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28/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • All'udienza generale, appello di Benedetto XVI per i malati di AIDS. La catechesi dedicata a Sant'Efrem, teologo e poeta del IV secolo
  • Il cardinale Sepe dona al Papa alcune piante dell'Orto botanico di Napoli, apprezzate di recente da Benedetto XVI nella sua visita alla città partenopea
  • Nomine
  • “Preparatevi a costruire una società più giusta e fraterna”: lo chiede il Papa ai giovani immigrati nel suo Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2008, presentato in Vaticano
  • Oggi in Primo Piano

  • La pace per il Medio Oriente rilanciata dalla Conferenza di Annapolis. Mons. Sabbah: "Un passo avanti rispetto a Oslo"
  • Cresce la richiesta per l'insegnamento della religione cattolica in Italia. La CEI: rilanciare nelle scuole un progetto educativo fondato sui valori cristiani
  • Il 12.mo Rapporto europeo sulle tossicodipendenze: aumentano i decessi per "overdose". Intervista con Danilo Ballotta
  • Seminario a Roma del PAM e della Comunità di Sant’Egidio su fame e AIDS: ciò che difetta è la volontà politica di aiutare davvero i più poveri
  • Chiesa e Società

  • Bangladesh: il bilancio delle persone colpite dal ciclone “Sidr” tocca quota 8 milioni
  • I vescovi europei e africani diffondono un messaggio contro le schiavitù rivolto ai capi di Stato che si riuniranno per il vertice di Lisbona
  • In Thailandia, i vescovi locali invitano tutti i fedeli ad esercitare il proprio diritto di voto per le elezioni parlamentari
  • Domani, manifestazione a New Delhi per il riconoscimento dei "dalit" cristiani
  • Il cardinale Terrazas invoca pace e dialogo per superare la crisi politica in Bolivia
  • L’arcivescovo di Belo Horizonte, in Brasile, lancia l’allarme "totalitarismo" per l’America Latina
  • Educazione e formazione al centro del VI Forum dell'informazione cristiana, in Libano
  • In corso, in Burkina Faso, la Conferenza internazionale sui biocarburanti. Speranze e riserve dei partecipanti
  • “Ridare la luce” si intitola la missione umanitaria che combatte la cecità nel Mali
  • Appello dei vescovi lituani per la sicurezza stradale
  • Lussemburgo: il Consiglio diocesano critica l’apertura domenicale dei negozi
  • Italia: bilancio eccezionale per l’undicesima Giornata della Colletta Alimentare, con quasi 9 tonnellate di cibo raccolto
  • Inaugurata la nuova porta dell'Orto monastico della Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme
  • 24 Ore nel Mondo

  • Francia. Il presidente Sarkozy visita le "banlieues", teatro di violenti disordini, e condanna duramente gli attacchi alla polizia
  • Il Papa e la Santa Sede



    All'udienza generale, appello di Benedetto XVI per i malati di AIDS. La catechesi dedicata a Sant'Efrem, teologo e poeta del IV secolo

    ◊   "Cetra dello Spirito Santo": così il Papa ricorda Sant'Efrem il Siriaco, con un’espressione della tradizione cristiana. Sceglie di dedicare a lui la catechesi dell’udienza generale, a conclusione della quale lancia un appello per la giornata Mondiale contro l’AIDS, che ricorrerà il 1 dicembre. Il servizio di Fausta Speranza:
     
    “Usando in modo sbagliato la sua libertà, l’uomo capovolge l’ordine del cosmo”: così afferma il Papa ricordando gli insegnamenti di Efrem sul tema di Dio creatore. “Niente nella Creazione è isolato, e il mondo è, accanto alla Sacra Scrittura, una Bibbia di Dio”: questo l’insegnamento del rappresentante più emblematico del cristianesimo in lingua siriaca, il poeta più rinomato di tutta l’epoca patristica. Benedetto XVI ricorda la figura di Efrem, nato nel 306 e morto per aver contratto la peste curando dei malati, per soffermarsi sul suo impegno che definisce di “servitore”. “Apparteneva - afferma - a quella categoria di persone che si consacrano pienamente a Cristo nel servizio della comunità ecclesiale, abbracciando la verginità e la povertà”. Il Papa aggiunge che Sant'Efrem scelse di restare diacono per tutta la vita, definendola “una scelta decisiva ed emblematica”. Con una particolarità che “può sorprendere”, dice Benedetto XVI: Sant'Efrem ha approfondito la riflessione teologica attraverso la poesia, con paradossi e immagini.

     
    “Teologia, riflessione della fede, poesia, canto, lode di Dio vanno insieme e proprio in questo carattere liturgico della sua teologia appare con limpidezza la verità divina”.
     
    Un’abbondantissima simbologia - sottolinea il Papa - magistralmente impiegata”. L’impegno teologico è cantato in poesia con “immagini e simboli presi dalla natura, dalla vita quotidiana e dalla Bibbia, spiega Benedetto XVI, sottolineando il valore catechetico e affermando che “è pienamente attuale per la vita delle varie Chiese cristiane”. Il Papa ricorda anche che nell’opera di Efrem “è rilevante il ruolo della donna”, affermando che “il modo in cui ne parla è sempre ispirato a sensibilità e rispetto: la dimora di Gesù nel seno della donna - aggiunge - ha innalzato grandemente la dignità della donna”. Benedetto XVI accenna a qualche immagine usata dal teologo poeta: la brace o il carbone ardente e la perla.

     
    (canto)

     
    Dopo i saluti in varie lingue, Benedetto XVI ha voluto ricordare quanti soffrono per “la terribile malattia dell’AIDS e come pure le loro famiglie, in particolare quelle colpite dalla perdita di un congiunto”. Ha ricordato la Giornata mondiale contro l’AIDS che ricorre il primo dicembre:

     
    “Desidero esortare tutte le persone di buona volontà a moltiplicare gli sforzi per fermare la diffusione del virus HIV, a contrastare lo spregio che sovente colpisce quanti ne sono affetti, e a prendersi cura dei malati, specialmente quando sono ancora fanciulli”.
     
    Infine, un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, i religiosi Fatebenefratelli, le Suore della Carità Domenicane della Presentazione, i partecipanti alla Scuola di formazione promossa dal Movimento dei Focolari, i rappresentanti del Centro Italiano di Solidarietà di Viterbo e i fedeli provenienti da Cervia. Con l’augurio, ha detto il Papa, “che la sosta presso i luoghi sacri rinsaldi nell’adesione a Cristo e alimenti la carità” nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità. Saluto particolare anche agli incaricati della diffusione nel mondo de L’Osservatore Romano, accompagnati dal direttore responsabile, il prof. Giovanni Maria Vian, e dal direttore generale, don Elio Torrigiani. Accompagnato da un ringraziamento speciale: per l’impegno “nel promuovere gli insegnamenti del Papa in tutto il mondo”. Infine, un pensiero di Benedetto XVI è andato ai giovani, ai malati e agli sposi novelli: “La figura dell’apostolo Andrea, la cui festa si celebrerà nei prossimi giorni, sia per voi, cari giovani - ha auspicato il Papa - un modello di fedele e coraggiosa testimonianza cristiana. Sant’Andrea interceda per voi, cari ammalati, affinché la consolazione divina promessa da Gesù agli afflitti riempia i vostri cuori e vi fortifichi nella fede”. E agli sposi novelli, l’invito a corrispondere sempre al progetto di amore del matrimonio.

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    Il cardinale Sepe dona al Papa alcune piante dell'Orto botanico di Napoli, apprezzate di recente da Benedetto XVI nella sua visita alla città partenopea

    ◊   Le piante dell’Orto Botanico di Napoli, quelle citate nella Bibbia, ad ornare l’appartamento privato di Benedetto XVI. Dopo l’odierna udienza generale, è stato il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, insieme con il Rettore dell’Università partenopea Federico II, Guido Trombetta, e il direttore dell’Orto botanico, Paolo de Luca, a recapitare il dono al Papa. La mirra, l’incenso, la tamericia della manna, la zizzania: 12 specie in tutto, disposte in singoli contenitori corredati di targhette con le citazioni bibliche. Un dono nato dall’entusiasmo mostrato dal Pontefice nella recente visita a Napoli, come conferma al microfono di Gabriella Ceraso lo stesso cardinale Sepe:


    R. - E’ così, perché l’Orto botanico aveva offerto di far vedere al Papa queste piante bibliche. Il Santo Padre, vedendo anche le didascalie e l’accenno biblico, ha mostrato un interesse particolare. Poi, quando ho telefonato, il Papa è rimasto molto contento e oggi si è concluso l’atto di donazione.

     
    D. - Questo dono, eminenza, è un frutto di quella visita. Quali i frutti ancora, a distanza da questa presenza preziosa che è stato il Papa per la Città?

     
    R. - Il Santo Padre ha dato uno slancio forte alla realtà sia religiosa sia civile, ma soprattutto un impulso e un incoraggiamento perché ci si impegni un po’ di più per risollevare questa città che è un po’ stanca, un po’ ammalata e che, insomma, ha bisogno di cure.

     
    D. - Speranza, dunque, ma anche pace, vivibilità, accoglienza. Sono tanti i temi toccati dal Papa durante la sua visita a Napoli. Tornano in un’iniziativa, intitolata “In dialogo con la Città”, che lei proporrà in ogni mercoledì dell’Avvento, a partire da questa sera nel Duomo di Napoli. Un incontro ravvicinato con personalità della cultura: Anche questo è un frutto, un modo per incominciare a lavorare?

     
    R. - Sì, certo. Questi mercoledì di Avvento si inseriscono in tutta una attività che la Chiesa di Napoli sta svolgendo per dare fiducia e dare speranza, soprattutto per evitare quella rassegnazione, quella specie di fatalismo di cui molti sono colpiti. Così come quando abbiamo fatto la preghiera contro la violenza in cattedrale, quando ho invitato a deporre i coltelli, quando abbiamo creato di recente, in cento parrocchie, dei centri informatici... Sono tanti piccoli disegni che hanno avuto intanto una grande accoglienza, soprattutto da parte dei giovani. E allora, anche questo dialogo con la città significa capire insieme quali siano gli strumenti pratici che dobbiamo e che vogliamo utilizzare per dare poi contenuto a questa speranza.

     
    D. - A proposito di fede e di rapporto con la realtà problematica: di recente, in una nota, la Conferenza episcopale calabrese ha preso una posizione forte nei confronti della criminalità mafiosa, una concezione di vita - afferma - “contraria al Vangelo”. Proprio in nome del Vangelo, scrivono i vescovi, dobbiamo tracciare il cammino sicuro ai figli fedeli. La condivide, questa posizione? Si può applicare anche alla città di Napoli?

     
    D. - Non solo condivido, ma devo dire che anche tutta la Chiesa della Campania da tempo è incamminata un po’ su questa strada: cercare di vivificare un po’ le coscienze, perché anche la stragrande maggioranza della popolazione è alla ricerca proprio di una strada più sicura, più vivibile. Io credo che si debba ricostruire un po’ l’"uomo del sud" sulla base di quello che è l’Uomo del Vangelo, così come Cristo lo ha incarnato e come noi, discepoli di Cristo, lo dobbiamo testimoniare. Perché se non si fonda una realtà anche civile sui valori autentici della persona, della sua dignità, corriamo il pericolo di costruire sulla sabbia.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Nicaragua l'arcivescovo, Henryk Józef Nowacki, finora nunzio apostolico in Slovacchia.

    In Germania, il Papa ha nominato vescovo di Limburg Franz-Peter Tebartz-van Elst, finora ausiliare di Münster. Il presule, 47 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1985 a Münster. Nel 1988 ha ripreso gli studi teologici all’Università di Münster conseguendo il dottorato in Teologia. Nello stesso ateneo è stato docente di omiletica. Ha anche conseguito l’abilitazione in Teologia pastorale e dal 1999 è stato incaricato diocesano per la radio e la televisione. Più tardi, l'insegnamento lo ha portato come professore di Teologia pastorale e liturgia presso la Facoltà Teologica dell’Università di Passau. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 18 gennaio 2004.

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    “Preparatevi a costruire una società più giusta e fraterna”: lo chiede il Papa ai giovani immigrati nel suo Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2008, presentato in Vaticano

    ◊   “Cari giovani migranti preparatevi a costruire accanto ai vostri giovani coetanei una società più giusta e fraterna, adempiendo con scrupolo e serietà i vostri doveri nei confronti delle vostre famiglie e dello Stato”. E quanto scrive Benedetto XVI nel Messaggio per la 94.ma Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il 13 gennaio del 2008. Agli studenti credenti, che per motivi di studio si trovano lontano da casa, il Papa chiede, in particolare, di “crescere nella conoscenza e nell’amore di Cristo”. “Provenendo da culture diverse, ma accomunati tutti dall’appartenenza all’unica Chiesa di Cristo - scrive - potete mostrare che il Vangelo è vivo e adatto per ogni situazione”. Il Messaggio è stato presentato quuesta mattina in Sala Stampa Vaticana dai vertici del dicastero per i Migranti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

     
    Numerosi giovani sono spinti ad emigrare, a vivere lontano dal loro Paese, dalle loro famiglie. “La conseguenza - scrive il Papa - è che dai Paesi d’origine se ne va spesso la gioventù dotata delle migliori risorse intellettuali, mentre nei Paesi che ricevono i migranti vigono normative che rendono difficile il loro effettivo inserimento”. Nei giovani migranti - si legge inoltre nel documento - emerge il “comprensibile desiderio di inserirsi organicamente nella società che li accoglie, senza che tuttavia questo comporti una completa assimilazione” e la conseguente perdita delle loro tradizioni. Al comparire poi, in tutte le società del mondo, della figura dell’esule, dei migranti forzati, delle vittime del traffico di esseri umani, del cosiddetto popolo della strada, si aggiungono anche “le immagini sconvolgenti dei grandi campi profughi o rifugiati”, che per molti bambini e adolescenti diventano “l’unica esperienza di vita”.

     
    Per rispondere alle attese dei giovani migranti - si legge nel Messaggio del Santo Padre - “occorre puntare in primo luogo sul supporto della famiglia e della scuola”. Ma le situazioni sono complesse e nelle famiglie - afferma il Papa - si assiste spesso ad uno “scontro tra genitori rimasti ancorati alla loro cultura e figli velocemente acculturati nei nuovi contesti sociali”. “La Chiesa - aggiunge Benedetto XVI - guarda con attenzione al mondo dei migranti e chiede a coloro che hanno ricevuto nei Paesi d’origine una formazione cristiana di far fruttificare questo patrimonio di fede e di valori evangelici in modo da offrire una coerente testimonianza nei diversi contesti esistenziali".

    Presentando il Messaggio del Papa oggi in conferenza stampa, il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, il cardinale Raffaele Martino, ha sottolineato che “i giovani migranti vivono la tensione di una duplice appartenenza”:

    "Respirano cioè l’aria giovanile del Paese che li ospita e ricevono l’influsso scolastico e degli ambienti di socializzazione giovanile nei quali sono inseriti. Nello stesso tempo, i giovani immigranti hanno 'radici' diverse dei loro compagni locali, che vanno dalle radici culturali della loro famiglia, alla diversità delle fedi religiose".

    Il giovane immigrato - ha spiegato il porporato - è soggetto ad un’altalena nel processo di identificazione e “spesso si trova solo, a metà strada tra due culture, in una terra di nessuno”. Il sommarsi dello status di immigrato con quello di disoccupato porta poi spesso i giovani ad una forte emarginazione sociale. A questo stato di frustrazione e di umiliazione, si aggiungono poi, in molti casi, drammatiche storie che si sommano allo sradicamento forzato dai luoghi d’origine. Sono le dolorose ferite di molti giovani rifugiati, sulle quali si è soffermato il segretario del presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, l’arcivescovo Agostino Marchetto:

    "Essi soffrono immensamente per violazioni di diritti umani subite in quanto vittime di guerre e violenze, o di negligenza, crudeltà, sfruttamento sessuale o di altro genere, per discriminazione razziale, aggressione e occupazione straniera dei luoghi dove vivevano".

    In quanto cristiani, ha proseguito l’arcivescovo Marchetto, “siamo invitati ad accogliere i giovani migranti e ad assicurarci che siano trattati con rispetto della loro dignità umana e di una legislazione internazionale molto chiara” . "I campi d'accoglienza - ha aggiunto il presule - dovrebbero tornare ad essere cio' per cui furono creati, un luogo ove stare temporaneamente: essi possono servire inizialmente, ma non dovrebbero diventare residenze permanenti".

     
    Il sottosegretario del dicastero vaticano, mons. Novatus Rugambwa, ha inoltre posto l’attenzione sugli studenti internazionali, che devono affrontare una serie di situazioni e problemi diversi. A volte, situazioni di disagio si trasformano in tragedia, come è stato recentemente testimoniato dall’uccisione di una giovane studentessa dell’Erasmus, a Perugia. Mons. Rugambwa:

    "Molti sperimentano, per la prima volta, un tipo di libertà che, da una parte, può liberare, ma, dall’altra, disorientare. Ciò è vero in particolare per la fede, che può essere messa in discussione trovandosi al di fuori dei normali parametri di esperienza religiosa".

     
    E’ necessaria, pertanto, una risposta ecclesiale specifica per gli studenti internazionali durante il loro periodo di studio. Una risposta - ha precisato mons. Rugambwa - che inizia “con lo sviluppo di una consapevolezza attiva da parte delle comunità ecclesiali locali affinché si facciano luoghi di accoglienza e stabilità”. E rivolgendosi proprio ai giovani cristiani, che si trovano lontano da casa per motivi di studio, Benedetto XVI auspica, nel Messaggio, che i periodi di studio e di formazione all’estero possano diventare “un ulteriore campo di maturazione della loro fede”. Tra i migranti - sottolinea infine il Papa - gli studenti possono svolgere “un ruolo quanto mai provvidenziale per l’evangelizzazione”.

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    Oggi in Primo Piano



    La pace per il Medio Oriente rilanciata dalla Conferenza di Annapolis. Mons. Sabbah: "Un passo avanti rispetto a Oslo"

    ◊   C'è scetticismo sulla stampa mediorientale dopo l’intesa per trovare un accordo di pace, entro il 2008, annunciato ieri dalla città statunitense di Annapolis dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), Abu Mazen, e dal premier israeliano, Ehud Olmert. Stamani, quest’ultimo, ha precisato alla radio ebraica che il termine pattuito è solo un’indicazione di massima, ma che “nessun sforzo va lesinato”. Sempre in mattinata, previsti gli incontri di entrambi i leader politici con il presidente americano Bush, che conta di arrivare ad un accordo definitivo davanti alle delegazioni di 44 Paesi, compresi Siria ed Arabia Saudita. Intanto, il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha annunciato che la prossima Conferenza sul Medio Oriente sarà ospitata a Mosca. Il servizio di Elena Molinari:


    Dopo sette anni di blocco, riparte da Annapolis il processo di pace tra israeliani e palestinesi. Il premier israeliano, Olmert, ed il presidente dell’ANP, Abu Mazen, hanno concordato di riprendere immediatamente le trattative per raggiungere un accordo di pace entro la fine del 2008. L’obiettivo resta la costituzione di due Stati sovrani, che vivano in pace l’uno accanto all’altro. E’ stato George W. Bush, promotore del vertice americano, a leggere il documento sottoscritto da entrambi i leader, che si sono detti pronti a sacrifici per arrivare a costruire uno Stato palestinese e a convivere. In particolare, Israele si è detto pronto a dolorosi compromessi, mentre Abu Mazen ha riconosciuto che Annapolis è stata un’enorme opportunità per il Medio Oriente, ma ha poi ribadito che Gerusalemme est dovrà essere la capitale del futuro Stato palestinese. Per ora, israeliani e palestinesi si impegnano a convocare dal 12 dicembre un Comitato tecnico, che si riunirà per affrontare proprio le questioni chiave ancora aperte, come appunto lo status di Gerusalemme. (Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana)

    Intanto, sul terreno anche oggi non sono mancati i disordini. Ad Hebron, in Cisgiordania, la polizia ha aperto il fuoco per riportare l’ordine durante i funerali del palestinese ucciso ieri durante una manifestazione contro il vertice di Annapolis. Un summit, che ha già sortito un primo risultato concreto: palestinesi ed israeliani cominceranno già da oggi negoziati bilaterali. Ad annunciarlo, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice. Fiducioso il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, per il quale Annapolis rappresenta un passo in avanti rispetto ai negoziati di Oslo “perché c’è l’esperienza del passato che servirà a non ripetere gli stessi errori”. Mons Sabbah, in un'intervista al SIR, aggiunge inoltre che la vera novità è l'impegno degli Stati Uniti per giungere alla pace. Ma in questo caso, si può parlare di una svolta concreta? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al collega Giorgio Bernardelli, esperto di questioni mediorientali:
     
    R. - "Svolta" è forse un termine troppo forte. Certo il risultato c’è, ed è importante soprattutto per le presenze internazionali. Annapolis ha mostrato in modo molto chiaro che in questo momento è possibile mettere in un angolo l’Iran e Hamas. Questo è stato il grande risultato della conferenza statunitense, al di là delle dichiarazioni, al di là di questa scadenza delle trattative entro il 2008 - che sarà poi tutta da verificare. Di certo, però, c’è un fattore importante: il fatto di essere riusciti a radunare non tanto Abu Mazen Ehud Olmert e George Bush, quanto tutta la presenza di capi di governo, compresa la Siria. Certamente questo è stato un grande risultato da parte della diplomazia americana.

     
    D. - Uno dei problemi più gravi è rappresentato da Hamas, che ha fatto sapere in largo anticipo di non riconoscere la validità dell’iniziativa diplomatica statunitense. Questo elemento può, di fatto, frenare il processo di pace?

     
    R. - Hamas sicuramente remerà contro, ma perché oggi paradossalmente è in una situazione di grande debolezza. Hamas è caduta, in un certo senso, in una trappola, nel senso che è rinchiusa a Gaza e rischia di rimanere ai margini. Cercherà ora di fare di tutto in questo momento per sabotare il processo di pace, ma deve anche fare i conti con questo atteggiamento ambiguo ed anche interessante della Siria. Non dimentichiamo che la leadership politica di Hamas sta a Damasco e il ministro degli Esteri siriano ieri era ad Annapolis: anche questo rappresenta un elemento di debolezza per Hamas. Nel momento in cui la Siria decidesse sul serio di aprire ad una trattativa sulla questione delle alture del Golan, sulla questione di una definizione di un accordo di pace di Israele, Hamas si troverebbe in un isolamento assoluto, sostenuto ormai soltanto dall’Iran che - come è stato visto ieri - è praticamente rimasto isolato rispetto al resto del mondo arabo.

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    Cresce la richiesta per l'insegnamento della religione cattolica in Italia. La CEI: rilanciare nelle scuole un progetto educativo fondato sui valori cristiani

    ◊   "Far riemergere i valori che contano", mettendo in discussione "stili di vita inconsistenti, purtroppo oggi diffusi e propagandati con leggerezza". E' il compito oggi richiesto alla scuola secondo il messaggio della Conferenza episcopale italiana (CEI) sull’insegnamento della religione cattolica (IRC), scelto quest'anno dal 91,2% degli studenti e delle loro famiglie nella scuola statale italiana. Su questi dati si sofferma Sergio Cicatelli, dirigente scolastico e consulente del Servizio nazionale per l'IRC della CEI, al microfono di Fabio Colagrande:


    R. - Sono dati che conosciamo da tempo, perché questa rilevazione è condotta da 14 anni e ha sempre dato, costantemente, gli stessi risultati. Il tasso degli studenti che non si avvalgono dell’ora di religione è sistematicamente più elevato nella scuola superiore, rispetto alla scuola dell’infanzia o alla scuola primaria, ed è sistematicamente più elevato - ed è quindi risultato sempre più alto - nei grandi centri urbani del nord. Io credo che per quanto riguarda l’espansione di questo fenomeno nella scuola superiore, non si debba dimenticare che nella scuola superiore la scelta di avvalersi o di non avvalersi dell’insegnamento della religione è fatta direttamente dagli studenti, anche se minorenni, mentre fino alla scuola media sono le famiglie a scegliere. Per quanto riguarda il fenomeno nelle città del nord, può essere attribuito senz’altro all’effetto di una più accentuata secolarizzazione che è presente nei centri urbani e in particolare nei centri urbani del nord. Ma non dobbiamo dimenticare che il grosso dell’Italia, il grosso delle percentuali, è altrove. Bisognerebbe, quindi, un po' riequilibrare la lettura. D’altra parte, terrei anche presente che le risposte che giungono a questa rilevazione annuale, sono state fornite dall’85 per cento delle diocesi - che rappresenta certamente una percentuale molto elevata ed assolutamente attendibile - ma piuttosto squilibrata sul piano territoriale. Il 98 per cento delle diocesi del nord ha risposto, proprio dove i risultati sono meno favorevoli, mentre invece al sud ha risposto solo il 77 per cento delle diocesi e manca, quindi, una grossa percentuale di diocesi, dalle quali - probabilmente - sarebbero potuti venire risultati più incoraggianti. Non dico questo per sottovalutare il fenomeno, perché si tratta di un fenomeno - che in qualche misura deve preoccupare o quanto meno suscitare attenzione - ma non dobbiamo neanche creare degli allarmismi ingiustificati.

    Il nuovo anno scolastico, si legge nel mesaggio della CEI, "si caratterizza per taluni cambiamenti" che di fatto confermano all'insegnamento della religione cattolica "la dignità di disciplina autonoma, intorno alla quale promuovere una proposta didattica ed educativa in grado di aiutare gli alunni - afferma ancora la CEI - a comprendere meglio la storia culturale del nostro Paese, nonché il rilievo che in esso ha avuto e ha tuttora il cattolicesimo”. Il perché di questo interesse lo spiega, sempre al microfono di Fabio Colagrande, mons. Manlio Asta, direttore dell'Ufficio per la Pastorale scolastica e l'insegnamento della religione cattolica del Vicariato di Roma:


    R. - L’insegnamento della religione riesce ad attirare a sé la scelta di tanti studenti, nonostante che la sua alternativa sia il vuoto, sia quella che i vescovi da tempo chiamano "l’ora del nulla". Quello che stupisce è che non si riesca a comprendere che la scuola offre una occasione di libertà. Io ho sempre usato questo slogan, ricalcando don Milani: “Un’ora di scuola è un’ora di libertà”. Invece, proprio perché l’alternativa è veramente quella di uscire da scuola e non far niente, specie nelle scuole superiori, c’è questa tendenza che è ormai stabile. Altra riflessione che faccio è che, se si vanno a vedere i dati per indirizzo scolastico, ci si accorge che purtroppo la scelta di non avvalersi è più alta negli istituti professionali e cioè negli istituti in cui i ragazzi sono meno secolarizzati, ma più bisognosi di scuola. L’ultima ora è sempre la più faticosa e, quindi, anche per questo c’è la tendenza a non avvalersene.

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    Il 12.mo Rapporto europeo sulle tossicodipendenze: aumentano i decessi per "overdose". Intervista con Danilo Ballotta

    ◊   Quasi ottomila persone muoiono ogni anno in Europa per overdose e i tossicodipendenti nel continente sono circa un milione e mezzo. Questi alcuni dei dati riportati dalla 12.ma Relazione dell’Agenzia europea delle droghe, presentata ieri a Roma. Il consumo di stupefacenti è ai massimi storici, ma si riscontrano anche alcuni segnali positivi. Quali sono dunque le risposte politiche dell’Europa a questa piaga sociale e sanitaria? Silvia Gusmano, lo ha chiesto a Danilo Ballotta, responsabile Coordinamento istituzionale dell’Agenzia:


    R. - Tutti gli Stati, dal 2004, devono dotarsi di un piano nazionale scritto nero su bianco in cui identificano i loro obiettivi e in cui il principio fondamentale su cui queste politiche dovrebbero essere costruite è il principio dell’evidenza scientifica. Quindi, dare finanziamenti laddove le misure si sono dimostrate efficaci, secondo politiche globali.

     
    D. - Uno dei dati più allarmanti del Rapporto è il numero dei decessi per overdose, che comincia di nuovo a crescere: morti che lei ha definito evitabili. In che modo?

     
    R. - Evitabili attraverso un allargamento delle maglie sociali e sanitarie per i tossicodipendenti, facendo sì che, dopo un abbandono, non si possa più rientrare. Le regole di mantenimento al trattamento sono molto ferree, molto rigide: ciò fa sì che il consumatore tossicodipendente si allontani dal servizio e aumenti i rischi di una morte. Anche l’uscita dal carcere... I consumatori che stanno in carcere e sono forzati all’astinenza, uscendo dal carcere hanno una ricaduta e hanno un’overdose. Quindi, bisognerebbe semplicemente continuare dopo il carcere un’assistenza sanitaria e sociale che informi del rischio cui vanno incontro se ricominciano ad usare stupefacenti.

     
    D. - A fronte dei numerosi dati preoccupanti e drammatici ci sono dei segnali positivi che giustificano un cauto ottimismo, si dice nel rapporto. Quali sono questi segnali?

     
    R. - In alcuni Paesi, il consumo di eroina si stabilizza o decresce. Quindi, abbiamo un elemento positivo in questo. Nei Paesi, invece, in cui si consuma più cannabis sembra che ci sia una prevalenza minore nelle popolazioni giovanili, come Regno Unito e Spagna. Questo ci dà la sicurezza di poter dire che le politiche messe in atto, sanitarie e sociali, negli ultimi anni, cominciano a dare qualche frutto su questa popolazione.

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    Seminario a Roma del PAM e della Comunità di Sant’Egidio su fame e AIDS: ciò che difetta è la volontà politica di aiutare davvero i più poveri

    ◊   “Fame, salute e AIDS: un rapporto vitale”: è il tema del Seminario internazionale svoltosi oggi a Roma, organizzato dal Programma alimentare mondiale (PAM) e dalla Comunità di Sant’Egidio. E’ stata l’occasione di presentare due rapporti incentrati sul binomio - ancora sottovalutato - tra condizioni di salute e nutrizione. La fame "nascosta" - rivela lo studio del PAM “World Hunger Series 2007” - colpisce due miliardi di persone in cattive condizioni di salute. Il servizio di Roberta Gisotti:


    “Dobbiamo essere uniti” - ha concluso il Seminario John Powel, vicedirettore esecutivo del PAM - per capire che il cuore del problema fame è la volontà politica. Le stesse parole pronunciate da Jacques Diouf, direttore generale della FAO, in chiusura due giorni fa della Conferenza dell’organizzazione dell’ONU per l’agricoltura e l’alimentazione. Ma occorrono più risorse, responsabilità, sinergie, prevenzione, alleanze globali - ha aggiunto Powel - per rendere le parole di oggi azioni, consapevoli che le risorse ci sono, e che dobbiamo agire non solo per ragioni economiche, ma mossi da un imperativo anzitutto morale, concentrandoci sulla sofferenza umana, che colpisce gli affamati tanto più se ammalati, specie di AIDS. Saranno 900 mila - documenta l’ONU - le persone che nel 2008 assumeranno farmaci antiretrovirali mirati a sconfiggere l’HIV e che avranno bisogno di assistenza alimentare.

     
    Speranze arrivano dal programma “Dream” della Comunità di Sant’Egidio, che in cinque anni, dal 2002, attraverso 24 centri in 10 Paesi africani, ha assistito 40 mila persone affette di AIDS insieme con le loro famiglie, garantendo cure e adeguata nutrizione. Ma qual è stata l’intuizione di questa scelta innovativa? Il dott. Leonardo Palombi, direttore scientifico del programma “Dream”:

     
    R. - Innanzitutto, la convinzione è stata di carattere etico: era disponibile già dal 1996 una tri-terapia per i Paesi occidentali e nulla giungeva in Africa, dove si concentrava il 95 per cento dei malati di AIDS. Quindi, portare la terapia in Africa è stata la priorità per noi, dettata da un’esigenza di giustizia. In secondo luogo, questa terapia richiede di essere adattata al contesto africano. Questo è stato lo sforzo di DREAM in questi cinque anni, che ha avuto, mi sembra, un certo successo.

     
    D. - Oggi arriva un ampio riconoscimento a livello internazionale, in particolare dal Programma alimentare mondiale...

     
    R. - Sì, DREAM nasce per la lotta all’AIDS ma non dimentica il problema della fame, il problema della malnutrizione. Non si possono curare con farmaci costosi persone che non hanno la sicurezza di mangiare ogni giorno. In questo senso, una collaborazione antica, anch’essa di cinque anni, viene oggi festeggiata e mi sembra tra l’altro che rappresenti una bella formula di successo innovativa di come grandi istituzioni internazionali possano collaborare con espressioni della società civile, come la Comunità di Sant’Egidio, e con realtà scientifiche come istituti accademici italiani o come, ad esempio, l’Istituto superiore di Sanità.

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    Chiesa e Società



    Bangladesh: il bilancio delle persone colpite dal ciclone “Sidr” tocca quota 8 milioni

    ◊   In Bangladesh, si aggrava il bilancio delle vittime a 15 giorni dal devastante passaggio del ciclone Sidr. L’ultimo bollettino diffuso dalla protezione civile del Paese asiatico parla di un amento consistente dei decessi ufficiali, divenuti ora 3243, e dei dispersi, passati a 880. Ma a destare il maggiore allarme sono gli oltre 8 milioni di abitanti colpiti a vario titolo dall’uragano. La situazione risulta, infatti, particolarmente drammatica nelle aree della costa sud-occidentale del paese, dove il passaggio di Sidr ha causato i danni maggiori. Secondo la stampa locale, qui la popolazione è stramata dalla mancanza di cibo e di acqua potabile. Emergenza alimentare che per il governo di Dacca potrà durare anche per i prossimi 7 mesi, stima che ha indotto la cordinatrice delle Nazioni Unite nel Paese a chiedere ai partner internazionali "di dare massima priorità al cibo". Intanto, la distruzione o l’inquinamento dei pozzi sta favorendo il diffondersi di malattie legate alla cattiva situazione igienica. Difatti, si segnalano diversi casi di dissenteria, di febbre tifoidea e di polmonite, provocate dalle condizioni precarie in cui vivono ancora migliaia di senza tetto. Dal distretto di Patuakhali sono arrivate notizie dei primi casi di decessi per dissenteria e polmonite. Nel frattempo continuano gli sforzi della “macchina della solidarietà” attivata dalla comunità internazionale. Al momento, l’ammontare complessivo degli aiuti economici ha toccato quota 400 milioni di dollari. Di questi 100 milioni provengono dai Paesi donatori e 250 dalla Banca Mondiale; il restante importo è stato raccolto grazie alle donazioni della Commissione Europea, delle Nazioni Unite, della Caritas Internazionalis e della CEI. (M.G.)

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    I vescovi europei e africani diffondono un messaggio contro le schiavitù rivolto ai capi di Stato che si riuniranno per il vertice di Lisbona

    ◊   In vista del vertice di Lisbona dell’8 e 9 dicembre tra i capi di Stato europei e africani, i vescovi dei due continenti hanno indirizzato ai presidenti dell’Unione Europea e dell’ Unione Africana un forte appello perché si impegnino contro “i mali delle nuove forme di schiavitù dei nostri tempi”, dal momento che “la schiavitù esiste ancora oggi, e in forme più subdole, come nel trattamento dei migranti e dei lavoratori migranti, il lavoro minorile e il traffico di donne e bambini”. Il messaggio, reso noto oggi dall’agenzia Sir, è stato stilato al termine di un seminario su “Schiavitù e nuove schiavitù” che si è svolto il 18 novembre scorso ad Elmina, località del Ghana da cui partivano gran parte delle navi che trasportavano gli schiavi in America. Nel testo, firmato dal cardinale Adrien Théodore Sarr, arcivescovo di Dakar e vice-presidente del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Europa ed Africa) e dal cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria e vicepresidente del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), si esortano i governati dei Paesi che saranno presenti in Portogallo a “sradicare il crescente problema del lavoro minorile e del traffico di esseri umani, dell’abuso sessuale e lo sfruttamento di donne e bambini”. I vescovi africani ed europei mettono poi l’accento sul “continuo sfruttamento delle risorse dell’Africa e alle sue conseguenze”, ricordando che “la fuga di cervelli” di professionisti dall’Africa, “come medici, infermieri, imprenditori e altro personale qualificato”, oltre alla “perdita dei minerali dell’Africa e delle risorse naturali nelle industrie estrattive di proprietà straniera, sono temi che ci riguardano direttamente”. Per fronteggiare questo rischioso depauperamento delle risorse umane e materiali dell’Africa, i presuli chiedono ai rispettivi governi di “invertire l’attuale trend di sfruttamento” attraverso “la ratifica, l'introduzione e il rafforzamento delle diverse Convenzioni” accettate dai governi di Africa ed Europa e un maggiore impegno per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio per “adempiere agli aiuti finanziari che troppo spesso non vengono onorati”. Per questi motivi, i vescovi credono che l’unica strategia percorribile è quella che prevede la pratica del buon governo, dell’onestà, della responsabilità e della trasparenza, della promozione della democrazia, dell’educazione per tutti e della lotta contro la corruzione. Nel documento i presuli rivolgono, infine, un pensiero all’annosa questione dell’immigrazione, ricordando che “gli immigrati contribuiscono allo sviluppo dei Paesi che li accolgono e le rimesse giocano un sostanzioso ruolo economico per il benessere delle famiglie nei Paesi di origine”. (M.G.)

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    In Thailandia, i vescovi locali invitano tutti i fedeli ad esercitare il proprio diritto di voto per le elezioni parlamentari

    ◊   In Thailandia, la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale ha invitato tutti i cristiani del Paese a recarsi alle urne il 23 dicembre prossimo per le elezioni parlamentari. Lo ha fatto attraverso un messaggio scritto del suo presidente, mons. Philip Banchong Chaiyara, vescovo di Ubor Ratchathani, letto nelle chiese il 18 novembre, Giornata dei diritti umani in questo Paese asiatico, e anche in questi giorni discussa a tutti i livelli. Nel messaggio, i cristiani e in particolare i cattolici, sono invitati a superare il fossato tra politica e fede in questo Paese buddista, in cui i cristiani sono solo lo 0,5 per cento; è questo uno degli elementi che rischia di far fallire la consultazione elettorale di dicembre, la prima del colpo di Stato militare del 19 settembre 2006 e la prima sotto la nuova Costituzione, approvata con referendum popolare lo scorso agosto. E’ una Thailandia incerta, quella entrata nell’ultimo mese di campagna elettorale in vista delle elezioni parlamentari del 23 dicembre; un Paese disincantato che, nella sua giovane democrazia sotto tutela militare, non ha ancora trovato risposte e orientamenti e preoccupato per il rallentamento dell’economia. La situazione di disaffezione verso la politica in Thailandia spiega anche i toni del messaggio della Commissione Giustizia e Pace, che si conclude definendo il voto “un impegno morale e insieme un sacro dovere”. (Per la Radio Vaticana, da Bangkok, Stefano Vecchia)

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    Domani, manifestazione a New Delhi per il riconoscimento dei "dalit" cristiani

    ◊   Domani manifestazione, a New Delhi, dei “dalit” cristiani, con l’obiettivo di spingere il Governo federale a introdurre in Parlamento un disegno di legge che includa nell’elenco ufficiale delle caste i dalit cristiani appartenenti in origine a caste registrate. La protesta mette in luce la doppia discriminazione di un consistente numero di diseredati, discriminati come “dalit”, e pertanto relegati all’ultimo livello della scala sociale e come appartenenti a una minoranza religiosa esclusa dalle politiche a favore dei dalit indù, sikh e buddisti. La prassi discriminatoria, che comporta tra l’altro la perdita delle quote riservate di posti di lavoro o il mancato accesso all’università, mira a scoraggiare le conversioni al cristianesimo e costringe spesso i convertiti a tenere nascosta la nuova appartenenza religiosa per evitare violenze e persecuzioni. Al termine della manifestazione un “memorandum” con l’esplicitazione della richiesta verrà sottoposto al Primo Ministro, ai ministri per le Minoranze e per la Giustizia Sociale e al responsabile della Commissione nazionale per le caste registrate. L’iniziativa è promossa dai capi dalit cristiani e da esponenti ecclesiali di varie denominazioni. Nell’obiettivo di rafforzare la consapevolezza sui problemi delle minoranze e sull’urgenza dell’integrazione sociale, la Commissione episcopale indiana per le caste e tribù registrate e per le classi arretrate ha annunciato che il 9 dicembre verrà celebrata nel Paese la “Domenica per la liberazione dei dalit”. (R.P.)

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    Il cardinale Terrazas invoca pace e dialogo per superare la crisi politica in Bolivia

    ◊   Dopo i violenti disordini di Sucre, che hanno causato quattro vittime e decine di feriti, il cardinale Julio Terrazas, presidente della Conferenza episcopale boliviana, ha invocato una “pace che sia fondamento di amore e riconciliazione, una pace impregnata di giustizia, verità e libertà, una pace che dia dignità al dialogo e cerchi le soluzioni ai problemi umani che coinvolgono tutto il paese”. In un messaggio diffuso da Roma e ripreso dalla Misna, il porporato ha poi precisato che “non è facile parlare di pace nel mezzo del conflitto, ancora di meno quando si incita e si applaude al conflitto. Eppure non c’è una parola più adeguata per raddrizzare i sentieri del dolore e della morte”. Il cardinale Terrazas ha infine esortato tutti i protagonisti della crisi “a frenare la corsa al precipizio degli odi e dei rancori” e, in riferimento ai disordini di Sucre seguiti all’approvazione della bozza della nuova Costituzione, ha sostenuto che è “tempo di ricostruire il tessuto di una patria lacerata, di curare le ferite per promuovere tra tutti una pace piena di giustizia e verità”. (M.G.)

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    L’arcivescovo di Belo Horizonte, in Brasile, lancia l’allarme "totalitarismo" per l’America Latina

    ◊   “E’eticamente inaccettabile la tendenza al totalitarismo che si percepisce attualmente in America Latina”. L’allarme è stato lanciato dal presidente della Commissione pastorale per dottrina della fede della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, monsignor Walmor Oliveria de Azevedo, arcivesco di Belo Horizonte. Nel messaggio inviato ai fedeli della sua arcidiocesi e ripreso dall’Osservatore Romano, il presule ha espresso la sua preoccupazione per lo scenario politico latino- americano. L’arcivescovo Oliveria de Azevedo ha parlato chiaramente di “grave crisi etica della politica” in riferimento all’uso del terrore, al controllo monolitico dell’economia, all’uso controllato dei media e ad altri aspetti che “ feriscono l’autonomia della società civile”. Il presule ha poi criticato il fatto che di fronte a questa situazione “non si levano voci per opporsi a questo tipo di passo indietro”. Infine, la denuncia di monsignor Oliveria colpisce anche la radicata tendenza alla corruzione che “continua nelle strutture della società”. Intanto, dallo stato brasiliano di Parà, arrivano le notizie delle violenze della polizia contro i “senza terra”, confermate dal vescovo di santissima Conceicao do Araguaia, Dominique Marie Jean Denis You. E l’allarme sale anche da un altro paese del continente, il Venezuela, dove i vescovi hanno denunciato “la campagna di persecuzione dei media che tenta di mettere a tacere la Chiesa”. (M.G.)

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    Educazione e formazione al centro del VI Forum dell'informazione cristiana, in Libano

    ◊   Al via la sesta edizione del Forum dell'Informazione Cristiana in Medio Oriente, organizzato dall’UCIP-Libano. L’iniziativa, che si apre domani e si conclude martedì 4 dicembre, è stata presentata ieri in una conferenza stampa dal direttore dell’UCIP-Libano, Padre Toni Khodr, che ha preso spunto dalla profonda crisi politico-istituzionale in cui si dibatte il "Paese dei cedri" e dal senso di smarrimento della popolazione per ribadire il ruolo centrale dell’educazione: “La manifestazione culturale vuole essere un’oasi di fronte alla minaccia di desertificazione intellettuale”. Non solo informazione al Forum - anche se i media saranno presenti in forze - ma anche educazione e cultura, in quanto il tema del l'incontro: “I media e le sfide dell’educazione” si ispira al Messaggio di Benedetto XVI per la 41ma Giornata Mondiale dei Mezzi di Comunicazione Sociale: “I bambini e i media, una sfida per l’educazione”. Nel corso della manifestazione si terranno anche delle tavole rotonde a cui parteciperanno i maggiori atenei del Libano, che si interrogheranno sul ruolo dell’università nell’educazione al senso civico, alla cultura dell’informazione ed alla coesistenza tra le varie religioni. Ci sarà poi una mostra allestita per tutta la durata del Forum, in collaborazione con la Diocesi Caldea di Beirut, dal titolo “Dall’Iraq al Libano…la stessa croce…lo stesso dolore”, che ha lo scopo di sensibilizzare i visitatori sul dramma dei rifugiati iracheni ed in modo particolare dei caldei, la cui comunità vive un’autentica emorragia di fedeli. Prevista, infine, per il 4 dicembre, la proiezione di un documentario sulla situazione dei caldei tuttora presenti in Iraq, seguita da un dibattito. Al centro di tutta la settimana di iniziative resterà comunque la formazione. Verranno, infatti, impartiti corsi per l’avvio di siti internet, distribuiti CD contenenti testi di carattere teologico-filosofico e organizzati incontri di formazione per l’utilizzo dei nuovi software per la ricerca attinente alla biblistica. (M.G.)

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    In corso, in Burkina Faso, la Conferenza internazionale sui biocarburanti. Speranze e riserve dei partecipanti

    ◊   Si è aperta ieri a Ouagadougou, in Burkina Faso la conferenza internazionale dal titolo “Sfide e prospettive dei biocarburanti in Africa”. Obiettivo della 3 giorni, come ha annunciato il presidente del Burkina Faso, Abdoulaye Abdoulkader Cissé, è quello rilanciare lo sviluppo dei biocarburanti, limitando i danni sulla sicurezza alimentare e la protezione dell’ambiente. L’agenzia Misna segnala che la tematica sta suscitando l’interesse di molti esponenti della comunità internazionale intervenuti al summit. L’ambasciatore francese Francio Golblatt, presente alla conferenza, ha sottolineato che se i governi africani si occuperanno davvero di biocarburanti, sarà necessario “trovare soluzioni con dirigenti ed esperti del continente alle questioni energetiche, ambientali e sociali legale alla sicurezza alimentare”. In molti però avanzano riserve sul servirsi dell’agricoltura per scopi diversi dalla produzione di cibo. Riserve che incontrano delle conferme nella riflessione intitolata “Agro-carburanti: fortuna o sfortuna per i contadini burkinabe”, dove padre Maurice Oudet, missionario dei Padri Bianchi, esprime le sue riserve sulla mancanza di informazioni chiare attorno all’applicazione del piano di coltura industriale di ‘jatropha curcas’, che prevede che in cambio dell’impegno a dedicare alcuni ettari alla coltivazione di ‘jatropha curcas’, gli agricoltori ricevono gratuitamente i semi. Strategia che sta gradualmente sostituendo campi di mais o cotone, senza dare però garanzie sui risultati della nuova coltura, né sui prezzi di vendita del ‘raccolto’, con il rischio a lungo termine di ritrovarsi ridotti a semplici operai agricoli al servizio degli investitori. (M.G.)

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    “Ridare la luce” si intitola la missione umanitaria che combatte la cecità nel Mali

    ◊   Medici e militari italiani insieme nel garantire l’assistenza sanitaria nel Mali, nelle città di Gao ed Ansagò. E’ quello che accade nell’ambito della missione umanitaria “Ridare la luce”, un’iniziativa congiunta dell’Associazione con i Fatebefratelli per i Malati Lontani (AFMAL) e dell’Aeronautica Militare Italiana. Come si evince da titolo, lo scopo della missione è di curare malattie degli occhi, in particolare la cataratta. A garantire gli interventi è un team di medici e infermieri volontari che è arrivato nel Paese africano lo scorso 23 novembre con un volo militare. Si tratta di personale sanitario impiegato presso gli ospedali Fatebenefratelli di Roma, Palermo, Genzano, Benevento e di Villa Tiberia e di un gruppo di medici ufficiali, per un totale di 52 persone. Le malattie degli occhi nell’Africa sub-Sahariana sono molto diffuse a causa delle infezioni trasmesse dall’acqua non potabile e delle condizioni climatiche, tanto che la cecità colpisce due milioni di persone. Uno scenario molto complicato in cui l’AFMAL opera da quattro anni anche attraverso la formazione di medici e paramedici locali. Le missioni dell’AFMAL finora portate a termine in tutto il continente africano sono 11, per un totale di circa 1.800 interventi chirurgici e 5.000 visite ambulatoriali. (M.G.)

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    Appello dei vescovi lituani per la sicurezza stradale

    ◊   In Lituania è ancora forte lo sdegno per la tragica morte di tre ragazzi falciati da un'automobile durante una corsa clandestina. Sulla questione sono intervenuti anche i vescovi del Paese esprimendo grande preoccupazione “per questi dolorosi incidenti stradali dovuti all'uso eccessivo di alcolici e alla mancanza di responsabilità”. I presuli hanno quindi esortato gli automobilisti ad “essere sempre coscienti delle potenziali minacce che essi rappresentano per la vita degli altri” e invitato le autorità “a limitare drasticamente la diffusione degli alcolici”. In Lituania gli incidenti stradali sono diventati un vero è proprio dramma nazionale. Le statistiche confermano, infatti, che lo Stato baltico conta, in percentuale, il più alto numero di incidenti stradali in Europa. Nel 2006, su una popolazione di 3 milioni e mezzo di abitanti, si sono registrati incidenti che hanno causato 760 vittime e 8500 feriti. (M.G.)

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    Lussemburgo: il Consiglio diocesano critica l’apertura domenicale dei negozi

    ◊   Il Consiglio diocesano dei cattolici torna a condannare l’apertura domenicale delle attività commerciali consentita dalla deroga ministeriale del 14 settembre scorso, che annulla quanto previsto nel codice del lavoro del 2006 in cui si ribadisce il carattere di riposo della domenica. In una nota diffusa nei giorni scorsi il Consiglio parla di “un grave attacco alla vita familiare, sociale e associativa del Lussemburgo”. "Aprire i negozi nelle domeniche e nei giorni festivi – viene spiegato nel comunicato - significa obbligare migliaia di lavoratori a rinunciare a dei momenti privilegiati della loro vita, come ritrovarsi in famiglia o tra amici, praticare delle attività di svago o più semplicemente riposarsi. Verrebbero danneggiate anche le attività religiose, sportive, culturali e politiche". Per questi motivi il Consiglio ribadisce la sua opposizione alla deroga "per dare la possibilità ai lavoratori di godere del loro giorno di riposo ed invita i consumatori a rinunciare alle spese la domenica anche per solidarietà con tutti gli impiegati nel settore commerciale che devono per questo lavorare". (M.G.)

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    Italia: bilancio eccezionale per l’undicesima Giornata della Colletta Alimentare, con quasi 9 tonnellate di cibo raccolto

    ◊   Oltre 8.800 tonnellate di cibo per i più poveri: questo è il risultato dell’11.ma Giornata della Colletta Alimentare, che si è svolta sabato scorso in tutta Italia. L’iniziativa ha raccolto il 5% di alimenti in più rispetto allo scorso anno. “L’entusiasmo e l’allegria con cui più di 100 mila volontari – ha dichiarato mons. Mauro Inzoli, presidente della fondazione Banco Alimentare Onlus, tra i promotori dell’iniziativa, commentando gli ottimi risultati ottenuti – hanno invitato tutti coloro che sono andati a fare la spesa, riuscendo a far vincere il cuore degli italiani. Quello che si va consolidando sempre di più – ha proseguito mons. Inzoli – è la presenza di tante persone tra coloro che sono aiutati normalmente dal Banco e che non solo diventano protagonisti a loro volta di gesti di carità, ma invitato altri a vivere questo gesto di carità. Il dato interessante è che partecipano come volontari anche molti stranieri, che proprio perché hanno sperimentato cosa significhi nella vita essere aiutatI, hanno ora cominciato a partecipare al gesto della Colletta”. Sono più di 8 mila gli enti caritativi ed assistenziali convenzionati col Banco Alimentare, ma anche Caritas parrocchiali, comunità di accoglienza, mense per i poveri, che – in proporzione agli utenti che hanno – riceveranno ora gli alimenti raccolti durante la Colletta Alimentare. Colletta che nel 1997, al suo primo anno di vita, raccolse 1.600 tonnellate fino ad arrivare alle 8.800 di oggi, registrando, quindi, una continua crescita e senza mai segnare alcuna interruzione. Il primo anno del Banco Alimentare, i supermercati coinvolti nell’iniziativa erano circa 1.700 mentre quest’anno si è arrivati a circa 7 mila. Sicuramente sempre più persone conoscono questa iniziativa e soprattutto sono sempre più le persone che la sostengono molto volentieri. Questo grande successo è dovuto certamente al fatto che la gente dà credito a questa iniziativa, tanto più che ne riesce a vedere immediatamente i frutti. (A cura di Linda Giannattasio)

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    Inaugurata la nuova porta dell'Orto monastico della Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme

    ◊   È stata inaugurata stamani la nuova porta dell’Orto monastico della Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme. Eseguita da Jannis Kounellis, l'opera rappresenta un gioiello di arte contemporanea in un luogo che, a partire dal III secolo, ha fuso armoniosamente tradizioni artistiche diverse. La Basilica, che custodisce la reliquia della Santa Croce, sorge, infatti, alle pendici dell’Esquilino, in un’area ricca di duemila anni di storia e spiritualità. “Un sipario che si apre sulla scena delle realtà terrene mostrando quelle celesti”. Così l’abate di Santa Croce in Gerusalemme a Roma, Don Simone Fioraso, ha definito la nuova porta dell’Orto monastico della Basilica. L’opera, battezzata appunto Sipario, è stata eseguita dal maestro Jannis Kounellis, uno dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea a livello mondiale, nato in Grecia nel 1936 è oggi cittadino italiano. Definita dall’abate esempio di mecenatismo moderno, è stata commissionata all’artista dall’Associazione Amici di Santa Croce in Gerusalemme che nel 2004 ha promosso il restauro dell’orto, affidando l’incarico all’architetto Paolo Pejrone. L’orto, costruito nel III secolo, è situato all’interno delle rovine dell’Anfiteatro Castrense e, sono le parole di Kounellis, “si presenta al visitatore come un ambiente paradisiaco”, un luogo di meditazione immerso nella natura. La porta, grazie alla sua trasparenza – è un intreccio di linee curve e pietre colorate – vuole simboleggiare anche l’apertura dell’orto al mondo esterno. Questo, infatti, l’augurio del cardinal Giovanni Battista Re durante la cerimonia: “che siano in molti a ricevere l’abbraccio della comunità benedettina che custodisce questo millenario luogo di culto”. (A cura di Silvia Gusmano)

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    24 Ore nel Mondo



    Francia. Il presidente Sarkozy visita le "banlieues", teatro di violenti disordini, e condanna duramente gli attacchi alla polizia

    ◊   Resta alta la tensione nelle periferie a nord di Parigi. Il presidente francese Sarkozy ha visitato i luoghi teatro degli scontri e ha condannato i rivoltosi. Il nostro servizio:


    Finiranno in Tribunale i rivoltosi delle banlieues. Così il presidente francese, Nicolas Sarkozy, commenta le aggressioni alla polizia che dalla scorsa domenica turbano la periferia a nord di Parigi. Al rientro dalla visita ufficiale in Cina, Sarkozy si è recato questa mattina a Villier le Bel, cittadina di 25 mila abitanti, primo focolaio della rivolta, per far visita ad alcuni agenti feriti. "Aprire il fuoco contro i poliziotti è una cosa totalmente inaccettabile - ha incalzato Sarkozy - si tratta di tentato omicidio”. In giornata, il presidente francese incontrerà il premier Francois Fillon, il ministro dell'Interno, Michele Alliot-Marie, ed altri membri del governo per studiare un piano d’emergenza capace di fronteggiare la crisi. Sebbene nella notte gli scontri si siano placati, resta alta la tensione per il timore di nuove escalation. La regione è sotto il controllo di un migliaio di poliziotti dei reparti speciali, che dall’inizio degli scontri hanno arrestato circa 22 persone. Il bilancio della rivolta, estesa ormai a diverse città, conta 120 agenti feriti, numerosi edifici distrutti e decine di vetture e cassonetti dati alle fiamme. Al rientro dalla visita nelle banlieues, Sarkozy ha incontrato i genitori dei ragazzi uccisi nell’incidente di domenica. Per far luce sulla vicenda, avrebbe annunciato il presidente, sarà aperta un’inchiesta giudiziaria.
     
    Pakistan
    Dopo i numerosi annunci, il presidente pakistano, Pervez Musharraf, ha lasciato la guida delle Forze armate, che ha tenuto per otto anni, al suo successore: il generale Kayani. La cerimonia, in diretta televisiva, si è svolta a Rawalpindi, quartier generale dell’esercito. Domani, Musharraf giurerà, per la seconda volta, come capo dello Stato: sarà però il suo primo mandato di 5 anni nelle vesti di semplice civile. La doppia carica di presidente e di comandante delle truppe era stata contestata dall’opposizione, che aveva presentato numerosi ricorsi alla Corte suprema, respinti poi dallo stesso tribunale. L’ex premier, Benazir Bhutto, ha accolto con favore la decisione del capo dello Stato di lasciare l’esercito, ma ha precisato anche di non avere fretta di accettarlo come leader civile. “Un buon passo avanti” è il commento del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che attende ora la revoca dello stato d’emergenza, imposto il 3 novembre scorso. Una decisione, che secondo alcune fonti, arriverà domani.

    Afghanistan
    Cordoglio di Benedetto XVI per la morte del militare italiano Daniele Paladini, rimasto ucciso in Afghanistan sabato scorso e i cui funerali si sono celebrati ieri a Novi Ligure. Nel telegramma a firma del segretario di stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, il Papa esprime vicinanza
    spirituale ai familiari della vittima, ai feriti ell'Italia "che ancora una volta - scrive - piange un figlio caduto nel compimento generoso del proprio dovere a servizio della sicurezza e della ripresa pacifica delle popolazioni afghane". E stamani, il tragico esito di un bombardamento della coalizione con la morte di 12 civili. Il servizio di Barbara Schiavulli:


    Un altro errore della coalizione getta nello sgomento il nord-est dell’Afghanistan: sono almeno 12 gli operai uccisi da una bomba lanciata da un aereo NATO che intendeva colpire una base di militanti. Rivendicato, invece, dai talebani l’attentato nella zona delle ambasciate di Kabul, dove due persone - un civile ed una guardia - sono rimaste uccise nel tentativo di colpire un convoglio militare. Intanto, si sono tenuti ieri a Novi Ligure, nell’abbraccio e nel ricordo di migliaia di persone, i funerali del maresciallo Paladini, caduto sabato scorso nella valle di Pagman, cercando di bloccare un kamikaze che senza il suo intervento avrebbe potuto causare molte più vittime. (Barbara Schiavulli, per la Radio Vaticana)

    Iraq
    Violenza anche in Iraq, dove una donna-kamikaze si è fatta esplodere al passaggio di un convoglio americano a Baquba. Nove militari sono rimasti feriti insieme a 5 civili. Il comando americano ha reso noto intanto le generalità di tre capi del braccio iracheno di Al Qaeda, uccisi in due recenti operazioni.

    Sri Lanka
    Anche in Sri Lanka, una donna, appartenente alle Tigri tamil, si è fatta saltare in aria a Colombo mentre stava entrando nell’ufficio del ministro del Welfare, obiettivo dell’attentato, che ha provocato due vittime. Il ministro era già sopravvissuto a 4 attacchi suicidi. L’azione arriva all’indomani delle dichiarazioni del leader dei ribelli, che ha accusato la comunità internazionale di assecondare nella sua repressione il governo srilankese con il quale non ci saranno possibilità di accordi di pace.
     
    Kosovo
    Si sono chiusi con un fallimento i negoziati in Austria per lo status del Kosovo. La Serbia ha annunciato che annullerà qualsiasi decisione di Pristina su un’eventuale indipendenza della provincia serba a maggioranza albanese. Preoccupati i mediatori europei, per i quali la pace nei Balcani potrebbe essere in bilico. Si avvicina la scadenza del 10 dicembre quando la troika, USA-Russia-Unione Europea, dovrà presentare in sede ONU un rapporto sull’andamento del negoziato. E a New York, sul Kosovo, è in programma oggi un incontro tra l'Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione Europea, Solana, e il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Sui motivi del nuovo fallimento dei colloqui Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Paolo Quercia, analista del Centro studi strategici:

     
    R. - Entrambe le parti - mi riferisco ai kosovari-albanesi e ai serbi di Belgrado - hanno delle posizioni che non possono essere superate. Queste "red lines" sono inconciliabili e ad esse si aggiungono quelle della comunità internazionale, in particolare l’opposizione ad ogni forma di spartizione del Kosovo. Mettendo, quindi, insieme le tre "red lines" è chiaro che i negoziati non potevano produrre alcun risultato.

     
    D. - Quali sono i reali interessi sul Kosovo che ci sono in questo momento?

    R. - Credo che l’interesse degli americani sia quello di dare l’indipendenza al Kosovo, mentre quello della Russia - che nei Balcani non si ferma al solo Kosovo, ma si estende alla Serbia e alla Bosnia-Erzegovina - sia quello di contrastare l’estensione della NATO.

     
    D. - Nel senso che sono a confronto soltanto l’integrità del territorio e la difesa del principio di autodeterminazione di una popolazione o ci sono anche interessi economici?

     
    R. - Ci sono potenzialmente degli interessi economici. Dobbiamo, però, renderci anche conto che il Kosovo è una regione estremamente povera, nonostante si parli della presenza di materie prime. Secondo me, gli interessi geopolitici o strategico-militari superano quelli economici.

    D. - Qual è il percorso che si può immaginare dei prossimi negoziati, che si svolgeranno all’interno della comunità internazionale?

     
    R. - Io tento di fare una previsione: nel momento in cui verrà registrata l’impossibilità di una conciliazione, credo che il gioco tornerà di nuovo al tavolo del Consiglio di sicurezza dell’ONU nel tentativo di far passare una nuova Risoluzione. Presumibilmente, questo non avverrà e allora a quel punto - io immagino - il parlamento del Kosovo dichiarerà l’indipendenza.

    Kirghizistan
    Si è dimesso il primo ministro Atambayev. Una manovra politica, fanno sapere dal partito social democratico dell’ex-premier, messa in atto in vista delle elezioni parlamentari del 16 dicembre. Il capo dello Stato, Kurmanbek Bakiev, ha accettato le dimissioni. Atambayev era stato nominato nel marzo scorso per risolvere la crisi politica che dal 2005 oppone il presidente kirghizo ai suoi detrattori.

    Italia
    Sarà votata oggi la fiducia, decisa dallo stesso premier Prodi, al maxi-emendamento al disegno di legge di riforma sul welfare. Non si placano i malumori nella maggioranza con Rifondazione Comunista che ha chiesto la verifica di governo agli inizi di gennaio.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Claudia di Lorenzi)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 332

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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