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SOMMARIO del 20/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il cordoglio di Benedetto XVI per la tragedia nella miniera ucraina di Zasyado
  • Rinunce e nomine
  • Il ruolo della scuola cattolica nella società sottolineato dal cardinale Grocholewski durante la presentazione ai media di un documento vaticano sul tema
  • Il Sinodo sulla Parola di Dio esprime la profonda comunione tra il Papa e i vescovi di tutto il mondo. Intervista con l’arcivescovo Nikola Eterović
  • La plenaria del Pontificio Consiglio Giustizia e pace nel 40.mo della "Populorum progressio"
  • Conclusa a Roma la Conferenza internazionale del Progetto STOQ. Il commento dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi
  • Mons. Migliore all'ONU: il disastro in Bangladesh rende più urgente un sistema coordinato per affrontare le catastrofi naturali
  • Oggi in Primo Piano

  • Appello delle ONG italiane impegnate in Somalia: nel Paese è in corso una gravissima crisi ignorata dai media
  • Si celebra oggi nel mondo la Giornata per i diritti dell’infanzia. L’UNICEF: negli ultimi dieci anni, 2 milioni di bambini morti a causa dei conflitti.
  • Don Fortunato Di Noto replica alle accuse per cui è indagato dalla Procura di Catania: siamo stati vittime di un atto vandalico, non cerchiamo pubblicità
  • Nei cinema italiani "Rosso Malpelo", tratto dalla novella di Verga. Gli incassi del film destinati a sostegno dei bambini minatori in Bolivia
  • Chiesa e Società

  • Appello dei vescovi africani ed europei contro le nuove forme di schiavitù
  • Diminuiti nel mondo i malati di AIDS ma la Sindrome resta la prima causa di morte nell'Africa sub-sahariana
  • Messaggio del segretario generale dell’ONU in occasione del lancio dell’Anno mondiale 2008 per i servizi igienico-sanitari
  • L’ONU lancia un appello in favore del continente africano per fronteggiare l’emergenza climatica
  • A Nazareth resterà chiusa ai fedeli per tre mesi la Grotta dell’Annunciazione per lavori di restauro
  • La Chiesa del Nepal preoccupata per il rinvio del voto per l'Assemblea costituente
  • Entra nella fase operativa il nuovo piano educativo nazionale dei vescovi dell'India a favore dei poveri del Paese
  • Pakistan: festeggia cento anni la cattedrale del Sacro Cuore di Lahore
  • Chiusa la cattedrale di Città del Messico in seguito ad una irruzione, domenica scorsa, dei sostenitori del politico López Obrador
  • Nel discorso di apertura all’Assemblea della Conferenza episcopale spagnola, il vescovo di Bilbao ricorda la guerra civile
  • Nel Regno Unito, la Chiesa cattolica esprime preoccupazione per il disegno di legge sulla fertilità che spianerebbe la strada agli embrioni ibridi
  • Il vescovo scozzese, Joseph Devine, chiede al premier britannico coerenza nella lotta alle discriminazioni contro i cattolici
  • Presentati i dati sullo stato delle traduzioni della Bibbia nel mondo: il testo biblico è tradotto in 429 lingue
  • L’OPAM annuncia una serie di eventi per sostenere i suoi progetti di alfabetizzazione
  • 24 Ore nel Mondo

  • I 10 Paesi dell'ASEAN, riuniti a Singapore, firmano un nuovo trattato e si impegnano ad un maggiore rispetto della democrazia e dei diritti umani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il cordoglio di Benedetto XVI per la tragedia nella miniera ucraina di Zasyado

    ◊   La sciagura nella miniera ucraina di Zasyado - nella quale ieri hanno perso la vita oltre 70 minatori e molti altri mancano tuttora all'appello - ha suscitato anche il dolore e la solidarietà di Benedetto XVI. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, inviato al nunzio apostolico nel Paese, l'arcivescovo Ivan Jurkovic, e al presidente ucraino, Viktor Yushchenko, il Papa - si legge - esprime "sentimenti di vivo cordoglio ai familiari delle vittime come pure alle autorità governative e all'intera nazione", pregando "per i feriti e per quanti soffrono la drammatica perdita dei loro cari. 

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    Rinunce e nomine

    ◊   Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Great Falls-Billings mons. Michael W. Warfel, finora vescovo di Juneau (USA). Il presule ha 59 anni, ha studiato per un anno alla Indiana University, prima di servire nell’esercito degli Stati Uniti in Vietnam e Corea. Nel 1972 è entrato nell’ “Ateneo dell’Ohio” (Seminario maggiore dell’arcidiocesi di Cincinnati) dove ha compiuto gli studi di filosofia e di teologia. Dopo l'ordinazione sacerdotale, è stato, fra l'altro, parroco continuando nel frattempo a studiare presso il St. Michael’s College a Winoosci, Vermont, e conseguendo un Master’s Degree in Sacra Scrittura nel 1991. E’ stato nominato e consacrato vescovo di Juneau nel 1996.

    In Irlanda, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Achonry presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo, Thomas Flynn. Al suo posto, il Pontefice ha nominato il canonico Brendan Kelly, finora vicario generale della diocesi di Galway. Il neo presule, 61 anni, ha svolto gli studi di Teologia presso il St. Patrick’s College di Maynooth. Dopo l'ordinazione sacerdotale, è stato per diversi anni docente presso alcuni College della diocesi. Nel 1995-1996, ha trascorso un anno presso il movimento dell'Arche in Francia, dedicandosi ai portatori di handicap. E' stato anche parroco prima di essere nominato canonico del Capitolo cattedrale e vicario foraneo per il decanato di Kilfenora.

    Benedetto XVI ha nominato membri del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso i monsignori: Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Thomas Dabre, vescovo di Vasai, Hyginus Kim Hee-joong, ausiliare di Kwangju; Christopher Charles Prowse, ausiliare di Melbourne.

    Inoltre, il Papa ha nominato consultori del medesimo dicastero i monsignori: Paul Hinder, vicario apostolico di Arabia (Emirati Arabi Uniti); George Frendo, vescovo ausiliare di Tiranë-Durrës (Albania); Janusz Kaleta, amministratore apostolico di Atyrau (Kazakhstan); i reverendi Mons. Paolo Selvadagi, docente alla Pontificia Università Lateranense (Italia); mons. Peter D. Fleetwood, segretario aggiunto della C.C.E.E. (Gran Bretagna); sac. Wilybard Lagho, responsabile per il dialogo con l'Islam dell'arcidiocesi di Mombasa (Kenya); sac. James Massa, segretario della Commissione per l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza episcopale statunitense (Stati Uniti d'America); sac. Fernando Giannetti, parroco di Nuestra Señora de la Misericordia in Buenos Aires (Argentina); sac. Jean-Marc Aveline, direttore dell'Institut de Science et de Théologie des Religions, Marsiglia (Francia); sac. Héctor Michel Ortega, direttore spirituale della Comunità di Filosofia del seminario diocesano di Colima (Messico); Don Jurandyr Araújo, S.D.B., responsabile per le religioni afro-brasiliane della Conferenza episcopale brasiliana (Brasile); p. Miguel Angel Ayuso Guixot, M.C.C.I., preside del P.I.S.A.I. (Spagna); p. Joseph Ellul, O.P., docente alla Pontificia Università S. Tommaso d'Aquino (Malta); p. Benedict Kanakapalli, O.C.D., docente alla Pontificia Università Urbaniana (India); p. Lorenzo Piretto, O.P., vicario delegato, vicariato apostolico di Istambul (Turchia); p. Benoît Vermander, S.I., direttore accademico del Ricci Institute, Taipei (Taiwan); suor Gertrud Veronika de Jésus Wiedmann, superiora generale della Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù (Germania), e la dott.ssa Teresa de Jesus Osório Dias Gonçalves, già officiale del suddetto dicastero (Portogallo).

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    Il ruolo della scuola cattolica nella società sottolineato dal cardinale Grocholewski durante la presentazione ai media di un documento vaticano sul tema

    ◊   “Educare insieme nella scuola cattolica. Missione condivisa di persone consacrate e fedeli laici”. E’ il titolo del documento presentato stamane in Sala Stampa Vaticana dal cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Il testo - approvato dal Papa nel settembre scorso - è edito dalla Libreria editrice vaticana ed è disponibile in quattro lingue: italiano, francese, inglese e spagnolo. Il servizio di Roberta Gisotti:


    Vogliamo incoraggiare tutti i fedeli laici e i consacrati uniti nella missione educativa - ha detto il cardinale Zenon Grocholewski illustrando la ratio del documento - a rispondere con rinnovate competenze alle sfide della scuola, la cui rilevanza “traspare dal contesto di complessità sociale culturale e religiosa - si legge nel testo - in cui crescono in concreto le giovani generazioni”, e che “influenza significativamente il loro vissuto”. Ma quali sono i problemi emergenti? Questa l'analisi del porporato:

     
    “Il contesto odierno della scuola è segnato da profondo disagio. Nel mondo scolastico, soprattutto occidentale, si percepisce anche una diffusa fatica da parte degli insegnanti, che si sentono demotivati e vedono spesso frustrato il loro compito educativo. Tra i segni molto preoccupanti, c’è anche quello dell’aumento della violenza nelle scuole e tra gli adolescenti, come pure la difficoltà delle famiglie - che, giova ricordare, sono le prime responsabili dell’educazione dei figli - ad essere parte attiva della comunità educativa scolastica. Si assiste inoltre ad una perdita di senso dell’educazione strettamente legata allo smarrimento dei valori, soprattutto di quelli che sostengono le scelte di vita, la famiglia, il lavoro, le scelte morali. In tal modo, l’educazione soffre anch’essa dei mali che affliggono le nostre società: il diffuso soggettivismo, il relativismo morale e il nichilismo”.
     
    A fronte di ciò - ha sottolineato il porporato - “la tradizione pedagogica cattolica ribadisce con forza la centralità della persona”, puntando alla sua formazione integrale, sostenuta da valori umani, spirituali e religiosi.

     
    Sono oggi più di un miliardo i ragazzi in età scolare con le loro famiglie, e 58 milioni sono i loro insegnanti. In questo universo educativo - ha documentato mons. Angelo Vincenzo Zani, sottosegretario del dicastero - operano 250 mila scuole cattoliche frequentate da 42 milioni di allievi, sotto la guida di circa 3 milioni e mezzo di educatori, mentre sono svariate migliaia i docenti cattolici, tra cui molti consacrati, che insegnano in numerose scuole di Stato:

     
    “La scuola cattolica opera in tutte le aree geografiche, anche in quelle dove non c’è la libertà religiosa, o che sono socialmente ed economicamente più svantaggiate, con una stupefacente capacità di rispondere alle emergenze ed ai bisogni formativi nonostante talvolta vi siano grandi difficoltà”.
     
    “La scuola cattolica - ha concluso la conferenza stampa il prof. Roberto Zappalà, preside dei Licei dell’Istituto Gonzaga di Milano - partecipa della missione della Chiesa e la Chiesa non è mai fine a se stessa”, per cui “la scuola cattolica esiste per il mondo intero”.

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    Il Sinodo sulla Parola di Dio esprime la profonda comunione tra il Papa e i vescovi di tutto il mondo. Intervista con l’arcivescovo Nikola Eterović

    ◊   Con la pubblicazione dei Lineamenta siamo entrati in una fase importante di preparazione al Sinodo del prossimo anno. Il tema della Parola di Dio su cui si incentrerà l’assemblea sinodale è stato scelto dal Papa, ma è anche frutto di un’ampia consultazione ecclesiale. Proprio su questa dimensione collegiale del Sinodo, fin dalle sue fasi iniziali, si sofferma l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, intervistato da Alessandro Gisotti:
     
    R. - Ovviamente, il Santo Padre è presidente del Sinodo, ma nel Sinodo si esprime la comunione affettiva ed effettiva di tutto l’ordine episcopale. Esiste una lunga tradizione per cui, prima di scegliere un tema della riflessione sinodale, il Santo Padre per mezzo della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi chiede il parere dell’episcopato mondiale su alcuni temi di grande attualità. Questa volta, la scelta non è stata difficile perché la grande maggioranza dell’episcopato ha segnalato l’importanza della Parola di Dio, e dunque il Santo Padre è stato contento di accogliere questo desiderio condiviso dall’episcopato mondiale, perché si sente anche la necessità di rileggere in chiave pastorale il grande documento del Vaticano II, la Dei Verbum.

     
    D. - Ci sono delle novità di carattere organizzativo del Sinodo vero e proprio?

     
    R. - La grande novità che è già stata sperimentata nell’ultimo Sinodo sull’Eucaristia, ma che adesso fa parte del Regolamento del Sinodo dei Vescovi, è la cosiddetta “discussione libera”: alla fine delle Congregazioni plenarie, dalle sei alle sette, ogni pomeriggio, sarà lasciato uno spazio per espressioni non scritte, non programmate dei Padri sinodali, che potranno intervenire. Ci sarà quindi una discussione durante questo tempo. E’ stata anche introdotta la presenza di membri del Sinodo che non hanno diritto di voto: sono rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane, cosiddetti “delegati fraterni”, “auditori” e “auditrici” - dunque uomini e donne - e anche esperti.

     
    D. - Quali sono, anche in base alle indicazioni dei Lineamenta, le possibili ricadute positive di questo Sinodo sul dialogo ecumenico, come anche nei rapporti con il mondo ebraico?

     
    R. - Penso che soprattutto i cattolici debbano scoprire il grande tesoro rappresentato dalla Sacra Scrittura. Ovviamente, questa ricchezza ci mette in buona posizione per condividere il tesoro che è la Parola di Dio con i nostri fratelli cristiani, membri delle comunità cristiane, delle Chiese ortodosse e anche le comunità cristiane della Riforma protestante. Un posto del tutto particolare riguarda i rapporti dei cristiani con gli ebrei, perché abbiamo insieme la Prima Alleanza, i Libri dell’Antico Testamento tradizionalmente chiamati, che noi cristiani leggiamo in chiave cristologica: il Nuovo Testamento è stato nascosto nell’Antico e nel Nuovo Testamento è rivelato quello Antico. Dunque, i due Testamenti sono strettamente connessi.

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    La plenaria del Pontificio Consiglio Giustizia e pace nel 40.mo della "Populorum progressio"

    ◊   Il duplice ammonimento rivolto da Giovanni Paolo II alla Chiesa a “prendere il largo senza paura e con speranza” e da Benedetto XVI ad ogni cristiano a “farsi prossimo dell’uomo del nostro tempo con la carità della verità” è stato ricordato dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ai membri, consultori e officiali del dicastero, riuniti oggi e domani in Vaticano per la loro plenaria, nel 40° anniversario dell'enciclica di Paolo VI Populorum Progressio, considerata la "magna charta" del dicastero stesso. Il servizio è di Paolo Scappucci:


    Di fronte alla sfida della verità sull’uomo, a quelle del dialogo e della globalizzazione, il porporato ha sottolineato l’attualità dello storico documento papale, specialmente nella visione dello sviluppo integrale, nell’appello alla volontà di tutti gli uomini affinché la tragica situazione di tanti popoli della fame venga affrontata e risolta, nella segnalazione dell’urgenza di una mobilitazione corale della comunità internazionale.

     
    Dalla visione delineata nella Populorum Progressio dello sviluppo come vocazione di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, secondo il cardinale Martino deriva per il Pontificio Consiglio il triplice compito di promuovere: un umanesimo aperto verso l’Assoluto, giacché senza Dio l’umanità intera fatica a scoprire la sua vocazione nell’essere un’unica famiglia, un pensiero nuovo sull’agire umano, che superi la preminenza tecnica del fare sul ricevere e del produrre sull’accogliere, la fraternità tra gli uomini, per liberare lo sviluppo da una riduttiva interpretazione materialistica e ricondurlo alla sua autentica dimensione umana.

     
    Dopo aver ricordato la luminosa figura del suo predecessore alla guida di Giustizia e Pace, il cardinale vietnamita Van Thuan, la cui Causa di beatificazione è stata già avviata per iniziativa del dicastero, con l’approvazione e l’incoraggiamento del Santo Padre, il cardinale Martino ha delineato le quattro fasi della presente plenaria: stamani, una sintetica valutazione delle attività del Pontificio Consiglio sulla base dell’articolato e preciso Rapporto stilato e illustrato dal segretario, il vescovo Giampaolo Crepaldi, mentre nel pomeriggio, un fruttuoso scambio di idee sui problemi sociali del mondo contemporaneo. Domattina, la relazione del cardinale honduregno, Oscar Rodriguez Maradiaga, riguardante il Magistero sociale della Chiesa sullo sviluppo umano dalla Populorum Progressio ad oggi, con comunicazioni di esperti sull’attualità dell’Enciclica di Paolo VI in riferimento specialmente alla dimensione morale dello sviluppo, alla povertà e globalizzazione, ai conflitti e disarmo, e alla promozione dei diritti umani. Domani pomeriggio, infine, la presentazione e discussione dei progetti di lavoro del dicastero, relativamente in particolare alla diffusione del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, ai convegni, seminari di studio e pubblicazioni nel prossimo futuro.

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    Conclusa a Roma la Conferenza internazionale del Progetto STOQ. Il commento dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi

    ◊   Si è svolto in questi giorni a Roma, presso il Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum”, il II Convegno internazionale del Progetto STOQ con l’obiettivo di rispondere alla grande domanda: “Che cosa è l’uomo?”. Il progetto STOQ, letteralmente “Scienza, Teologia e Ricerca Ontologica”, è un programma di ricerca cui collaborano sei Università pontificie con lo scopo di contribuire al dialogo tra scienza, filosofia e teologia. Durante i lavori, si è parlato in particolare dell’embrione umano. Ma perché molti non riescono a vedere nell’embrione umano una persona? Sergio Centofanti lo ha chiesto a mons. Gianfranco Ravasi, che in qualità di presidente del Pontificio Consiglio della Cultura è il promotore del progetto STOQ:


    R. - Perché forse si è perso il principio di finalità. Ormai, anche la scienza è più dominata dalla tecnica e la tecnica esamina soltanto dei fenomeni che sono binari, che procedono in maniera quasi indipendente: si analizzano parcellizzando i percorsi. E proprio per questo motivo, si spezza quella capacità di unità che sempre il grande pensiero - il pensiero classico - ha avuto, e che è anche, direi, quasi spontaneamente incastonato nell’interno della nostra visione, la visione dell’essere: il principio di finalità. Si considerano perciò come tante tappe che sono quasi indipendenti tra di loro e se c’è un filo, è un filo meramente esteriore. In realtà, io penso che perdendo questo filo si perde anche - alla fine - l’idea di senso. L’idea di finalità globale vuol dire anche rispondere alla grande domanda: ‘Che significato io ho nell’interno della mia esistenza, del mio agire, e soprattutto di ciò che m’attende?’. Ecco: studiare, quindi, il punto di partenza non semplicemente come un piccolo cerchio chiuso in se stesso: per esempio, quando si pensa a un seme di grano si pensa subito anche naturalmente alla realtà che esso comporta, cioè lo stelo, le spighe e la sua efflorescenza piena. Ecco: questa idea di unitarietà fa parte di quella che io chiamo “la sapienza”, cioè la capacità non di fermarci al particolare, ma di riuscire a cogliere la pienezza, l’unitarietà del comprendere.

     
    D. - Il progetto STOQ nasce dal desiderio di una visione integrale del sapere, dalla necessità di un nuovo dialogo tra scienza, filosofia e teologia. Quanto è difficile, oggi, questo dialogo?

     
    R. - Il dialogo è indubbiamente difficile perché c’è una forte tentazione, e qui dobbiamo riconoscerla anche come tentazione parallela: la tentazione dello scienziato è di esaurire nel suo orizzonte, dal suo punto di osservazione, tutto il giudizio sulla realtà, e di considerare tutto ciò che è da altre prospettive come una presenza che è secondaria o qualche volta persino mitica, insignificante rispetto al primato quasi assoluto che la scienza rivendica. Dall’altra parte, ci può essere anche una teologia che disattende il contributo della scienza. Ecco: l’indispensabile è proprio quello di tener conto della complessità del reale e soprattutto della diversa possibilità di guardare quella realtà unica che è l’uomo da prospettive differenti con canali di conoscenza differenti. Dopo tutto, questo stesso uomo non vive soltanto di logica formale: si innamora, anche. Quando si innamora, usa un altro tipo di logica e di conoscenza, che è parallelo a quello della poesia, che è parallelo a quello dell’arte e che è parallelo anche a quello della fede.

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    Mons. Migliore all'ONU: il disastro in Bangladesh rende più urgente un sistema coordinato per affrontare le catastrofi naturali

    ◊   La tragedia del Bangladesh, devastato dal ciclone Sidr, dimostra la necessità di realizzare un sistema “coordinato ed efficace” di risposta ai disastri naturali: è l’appello rivolto alla comunità internazionale da mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’ONU di New York, in un intervento pronunciato ieri al Palazzo di Vetro. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    In apertura del suo discorso, l’arcivescovo Migliore ha espresso il cordoglio della Santa Sede per le vittime del ciclone Sidr in Bangladesh. Quindi, riecheggiando le parole del Papa, all’Angelus di domenica, ha auspicato che la macchina della solidarietà moltiplichi i suoi sforzi per venire in soccorso a quanti sono provati dal disastro. La devastazione del Bangladesh, ha affermato il presule, riporta in primo piano i terribili effetti che la natura può provocare in ogni parte del mondo. E’ allora necessario, ha avvertito, dar vita ad un “sistema di risposta ai disastri, efficace e coordinato”. Non solo disastri naturali, ha precisato, giacché è spesso l’uomo con le guerre a portare devastazione. In tale contesto, mons. Migliore ha ribadito che le parti impegnate in conflitti devono rispettare le leggi internazionali in materia umanitaria.

     
    L’osservatore vaticano si è, dunque, augurato che le Nazioni Unite rafforzino il proprio ruolo di coordinamento per affrontare i disastri. Per questa finalità, ha sottolineato, l’ONU deve contare sulla piena cooperazione degli Stati direttamente coinvolti. D’altro canto, ha proseguito, con il proliferare delle agenzie umanitarie è importante che l’ONU sviluppi la collaborazione tra loro nel rispetto delle proprie specificità. Una sinergia con le realtà locali e le autorità che aiuti le popolazioni colpite anche nella transizione dalla fase di risposta all’emergenza a quella di ricostruzione.

     
    Mons. Migliore ha concluso il suo discorso ribadendo l’importanza di interventi a lungo raggio. Le immagini di disastri, ha costatato, provocano un intervento immediato ed una gara di solidarietà internazionale. Tuttavia, quando l’attenzione dell’opinione pubblica viene distolta da altre priorità, quella che era ritenuta un’emergenza viene presto dimenticata con grave danno per le popolazioni. Di qui, l’esortazione di mons. Migliore a mantenere gli impegni presi ed, anzi, a riportare in primo piano proprio quelle situazioni di crisi dimenticate. 

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    Oggi in Primo Piano



    Appello delle ONG italiane impegnate in Somalia: nel Paese è in corso una gravissima crisi ignorata dai media

    ◊   In Somalia è in corso la peggiore crisi umanitaria africana. Una tragedia umana che si sta consumando nell'indifferenza dei media e della politica di un Paese, come l'Italia, che per i suoi legami storici dovrebbe, per primo e più di altri, occuparsene. E' questo l’appello lanciato da “Italia aiuta”, il coordinamento italiano per le emergenze umanitarie, composto da sei organizzazioni non governative (CESVI, CISP, COOPI, COSV, Intersos e Movimondo), da tempo attivo nel Paese africano, dove impiega una decina di operatori italiani e alcune centinaia di collaboratori somali. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Nino Sergi, tra i promotori dell’iniziativa:


    R. - La crisi umanitaria come quella che si sta vivendo in Somalia ci ricorda gli anni ’90, ’91, ’92 quando la gente soffriva per la carestia e per la guerra. Oggi, si tratta di profughi che scappano in modo particolare da Mogadiscio, dove continua l’instabilità, il conflitto: ci sono attualmente circa 250 mila persone. Siamo alla fine di una stagione piovosa, perciò anche le condizioni climatiche sono terribili: alcune persone vivono sotto gli alberi, hanno trovato rifugio fuori, lontano dalla capitale e occorre dare assistenza a queste persone. Quello che noi sottolineiamo è il fatto che nessuno in Italia, o pochissimi in Italia parlino di questa tragedia.

     
    D. - Questa crisi sembra essere relegata nel dimenticatoio, nonostante voi diciate che sia peggiore di quella del Darfour. Perché questo poco interessamento da parte dei media?

     
    R. - Dipende da una disattenzione verso cose che dovrebbero essere, per il nostro Paese, prioritarie. C’è in ambito politico un’iniziativa seria da parte italiana, ma occorre dare anche segnali diversi di presenza che i somali si aspettano e la comunità internazionale si aspetta.

     
    D. - In altre parole, l'auspicio è che il villaggio globale, di cui tanto si parla, dove le informazioni dovrebbero di fatto viaggiare alla velocità della luce, si realizzi concretamente anche per la Somalia...

     
    R. - Assolutamente sì. E’ ingiustificato e inaccettabile che l’Italia lasci la Somalia, come l’avete definita appunto, nel dimenticatoio.

     
    D. - Vuole lanciare un appello affinché questa situazione possa cambiare?

     
    R. - Sì. L’appello è da lanciare soprattutto su due fronti: Primo, che la società italiana conosca anche questo tipo di situazioni, perciò un appello è per i media: un’ attenzione maggiore verso questo Paese, verso l’Africa in generale. Secondo, l’appello è alla politica: la politica è disattenta nel sub-continente africano che è qui alle nostre porte, e in particolare verso quei Paesi verso cui abbiamo degli obblighi particolari.

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    Si celebra oggi nel mondo la Giornata per i diritti dell’infanzia. L’UNICEF: negli ultimi dieci anni, 2 milioni di bambini morti a causa dei conflitti.

    ◊   Oggi si celebra la Giornata mondiale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, un'iniziativa che ricorda il diciottesimo anniversario della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, nata il 20 novembre del 1989, 30 anni dopo l'omonima Dichiarazione. Numerose le iniziative in programma in tutto il mondo che vedono coinvolte Istituzioni e associazioni che a diversi livelli sono impegnate per la tutela dei bambini. Il servizio di Gabriella Ceraso:


    Secondo i dati forniti dall'agenzia ONU, ogni anno nel mondo muoiono 9,7 milioni di bambini tra gli 0 e i 5 anni; 26.575 ogni giorno. Il 53% dei decessi e' collegato alla malnutrizione, ma ci sono le vittime dei conflitti (oltre 2 milioni negli ultimi 10 anni) e l’abbandono, il mancato accesso all’istruzione. Con queste pesanti cifre, la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, pensata come strumento di promozione e protezione ratificata da 191 Paesi del mondo si appresta a compiere 18 anni. Quale dunque il suo valore e cosa manca? Mariarosa Cutillo è responsabile delle relazioni esterne ed internazionali dell’associazione “Mani Tese”.

     
    "La Convenzione sui diritti dell’infanzia è ancora, purtroppo, forse l’evento più eclatante di mancata applicazione dei diritti. Quindi, quello che si può fare è mettere in campo una volontà politica forte, a partire dagli Stati, per mettere in atto la Convenzione. Se gli Stati non ci arrivano da soli, allora deve essere l’opinione pubblica, deve essere la società civile a fare pressione, perché in qualche modo questi diritti vengano rispettati".

     
    Impegnarsi: è questa la parola d’ordine, non solo a livello istituzionale. Filippo Ungaro è responsabile comunicazione di "Save the Children Italia".

     
    "Molto spesso, si considerano emergenze cibo, acqua, cure sanitarie: ma l’unico modo per dare ai bambini l’effettiva titolarità dei loro diritti, così da fare in modo che i bambini abbiano uno sviluppo e un futuro dignitoso, arriva attraverso l’educazione".

     
    Tra le iniziative di oggi, la campagna “Tornare Bambini”, proprio dell’associazione “Mani Tese”, contro lo sfruttamento del lavoro minorile che coinvolge 218 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni: lavorano a tempo pieno soprattutto in attività pericolose, e non solo nel sud del mondo ma anche nelle periferie italiane ed europee. Per questo, l’associazione punta alla sottoscrizione di una Carta d’intenti a tutela dell’infanzia, che coinvolga tutti gli attori di questo problema, ma vanta anche risultati che fanno ben sperare. Ancora Mariarosa Cutillo.

     
    "I progetti di “Mani Tese” hanno portato dal ’97 ad oggi a scuola in Asia, Africa, in America Latina circa 30 mila minori. Hanno fatto in modo che centinaia di migliaia di mamme potessero aver accesso a microcredito, potessero aver accesso a risorse economiche che permettessero nel tempo di togliere i bambini dal lavoro. Sono progetti che in qualche modo hanno avuto anche un impatto sulle istituzioni locali, proprio perché hanno contribuito a sensibilizzarle e far applicare gli impegni assunti".

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    Don Fortunato Di Noto replica alle accuse per cui è indagato dalla Procura di Catania: siamo stati vittime di un atto vandalico, non cerchiamo pubblicità

    ◊   Diffusione di notizie false e procurato allarme. Sono queste le ragioni per le quali la Procura di Catania sta indagando su don Fortunato Di Noto, il sacerdote di Avola creatore e presidente dell’Associazione Meter, da anni impegnata nella lotta alla pedofilia. Al centro dell’accusa, un comunicato stampa nel quale don di Noto avrebbe falsamente definito “atto vandalico” il furto di un centinaio di euro avvenuto il 6 novembre in una delle sedi dell’Associazione. Linda Giannattasio ha raggiunto telefonicamente il sacerdote:


    R. - Il nostro comunicato voleva semplicemente essere un atto di solidarietà nei confronti di tutti i volontari di Acicastello. Se il titolo era: “Raid vandalico nei confronti della sede di Acicastello”, successivamente dicevamo: “Se è opera di balordi, li perdoniamo e non vorremmo pensare ad altri atti di malintenzionati”. Hanno prelevato 126 euro, destinati ai bambini del Paraguay, e hanno messo a soqquadro la sede che è una piccola stanza: beh, io non penso che questa sia una falsa notizia! Ditemi voi come un atto di solidarietà possa diventare un atto falso e di allarme sociale.

     
    D. - Cosa le ha fatto immediatamente pensare che si trattasse di un atto vandalico?

     
    R. - Non sta a me fare la categoria del vandalismo, ma quando uno ti apre una sede con scasso...

     
    D. - Cosa risponde a chi l’ha accusata di avere cercato di attirare l’attenzione verso la sua Associazione?

     
    R. - Era necessario che io facessi un comunicato stampa per attirare attenzione su di me, impegnato da quindici anni nella lotta alla pedofilia? Sulla nostra Associazione, conosciuta in tutto il mondo? Mi sembra un po’ fuori le righe...

     
    D. - Come si stanno muovendo ora le istituzioni nei confronti della Procura di Catania?

     
    R. - Ci sono dei due rami delle Camere diverse interpellanze e forse anche richieste un po’ più specifiche, ma le istituzioni rispondono tra di loro. Noi continuiamo la nostra opera. Io sono più che sereno e lo dico con tutto il cuore. E certo, anche un po’ rammaricato da una situazione che si poteva benissimo evitare.

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    Nei cinema italiani "Rosso Malpelo", tratto dalla novella di Verga. Gli incassi del film destinati a sostegno dei bambini minatori in Bolivia

    ◊   E una finalità solidale con la Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia è quella che accompagna il film "Rosso Malpelo", tratto dalla celebre novella di Giovanni Verga, da ieri nelle sale italiane. Nella pellicola, il regista siciliano, Pasquale Scimeca, parla dell’infanzia sfruttata e scuote le coscienze: tutti gli incassi che il film realizzerà andranno a sostenere un progetto triennale per una raccolta di fondi a sostegno dei ragazzini boliviani che lavorano, come Rosso Malpelo, in condizioni terribili nelle miniere della Bolivia. Il servizio di Luca Pellegrini:


    “Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi… tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano Malpelo; e persino sua madre, col sentirgli dir sempre a quel modo, aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo”. Così inizia la celebre novella di Giovanni Verga, pubblicata nel 1880. E quante madri, oltre cent’anni da quella data, dimenticano ancor oggi i nomi dei loro figli e i figli quelli delle loro madri? Il dato sconvolgente è che in innumerevoli luoghi del nostro pianeta in questo stesso momento - le stime UNICEF parlano di 218 milioni - vivono bambini che vengono sistematicamente sfruttati sul lavoro. Sconosciuti, soli, maltrattati. Verga aveva dinanzi a sé le inesorabili leggi del vivere nella Sicilia del suo secolo e Pasquale Scimeca ha oggi quelle altrettanto spaventose e tragiche dei nostri anni e della terra intera.

     
    Ma per richiamare l’attenzione, parlarne e trasporre in simbolo tutte queste povertà e violenze, sceglie, appunto, la trasposizione cinematografica di Malpelo, intensa e austera, disseminandola equamente di spunti d’attualità e richiami alla tradizione, a cominciare dalle splendide musiche di Miriam Meghnagi. Ed ecco che, senza quasi tempo e nei chiaroscuri di infiniti panorami, si staglia e palpita una umanità vivace e rassegnata, ma con la luce della carità nel cuore, pur se offuscato dall’ombra di una speranza vana. Impossibile non riconoscersi, per metafora, nei personaggi del film. Impossibile non sentire quell’interrogativo estremo che Malpelo lancia con la sua occhiata al finale, guardando tutti gli spettatori, ma proprio tutti, prima di inabissarsi, forse per l’ultima volta, nel buio della miniera e della vita: vi ricorderete di me? Il regista del film è il primo che si è posto questa domanda.

    "Ancora oggi nel mondo ci sono tantissimi Rosso Malpelo. Tantissimi bambini che sono costretti ogni giorno a scendere nelle viscere della terra, a lavorare per portare a casa un pezzo di pane e soprattutto ci sono milioni di bambini che sono soli, come Rosso Malpelo: non hanno famiglia, non hanno nessuno che si occupi di loro. Basta andare in una favela di Rio de Janeiro, piuttosto che in una baraccopoli del Sud Africa. In quasi tutte le parti del mondo cosiddetto povero, c’è una realtà diffusissima di tanti Rosso Malpelo che non riescono ad avere una speranza nella vita".

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    Chiesa e Società



    Appello dei vescovi africani ed europei contro le nuove forme di schiavitù

    ◊   Un appello “ad avere maggiore attenzione alle nuove forme di schiavitù che sono forse peggiori della vecchia tratta degli schiavi” è stato lanciato dai vescovi africani ed europei nel comunicato stampa finale – reso noto oggi - che riassume i lavori del seminario “Conosco le sofferenze del mio popolo. Schiavitù e nuove schiavitù”, svoltosi dal 13 al 18 novembre a Cape Coast, in Ghana, su iniziativa del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) e del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar). Un messaggio congiunto verrà invece inviato al Vertice di Lisbona dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea e dell’Unione africana (8-9 dicembre). “Le nuove forme di schiavitù (traffico di esseri umani, lavoro forzato, bambini soldato, prostituzione, ecc.) – affermano i vescovi, insieme a rappresentanti della Santa Sede e di agenzie cattoliche umanitarie – sono dovute principalmente all’enorme divario economico tra i Paesi ricchi e poveri, e tra ricchi e poveri in ogni società”. I vescovi hanno sottolineato che “per ridurre questo divario” bisogna “raggiungere un nuovo ordine economico internazionale che garantisca una più equa distribuzione delle risorse del mondo”. Ma soprattutto, “è importante porre fine al desiderio di dominare gli altri e alla cultura di schiavitù e servitù”. Tra i vari interventi, riferisce l'Agenzia Sir, anche quello di Josef Sayer, presidente dell’organizzazione umanitaria Misereor, sulla “brutale e violenta forma di moderna schiavitù” che coinvolge 300.000 bambini soldato in tutto il mondo, soprattutto “in Uganda, Liberia, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Filippine, Colombia e Perù”. “In molti casi – ha aggiunto – queste ragazze e ragazzi vengono continuamente abusati ed usati come agenti segreti o sminatori, oppure costretti a combattere in prima linea”. Sayer ha condannato coloro che “traggono profitto dalla vendita di armi usate dai signori della guerra e dai bambini soldato”, senza che ci sia “un effettivo intervento della comunità internazionale e dei politici”. Il seminario ha messo a fuoco anche l’aspetto delle migrazioni e la possibilità di promuovere una cultura della vita e della famiglia. Sono state sottolineati, in particolare, alcuni aspetti che ancora impediscono lo sviluppo dell’Africa.Tra questi: “un ingiusto sistema di commercio tra l’Africa e il resto del mondo; il debito e la necessità di cancellarlo da parte del mondo industrializzato; il traffico di esseri umani e droghe; lo sfruttamento sessuale; il lavoro forzato; la prostituzione forzata; i bambini soldato e i bambini di strada”. Per tutte queste sfide i vescovi fanno appello ad “una cultura del rispetto per i diritti umani”, sottolineando il ruolo della Chiesa nella “cura pastorale dei migranti” e nel “suo dovere di advocacy”. I vescovi dei due continenti si incontreranno di nuovo a Liverpool, in Inghilterra, nel novembre 2008. (R.P.)

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    Diminuiti nel mondo i malati di AIDS ma la Sindrome resta la prima causa di morte nell'Africa sub-sahariana

    ◊   È diminuito del 16% tra il 2006 e il 2007 – da 39,5 milioni a 33,2 milioni - il numero stimato di persone affette dalla Sindrome da immunodeficienza acquisita (sida/aids) nel mondo: lo indica il nuovo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'Aids/Hiv (Unaids), precisando che la riduzione è dovuta a due fattori: revisioni statistiche in India e in cinque paesi dell’Africa subsahariana nonché effettiva riduzione del numero di nuove infezioni in Kenya e Zimbabwe. I paesi tra il Sudafrica e i confini del Sahara, riferisce l'Agenzia Misna, rimangono i più colpiti dalla malattia, prima causa di decessi; circa il 68% degli adulti sieropositivi e il 90% di bambini vivono nella regione. L’Africa australe registra quasi un terzo (il 32%) delle nuove infezioni e dei decessi nel 2007. In totale, 1,7 milioni di abitanti hanno contratto quest’anno il virus dell’immunodeficienza umana (Viu/Hiv) nei paesi dell’Africa subsahariana. Un declino significativo della prevalenza (percentuale della popolazione adulta affetta dal virus) si è registrato in Zimbabwe ma è di tendenza opposta la situazione in Mozambico, dove l’epidemia è ricominciata a salire dopo che si era stabilizzata. Sul continente asiatico, dove vivono 4,9 milioni di sieropositivi, 440.000 sono stati i nuovi casi nel 2007 e 300.000 i decessi. La regione più colpita è quella del sud-est; gli esperti dell’Unaids notano un declino in Cambogia, Myanmar e Tailandia ma una recrudescenza in Indonesia (in particolare nella provincia di Papua) e in Vietnam. In America latina l’epidemia conserva un livello stabile, con un numero complessivo di 1,6 milioni di persone affette, 100.000 nuovi contagi e 58.000 decessi. I due terzi – 230.000 - dei sieropositivi dei Carabi vivono tra Haiti e la Repubblica Dominicana; nella regione, la Sida/aids, che ha ucciso 11.000 persone nel 2007, costituisce una delle principali cause di morte. Complessivamente, si legge nel rapporto, ogni giorno 6800 persone contraggono il virus e 5700 muoiono a causa di un accesso inadeguato alla prevenzione e alle cure. (R.P.)

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    Messaggio del segretario generale dell’ONU in occasione del lancio dell’Anno mondiale 2008 per i servizi igienico-sanitari

    ◊   Gli sforzi internazionali per soddisfare il diritto basilare dell’accesso ai servizi igienico-sanitari si sono dimostrati deboli. E’ quanto scrive, nel suo messaggio, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, in occasione del lancio dell’anno mondiale 2008 per i servizi igienico-sanitari. Oggi – si legge nel documento - più di 2 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a servizi igienico-sanitari di base. Circa il 90 per cento della rete fognaria nei Paesi in via di sviluppo scarica, inoltre, direttamente in corsi d’acqua senza alcun trattamento. “Gli investimenti in strutture igienico-sanitarie – scrive Ban Ki-moon – sono tra quelli più importanti che uno Stato possa fare: si calcola che per ciascun dollaro speso per il miglioramento di tali servizi, almeno 3 dollari siano risparmiati in costi relative a salute, educazione, sviluppo economico e sociale”. Il segretario generale delle Nazioni Unite lancia infine un appello alla comunità internazionale, ai governi nazionali e alla società civile affinché “si facciano carico della causa dell’igiene e della sanità con inedita energia”. Così – conclude – si possono promuovere cambiamenti reali, positivi per miliardi di persone che ancora non possono godere di questo elemento basilare per il benessere umano. (A.L.)

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    L’ONU lancia un appello in favore del continente africano per fronteggiare l’emergenza climatica

    ◊   "L'Africa è il Continente dimenticato". Così Yvo de Boer, segretario esecutivo della convenzione ONU sui cambiamenti climatici - riferisce l’agenzia Misna - commenta lo stato di emergenza del continente africano, esposto ai più gravi effetti del surriscaldamento globale e tuttavia trascurato dagli aiuti della comunità internazionale. Entro il 2020, ricorda de Boer citando i dati dell’ultimo rapporto ONU sul clima, tra i 75 e 250 milioni di africani potrebbero soffrire per l’aumento della siccità, della desertificazione, della scarsità delle risorse idriche e delle malattie correlate al clima. Mentre entro il 2080 la superficie di terre aride potrebbe estendersi fino a raggiungere l’8% dell’intero continente. "Per il momento – ha detto de Boer – l'Africa ha beneficiato ben poco delle politiche per la lotta al surriscaldamento climatico". Solo un intervento tempestivo della comunità internazionale, volto a finanziare i programmi di adattamento ai cambiamenti climatici, aggiunge il segretario ONU, potrebbe aiutare la comunità africana ad affrontare l’emergenza ambientale. Una condizione di allarme che, sottolineano gli esperti del Gruppo Intergovernativo sul clima (GIEC), non risparmierà le principali arterie fluviali dell'Asia, le coste e gli arcipelaghi: aree interessate dallo scioglimento dei ghiacciai e dall'innalzamento del livello del mare. (C.D.L.)

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    A Nazareth resterà chiusa ai fedeli per tre mesi la Grotta dell’Annunciazione per lavori di restauro

    ◊   La grotta di Nazareth - che secondo la tradizione fu teatro dell'Annunciazione narrata nel Vangelo di S. Luca - resterà chiusa ai fedeli per tre mesi (fino al 25 marzo del 2008), per ragioni di conservazione del sito. “La roccia presenta segni di deterioramento che mettono seriamente a rischio la stabilità della grotta, per cui è necessario isolarla totalmente, per permettere gli studi tecnici atti a determinare i primi lavori di conservazione”. Questo il comunicato della Custodia di Terra Santa, che nella persona di padre Michele Piccirillo, archeologo francescano, ha incaricato un’equipe di esperti dell’Università di Firenze per i rilievi preliminari a stabilire un adeguato intervento. Non sono infatti ancora chiare le cause precise del deterioramento, ma è molto probabile che esso sia dovuto alle condizioni di questa grotta unica; l’illuminazione, il calore, e il flusso continuo di pellegrini, infatti, hanno senz’altro influito sullo stato attuale del sito. “Le grotte di solito sono chiuse, e sono al buio, questa, invece, è sottoposta a condizioni assolutamente particolari” afferma padre Ricardo Bustos, guardiano del santuario. Il problema non è nuovo, ma i mezzi e gli strumenti a disposizione oggi, fanno sperare che questa volta il restauro e il rafforzamento della roccia, molto friabile, saranno efficaci. Sono già stati fatti dei rilevamenti sismici sulla struttura della Basilica, che oggi ingloba la grotta dell’Annunciazione. E’ iniziata pure l’acquisizione dei dati, attraverso il posizionamento di sensori computerizzati (termo-igrometri), che permetteranno di stabilire l'effettivo stato della roccia per la successiva diagnosi. In pratica come ha specificato padre Ricardo Bustos, non sarà garantita per il futuro l’accesso all’interno della grotta, accesso finora consentito a tutti i pellegrini, mentre la basilica inferiore, come anche quella superiore, sono e resteranno comunque aperte ai fedeli. (Da Gerusalemme, Sara Fornari)

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    La Chiesa del Nepal preoccupata per il rinvio del voto per l'Assemblea costituente

    ◊   La decisione di rinviare le elezioni dell’Assemblea costituente in Nepal, previste il prossimo 22 novembre, rischia di compromettere anche il processo di laicizzazione dello Stato indù deciso un anno e mezzo fa. Lo ha detto il vescovo di Kathmandu, Anthony Francis Sharma, parlando nei giorni scorsi ad un gruppo di giornalisti dell’UCIP, l’Unione internazionale della stampa cattolica. Il presule ha così espresso le forti preoccupazioni della Chiesa in Nepal per il pericoloso clima di tensione e incertezza in cui è nuovamente precipitato il Paese dopo il rinvio del voto, deciso lo scorso ottobre dal governo ad interim del premier, Girija Prasad Koirala, a causa delle pressioni dei maoisti che pretendono l’abolizione della monarchia prima del varo della nuova Legge Fondamentale. La situazione di confusione che ne è derivata – ha detto mons. Sharma - ha creato “caos e illegalità” e minaccia di rendere il Nepal ingovernabile, deludendo le grandi aspettative aperte dal ripristino della democrazia dopo le proteste popolari della primavera 2006. Secondo mons. Sharma, il rischio ora è che tutto venga rimesso in discussione, compresa la modifica dello status del Regno da confessionale a laico, decisa dal parlamento un anno e mezzo fa. Una modifica particolarmente attesa dalla Chiesa cattolica. In Nepal sono circa 7 mila i fedeli su una popolazione di 28 milioni di abitanti in maggioranza indù. (L.Z.)

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    Entra nella fase operativa il nuovo piano educativo nazionale dei vescovi dell'India a favore dei poveri del Paese

    ◊   Più di 400 tra direttori, direttrici e presidi dell’Associazione delle scuole cattoliche indiane (AINACS) si sono incontrati a New Delhi per discutere l’attuazione del piano educativo proposto dai vescovi a sostegno dei poveri e degli emarginati. Scopo della riunione era di far approfondire ai responsabili degli istituti educativi cattolici i contenuti del piano, presentato ufficialmente nel maggio scorso. Frutto di anni di consultazioni, indagini e studi, il programma era stato discusso nel 2006 alla 27.ma plenaria biennale della Conferenza episcopale (CBCI), tesa a rilevare l’impegno della Chiesa indiana nel campo educativo. Il piano precisa che “tutti i cattolici sono ammessi alle scuole esclusivamente in quanto cattolici” e che “nessun bambino cattolico può essere privato di una educazione di qualità perché privo di mezzi”. Come hanno spiegato gli estensori del documento alla riunione di New Delhi, l’educazione cattolica deve essere uno “strumento di liberazione” da quelle condizioni sociali, economiche e culturali che ancora oggi sono un fattore di esclusione per tanti indiani: i dalit, le donne, i poveri, le popolazioni tribali. L’attuazione del piano in tutte le scuole cattoliche indiane sarà sottoposta ad un attento monitoraggio da parte dei vescovi. Attualmente, la Chiesa in India gestisce più di 20 mila istituti scolastici, la maggior parte dei quali in zone rurali, con 6 milioni di alunni tra ragazzi e ragazze anche di altre confessioni religiose. (L.Z.)

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    Pakistan: festeggia cento anni la cattedrale del Sacro Cuore di Lahore

    ◊   Si concludono oggi i tre giorni di festeggiamenti per il centenario della cattedrale del Sacro Cuore di Lahore, in Pakistan. La fondazione dell’edificio è “una pietra miliare per la comunità cattolica” del Paese – ha sottolineato il Nunzio apostolico in Pakistan, mons. Adolfo Tito Yllana. “Con queste pietre – ha aggiunto - è cresciuto anche un edificio spirituale, la Chiesa di Cristo”. Alla Messa solenne, celebrata dall’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence John Saldanha, erano presenti vescovi pakistani e indiani, che hanno pregato insieme per la pace nel Paese e per la fine del terrorismo. Nella sua omelia, mons. Saldanha ha sottolineato “l’importanza della democrazia, della libertà di parola e della sicurezza per le minoranze che vivono in Pakistan”. Per l’occasione, Benedetto XVI ha inviato un messaggio di congratulazioni alla congregazione locale, mentre il governo ha emesso un francobollo celebrativo. Le poste nazionali hanno stampato una brochure che illustra la storia dell’edificio, voluto dal vescovo cappuccino Godfrey Pelckmans, e costruito dall’architetto belga Dubbeleere, che per la costruzione in stile bizantino vinse il primo Grand Prix de Rome. (C.D.L.)

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    Chiusa la cattedrale di Città del Messico in seguito ad una irruzione, domenica scorsa, dei sostenitori del politico López Obrador

    ◊   La cattedrale metropolitana di Città del Messico resterà chiusa fin quando non verrà garantita un’adeguata cornice di sicurezza. Si tratta di un provvedimento senza precedenti nella storia del Paese. La decisione è stata presa dopo i disordini provocati, domenica scorsa, dai sostenitori di Andrés Manuel López Obrador, il candidato del Partito della Rivoluzione democratica che ha perso le elezioni nel 2006. Durante la celebrazione eucaristica – rende noto l’agenzia Zenit – più di cento persone hanno fatto irruzione nella cattedrale, minacciando i fedeli, i sacerdoti e il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico. I sostenitori di López Obrador – precisa l’agenzia - hanno agito così di fronte a quella che hanno definito la “provocazione” delle campane della cattedrale che richiamavano i fedeli per la Messa mentre nella piazza si stava svolgendo una manifestazione. Il presidente del collegio degli avvocati cattolici del Messico e procuratore legale della cattedrale metropolitana, Armando Martinez, ha dichiarato che si tratta di “atti di terrore”, soprattutto perché “si mette a rischio la sicurezza dei fedeli, del cardinale, dei vescovi e delle altre persone che assistono alla liturgia”. Il presidente degli avvocati cattolici ha chiesto, infine, garanzie per la celebrazione della Messa nella Cattedrale metropolitana perché – ha detto – “la libertà di culto è garantita dalla Costituzione” messicana. (A.L.)

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    Nel discorso di apertura all’Assemblea della Conferenza episcopale spagnola, il vescovo di Bilbao ricorda la guerra civile

    ◊   Nel discorso di apertura all’Assemblea della Conferenza episcopale spagnola, le parole sulla tragedia nazionale della guerra civile dal 1936 al 1939 pronunciate dal vescovo di Bilbao, mons. Ricardo Blázquez Pèrez, hanno avuto un enorme risalto in quasi tutti i mezzi di informazione. Sono molti a sottolineare il tono insolito e di dialogo dell’intero discorso di mons. Blázquez, in un clima nel quale sono frequenti i conflitti tra Chiesa e Stato; anche all’interno della chiesa non mancano espressioni di un forte radicalismo di segno contraddittorio. “Desideriamo che si faccia piena luce sul nostro passato, su che cosa è accaduto, come e perché e sulle sue conseguenze”, ha detto il presule. Riferendosi al comportamento dei cristiani in quel periodo della guerra civile ha aggiunto: “Coloro che ci hanno preceduti come cristiani nella Chiesa, in alcuni casi sono stati testimoni luminosi del Vangelo, ma in altre occasioni può darsi che abbiano realizzato ciò che il vangelo disapprova”. “Non si ritorna – ha precisato - alla storia per entrare di nuovo in conflitto tra di noi”, ma per una correzione degli errori o per ritrovare motivi di incoraggiamento quando si accerta che la strada era quella giusta. Mons. Blázquez, ha formulato qualche critica alla Legge sulla memoria storica, perché a suo avviso è selettiva, e di parte. Ha ricordato, con `particolare enfasi, le parole ed i gesti di Giovanni Paolo II sulla “purificazione della memoria” nell’anno santo 2.000. Nel suo discorso all’Assemblea dei vescovi, ha affrontato anche altri argomenti come la pastorale delle migrazioni; ha anche reso omaggio al cardinale Tarancón del quale si celebra quest’anno il centenario della sua nascita, per il suo contributo eccezionale alla riconciliazione degli spagnoli, al dialogo, alla democrazia. E infine, ha ricordato la visita pastorale di Giovanni Paolo II in Spagna 25 anni fa. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Nel Regno Unito, la Chiesa cattolica esprime preoccupazione per il disegno di legge sulla fertilità che spianerebbe la strada agli embrioni ibridi

    ◊   La proposta del disegno di legge di creare nel regno Unito embrioni ibridi “non è una direzione giustificabile per una ricerca scientifica legittima”. E’ quanto si legge in una dichiarazione congiunta del cardinale Keith Michael Patrik O’Brien, arcivescovo di Saint Andrews ed Edimburgo, e dell’arcivescovo di Glasgow, mons. Mario Joseph Conti. Il disegno di legge sulla fertilità umana e l’embriologia prevede la creazione di embrioni ibridi fecondando elementi umani ed animali. “Siamo francamente sconcertati delle proposte che permetterebbero la creazione di organismi che superano la barriera della specie”, ha detto l’arcivescovo Mario Conti. Il porporato e il presule hanno anche sottolineato con preoccupazione il fatto che il disegno di legge indebolirà lo status naturale dei padri e sconvolgerà i legami naturali tra genitori e figli. “La proposta - ha affermato il cardinale Patrik O’Brien – prevede di “conferire la genitorialità legale” a persone che non hanno “un legame genetico con un bambino nato in seguito alla fecondazione in vitro”. Il timore – riferisce l’agenzia Zenit - è che si possa anche riaprire il dibattito sull’aborto, portando ad una ulteriore liberalizzazione delle procedure nel Regno Unito. Sull’inquietante prospettiva della creazione di un ibrido uomo-animale si è espresso recentemente anche mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita: “se si cercano cellule staminali capaci di curare malattie come l’Alzheimer e il Parkinson – aveva detto mons. Sgreccia – non c’è alcun bisogno di creare un ibrido. Ci sono – aveva aggiunto - le cellule dell’uomo adulto e del cordone ombelicale per contrastare queste malattie. Il cardinale Keith Michael Patrik O’Brien e l’arcivescovo Mario Joseph Conti hanno proposto, infine, la creazione di un comitato consultivo nazionale per consigliare in modo appropriato il governo su questioni bioetiche. (A.L.)

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    Il vescovo scozzese, Joseph Devine, chiede al premier britannico coerenza nella lotta alle discriminazioni contro i cattolici

    ◊   L’“Act of Settlement” discrimina i cattolici e va abolito. Questa in sintesi la richiesta che mons. Joseph Devine, vescovo di Motherwell, nei pressi di Glasgow, ha rivolto al primo ministro britannico Gordon Brown. Il premier è accusato di aver tradito le aspettative di eguaglianza che in lui, cristiano praticante nella chiesa presbiteriana scozzese, avevano riposto i cattolici del Paese. Dal 1700 la norma in questione impedisce ai cattolici di diventare sovrani del Regno Unito e proibisce all’erede al trono di sposare una cattolica. Secondo il vescovo Devine, il primo ministro avrebbe assecondato le pressioni provenienti dagli ambienti “antagonisti e anticattolici” mettendo da parte l’intento di modificare la legislazione. La campagna per l’abrogazione della legge ha il sostegno delle Conferenze episcopali di Inghilterra, Galles e Scozia e del parlamento scozzese. (C.D.L.)

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    Presentati i dati sullo stato delle traduzioni della Bibbia nel mondo: il testo biblico è tradotto in 429 lingue

    ◊   Non vi è nessuna altra opera come la Bibbia che sia “tradotta in cosi tante lingue e in culture così diverse fra di loro” e che possa contare “destinatari così vari” per criteri come l’età, il livello di alfabetizzazione e quello di istruzione. Lo ha detto Valdo Bertalot, segretario generale della Società Biblica in Italia, presentando i “dati” sullo stato delle traduzioni della Bibbia nel mondo, “contenuti in una documentazione che è stata distribuita questa mattina a Roma nel corso del convegno Cei dei delegati diocesani per l'ecumenismo ed il dialogo. L’intera Bibbia – si legge nella documentazione - è tradotta in 429 lingue; il Nuovo Testamento è tradotto in altre 1144 lingue ed altre 853 lingue hanno almeno un singolo testo biblico per un totale di 2426 lingue sulle 6500 lingue parlate nel mondo. Inoltre, se agli inizi del XIX secolo le lingue europee rappresentavano la grande maggioranza delle lingue con una traduzione biblica, oggi rappresentano solo il 10 per cento del totale. Nel 2006 – riferisce poi l’agenzia Sir - le Società Bibliche nazionali hanno diffuso nel mondo un totale di 393 milioni di testi biblici nelle diverse lingue. Tutto questo lavoro richiede un sostegno annuale di circa 50 milioni di dollari “ottenuto – ha precisato Bertalot - grazie soprattutto alle donazioni di credenti di tutto il mondo”. In Italia intanto – ha fatto notare don Cesare Bissoli, dell’Università salesiana di Roma – domina “ignoranza e confusione” sulla conoscenza della Bibbia. Secondo un recente sondaggio promosso da “Famiglia cristiana”, il 69% degli italiani non ha mai letto per intero i Vangeli. Ciò che preoccupa gli esperti è il rischio di fondamentalismo “esegetico”, di un approccio con “mentalità più o meno magica, a forma di oroscopo”, con cui ricavare “ricette dal testo”. C’è poi chi prende “dal testo risposte precise ai singoli problemi ponendo, però, fuori dalla luce della Parola le questioni nuove e complesse, quelle dell’ambito della bioetica. Da qui deriva la “mancata incidenza politica, nella polis di chi frequenta la Bibbia”. Don Bissoli ha sottolineato infine la necessità di “far nascere e crescere nel nostro popolo” una maggiore competenza per la Bibbia. (A.L.)

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    L’OPAM annuncia una serie di eventi per sostenere i suoi progetti di alfabetizzazione

    ◊   Al termine del 2007, nel quale ha celebrato il suo 35.mo anniversario di fondazione, l’OPAM (Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo) promuove a Roma una serie di eventi per sostenere i suoi progetti di alfabetizzazione nel mondo. Si inizia il 23 novembre con un mercatino di solidarietà presso la Casa delle Suore di Nevers, (ore 16, in via Laurentina, 472). Un appuntamento ormai tradizionale in cui le religiose mettono in vendita degli oggetti natalizi realizzati proprio con la finalità di finanziare i progetti di istruzione nei Paesi in via di sviluppo. L’appuntamento con la solidarietà si rinnova il 9 dicembre al Borghetto Flaminio (piazza della Marina, 32) dove sarà allestito un altro mercatino all’insegna del tema “Piccoli pensieri per grandi progetti”. Il 16 dicembre, infine, la musica si fonderà con la carità cristiana. Nella chiesa romana di San Rocco all’Augusteo (Largo San Rocco, 1) si terrà alle ore 16 un Concerto di Natale per dare una scuola ai bambini eritrei di Sheqloti. Verranno eseguiti canti di Natale, musica sacra e cori gospel. Agli eventi parteciperanno il presidente dell’associazione, mons. Aldo Martini, e i suoi volontari che offriranno informazioni a quanti vorranno conoscere meglio i progetti di alfabetizzazione dell’OPAM. Intanto, sono già acquistabili i biglietti d’auguri dell’OPAM (confezioni con buste da 10, al costo di 12 euro). Per ulteriori informazioni, si può telefonare alla segreteria dell’OPAM (06-3203317/ 318 / 320) o visitare il sito Internet www.opam.it (A.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    I 10 Paesi dell'ASEAN, riuniti a Singapore, firmano un nuovo trattato e si impegnano ad un maggiore rispetto della democrazia e dei diritti umani

    ◊   Sale ancora il bilancio delle vittime del ciclone Sidr, che giovedì scorso ha colpito la zona costiera del Bangladesh. Le autorità hanno fatto sapere che, purtroppo, si è quasi raggiunta la soglia dei 3.500 morti mentre la Mezzaluna Rossa prevede tra le 5 mila e le 10 mila vittime. L’ONU ha stanziato 8,75 milioni di dollari e i soccorsi stanno arrivando nelle zone maggiormente colpite per portare beni di prima necessità ai circa 7 milioni di sfollati.

    Pakistan. Le autorità pakistane hanno fissato per l’8 gennaio prossimo la data delle elezioni legislative. Nel Paese però resta alta la tensione. A Karachi, decine di giornalisti sono stati arrestati oggi durante una manifestazione di protesta contro la censura imposta del presidente Musharraf. Intanto, sono state liberate circa 3 mila 400 persone arrestate, o ai domiciliari, dopo la proclamazione dello stato di emergenza il 3 novembre scorso. Secondo il Ministero degli interni, altri 2 mila detenuti saranno rimessi in libertà prossimamente.

    Medio Oriente. Elevato lo stato di allerta in Israele e in Cisgiordania nel timore di attacchi terroristici tesi ad ostacolare l’attesa conferenza di pace prevista per la settimana prossima ad Annapolis, negli Stati Uniti. Il premier israeliano Ehud Olmert dall’Egitto, dove ha incontrato il presidente Mubarak, si è detto fiducioso per un “accordo definitivo con i palestinesi nel 2008”, ma intanto diversi episodi di violenza sono accaduti nella notte. Soldati dello Stato ebraico hanno ucciso tre palestinesi al confine con la Striscia di Gaza. In Cisgiordania, invece, un israeliano è morto per i colpi sparati contro la sua auto da un gruppo di palestinesi.

    Giordania. Si sono aperti alle ore 7 locali (le 5 in Italia) i seggi elettorali in Giordania per il rinnovo della camera bassa del Parlamento. Più di 900 candidati, tra cui 200 donne, si contenderanno i 110 seggi dell'assemblea nelle prime consultazioni. Più di 2 milioni e mezzo gli elettori chiamati al voto. Il re Abadallah II ha promesso elezioni “libere e imparziali”, ma il clima è teso per le accuse di frode lanciato dagli islamici. I seggi chiuderanno alle 19 locali (le 17 in Italia). I primi dati ufficiali saranno diffusi in serata.

    Afghanistan. Fonti militari statunitensi hanno fatto sapere che un gran numero di talebani sono morti nel sud dell’Afghanistan durante combattimenti. L’ultimo scontro, fra un centinaio di insorti ed una pattuglia della coalizione internazionale, è avvenuto nella provincia meridionale di Uruzgan. Quest’anno le operazioni della guerriglia sono cresciute del 30 per cento nel Paese, perché – secondo gli esperti – l’arrivo in ritardo della stagione fredda sta facendo slittare la tradizionale pausa dei talebani.

    Libano. E’ stata rinviata, a venerdì, l’elezione del nuovo presidente libanese prevista per domani, dopo che l’apposita riunione del parlamento era già slittata più volte nelle scorse settimane. Intanto, si avvicina il 24 novembre, giorno della scadenza del mandato del capo di Stato uscente, Emile Lahoud. Nella scelta del presidente, che in base agli equilibri politico-confessionali libanesi è un cattolico maronita, rimane dunque ancora netta la spaccatura tra la maggioranza antisiriana e l’opposizione, guidata dagli Hezbollah e appoggiata da Siria e Iran. Ma perché è ancora così difficile raggiungere un accordo nel Paese dei cedri? Risponde il giornalista libanese Camille Eid, del quotidiano Avvenire, intervistato da Giada Aquilino:


    R. - Perché l’accordo non riguarda soltanto le parti libanesi. Doveva essere tutto molto semplice, secondo il piano del mediatore francese Bernard Kouchner che ha chiesto al Patriarca maronita Sfeir di presentare una lista di candidati. Della selezione di tali nominativi da sottoporre poi ai parlamentari avrebbero dovuto occuparsi Nabih Berri, il presidente del Parlamento che è anche leader dell’opposizione, e - come rappresentante della maggioranza - il deputato Saad Hariri. Invece, al momento questi due leader musulmani, sunnita e sciita, non sono riusciti a trovare un accordo.

     
    D. - Quali fattori hanno influito fino ad ora nel processo politico libanese?

     
    R. – Nella storia del Libano, il presidente della Repubblica non è stato mai nominato esclusivamente dai libanesi: arrivava "la parola d’ordine" dalla Siria, come è successo negli ultimi 30 anni, oppure c’era una specie di consenso tra americani e siriani, francesi ed egiziani… Attualmente, il Libano è teatro di influenze tra americani e iraniani, tra siriani e israeliani, tra arabi moderati e arabi radicali. Quindi, la questione non riguarda soltanto la presidenza della Repubblica in sé, ma tutti i dossier regionali. La Siria è preoccupata per quanto riguarda il Tribunale internazionale sull’assassinio Hariri. Gli americani e gli europei, in generale, hanno degli interessi commerciali. Ognuno vuole avere insomma un presidente che rappresenti un programma per il futuro.

    Iraq. Almeno due persone sono morte e altre sette sono rimaste ferite stamani a Baghdad in seguito all'esplosione di un'autobomba nel quartiere occidentale di Bayya'a. In un'altra zona della città, nel quartiere al Balayat, tre persone sono rimaste ferite in seguito all'esplosione di un ordigno collocato sul ciglio di una strada.

    Colloqui Iran-Stati Uniti sulla sicurezza in Iraq. In seguito alla proposta di Washington, l’Iran ha mostrato disponibilità a tenere una quarta sessione di colloqui con gli Stati Uniti per discutere della sicurezza in Iraq. Lo ha detto il ministro degli Esteri di Teheran, Mottaki, precisando che “sarà annunciata presto” la data dell’incontro.

    Putin-nulceare. La Russia deve “aumentare la capacità delle sue forze nucleari strategiche”. Lo ha detto il presidente Vladimir Putin, il quale, in una riunione con i vertici del Ministero della difesa, ha dichiarato che l’obiettivo è quello di dare “una risposta rapida e adeguata a qualunque aggressione”.

    Kosovo. La provincia sotto il controllo dell’ONU, “prenderà la decisione sul proprio status dopo il 10 dicembre in coordinamento con Washington e Bruxelles”. E' quanto ha assicurato il vincitore delle recenti elezioni in Kosovo, l’ex guerrigliero separatista, Hashim Thaci, al suo arrivo al Consiglio europeo per un incontro con Unione Europea, Stati Uniti e Russia. Ieri, i ministri degli Esteri dell’UE hanno rivolto un appello a Thaci, perchè dia prova di “prudenza” senza procedere verso l’indipendenza con atti unilaterali

    Ucraina. Almeno 88 persone sono morte e altre 12 risultano disperse dopo l’esplosione avvenuta domenica scorsa in una miniera di carbone a Donetsk, in Ucraina orientale. A fornire il nuovo bilancio in un comunicato è stato il Ministero delle situazioni di emergenza ucraino. Dei trenta operai ricoverati in ospedale uno è in gravi condizioni per le ustioni riportate. Oggi, intanto, sono in programma i primi funerali.

    Vertice ASEAN. Si è concluso con la firma di un nuovo Trattato il vertice annuale dell’ASEAN, svoltosi a Singapore. Il documento conferisce all’Associazione delle Nazioni del sud est asiatico, a 40 dalla sua creazione, un quadro istituzionale. In particolare, l’organizzazione sarà ora in grado di firmare trattati internazionali. Il servizio è di Stefano Vecchia:


    Il vertice annuale dell’ASEAN, l’Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico, che si è concluso oggi a Singapore, si è distinto dalla tradizione un po’ sonnolenta di questa istituzione proponendo spunti di grande interesse attualità, rilanciando così il ruolo dell’associazione giunta al suo 40.mo anniversario. L’incontro dei capi di Stato e di governo dei 10 Paesi ASEAN tra cui Indonesia, Vietnam, Thailandia, Singapore e Filippine, assai diversi per peso economico e demografico, per potenzialità economiche, per sostegni politici, ha avuto al centro un nuovo Trattato. Questo, avviato anni fa ispirandosi alla costituzione europea, si è gradualmente evoluto accentuando gli aspetti dell’integrazione economica. Ad essa e al pragmatismo tutto asiatico sacrifica anche in parte ideali e progresso sociale e politico. Un’approvazione, quella celebrata oggi, combattuta con ampie aree di incertezza tra cui la presenza nel gruppo di un membro scomodo e per molti aspetti ormai non più presentabile: il Myanmar, l’ex Birmania, accolto 10 anni fa nell’Associazione con la pretesa di propiziarne il cambiamento. Inevitabilmente, si è arrivati a un compromesso tra le pressioni della diplomazia internazionale e delle opinioni pubbliche interne dei diversi Paesi, che chiedevano una forte presa di posizione contro il regime birmano, e chi, all’opposto, considera la repressione dell’opposizione democratica e il massacro di monaci e inermi cittadini un "affare interno" al Myanmar, in nome del buon vicinato e della possibilità di disporre delle sue ingenti risorse naturali. (Per la Radio Vaticana, da Bangkok, Stefano Vecchia)
     
    Cambogia. Al via oggi a Phon Pehm, in Cambogia, la prima seduta pubblica del processo nei confronti di Kaing Guek Eav, detto 'Douch'. Si tratta di un ex comandante di un centro di tortura del regime dei Khmer rossi della capitale dove uomini, donne e bambini hanno subito ogni genere di atrocità durante il regime comunista. Douch, che ha chiesto la libertà su cauzione, è stato arrestato nel 1999 e la scorsa estate è stato trasferito presso il tribunale speciale sotto l’egida dell’ONU.

    Filippine. E’ di almeno dieci morti e diversi dispersi il bilancio della tempesta tropicale che ha colpito all’inizio della settimana le Filippine. Con venti che soffiano a 65 chilometri orari la tempesta si trova adesso sul mar di Sulu, tra la Malesia e le Filippine, dopo aver toccato lunedì le isole di Bohol, Cebu, Negros e Panay. Intanto, le forze di sicurezza hanno arrestato a Manila una quarta persona sospettata di aver partecipato all’attentato della scorsa settimana al parlamento filippino, che ha provocato quattro morti tra cui un parlamentare.

    Vertice italo-tedesco. Si è parlato soprattutto di temi economici al vertice bilaterale italo tedesco che si è svolto oggi al castello di Meseberg, in Germania, dove il cancelliere Angela Merkel ha ricevuto il premier Romano Prodi e la delegazione italiana. Sull’importanza del vertice e sulle tematiche, ascoltiamo l’ambasciatore della Repubblica di Germania, Michael Steiner, al microfono di Fausta Speranza:

     
    R. – I know it is very important, at this juncture, to have this summit ...
    "Sono convinto che questo summit sia molto importante, proprio in questo particolare momento, perché ormai sono passati due-tre anni dall’ultimo vertice. Inoltre, l’Europa sta attraversando una fase molto critica, in cui dobbiamo ottenere l’approvazione del nuovo Trattato, della riforma del Trattato, e poi ci sono un certo numero di punti secondari da affrontare. Credo che i due capi di Stato e di governo abbiano preso una decisione saggia nel dare un tema al vertice sui punti che riguardano l’economia, concentrandosi su argomenti molto concreti di economia nei rapporti tra i due Paesi. Ma ovviamente, è necessario anche sintonizzare il nostro atteggiamento sulle grandi problematiche politiche – il Kosovo, il Medio Oriente, l’Afghanistan, l’Iran ... E’ importante che i due leader parlino di questi argomenti, perché lo facciamo su basi in cui abbiamo la stessa filosofia e la stessa visione di politica internazionale ed europea".

    Italia-Partito delle Libertà. Silvio Berlusconi ha ufficializzato ieri sera la nascita di un nuovo partito. “Popolo della Libertà” o “Partito della Libertà” i possibili nomi della formazione nella quale confluisce Forza Italia, ma non gli alleati: AN, UDC e Lega. Primo effetto dell’iniziativa, l’apertura di un confronto con il Partito Democratico di Walter Veltroni per nuove regole elettorali. Ci riferisce Giampiero Guadagni:

     

     
    Un partito che nascerà dal basso e sarà il corrispondente italiano del partito popolare europeo. Così Berlusconi definisce la sua nuova creatura politica, il Partito della libertà o Popolo della libertà, il nome lo deciderà un’assemblea. La necessità di questo progetto spiega l’ex premier sta nella fine del bipolarismo, causata dalla frammentazione dei partiti. Per questo Berlusconi apre al confronto con il centro-sinistra sulla riforma elettorale e si schiera per il modello proporzionale puro con lo sbarramento, ma subito dopo la riforma - dice - è necessario tornare al voto. Ne parlerà presto con il leader del partito democratico, Veltroni, che vuole allargare i temi del confronto alle riforme istituzionali ma potrebbe condividere con Berlusconi la volontà di un sistema che garantisca governabilità tagliando le ali estreme delle coalizioni. Nel nuovo soggetto politico non entreranno gli alleati AN, Lega, e UDC, ma non mancano nel centro-destra e nel partito di Casini, in particolare, consensi per l’iniziativa. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)

    Algeria. Arrestato nel Paese africano Fateh Bouderbala, conosciuto come Abou Bassir, considerato uno dei capi di Al Qaeda nel Nord Africa. Fermati anche due suoi complici. Nella loro abitazione sono stati ritrovati 800 chili di esplosivo “pronti all’uso”, tre ordigni e armi di vario genere. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 324

     

     
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