre 700 imprese di produzione e servizio inserite nel mercato e incentrato sulla “reciprocità” come etica di comportamento e come forma di governance. Lanciato nel 1991 da Chiara Lubich, fondatrice del Movimento, il progetto “Economia di Comunione” intende contribuire a sanare il crescente divario tra ricchi e poveri, attraverso la proposta di un agire economico ispirato alla “cultura del dare”. In questa prospettiva le aziende che producono per condividere, destinano una parte degli utili ai più poveri, una parte alla promozione della cultura di condivisione e un’altra parte a sostenere lo sviluppo dell’azienda stessa. Tra i relatori docenti universitari come Stefano Zamagni, Johan Verstraeten, Luigino Bruni, Helen Halford. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan, manifestazione contro Mushaffar nel giorno dell’investitura

    ◊   Un ennesimo attentato e una manifestazione contro il presidente pakistano segnano la giornata di investitura del confermato presidente Musharraf. Il nostro servizio:

    Almeno dodici avvocati feriti in scontri con la polizia durante una manifestazione di protesta anti-Musharraf, a Lahore. La polizia è intervenuta a colpi di bastoni per bloccare i circa 200 manifestanti. Gli avvocati hanno reagito gettando pietre. Gli avvocati manifestano contro l'investitura, proprio nelle stesse ore, di Musharraf come presidente del Pakistan, e manifestano nonostante la sua decisione di cedere il comando di capo delle Forze armate. E infatti alla cerimonia il presidente indossava la tradizionale tunica pakistana, dunque era in abiti civili. Ricordiamo che il 6 ottobre scorso, Musharraf è rieletto dal parlamento e dalle assemblee locali, ma l'opposizione e la comunità internazionale protestano chiedendo appunto che rinunci alla divisa militare. Dal 3 novembre, nel Paese è stato di emergenza: ora ci si aspetta che Musharraf lo revochi presto. Andando ancora indietro di molto, otto anni fa Musharraf era salito al potere in seguito ad un colpo di Stato.

    Iraq
    Visita ieri nel Kurdistan iracheno del vicesegretario di Stato americano, John Negroponte, che ha espresso soddisfazione per i miglioramenti raggiunti sul fronte della sicurezza, auspicandone altrettanti a livello politico. Sulla tensione tra la Turchia e l’Iraq per le possibili azioni di Ankara contro le basi del PKK nel nord del Paese del Golfo, Negroponte ha affermato che “Stati Uniti, Turchia e Iraq hanno adottato una posizione comune”. Intanto, sul terreno, ieri un soldato americano è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco a Baghdad.

    Si riunisce domani il Parlamento in Libano per l’elezione del presidente
    Domani, in Libano nuova riunione del Parlamento per l’elezione del presidente che sostituisce l’uscente Emile Lahoud. Secondo la prassi costituzionale, nel rispetto della composizione della società libanese, alla più alta carica dello Stato accede un cristiano-maronita, mentre la guida del governo e la presidenza del parlamento, spettano rispettivamente ad uno sciita e ad un sunnita. I ripetuti rinvii delle scorse settimane, dovuti alla mancanza di accordo tra i cristiano-maroniti su un unico nome, sembrano essere stati risolti con la convergenza, secondo fonti parlamentari, sulla figura del generale Michel Suleiman. Sulla situazione a poche ore dal voto, Giancarlo La Vella ha raccolto l’analisi di Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera, esperto di Medio Oriente:

    R. - C’è stato qualche passo avanti in molte direzioni. Il fatto che la Siria sia andata ad Annapolis - Siria che considera il Libano quasi un suo protettorato e che può in qualche modo condizionarne le scelte per la presidenza - può lasciar intendere che la forse Damasco possa avere in qualche modo fatto dei passi indietro, proprio per garantire una soluzione di compromesso. La seconda cosa che colpisce è il silenzio dell’Hezbollah filoiraniano, che partecipa a questa possibile soluzione di compromesso.

     
    D. - Questo compromesso o accordo, che dir si voglia, sembra puntare ora sulla figura del generale Suleiman...

     
    R. - Suleiman è il personaggio più adatto, ben visto, da entrambi i campi, filosiriano e antisiriano. E’ considerato credibile dal governo di Fuad Signora, filooccidentale, ed è il personaggio al quale il presidente uscente, Lahoud, ha affidato la sicurezza del Paese. Purtroppo, in campo cristiano maronita la difficoltà di scegliere un leader è dovuta alle divisioni che ci sono all’interno di questa comunità. C’è da dire questo: esiste un cristiano che poteva mettere d’accordo tutti per il suo alto prestigio e la sua alta credibilità e la sua saggezza, ma non è un politico: è il cardinale Sfeir. Io credo che il cardinale Sfeir sia la figura più rilevante del mondo cristiano.

    Giordania
    Le autorità siriane hanno consegnato stamani alle guardie di frontiera della Giordania 18 prigionieri giordani detenuti da anni nelle carceri siriane. Lo ha annunciato Nasir Jawde, portavoce del ministero degli Esteri di Amman. Jawde ha precisato che i 18 prigionieri sono stati consegnati al posto di confine di Jaber, 120 km a nord di Amman, attesi da decine di loro familiari. “La liberazione dei detenuti arriva come segno di distensione tra i due Paesi in seguito al vertice tenutosi il 18 novembre scorso tra il presidente siriano Bashar al-Assad e il re giordano Abdallah”, ha affermato Jawde. Siria e Giordania hanno entrambe partecipato martedì alla conferenza sul Medio Oriente convocata dagli Stati Uniti ad Annapolis (Maryland).

    Iran
    Il procuratore di Teheran, Said Mortazavi, ha impugnato il proscioglimento dall'accusa di spionaggio di un ex negoziatore sul nucleare vicino ai moderati e pragmatici, Musavian, e ha ordinato una nuova inchiesta. Lo riferisce la stampa iraniana. Musavian, che era stato incarcerato per alcuni giorni nel maggio scorso, è considerato vicino all'ex presidente pragmatico, Rafsanjani, e faceva parte della squadra dei negoziatori ai tempi della presidenza del riformista, Mohammad Khatami. Entrambi gli ex presidenti hanno criticato negli ultimi tempi la politica intransigente dell'attuale presidente, Ahmadinejad, mettendo in guardia dal pericolo di un isolamento del Paese e di un eventuale attacco americano, rischi che Ahmadinejad ritiene invece inconsistenti. Lo stesso Ahmadinejad aveva denunciato alcune settimane fa “pressioni” sul giudice incaricato dell'inchiesta di Musavian per farlo assolvere, e dopo il suo proscioglimento ha chiesto che siano “resi pubblici i testi di conversazioni avute da Musavian con stranieri”, che a suo parere proverebbero che ha fornito informazioni riservate a Paesi occidentali. Martedì scorso, la magistratura aveva reso noto che Musavian era stato prosciolto dalle accuse di spionaggio e possesso di documenti segreti, ma giudicato colpevole di “propaganda contro il sistema”.

    Petrolio
    Quotazioni in volata per il petrolio, con il barile in rialzo di quattro dollari dopo che un oleodotto che collega gli USA e gli Stati Uniti è esploso, tagliando le forniture al Paese che consuma più petrolio al mondo. I futures sul greggio con consegna a gennaio guadagnano 4,21 dollari, pari al 4,7%, a 94,83 dollari al barile negli scambi elettronici pre-mercato sulla piattaforma di New York. Deciso rialzo anche per il petrolio di qualità, il brent, scambiato a Londra, che guadagna 2,78 dollari (+3,1%) a 92,59 dollari al barile.

    Filippine
    Nelle Filippine, è durata sei ore la protesta dei soldati ribelli che si sono arresi dopo il blitz dell’esercito all’hotel di Manila, nel quale si erano rinchiusi per chiedere le dimissioni del presidente del Paese, la signora Gloria Arroyo. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Vogliamo evitare la perdita di vite umane. Così il generale Danilo Lin e l’ufficiale dell’esercito, Antonio Trillanes, hanno motivato la resa dopo essersi barricati per sei ore all’interno di un lussuoso hotel di Makati, centro finanziario di Manila. L’assedio è scattato dopo che alcuni militari ribelli avevano lasciato l’aula del vicino tribunale nel quale si stava celebrando un processo a loro carico per un fallito ammutinamento nel 2003. Chiara la richiesta del gruppo: le dimissioni del presidente Gloria Arroyo, accusata di aver manipolato i risultati elettorali delle elezioni 2004, nelle quali fu sconfitto Joseph Estrada. L’ex presidente ha però declinato qualsiasi responsabilità nell’azione, aggiungendo di non conoscere le intenzioni dei militari. Solo poche settimane fa, Estrada, condannato all’ergastolo per corruzione, è stato graziato dalla stessa Arroyo. Dopo che alcuni testimoni hanno sentito degli spari, l’esercito ha deciso il blitz: sono stati lanciati lacrimogeni e un blindato ha abbattuto la porta dell’albergo per raggiungere i circa trenta rivoltosi asserragliati al terzo piano. Poco dopo, i militari si sono arresi. “Non potremmo sopportare di vivere se qualcuno di voi fosse ferito o ucciso nelle sparatorie”, ha dichiarato il senatore, Antonio Trillanes. Tutti sono stati arrestati mentre il governo di Manila ha imposto il coprifuoco dalla mezzanotte fino alle 5 di mattina, sia nella capitale che nelle province circostanti. Intanto, la Arroyo ha convocato una riunione d’urgenza sulla sicurezza ma non ha disdetto il viaggio di Stato in Europa programmato per il fine settimana.

    Ucraina
    A quasi due mesi dalle elezioni, è stata varata oggi con un voto nella Rada, il parlamento ucraino, la coalizione arancione filo occidentale formata dal blocco di Iulia Timoshenko e da quello filo presidenziale ''Nostra Ucraina-Autodifesa popolare''.

    Russia
    Marcia di avvicinamento in Russia in vista delle elezioni di domenica. Il presidente Putin, capolista del suo partito “Russia Unita”, in un appello televisivo ha messo in guardia l’elettorato perché un’affermazione dell’opposizione liberale significherebbe riportare il Paese in uno stato di “umiliazione, dipendenza e disintegrazione”. Inoltre, il capo del Cremino ha aggiunto che le prossime consultazioni “daranno il tono alle elezioni del nuovo presidente russo”, in programma a marzo.

    Caso Berezovski in Russia
    Il tribunale Saviolovski di Mosca ha dichiarato la colpevolezza per l'oligarca in esilio a Londra, Boris Berezovski, al processo che lo vede accusato di essersi appropriato indebitamente di 215 milioni di rubli, pari a circa 6,1 milioni di euro, ai danni della compagnia di bandiera Aeroflot. Lo riferiscono le agenzie. Il processo, iniziato lo scorso luglio, si è celebrato con l'oligarca in contumacia. Berezovski, uno dei più acerrimi nemici del Cremlino, ha sempre respinto le accuse bollandole come “politiche”.

    Venezuela-Colombia
    Stop alle relazioni diplomatiche tra Venezuela e Colombia. Ad annunciarlo il presidente venezuelano, Hugo Chavez, che ha intenzione di non riprendere i rapporti con Bogotà fino a quando sarà al potere Uribe. La rottura si è consumata nella trattativa con le FARC, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, per la liberazione di alcuni ostaggi tra cui la leader ambientalista franco-colombiana, Ingrid Betancourt. Uribe ha infatti deciso di escludere dal negoziato Chavez, impegnato nella mediazione da agosto. Alcuni giorni fa, lo stesso presidente venezuelano, dopo aver definito il suo omologo colombiano “un traditore”, aveva richiamato in patria l’ambasciatore a Bogotà.

    Australia
    E’ stata presentata a Canberra la lista dei ministri che compongono il governo del neo-premier australiano Kevin Rudd, alla guida di un esecutivo laburista dopo undici anni di governo conservatore. Singolari alcune scelte come un’ex cantante rock, Peter Garrett, messo alla guida del ministero per l'Ambiente e per le Arti e di un ministro malese di nascita, Penny Wong, che guiderà il dicastero dell’Acqua e del protocollo di Tokyo. Consistente la presenza di donne, di tecnici e di accademici. Nel presentare il suo governo, Rudd ha spiegato che saranno in particolare tre gli ambienti d’intervento: l’ambiente, l’economia e l’educazione.

    Cina
    Un'esplosione in una fabbrica di fuochi d'artificio a Yangqua, nella provincia settentrionale di Shanxi, ha ucciso 11 persone e ferito altre otto. Lo riferiscono i media cinesi sottolineando che è il secondo incidente del genere in due giorni. Il 27 novembre, tredici persone erano morte e sei rimaste ferite in seguito ad un'esplosione in una fabbrica clandestina di fuochi d'artificio nella provincia rurale di Hunan, nel centro della Cina. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Benedetta Capelli)



    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 333

     
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