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SOMMARIO del 21/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • All'udienza generale, appello di Benedetto XVI alla solidarietà con la Somalia, in crisi umanitaria e sociale. La catechesi dedicata al monaco siriaco Afraate, vissuto nel IV secolo
  • Il Papa inaugura la nuova sede dell'ufficio del cardinale Sodano, che il 23 novembre compirà 80 anni
  • Nomine
  • Intervista con il cardinale Martini sul Sinodo convocato dal Papa sul tema della Parola di Dio
  • Il cardinale Rodriguez Maradiaga alla plenaria del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace: non è assoluto il diritto alla proprietà privata
  • Concerto in Vaticano a sostegno dell'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù
  • Nuovi parametri e introduzione delle "classi di merito" per le retribuzioni dei dipendenti vaticani
  • Oggi in Primo Piano

  • La drammatica crisi in Somalia: nominato il nuovo premier
  • Il 27 novembre negli USA il vertice sul Medio Oriente. Il commento di mons. Antonio Franco
  • Le moderne schiavitù sono intollerabili: così denunciano i vescovi europei e africani riuniti in Ghana
  • La Chiesa ricorda la memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria e celebra la Giornata delle Claustrali
  • Chiesa e Società

  • Rapporto di Medici Senza Frontiere sull'Ituri: la popolazione è prigioniera di violenze sessuali e brutalità
  • Da ex bambino soldato ad ambasciatore dell'UNICEF: è la storia di Ismahel Beah, scrittore della Sierra Leone
  • Allarme delle organizzazioni per i diritti umani: nello Sri Lanka continuano le sparizioni e gli omicidi extra-giudiziali
  • Il rapporto di OXFAM denuncia che gli aiuti per il popolo afgano vengono in parte assorbiti dagli stipendi per dipendenti stranieri
  • I sacerdoti del Venezuela esprimono solidarietà all’arcivescovo di Caracas e a tutti i vescovi oggetto di atteggiamenti di intolleranza per motivi politici
  • Nella Repubblica Democratica del Congo, opera cattolica di microcredito
  • Negli USA la situazione della povertà è “allarmante” secondo il Catholic Charities
  • Appello dei vescovi statunitensi ai giovani ad usare bene i doni di Dio e a vivere nella castità
  • In Brasile, IV Assemblea generale della pastorale degli anziani a Curitiba
  • A Roma, incontro nazionale dei diocesani per l’ecumenismo e il dialogo promosso dalla CEI: si è parlato del valore della Bibbia per l'unità dei cristiani
  • All’Urbaniana, scuola pratica di teologia e diritto per la vita consacrata
  • A Roma, cristiani ed ebrei a confronto sul "midrash", commento rabbinico alla Bibbia
  • lniziato il “Tour del mare” nei porti della Sicilia, promosso dall’Apostolato del Mare della Fondazione Migrantes
  • Riparte la "Clericus Cup", torneo di calcio per seminaristi e sacerdoti: 16 squadre si contendono il titolo vinto nella scorsa edizione dalla squadra del Redemptoris Mater
  • Al via il primo concorso per il miglior sito web cattolico
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Francia paralizzata dagli scioperi per l'ottavo giorno consecutivo
  • Il Papa e la Santa Sede



    All'udienza generale, appello di Benedetto XVI alla solidarietà con la Somalia, in crisi umanitaria e sociale. La catechesi dedicata al monaco siriaco Afraate, vissuto nel IV secolo

    ◊   Un appello per la crisi sociale e umanitaria, che da settimane ha riportato la Somalia ai suoi giorni più oscuri, e un invito a vivere una “carità sincera”, quella che nasce dalla fede in Cristo. Sono i due estremi che hanno racchiuso l’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro. Benedetto XVI ha dedicato la catechesi alle Chiese cristiane siriache del quarto secolo e in particolare all’esperienza di un monaco dell’epoca, Afraate, detto il “Saggio”. Ce ne parla Alessandro De Carolis:


    Il “digiuno dalle parole vane”, per far spazio alle parole della preghiera rende il cuore dell’uomo aperto alla “carità sincera”. L’insegnamento di un “saggio” monaco, Afraate, vissuto 1700 anni fa nella regione che corrisponde oggi all’Iraq e ricordato da Benedetto XVI all’inizio dell’udienza generale si lega strettamente con l’appello alla solidarietà che chiude l’incontro del Papa con i circa 30 mila fedeli in Piazza San Pietro. Appello che in questa circostanza richiama l’attenzione internazionale su una delle tante crisi dimenticate dell’Africa, quella in Somalia, da dove - dice Benedetto XVI – “giungono dolorose notizie circa la precaria situazione umanitaria”, specialmente da Mogadiscio, “sempre più afflitta dall’insicurezza sociale e dalla povertà”:

     
    “Seguo con trepidazione l’evolversi degli eventi e faccio appello a quanti hanno responsabilità politiche, a livello locale e internazionale, affinché si trovino soluzioni pacifiche e si rechi sollievo a quella cara popolazione. Incoraggio, altresì, gli sforzi di quanti, pur nell’insicurezza e nel disagio, rimangono in quella regione per portare aiuto e sollievo agli abitanti”.

     
    Per un cristiano, la solidarietà è frutto di un cuore che ama il prossimo secondo il comandamento di Gesù. Fede e carità sono dunque strettamente interconnesse e Benedetto XVI lo ha ricordato con le parole del monaco Afraate, figlio di quelle Chiese cristiane siriache dei primi secoli non influenzate dal mondo greco ma strettamente legate e “fedeli alla tradizione giudeo-cristiana”. Anche perché, in quelle comunità, lingua e tradizioni sono di orgine semitica, identiche cioè all’ebraico della Bibbia o all’aramaico parlato da Gesù:

     
    "Spesso in Afraate la vita cristiana viene presentata in una chiara dimensione ascetica e spirituale: la fede ne è la base, il fondamento; essa fa dell’uomo un tempio dove Cristo stesso abita. La fede quindi rende possibile una carità sincera, che si esprime nell’amore verso Dio e verso il prossimo".
     
    Negli scritti del monaco Afraate, ha proseguito il Pontefice, si affrontano i temi principali della vita cristiana: la preghiera - che, dice, “si realizza quando Cristo abita nel cuore del cristiano” - ma anche l’amore, la fede, il digiuno, la corporeità umana, considerata in una “positiva visione” di bellezza. Ma è uno di questi temi, l’umiltà, a stimolare ampiamente la riflessione dell’antico asceta, che ne tesse un profondo elogio:

     
    "Per Afraate la vita cristiana è incentrata nell’imitazione Cristo, nel prendere il suo giogo e nel seguirlo sulla via del Vangelo. Una delle virtù che più conviene al discepolo di Cristo è l’umiltà. Essa non è un aspetto secondario nella vita spirituale del cristiano: la natura dell’uomo è umile, ed è Dio che la esalta alla sua stessa gloria (...) Restando umile, anche nella realtà terrena in cui vive, il cristiano può entrare in relazione col Signore".

     
    Benedetto XVI ha concluso l’udienza con i consueti saluti in varie lingue ai gruppi di pellegrini nella Piazza. Un pensiero particolare del Papa è andato alle partecipanti al Capitolo generale delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo–Scalabriniane, esortate ad essere “generose dispensatrici di speranza, di solidarietà e di comunione”. E un successivo cenno del Papa ha riguardato i membri dell’emittente italiana Radio Mater di Erba: “Esprimo apprezzamento - ha detto loro il Pontefice - per il servizio ecclesiale che svolgono diffondendo la devozione verso la Vergine Santa”.

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    Il Papa inaugura la nuova sede dell'ufficio del cardinale Sodano, che il 23 novembre compirà 80 anni

    ◊   Al termine dell’udienza generale, il Papa ha inaugurato, al Cortile San Damaso, la nuova sede dell’ufficio del cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. L’evento cade a due giorni dal compleanno del porporato che venerdì 23 novembre compirà 80 anni diventando così cardinale non elettore. Oggi alle 18.00 in Vaticano, nella Chiesa di Maria Madre della Famiglia, nel Palazzo del Governatorato, si terrà un concerto d’organo in onore del segretario di Stato emerito. Il concerto, promosso dall’arcivescovo Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, vedrà l’organista Marco Bidin eseguire brani di Frescobaldi, de Cabezón, Bach, Brahms, Couperin, Schlick, Reger e Correa de Arauxo.

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    Nomine

    ◊   In Tanzania, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Moshi presentata da mons. Amedeus Msarikie, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato nuovo vescovo di Moshi il rev.do Isaac Amani Massawe, del clero di Moshi, parroco della cattedrale. Il rev.do Isaac Amani Massawe è nato il 10 giugno 1951 a Mango, nella diocesi di Moshi. Il 29 giugno 1975 è stato ordinato sacerdote ed incardinato nella diocesi di Moshi.

    In Corea, il Papa ha nominato vescovo di Pusan mons. Paul Hwang Cheol-soo, finora vescovo ausiliare e amministratore diocesano di Pusan.


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    Intervista con il cardinale Martini sul Sinodo convocato dal Papa sul tema della Parola di Dio

    ◊   Sono stati pubblicati in questi giorni i Lineamenta del Sinodo convocato da Benedetto XVI per l’ottobre del prossimo anno sul tema della Parola di Dio. Il Papa, nell’udienza generale del 14 novembre scorso, ha invitato i fedeli a leggere con frequenza la Bibbia, ricordando, con San Girolamo, che ignorare la Sacra Scrittura è ignorare Cristo. Ma quali potrebbero essere oggi delle proposte per “rafforzare”, come dicono i Lineamenta, la pratica di incontro con la Parola come fonte di vita? Fabio Colagrande lo ha chiesto al cardinale Carlo Maria Martini, raggiunto telefonicamente al Pontificio Istituto Biblico di Gerusalemme:


    R. – Il Papa ha citato San Girolamo, che appunto dice che ignorare le Scritture è ignorare Cristo, ed è stato molto bello da parte sua insistere – come ha fatto anche in altre udienze – su questa lettura della Scrittura. Io credo che ciò che bisognerebbe rafforzare è soprattutto quella che il Papa chiama “lectio divina”, cioè la lettura della Scrittura come fonte di preghiera. Questo, sia per i singoli, sia per i gruppi. Credo che rafforzando questo si ottiene un grande amore verso la Parola di Dio e si scoprono i suoi tesori.

     
    D. – Cardinal Martini, i Lineamenta parlano dei rischi dell’interpretazione arbitraria e riduttiva della Parola, i rischi che nascono dalle letture ideologiche o semplicemente umane, senza il supporto della fede. Quali sono, secondo lei, oggi i rischi più gravi che riguardano l’interpretazione della Parola di Dio?

     
    R. – Ma tali rischi erano stati anche già elencati molto bene nel documento della Commissione Biblica del 1993; sono apparsi nell’esegesi del secolo trascorso. Là menziona soprattutto quelli che si potrebbero chiamare “approcci contestuali”, cioè per esempio l’approccio liberazionista che si concentra su testi narrativi e profetici che illuminano una situazione di oppressione ma rischia di trascurare altri testi e quindi di restringere il messaggio biblico; poi, c’è un approccio detto “femminista” che ha dei valori, certamente, ma – come diceva la Commissione Biblica – nella misura in cui tale esegesi si basa su un partito preso, corre il rischio di interpretare i testi in modo tendenzioso. E poi, c’è la lettura “fondamentalista”, che forse è il pericolo più grave, cioè leggere la Scrittura rifiutando di tener conto del carattere storico della Rivelazione biblica, quindi non accettando la verità dell’Incarnazione. E questo fondamentalismo insiste in modo indebito sull’inerranza dei dettagli nei testi biblici, e per quanto riguarda i Vangeli non tiene conto della crescita della tradizione evangelica. Quindi, sono tutte letture che sono state – diciamo – in gran parte superate ma che rimangono sempre come pericolo nel Popolo di Dio.

     
    D. – A proposito dell’interpretazione, cardinal Martini, quale compito spetta al Magistero nel servizio della Parola di Dio?

     
    R. – Il Magistero ha un compito molto importante, che era già stato definito molto bene dal Vaticano II nella “Dei Verbum”. Là si diceva che l’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio è stato affidato al solo Magistero vivo della Chiesa e poi però aggiungeva: il quale Magistero, però, non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso. Quindi, il Magistero è al servizio della Parola ed è per l’interpretazione autentica di questa Parola.

     
    D. – Benedetto XVI insiste affinché accanto all’esegesi storico-critica sia data veramente un’introduzione alla Scrittura viva come attuale Parola di Dio. Come compiere quest’attualizzazione?

     
    R. – Questa insistenza è molto importante, appunto perché non ci si limiti ai soli aspetti esteriori. L’attualizzazione viene soprattutto – come ho già ricordato – in quella che viene chiamata la “lectio divina”, cioè un approccio al testo della Scrittura come qualcosa in cui Dio parla a me o parla di me e mi invita a pregare, a risponderGli. Quindi è un approccio vivo, non è un approccio scolastico o astratto, ma un approccio vivo che io ho spesso fatto con moltissimi giovani e ho visto come tanti giovani rispondevano con grande intensità a questa interpellazione della Scrittura.

     
    D. – Anche sulla base della sua lunga esperienza pastorale, lei crede – cardinal Martini – che noi oggi corriamo il rischio di una evangelizzazione, di una catechesi distaccate dalla Parola?

     
    R. – Eh sì, questo rischio lo si corre un po’ sempre quando si vuole fare un’evangelizzazione puramente intellettuale, astratta e quindi non si tiene conto della Parola. Perciò è importante nell’evangelizzazione proprio far leggere i Vangeli.

     
    D. – Infine, proprio rivolgendosi a chi ci ascolta, cardinal Martini: come inviterebbe a tornare alla Parola?

     
    R. – Io inviterei a prendere fin da oggi il Vangelo di Marco e a leggerne una pagina, e poi un’altra domani e così ogni giorno leggerne una pagina e “pregarci su” alcuni minuti. Credo che sarebbe la migliore introduzione alla Scrittura.

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    Il cardinale Rodriguez Maradiaga alla plenaria del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace: non è assoluto il diritto alla proprietà privata

    ◊   Il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucicalpa, ha aperto stamani in Vaticano il secondo e ultimo giorno dei lavori della plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: al centro dell'assemblea il tema dello sviluppo a 40 anni dall'Enciclica di Paolo VI Populorum Progressio. Il servizio di Paolo Scappucci:


    Il cardinale Rodriguez Maradiaga ha ribadito il carattere non assoluto della proprietà privata, il primato del lavoro sul capitale e il compito insostituibile del settore agricolo, indicando poi nell'educazione liberatrice, nell'integrazione dei Paesi e nella cooperazione internazionale gli strumenti indispensabili per un nuovo ordine economico ed un autentico sviluppo.

     
    Nell’evidenziare l’attualità della Enciclica di Paolo VI, il professor Enrique Colom, della Pontificia Università della Santa Croce in Roma, ha sottolineato l’imprescindibile dimensione morale dello sviluppo, che implica la necessità di elaborare modelli basati sulla verità integrale dell’uomo, rispettosi della dignità della persona, della creatività umana e dell’appartenenza di ogni uomo ad una propria cultura. Di conseguenza la cooperazione internazionale, indispensabile per lo sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, richiede che, al di sopra della stretta logica del mercato, vi sia la consapevolezza del dovere della solidarietà, della giustizia sociale e della carità universale.

     
    Per il professor Stefano Zamagni, dell’Università di Bologna, non è accettabile l’idea che al sottosviluppo non ci sono alternative, perché la fame e la povertà possono essere sconfitte. Esse sono sempre esistite ma oggi risultano scandalose, perché non necessarie e costituiscono il fallimento non della produzione ma delle istituzioni economico-sociali che non funzionano come dovrebbero.

     
    Dall’arcivescovo congolese di Kisangani, mons. Laurent Monsengwo Pasinya è giunto alla plenaria di Giustizia e Pace il grido dell’Africa insanguinata da laceranti conflitti e desiderosa di pace, un continente che non produce armi ed è invaso dal traffico incontrollato di ogni sorta di armamenti, che assiste impotente al dramma di bambini-soldato e aspira ardentemente al compiersi del profetico “forgiare le spade in aratri e le lance in falci”.

     
    Dal canto suo, il professor Silvio Marcus-Helmons, emerito dell’Università Cattolica di Lovanio, ribadendo che non può darsi autentica ricerca della giustizia né stabile salvaguardia della pace senza un rigoroso rispetto dei diritti umani, ha auspicato che il Pontificio Consiglio si faccia promotore di un lavoro approfondito di sensibilizzazione ai diritti umani stessi attraverso l’insegnamento, da realizzarsi anzitutto nelle scuole cattoliche già a livello primario, ma poi ampiamente a livello di studi secondari.

     
    Con una solenne concelebrazione eucaristica a Santa Maria in Trastevere si conclude stasera la plenaria e comincia domani pomeriggio all’Hotel Ergife di Roma il II Congresso mondiale degli organismi ecclesiali operanti per la giustizia e la pace sul tema: “ 40.mo della Populorum Progressio: lo sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”, cui partecipano oltre 300 delegati da più di 80 Paesi dei cinque continenti.

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    Concerto in Vaticano a sostegno dell'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù

    ◊   Serata magica, ieri, nell'Aula Paolo VI, in Vaticano, in occasione del concerto del Maestro Ennio Morricone a sostegno dell’Ospedale Pediatrico ‘Bambino Gesù’ di Roma. Un evento legato al progetto solidale ‘La luce dei bambini’, nato sotto il patrocinio del segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. Il porporato ha ricordato che se i bambini, anche quelli non ancora nati, non vengono considerati “soggetti a pieno titolo”, ma “oggetti”, è l'umanità stessa a smarrire “il senso e il valore della vita”. Ce ne parla Isabella Piro:


    (canto “Here’s to you”)

     
    A chi affideremo il nostro futuro? È stata la domanda posta dal cardinale Bertone e trascritta sul programma del concerto. Un programma stampato su cartoncino bianco, bianco come la purezza dei bambini, cui la serata è stata dedicata ieri, in occasione della Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia, sancita dall’ONU. L’evento, legato al progetto solidale ‘La luce dei bambini’, è stato teso a donare all’Ospedale Pediatrico ‘Bambin Gesù’ un angiografo biplanare digitale: una apparecchiatura per bioimmagini, rivolta ai piccoli affetti da patologie cardiache. Il presidente del ‘Bambino Gesù’, Francesco Silvano:

     
    “La serata è illuminata dalla luce dei bambini. Una luce pura, innocente, che tutto trasfigura. La luce fuga la tenebre e dà qualcosa alla speranza. Ci fu una frase, quanto mai incisiva, di Giovanni Paolo II che diceva che l’ingiustizia più grande è quella di privare i bambini delle cure sanitarie".

     
    A ricordarci la purezza dei bambini, sono state le musiche dell’Arma dei Carabinieri e del Maestro Ennio Morricone: dalla Danza delle Ore di Ponchielli all’Ave Maria di Schubert, alle colonne sonore dei film indimenticabili Mission e Sacco e Vanzetti. Le note e le voci corali si sono dipanate sulle ampie volte dell’Aula Paolo VI, mentre ologrammi di misteriosi fondali marini avvolgevano i tanti spettatori. A tutti è andato, in chiusura, il ringraziamento del cardinale Tarcisio Bertone: “Questa serata - ha detto – ci lascia un messaggio e un invito”:

     
    “Un messaggio, che è quello di essere ottimisti, finché ci sarà l’Istituto ‘Bambino Gesù’, che opera così efficacemente per i bambini, possiamo essere ottimisti. Giacomo Leopardi diceva che gli adulti vedono il nulla nel tutto e i bambini vedono il tutto nel nulla. Noi vogliamo essere come i bambini e raccogliere tutte le risorse buone. Un invito anche ad essere luminosi. Stasera abbiamo visto il tripudio della luce, la luce dei bambini e i bambini ci invitano ad essere luminosi e trasparenti”.

     
    Infine, una lunga fila di bambini ha salutato il pubblico, offrendo delle rose bianche, semplici e pure proprio come loro.

     (canto “Here’s to you”)

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    Nuovi parametri e introduzione delle "classi di merito" per le retribuzioni dei dipendenti vaticani

    ◊   Dal prossimo primo gennaio, cambierà il sistema retributivo dei dipendenti vaticani. Lo hanno deciso i capi dicastero e i vertici degli Organismi collegati con la Santa Sede o amministrativamente dipendenti dall’APSA, nel corso di una riunione svoltasi questa mattina e presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Tra le novità, informa una nota della Sala Stampa vaticana, “la disposizione principale e più innovativa riguarda i nuovi parametri per la retribuzione del personale”, che comporta “un allargamento del ventaglio delle retribuzioni” per i dieci livelli funzionali e soprattutto, si specifica, “l’introduzione delle ‘classi di merito’ all’interno dei singoli livelli”. Con questa novità, prosegue la nota, “si introduce nel sistema retributivo vaticano un elemento di incentivo e di remunerazione che tiene conto – pur all’interno di uno stesso livello funzionale – di fattori come dedizione, professionalità, rendimento, correttezza”. Altre disposizioni, si legge ancora, riguardano le categorie dirigenziali e il Regolamento per il personale dirigente laico.

    Tuttavia, chiarisce la nota vaticana, se l’entrata in vigore per le retribuzioni è fissata al primo gennaio 2008, per le “classi di merito” vi sarà “una gradualità di applicazione nel tempo”. Inoltre, tali disposizioni si affiancano a quelle riguardanti la retribuzione degli straordinari, che completano quelle già stabilite nei mesi scorsi. “Tutte queste disposizioni - conclude la nota - comportano vantaggi per il personale e naturalmente un aggravio per le amministrazioni, che vengono invitate ad un saggio impegno amministrativo che permetta di far fronte a questo nuovo sforzo per un miglioramento del trattamento del personale”.

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    Oggi in Primo Piano



    La drammatica crisi in Somalia: nominato il nuovo premier

    ◊   In Somalia, Nuur Adde, 70 anni, ex colonnello della polizia e presidente della Mezzaluna Internazionale, è stato formalmente nominato primo ministro dal presidente della Repubblica Abdullahi Yusuf, oggi a Baidoa, nel nordest del Paese, dove risiede il parlamento somalo. Intanto nel Paese proseguono senza sosta i combattimenti tra gli insorti guidati dagli integralisti islamici e truppe governative ed etiopiche. A pagare lo scotto della guerra sono i civili: secondo l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati sarebbero un milione gli sfollati interni. E ad oggi il sessanta per cento della popolazione di Mogadiscio ha lasciato la città, mentre la situazione umanitaria diventa sempre più drammatica. Salvatore Sabatino ha raccolto la testimonianza di Massimo Alberizzi, inviato speciale del Corriere della Sera, rientrato questa mattina da Mogadiscio:


    R. – In questo momento, la città è deserta. Non c’è più cibo, non c’è più acqua, non ci sono gli aiuti che normalmente arrivavano anche nei momenti in cui era più forte la battaglia. Oggi, la battaglia non è forte come una volta, ma c’è la paura, a questo punto, perché ci sono assassinii indiscriminati, cioè ti sparano in faccia senza nessun motivo, o meglio, un motivo c’è, nel senso che credono che sei – per esempio – collaborazionista del governo, oppure ci sono gli etiopici che sparano al primo movimento perché pensano che sia un fondamentalista islamico che vuol tirarti addosso come un cecchino ... Quindi, c’è un’insicurezza totale che appunto io di questo genere non ho mai trovato.

     
    D. – A pagare il prezzo più alto, ancora una volta, è la popolazione che si trova in mezzo a due fuochi: da un lato ci sono i soldati etiopici e dall’altro, invece, gli insorti ....

     
    R. – Come al solito, la popolazione civile che viene appunto terrorizzata da una parte e dall’altra ... Per esempio, io sono andato in un ospedale dove tutti raccontavano: “Ah, sono stati gli etiopici, sono stati gli etiopici” a ferire il parente che stavano accudendo in quel momento: è vero, probabilmente, ma è anche vero che erano terrorizzati e non avrebbero mai potuto dire “sono stati gli insorti”. Gli insorti, appunto, che si fanno scudo della popolazione esattamente come gli etiopici, i soldati governativi che tirano sulla popolazione per paura, appunto, di essere loro stessi bersagliati da raffiche di mitra.

     
    D. – L’ONU ieri ha pubblicato il suo rapporto: parla di un milione di sfollati e di una situazione umanitaria senza precedenti. La popolazione sta ricevendo aiuti, o la situazione è drammatica anche da questo punto di vista?

     
    R. – No: è drammatico perché appunto non riceve gli aiuti! Gli aiuti, magari, sono messi a disposizione, possono essere anche trasferiti ma poi non si riesce a distribuirli! La distribuzione degli aiuti è sempre una cosa molto difficile e complicata e ancora di più in queste condizioni di sicurezza zero.

     
    D. – Tutto questo con il rischio che, alla fine, siano le epidemie a decimare ulteriormente la popolazione?

     
    R. – Il problema è proprio quello! Perché poi, nei campi profughi, che sono spontanei, non sono organizzati, quindi non ci sono latrine, non ci sono condizioni igieniche decenti ... Io ho visitato l’ospedale di Medina: credo che la stanza dei medicinali contenga meno medicine di quante non ce ne siano in ognuno dei nostri armadietti in ogni nostra casa! Quindi, voglio dire, la situazione è proprio disperata in questo senso!

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    Il 27 novembre negli USA il vertice sul Medio Oriente. Il commento di mons. Antonio Franco

    ◊   Gli Stati Uniti hanno annunciato ufficialmente la convocazione per il 27 novembre prossimo della Conferenza di pace sul Medio Oriente ad Annapolis, in Maryland. L'annuncio segue giorni di incertezza sulle date e sui protagonisti dell'incontro voluto dall'amministrazione Bush, che nelle speranze di Washington dovrebbe offrire l'occasione per accelerare il processo di pace in Medio Oriente. Tra i 49 Paesi e organizzazioni internazionali invitati all'incontro - ha annunciato il portavoce del Dipartimento di Stato - figurano oltre a israeliani e palestinesi anche alcuni Stati arabi decisivi come la Siria e l'Arabia Saudita. Sulle aspettative per il rilancio del processo di pace israelo-palestinese e le ricadute sull’intero Medio Oriente, sentiamo mons. Antonio Franco, nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, intervistato da Stefano Leszczynski:

     
    R. – Io credo che l’attesa della pace sia generale in questa regione: tutti vogliono la pace. Si è tutti stanchi di questa situazione e di queste ricorrenti fasi di tensioni o di violenze, perché così non si vive. Ora, certamente si vuole sperare, ma le premesse pare che ancora non abbiano consentito di delineare un programma o una intesa su cosa si vorrebbe raggiungere e come lo si vorrebbe raggiungere.

     
    D. – Secondo lei, c’è qualcuno che può essere interessato a non volere un dialogo di pace in Medio Oriente?

     
    R. – Certamente ci vorrebbe più buona volontà, soprattutto nel comprendere che gli sforzi che bisogna fare sono quelli improntati al buon senso e alla ragione, per far così prevalere – diciamo – delle soluzioni che siano eque e che tengano conto delle esigenze e delle aspirazioni degli uni e degli altri. La scelta della violenza può avere tante cause, ci potrebbe anche essere chi è interessato a non far progredire questo processo di pace. Io non saprei dirlo e non vorrei dirlo.

     
    D. – Una conferenza così allargata può essere interpretata come un fatto positivo per l’intero Medio Oriente, al di là delle relazioni israelo-palestinesi?

     
    R. – Certamente ed io lo spero moltissimo. Sono profondamente convinto che sia proprio la Comunità internazionale che dovrebbe aiutare a risolvere questi problemi e queste difficoltà. Ci vuole qualcuno che aiuti a cercare delle soluzioni, che possono all’inizio anche essere di compromesso, ma che possono poi diventare vere soluzioni. Per far questo tuttavia è necessario un forte aiuto da parte della Comunità internazionale.

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    Le moderne schiavitù sono intollerabili: così denunciano i vescovi europei e africani riuniti in Ghana

    ◊   Si è concluso con un appello rivolto ai leader politici europei ed africani il Seminario svoltosi questa settimana a Cape Coast, in Ghana, dedicato al tema delle nuove schiavitù, come il traffico di esseri umani, la prostituzione, il lavoro forzato, l’utilizzo di bambini nelle guerre. L’incontro è stato promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e dal Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (SECAM). Roberta Gisotti ha intervistato mons. Aldo Giordano, segretario generale del CCEE:


    D. - Mons. Giordano, cosa ha spinto i vescovi europei e africani a confrontarsi su un tema, a dire il vero, già denunciato in diversi rapporti dell’ONU ed anche documenti di varie Conferenze episcopali nel mondo...

     
    R. - Innanzitutto sta crescendo la coscienza di una comune responsabilità tra vescovi europei e vescovi africani, in tutto l’ambito delle sfide dei nostri popoli. Quest’anno poi era il 200.mo centenario della fine della schiavitù storica e, inoltre, anche se nell’opinione pubblica si parla di questa nuova schiavitù legata, sopratutto, alle migrazioni siamo coscienti che non la conosciamo ancora bene e dobbiamo insieme trovare le radici e i percorsi comuni da percorrere.

     
    D. - Tra le cause individuate, mi sembra sia stata indicata quella dell’enorme divario economico che tuttora sussiste tra una parte del mondo e la parte più emarginata, come sono la massima parte dei Paesi africani...

     
    R. - A me sembra ci siano due cause. Una è quella che lei indica: c’è un’ingiusta distribuzione dei beni sulla terra, e questo è all’origine di tante schiavitù. Però, a Cape Coast, abbiamo anche analizzato e pensato vi sia un’altra causa, una radice che è dentro l’uomo: c’è, da una parte, una tendenza alla volontà di potenza, una tendenza al dominio, per cui sembra normale che l’uomo debba dominare altri uomini, e, dall’altra parte, c’è anche una coscienza, una mentalità, che abbiamo chiamato 'cultura' della schiavitù', del servilismo. C’è una parte della popolazione che accetta o è stata indotta da accettare il fatto di essere servi, schiavi, e questo porta ad una rassegnazione. I vescovi hanno detto che occorre superare questa visione dell’uomo o centrata sulla volontà di potenza o centrata sulla cultura della schiavitù.

     
    D. - Quindi, mons. Giordano, ci sono diversi livelli di intervento per rispondere con azioni concrete di contrasto a questo fenomeno...

     
    R. - Una prima linea di azione riguarda l’informazione e la formazione. Un secondo livello è sostenere tutte le iniziative di solidarietà, che già ci sono, di esperienze di liberazione dalle nuove schiavitù; si tratta di sostenerle, di metterle in rete, e di favorire la nascita anche di nuove esperienze. Un terzo livello è quello politico. Da Cape Coast i vescovi hanno scritto una lettera indirizzata ai capi di Stato dell’Unione Africana e dell’Unione Europea, che si troveranno all’inizio di dicembre a Lisbona, e in questa lettera i vescovi dicono: vi preghiamo di prendere sul serio queste nuove schiavitù, cominciando dalla prostituzione, dalla tratta dei bambini, dai bambini soldato, dallo sfruttamento minorile, dal lavoro illegale; di prendere sul serio questo scandalo che non dovrebbe essere sopportabile per una società civile.

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    La Chiesa ricorda la memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria e celebra la Giornata delle Claustrali

    ◊   I monasteri indicano al mondo di oggi che la ragione decisiva per cui vale la pena vivere è Dio e il suo amore imperscrutabile: è quanto ha affermato domenica scorsa all’Angelus Benedetto XVI nel ricordare la Giornata delle Claustrali che la Chiesa celebra oggi, giorno in cui ricorre la memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria. La Giornata Pro orantibus vuole far conoscere il grande dono della vita contemplativa e il contributo di preghiera reso quotidianamente alla Chiesa e al mondo dalle claustrali. Secondo recenti statistiche, sono 51 mila le contemplative nei 5 continenti, divise in 3.600 monasteri. Tiziana Campisi ha raccolto la testimonianza di suor Roberta Della Chiesa, monaca clarissa del Monastero Santa Chiara di Gerusalemme:


    R. – Il nome claustrale oggi può far paura, ma noi siamo qui per intercedere per tutti e per dire ad ogni uomo, e soprattutto a chi soffre, che Dio è amore, che Dio ci ha creati per essere veramente fratelli e sorelle. Tutto il mondo sa che qui la situazione è molto dolorosa. Qui vivono due popoli, quello di Israele e quello di Ismaele e la nostra preghiera vuole raggiungere tutti i figli di Dio: i figli di Israele, che sono il popolo dell’alleanza, ma anche i figli di Ismaele. Sono tutti e due figli di Abramo e, quindi, il nostro più grande desiderio, come pensiamo sia anche quello di Dio, è che i due popoli possano riconciliarsi e vivere insieme in pace, con amore e rispetto.

     
    D. – Come monache in che modo avete vissuto i periodi più difficili in Terra Santa?

     
    R. – L’ultima guerra, quella che c’è stata ultimamente, è stata una spina in più nel cuore. E’ stato però molto bello il fatto che in quella occasione, anche con l’invito del Patriarca, abbiamo ospitato sia nel monastero che in una piccola casetta le persone alle quali erano state colpite le loro case dai missili. Abbiamo, quindi, aperto loro non solo il cuore, ma anche le nostre povere stanze a delle persone che avevano avuto la casa distrutta. Il nostro monastero rappresenta un segno anche molto bello, poiché qui si incontrano – in modo molto discreto - sia persone ebree che palestinesi. Noi vogliamo dire allora che è possibile convivere insieme. Dio ci ha creati, veniamo da Lui e Lui vuole una via di pace e non di conflitto.

     
    D. - La vita al di fuori del monastero, come filtra all’interno?

     
    R. – Il cuore di una claustrale è un cuore molto attento. Noi seguiamo tutte le notizie, le più calde ed anche le meno dure e questo per portarle concretamente nella preghiera. Il cuore di una claustrale è veramente vicino a tutte le sofferenze e, quindi, in primo luogo alla sofferenza che viviamo qui in questa terra e a Gerusalemme in modo speciale, che ci filtra anche attraverso le persone care che bussano al monastero, siano esse palestinesi che ebree e che ci vengono a portare magari soltanto un dolce o del cioccolato o soltanto a chiederci una preghiera. Anche solo con lo sguardo ci sono vicine.

     
    D. – Nella vita quotidiana, com’è il vostro rapporto con chi vive a Gerusalemme?

     
    R. – Per mia esperienza – io sono qui da più di 16 anni – basta suonare il campanello al monastero e la porta viene aperta a chiunque. Ci vogliono molto bene, sia il mondo ebreo, sia il mondo musulmano. E questo perché credo che loro abbiano una fiducia enorme nella preghiera e percepisco questo fortemente. C’è, quindi, un rispetto profondo!

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    Chiesa e Società



    Rapporto di Medici Senza Frontiere sull'Ituri: la popolazione è prigioniera di violenze sessuali e brutalità

    ◊   Nonostante una diminuzione generale dell’intensità e della frequenza dei conflitti nel martoriato distretto dell’Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo, la popolazione civile continua a subire livelli di violenza intollerabili. E’ quanto denuncia l’organizzazione ‘Medici Senza Frontiere’ che in un rapporto intitolato “Violenze sessuali in Ituri, i civili sono sempre le prime vittime”, prende in esame “le atroci violenze sessuali e le conseguenze umanitarie delle operazioni militari condotte nel 2007 nell’ambito del “processo di pacificazione nella regione”. Ogni mese – si legge nel rapporto – da 50 a 120 persone vittime di violenza sessuale continuano ad arrivare al Bon Marché Hospital a Bunia, capitale della regione dell’Ituri. Le operazioni militari – rileva infine l’organizzazione Medici Senza Frontiere – continuano ad essere violenze contro la popolazione civile. Per questo, è necessario aumentare l’offerta di assistenza medica e servizi sociali nella regione. Si stima che, attualmente, nell’Ituri più di 150 mila sfollati non siano in grado di tornare a casa perché in una situazione di estrema miseria, sono particolarmente vulnerabili. (A.L.)

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    Da ex bambino soldato ad ambasciatore dell'UNICEF: è la storia di Ismahel Beah, scrittore della Sierra Leone

    ◊   Ismahel Beah, scrittore della Sierra leone ed ex bambino soldato, è stato nominato ambasciatore UNICEF. La nomina – rende noto l’agenzia missionaria Misna – è giunta ieri, in occasione del 18.mo anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia. Ismahel – ha detto Ann Veneman, direttore generale dell’organismo delle Nazioni Unite – rappresenta “un eloquente simbolo di speranza per le giovani vittime di violenze”. L’ex bambino soldato è stato arruolato a 13 anni, in Sierra Leone, insieme con altri suoi coetanei da un gruppo ribelle. Ha raccontato la sua storia sottolineando che la speranza non deve mai cedere il passo alla rassegnazione: per molti osservatori – ha detto – un bambino che ha conosciuto solo la guerra, non ha futuro. Per il bene di questi bambini – ha spiegato Ismahel Beah – è “essenziale dimostrare che un’altra vita è possibile”. La nomina di Beah come ambasciatore dell’UNICEF coincide con il significativo anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia. Tale Convenzione, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989, stabilisce diritti fondamentali per tutti i bambini. Tra questi, sono inclusi quello alla sopravvivenza, alla protezione da influenze dannose, da abusi e sfruttamento e il diritto a partecipare pienamente alla vita familiare, culturale e sociale. (A.L.)

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    Allarme delle organizzazioni per i diritti umani: nello Sri Lanka continuano le sparizioni e gli omicidi extra-giudiziali

    ◊   Nel conflitto in atto fra esercito e ribelli, si stanno utilizzando tutte le armi a disposizione, con gravi abusi per i diritti umani fondamentali di ogni individuo: a lanciare l’allarme sono le organizzazioni per i diritti umani, le associazioni della società civile, gli istituti e gli enti religiosi che operano in Sri Lanka. Le Chiese cristiane – riferisce l’agenzia Fides - che offrono assistenza sanitaria e aiuti umanitari, mettendo a disposizione risorse, strutture e personale, soprattutto per la difesa e la cura dei più deboli, hanno rilanciato la loro richiesta alla comunità internazionale di non dimenticare la travagliata isola del subcontinente indiano. Intanto, nel Paese – affermano le organizzazioni per i diritti umani attive in Sri Lanka - prosegue e si allunga drammaticamente la scia di sangue fatta di improvvise sparizioni e di omicidi extragiudiziali che nell’ultimo mese hanno colpito 53 civili. Un dato, questo, diffuso dalla “Commissione Asiatica per i Diritti umani”, che raccoglie testimonianze e prove attraverso un forum di organizzazioni sparse sul territorio dell’isola. Sotto accusa è l’esercito dello Sri Lanka, impegnato in operazioni definite “anti-terrorismo”, che non risparmiano i civili o le persone sospettate di sostenere il fronte tamil. Ma anche sui guerriglieri tamil pesano le accuse di continuare a reclutare "bambini soldato", di terrorizzare i civili nella aree tamil con intimidazioni, sequestri di beni, proprietà e case. La comunità internazionale, nelle scorse settimane, aveva già lanciato l’allarme attraverso il rapporto di Louise Harbour, inviato speciale dell’ONU per i Diritti umani in Sri Lanka, che sottolineava il tasso di impunità per le violenze perpetrate nell'isola. L’inviato ha affermato che le responsabilità sono di entrambe le parti - settori dell’esercito e ribelli - ritenendo un intervento nel Paese sempre più urgente. (A.L.)

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    Il rapporto di OXFAM denuncia che gli aiuti per il popolo afgano vengono in parte assorbiti dagli stipendi per dipendenti stranieri

    ◊   Gran parte dei 15 miliardi di dollari inviati in Afghanistan negli ultimi sei anni sono risultati inefficaci nel sostenere le necessità umanitarie del popolo afgano. Molti degli aiuti internazionali destinati alle esigenze della popolazione civile sono stati assorbiti dai salari di dipendenti e consulenti di organizzazioni straniere operative nel Paese. E’ quanto si legge in un rapporto pubblicato dall’OXFAM, ONG britannica sottoposta nei giorni scorsi ad una Commissione di indagine parlamentare della Camera di Londra. Nel documento – riferisce l’agenzia Misna _ si afferma che “il salario di un consulente straniero inviato nel Paese asiatico può raggiungere la cifra di mezzo milione di dollari l’anno”. Si denuncia poi “un coordinamento carente tra i Paesi donatori” e la “mancanza di risorse e di trasparenza nelle istituzioni governative che gestiscono gli aiuti”. Il rapporto fa anche notare che le spese sostenute per rilanciare l’economia afgana “scompaiono di fronte alle cifre stanziate per contrastare i talebani”: l’esercito americano – si legge nel rapporto – spende 65 mila dollari al minuto. Si rileva infine un “significativo” peggioramento della sicurezza: secondo stime dell’ONU c’è stato quest’anno un incremento del 20% degli attacchi rispetto al 2006 e un aumento delle vittime civili. (A.L.)

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    I sacerdoti del Venezuela esprimono solidarietà all’arcivescovo di Caracas e a tutti i vescovi oggetto di atteggiamenti di intolleranza per motivi politici

    ◊   “Il Venezuela deve continuare ad essere un Paese dove tutti si sentano partecipi di un destino condiviso”. E’ quanto si legge in un messaggio del Consiglio Presbiterale dell’arcidiocesi di Caracas indirizzato a tutti i cattolici e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per manifestare appoggio e solidarietà al cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, e a tutto l’episcopato venezuelano, in seguito alle incomprensioni di cui sono stati oggetto “per aver voluto illuminare, dal punto di vista della fede, la congiuntura attuale del Paese”. “Rinnoviamo – affermano i sacerdoti - il nostro desiderio di costruire l'unità in Venezuela mettendoci al servizio di tutti, senza nessun tipo di discriminazione di persone e lontani da qualunque tipo di parzialità politica, perciò respingiamo qualunque atteggiamento di esclusione ed intolleranza per motivi politici o ideologici”. La settimana scorsa, mons. Baltazar Porras, arcivescovo di Merida e presidente della Commissione dei Media della Conferenza Episcopale venezuelana, aveva lanciato un appello a tutti i venezuelani a votare con coscienza il prossimo 2 dicembre, in occasione del referendum per approvare o respingere il progetto di riforma costituzionale. Secondo mons. Porras, la popolazione non può andare a votare “in modo ingenuo” perché si tratta di un evento di grande importanza, che riguarda tutti. (A.L.)

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    Nella Repubblica Democratica del Congo, opera cattolica di microcredito

    ◊   Ha ricevuto l’incoraggiamento dei ministeri dell’Istruzione e delle Piccole e Medie Imprese della Repubblica Democratica del Congo l’opera cattolica Cooperativa di risparmio e di credito scolastico (Coopec’sco) che offre servizi di microfinanza. La Coopec’sco ha preso parte dal 5 al 10 novembre alla Settimana di microfinanza, che si è svolta a Kinshasa, ed ha presentato una relazione sul tema “Il risparmio e il credito nell’ambiente scolastico”. Sullo stesso soggetto ha sviluppato il suo intervento il ministro delle Piccole e Medie Imprese, Jean François Ekofo, che è intervenuto alla Settimana parlando di “Scuola, risparmio e sviluppo”. Ekofo ha sottolineato il legame fra questi tre elementi ed ha invitato gli studenti a coltivare lo spirito del risparmio presentando la microfinanza come uno strumento che oggi può funzionare contro la povertà delle masse. La Coopec’sco, riconosciuta il 6 aprile del 2006, conta più di 2.500 aderenti fra bambini, studenti, insegnanti, istituzioni morali e funzionari, ed ha dato vita ad una cassa di risparmio alla quale possono accedere per il credito i propri membri che beneficiano di una restituzione agevolata. Grazie anche al sostegno di partners, l’opera cattolica ha aiutato studenti orfani e ultimamente, in alcune scuole i corsi sono ricominciati, dopo i recenti scioperi, grazie all’accesso al credito da parte di alcuni insegnanti. (T.C.)

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    Negli USA la situazione della povertà è “allarmante” secondo il Catholic Charities

    ◊   “Il governo federale deve fare la sua parte nella lotta contro la povertà, che ha raggiunto livelli allarmanti, perché noi da soli non ce la facciamo”. E’ quanto ha affermato padre Larry Snider, presidente della Catholioc Charities USA, associazione che riunisce le oltre 1400 agenzie cattoliche impegnate nel sociale negli Stati Uniti, presentando il rapporto ‘Povertà in America: al di là delle cifre’. Dallo studio si apprende che più di 40 milioni di persone, ossia più del 13% della popolazione americana, vive sotto la soglia di povertà. Il fenomeno tocca, per la maggior parte, persone in età lavorativa e famiglie di cui uno o più dei componenti ha un lavoro. Le stime avvertono che un americano su due, raggiunti i sessant’anni, avrà sperimentato la povertà almeno una volta nella propria vita. Allarmanti anche i dati sulla povertà infantile, che tocca il 33% dei bimbi neri, il 27-28% dei nativi indiani e degli ispanici ed il 10% dei bianchi. La Chiesa statunitense è in grado di soddisfare un decimo del fabbisogno, garantendo assistenza a circa quattro milioni di persone. (A.L.)

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    Appello dei vescovi statunitensi ai giovani ad usare bene i doni di Dio e a vivere nella castità

    ◊   Essere generosi con i doni di Dio e scoprire la missione unica ed irripetibile nella vita. E’ l’invito rivolto dai vescovi degli Stati Uniti ai giovani in un documento dal titolo “Giovani discepoli: amministratori dei doni di Dio in missione”. Nel testo, approvato alla fine dell’Assemblea Plenaria tenutasi la scorsa settimana, i presuli offrono alcuni consigli ai giovani per vivere con pienezza la vita cristiana, coscienti che “non è facile seguire Cristo con fedeltà e costanza”. I consigli – riporta l’agenzia Fides – sono: dedicare un tempo giornaliero alla preghiera; leggere la Sacra Scrittura e i documenti sull’insegnamento sociale della Chiesa; condividere il tempo, i talenti ed i beni con quanti hanno maggiori necessità. Durante l’Assemblea plenaria, la Conferenza dei vescovi degli Stati Uniti ha reso noto poi un nuovo programma per fare della castità “la pietra angolare nella vita”. Si tratta del programma “Formazione catechetica per la vita di castità”, che servirà per la formazione degli alunni della scuola secondaria. Secondo i presuli, questo programma punta all’educazione “nella moralità e nella virtù”, concentrandosi nella formazione dei giovani nella fede e nella morale. Nel documento, nel quale si precisa che “l’educazione alla castità è molto più che una chiamata all’astinenza”, si riconosce infine il “ruolo primario dei genitori nell’istruzione dei bambini in materia di sessualità”. (A.L.)

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    In Brasile, IV Assemblea generale della pastorale degli anziani a Curitiba

    ◊   E’ in corso a Curitiba, nello Stato del Paranà, la quarta assemblea generale della pastorale degli anziani. L’incontro è stato l’occasione per analizzare l’attività della Chiesa brasiliana in questo ambito anche alla luce del documento di Aparecida e per fissare gli obiettivi del 2008. Tra gli argomenti in discussione, la Campagna di Fraternità del 2008, dedicato al tema della difesa della vita ed il varo di un’apposita guida alla leadership pastorale. All’incontro partecipano, tra gli altri, il presidente della Commissione episcopale per la pastorale sanitaria (CNBB) e del Consiglio direttivo della pastorale anziani, mons. Leal Penna, e la coordinatrice della pastorale degli anziani, la dottoressa Zilda Arns e José Luis Telles del Ministero della salute brasiliano. Istituita nel novembre del 2004, la pastorale degli anziani opera oggi in 23 Stati brasiliani. L’obiettivo è riassunto dalla carta costitutiva, che al secondo articolo ricorda: “Va assicurata dignità e valorizzazione integrale degli anziani tramite la loro promozione umana e spirituale, rispettandone i diritti”. “Il fine è quello di attuare un processo educativo a favore dei medesimi, delle loro famiglie, senza alcuna distinzione di razza, professione, nazionalità, credo religioso o politico affinché le famiglie e le comunità possano convivere nel rispetto delle persone anziane”. (A.L.)

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    A Roma, incontro nazionale dei diocesani per l’ecumenismo e il dialogo promosso dalla CEI: si è parlato del valore della Bibbia per l'unità dei cristiani

    ◊   La Bibbia motore dell’unità dei cristiani. Intorno alla Scrittura, infatti, cattolici, evangelici ed ortodossi si ritrovano sempre più spesso insieme. E’ uno dei dati principali emersi durante l’incontro nazionale dei diocesani per l’ecumenismo e il dialogo promosso dalla CEI a Roma. Oltre ad incontri biblici, scambi di approfondimento ed altre iniziative simili sono in corso numerosi progetti di traduzione interconfessionale, che poi hanno larga diffusione in libreria. Ma la dimensione ecumenica non dimentica neanche le traduzioni che fanno capo alla Chiesa cattolica. Lo ha ricordato il segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori, a proposito della nuova Bibbia della Conferenza Episcopale Italiana, in commercio da gennaio, per la cui traduzione sono stati sentiti esperti di altre confessioni cristiane ed anche ebrei. Questa nuova traduzione avrà, inoltre, significative modifiche e tra le più importanti – ha ricordato mons. Betori – quella relativa al Padre Nostro: non si leggerà più “non ci indurre in tentazione”, ma “non abbandonarci alla tentazione”, poiché non è certamente Dio che tenta gli uomini. La modifica, però, ed è bene precisarlo, si riferisce solo all’uso liturgico del brano evangelico. La preghiera per il momento resterà immutata. Altra modifica per il “Vade retro Satana”: non più “lungi da me”, ma “va dietro a me”, perché Gesù invita Pietro a fare il discepolo che segue, appunto, il Maestro. Infine il saluto dell’Angelo a Maria diventa “Rallegrati piena di grazia”, anche qui però la preghiera rimane invariata. (Per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)

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    All’Urbaniana, scuola pratica di teologia e diritto per la vita consacrata

    ◊   Diritto canonico, pastorale vocazionale, relazione tra vita consacrata e movimenti ecclesiali. Sono alcuni dei temi proposti dalla “Scuola pratica di teologia e diritto per la vita consacrata”, iniziata a novembre nella sede della Pontificia Università Urbaniana. La scuola – spiega la nota informativa della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica – offre corsi particolarmente utili per i membri delle curie generalizie e per i religiosi che desiderano approfondire aspetti teologici e giuridici. Verranno presi in esame, in particolare, il funzionamento dell’Ufficio pratiche civili e riconoscimenti giuridici e le norme del “Diritto sugli istituti religiosi”. Sulla vita consacrata - rende noto l’agenzia Zenit - interverranno inoltre vari professori, tra cui il gesuita padre Marco Ivan Rupnik. Sono previste, poi, sei lezioni sul voto di castità. “Anche se a volte si enfatizza sull’argomento - spiega uno degli insegnanti, padre Arnaldo Pigna, dell’ordine dei Carmelitani scalzi – può accadere che se la sessualità non viene concepita nella maniera giusta, con equilibrio, ma come una rinuncia al matrimonio, diventi un problema serio”. Le lezioni si tengono il mercoledì pomeriggio da novembre ad aprile nella sede dell’Urbaniana. La scuola è definita “pratica” perché orienta la riflessione e lo studio sulla vita concreta degli istituti. I corsi hanno validità accademica e sono riconosciuti dalle Università Pontificie di Roma. (A.L.)

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    A Roma, cristiani ed ebrei a confronto sul "midrash", commento rabbinico alla Bibbia

    ◊   “Il midrash è la chiave per spiegare le scritture secondo l’ebraismo e, al contempo, per capire l’ebraismo e la sua cultura”. Rappresenta “una posizione di confine, un punto di contatto ma anche di grande rottura”, tra ebraismo e cristianesimo. Lo ha ricordato Riccardo Segni, rabbino capo di Roma, intervenendo ieri pomeriggio a Roma, nella scuola ebraica, ad una tavola rotonda con mons. Ambrogio Spreafico, rettore della Pontificia Università Urbaniana, incentrata sul tema: “Il midrash, una lettura spirituale della Bibbia”. Mons. Spreafico – riferisce l’agenzia SIR - ha sottolineato che i commenti ebraici ai testi biblici, aiutano a “capire che il valore del testo non risiede solo nella sua storia redazionale, ma anche nella sua comprensione all’interno della tradizione di fede”. Nella tradizione rabbinica, il midrash designa anzitutto una attività e un metodo di interpretazione della Scrittura che, andando al di là del senso letterale, scruta il testo in profondità secondo regole e tecniche specifiche. La ricerca viene applicata alle parti legislative per dedurne conseguenze giuridiche e a sezioni narrative per interpretazioni di tipo morale. I risultati di secoli di “ricerca biblica” nelle scuole e nelle sinagoghe, dopo un lunghissimo periodo di trasmissione orale, furono progressivamente ordinati per scritto per formare le raccolte multiple chiamate midrashim. Queste si presentano sia come un commento continuo della Scrittura, sia come un’antologia di sermoni sulle letture fatte in occasione del sabato e delle feste. (A.L.)

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    lniziato il “Tour del mare” nei porti della Sicilia, promosso dall’Apostolato del Mare della Fondazione Migrantes

    ◊   Un Tour in 12 porti della Sicilia per fare esperienza attraverso l'incontro personale con la gente di mare. E’ l’iniziativa dell’Apostolato del Mare Italiano della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, guidato dal direttore nazionale, don Giacomo Martino. Obiettivo dell’iniziativa, in corso in questi giorni nell’isola, è quello di sensibilizzare i lavoratori dei porti, i camionisti che trasportano la merce da e verso il porto, le forze dell'ordine, gli armatori stessi ma, soprattutto, la cittadinanza che ruota e vive del lavoro di questa gente, come sostiene don Martino, “sempre più invisibilmente nascosta dalle lamiere degli scafi”. Il Tour della Sicilia del Mare “vuole insistere - spiega don Martino - per favorire la conoscenza e la cooperazione tra associazioni e gruppi, religiosi e laici, che per diversi motivi si ricollegano alla gente di mare"; intende anche incoraggiare "le esperienze già esistenti ad una collaborazione locale e nazionale nella costruzione di una grande rete nazionale”. Prima tappa è stata la 'Stella Maris' di Palermo: un’occasione - riferisce una nota della stessa Fondazione Migrantes - per rinnovare e confermare la presenza della Chiesa Italiana e diocesana nel porto di Palermo, uno dei più grandi di Italia: già dai primi anni ’60 nel porto del capoluogo siciliano, mons. Leonardo Bruno era diventato una stabile presenza come cappellano portuale e aveva poi realizzato un centro 'Stella Maris', tra i più grandi ed efficienti in Italia. Alla giornata conclusiva parteciperà anche il vescovo Calogero La Piana, membro della Commissione Episcopale per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana. (Da Palermo, per la Radio Vaticana, Alessandra Zaffiro)

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    Riparte la "Clericus Cup", torneo di calcio per seminaristi e sacerdoti: 16 squadre si contendono il titolo vinto nella scorsa edizione dalla squadra del Redemptoris Mater

    ◊   “La Clericus Cup è un esempio di bene in un periodo difficile per il calcio italiano”. Lo ha detto ieri il segretario del Pontificio Consiglio per i laici , mons. Josef Clemens, durante la presentazione del campionato di calcio organizzato dal Centro sportivo italiano (CSI) per seminaristi e sacerdoti. Il vescovo di Fidenza, monsignor Carlo Mazza, padre spirituale della nazionale italiana alle Olimpiadi dal 1984 al 2004, ha messo poi l’accento sulla forza dell’evento sportivo: “lo sport fa fermare, per alcuni avvenimenti, un'intera nazione”. Il presidente del Coni Giovanni Petrucci - riferisce l'agenzia Sir - ha detto inoltre che il torneo è “un segnale di serenità, perché chi ha più etica deve metterla a disposizione degli altri". In Italia “il problema del calcio – ha sottolineato quindi il presidente del CSI, Edio Costantini - è una crisi culturale. Occorre ripartire dal basso, dagli oratori, per educare i ragazzi a diventare migliori cittadini”. La manifestazione, giunta alla seconda edizione, vedrà in campo 400 atleti in rappresentanza di 71 nazioni di tutti e cinque i Continenti: sono presenti giocatori provenienti anche dal Myanmar (ex Birmania) e da Iraq, Giappone, Svizzera, Swaziland e Indonesia. Le 16 formazioni iscritte si contenderanno il titolo conquistato nell’edizione inaugurale dalla formazione del Redemptoris Mater. Alla finale del 3 maggio, prevista allo Stadio dei Marmi, si arriverà con la formula della Champion’s League (quarti e semifinali ad aprile con gare ad eliminazione diretta). Ieri, nella gara inaugurale, la squadra del Mater Ecclesiae ha superato ai calci di rigore la formazione del Seminario Romano Maggiore. (A.L.)

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    Al via il primo concorso per il miglior sito web cattolico

    ◊   L’Associazione dei webmaster cattolici italiani (WeCa, www.webcattolici.it) ha indetto il primo concorso per il miglior sito cattolico. Possono partecipare tutti i webmaster di un ‘sito cattolico’, associato a WeCa. Una sezione speciale del Concorso è dedicata alle parrocchie italiane. Una apposita commissione monitorerà i siti ammessi al concorso e valuterà le singole opere sulla base dei parametri di qualità indicati sul bando del concorso. Verranno considerati vari criteri, tra cui quelli della funzionalità, del contenuto e dell’accessibilità. Sono tre le sezioni previste: siti istituzionali (diocesani ed enti), siti personali e siti parrocchiali. I migliori verranno premiati il 24 gennaio 2008, il giorno in cui la Chiesa ricorda San Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa e patrono del giornalisti e di chi opera nelle comunicazioni sociali. Il concorso – si legge nel sito di WeCa - mira a promuovere la capacità da parte dei webmaster di saper coniugare l’esperienza di fede con la nuova cultura mediale, affinché in ogni tempo e secondo il linguaggio di ciascuna epoca sia annunciato il Vangelo. Ma anche a promuovere l'uso delle nuove tecnologie nelle parrocchie e incoraggiare l'utilizzo di Internet come strumento per informare e coinvolgere i fedeli nei processi comunicativi interni ed esterni. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    La Francia paralizzata dagli scioperi per l'ottavo giorno consecutivo

    ◊   Nella notte sabotaggi simultanei nella rete ferroviaria dell'alta velocità nell'est e nell'ovest della Francia, hanno creato enormi ritardi e disservizi che si aggiungono ai disagi causati da otto giorni di sciopero. Si era parlato nei giorni scorsi di tentativi di “militanti sindacali” di danneggiare la rete per impedire il ritorno alla normalità del servizio, ma i sindacati hanno fatto sapere di condannare i sabotaggi. Di questa questione Fausta Speranza ha parlato con il docente di geopolitica all’Università Tor Vergata di Roma, Giuseppe Bettoni, appena ritornato dalla Francia:


    R. – La negoziazione si intravede, anche se già qualche giorno fa sembrava essersi ben avviata e poi è rientrata, ma sarà sicuramente pesante, come sostiene oggi Manuel Valse, uno dei più importanti dignitari del Partito socialista.

     
    D. – E’ davvero il potere d’acquisto il problema? Il fatto che Sarkozy – a detta dei francesi – non abbia mantenuto le promesse elettorali di incidere subito sulle finanze, o c’è dell’altro?

     
    R. – Sicuramente, c’è una volontà di dare un’immagine di presidente capace di portare per la prima volta delle riforme in un Paese che sembra impossibile da riformare. Nella fattispecie c’è, però, un obiettivo che è considerato fondamentale, che è quello della riforma del sistema pensionistico. Si vuole portare tutti i cittadini francesi – compresi quelli che hanno un regime speciale come i ferrovieri – ad almeno 40 anni di contribuiti per poter andare in pensione prima del limite dei 60 anni.

    D. – Vediamo diverse categorie in sciopero, ma sono fronti compatti o ci sono esigenze diverse ed anche le istanze sono diverse?

     
    R. – Sicuramente nella funzione pubblica, che ha fatto – ricordiamolo – un solo giorno di sciopero, c’è la volontà di cambiare qualcosa sul potere d’acquisto: i dipendenti pubblici si lamentano del loro impoverimento a livello salariale. Per quanto riguarda poi le università, si sono accomunate a questo movimento di sciopero, che è un movimento abbastanza compatto ma non omogeneo, perché si battono contro la riforma dell’università e contro l’autonomia dell’università: fondamentalmente temono una forma di ineguaglianza tra università e quindi di impoverimento dell'università. Si uniscono i ferrovieri, ma a questo riguardo va ricordato che sono sette le organizzazioni sindacali che stanno reiterando ormai da settimane questo sciopero. Fra queste c’è la CGT, la potentissima organizzazione che riguarda tutta la metà meridionale della Francia e che, in realtà, è il vero ferro di lancia di questi scioperi. All’interno ci sono invece altre due organizzazioni che hanno già smesso di scioperare. Anche se il movimento dura, si è registrata una certa forma di "sgonfiamento" all’interno delle forze sindacali e su questo Sarkozy e Fillon puntavano molto. In questo momento, però, sembra che vi sia un ritorno di forza, forse per l’avvio delle negoziazioni.

    Pakistan
    Un'altra quarantina di combattenti islamici vicini ai taleban afghani e alla rete terroristica di al Qaeda, sono stati uccisi in combattimenti con l'esercito pachistano nella valle di Swat, nel nord ovest del Pakistan. Lo ha annunciato un portavoce dell'esercito. Sono quindi quasi 200 le vittime in dieci giorni di scontri. Recentemente Islamabad ha lanciato un'operazione militare per riprendere i luoghi ad un leader integralista religioso che, nelle ultime settimane, se ne era impadronito. I soldati, hanno detto le fonti, hanno “ripulito” un “importante centro di resistenza” degli insorti sulle montagne che dominano il distretto di Shangla, uno di quelli ancora controllati dagli integralisti; “le operazioni proseguono”, hanno aggiunto. E per il Pakistan c’è la dichiarazione di Bush: il presidente americano ha espresso la propria fiducia nel leader pachistano Musharraf, dicendosi convinto che manterrà il proprio Paese sulla strada della democrazia e terrà le armi nucleari lontane dalle mani degli estremisti islamici. Bush, in un'intervista alle rete televisiva Abc, ha ribadito di ritenere che Musharraf debba annullare al più presto lo stato d'emergenza in Pakistan, ma si è detto fiducioso sui passi che il presidente pachistano compirà sulla strada della democrazia, a partire dallo svolgimento delle elezioni a gennaio.

    Iraq
    In Iraq, sono britannici i due soldati della coalizione morti ieri quando l'elicottero sul quale si trovavano si è schiantato vicino a Baghdad. Lo ha precisato oggi a Londra il Ministero della difesa, secondo cui è troppo presto per fare congetture sulle cause dell'incidente. L'elicottero 'Puma' è caduto vicino alla città di Salman Pak, 45 chilometri a sud della capitale irachena.

    Medio Oriente
    In Israele approvato un trasferimento di 25 veicoli blindati leggeri all'Autorità Palestinese, che saranno utilizzati dalle forze di sicurezza del presidente Abu Mazen a Nablus, nel nord della Cisgiordania, con la possibilità di un'ulteriore consegna di altri 25 se ce ne fosse bisogno. Lo indica la radio militare israeliana. I veicoli, di fabbricazione russa e adibiti soprattutto al trasporto truppe, saranno consegnati dalla Giordania e saranno operativi entro qualche mese, aggiunge la radio. “Nel quadro delle azioni con cui Israele intende sostenere le forze di sicurezza palestinesi nella prevenzione del terrorismo, il governo ha acconsentito a permettere i palestinesi di ricevere 25 veicoli blindati per Nablus”, ha detto alla radio un funzionario del governo. “Nel caso che forze palestinesi aggiuntive siano schierate in altre città palestinesi, Israele considererà con favore la consegna di altri 25 mezzi (blindati) per le forze di sicurezza”. Si tratta di un gesto di buona volontà da parte del premier israeliano, Ehud Olmert, nei confronti del presidente palestinese ad una settimana dalla conferenza internazionale di Annapolis, negli Stati Uniti.

    ONU e Iran
    La terza commissione dell'Assemblea Generale dell'ONU ha approvato una risoluzione che esprime “profonda preoccupazione” per “le sistematiche violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali” in Iran. Il documento condanna “torture, trattamenti crudeli, inumani, degradanti, come la flagellazione e l'amputazione”, oltre che le esecuzioni pubbliche e le lapidazioni. La risoluzione, che dovrà essere ratificata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, condanna anche l'esecuzione di bambini minori di 18 anni. Il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, dovrà presentare un rapporto sulla situazione in Iran alla 63.ma sessione dell'Assemblea Generale in agenda l'anno prossimo. La risoluzione, che non è vincolante, è stata approvata con 72 sì, 50 no e 55 astenuti.

    Scontro tra treni in Corsica
    Almeno una trentina di persone sono rimaste ferite in uno scontro fra due treni in Corsica. Lo ha riferito la rete televisiva all news francese LCI - La chaine info - senza fornire ulteriori dettagli.

    Kosovo
    L’intensa giornata di negoziati bilaterali e congiunti, ieri, sotto l'ombrello della Troika UE-USA-Russia, non è bastata per sbloccare l'impasse in cui sono finiti i colloqui tra kosovari e serbi sul nuovo status del Kosovo, provincia serba a maggioranza albanese che chiede precisamente l'indipendenza. Ciò nonostante, nessuna delle due parti, e tantomeno la Troika, intende gettare la spugna prima della scadenza fissata a New York per il 10 dicembre. Le delegazioni hanno quindi deciso di confermare il meeting già in agenda per il 26 novembre prossimo a Baden (Vienna) e di prolungarlo per tre giorni, fino al 28. Il processo sarà concluso con il rapporto del Gruppo di contatto al segretario generale dell'ONU il prossimo 10 dicembre. Pristina ha illustrato la sua visione di un'indipendenza sorvegliata del Kosovo in linea con le raccomandazioni dell'inviato speciale ONU Martti Ahtisaari. Belgrado, da parte sua, ha continuato ad elaborare la sua visione di un'autonomia ampia del Kosovo all'interno dei confini della Serbia. La delegazione serba, guidata dal presidente Tadic e dal primo ministro Kostunica, ha presentato diverse opzioni di autonomia: il modello delle isole finlandesi Aland si è aggiunto al modello Honk Kong. Entrambi hanno rifiutato l'ipotesi dello statuto neutrale, sull'esempio di quanto praticato nel 1972 per separare e regolare la convivenza tra le due Germanie, sul quale punta il mediatore europeo nella Troika, il tedesco Wolfgang Ischinger. Il vincitore delle elezioni di sabato Hashim Thaci, a Bruxelles con il presidente Fatmir Sejdiu e il premier in carica Agim Ceku, ha assicurato che il Kosovo non proclamerà in modo unilaterale l'indipendenza senza un consulto preventivo con Washington e Bruxelles. Per quanto riguarda il punto di vista di Mosca, l'emissario russo nella troika Ue-Usa-Russia sul Kosovo, Botsan-Kharcenko, ha sostenuto che gli Usa affrontano la questione della provincia serba a maggioranza albanese in un'ottica di “pseudo-realtà”, considerando la sua indipendenza un fatto compiuto.

    Libano
    Il presidente del Parlamento e leader sciita d'opposizione, Nabih Berri, è “fiducioso” che un nuovo presidente della Repubblica “consensuale” verrà eletto all'ultimo momento venerdì in Libano. Lo ha riferito oggi la stampa di Beirut. ''Le sofferenze saranno presto finite, arrivederci a venerdi''', ha detto Berri, citato dai quotidiani 'An-Nahar' e 'As-Safir', dopo aver incontrato in nottata a Beirut il leader sunnita della maggioranza parlamentare antisiriana, Saad Hariri. Per la quarta volta dal 25 settembre, Berri ieri ha rinviato, al 23 novembre, la sessione del Parlamento per l'elezione del successore del presidente uscente, il filosiriano Emile Lahud, il cui mandato scade alla mezzanotte di venerdì. Berri, un alleato del movimento sciita Hezbollah, dovrebbe scegliere con Hariri un nome dalla lista di sei candidati alla presidenza stilata dal Patriarca cattolico-maronita, Nasrallah Sfeir, capo spirituale della comunità cui, in base al sistema politico-confessionale del Libano, spetta la massima carica. L'ex pluriministro Michel Edde sembra al momento il favorito tra i candidati di compromesso accettati dall'opposizione, appoggiata da Siria e Iran, e - seppure in misura minore - dalla maggioranza sostenuta da Usa, Unione europea e Paesi arabi del Golfo.

    Congo
    Un gruppo di soldati insorti sono entrati nella città di Rutshuru (nord-Kivu, est) dove si stanno verificando violenti combattimenti con i soldati governativi della Repubblica democratica del Congo (FARDC). Lo testimoniano abitanti. ''C'è un'ondata di panico e la gente, a migliaia, sta fuggendo in direzione di Kiwanja'' dicono gli abitanti. Invece, stamane, un comandante del FARDC aveva detto che all'alba ''gli insorti hanno attaccato le nostre postazioni a Rukopro ( a tre km da Rutshuru). Abbiamo aperto il fuoco e li abbiamo respinti''.

    Zimbabwe. L'ultimo leader non africano di quella parte del Sudafrica che si chiamava ''Rhodesia bianca'', dominata cioè dal potere della minoranza bianca, Ian Smith, è morto a 88 anni, in Sudafrica, a Città del Capo, dove si era trasferito quattro anni fa per motivi di salute. Smith rimase a capo del governo della Rhodesia dal 1964 al 1979, anno nel quale la guerriglia nera riuscì ad aver ragione delle truppe governative. Nello stesso anno fu firmato l'accordo di Lancaster House che portò alla nascita della repubblica dello ''Zimbabwe Rhodesia'' (il secondo nome cadde subito dopo) ed alle successive elezioni che nel 1980 fecero eleggere Robert Mugabe primo ministro. Ian Smith incarnò in tutti i suoi aspetti la figura del governante occidentale segregazionista e difensore strenuo della supremazia dei bianchi.

    Russia
    Il leader del Cremlino Vladimir Putin, parlando davanti ad una folla di 5000 persone al palazzetto Luzhniki di Mosca, ha indicato come compito principale da perseguire "quello di mantenere la continuità del corso volto allo sviluppo stabile del Paese" per farlo entrare entro i prossimi dieci anni tra le prime cinque economie del mondo. "Dobbiamo garantire l'aumento del benessere dei cittadini e la sicurezza della patria dai rischi politici", ha proseguito, citato dall'agenzia Itar-Tass. "Oggi la Russia è tornata a far parte delle prime dieci economie del mondo", ha aggiunto, ricordando che nei suoi otto anni di presidenza il pil è cresciuto del 70% e la capitalizzazione delle società russe di oltre 30 volte. La Russia potrà entrare a far parte nel giro di dieci anni delle prime cinque economie del mondo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 325

     

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