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SOMMARIO del 19/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai vescovi del Kenya in visita ad Limina: contro le agenzie che promuovono l’aborto e il dilagare del relativismo, la Chiesa si mostri unita nei suoi valori e nella sua testimonianza sociale
  • Messaggio del Papa alla Settimane Sociali di Francia dedicate all’ambiente. Benedetto XVI chiede “un sussulto morale in favore della Terra”
  • Altre udienze e nomine
  • Proclamato Beato Antonio Rosmini. Il cardinale Saraiva Martins: un uomo abbandonato all'amore provvidente di Dio, fautore del dialogo tra ragione e fede
  • Mons. Nikola Eterović illustra alla Radio Vaticana i punti salienti dei Lineamenta del prossimo Sinodo sulla Parola di Dio
  • Da domani in Vaticano la plenaria del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace
  • Oggi in Primo Piano

  • Ciclone in Bangladesh: si parla di 15 mila vittime
  • In corso in Giordania l'assemblea dei Paesi aderenti al Trattato per la messa al bando delle mine antiuomo
  • Chiesa e Società

  • Ghana: a Cape Coast commemorati i 200 anni dall'abolizione della schiavitù
  • Procedono le attività di soccorso nella miniera di Donetsk, in Ucraina, dove ieri un’esplosione ha causato decine di morti
  • Allarme per un'epidemia di leptospirosi nella Repubblica Domenicana dopo il passaggio della tormenta Noel
  • India: Rapporto denuncia numerosi casi di violenze contro i cristiani
  • India: a Varanasi 15.mo raduno degli Ashram cattolici sul dialogo tra induismo e cristianesimo
  • Nel nord Uganda, un gruppo di ribelli chiede perdono per un massacro del 2004
  • In 12 parrocchie di Bogotà, in Colombia, si distribuiscono alimenti in cambio di armi
  • L’episcopato canadese pubblica su internet una guida contro l’eutanasia
  • Congresso a Madrid sul laicato cattolico nella società spagnola
  • In Russia, celebrato il 90.mo anniversario della restaurazione del patriarcato ortodosso
  • La Commissione episcopale giustizia e pace della Thailandia sottolinea in un messaggio l’obbligo morale di andare a votare il prossimo mese
  • In Italia, il Centro Studi Minori e Media chiede ai mezzi di informazione maggiore responsabilità nel concorrere alla formazione della personalità dei bambini
  • Sette nuovi diaconi permanenti per la Chiesa di Roma: salgono così a 115 i diaconi della diocesi romana
  • All’Università di Urbino verrà conferita domani la laurea honoris causa in antropologia ed epistemologia delle religioni a mons. Gianfranco Ravasi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Kosovo. Thaci reclama l'indipendenza per la provincia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai vescovi del Kenya in visita ad Limina: contro le agenzie che promuovono l’aborto e il dilagare del relativismo, la Chiesa si mostri unita nei suoi valori e nella sua testimonianza sociale

    ◊   Difendere la tradizionale apertura africana al valore della vita dalle campagne mondiali che propagandano l’aborto e rinsaldare l’unità tra vescovo e sacerdoti, perché l’annuncio del Vangelo risulti più incisivo in ogni ambito della società. Lo ha chiesto questa mattina Benedetto XVI ai vescovi del Kenya, ricevuti in visita ad Limina. Il Papa ha anche esortato i presuli a combattere il relativismo dilagante con una maggiore diffusione - scolastica e universitaria - della cultura cristiana. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Realtivismo religioso e negazione del diritto a nascere hanno intaccato, e non da oggi, anche il modo di pensare degli africani. Ma il continente ha nel suo codice genetico una risorsa che può arginare o annullare le derive culturali esportate soprattutto dall’Occidente. E' su questa convinzione di base che Benedetto XVI impernia il discorso rivolto ai vescovi del Kenya. In Africa, ha osservato, "il forte attaccamento del vostro popolo ai valori tradizionali associati alla vita familiare può aiutare a esprimere la fede, che è il cuore del mistero dell’unità della Chiesa”. E “un’importante chiave di unità” all’interno di una comunità, ha affermato il Papa, è l'istituzione del matrimonio e la vita familiare, che la gente d'Africa tiene in particolare considerazione”:

     
    “The devoted love of christian married couples…
    L'amore devoto delle coppie sposate cristiane è una benedizione per il vostro Paese, perché esprime sacramentalmente l'alleanza indissolubile tra Cristo e la sua Chiesa. Questo prezioso tesoro deve essere custodito a tutti i costi. Troppo spesso, i mali che colpiscono alcune parti della società africana, come la promiscuità, la poligamia e la diffusione delle malattie sessualmente trasmettibili, possono essere direttamente collegati alla disordinata comprensione del matrimonio e della vita familiare”.

     
    Ma se la “comprensione cristiana della vita familiare trova una profonda risonanza in Africa”, il Papa si confessa molto preoccupato dalla “crescente influenza” che la “cultura secolare globalizzata” esercita sulle comunità locali, “in seguito - ha stigmatizzato - a campagne condotte da agenzie che promuovono l’aborto”:

     
    “This direct destruction of an innocent human life…
    Questa diretta distruzione di una vita umana innocente non può mai essere giustificata, nonostante ci siano circostanze difficili che possono indurre alcuni a prendere in considerazione un così grave passo. Quando predicate il Vangelo della Vita, ricordate al vostro popolo che il diritto alla vita di ogni essere umano innocente, nato o non nato, è assoluto e si applica in egual modo a tutte le persone senza eccezione di sorta”.

     
    Accanto alla denuncia, Benedetto XVI pone la carità. “La comunità cattolica - è stato il suo invito - deve offrire sostegno a quelle donne che potrebbero avere difficoltà ad accettare un bambino, soprattutto quando vengono isolate dai loro familiari e amici. Allo stesso modo, la comunità dovrebbe essere aperta all’accoglienza di tutti coloro che si pentono per aver partecipato al grave peccato dell’aborto, e dovrebbe guidarli con carità pastorale ad accettare la grazia del perdono, la necessità della penitenza, e la gioia di entrare ancora una volta in una nuova vita di Cristo”.

     
    In precedenza, il Pontefice si era soffermato con insistenza e sollecitudine sul cardine dell’unità e della collaborazione che sempre devono intercorrere tra i vari gradi della gerarchia ecclesiale. “Il dialogo rispettoso e la vicinanza tra il vescovo e i sacerdoti - ha ribadito - non solo edifica la Chiesa locale, ma anche l'intera comunità. Infatti, l’unità visibile tra i leader spirituale può essere un potente antidoto contro la divisione all'interno della più ampia famiglia del popolo di Dio”. E un altro snodo per una rinnovata azione pastorale nel Paese africano - che conta il 25% di cattolici su 30 milioni di abitanti - il Papa lo aveva individuato nella formazione culturale oltre che catechetica:

     
    “At a time when a secularist and relativist mentality…
    In un momento in cui la mentalità laica e relativista è in aumento, e si afferma sempre più globalmente attraverso i mezzi della comunicazione sociale, è tanto più essenziale che si continui a promuovere la qualità e l'identità cattolica delle vostre scuole, delle università e dei seminari. La società trae molti benefici da cattolici formati che conoscono e praticano la Dottrina sociale della Chiesa".

     
    E qui, Benedetto XVI ha concluso con un'osservazione specifica: "Oggi vi è una particolare necessità di professionisti altamente addestrati e di persone di provata integrità nel settore della medicina, in cui i progressi tecnologici continueranno a sollevare gravi questioni morali”.

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    Messaggio del Papa alla Settimane Sociali di Francia dedicate all’ambiente. Benedetto XVI chiede “un sussulto morale in favore della Terra”

    ◊   “Vivere diversamente per uno sviluppo sostenibile e solidale”: è stato il tema affrontato nelle Settimane sociali di Francia, chiuse ieri a Parigi e suggellate da un Messaggio del Papa, inviato ai 4 mila partecipanti. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Le ‘malattie’ della Terra che preoccupano la comunità scientifica, ma anche i popoli per l’impatto che hanno nella vita di tutti i giorni, e per le possibili ricadute sulle prossime generazioni. Al centro del dibattito per tre giorni a Parigi i sistemi di produzione del mondo industrializzato che penalizzano i Paesi più poveri e che avanzano anche nelle economie emergenti e gli stili di vita occidentali impregnati di consumismo ormai insostenibile e che conquistano anche i Paesi in via di sviluppo.

    “Un sussulto morale in favore della terra”, chiede Benedetto XVI nel messaggio, inviato a suo nome da mons. Fernando Filoni, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, evidenziando “alcuni segnali di allarme”: “esaurimento delle risorse nel pianeta, scioglimento rapido dei ghiacciai, aumento delle emissioni di gas con effetto serra, incremento delle catastrofi naturali”.

    Nel messaggio, si ricorda che “sono sempre i Paesi più poveri a subire le conseguenze più gravi di ciò che in gran parte è causato dal comportamento del mondo industrializzato e dalla fiducia, spesso eccessiva, per il progresso scientifico e tecnologico”.

    Il Papa auspica progetti che “permettano una migliore ripartizione delle risorse naturali e dei beni della terra, uno sfruttamento misurato delle foreste e delle riserve biologiche”.

    Chiede soprattutto - il Santo Padre - ai Paesi ricchi di “non sfruttare indebitamente le risorse dei Paesi in via di sviluppo”, sottolineando che “si tratta di principi elementari di giustizia e di equità e della destinazione universale dei beni della terra”.

    “Le vostre riflessioni – conclude il messaggio rivolto ai partecipanti alle Settimane Sociali di Francia - sono chiamate a suscitare una nuova speranza perché il Pianeta possa continuare a nutrire gli uomini che vi abitano”.

    A Parigi hanno colloquiato teologi, filosofi, economisti, scienziati di varie discipline arrivando ad un documento finale dove si punta ad educare le nuove generazioni ai temi dell’ambiente, a cambiare i modi di produzione e di consumo alimentare, ad agire anche sul modo di vivere delle persone, specie nei centri urbani e a chiedere maggiore responsabilità ecologica alle imprese.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Stamani il Papa ha ricevuto anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Il Santo Padre ha quindi nominato Ordinario Militare degli Stati Uniti d’America mons. Timothy Paul Broglio, finora vescovo titolare di Amiterno e nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana e delegato apostolico a Porto Rico. Mons. Timothy P. Broglio è nato a Cleveland, Ohio (U.S.A.), il 22 dicembre 1951. Dopo aver frequentato le scuole elementari e secondarie cattoliche di Cleveland, ha studiato presso l’università dei Gesuiti, Boston College, dove si è laureato in lingue classiche (Facoltà di lettere). A Roma ha seguito i corsi di Teologia, Teologia Biblica e di Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana (1973-1977). Si è laureato in Diritto Canonico presso la stessa università con una tesi sulla communicatio in sacris secondo il Codice di Diritto Canonico (1983). É stato ordinato sacerdote a Roma, il 19 maggio 1977, per la diocesi di Cleveland e nominato viceparroco della Saint Margaret Mary Parish a South Euclid. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° giugno 1983, ha prestato successivamente la propria opera presso le rappresentanze pontificie in Costa d’Avorio ed in Paraguay. Ha svolto attività pastorale presso alcune parrocchie in particolare in Abidjan ed Asunción. E’ stato quindi officiale della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e segretario particolare dell’allora segretario di Stato cardinale Angelo Sodano. Dal 1998 è stato cappellano della Casa Generalizia delle Suore di San Felice di Cantalice. II 27 febbraio 2001 è stato nominato nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana e delegato apostolico in Porto Rico e consacrato vescovo nella Basilica di San Pietro da Giovanni Paolo II il 19 marzo successivo. Oltre all’inglese, conosce l’italiano, lo spagnolo e il francese.

    In Italia, il Santo Padre ha nominato vescovo di Vittorio Veneto mons. Corrado Pizziolo, del clero della diocesi di Treviso, finora vicario generale. Mons. Corrado Pizziolo è nato il 23 dicembre 1949 a Scandolara di Zero Branco, provincia e diocesi di Treviso. Ha frequentato il Seminario Minore e poi quello Maggiore di Treviso. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 20 settembre 1975. Successivamente, dal 1975 al 1981, è stato vicario parrocchiale nella parrocchia di S. Martino di Lupari. Nel 1981 fino al 1985 è stato chiamato a svolgere il servizio di assistente nel Seminario Maggiore di Treviso ed ha proseguito gli studi, conseguendo la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Dal 1985 ha iniziato ad insegnare Teologia Dogmatica presso l’Istituto Teologico Interdiocesano di Treviso - Vittorio Veneto e la Scuola di Teologia per Laici di Treviso. Nel 1994 ha ricevuto l’incarico di seguire la formazione permanente del clero giovane. Nel 1998 è stato nominato vicario episcopale per il Sinodo diocesano e nel 1999 delegato vescovile per la formazione permanente del clero. Nel 2002 gli è stato affidato l’ufficio di vicario generale e moderatore della Curia vescovile, sia durante l’episcopato di mons. Paolo Magnani sia di mons. Andrea Bruno Mazzocato. Dal 2001 esercita l’ufficio di canonico della Cattedrale. Mons. Pizziolo è stato presidente della Commissione per il diaconato permanente e del Consiglio di amministrazione della casa del clero di Treviso.

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    Proclamato Beato Antonio Rosmini. Il cardinale Saraiva Martins: un uomo abbandonato all'amore provvidente di Dio, fautore del dialogo tra ragione e fede

    ◊   “Il suo esempio aiuti la Chiesa, specialmente le comunità ecclesiali italiane, a crescere nella consapevolezza che la luce della ragione umana e quella della Grazia, quando camminano insieme, diventano sorgente di benedizione per la persona umana e per la società”: Benedetto XVI ha ricordato con queste parole, ieri all’Angelus, la figura di Antonio Rosmini beatificato ieri pomeriggio a Novara. Il rito si è svolto al Palazzetto dello sport ed è stato presieduto, a nome del Papa, dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Oltre 8 mila le persone giunte nella città piemontese per prendere parte alla celebrazione. Il servizio di Tiziana Campisi:


    “Con la nostra autorità apostolica, concediamo che il venerabile Servo di Dio Antonio Rosmini, presbitero, fondatore dell’Istituto della Carità e delle Suore della Provvidenza rosminiane, d’ora in poi sia chiamato Beato e si possa celebrare la sua festa nel giorno della sua nascita al cielo, il primo luglio”.
     
    A nome di Benedetto XVI è stato il cardinale José Saraiva Martins a leggere la Lettera apostolica che proclama Beato Antonio Rosmini, vissuto fra il XVIII e XIX secolo. La sua santità “certamente, aiuterà a recuperare l’amicizia tra ragione e fede, fra religione, comportamento etico e servizio pubblico dei cristiani”, ha detto il porporato nella sua omelia. Rosmini, “il filosofo, il pedagogo, il teorico della politica, l’apostolo della fede, il profeta, il gigante della cultura”, dice all’uomo di oggi che è possibile pensare e credere nel vissuto quotidiano; insegna che fede e ragione possono fondersi in una testimonianza di vita fatta di ascesi e mistica, ma anche di carità e servizio:

     
    “L'abate Rosmini visse una vita teologale, in cui la fede implicava la speranza e la carità, con quel dialogo d'amore confidente nella Provvidenza, che lo portava a non intraprendere nulla, nel grande e nel piccolo ‘se non vi siamo come tirati dalla Provvidenza stessa’”.
     
    Il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che ha definito il sacerdote di Rovereto dottore della Provvidenza, ha voluto inoltre ricordare quanto scritto dallo stesso sulla Provvidenza: “So per ragione e per fede e sento con l’intimo spirito, che tutto ciò che si fa, o voluto o permesso da Dio, è fatto da un eterno, da un infinito, da un essenziale amore”:

     
    “Queste parole contengono un messaggio estremamente importante e della più scottante attualità per il mondo di oggi in cui noi assistiamo ad una progressiva eclisse di Dio e della sua Provvidenza. Accogliamo questo messaggio facendo di Dio amore, di Dio amor provvidente - come ha fatto Rosmini – il centro, il cuore della nostra vita di cristiani impegnati nella società di oggi”.
     
    Nel descrivere poi l’impegno del presbitero della Chiesa di Novara nel mondo della cultura, “in risposta alla chiamata dei Papi del suo tempo”, il cardinale Saraiva Martins ha parlato anche del “sistema di pensiero” da lui elaborato perchè “fosse di fondamento alla fede”. Antonio Rosmini voleva “ricondurre l’uomo a Dio” attraverso quella stessa ragione il cui cattivo uso, diceva, allontana da Dio. Tutto ciò gli costò fatiche e dolorose incomprensioni, ma oggi il suo contributo è riconosciuto nell’Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et Ratio, e “nella sua operosa esistenza” la Chiesa ha riconosciuto “i segni delle virtù” praticate “in modo eroico”.

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    Mons. Nikola Eterović illustra alla Radio Vaticana i punti salienti dei Lineamenta del prossimo Sinodo sulla Parola di Dio

    ◊   “La conoscenza della Sacra Scrittura è opera di un carisma ecclesiale, che è posto nelle mani dei credenti aperti allo Spirito”: è uno dei passaggi dei Lineamenta del Sinodo su La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, convocato da Benedetto XVI per l’ottobre del prossimo anno. Il documento, pubblicato in questi giorni, riveste grande importanza nella preparazione dell’assise sinodale. Ha, infatti, per scopo di suscitare una riflessione a livello di Chiesa universale sul tema del Sinodo. I Lineamenta sono tradotti in 10 lingue tra cui, per la prima volta, anche in cinese ed arabo. Sui punti salienti del documento e la centralità della Parola di Dio nella vita di ogni cristiano, proponiamo oggi la prima parte di un’intervista all’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, realizzata da Alessandro Gisotti:

     
    R. – La pubblicazione dei Lineamenta è un punto molto importante nella preparazione del Sinodo. Il Santo Padre ha auspicato che appena pubblicati, questi documenti servano come strumento prezioso affinché tutta la Chiesa possa approfondire la tematica della prossima assemblea sinodale. I Lineamenta sono divisi in tre parti. La prima parte tratta propriamente della Parola di Dio, i vari significati della Parola di Dio, non solo la parola scritta ma anche la parola rivelata, in modo particolare nella Persona di Gesù Cristo. Nella seconda parte, si tratta della Parola di Dio nella vita della Chiesa, e dunque vari settori privilegiati in cui i fedeli si incontrano con la Parola di Dio, in particolare la predicazione e la preghiera comunitaria, liturgica. La terza parte dei Lineamenta tratta della missione della Chiesa: il grande tesoro che la Chiesa ha, di cui vive, deve pure trasmetterlo agli altri, ai vicini e ai lontani: cattolici che magari si sono allontanati dalla Chiesa, ma anche a coloro che ancora non conoscono Gesù Cristo.

     
    D. – Dopo un Sinodo sull’Eucaristia, un Sinodo sulla Parola di Dio. Quali segni dei tempi rendono urgente riprendere questo tema a 40 anni dalla promulgazione della “Dei Verbum”?

     
    R. – E’ logico che dopo un Sinodo sull’Eucaristia, i vescovi riuniti intorno al Papa trattino il tema della Parola di Dio. Infatti, si tratta di due Mense: la Mensa della Liturgia della Parola e la Mensa dell’Eucaristia, che sono così strettamente unite da trattarsi di un’unica Mensa dell’Eucaristia della Santa Messa. Il Popolo di Dio è sempre più cosciente dell’importanza della Parola di Dio: i fedeli devono avere un accesso ecclesiale – non solo personale – alla Parola di Dio, e dunque è importante che possano fare una lettura ecclesiale della Parola di Dio per la loro vita personale, familiare, comunitaria e anche per l’influsso dei cristiani nella vita sociale.

     
    D. – Il Papa, anche all’ultima udienza generale, ha citato San Girolamo e ha ribadito l’importanza di una lettura ecclesiale, quotidiana della Bibbia di cui si rileva una grande ignoranza da parte dei fedeli. Come questo Sinodo potrà aiutare e sostenere la pastorale biblica?

     
    R. – Già si vedono tante iniziative che vanno nel senso della riscoperta della Parola di Dio. E’ un tesoro che la Chiesa ha dai suoi inizi, che deve continuamente riscoprire. Ovviamente, il Sinodo non sono solo le tre settimane del mese di ottobre 2008: quello è il punto culminante. Ma c’è tutta una preparazione, ci sono varie pubblicazioni, convegni ... Tutta la Chiesa, per mezzo di questi organismi collegiali, è coinvolta nella riflessione, dunque nella preparazione di questo grande evento che sarà il Sinodo prossimo.

     
    D. – Guardando ad un evento, invece, più ravvicinato nel tempo: domani e il 22 novembre si terrà la riunione del Consiglio speciale per l’Asia della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi. Quali i temi all’ordine del giorno di questo appuntamento?

     
    R. – Il primo tema sarà “Ecclesia in Asia”, grande documento risultato dal Sinodo speciale per l’Asia del Sinodo dei Vescovi, che è molto attuale: un punto di riferimento delle Chiese particolari dell’Asia. Tratteremo della situazione ecclesiale nel continente asiatico che ha grandi promesse ma anche notevoli difficoltà. La Chiesa si sviluppa molto bene, è vivace: basti pensare alla Corea del Sud, al Vietnam, anche alla Cina per non dire le Filippine. Ma ci sono anche difficoltà di dialogo interreligioso, di libertà religiosa ... Purtroppo, la violenza soprattutto in Medio Oriente – pensiamo alla situazione drammatica in Iraq! Parleremo anche della preparazione del prossimo Sinodo sulla Parola di Dio, perché il tema era stato un po’ anticipato in questo documento “Ecclesia in Asia”; poi, parleremo anche della messa in pratica dell’applicazione della “Sacramentum caritatis”, risultato dell’ultimo Sinodo sull’Eucaristia, sempre per avere un’idea più aggiornata sulle priorità della Chiesa che è pellegrina in Asia, per vedere come coordinare e come appoggiare buone iniziative, affinché la Chiesa, in questo grande continente, sia segno di unità e di comunione.

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    Da domani in Vaticano la plenaria del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

    ◊   Cardinali, presuli ed esperti, membri del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, con gli officiali e i consultori del dicastero, si riuniscono domani e dopodomani in Vaticano per valutare collegialmente le attività intraprese dall’ultima Plenaria di tre anni fa e mettere in cantiere le nuove iniziative del biennio futuro. L’occasione e lo sfondo dottrinale della riflessione sono offerti dal 40.mo anniversario della storica enciclica di Paolo VI Populorum Progressio sullo sviluppo integrale dell’uomo e dei popoli, alla cui doverosa e degna commemorazione è dedicato anche il II Congresso mondiale degli organismi ecclesiali operanti per la giustizia e la pace, che si terrà in Roma all’Hotel Ergife, subito dopo la Plenaria, dal 22 al 24 novembre prossimi. Verranno proposti tra l’altro almeno quattro grandi convegni internazionali su temi di grande rilievo per la giustizia e la pace mondiali, come: Politica, democrazia e valori; Disarmo degli arsenali e degli animi; Laici e Dottrina sociale e della Chiesa; Etica e Fisco. Saranno inoltre annunciate pubblicazioni riguardanti: Povertà e globalizzazione; Giustizia penale e rieducazione del reo; La lotta contro la corruzione oggi.

    Tra i relatori figurano, oltre al cardinale Renato Martino e al vescovo Giampaolo Crepaldi, rispettivamente presidente e segretario di Giustizia e Pace, il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, l’economista italiano Stefano Zamagni, l’arcivescovo congolese Laurent Monswengo Pasinya, presidente di Pax Christi, e il giurista belga Silvio Marcus-Helmons. Ai partecipanti sarà data inoltre comunicazione dello stato di avanzamento della causa di Beatificazione del cardinale François-Xavier Nguyên Van Thuân, presidente del Dicastero fino al 2002.

    Alla Plenaria, come accennato, seguirà il II Congresso mondiale degli organismi ecclesiali operanti per la giustizia e la pace, dal 22 al 24 novembre, sul tema: “40.mo anniversario della Populorum Progressio: lo sviluppo di tutto l’uomo, lo sviluppo di tutti gli uomini”. La discussione approfondirà i nuovi scenari mondiali creatisi dopo lo storico documento papale e le sfide attuali dello sviluppo alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, in particolare quelle dell’ecologia umana, del pluralismo e del dialogo interculturale, nonché della nuova governance nell’ambito della globalizzazione. Non mancheranno un’attenzione speciale e un approfondimento al riguardo dell’impegno pastorale della Chiesa per lo sviluppo integrale e solidale oggi nel mondo. Tra gli interventi di maggior rilievo, oltre a quelli dei cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato, Renato Martino e dell’indiano Telesphore Toppo, si segnalano le relazioni del preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, mons. Franco Brambilla, nuovo vescovo ausiliare di Milano, del politologo indonesiano Pius Suratman Kartasasmita, dell’internazionalista canadese Louis Sabourin, della filosofa argentina Maria Celestina Donadio e dell’economista congolese Evariste Mabi Mulumba.

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    Oggi in Primo Piano



    Ciclone in Bangladesh: si parla di 15 mila vittime

    ◊   A quattro giorni dal disastroso passaggio del ciclone Sidr, in Bangladesh è ancora piena emergenza. Il numero delle vittime accertate ha superato quota 3.000, la Mezzaluna Rossa stima ci siano fino a 10.000 morti, ma l'Ong Save the Children, citata da alcune agenzie, parla addirittura di stime che arrivano a 15.000 vittime. Il PAM, l'agenzia dell'Onu contro la fame, ha assicurato razioni alimentari che però non sono sufficienti. Manca cibo, acqua potabile, tende e medicine. Il governo ha fatto appello alla comunità internazionale. La Conferenza episcopale italiana, intanto, ha già stanziato due milioni di euro, dai fondi derivanti dall'otto per mille, per le popolazioni colpite del Bangladesh e la Caritas Internationalis con il sostegno della rete internazionale ha messo a disposizione un milione di euro - di cui 200.000 da parte della Caritas Italiana - per i primi interventi di emergenza. Ma sulla grave situazione nel Paese sentiamo mons. Bejoy Nicephorus D’Cruze, vescovo di Khulna, intervistato da Stefano Leszczynski:


    R. – After the cyclone, we can see that …
    Dopo il ciclone abbiamo constatato che in tutta la fascia costiera nell’area di Khulna e Barisal sono morte oltre 8 mila persone a causa dell’uragano e ci sono state grandi distruzioni. In particolare sono state abbattute centinaia di case, i raccolti sono andati persi e molti capi di bestiame e gli animali domestici sono stati uccisi dalle inondazioni o dal crollo degli edifici.

     
    D. – Come sta reagendo il Bangladesh all’emergenza?

     
    R. – At the moment, we are ...
    Per adesso con l’aiuto della Caritas, delle organizzazioni umanitarie e anche della Chiesa locale, delle diverse Congregazioni e diocesi, ci stiamo preoccupando di fornire cibo, medicine e acqua alla popolazione colpita, e anche teloni di plastica in maniera che possano costruire dei ripari di fortuna. Mentre era in corso l’uragano molte persone hanno potuto rifugiarsi nelle nostre scuole e nelle nostre chiese. Grazie a ciò abbiamo evitato che il bilancio fosse molto più grave.

     
    D. – Il Santo Padre ieri ha parlato della drammatica situazione del Bangladesh e ha assicurato al Paese tutta la sua solidarietà e preghiera...

     
    R. – I think that the message of the Holy Father is very important ...
    Io penso che il messaggio e le preghiere del Santo Padre siano molto importanti per il Paese e la nostra gente. Qui i cristiani sono una minoranza ma il Papa è così tanto preoccupato della nostra situazione e apprezziamo veramente tanto la sua solidarietà e l’assicurazione delle sue preghiere.

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    In corso in Giordania l'assemblea dei Paesi aderenti al Trattato per la messa al bando delle mine antiuomo

    ◊   Bandire definitivamente le mine antiuomo, che continuano a seminare vittime, tra cui molti bambini. L’appello lanciato ieri all’Angelus dal Papa è un forte incoraggiamento all'assemblea in corso ad Amman, in Giordania, degli Stati che hanno sottoscritto, nel 1997, il Trattato di Ottawa per la messa al bando di questi ordigni. Negli ultimi rapporti, si evidenzia un lieve miglioramento della situazione: per quanto riguarda l’estensione dei territori bonificati e anche per il calo delle vittime accertate, sceso del 16% dal 2005. Ma non in tutti i Paesi è così. Sono ancora una quarantina gli Stati a non aver ancora aderito, 11 dei quali tra Medio Oriente e Nord Africa. Francesca Sabatinelli ha raggiunto ad Amman, il direttore della Campagna italiana contro le mine antiuomo, Giuseppe Schiavello:


    R. - Sono sicuramente più i progressi: ieri ha aderito Palau ed è stato il 150.mo Stato che aderisce a questo Trattato. E’ un grande successo. Ancora 39 Stati sono fuori ma il commercio delle mine sostanzialmente è fermo perché anche gli Stati che non hanno aderito hanno comunque bloccato il commercio di queste mine antipersona che feriscono e uccidono i civili. Quest’anno sono stati registrati soltanto due casi di uso di mine antipersona: Myanmar e la Russia in Cecenia. Per cui si sono ridotte anche situazioni in cui viene utilizzata questa tipologia di armi.

     
    D. - Su cosa ancora voi state lottando fortemente, a parte immagino l’adesione di chi manca?

     
    R. - Certamente siamo impegnati per l’adesione di chi manca e poi che non vengano tagliati i fondi per il fatto che si avverte una minore urgenza di questo fenomeno, perché ancora ci sono tantissimi Stati minati: sono più di 70 ancora. Le mine fanno vittime in tutto il mondo e questa situazione è aggravata da altri ordigni inesplosi come le submunizioni delle munizioni cluster. Per esempio nel Libano, dove sono state utilizzate tantissime submunizioni cluster, gli incidenti tra i civili sono aumentati di dieci volte. Il dato negativo di questa situazione è il fatto che su 29 Paesi che dovevano sminare il loro territorio, 14 di questi non faranno in tempo a farlo nei 10 anni stabiliti.

     
    D. - Mancano le condizioni tecniche?

     
    R. - Purtroppo la bonifica costa molto. Si è sempre fatto l’esempio delle mine che costavano pochi dollari e la bonifica a metro quadro costa dieci volte o cento volte tanto. Dipende anche da quanto è complicato il territorio: in una situazione desertica magari è più facile utilizzare alcuni sistemi; immaginiamo, invece, un’area boschiva come in Bosnia o in Cambogia dove è molto più complicato bonificare a livelli di sicurezza richiesti dalla bonifica umanitaria, costa moltissimo ma poi ci sono anche tutti gli altri aspetti: la reintegrazione socioeconomica delle vittime che è un fattore importantissimo, l’assistenza alle vittime, la parte fisioterapica, l’informazione per la popolazione che è a rischio mine.

     
    D. - Giuseppe Schiavello, all’Angelus il Papa ha lanciato un forte appello affinché si proceda nella giusta direzione. La Santa Sede da sempre si è mostrata sensibile anche con i vari appelli durante il pontificato di Giovanni Paolo II: come vengono presi questi inviti?

     
    R. - Hanno sempre un grande impatto perché si capisce che l’intento è quello di invitare alla pacificazione. E’ sicuramente qualcosa che ha aiutato in precedenza e continuerà ad aiutare. Noi siamo sempre molto contenti quando ciò avviene. Ricordiamo che Papa Giovanni Paolo II è stato qui nel 2000 a visitare il luogo del Battesimo di Gesù, che era un sito minato: lui lo visitò facendo un chilometro a piedi. Quindi ogni volta che accade ciò, per noi è un grande aiuto perché viene sempre accolto molto bene da tutte le diplomazie. Benedetto XVI, adesso, con questo appello ha aperto di nuovo una finestra su questo problema, che pur essendo sulla strada della risoluzione, ha ancora un po’ di strada da fare.

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    Chiesa e Società



    Ghana: a Cape Coast commemorati i 200 anni dall'abolizione della schiavitù

    ◊   Si è concluso ieri, con la commemorazione del 200.mo anniversario della fine della schiavitù in Africa e una solenne celebrazione eucaristica nell’arcidiocesi di Cape Coast, il seminario su “Schiavitù e nuove schiavitù” organizzato dal Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar e il Consiglio delle Conferenze episcopali europee. L’evento si è tenuto dal 13 al 18 novembre a Cape Coast, in Ghana, e ha visto la partecipazione di oltre 30 vescovi africani ed europei. Al termine del seminario i partecipanti hanno elaborato un messaggio che verrà consegnato ai capi di Stato e di governo dell’Unione europea e dell’Unione africana che si riuniranno l’8 e 9 dicembre a Lisbona. Nel messaggio sarà lanciato un appello “a prestare maggiore attenzione alle nuove forme di schiavitù”, dovute “al grande divario economico tra i Paesi ricchi e i Paesi poveri, e tra i ricchi e i poveri in tutta la società”. Al seminario, riferisce l'Agenzia Sir, è stato presentato anche un documento di 10 pagine elaborato dalla Commissione giustizia e pace del Secam, che verrà distribuito a tutti i vescovi di Europa e Africa, che potranno proporlo ai rispettivi governi. Nel documento si fanno richieste riguardo agli accordi di partenariato economico tra l’UE e l’UA, l’impatto ambientale e sociale delle industrie estrattive, la questione delle migrazioni. (R.P.)

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    Procedono le attività di soccorso nella miniera di Donetsk, in Ucraina, dove ieri un’esplosione ha causato decine di morti

    ◊   Sale a 69 il bilancio delle vittime dell’esplosione avvenuta ieri in una miniera di carbone vicino a Donetsk, nell’Ucraina orientale. Scese ad oltre mille metri di profondità, le quaranta squadre di soccorso hanno riportato in superficie centinaia di minatori; 31 uomini risultano ancora dispersi. Il premier Viktor Yanukovich si è recato sul posto per seguire le operazioni di soccorso e portare sostegno alle famiglie delle vittime, per quello che è considerato uno dei più gravi disastri minerari nella storia dell’ex repubblica sovietica. Al momento della deflagrazione, dovuta ad un’elevata concentrazione di metano, si trovavano sotto le gallerie, parte del complesso fatiscente delle miniere di Donbass, oltre 450 minatori. Il quotidiano digitale Korrespondet.net riferisce che sarebbero ancora accesi gli incendi innescati dall’esplosione. Le autorità della regione proclamano inoltre tre giorni di lutto. Le vittime di Donetsk sono solo le ultime di un lungo elenco: nel settembre scorso, 13 minatori erano morti per una fuga di gas in una delle più grandi miniere dell’Ucraina, teatro nel 2002 di un altro incidente costato la vita a 20 minatori. Al 2000 risale invece la tragedia più grave dell’era post- sovietica: nella miniera di carbone di Luhansk persero la vita 80 persone. (C.D.L.)

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    Allarme per un'epidemia di leptospirosi nella Repubblica Domenicana dopo il passaggio della tormenta Noel

    ◊   Sono almeno 25 le persone morte e 193 quelle contagiate dall’epidemia di leptospirosi nella Repubblica Domenicana in seguito al passaggio della tormenta ‘Noel’. L’epidemia è stata confermata ieri dal ministro della Sanità, Bautista Rojas Gómez, che ha annunciato, a partire da oggi, una vasta campagna di informazione governativa tra gli abitanti per tentare di contenere il diffondersi della malattia. La zona maggiormente colpita – rende noto l’agenzia Misna - è il popoloso quartiere di Los Alcarrizos, ad ovest di Santo Domingo, dove negli ultimi giorni si sono registrate quasi un terzo delle morti. Il governo ha chiesto di migliorare i servizi di vigilanza epidemiologica a livello nazionale e di trattare ogni caso sospetto come leptospirosi. E’ stato anche ordinato a tutti i laboratori pubblici di effettuare test gratuiti a chiunque ne faccia richiesta. Il passaggio di Noel ha provocato la morte di 87 persone e migliaia di senzatetto (A.L.)

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    India: Rapporto denuncia numerosi casi di violenze contro i cristiani

    ◊   In meno di un anno, in India si sono verificati 190 attacchi violenti contro cristiani. Lo denuncia l’All India Catholic Union (AICU), associazione che riunisce i laici cattolici indiani, in un documento pubblicato sabato scorso. Tra le violenze denunciate – riferisce l’agenzia AsiaNews - ci sono omicidi, assalti armati, molestie sessuali e linciaggi. Il presidente del Consiglio globale dei cristiani indiani, Sajan K. Gorge, precisa che in venti mesi, si sono verificati nel Paese almeno 464 casi di violenza contro i cristiani. Alla luce di questi dati, aggiunge, “abbiamo presentato una richiesta ufficiale al Consiglio nazionale per i diritti umani”; da quando i Partiti nazionalisti sono tornati al potere – afferma Sajan K. Gorge - si assiste ad un clima di impunità per chi colpisce i non indù”. Molte volte, conclude l’attivista, “la polizia non accetta neanche di aprire un’indagine su questi casi, oppure iscrive nel registro delle vittime gli stessi assalitori. E’ spiacevole considerare che nei 60 anni dell’indipendenza indiana, ancora non sia stata fatta una vera giustizia per gli indiani di fede cristiana”. (A.L.)

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    India: a Varanasi 15.mo raduno degli Ashram cattolici sul dialogo tra induismo e cristianesimo

    ◊   I rappresentanti degli ashram cattolici si sono dati appuntamento quest’anno a Varanasi, città sacra agli indù, in occasione del quindicesimo raduno della federazione di centri spirituali che coniugano la fede in Cristo con le pratiche della tradizione indiana, ‘All India Ashram Aikya Satsang’. “I nostri ashram - afferma padre Anil Dev - sono luogo d’incontro e scambio tra induismo e cristianesimo, affinché il dialogo tra religioni diventi più facile”. “La nostra vita cristiana – prosegue il religioso - diventa più profonda e feconda quando e se sappiamo impregnarli dei valori che promanano dalla spiritualità indiana”. Le comunità ashram vivono attorno al loro maestro in simbiosi con il creato, sono parte dell’esperienza spirituale dei cattolici indiani sin dai primi anni ‘70 quando, dalla spinta del Concilio Vaticano II, nacquero iniziative tese a portare il messaggio evangelico. Attualmente, in India, si contano un’ottantina di ashram cattolici che si sono federati nel 1978 e una ventina di ashram protestanti. La parola ashram deriva dal sanscrito, dal termine asshraya che significa protezione. Oggi viene usato per riferirsi ad una comunità formata primariamente per il raccoglimento spirituale dei suoi membri, spesso guidati da un mistico o da un capo religioso. (A.L.)

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    Nel nord Uganda, un gruppo di ribelli chiede perdono per un massacro del 2004

    ◊   Una delegazione del sedicente Esercito di Resistenza del Signore (LRA) si è recata a Barlonyio, nel nord Uganda, per chiedere perdono del massacro compiuto da miliziani del gruppo ribelle nel febbraio del 2004: in appena tre ore furono uccise in un campo profughi oltre 400 persone. Si tratta – sottolinea il quotidiano ‘Avvenire’ – “di un gesto di pacificazione importante che giunge in un momento difficilissimo del negoziato tra LRA e governo”. I negoziati sembrano, infatti, in una fase di stallo. Intanto, diverse organizzazioni missionarie e umanitarie chiedono ai mezzi di informazioni e ai politici di visitare non solo la capitale ma anche il nord del Paese per conoscere la drammatica situazione dell’Uganda. Le organizzazioni, tra cui la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza degli Istituti Missionari in Italia (CIMI), le Missionarie Comboniane, e la Comunità Papa Giovanni XXIII, hanno anche lanciato un accorato appello in vista del vertice dei paesi del Commonwealth a Kampala dal 23 al 25 novembre. “La pace – sostengono - ha bisogno di mille passi, anche fuori dalle capitali”. La guerra civile, nello Stato africano, ha provocato oltre 100 mila morti, almeno 20 mila i bimbi rapiti e ridotti in schiavitù. Sono infine più di un milione le persone costrette a vivere nei campi profughi, in condizioni miserabili. (A.L.)

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    In 12 parrocchie di Bogotà, in Colombia, si distribuiscono alimenti in cambio di armi

    ◊   Consegnare le armi in cambio di buoni d’acquisto per alimenti. E’ questo il senso della XIV campagna contro la violenza promossa dal municipio di Bogotà, in Colombia, nell’ambito del “Programma per la vita consacrata e il disarmo”. Dal 17 novembre e fino al 23 del mese - riporta l’Osservatore Romano - in dodici parrocchie della capitale colombiana i sacerdoti si impegnano a distribuire buoni d’acquisto per beni alimentari fino ad un massimo di 145 dollari in cambio di armi da fuoco, coltelli e ordigni di vario tipo. E’ un’iniziativa che nasce per favorire il ridimensionamento degli episodi di violenza nella capitale ed il ricorso alle armi soprattutto da parte dei giovani. “Invitiamo tutti gli abitanti di Bogotà a capire che consegnare le armi significa dare valore alla vita” ha dichiaro padre Alirio Lopez, direttore del “Programma per la vita consacrata e il disarmo”, da anni uno degli organizzatori dell’evento. “Attraverso questa opportunità - ha aggiunto – puntiamo ad ottenere 190 milioni di pesos in buoni che potranno servire per acquistare alimenti”. Dal 1996, quando l’arcivescovo di Bogotà, il cardinale Pedro Rubiano Saenz, diede avvio all’iniziativa, nella capitale colombiana sono stati raccolte quasi 5 mila armi da fuoco, 42 mila proiettili e 580 ordigni esplosivi. Nell’edizione dello scorso anno sono stati consegnati circa 1 milione 200 mila coltelli. (C.D.L.)

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    L’episcopato canadese pubblica su internet una guida contro l’eutanasia

    ◊   In Canada, il dibattito sull’eutanasia si arricchisce di un nuovo strumento di riflessione voluto dall’Organizzazione cattolica per la vita e la famiglia della Conferenza episcopale canadese. Si tratta di una guida, dal titolo “La vita in gioco. Laboratorio sull’eutanasia e il suicidio assistito”. Il testo è disponibile su internet sul sito www.colf.ca e affronta varie questioni. Nella guida si sottolinea, in particolare, il rispetto dovuto alla vita umana fino agli ultimi istanti e si approfondisce il significato reale dell’espressione “morire dignitosamente”. Tra i vari temi, particolare rilievo viene dato all’importanza del sostegno nei confronti dei malati terminali e alla responsabilità di ogni battezzato di impegnarsi nel dibattito pubblico. Vengono ribadite, inoltre, la necessità di interpellare i deputati al fine di ottenere leggi rispettose della vita umana e l’urgenza di promuovere valori umani e cristiani fondamentali. Una sezione è dedicata anche ai familiari dei sofferenti che non vanno lasciati soli. La guida – fa notare il quotidiano ‘L’Osservatore Romano’ - si propone come uno strumento di discussione in vari ambiti, tra cui parrocchie, scuole, università, centri giovanili, associazioni cattoliche e laiche, ma anche famiglie e gruppi di amici. (A.L.)

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    Congresso a Madrid sul laicato cattolico nella società spagnola

    ◊   Si è tenuto a Madrid un congresso laicale organizzato dalla Associazione Cattolica di Propagandisti e dalla Fondazione Universitaria San Pablo CEU che ha avuto come tema generale: “Dio nella vita pubblica: La proposta cristiana”. In questa nona edizione, conclusasi ieri, il congresso si è aperto venerdì scorso, con un intervento di mons. Manuel Monteiro de Castro, nunzio apostolico in Spagna. “Noi cristiani - ha detto - siamo chiamati ad essere segno di contraddizione in una società che nega o respinge Dio”. Il discorso di chiusura è stato pronunciato dall’arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio Rouco Varala, incentrato sul tema: “Esigenza e impegno del cattolici nella vita pubblica”. Sono stati molti gli aspetti della vita pubblica oggi in Spagna che il porporato ha preso in esame: il matrimonio, la famiglia, l’educazione dei figli, il terrorismo, il laicismo radicale e il relativismo. Temi sui quali il cattolico laico è chiamato ad agire con determinazione. Gli argomenti affrontati dal congresso, lungo le tre giornate, sono stati: “Laicità e laicismo nella società democratica”; “I limiti del potere in un sistema democratico”; “Occidente contro occidente”; e “Cittadinanza cristiana, libertà e coscienza”. Numerose le personalità della vita politica, imprenditoriale e finanziaria che hanno collaborato al congresso. Notevole anche il numero degli interventi con 57 relazioni, 200 comunicazioni e la partecipazione di circa 1.500 persone iscritte. Prima dell’inizio del congresso, ma sempre nell’ambito delle giornate su laicato e vita politica, il cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia ha presentato, nella sede della Fondazione Universitaria San Pablo CEU, il suo libro intitolato “Una nuova laicità”. (A cura di padre Ignacio Arregui)

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    In Russia, celebrato il 90.mo anniversario della restaurazione del patriarcato ortodosso

    ◊   In Russia si è celebrato ieri il 90.mo anniversario della restaurazione del patriarcato di Mosca, cancellato nel 1721 dallo zar Pietro il grande. Per commemorare la ricorrenza, il Patriarca Alessio II ha presieduto una funzione religiosa nella cattedrale di Cristo Salvatore. Oggi è previsto, inoltre, un incontro tra il presidente russo, Vladimir Putin, ed una delegazione di sacerdoti ortodossi per ricordare il profondo significato storico, in Russia e per gli ortodossi, del 18 novembre 1917. A chi vede in questo incontro una mossa elettorale del Partito di Putin ‘Russia Unita’ a due settimane dalle elezioni del 2 dicembre per il rinnovo del parlamento, il portavoce del Cremlino ha escluso qualsiasi connotazione politica. Gorge Rybykh, del patriarcato di Mosca, ha infatti precisato che l’incontro è di stampo “puramente religioso”. In Russia - riferisce l’agenzia AsiaNews – gli ortodossi sono oltre 125 milioni. (A.L.)

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    La Commissione episcopale giustizia e pace della Thailandia sottolinea in un messaggio l’obbligo morale di andare a votare il prossimo mese

    ◊   I cattolici tailandesi devono prendere parte alla vita politica del Paese in maniera attiva e considerare il voto come strumento di giustizia, teso a ristabilire unità politica e sociale. E’ quanto si legge nel messaggio del presidente della Commissione episcopale giustizia e pace, mons. Philip Banchong Chaiyara, sulle elezioni parlamentari del prossimo 23 dicembre. La responsabilità del voto – spiega mons. Chaiyara – “è una virtù, mentre il prendere parte al processo politico è una sorta di obbligo morale”. “Un compito – aggiunge – “basato su ragione e coscienza, che si perfeziona quando si vota per quei candidati capaci, che hanno un codice morale e la voglia di sacrificarsi” per il bene di tutti. Il presule – riferisce l’agenzia AsiaNews – sottolinea poi come “dicembre sarà un periodo molto importante” perché si festeggia l’80.mo compleanno del re ed il 75.mo anniversario dell’instaurazione del sistema democratico in Thailandia. Quelle di dicembre saranno le prime elezioni democratiche dalla presa del potere della giunta militare, che lo scorso settembre ha compiuto un golpe pacifico per destituire l’allora premier Thaksin Shinawatra, accusato di corruzione. (A.L.)

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    In Italia, il Centro Studi Minori e Media chiede ai mezzi di informazione maggiore responsabilità nel concorrere alla formazione della personalità dei bambini

    ◊   “Una buona educazione è il frutto di una buona comunicazione a livello interpersonale, in famiglia come a scuola, e a livello sociale e massmediale”. A ricordarlo è Isabella Poli, direttore scientifico del Centro Studi Minori e Media, alla vigilia del 18.mo anniversario della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, che si celebra domani. “Se il tempo trascorso dai bambini davanti alla tv o in Internet o con i videogiochi – si legge in una nota – è pari, quando non superiore, al tempo trascorso a scuola”, i media sono “un’agenzia educativa che concorre alla formazione della personalità nella crescita dei bambini”. Da questo – riferisce l’agenzia Sir - deriva la “responsabilità dei media nei confronti dei minori”, che “non si deve configurare solo come tutela e protezione da contenuti potenzialmente dannosi, ma anche come promozione di contenuti funzionali ad uno sviluppo psicofisico equilibrato nel bambino”. “Il processo di convergenza dei media in atto – dichiara la presidente del Centro Studi Minori e Media, Laura Sturlese – impone regole nuove a livello nazionale e comunitario”, tenendo presente che “il cellulare sta diventando per i ragazzi il mezzo preferito di comunicazione interpersonale”. E proprio sull’uso del cellulare da parte dei minori, il Centro Studi Minori e Media ha svolto quest’anno, in collaborazione con l’Università di Firenze, un’indagine, che sarà presentata il 14 dicembre a Firenze. (A.L.)

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    Sette nuovi diaconi permanenti per la Chiesa di Roma: salgono così a 115 i diaconi della diocesi romana

    ◊   Nella basilica di San Giovanni in Laterano sabato scorso il cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale del Papa, ha ordinato 7 diaconi permanenti. Sono sposati, padri di famiglia, sostenuti in questi cinque anni di preparazione spirituale e di studi teologici dalle loro spose e dalle loro comunità parrocchiali di provenienza. Con questa ordinazione sono 115 i diaconi della diocesi di Roma: svolgono il loro servizio ministeriale nelle varie realtà diocesane, nelle loro parrocchie e nei vari ambiti pastorali e di lavoro. La loro promessa di obbedienza al vescovo - e nel caso di questi nuovi diaconi al vescovo di Roma, il Papa Benedetto XVI, come ricordava il cardinale Ruini - li unisce fortemente al ministero di evangelizzazione, attraverso l’annuncio della Parola di Dio, solennemente consegnata nella celebrazione ad ognuno di loro. E ancora il cardinale ha indicato come compiti prioritari la famiglia, insistendo sulla preparazione battesimale e matrimoniale, in appoggio alle coppie in difficoltà, forti della grazia specifica del sacramento dell’ordine e vivendo loro stessi la vita familiare. E infine il mondo del lavoro, dove potranno essere presenza viva della Chiesa e potranno efficacemente testimoniare l’amore di Gesù Cristo all’uomo di oggi, spesso confuso e sofferente. (L.B.)

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    All’Università di Urbino verrà conferita domani la laurea honoris causa in antropologia ed epistemologia delle religioni a mons. Gianfranco Ravasi

    ◊   “Una delle personalità più apprezzate e conosciute della cultura cattolica italiana” per l’eccellenza “dell’attività scientifica e la straordinaria capacità di alta divulgazione dei temi biblici”. Con questa motivazione, il Consiglio di Facoltà di Sociologia dell’Università degli studi di Urbino ‘Carlo Bo’ ha avanzato la proposta di conferimento della laurea honoris causa in antropologia ed epistemologia delle Religioni a mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Il titolo della lectio magistralis che mons. Ravasi terrà domani in occasione del conferimento della laurea è: “La Bibbia come grande codice della cultura occidentale”. Viene premiato, in particolare, l’impegno, profuso da mons. Ravasi, per far conoscere la Bibbia a credenti e non credenti, mostrando l’incidenza che essa ha avuto nello sviluppo culturale dell’occidente. Il presule ha pubblicato circa 150 volumi, tra cui i commenti a Giobbe, al Libro dei salmi, a Qohelet e al Cantico dei cantici; ha anche firmato numerosi articoli su quotidiani e periodici a larga diffusione. Da anni, conduce una rubrica televisiva domenicale. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Kosovo. Thaci reclama l'indipendenza per la provincia

    ◊   Il vincitore delle elezioni in Kosovo, il leader del PDK, Hashim Thaci, ha ribadito oggi che l’unica strada possibile per la provincia serba a maggioranza albanese è quella dell’indipendenza. Dichiarazioni che hanno allarmato la Serbia; il ministro per la questione kosovara, Slobodan Samardzic, ha, infatti, precisato che una “eventuale proclamazione di indipendenza non rappresenterebbe il capitolo finale della dissoluzione dell’ex Jugoslavia, ma quello iniziale di un nuovo ciclo di disintegrazione e secessioni nei Balcani”. Prudenza è stata sollecitata a Thaci pure dai ministri degli Esteri dell’Unione Europea. Klaudia Bumci ha chiesto un commento sul risultato delle elezioni di sabato a Francesco Martino, corrispondente di Osservatorio Balcani, e a mons. Dode Gjergji, vescovo dell’amministrazione apostolica di Prizren. Iniziamo con Francesco Martino:


    R. – Sicuramente credo che si possa interpretare il risultato come una vittoria dell’opposizione. Credo che ci sia stanchezza in Kosovo rispetto alla classe politica che nel bene e nel male, ha governato in questi anni e quindi è un segnale chiaro di una volontà di cambiamento. Quanto influisca la comunità internazionale su queste elezioni, è una domanda aperta. Io credo che il fattore principale sia, appunto, questa stanchezza rispetto all’incapacità di risolvere i problemi della quotidianità, più che invece i temi legati allo status futuro. Perché da quel punto di vista tutti i partiti dello spettro politico albanese-kosovaro sono sempre stati chiari sulla richiesta d’indipendenza.

     
    D. – Mons. Dode Gjergji, con i risultati attuali è possibile una convivenza tra serbi e albanesi?

     
    R. – Penso che la situazione attuale sia una situazione molto buona e stabile perché per il nostro popolo i politici hanno dimostrato la voglia e la responsabilità di andare verso un futuro di convivenza nella pace. Noi siamo molto rattristati per il fatto che i nostri concittadini serbi, dopo otto anni, ancora non hanno scelto di condividere il loro futuro con noi e convivere insieme.
     
    Iraq. Tre bambini sono morti e altri quattro sono rimasti feriti in seguito all'esplosione di un ordigno in un campetto di calcio nella città di Baquba, ad una sessantina di km, a nord di Baghdad. Lo hanno reso noto ieri sera fonti di polizia. Altre fonti citate dall’agenzia Nina parlano, invece, di un’esplosione stamane al passaggio di una pattuglia americana, accanto ad un campetto di calcio dove stavano giocando alcuni bambini. Forze americane non hanno ancora commentato l'accaduto, ma ieri avevano reso nota la morte di tre marines a Baquba, in seguito ad un attentato suicida. Non è chiaro se si tratti dello stesso attacco in cui sono morti i tre bambini.

    Afghanistan. Sette persone uccise e altre 14 ferite in un attentato suicida nel sud ovest dell'Afghanistan. Un kamikaze si è fatto saltare in aria davanti alla sede del governo della provincia di Nimroz, al confine con l'Iran. “Sei delle mie guardie del corpo e mio figlio sono morti nell'attacco”, ha annunciato lo stesso governatore provinciale, Ghulam Dastageer, precisando di essere lui l'obiettivo dei terroristi. Sempre stamani, attentato sventato invece a Kabul: un kamikaze imbottito di esplosivo è stato arrestato mentre tentava di salire su un automezzo dell'esercito. A Kabul, ci sono già stati tre attacchi suicidi diretti contro le forze dell'ordine avvenuti con modalità simili.

    Pakistan. La Corte suprema pakistana ha respinto cinque dei sei ricorsi presentati dall'opposizione contro la rielezione, il 6 ottobre scorso, del presidente Musharraf. Il sesto sarà esaminato alla fine della settimana. Musharraf, che ha epurato la Corte Suprema dai giudici a lui ostili quando ha imposto lo stato di emergenza il 3 novembre, ha promesso di dare le dimissioni da capo dell'esercito una volta che la Corte abbia dato il via libera alla sua rielezione come capo dello Stato. Le opposizioni avevano presentato ricorso contro la decisione di Musharraf di candidarsi alle elezioni restando capo dell'esercito. La Corte suprema aveva acconsentito alla candidatura e alle elezioni, ma in attesa di un suo pronunciamento sui ricorsi, la vittoria di Musharraf era rimasta in sospeso. In ogni caso, domani il presidente pakistano è atteso in Arabia Saudita per il suo primo viaggio all'estero dalla proclamazione dello stato di emergenza nel suo Paese. Secondo notizie di agenzia, Musharraf incontrerà re Abdallah per esaminare le relazioni bilaterali e la congiuntura regionale e internazionale. L'oppositore ed ex primo ministro pakistano Nawaz Sharif vive in esilio in Arabia Saudita.

    Medio Oriente. Nell'ultima seduta di governo, prima della Conferenza di pace di Annapolis, il premier israeliano, Ehud Olmert, si è oggi pubblicamente impegnato a congelare le colonie ebraiche in Cisgiordania, in conformità con gli impegni assunti quattro anni fa: “Israele non costruirà nuovi insediamenti nella Giudea-Samaria (Cisgiordania) e non confischerà terre.” Inoltre, il governo di Ehud Olmert ha approvato oggi la liberazione di 450 detenuti palestinesi, proprio in vista della Conferenza di Annapolis. In precedenza, il presidente palestinese, Abu Mazen, aveva chiesto la liberazione di 2000 palestinesi detenuti in Israele per reati compiuti nel contesto della Intifada. Secondo la stampa, complessivamente ci sono oggi in Israele circa 10 mila detenuti palestinesi legati a vicende di intifada.

    Questione nucleare. La Cina ha giustificato con non meglio precisati “motivi tecnici”, e non politici, la sua indisponibilità a partecipare alla riunione del gruppo '5+1' (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza ONU più la Germania) prevista per oggi e dedicata alle sanzioni all'Iran. Riunione che di conseguenza è saltata. Rappresentanti di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia, Germania e Cina avrebbero dovuto riunirsi oggi per valutare il rapporto dell'AIEA, l'agenzia dell'ONU sull'energia atomica, realtivo al programma nucleare di Teheran, che l'Occidente ritiene nasconda finalità belliche. A indurre Pechino a non partecipare, come comunicato venerdì scorso, “non è stato un problema politico, ma una questione tecnica”, ha detto in una conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Liu Jianchao, rispondendo a indiscrezioni secondo cui la Cina si opporrebbe a nuove sanzioni contro Teheran. Liu ha comunque aggiunto che l'Iran dovrebbe considerare seriamente e rispondere in maniera positiva a queste preoccupazioni internazionali''.

    Chavez a Teheran. Il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, è arrivato a Teheran per una breve visita, durante la quale incontrerà il suo omologo iraniano, Mahmud Ahmadinejad, con il quale ha legami privilegiati di amicizia. Lo rivela l'agenzia iraniana Fars. Chavez proveniva dalla capitale saudita Riad, dove ha partecipato al vertice del fine settimana dell'OPEC, l'Organizzazione dei Paesi produttori di petrolio, e ripartirà dall'Iran nel pomeriggio. Il presidente venezuelano è accompagnato da cinque ministri, fra cui quelli agli Esteri, al Petrolio e all'Industria. Il portavoce del ministero degli Esteri della Repubblica islamica, Mohammad Ali Hosseini, ha precisato che nella sua visita, la quarta in Iran dall'elezione di Ahmadinejad a presidente nel 2005, Chavez firmerà anche un non meglio accordo “industriale” bilaterale. I presidenti di Iran e Venezuela, entrambi Paesi membri dell'OPEC, hanno cementato il loro rapporto di amicizia e di alleanza con la comune ostilità agli Stati Uniti e a quello che hanno definito più volte “il suo ''imperialismo”.

    IRAN - appello del Premio Nobel. L'iraniana Shirin Ebadi, avvocato per i diritti umani e Premio Nobel per la Pace, ha chiesto che l'Iran sospenda la sua attività nucleare che tanti sospetti desta in Occidente. “L'Iran dovrebbe rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, che vuol dire sospendere l'arricchimento dell'uranio e risolvere la disputa (sul nucleare) attraverso il dialogo”, ha detto la Ebadi ai giornalisti. Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha bollato coloro che criticano il programma nucleare di Teheran o chiedono di sospendere l'arricchimento dell'uranio come “traditori”. Intanto, l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della UE, Javier Solana, spera che i negoziatori iraniani sul nucleare “troveranno il tempo” per un incontro questa settimana, prima del rapporto che deve essere presentato entro la fine del mese. Lo dice ai giornalisti sottolineando di dover presentare entro novembre un rapporto ai sei Paesi (USA, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, Germania) che stanno negoziando il dossier nucleare.

    Italia. Sarà ufficializzata oggi la nascita del Partito del popolo delle libertà, nel quale confluirà Forza Italia. L’annuncio ieri a sorpresa è stato fatto da Silvio Berlusconi che a Milano ha chiuso la raccolta di firme per chiedere le dimissioni del governo Prodi. La decisione dell’ex premier rimescola le carte della politica italiana. Ma raccoglie i commenti negativi dei suoi stessi alleati di centrodestra, oltre che del leader del Partito democratico, Veltroni. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    Se ne era parlato quest’estate, poi il progetto era stato accantonato. Ieri la brusca accelerazione di Berlusconi, con l'annuncio della nascita del partito del popolo delle libertà, che sarà formalizzata già oggi. E' questa la risposta dell'ex premier a tutti coloro i quali, alleati e avversari, chiedevano una svolta dell'opposizione dopo il sì del Senato alla Finanziaria, che ha registrato la tenuta della maggioranza. Ma, secondo Berlusconi, i malumori dei centristi dell'Unione, primo tra tutti Dini, dimostrano che questo centrosinistra è comunque imploso. E ieri sera, l'ex premier ha fatto sapere che in tre giorni Forza Italia ha raccolto 7 milioni di firme per chiedere le dimissioni del governo Prodi, e la metà sono di elettori non di centrodestra. L’annuncio del nuovo partito è accompagnato da una parziale apertura al dialogo sulle riforme, a partire dalla nuova legge elettorale. E ora Berlusconi sembra sposare il sistema proporzionale alla tedesca. Immediate le reazioni. Intanto quelle degli alleati. Fini, AN, boccia senza appello il progetto e definisce plebiscitario e confuso il modo in cui è stata presentato. Bossi, Lega, parla di un favore a Prodi. Casini, UDC, ribadisce: non serve propaganda ma iniziativa politica con un governo di transizione che porti a nuove elezioni. Commenti naturalmente anche dalla maggioranza. Per il segretario del PD, Veltroni, la nuova iniziativa di Berlusconi è forse il riconoscimento della sconfitta sulla Finanziaria. Veltroni rimarca la differenza tra il partito annunciato in piazza da Berlusconi e quello democratico, nato al termine di un lungo percorso e passato attraverso un serrato dibattito e le primarie. La mossa di Berlusconi sembra aver spiazzato anche gli osservatori politici. E ora, il duello tra i due nuovi partiti sarà sulla capacità di attrarre il voto moderato, come sempre decisivo per decretare le vittorie elettorali. Ma prima ancora, il banco di prova sarà la capacità di confrontarsi sulle riforme, così come da tempo sollecitato dal capo dello Stato. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)
     
    Bimbo rom muore in incendio a Bologna. “Sono profondamente addolorato per quanto accaduto a Bologna”. Lo ha detto il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, dopo aver appreso dell'incendio costato la vita stanotte a un bambino di quattro anni di etnia rom in un insediamento abusivo alla periferia ovest di Bologna, nei pressi dell'aeroporto Guglielmo Marconi. Altri quattro, tra bambini e ragazzi, sono rimasti feriti e un bimbo sembra sia in condizioni molto gravi. “Episodi come questo - ha affermato Prodi - devono farci riflettere sulle precarie condizioni in cui si trovano a vivere persone che vivono e lavorano nel nostro Paese”.

    Sciopero trasporti in Francia. Comincia il sesto giorno di sciopero nei trasporti pubblici francesi, che prosegue a oltranza anche in oggi. Si annunciano ancora notevoli disagi per il traffico ferroviario in tutto il Paese e per il metro di Parigi, ma i sindacati della SNCF hanno accettato ieri, per la prima volta, di sedersi al tavolo del negoziato, lasciando intravedere una possibile uscita dalla crisi. Nel sesto giorno della protesta contro la riforma dei regimi speciali delle pensioni, tuttavia, sarà più facile spostarsi sulle lunghe distanze rispetto all'inizio dell'agitazione. La SNCF prevede che circoleranno 300 TGV (i treni ad alta velocità) su 650 previsti e circa la metà dei treni regionali. Andrà peggio a Parigi, dove anche questa mattina nel metro circola un treno su cinque.

    Arrestato ex presidente Khmer rossi. In Cambogia, la polizia ha arrestato l'ex presidente dei Khmer rossi, Khieu Samphan, 76 anni, il quinto componente del gruppo più vicino a Pol Pot ad essere messo alle strette dal Tribunale speciale patrocinato dalle Nazioni Unite. Il leader della guerriglia, educato in Francia, è stato prelevato da un ospedale della capitale Phnom Penh dove era ricoverato dopo una crisi ipertensiva. Stretto confidente di Pol Pot, Khieu Samphan ha sempre negato di essere a conoscenza di alcuna atrocità commessa dai Khmer rossi durante i quattro anni di regime, dal 1975 al 1979. Si stima che 1,7 milioni di persone siano state giustiziate o siano morte per torture, malattie o di fame durante la rivoluzione ultra-maoista. Khieu Samphan, che fino a una settimana fa viveva libero nella regione nord-orientale di Pailin, ex bastione dei Khmer Rossi, è il quinto gerarca dell'ex regime ultra-maoista a comparire davanti al tribunale ONU, costituito per metà da giudici internazionali e per metà da giudici cambogiani proprio per giudicare i responsabili del genocidio. Gli altri sono Kang Kek Ieu, che dirigeva la famigerata prigione Tuol Sleng di Phnom Penh; l'ex braccio destro di Pol Pot, Nuon Chea; l'ex ministro degli Esteri, Ieng Sary, e sua moglie, Ieng Thirith, ex ministro degli Affari sociali. L'ex capo del regime dei Khmer Rossi, Pol Pot, è morto di malattia nel 1998.
     
    Birmania. I ministri degli Esteri della UE hanno oggi confermato l'adozione di sanzioni contro la Birmania e hanno chiesto al governo birmano di “togliere tutte le restrizioni di cui è oggetto Daw Aung San Suu Kyi”, per consentire alla leader dell'opposizione “di partecipare pienamente al processo di riconciliazione nazionale”. La richiesta è contenuta nelle conclusioni approvate oggi al Consiglio Esteri dell'Unione, in cui i ministri si felicitano anche per la nomina dell’italiano Piero Fassino a inviato speciale della UEe per la Birmania. Le sanzioni includono l'embargo per quanto riguarda le pietre preziose, il legno e i metalli birmani; il divieto di esportazione di macchinari per la produzione di questi prodotti e il divieto di ingresso nella comunità europea di decine di persone legate alla giunta militare di Rangoon. L'UE tiene aperta la porta ad un rafforzamento supplementare delle misure, legandola però agli sviluppi della situazione politica. Ribadendo la propria preoccupazione, i ministri hanno chiesto “ancora una volta al governo di questo Paese di prendere misure concrete per rispondere alle inquietudini della popolazione e della comunità internazionale”. La UE chiede la fine degli arresti, la liberazione dei prigionieri politici e l'avvio di una fase di riconciliazione. Se la situazione migliorasse, l'Unione Europea si dichiara pronta “a rivedere le misure restrittive, a cooperare con la Birmania allo sviluppo del Paese e a trovare nuovi campi di cooperazione”. La leader dissidente, Nobel per la Pace, 62 anni, è agli arresti domiciliari dal 2003 ed ha passato agli arresti o i carcere 12 degli ultimi 18 anni.

    Papua Nuova Guinea. E' salito a 71 morti e almeno 55 dispersi il bilancio delle vittime per le forti piogge che hanno flagellato per sette giorni consecutivi la ragione orientale di Papua Nuova Guinea, nel Pacifico. Il governo di Port Moresby ha decretato lo stato di emergenza e ha approvato l'uso dei militari per le operazioni di soccorso. Migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare i loro villaggi nella provincia di Oro, dopo che il livello dell'acqua è salito di 3 metri e mezzo, spazzando via ponti, strade, e centinaia di abitazioni. La cittadina di Popondetta, capitale della provincia di Oro, è stata descritta come un'isola nell'acqua, senza più ponti o strade. Da venerdì sera, il bilancio dei morti è passato da tre ad almeno 71, ma la protezione civile, che domenica ha iniziato a perlustrare la zona a bordo di elicotteri, teme che il conteggio sia tutt'altro che terminato. Il reverendo anglicano Glenn Bujis, che ha visitato la zona, ha detto che “alberi e rami spezzati sono stati trascinati a valle dalla forza torrenziale dell'acqua, seppellendo interi villaggi sotto due o tre metri di detriti”. Secondo Bujis, “il conteggio di morti e feriti è ancora approssimativo”. Copland Gewa, coordinatore dei soccorsi, ha dichiarato che sarebbero 7 0mila le persone che hanno subito danni dalle piogge, iniziate una settimana fa in seguito al ciclone Guba, che si è ora spostato nel nord dell'Australia. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 323

     

     
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