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SOMMARIO del 24/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • La vera grandezza del cristiano è nel servire, non nel dominare: così, Benedetto XVI nel Concistoro per la creazione di 23 nuovi cardinali. L’invito del Papa: siate testimoni della speranza evangelica
  • Suggestioni e colori del Concistoro. Il saluto del Papa ai fedeli in Piazza San Pietro: la Chiesa abbraccia tutti i popoli
  • Il patriarca Emmanuel III Delly: la dignità cardinalizia che ricevo non è per la mia povera persona ma per tutti gli iracheni che soffrono
  • Dal giugno 2008 al giugno 2009 la Chiesa celebrerà l'Anno Paolino, nel bimillenario della nascita di San Paolo. Il cardinale Montezemolo ha presentato l'evento al Papa e ai cardinali
  • Le conclusioni del II Congresso mondiale degli organismi ecclesiali per la giustizia e la pace
  • Oggi in Primo Piano

  • I Settimanali cattolici: uniti per educare all'intelligenza e ridare un'identità ai cattolici italiani
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Solennità di Cristo Re
  • Chiesa e Società

  • Il CELAM condanna l’irruzione di 200 manifestanti nel Duomo di Città del Messico
  • I vescovi del Cile: il dialogo è il metodo privilegiato per la soluzione dei conflitti
  • Appello della COMECE all’UE per il sostegno dei rifugiati iracheni
  • Scienza e Vita: sì alla moratoria europea sulla distruzione degli embrioni umani
  • Il padre gesuita Gregory Boyle nella classifica delle undici persone più caritatevoli degli USA
  • Il cardinale Carlo Caffarra inaugura il terzo anno dell’Università Europea di Roma
  • La Chiesa del Giappone promuove iniziative di catechesi contro il calo delle vocazioni
  • I diritti dei bambini al centro del Congresso mondiale 2009 di Signis
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nove civili, tra cui 4 bambini, e un militare italiano morti in un attentato kamikaze in Afghanistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    La vera grandezza del cristiano è nel servire, non nel dominare: così, Benedetto XVI nel Concistoro per la creazione di 23 nuovi cardinali. L’invito del Papa: siate testimoni della speranza evangelica

    ◊   Ogni vero discepolo di Gesù condivida la Sua passione, senza rivendicare alcuna ricompensa: è l'esortazione rivolta da Benedetto XVI ai 23 nuovi cardinali, di cui 18 elettori, creati dal Papa nel Concistoro celebrato stamani nella Basilica Vaticana. Una cerimonia emozionante, come il Papa stesso ha detto, perché esprime in modo eloquente l’unità dei cardinali attorno al Successore di Pietro. Sul discorso del Pontefice, che ha preceduto la consegna della berretta cardinalizia ai 23 porporati, il servizio di Alessandro Gisotti:


    Una “provvidenziale occasione” per offrire “alla città di Roma e al mondo intero, la testimonianza di quella singolare unità che stringe i cardinali attorno al Papa”: così, Benedetto XVI ha sintetizzato lo straordinario valore dell’odierno Concistoro per la creazione di 23 nuovi cardinali. Un “eloquente segno di unità cattolica”, ha detto, che suscita “ogni volta un’emozione speciale”. Ha così commentato il passo del Vangelo di Luca nel quale i discepoli manifestano un’ambizione arrivista nel rivendicare per se stessi i posti migliori nel regno messianico. Gesù, ha avvertito Benedetto XVI, corregge la loro “concezione grossolana del merito” secondo la quale “l’uomo può acquistare dei diritti nei confronti di Dio”. Un richiamo quanto mai attuale:

     
    "L’evangelista Marco ci ricorda, cari e venerati Fratelli, che ogni vero discepolo di Cristo può aspirare ad una cosa sola: a condividere la sua passione, senza rivendicare alcuna ricompensa. Il cristiano è chiamato ad assumere la condizione di 'servo' seguendo le orme di Gesù, spendendo cioè la sua vita per gli altri in modo gratuito e disinteressato. Non la ricerca del potere e del successo, ma l’umile dono di sé per il bene della Chiesa deve caratterizzare ogni nostro gesto ed ogni nostra parola. La vera grandezza cristiana, infatti, non consiste nel dominare, ma nel servire".

     
    “Ecco l’ideale che deve orientare il nostro servizio”, ha detto il Papa sottolineando che, ai nuovi porporati, il Signore chiede e affida “il servizio dell’amore” fino all'effusione del sangue:

     
    "Amore per Dio, amore per la sua Chiesa, amore per i fratelli con una dedizione massima ed incondizionata, usque ad sanguinis effusionem, come recita la formula per l’imposizione della berretta e come mostra il colore rosso degli abiti che indossate".
     
    L’odierna cerimonia, ha costatato, sottolinea la grande responsabilità che pesa sui cardinali, chiamati da Cristo a “confessare davanti agli uomini la sua verità, di abbracciare e condividere la sua causa”. Un annuncio, è stata la sua esortazione, da compiere “con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza”, cioè “con quell’umiltà interiore che è frutto della cooperazione con la grazia di Dio”. E’, ha avvertito il Papa, una responsabilità non priva di rischi, ma come ricorda San Pietro “è meglio, se così vuole Dio, soffrire operando il bene piuttosto che fare il male”. Benedetto XVI si è soffermato sul ruolo del Sacro Collegio dei cardinali nel quale, ha spiegato rivive l’antico presbyterium del Vescovo di Roma i cui componenti “mentre svolgevano funzioni pastorali e liturgiche nelle varie chiese, non gli facevano mancare la loro preziosa collaborazione” nell’adempimento “dei compiti connessi con il suo universale ministero apostolico”:

     
    "I tempi sono mutati e la grande famiglia dei discepoli di Cristo è oggi disseminata in ogni continente sino agli angoli più remoti della terra, parla praticamente tutte le lingue del mondo e ad essa appartengono popoli di ogni cultura. La diversità dei membri del Collegio Cardinalizio, sia per provenienza geografica che culturale, pone in rilievo questa crescita provvidenziale ed evidenzia al tempo stesso le mutate esigenze pastorali a cui il Papa deve rispondere".
     
    L’universalità, la cattolicità, ha ribadito, “si riflette pertanto nella composizione del Collegio dei cardinali”. Ognuno di voi, ha detto il Papa, rappresenta una “porzione dell’articolato Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa diffusa dappertutto”. Quindi, ha rivolto un pensiero speciale alle comunità cristiane “più provate dalla sofferenza, da sfide e difficoltà di vario genere”.

     
    "Tra queste, come non volgere lo sguardo con apprensione ed affetto, in questo momento di gioia, alle care comunità cristiane che si trovano in Iraq? Questi nostri fratelli e sorelle nella fede sperimentano nella propria carne le conseguenze drammatiche di un perdurante conflitto e vivono al presente in una quanto mai fragile e delicata situazione politica. Chiamando ad entrare nel Collegio dei Cardinali il Patriarca della Chiesa Caldea ho inteso esprimere in modo concreto la mia vicinanza spirituale e il mio affetto per quelle popolazioni".
     
    Il Santo Padre ha così riaffermato “la solidarietà della Chiesa intera verso i cristiani” dell’ “amata terra” irachena, invocando da Dio misericordioso, “per tutti i popoli coinvolti, l’avvento dell’auspicata riconciliazione e della pace”. Una vicinanza alla Chiesa irachena espressa con forza anche dal neocardinale Leonardo Sandri, che ha rivolto l’indirizzo d’omaggio al Papa a nome dei nuovi porporati. Un intervento nel quale il cardinale Sandri ha messo l’accento sulla fedeltà al Successore di Pietro:

     
    "Siamo e saremo al Suo fianco, Beatissimo Padre, nei momenti più impegnativi e in quelli ordinari del ministero petrino. Desideriamo rimanere con il Papa sia quando si fa servitore della verità e proclama il primato di Dio, come quando guida la Chiesa nel rinnovamento che scaturisce dalla fedeltà alla tradizione; sia quando invoca la pace, indicando la grande forza della preghiera e del dialogo, come quando promuove l'unità dei cristiani e il rispetto di tutte le religioni e le culture nella reciproca esclusione di ogni genere di violenza".
     
    In questa giornata di gioia, il Papa non ha mancato di ricordare il compianto mons. Ignacy Jeż, tornato alla Casa del Padre appena prima della nomina alla dignità cardinalizia. Quindi, ha ricordato che domani, sempre nella Basilica Vaticana, celebrerà la Messa con i nuovi porporati, ai quali consegnerà l’anello cardinalizio. “Un’occasione quanto mai opportuna – è stato il suo auspicio – per riaffermare la nostra unità in Cristo e per rinnovare la comune volontà di servirLo con totale generosità”.

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    Suggestioni e colori del Concistoro. Il saluto del Papa ai fedeli in Piazza San Pietro: la Chiesa abbraccia tutti i popoli

    ◊   La commozione per la situazione della Chiesa in Iraq ha caratterizzato in modo particolare la creazione dei nuovi cardinali presieduta da Benedetto XVI. Ritorniamo allora su questo e sugli aspetti salienti della cerimonia di stamattina nel racconto di Alessandro De Carolis:

     
    (canto)

     
    (In latino: Benedetto XVI chiama i neo-cardinali)

     
    Ogni applauso è l’eco di un affetto e un segno di riconoscenza. Ma in quello, più simile a un’ovazione, che riverbera nella Basilica al nome del patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, è celata anche l’eco di un dolore che viene da lontano, e il segno è quello impresso per emblema sul rosso della veste patriarcale: il colore del “sangue” e delle “lacrime” del popolo iracheno, dei cristiani rimasti in Iraq e di quelli resi senza terra da un conflitto che da anni demolisce la terra di Abramo. E’ qui, in questo squarcio di consapevole durezza che irrompe nella solennità del rito, la nota simbolica più intensa del Concistoro dell’anno 2007. La pioggia minacciata ma rimasta solo nelle previsioni ha dato un inconsapevole contributo allo svolgersi di una cerimonia altamente suggestiva, prevista inizialmente in Piazza San Pietro - comunque affollata - ma poi per precauzione spostata nella splendida cornice della Basilica, anch’essa stipata di fedeli e oggi simmetricamente suddivisa, nelle prime file, dal rosso dei cardinali, a sinistra dell’altare della Cattedra, e a destra dal viola dei presuli.

     
    Due tonalità e due simmetrie che danno l’idea del succedersi gerarchico e dell’unità con il Pontefice, significato questo che oggi, più di ogni altra circostanza - specie nel rapporto privilegiato tra il Papa e le porpore - è al centro dei pensieri di Benedetto XVI e dei 23 nuovi cardinali. Le nuove nomine riportano a 120 il numero degli elettori, secondo il limite stabilito da Paolo VI, ma soprattutto portano a 69 Paesi i Paesi rappresentati qui, a fianco del Papa, nel cuore Chiesa universale. Uomini che hanno dimostrato di aver servito con dedizione la causa del Vangelo e che oggi - come reciterà alla fine una intenzione della preghiera universale - devono considerare “la dignità alla quale sono stati chiamati, come segno che sollecita un più grande amore per la Chiesa”. Una responsabilità espressa con le parole dell’antica formula latina: “Prometto e giuro di rimanere, da ora e per sempre finché avrò vita, fedele a Cristo e al suo Vangelo…”.

     
    (In latino: formula di giuramento dei cardinali)

     
    L’applauso torna a riempire le volte di San Pietro quando, uno alla volta, i nuovi cardinali vanno ad inginocchiarsi davanti a Benedetto XVI, ricevono da lui la berretta rossa e il possesso di una Chiesa romana, dove si recano subito dopo. Negli occhi di chi è presente e di chi guarda la cerimonia in televisione resta l’abbraccio, prolungato, commosso, del Papa con il patriarca Delly. Un abbraccio che si prolunga idealmente quando poco dopo, tra lo sventolio di molte bandiere irachene, Benedetto XVI rivolge questo suo saluto alla folla della Piazza:

     
    "Cari fratelli e sorelle! Benvenuti qui! Grazie per la vostra presenza, per la vostra partecipazione a questo importante evento della Chiesa cattolica, la creazione di nuovi cardinali, che riflettono l’universalità della Chiesa, la sua cattolicità. La Chiesa parla in tutte le lingue, abbraccia tutti i popoli, tutte le culture e preghiamo che il Signore benedica questi nuovi cardinali. A voi tutti auguro una buona domenica, buon ritorno! Grazie per la vostra presenza!" .

     
    (applausi)

     
    Oggi pomeriggio, dalle 16.30 alle 18.30, si svolgeranno le tradizionali visite di cortesia ai nuovi cardinali. Domani mattina, come abbiamo già detto, il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Santa Messa con i nuovi porporati ai quali consegnerà l'anello cardinalizio. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 10.20 sulle consuete frequenze con commenti in italiano, francese, tedesco, inglese, spagnolo e portoghese.
     

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    Il patriarca Emmanuel III Delly: la dignità cardinalizia che ricevo non è per la mia povera persona ma per tutti gli iracheni che soffrono

    ◊   Ieri pomeriggio, a margine della giornata di riflessione e preghiera del Collegio cardinalizio con il Papa, il patriarca iracheno di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, ha incontrato i giornalisti. Il patriarca ha rilevato che “la dignità cardinalizia rappresenta un riconoscimento per la sofferenza dell’Iraq ed onora tutti gli iracheni”. Il servizio di Giancarlo La Vella:


    “Siamo figli della speranza dobbiamo essere ottimisti, il Signore ci proteggerà”.

     
    Questo il sentito e accorato auspicio espresso ieri dal patriarca Emmanuel III Delly ai giornalisti intervenuti alla conferenza stampa, affinché, l’Iraq, il suo Paese, e il popolo iracheno, con tutte le varie realtà etniche, politiche e religiose, ritrovino pace e sicurezza. Una speranza che oggi sembra più lontana che mai, viste le notizie di violenze che giornalmente giungono dal Paese del Golfo, ma che non deve mai cedere alla disperazione per una situazione che, purtroppo, sembra a volte senza via d’uscita. Tra ieri e oggi diversi attentati a Mossul, ad Hilla e a Baghdad hanno provocato decine di vittime. Intanto, il nuovo governo polacco del premier Donald Tusk ha annunciato il ritiro delle proprie truppe dall’Iraq e sulla stessa linea potrebbe schierarsi il nuovo esecutivo australiano, a guida laburista, che uscirà fuori dalle elezioni disputatesi oggi. Alla luce di questa situazione – ha fatto capire il patriarca Delly – la nomina cardinalizia assume un significato particolare, un dono all’intero popolo iracheno per il dramma che sta vivendo da anni; intenzioni, queste, che il Papa, in prima persona, ha ieri riferito allo stesso neocardinale. Sentiamo il cardinale Delly:

     
    “Questa dignità che il Santo Padre mi ha donato, non è stata data alla mia povera persona, ma è stata data a tutti gli iracheni. Spero di essere ora utile non soltanto all’Iraq, ma a tutta l’umanità. Le ultime parole che il Santo Padre mi ha detto sono state: 'Spero che questo gesto sia un segno di riconciliazione non soltanto fra i popoli, ma specialmente tra sunniti, sciiti e cristiani, perché per me l’Iraq è un caro Paese'”.
     
    E la vicinanza del Papa all’Iraq – ha detto ancora il patriarca Delly rispondendo alle domande dei giornalisti – non deve far dimenticare che la difficile situazione dei cristiani iracheni, che a migliaia hanno lasciato il Paese a causa delle continue violenze, è la stessa che vivono le altre realtà sociali e religiose dell’Iraq:

     
    “Ciò che accade in Iraq ai cristiani accade anche ai nostri fratelli musulmani e ciò che accade ai nostri fratelli musulmani accade anche ai cristiani. Sono 14 secoli che viviamo insieme, sono 14 secoli che abbiamo relazioni. Voi, dunque, dovreste domandare quale sia la situazione degli iracheni oggi e non solo dei cristiani. E’ vero che, qualche volta, i cristiani sono maggiormente colpiti, ma è anche vero che ciò che accade, accade a tutti gli iracheni, ugualmente. Una autobomba non uccide soltanto cristiani o soltanto musulmani, ma uccide tutti. Quando tornerà la sicurezza, molti torneranno alle loro case. Alcune famiglie sono già tornate. E’ un inizio, ma speriamo che questo processo continui”.

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    Dal giugno 2008 al giugno 2009 la Chiesa celebrerà l'Anno Paolino, nel bimillenario della nascita di San Paolo. Il cardinale Montezemolo ha presentato l'evento al Papa e ai cardinali

    ◊   Non si sa con certezza la data della sua nascita, ma gli esperti sono concordi nel ritenere che essa sia avvenuta tra il 5 e il 10 dopo Cristo. E’ dunque su questa base che, dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, la Chiesa universale celebrerà il bimillenario della nascita di San Paolo. Ieri pomeriggio, durante l’incontro dei cardinali con Benedetto XVI nell’Aula Nuova del Sinodo, è stato l’arciprete della Basilica romana di San Paolo fuori le Mura, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, a illustrare gli eventi che accompagneranno l’Anno Paolino. Alessandro De Carolis l’ha intervistato:
     
    R. - Il Papa ha indicato due aspetti fondamentali per questo Anno Paolino. Anzitutto, quello di far conoscere di più San Paolo, che è uno dei più grandi e forti presentatori e commentatori della dottrina della Redenzione, della figura di Cristo, e che è invece un Santo non abbastanza conosciuto in tutto il suo insegnamento, anche dagli stessi cattolici. In occasione, quindi, del bimillenario della sua nascita approfittiamo di questo anno per dedicarlo, con particolare attenzione, alla sua figura, alla sua azione, ai suoi viaggi e a quell’immensa ricchezza di dottrina che è contenuta nelle lettere e nelle epistole.

     
    D. - Qual è, eminenza, le seconda dimensione indicata da Benedetto XVI?

     
    R. - E’ la dimensione ecumenica, sulla quale il Papa ha insistito molto. Approfittiamo quindi anche per parlare - come se ne parla qui, in questo Concistoro - di tutti gli aspetti ecumenici per tendere, con una vigoria nuova e con una generosità nuova, all’unità. Tra l'altro, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura - nella quale abbiamo costituito una specie di centro per tutte le attività di questo Anno Paolino - stiamo istituendo anche, è in via di allestimento, una cappella ecumenica, in modo che anche in una delle quattro Basiliche papali romane ci sia una cappella disponibile per i fratelli cristiani separati, affinché anche loro possano celebrare le loro liturgie e le loro preghiere vicino alla Tomba di Paolo. Questo ci permetterà anche di dar luogo a qualche tipo di preghiera - anche se non eucaristica, poiché l’Eucaristia si celebrerà quando saremo giunti all’unita - vissuta insieme, fra noi cattolici ed altre comunità, in un riconoscimento di validità del Battesimo.

     
    D. - Ci saranno, quindi, celebrazioni ecumeniche di tipo interconfessionale...

     
    R. - Stiamo pensando di celebrare una volta alla settimana i Primi Vespri del pomeriggio in senso ecumenico, invitando le comunità disponibili, cristiane e non cattoliche: stiamo raccogliendo proprio adesso i contatti per questa liturgia di preghiera comune.

     
    D. - Sono allo studio per i fedeli che giungeranno in Basilica degli "itinerari paolini". Di che cosa si tratta?

     
    R. - Stiamo pensando di individuare a Roma un certo numero di luoghi che possano essere o per tradizioni o semplicemente per culto dedicati a San Paolo e che ci permettano, quindi, di costituire degli itinerari, in modo che i pellegrini che lo vorranno, potranno compiere un pellegrinaggio nei luoghi paolini a Roma. Non ne abbiamo ancora determinato tutti i dettagli, ma è allo studio. Ci sarà poi tutta una organizzazione per accogliere questi pellegrinaggi, che potranno giungere da tutte le parti del mondo, anche prenotandosi. Affinché tutti possano prenotarsi in tempo, abbiamo da pochi giorni aperto un sito web (www.annopaolino.org), dove da tutto il mondo sarà possibile collegarsi per avere notizie, per prenotare, per avere immediate risposte sulle possibilità di celebrazioni nella Basilica di San Paolo.

     
    D. - L’Anno Paolino, eminenza, nasce da una sua intuizione presentata al Papa: con quale cuore lei personalmente si avvicina a questo evento?

     
    R. - Con un cuore di grande generosità ed impegno. E’ stata una idea che ho avuto più di due anni fa e della quale ho parlato al Santo Padre, che la ha accettata con grande entusiasmo, invogliandoci ad andare avanti, a studiarla e a presentare dei programmi. Noi ci siamo dedicati con immenso entusiasmo, cercando di fare e di realizzare tutto quello che possiamo, anche se con mezzi molto limitati. Le idee, comunque, non ci mancano.

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    Le conclusioni del II Congresso mondiale degli organismi ecclesiali per la giustizia e la pace

    ◊   L’indicibile carico di sofferenze delle nuove guerre fratricide, la sanguinosa irruzione del terrorismo sulla scena mondiale, il persistente aumento delle scandalose disuguaglianze tra i Paesi più poveri e quelli più ricchi non devono indurre ad un senso di disperante e paralizzante impotenza, poiché il nostro tempo offre anche opportunità uniche e molto promettenti per lo sviluppo integrale e solidale dell’umanità. Lo ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, tracciando le conclusioni del II Congresso mondiale degli operatori ecclesiali del settore, svoltosi in questi giorni a Roma nel 40.mo anniversario della Populorum Progressio. Il servizio di Paolo Scappucci:


    Secondo il porporato la globalizzazione non va demonizzata: essa può rappresentare una grande opportunità, a patto che si sappia finalizzarla veramente alla solidarietà globale e alla giustizia sociale nella prospettiva del bene comune universale dell’unica famiglia dei popoli. Anche lo sviluppo della scienza e della tecnica possono aiutare molto, mentre i ritrovati della medicina sono in grado. di fronteggiare con successo il problema delle malattie endemiche e delle pandemie. Inoltre oggi si è sempre più coscienti che lo sviluppo è prima di tutto un problema morale.

     
    Ricordando la grande lezione del suo predecessore alla guida del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il cardinale vietnamita Van Thuan, l’attuale presidente del dicastero – con riferimento alla prossima Enciclica di Benedetto XVI di imminente pubblicazione – ha sottolineato che speranza cristiana è la forza che Dio ci dà per attuare il Suo progetto d’amore sull’uomo e sulla storia, di cui lo sviluppo integrale e solidale dell’umanità fa intimamente parte.

     
    Nell’ultima mattinata di lavori del Congresso, dedicati all’impegno pastorale della Chiesa per lo sviluppo umano, l’argentina Maria Celestina Donadio, docente di filosofia all’Università Cattolica di Buenos Aires, ha sostenuto che, per arrivare ad uno sviluppo integrale come auspicato e proposto dalla Populorum Progressio, il conoscere, l’operare e l’avere devono essere ordinati ad un progresso in umanità, cioè ad essere di più e meglio, realizzando un umanesimo integrale sulla base di una rivalutazione della ragione morale, della legge naturale e dell’autentico bene comune.

     
    Secondo l’economista congolese Mati Mulumba, progressi tangibili sulla via della solidarietà in questi 40 anni dalla Populorum Progressio ad oggi sono stati compiuti attraverso la cooperazione multilaterale nei campi della sanità, dell’agricoltura, dell’istruzione e dello sviluppo economico, ma resta ancora un obiettivo da raggiungere la costruzione di un autentico sviluppo solidale con riduzione della povertà e degli scandalosi squilibri tra individui e popoli, come richiesto dall’Enciclica di Paolo VI. Egli ha citato in proposito la situazione del continente africano , tragico teatro di conflitti internazionali, dove la miseria e la lotta per le risorse accrescono l’insicurezza e gli scontri. La sola guerra civile nella Repubblica Popolare del Congo ha già provocato 5 milioni di morti, 13 milioni di sfollati, 3 milioni e mezzo di rifugiati. Nell’Africa subsahariana 40 milioni di bambini non vanno a scuola, 250 mila donne ogni anno muoiono per complicazioni legate alla gravidanza, un milione di persone nel continente sono uccise dalla malaria e oltre due milioni sono annualmente le vittime dell’AIDS.

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    Oggi in Primo Piano



    I Settimanali cattolici: uniti per educare all'intelligenza e ridare un'identità ai cattolici italiani

    ◊   Uniti per “informare sui valori”, per ridare un’identità al popolo cattolico, per far rifiorire lo spirito critico e per “educare all’intelligenza”, come ha recentemente sottolineato Benedetto XVI incontrando la diocesi di Roma. Sono i pilastri indicati da rappresentanti e direttori di testate aderenti alla Federazione italiana settimanali cattolici (FISC), per contrastare l’ottica, in diversi casi deformante, con cui i mezzi di informazione non cattolici informano sui grandi temi di interesse ecclesiale. L’occasione per interrogarsi sul ruolo dei settimanali cattolici nella società è la XV Assemblea della FISC, che si chiude oggi a Roma. Mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, ha sottolineato, inoltre, un compito prioritario, quello di “cercare la verità per condividerla”. Sulla presenza in Italia delle testate cattoliche ascoltiamo, al microfono di Debora Donnini, il presidente della FISC, don Giorgio Zucchelli:


    R. - Siamo presenti in quasi tutte le diocesi, ne mancano ancora circa una quarantina, e siamo in una situazione di espansione a livello nazionale. Siamo una forza che vuole contare sempre più.

     
    D. - Quindi, sono in crescita i settimanali cattolici...

     
    R. - Siamo generalmente in crescita, anche come numero di testate. In questi tre anni abbiamo avuto 14 nuove testate che sono sorte o si sono iscritte alla nostra federazione, soprattutto nel sud, che è la zona meno coperta: qui c’è un notevole fermento.

     
    D. - I settimanali cattolici che aderiscono alla FISC si occupano solo di informazione religiosa o anche di informazione in generale?

     
    R. - Non proponiamo solamente un’informazione ecclesiale: l’informazione è a 360 gradi: cronaca, politica, società. Ma il taglio, il punto di vista, è quello dei valori cristiani, e questo è un modo per dare una lettura della realtà diversa da quella imperante.

     
    D. - Quali sono le problematiche che registrate per la crescita e la diffusione dei settimanali cattolici?

     
    R. - Alcune sono intrinseche alle nostre testate che non hanno fatto il salto di giornali di informazione, ma sono ancora troppo ristrette all’interno della propria informazione ecclesiastica. Il secondo aspetto è che molti giornali sono ancora a livello ‘artigianale’ e non hanno ancora realizzato delle vere e proprie aziende. Dal punto di vista esterno, le difficoltà sono quelle di tutti i giornali: dobbiamo conquistarci i lettori e oggi è una battaglia abbastanza dura. Vogliamo sottolineare l’importanza dei nostri giornali, ci impegniamo dal punto di vista ecclesiale negli avamposti dell’evangelizzazione, perché arriviamo anche nelle case di persone che, purtroppo, non frequentano più le parrocchie e le comunità ecclesiali; in questo modo, possiamo arrivare là dove i tradizionali strumenti della pastorale non arrivano più.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Solennità di Cristo Re

    ◊   In questa ultima Domenica del Tempo Ordinario, Solennità di Nostro Signore Gesu’ Cristo Re dell’Universo, la Liturgia ci presenta il Vangelo della crocifissione di Gesù. Il Signore viene schernito dai capi e dai soldati. Anche uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava. Ma l'altro lo rimproverava e rivolto a Cristo, dice: “Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno”. E il Signore gli risponde:

    “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.

    Sulla Solennità di Cristo Re ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

     
    In questa Solennità la Liturgia della Parola ci porta sotto la Croce in mezzo al frastuono degli schernitori. Due misteri si congiungono: la croce e la regalità. I più misconoscono questi due misteri presi in se stessi ed ancor più il loro connubio nell’innalzamento di Cristo in croce. La nostra città è satura di abissi di sofferenza, ma pochi hanno tempo per guardarli e ancora di meno per viverli. Per non parlare poi della maestà regale. In una società di uomini cosiddetti democratici, non c’è e non ci deve essere nulla che alluda ad una grandezza regale. I nostri figli non sanno più che cosa sia e se ci sia una grandezza. Tutto è pari, tutto è uguale, ma Gesù Cristo è il Re e questa è la motivazione della sentenza di morte affissa sulla sua croce: “Gesù Nazareno Re dei Giudei”. Egli è il Re, anche se, come dice l’autore della Lettera agli Ebrei, al presente non vediamo ancora che tutto sia sottomesso a Lui. Coloro che lo conoscono, conoscono la qualità del suo Regno, Regno eterno e universale, Regno di verità e di vita, di santità e di grazia, Regno di giustizia, di amore e di pace.

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    Chiesa e Società



    Il CELAM condanna l’irruzione di 200 manifestanti nel Duomo di Città del Messico

    ◊   “Un segno contraddittorio rispetto alla cultura messicana e alla Chiesa”: così, mons. Raymundo Damasceno Assis, presidente del CELAM, il Consiglio episcopale latinoamericano, in una lettera all’arcivescovo di Città del Messico, il cardinale Norberto Rivera Carrera, in seguito all’irruzione, domenica scorsa nel Duomo della capitale messicana, durante l’Eucaristia, di 200 manifestanti che ha provocato danni materiali. Durante l’irruzione, sono state anche pronunciate frasi offensive contro Benedetto XVI e lo stesso porporato. Un atto vandalico che il giorno stesso il cardinale Rivera Carrera aveva definito “espressione inequivocabile dell’intolleranza religiosa e dell’odio alla Chiesa cattolica”. “Questa bella Cattedrale – scrive nella lettera mons. Damasceno Assis - è un chiaro simbolo della fede dei credenti in Gesù Cristo e di un popolo che l’ha assunta come la propria cultura, nonché della presenza evangelizzatrice della Chiesa al servizio di questo popolo”. Pertanto, “la presidenza del CELAM esprime una ferma condanna di questo atto, augurandosi, nell’esprimere solidarietà a tutta la Chiesa del Messico, che episodi di questo genere non abbiano a ripetersi”. (L.B.)

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    I vescovi del Cile: il dialogo è il metodo privilegiato per la soluzione dei conflitti

    ◊   “Il dialogo è il principale cammino per risolvere i conflitti e per rinforzare la partecipazione e la corresponsabilità sociale”. E’ quanto affermano i vescovi del Cile nella dichiarazione finale della loro 94.ma Assemblea plenaria, elaborata alla luce del documento di Aparecida e della prima Assemblea ecclesiale nazionale. I vescovi si dichiarano soddisfatti del fatto che negli ultimi mesi molti conflitti in ambito lavorativo e politico abbiano trovato soluzioni convincenti tramite il dialogo fra le parti interessate, mentre lamentano che non sia stata seguita la stessa via nel caso di alcuni provvedimenti dell’autorità sanitaria sul tema della sessualità umana e della famiglia. I vescovi si riferiscono all’autorizzazione alla distribuzione, gratuita e senza il consenso della famiglia, della pillola del giorno dopo anche alle adolescenti, richiamando le autorità e le parti sociali ad affrontare il problema attraverso il dialogo. “Senza questo scambio di opinioni – sottolineano i presuli - si rinviano le soluzioni urgenti per i più bisognosi. Il dialogo, in definitiva, è la via obbligata per affrontare e superare il deterioramento della nostra convivenza che tanto ci preoccupa”. Citando Benedetto XVI, i vescovi ricordano inoltre che “le strutture giuste sono una condizione indispensabile per una società giusta, ma non nascono né funzionano senza il consenso morale della società sui valori fondamentali e sul bisogno di vivere questi valori con le necessarie rinunce”, inclusa quella all’interesse personale. I vescovi del Cile invocano quindi per le nuove generazioni un’educazione allo scambio e all’incontro delle idee. “L’educazione per un’autentica cultura della pace è un compito urgente per la felicità delle famiglie e per la crescita integrale dei giovani e dei bambini”. All’avvicinarsi del Natale, ribadiscono infine che la presenza di Dio e l’amicizia con il Figlio del Dio incarnato, insieme alla luce della Parola, “sono, come afferma Benedetto XVI, condizioni fondamentali per la presenza e l’efficienza della giustizia e dell’amore nella nostra società”. (L.B.)

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    Appello della COMECE all’UE per il sostegno dei rifugiati iracheni

    ◊   Gli Stati membri dell'Unione Europea si accordino nel più breve tempo possibile per farsi carico dei rifugiati irakeni nei prossimi due anni: è l’appello lanciato ieri a Bruxelles dai 24 vescovi della COMECE, la Commissione degli episcopati della Comunità europea, al termine della loro Assemblea plenaria. I presuli – riferisce l’agenzia SIR - hanno voluto così alzare il livello di attenzione sulla “situazione disperata dei rifugiati d’Iraq, in particolare i cristiani, che sono qualificati come ‘estremamente vulnerabili’ dall’Alto Commissariato ONU per i rifugiati”. La COMECE ha quindi chiesto all’UE di “facilitare soprattutto l’assistenza dei bambini rifugiati malati di questa regione perché siano curati in ospedali in Europa”. E “una più efficace azione comunitaria” è stata richiesta per le altre due realtà critiche di Africa e Kosovo. Nel prendere poi nota della presentazione delle nuove iniziative che l’Unione Europea intende realizzare a sostegno della propria azione esterna, tra le quali l’istituzione della figura dell’Alto rappresentante per la politica estera, i vescovi della COMECE hanno auspicato “contatti sistematici”. Hanno infine manifestato il desiderio che venga creata “un’unità di consulenza con l’incarico di evidenziare, quando necessario, la dimensione religiosa delle questioni internazionali”. (R.M.)

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    Scienza e Vita: sì alla moratoria europea sulla distruzione degli embrioni umani

    ◊   L’associazione Scienza e Vita ha deciso di aderire alla proposta lanciata dal quotidiano Avvenire per una moratoria europea sulla distruzione degli embrioni umani. “Una campagna che si rende tanto più necessaria – si legge in una nota citata dall’agenzia SIR - dopo gli studi condotti in Giappone e Stati Uniti su cellule adulte fatte ringiovanire a staminali pluripotenti”. “È questa la strada per ricerche eticamente sostenibili”, precisa Scienza e Vita, che si appella ai ricercatori europei affinché “si eviti la distruzione di embrioni umani a scopi scientifici”. “Da sempre noi sosteniamo - ricordano i presidenti dell'associazione, Maria Luisa Di Pietro e Bruno Dallapiccola - la ricerca sulle cellule staminali adulte, i cui vantaggi clinici sono stati già ampiamente documentati e dimostrati”. Scienza e Vita promuove, inoltre, una mobilitazione di tutte le proprie associazioni sparse sul territorio nazionale, affinché “la proposta di moratoria europea sulla distruzione di embrioni umani venga condivisa e sottoscritta da una larga rappresentanza dell’opinione pubblica italiana”. (R.M.)

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    Il padre gesuita Gregory Boyle nella classifica delle undici persone più caritatevoli degli USA

    ◊   Si occupa dei bulli di strada padre Gregory Boyle, il sacerdote gesuita indicato tra le undici persone più caritatevoli degli Stati Uniti nell’anno 2007. Premiato dal “Washington Caring Institute” - riferisce l'Osservatore Romano - il sacerdote ha fondato nel 1988 le “Homeboy Industries”, organizzazione con sede a Los Angeles che offre posti di lavoro ai ragazzi delle gangs che intendono cambiare vita, impegnandoli in aziende tessili o in servizi di ristoro. Un’opportunità per dare a circa mille giovani, provenienti da 600 diverse bande criminali, “speranza e non carcere”. (C.D.L.)

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    Il cardinale Carlo Caffarra inaugura il terzo anno dell’Università Europea di Roma

    ◊   Il fine dell’azienda non può essere il mero profitto. Questo in sintesi il significato della Lectio Magistralis svolta giovedì dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, in occasione della cerimonia di apertura dell’anno accademico 2007-2008 dell’Università Europea di Roma. Nel suo intervento dal titolo “La responsabilità sociale dell’impresa: schizzo etico” - riporta l’agenzia Zenit - il porporato si è detto convinto che “l’etica non deve entrare in azione dopo la produzione, quasi per compensare i danni umani provocati, ma deve regolare la produzione stessa”. Secondo questo nuovo approccio - continua il cardinale Caffarra - l’impresa etica è quella capace di massimizzare il profitto perseguendo le vie della legalità e di ridistribuirlo in parte agli interlocutori sociali. Un’attenzione alla dimensione etica dell’economia che giustifica presso l’ateneo l’avvio di relazioni con il mondo dell’imprenditoria e della pubblica amministrazione, nonché la pianificazione di finanziamenti e borse studio in collaborazione con la Fondazione Universitaria Europea. “Il capitalismo può avere anche un volto umano e ‘sociale’”, ha detto all’assemblea il professor Paride De Masi, docente di Economia e Gestione aziendale. La fede, l’entusiasmo e la dedizione disinteressata - ha aggiunto - danno energia nuova all’impresa. “Essere uomini virtuosi - ha concluso il cardinale Caffarra - è necessario anche per essere buoni imprenditori”. (C.D.L.)

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    La Chiesa del Giappone promuove iniziative di catechesi contro il calo delle vocazioni

    ◊   Ritiri spirituali e incontri settimanali, momenti dedicati all’insegnamento del catechismo e alla meditazione sul Vangelo. Queste, le iniziative promosse dalla Chiesa del Giappone per fronteggiare la crisi delle vocazioni. Nel Paese del Sol Levante - riferisce l’Osservatore Romano - solo lo 0,35 per cento dei 147 milioni di abitanti è di religione cattolica e, fra questi, molti sono stranieri che vivono in Giappone per motivi di lavoro. Nella diocesi di Osaka i cattolici sono solo 45 mila e l’arcivescovo, mons. Leo Jun Ikenaga, sottolinea le difficoltà che i vescovi, i sacerdoti diocesani e i preti, di vari ordini e congregazioni missionarie, incontrano quotidianamente nel tentativo di avvicinare alla fede le popolazioni locali. “I giapponesi non rispondono ai nostri appelli”, afferma il presule, e per spiegare il calo preoccupante delle vocazioni aggiunge che “gli elementi culturali influiscono in maniera determinante, così come la diminuzione delle nascite”. Ad alimentare la crisi - conclude l'arcivescovo Ikenaga - è la forza economica del Paese, che allontana i giapponesi dalla fede in favore di un atteggiamento materialista orientato al successo, al profitto e al prestigio sociale. (C.D.L.)

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    I diritti dei bambini al centro del Congresso mondiale 2009 di Signis

    ◊   “Media per una Cultura di Pace – I Diritti dei Bambini, la Promessa di Domani”: questo, il tema scelto per il Congresso Mondiale 2009 di SIGNIS, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione. L’incontro – riferisce l’agenzia Zenit - affronterà le questioni che riguardano i bambini e i media, incoraggiando i comunicatori a fare dei diritti dei più piccoli una priorità nel loro lavoro. Il presidente di SIGNIS, Augustine Loorthusamy, ha affermato che “il Congresso riunirà circa 500 professionisti della comunicazione di oltre 130 Paesi per discutere su come i media possano aiutare a modellare un mondo in cui i diritti dei bambini vengano promossi e difesi”. Dall’ultima assemblea di SIGNIS, svoltasi a Lione nel 2005, i comunicatori cattolici nel mondo hanno lavorato per realizzare gli obiettivi del decennio internazionale delle Nazioni Unite per una cultura della pace e della non violenza per i bambini del mondo, che terminerà nel 2010. “Speriamo che questo Congresso – auspicano gli organizzatori - sottolinei il continuo bisogno di promuovere i diritti dei bambini e una cultura della pace”. (R.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nove civili, tra cui 4 bambini, e un militare italiano morti in un attentato kamikaze in Afghanistan

    ◊   Ha provocato una strage l’attentato kamikaze avvenuto questa mattina in Afghanistan, vicino Kabul, e costato la vita a nove civili, tra questi 4 bambini. Nell’agguato è morto anche un militare italiano mentre altri tre sono rimasti feriti: il loro intervento, secondo quanto riferisce l’ISAF, ha evitato che il bilancio fosse ancora più pesante. Il premier Prodi ha assicurato che la missione di pace nel Paese asiatico non è in discussione. Il servizio di Benedetta Capelli:


    Una festa finita in tragedia. L’inaugurazione di un ponte a Pagman, una ventina di chilometri a nord-ovest da Kabul, realizzato grazie all’aiuto del contingente italiano, aveva richiamato la popolazione e le autorità locali. Improvvisamente, l’agguato. L’esplosione, avvenuta alle 6.30 ora italiana, ha investito la zona ma anche una scuola vicina: quattro i bambini che hanno perso la vita. Vittime che si aggiungono ad altri cinque civili afghani. Il bilancio poteva essere ancora più grave se i militari non avessero bloccato il kamikaze che stava risalendo a piedi il greto del fiume per raggiungere la folla. Nell’azione, rivendicata dai talebani, anche un soldato italiano è stato ucciso. Si tratta del maresciallo capo Daniele Paladini, 35 anni originario di Lecce, ma residente a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, sposato e con una bimba di 5 anni. Altri tre suoi compagni sono rimasti feriti ma le loro condizioni non destano preoccupazione. Accanto al cordoglio del presidente della Repubblica Napolitano sono state diverse le reazioni politiche in Italia: il premier Prodi ha parlato di “eroico sacrificio” ma anche della lunga “strada da percorrere per riportare la fratellanza e l’ordine in quelle terre tormentate” ma ha assicurato che non cambia la natura della missione di pace in Afghanistan. Altri esponenti dell’ala radicale del governo hanno chiesto di andar via dal Paese asiatico. A dicembre i militari italiani assumeranno il comando della regione di Kabul il che comporterà un provvisorio aumento del numero dei soldati. L’agguato di oggi è solo l’ultimo di una lunga serie: dall’inizio dell’anno in Afghanistan si sono registrati oltre centotrenta attentati suicidi, per lo più attribuiti agli insorti talebani.

    Pakistan
    Nel giorno dell’ennesimo attentato in Pakistan, costato la vita ad almeno 30 persone, la Commissione elettorale ha confermato la vittoria del presidente Musharaff nelle consultazioni dello scorso 6 ottobre. Il capo dello Stato rimarrà in carica per altri 5 anni. La decisione arriva dopo la bocciatura da parte della Corte Suprema di tutti i ricorsi presentati dall’opposizione. Intanto è destinato a salire il bilancio del doppio attentato suicida avvenuto a Rawalpindi. Un kamikaze si è lanciato contro un pullman che stava entrando in una caserma, allo stesso tempo un altro attentatore si è fatto saltare in aria in prossimità di un posto di blocco situato vicino alla sede del Comando delle Forze Armate.

    India
    Nuove minacce in India all’indomani delle sette esplosioni che hanno colpito ieri tre città dell’Uttar Pradesh, costate la vita a 13 persone. Le Forze dell’ordine che hanno innalzato le misure di sicurezza hanno intanto diffuso gli identikit di tre sospettati. Violenti scontri sono poi scoppiate nella capitale dell’Assam, Guwahati, tra membri della tribù degli Adivasi, che chiedono il riconoscimento della loro etnia, i residenti e la polizia. Si temono feriti.

    Libano
    Il Libano si è svegliato oggi senza presidente dopo che Emile Lahoud - il solo capo di Stato cristiano in Medio Oriente - ha concluso il suo mandato alla mezzanotte scorsa senza che il parlamento riuscisse a nominare il suo successore. Il presidente del parlamento, Nabih Berri, ha convocato una nuova sessione dell'assemblea legislativa per il 30 novembre per eleggere un nuovo presidente che sia accettato sia dall'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah, che ha il sostegno della Siria e dell'Iran, sia dalla maggioranza antisiriana, sostenuta da USA, Europa e Paesi arabi moderati. Nel frattempo, le prerogative presidenziali sono state assunte dal governo del primo ministro sunnita, Fuad Siniora, che l'opposizione considera ''incostituzionale'' sin da quando un anno fa si sono dimessi i ministri sciiti. Prima di lasciare il palazzo presidenziale, Lahoud ha incaricato l'esercito di assumere la responsabilità della sicurezza della nazione. La decisione è stata prontamente respinta dal governo, in una mossa che riflette i timori per la stabilità politica e la sicurezza in un Paese che ha subito una sanguinosa guerra civile tra il 1975 e il 1990. Le fazioni politiche rivali hanno affermato tuttavia di essere impegnate a mantenere la pace sociale e la stampa sembra riflettere questo tacito accordo.

    Medio Oriente
    Due palestinesi che apparentemente tentavano di infiltrarsi in Israele dalla striscia di Gaza sono stati uccisi la scorsa notte dal fuoco di soldati israeliani di guardia al confine. Intanto, si continua a parlare della Conferenza di Annapolis: gli Stati Uniti si dicono soddisfatti per la decisione dei Paesi arabi, in particolare dell’Arabia saudita, di inviare i loro ministri degli Esteri alla Conferenza internazionale in programma il 27 novembre. Da parte sua, il movimento sciita libanese Hezbollah ha condannato “la partecipazione, a qualsiasi livello, del Libano alla conferenza definendo incontro di Annapolis “l'ennesimo trucco americano” che “mira a sostenere il governo del nemico sionista” e “a diffondere nuove menzogne e false promesse tra i Paesi arabi circa il riconoscimento dei diritti legittimi del popolo palestinese”. Il movimento sciita, appoggiato da Siria e Iran, ha inoltre criticato l'eventuale decisione del governo del premier sunnita Siniora di partecipare in rappresentanza del Libano alla conferenza di Annapolis.

    Elezioni in Australia
    Dopo 11 anni l’Australia cambia rotta. Nelle elezioni parlamentari per il rinnovo dei 150 seggi della Camera dei Rappresentanti e di 40 su 76 seggi del Senato, è stata netta l’affermazione dei laburisti di Kevin Rudd. Per l’ex premier conservatore, John Howard, una dura battuta d’arresto anche personale con la perdita del proprio seggio di Bennelong a Sydney. Il servizio di Fausta Speranza:


    Per la sesta volta nelle ultime 26 elezioni dopo il 1945, l’Australia cambia registro. A pesare sulla sconfitta di Howard, che ha governato per 11 anni di fila, anche l’ultimo scandalo in campagna elettorale con la distribuzione di falsi volantini alla periferia di Sidney per sostenere il partito conservatore. Una fine di mandato segnata anche dall’amarezza personale per aver perso il suo seggio in parlamento, sconfitto da una giornalista televisiva. Un seggio che apparteneva ai conservatori dal 1929. Gli australiani hanno voltato pagina nonostante Howard abbia portato il Paese ad un’economia in salute, con una disoccupazione al livello più basso degli ultimi trent’anni. Secondo le promesse elettorali, l’affermazione del laburista Rudd avrà immediate conseguenze sulla politica estera australiana con il ritiro dei 580 soldati dall’Iraq, pur nel mantenimento dell’alleanza militare con gli Stati Uniti, e con la prosecuzione della missione in Afghanistan. Inversione di tendenza annunciata anche per i temi ambientali e in materia di istruzione e sanità. Particolare attenzione sulle questioni di bioetica è stata chiesta ieri dai vescovi australiani, che hanno fatto appello ai politici per il rispetto dei principi e dei valori cristiani.
     
    Polonia
    Con 238 voti a favori e 204 contrari, il governo del nuovo premier polacco, Donald Tusk, ha ottenuto la fiducia del parlamento di Varsavia. Il "sì" dell’Assemblea è arrivato dopo un acceso dibattito sul discorso programmatico del primo ministro, che ha promesso di ritirare le truppe dall’Iraq entro il 2008 e di far entrare il Paese nella zona dell’euro.

    A Lisbona, la firma del nuovo Trattato dell’Unione Europea
    La firma del nuovo Trattato di riforma dell’UE, adottato il mese scorso dal vertice informale di Lisbona, avverrà il 13 dicembre nel celebre Monastero di Geronimos, nella capitale portoghese. Nei giorni scorsi, si era discusso sulla possibilità di scegliere Bruxelles come sede della firma, dal momento che il giorno seguente i leader dovranno comunque essere a Bruxelles per il vertice europeo semestrale. La polemica era relativa ai costi e all’inquinamento dovuti allo spostamento. Ma ha prevalso la volontà della presidenza di turno portoghese di sottoscrivere il Trattato nella città in cui si è trovato l’accordo.

    Elezioni domani in Croazia
    Appuntamento elettorale domani per la Croazia: al voto per le elezioni politiche 4,4 milioni di cittadini. I leader delle due principali forze politiche sono il premier in carica conservatore, Ivo Sanader e l'emergente Zoran Milanovic dei socialdemocratici. Si tratta delle quinte elezioni dal 1991, anno dell’indipendenza dall’allora Jugoslavia. Molte cose sono cambiate, anche nella Comunità democratica croata (HDZ): la formazione che fu feudo nazionalista del defunto "padre della patria" Franjo Tudjman, che Sanader ha riformato in questi anni verso l'approdo occidentale del Partito popolare europeo.

    Somalia
    Il colonnello Nur Hassan Hussein, noto come Nur Adde, ha ottenuto un vero e proprio plebiscito dai deputati somali che con 211 voti a favore ed uno contrario lo hanno eletto primo ministro. Il colonnello era stato designato dal presidente, Abdullahi Yusuf, mercoledì scorso. Subito dopo il voto di fiducia, Adde, 68 anni, ha giurato a Baidoa, a nord est di Mogadiscio, dove risiede il parlamento della Somalia. In pochi giorni, dovrebbe varare il nuovo governo. Tre settimane fa il precedente premier, Ali Gedi, era stato costretto alle dimissioni, dopo un lungo braccio di ferro col presidente Yusuf. Il compito che il nuovo premier si troverà di fronte è drammatico: un Paese dilaniato dalla guerra civile, in particolare a Mogadiscio, dove i combattimenti tra ribelli in larghissima parte guidati da integralisti islamici e forze regolari somale, appoggiate da quelle etiopiche, sono sempre più violenti e mortali. Circa 700 morti si contano tra ottobre e metà novembre e migliaia i feriti tra la popolazione civile.

    Russia
    L'ex campione di scacchi, Garry Kasparov, è stato fermato dalla polizia insieme con altre persone durante la manifestazione del suo movimento di opposizione a Mosca. Lo rende noto Radio Eco di Mosca. Al movimento che si chiama "Altra Russia" e alla manifestazione partecipano anche i leader dell'Unione delle Forze di destra (SPS) Nikita Bilikh e Boris Nemtsov, l'ex leader del partito nazional-bolscevico, Eduar Limonov, il deputato indipendente, Vladimir Rizhkov e il difensore dei diritti umani, Lev Ponomarov. Per rispondere all'iniziativa odierna, i Nashi, il principale movimento giovanile filo-Putin, hanno radunato alcune migliaia di militanti nei pressi del Cremlino in sostegno del presidente. A sostegno del capo del Cremlino, nella piazza della Rivoluzione, in quella dei Teatri e in quella del Maneggio, anche esponenti dell'ala giovanile di Russia Unita - di cui Putin è capolista - e della Giovane Guardia, uno dei tanti movimenti giovanili filo presidente.

    Inguscezia
    Tre giornalisti dell'emittente russa Ren Tv e un difensore dei diritti umani sono stati rapiti, picchiati e poi gettati in un campo in Inguscezia, Repubblica del sud della Russia. I quattro sono stati prelevati in un hotel della capitale, Nazran, da un gruppo di uomini mascherati, che si sono impossessati anche dei loro cellulari, dei loro taccuini e delle loro telecamere. Uno degli aggrediti è ricoverato in condizioni gravi. Il difensore dei diritti umani coinvolto nella vicenda è Oleg Orlov, presidente dell'ONG russa Memorial, impegnata anche nella documentazione della repressione del dissenso nell'epoca sovietica. Orlov si trovava insieme a tre giornalisti di Ren tv, una delle ultime tv indipendenti russe. Le autorità locali ritengono che l'episodio sia stato una provocazione e promettono una severa risposta.

    Daghestan
    E' morto oggi in ospedale in Daghestan, dopo tre giorni di coma, Farid Babaiev, il leader regionale del partito di opposizione Iabloko ferito nei giorni scorsi in un agguato vicino a casa. Lo riferisce l'agenzia Itar-Tass. Babaiev era il capolista di Iabloko in Daghestan per le elezioni politiche del 2 dicembre. Era stato aggredito nella capitale, Makhachkala, da un uomo non ancora identificato che gli ha sparato quattro colpi di pistola, di cui due alla testa. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Benedetta Capelli)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 328

     

     
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