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SOMMARIO del 16/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • La comunione con i vescovi criterio e garanzia di successo nell'attività missionaria. Così il Papa ai superiori generali delle Società di vita apostolica
  • Altre udienze e nomine
  • Il cardinale Martino sul primo "sì" alla moratoria contro le esecuzioni capitali: è stato "un passo rilevante"
  • Rafforzare l’impegno contro ogni forma di schiavitù: l’esortazione di mons. Marchetto all’incontro in Ghana su “Migrazioni e nuove schiavitù”
  • La Giornata mondiale per la tolleranza: appello del direttore dell'UNESCO a fondare l'integrazione sul valore della "mutua comprensione"
  • Ogni uomo deve poter alimentare la speranza anche nella sofferenza: così mons. Rino Fisichella alla XXII Conferenza Internazionale sui malati anziani
  • Sabato prossimo il Concistoro per la creazione di 23 nuovi cardinali. Gli appuntamenti ricordati dall'Ufficio delle Celebrazioni liturgiche pontificie
  • Oggi in Primo Piano

  • La Banca Mondiale: l'economia dell'Africa cresce ora come nel resto del pianeta. L'opinione di Eugenio Melandri
  • La telemedicina, una risorsa per portare aiuto negli ospedali iracheni: è il progetto sviluppato da Intersos
  • Il ruolo della scuola cattolica per creare una società più solidale: se ne parla alla 60.ma Assemblea FIDAE. Intervista con p. Perrone
  • Chiesa e Società

  • L'Europarlamento prende posizione in difesa dei cristiani nel mondo
  • Indetta dai vescovi del Cile la "Giornata di preghiera per la Chiesa perseguitata" in favore della Terra Santa
  • In Kenya, è terminato il "Global Christian Forum process", incontro tra membri di 240 Chiese
  • Un auspicio dal seminario degli episcopati asiatici in Malaysia: la Chiesa stia vicino ai giovani del continente
  • L'ippodromo australiano di Randwick ospiterà la veglia e la Messa conclusiva della prossima GMG
  • 24 Ore nel Mondo

  • Devastazione in Bangladesh per il passaggio del ciclone Sidr. Oltre 500 le vittime
  • Il Papa e la Santa Sede



    La comunione con i vescovi criterio e garanzia di successo nell'attività missionaria. Così il Papa ai superiori generali delle Società di vita apostolica

    ◊   Benedetto XVI ha salutato questa mattina, nella sala del Concistoro, i partecipanti all’incontro dei superiori generali delle Società Missionarie di Vita Apostolica. Rivolgendosi al cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e ai 100 partecipanti all'udienza, il Papa ha parlato della missione ad gentes e delle attuali sfide per l’attività missionaria. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    Benedetto XVI sottolinea come l’incontro promosso in questi giorni a Roma dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli sia “una eloquente testimonianza della vitalità dell’impulso missionario nella Chiesa” e dello spirito di comunione. La riunione, incentrata sul tema della mutua relazione tra il dicastero vaticano e le Società missionarie di vita apostolica, è anche un’ulteriore occasione per riflettere sulla missione ad gentes:

     
    "Communion with the successors of the Apostles…
    La comunione con i successori degli Apostoli resta il criterio e la garanzia di una fecondità spirituale dell’attività missionaria”.

     
    La comunione della Chiesa nella fede, nella speranza e nell’amore - aggiunge il Santo Padre - “è segno e pregustazione di quell’unità e pace”, che è il piano di Dio per l’intera famiglia umana":
     
    "One of the promising indications of a renewal…
    Una delle promettenti indicazioni di rinnovamento nella coscienza missionaria della Chiesa è stato il crescente desiderio di molti uomini e donne di cooperare generosamente nella missione ad gentes”.
     
    Come sollecitato dal Concilio Vaticano II, “l’evangelizzazione è un fondamentale dovere” che incombe su tutto il popolo di Dio ed oggi come nel passato - ricorda il Papa - “i missionari continuano a lasciare le loro famiglie e le loro case, spesso con grande sacrificio”, con il solo proposito di proclamare il Vangelo. In molti, anche nel nostro tempo, hanno “eroicamente” confermato la proclamazione della Buona Notizia versando il loro sangue: hanno così contributo - sottolinea il Santo Padre - a far impiantare la Chiesa in terre lontane”. Il Papa ricorda poi che mutate circostanze hanno portato, in molti casi, “ad una diminuzione nel numero di giovani che sono attratti dalle società missionarie”:

     
    "Conscious of the challenges you face…
    Cosciente delle attuali sfide vi incoraggio a seguire fedelmente i passi dei vostri fondatori”.

     
    Il Papa esorta infine a ravvivare "la fiamma del carisma e dello zelo apostolico", sicuri, ha concluso, che Cristo "continuerà a lavorare con voi e a confermare la vostra predicazione con i segni della sua presenza e della sua forza".

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVi ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l'arcivescovo Jean-Claude Périsset, nunzio apostolico nella Repubblica Federale di Germania, e un gruppo di presuli della Conferenza episcopale del Kenya, in visita "ad Limina".

    In Nigeria, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Kaduna, presentata per raggiunti limiti di età mons. Peter Yariyok Jatau. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Matthew Man-Oso Ndagoso, finora vescovo di Maiduguri.


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    Il cardinale Martino sul primo "sì" alla moratoria contro le esecuzioni capitali: è stato "un passo rilevante"

    ◊   Voto storico ieri alle Nazioni Unite: la terza commissione dell'Assemblea generale ha infatti approvato in serata la risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali. I Paesi che hanno votato a favore sono stati 99, 52 i contrari e 33 gli astenuti. Bocciati nel corso della seduta alcuni emendamenti che in modo strumentale puntavano a far saltare l’accordo. Sulla portata di questo risultato, per il quale molto si è battuta negli anni anche la Santa Sede attraverso i suoi rappresentanti al Palazzo di vetro di New York, Alessandro De Carolis ha chiesto un commento al cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e pace:


    R. - Io sono veramente contento, sono stato rappresentante per la Santa Sede alle Nazioni Unite per ben 16 anni e in questo periodo ho assistito ai due tentativi compiuti negli anni ’90 in favore di questa moratoria: ci lavorai moltissimo e fui deluso quando, a conti fatti, si dovettero ritirare queste proposte di risoluzioni perché non c’erano i numeri. Questa volta i numeri ci sono stati e ne sono contentissimo. Purtroppo, la decisione della terza Commissione è stata presa ai voti, in genere, le decisioni di questo comitato e un po’ tutte le altre risoluzioni delle Nazioni Unite sono prese per consenso, e il fatto che ci sia stata una votazione con tanti votanti contrari e un bel numero di astensioni è già un segno che non c’è unanimità.

     
    D. - Come lo valuta, eminenza, in prospettiva, pensando al voto dell’Assemblea generale?

     
    R. - Il voto dell’Assemblea generale ripeterà quanto deciso in Commissione, essendo gli stessi Paesi che hanno votato ieri. Potrebbe esserci qualche lieve modifica; qualche Paese che potrà ripensarci, ma spero in bene e non contro. E’ un passo rilevante ma purtroppo, come ripeto, è solo una moratoria e la decisione dell’ONU e dell’Assemblea generale ha solo un valore esortativo, perché non è una convenzione alla quale aderiscono i Paesi e dunque le decisioni dell’Assemblea generale sono degli auspici. Ad ogni modo, questo è già molto importante e si vede con soddisfazione che tante organizzazioni cattoliche hanno lavorato per questo e hanno diritto di essere soddisfatte.

     
    D. - Lei pensa, Eminenza, che nonostante il no di Paesi importanti come Stati Uniti e Cina, si possa arrivare un giorno ad avere tutto il mondo schierato contro la pena di morte? Secondo Lei, questa è un’utopia o un obiettivo raggiungibile?

     
    R. - Non bisogna mai considerarla un’utopia, cioè una cosa irraggiungibile, perché questo sarebbe paralizzante. Invece, mi auguro che anche quei Paesi che praticano la pena di morte possano arrivare a questo traguardo.

     
    D. - Un’ultima cosa Eminenza, al di là di come viene letto questo voto - si parla di “vittoria europea”, della diplomazia italiana in particolare - possiamo dire che è anche una vittoria della Santa Sede, considerato il suo lungo impegno sul tema?

     
    R. - E’ un motivo di gioia, ma non attribuirei a nessuno in particolare il merito. E’ stato uno sforzo comune. E’ evidente che gli italiani si siano messi di proposito e possono essere soddisfatti, però i voti stanno lì a dire che i Paesi che hanno votato hanno eguale merito.

    La decisione dell’ONU accoglie di fatto la proposta sostenuta e portata avanti negli anni in particolare dall'Italia, con un forte impegno della Comunità di Sant’Egidio, che figura tra i componenti la coalizione mondiale contro la pena di morte. Stefano Leszczynski ha intervistato il portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Mario Marazziti:


    R. - E’ un fatto davvero storico, perché sono 15 anni che c’era resistenza, e forte, perché questo accadesse. E anche il modo in cui è accaduto è estremamente significativo: due giorni di sbarramento, di emendamenti di ogni tipo, ma in realtà tutti questi emendamenti sono stati bocciati largamente. Ci sono stati anche tentativi strumentali di indebolire la risoluzione. E’ stato tentato anche di confondere le acque, provando ad introdurre un articolo a difesa della vita e quindi di rifiuto dell’aborto.

     
    D. - Qual è stata l’importanza del ruolo della Santa Sede nell’approvazione di questo documento?

     
    R. - A mio parere, il cambiamento anche negli ultimi 15-20 anni ha un ruolo silenzioso e anche pubblico della Santa Sede, decisivo, nel cambiamento del sentire del mondo. Molti Paesi a maggioranza cattolica non sarebbero stati - come sono state le Filippine - addirittura tra i promotori di questa risoluzione. E poi, anche nel dibattito, la Santa Sede chiarisce che la vita e una vera cultura della vita non deve avere eccezioni, ma non ha accettato la strumentalizzazione dell'uso di questo argomento per indebolire la risoluzione. Io credo sia stata una posizione molto nitida, molto chiara, utile a tutti, che segna questo come un passaggio di cultura della vita e non solo come un passaggio “iper-liberista” e liberale di rifiuto dell’intervento dello Stato in questioni dei singoli cittadini, come la pena di morte.

     
    D. - L’importanza del ruolo delle organizzazioni non governative, che forse sono state le vere protagoniste di questa decisione alle Nazioni Unite...

     
    R. - Il ruolo delle organizzazioni non governative da un lato è stato fondamentale per cogliere il momento. Però, dicevamo, di certo la sinergia globale è stata il segreto di questa vittoria.

     
    D. - Quali saranno, nel momento in cui verrà approvata la risoluzione, gli obblighi per gli Stati?

     
    R. - Diciamo che non ci sono obblighi se non quello di cominciare a dare pubblicità, a rendere conto di quello che fanno. Ma il passaggio è storico, perché è una fortissima pressione morale che segna uno standard. Questo standard diventa importante per tutti i Paesi che non usano, magari da qualche anno, la pena di morte ma ancora emettono sentenze di morte: sarà un contributo ulteriore per passare ad una moratoria di legge e non più solo di fatto. Direi che siamo all’inizio di una grande accelerazione.

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    Rafforzare l’impegno contro ogni forma di schiavitù: l’esortazione di mons. Marchetto all’incontro in Ghana su “Migrazioni e nuove schiavitù”

    ◊   Spezzare le catene delle nuove schiavitù: è l’appello lanciato dall’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e itineranti, all’incontro su “Migrazioni e nuove schiavitù”, in corso a Cape Coast, in Ghana. L’evento è stato promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE) e dal Simposio delle conferenze episcopali d’Africa (SECAM). Sui punti salienti del discorso di mons. Marchetto, il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    La Chiesa è fortemente impegnata “contro le moderne forme di schiavitù” con i “suoi insegnamenti e le sue azioni, ispirate al Vangelo”: è quanto sottolineato dall’arcivescovo Agostino Marchetto, che ha ribadito la necessità di “rispettare la dignità di ogni persona”, soprattutto se in situazione di bisogno. Il presule ha sottolineato che le radici dell’ “orrendo fenomeno delle nuove forme di schiavitù” vanno ricercate soprattutto nell’enorme disparità economica tra i Paesi poveri e quelli ricchi”. Una condizione, ha costatato, che costringe tante persone a lasciare la propria terra per cercare migliori opportunità di vita all’estero. Nel suo articolato intervento, mons. Marchetto ha rammentato che anche se per l’Organizzazione internazionale del Lavoro le persone ridotte in schiavitù sono circa 12 milioni, alcuni studi fanno alzare questo dato sino alla drammatica cifra di 27 milioni.

     
    Riecheggiando poi l’Istruzione Erga migrantes caritas Christi, mons. Marchetto ha messo l’accento sulla promozione di un’“autentica cultura dell’accoglienza”. D’altro canto, ha ricordato, il documento ribadisce il diritto di ognuno a “non emigrare”, ovvero la certezza di "veder rispettati i propri diritti” nella terra d’origine. Il presule ha sottolineato la piaga dei bambini-soldato e sulle donne vittime della prostituzione. Quindi, ha auspicato che la celebrazione, quest’anno, del Bicentenario dell’Abolizione della schiavitù sia un’occasione per sensibilizzare i governi e le società civili a non permettere nuove forme di schiavitù più disgustose di quelle passate. Dal traffico degli esseri umani, che coinvolge tragicamente tante donne nei Balcani, allo sfruttamento di popoli indigeni, come i pigmei in Africa, mons. Marchetto ha indicato tutta una serie di situazioni che stanno particolarmente a cuore alla Santa Sede. In tale contesto, il presule ha ricordato che la Chiesa “non è mai stata indifferente o silenziosa di fronte alle moderne forme di schiavitù”.

     
    La Chiesa, infatti, ha proseguito, attraverso le sue strutture di carità, le sue congregazioni come anche le conferenze episcopali nazionali assiste senza risparmio di forze le vittime della schiavitù aiutandole a liberarsi e a reintegrarsi nella società. Mons. Marchetto ha così ricordato i risultati ottenuti attraverso una rete costituita dalle Caritas locali e dalle organizzazioni cristiane impegnate nella lotta alla tratta di esseri umani. L’arcivescovo Marchetto si è infine congratulato con il Consiglio d’Europa per l’imminente entrata in vigore della Convezione contro il traffico di essere umani.

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    La Giornata mondiale per la tolleranza: appello del direttore dell'UNESCO a fondare l'integrazione sul valore della "mutua comprensione"

    ◊   Nel mondo attuale, l'"imperativo della tolleranza" è "sempre più urgente": non bastano solo le leggi, è necessario il valore "della mutua comprensione" per disinnescare le occasioni di emarginazione e conflitto sociale. E' l'appello del direttore generale dell'UNESCO, Koichiro Matsuura, per la Giornata mondiale per la tolleranza che si celebra oggi. Specialmente in Occidente, meta dei flussi migratori, parole come integrazione e tolleranza sono al centro di molti dibattiti, pro o contro. Nel recente Convegno promosso dal Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e degli itineranti, il segretario del dicastero vaticano, l'arcivescovo Agostino Marchetto, si è soffermato con un'ottica cristiana su uno dei processi di integrazione più problematici, quello dell'etnia ROM e dei nomadi in generale. Ascoltiamolo al microfono di Fabio Colagrande:


    R. - Mi rifaccio a quell’espressione che è usata nel documento: “Il rigetto ancestrale”. Credo che se c’è questo “rigetto ancestrale” non è mica una cosa facile cambiare mentalità, cambiare atteggiamenti, sia da una parte, sia dall’altra. Naturalmente, bisogna giungere ad una integrazione. Non si tratta di un'assimilazione: è importante la distinzione. Una certa integrazione ci dev’essere, poi, nel rispetto delle leggi del Paese in cui gli zingari sono stanziati. La convivenza però è possibile, nel senso che ci sono dei Paesi in cui si è creata una convivenza che è ragionevole, che è legittima. E in questo, credo che la Chiesa sia un fattore di riconciliazione. C’è un cammino da fare, tutti, per una riconciliazione, una accettazione nell’accoglienza e nella sicurezza e legittimità.

     
    D. - Eccellenza, cosa risponde a chi considera l’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei migranti, in genere, eccessivamente indulgente?

     
    R. - Dico semplicemente che noi, come cristiani e come uomini, dobbiamo avere e ragione e cuore. Il cuore è legato all’amore e non ciò non contrasta con la ragionevolezza. Quindi, dobbiamo mettere insieme anche qui le due componenti che fanno l’uomo, e sono le congiunzioni - che io dico particolarmente cattoliche - per cui tutti dobbiamo camminare per realizzare la relazione con gli altri in cui ci sia posto per la ragione, per quello che è anche la scientificità dell’approccio, ma anche del cuore, dell’amore, dell’accoglienza.

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    Ogni uomo deve poter alimentare la speranza anche nella sofferenza: così mons. Rino Fisichella alla XXII Conferenza Internazionale sui malati anziani

    ◊   “A nessuno possono essere tolte per nessun motivo la forza e la possibilità proprie della speranza”: è quanto ha affermato stamani mons. Rino Fisichella, rettore della Pontifica Università Lateranense, nel corso della seconda giornata della XXII Conferenza internazionale che si sta svolgendo nell’Aula Nuova del Sinodo, organizzata dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute sul tema “La pastorale nella cura dei malati anziani”. “Ogni persona in qualsiasi età e situazione - ha detto nel suo intervento mons. Sergio Pintor, vescovo di Ozieri e consultore del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute - ha bisogno di una educazione nella fede, anzi ne ha diritto”. Il servizio di Tiziana Campisi:


    “Il Dio che in Gesù si è fatto conoscere pienamente è il Dio che porta speranza. Non è forse questo un serio indizio per definire anche il credente come ‘uomo della speranza’?”. E’ l’osservazione con la quale mons. Fisichella ha introdotto il tema della dimensione della speranza, nella quale Dio va visto anche come Colui che “attende il compimento della sua creazione e ‘spera’ che la salvezza donata in Cristo e realizzata per la morte sacrificale del Figlio abbia il riscontro più universale possibile”. E “se ‘Dio spera’ - ha detto il presule - allora, anche l’uomo ha diritto alla speranza”. Mons. Sergio Pintor ha invece sottolineato la necessità dell’educazione nella fede in condizioni di sofferenza, di malattia e di vecchiaia. Prime tappe sono il mettersi in ascolto delle domande della persona anziana malata ed interpretare i suoi stati d’animo. Se spesso il malato si sente inutile e di peso e non coglie il dono e il senso della vita nella realtà che sta sperimentando, “la preparazione e l’attesa per l’incontro definitivo con il Signore non devono passare per la paura della morte, ma per un amore intenso alla vita”. Per mons. Sergio Pintor, anzitutto “gli anziani malati devono essere aiutati a riconoscere e ad accogliere la vita come dono sempre nuovo e come mistero di amore nella situazione che essi vivono”, perché “solo la luce e la forza della fede apre alla speranza che non delude e può consentire di vivere l’età anziana, anche se segnata dalla malattia, come un dono e come una missione”.

     
    Importante è poi “risvegliare nell’anziano malato il dono del sacramento del Battesimo, come immersione nel mistero della Pasqua di Gesù Cristo e partecipazione della sua vita nuova”. “Una catechesi sulla consolazione - ha aggiunto mons. Pintor - non può consistere in una semplice esortazione o in annuncio freddo, ma deve condurre a scoprire e a sperimentare che colui che consola è Dio stesso”, perché “la ‘consolazione’ è un dono reale di Dio, è dono dello Spirito Paraclito che abita in noi”. Infine, il presule ha sottolineato che “soggetto responsabile di una educazione e di un accompagnamento nella fede dell’anziano malato è la comunità cristiana, con tutta la sua azione pastorale e, in particolare, con la sua azione nell’ambito del servizio della Parola e della cura integrale della salute”. Nella sua relazione, padre Jan Dacok, docente di Teologia morale ed etica e provinciale della Compagnia di Gesù in Slovacchia, ha invece analizzato la visione postmoderna della vita umana che non riconosce “alcun senso al dolore, alla sofferenza, alla fase terminale, al morire e alla morte”. La postmodernità, ha spiegato il religioso, “rifugge nel suicidio e nell’eutanasia” ed ha un approccio alla bioetica privo di contenuti morali. Ma accettare la vita, ha concluso padre Dacok, “vuol dire accettare anche l’anzianità con le sue malattie ed anche la morte. Chi scopre la bellezza e la grandezza già di questa vita con Cristo, abbraccerà di più anche la vita promessa che, però, passa tramite le malattie, il dolore, la sofferenza, l’anzianità e la propria morte”.

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    Sabato prossimo il Concistoro per la creazione di 23 nuovi cardinali. Gli appuntamenti ricordati dall'Ufficio delle Celebrazioni liturgiche pontificie

    ◊   In vista del prossimo Concistoro per la creazione di 23 nuovi cardinali, l'Ufficio delle Celebrazioni liturgiche Pontificie ricorda che l'importante avvenimento ecclesiale si terrà sabato 24 novembre, alle ore 10.30, sul Sagrato della Basilica Vaticana. Le visite di cortesia ai nuovi porporati si svolgeranno, sempre sabato 24 novembre, dalle ore 16.30 alle ore 18.30. Domenica 25 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, alle ore 10.30 in Piazza San Pietro, il Santo Padre presiederà la concelebrazione della Santa Messa con i nuovi cardinali ai quali consegnerà l'Anello cardinalizio.

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    Oggi in Primo Piano



    La Banca Mondiale: l'economia dell'Africa cresce ora come nel resto del pianeta. L'opinione di Eugenio Melandri

    ◊   “Per la prima volta in 30 anni, i Paesi africani seguono lo sviluppo economico del resto del mondo”. Ad affermarlo John Page, economista capo per l’Africa della Banca Mondiale, in occasione del Rapporto 2007 sugli indicatori di sviluppo nel continente africano, reso noto ieri a Midrand, in Sudafrica. Secondo il documento della Banca Mondiale, la crescita media si attesterebbe attorno al 5,4%, con punte d’eccellenza nelle aree petrolifere di Mauritania, Angola, Ciad, Mozambico. Ma il 41% delle popolazioni subsahariane continuerebbe a vivere con meno di un dollaro al giorno, con realtà drammatiche in tema di sanità ed educazione. Per un commento su questi dati, Giada Aquilino ha intervistato Eugenio Melandri, coordinatore della Onlus Chiama l’Africa:


    R. - Lo stesso documento della Banca Mondiale dice che i Paesi più interessati sono solamente quelli detentori di materie prime, e questa crescita economica è dovuta soprattutto all’aumento delle materie prime. Mentre restano di fatto alcuni Paesi - dice sempre il documento della Banca Mondiale - che di questo momento di crescita non usufruiscono proprio, poiché si trovano in condizioni particolari. Sono citati in particolare la Repubblica Democratica del Congo che è appena uscita da una lunga guerra, ed altri Paesi tipo lo Zimbabwe dove esiste una situazione tragica dal punto di vista politico. Noi abbiamo questa grande crescita economica dovuta anche all’aumento dei commerci internazionali. Ma resta il problema reale che viene bene espresso dal presidente algerino quando dice: “I nostri Paesi crescono ma la povertà non diminuisce”.

     
    D. - Secondo il Rapporto della Banca Mondiale, il 41 per cento dei subsahariani continua a vivere ancora con meno di un dollaro al giorno. Perché per queste popolazioni non ci sono ricadute positive dell’economia africana?

     
    R. - C’è un meccanismo economico che alla fine fa fare i conti solamente al portafoglio dei ricchi e non va a finire nelle tasche della gente. Se da una parte questa notizia che la Banca Mondiale riferisce - ovvero, che c’è una crescita economica molto forte in Africa - è una buona notizia, dall’altra può anche essere letta - vista dal punto di vista della gente - come una cattiva notizia. Di fatto, questo cosa provocherà? Che l’Africa cerca di produrre di più per l’esportazione che per il consumo interno. Provocherà fondamentalmente l’urbanizzazione; provocherà che tutto un problema reale di sopravvivenza della gente non verrà affrontato. Aumenterà la ricchezza e probabilmente aumenterà anche la povertà.

     
    D. - La diffusione di AIDS, malaria e TBC - dicono i dati - è inarrestabile: milioni di dollari vengono ancora spesi in armi. Perché queste dinamiche non riescono ad essere debellate?

     
    R. - Da una parte, non è un caso che in molti Paesi esistano governi corrotti, non è un segreto il fatto che ci siano guerre e conflitti. Dall’altra, però, bisogna anche dire che tutto il discorso della cooperazione internazionale nei confronti dell’Africa, soprattutto per ciò che riguarda la lotta contro le pandemie - in particolare l’AIDS, la malaria ed altre malattie - molto spesso è qualcosa che è schizofrenico: si mandano dei fondi - tra l'altro, non tanti - per curare da queste malattie ma non si prendono le decisioni importanti, che sono quelle di permettere la fabbricazione di farmaci, di fare in modo che i brevetti sui farmaci non vengano pagati. Quindi, c’è tutta una serie di cose legate al modello di relazioni internazionali e commerciali e di mercato che spesso non permettono all’Africa di fare la sua strada.

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    La telemedicina, una risorsa per portare aiuto negli ospedali iracheni: è il progetto sviluppato da Intersos

    ◊   Creare una rete di assistenza internazionale per aiutare medici e pazienti in Iraq. E’ la sfida portata avanti dall’organizzazione umanitaria Intersos, che grazie alla telemedicina ha avviato un progetto che mette in collegamento gli operatori dell’ospedale pediatrico universitario di Baghdad con i colleghi del Policlinico Umberto I di Roma. Tra gli obiettivi dell’iniziativa: i teleconsulti, la formazione continua e l’estensione del network internazionale alle strutture sanitarie della regione autonoma del Kurdistan iracheno. Massimiliano Menichetti:

    Collaborare grazie alla telemedicina per aiutare la rinascita di un Paese in preda al caos. E’ questo lo spirito che anima i medici dell’ospedale pediatrico universitario di Baghdad, il “Children Welfare Teaching Hospital”, che dal 2003 - grazie all’aiuto dall’organizzazione umanitaria Intersos - ha avvito una sinergia con il “Policlinico Umberto I” di Roma. Contatti per scambiarsi conoscenze, affrontare e risolvere casi, salvare vite, in un Paese schiacciato dalla guerra prima, dal terrorismo poi. Negli ultimi tre anni, 18 mila medici iracheni sono stati costretti a fuggire dal Paese, 2000 sono stati uccisi, 250 rapiti. Cosa significa dunque per gli iracheni questo scambio di informazioni? Ai nostri microfoni, uno dei medici dell’ospedale pediatrico di Baghdad, al quale abbiamo garantito l’anonimato per ragioni di sicurezza:

     
    “I think it is a great achievement, because ...
    Credo sia una grande conquista, perché in questi ultimi anni l’unica via per avere informazioni, per confrontarci con i ricercatori o scienziati all’esterno è passata per la telemedicina: siamo stati completamente isolati anche se l’embargo è stato tolto. Prima dell’utilizzo di queste nuove tecnologie, eravamo come in una grande prigione, perché nessuno veniva in Iraq, nessun medico straniero. Non si poteva fare più nulla”.
     
    A collaborare affinché la rete di scambio di informazioni si consolidi sempre più, anche l’Agenzia Spaziale Europea e “Telbios”, una delle prime società italiane a essersi occupata di telemedicina. Ma chi fruisce di questi servizi? Alessandro Guarino, responsabile del progetto “Intersos di telemedicina Italia-Iraq”:
     
    “Sicuramente, ne usufruiscono i pazienti del Dipartimento di ematologia pediatrica del ‘Children Welfare Teaching Hospital’ di Baghdad, ma anche e comunque tutti i pazienti che affluiscono non soltanto per quanto riguarda l’ematologia, ma anche per la chirurgia pediatrica, l’infettivologia. In pratica, tutti i pazienti che affluiscono all’ospedale. La forza sta nel fatto che si è creata una rete tra tanti elementi diversi - dagli ospedali, iracheni ed italiani, ai partner tecnologici - per cui è un progetto portato avanti insieme”.
     
    Telemedicina, formazione a distanza, amicizia: tutto attraverso computer e satelliti per garantire continuità e futuro. Ancora Guarino:

     
    “Abbiamo in piedi questa collaborazione tra Baghdad e Roma. Quello che ci proponiamo di fare nel 2008 è estendere questa collaborazione anche ad altri centri in Iraq, in particolare a sud, a Bassora, e a nord, ad Erbil, in modo tale da creare una vera e propria rete sia tra questi tre centri e l’Italia, ma anche tra i tre centri, in maniera tale che si faciliti la connessione all’interno stesso del Paese”.
     
    La speranza della ricostruzione, della pace, della vita passa quindi in Iraq anche attraverso fibre ottiche e antenne paraboliche segni - in questo caso - di una solidarietà capace di sconfiggere le logiche del terrore e superare confini geografici e politici.

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    Il ruolo della scuola cattolica per creare una società più solidale: se ne parla alla 60.ma Assemblea FIDAE. Intervista con p. Perrone

    ◊   Si concludono oggi i lavori della 60.ma Assemblea nazionale della FIDAE, la Federazione degli istituti di Attività Educative, che si svolge a Roma presso l’Aula Magna dell’Augustinianum. "Una scuola cattolica di qualità, per una società più libera, più giusta, più solidale" è il tema scelto per un incontro che ha visto la partecipazione di delegati dei tremila istituti presenti sul territorio nazionale. Davide Dionisi ha chiesto all'ex presidente della FIDAE, padre Antonio Perrone qual sia lo stato di salute della scuola cattolica italiana:


    R. - La scuola cattolica in modo particolare si trova in difficoltà. Non lo sono tanto le singole scuole che funzionano e che grazie a Dio hanno una ricchezza spirituale che continua in quella tradizionale della scuola cattolica: parlo di riferimenti ai valori spirituali e non soltanto ai valori civili, ai quali si guarda anche con molta attenzione, ma mi riferisco anche all'offerta di strumenti di formazione e di educazione che veramente formano il ragazzo, formano il giovane e danno un aiuto autentico alla famiglia per una crescita non soltanto umana ma spirituale. Quindi, ribadisco, le scuole cattoliche che funzionano e funzionano da questo punto di vista discretamente. Soltanto che c’è la difficoltà di carattere economico che purtroppo continua ancora. E noi vorremmo che la scuola fosse aperta a tutti e soprattutto ai più bisognosi, ai più poveri e non soltanto a quelli che hanno risorse, anche se molte scuole accolgono molti ragazzi gratuitamente, senza impegno e cercano altre sovvenzioni, altri aiuti per poter superare queste difficoltà di carattere economico.

     
    D. - Il tema scelto per la 60.ma Assemblea nazionale della FIDAE è “Una scuola di qualità per una società più libera, più giusta e più solidale”. Quali requisiti dovrebbe avere, secondo lei, una scuola di qualità?

     
    R. - Deve avere anzitutto la qualità educativa, la qualità delle persone che condividano i principi fondamentali e di riferimento che sono i principi che guardano alla persona come a chi costruisce veramente non soltanto se stesso ma anche la comunità in cui vive. Quindi, questa comunità deve crescere con la partecipazione e il contributo delle singole persone. Ma la qualità, naturalmente, anche attraverso la partecipazione dei membri della comunità, che non sono soltanto gli alunni e i docenti, ma anche i genitori, anche le persone che condividono certi principi che la scuola propone. La scuola è un punto di riferimento non soltanto per chi frequenta la scuola, ma per la comunità intera.

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    Chiesa e Società



    L'Europarlamento prende posizione in difesa dei cristiani nel mondo

    ◊   Una presa di posizione ferma che condanna “tutti gli atti di violenza contro le comunità cristiane, ovunque esse accadono”, è il contenuto della risoluzione approvata ieri all’unanimità dall’Europarlamento, riunito in sessione plenaria a Strasburgo. Il documento sui “gravi episodi che mettono a repentaglio l’esistenza delle comunità religiose” chiede ai governi dei Paesi in questione, di mettere in atto garanzie legislative nel campo della libertà religiosa e della sicurezza delle comunità cristiane. Inoltre, auspica il dialogo interreligioso e la promozione della tolleranza per arginare ogni forma di estremismo. La risoluzione impegna politicamente se non giuridicamente il Consiglio dei ministri e la Commissione dell’UE ad integrare le linee del documento nella gestione delle politiche europee nei confronti dei Paesi terzi. Il testo ha preso spunto da una serie di convenzioni internazionali, nonché dai fatti di cronaca degli ultimi anni, nei quali si denuncia una crescita di ostilità nei confronti dei cristiani, in diverse aree del mondo. Tra queste: Egitto, Turchia, Iraq, Pakistan, Cina. Il Parlamento, si legge, “esorta i governi interessati a tradurre in giudizio gli autori dei reati; condanna fermamente tutte le forme di discriminazione e intolleranza basate sulla religione o il credo, come pure gli atti di violenza contro tutte le comunità religiose; invita la Commissione e il Consiglio dei ministri a sollevare la questione della situazione delle comunità cristiane nel dialogo politico e a contribuire ulteriormente al rafforzamento dei diritti umani e dello stato di diritto attraverso gli strumenti di politica estera dell’UE”. Viene quindi ribadita “la laicità dello Stato e delle sue istituzioni pubbliche” e assegna a queste il dovere “di garantire tali libertà, ivi compresa quella di cambiare religione”. (F.F)

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    Indetta dai vescovi del Cile la "Giornata di preghiera per la Chiesa perseguitata" in favore della Terra Santa

    ◊   Una “Giornata di preghiera per la Chiesa perseguitata” è stata proclamata dalla Conferenza episcopale cilena in risposta all’appello dell'Opera di Diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Sarà la penultima domenica di novembre e quest’anno, in modo particolare, si offriranno preghiere per i cristiani di Terra Santa. A questo proposito, secondo quanto riporta l’agenzia Fides, l’Ufficio nazionale cileno di Aiuto alla Chiesa che soffre ha invitato il vescovo Kamal-Hanna Bathish, ausiliare e vicario generale emerito del Patriarcato Latino di Gerusalemme. L'obiettivo è conoscere meglio le difficoltà che attraversano i cristiani in Terra Santa, anche grazie all’incontro che il presule terrà con i giovani dell’Università di Santiago, oltre ai colloqui privati con le autorità ecclesiali e statali del Cile. Domenica prossima, per celebrare questa Giornata di preghiera mons. Bathish presiederà una Santa Messa solenne, concelebrata dal nunzio apostolico in Cile, mons. Aldo Cavalli. (F.F)

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    In Kenya, è terminato il "Global Christian Forum process", incontro tra membri di 240 Chiese

    ◊   Circa 250 rappresentanti di diverse Chiese, confessioni e organizzazioni interconfessionali, provenienti da 72 Paesi, si sono incontrati per il “The Global Christian Forum Process”, un’occasione di dialogo e conoscenza delle reciproche appartenenze all’insegna del rispetto e di uno spirito di mutua scoperta. L’evento si ripete dal 1998, e consiste in una serie di riflessioni centrate sulla scoperta delle diverse tradizioni di fede riconosciute dal World Council of Churches. Quest’anno, il Forum si è svolto nei primi giorni del mese di novembre a Limuru, vicino a Nairobi, in Kenya: erano presenti cattolici, ortodossi, anglicani, evangelici, pentecostali, oltre a membri di varie organizzazioni. Insieme hanno redatto un documento conclusivo dal titolo “Messaggio dal Global Christian Forum ai fratelli e alle sorelle in Cristo sparsi nel mondo”, approvato nell’ultima sessione di lavori. In esso, è stata ribadita l’opportunità del Forum quale occasione di conoscenza e di crescita in Cristo, e la finalità dell’iniziativa: “Il desiderio è quello di creare uno spazio libero in cui i rappresentanti di diverse comunità cristiane e di varie organizzazioni interconfessionali che confessano la propria fede nella Trinità dell’Unico Dio, nella sua duplice natura umana e divina, possano confrontarsi per arrivare a compiere scelte comuni”. Durante gli incontri, viene spiegato nel testo, “condividiamo l’esperienza dell’opera di Dio all’interno delle nostre Chiese e organizzazioni e confrontiamo le diverse modalità di partecipazione alla missione di Dio nel mondo attraverso l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo; cerchiamo di mostrare l’amore di Dio amando anche i nostri vicini, lavorando per la trasformazione della società secondo l’esempio di Gesù e secondo le verità delle Sacre Scritture. Collaboriamo, infine, con tutte le persone di buona volontà nel perseguire la giustizia, la pace e la difesa della Creato”. (F.F)

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    Un auspicio dal seminario degli episcopati asiatici in Malaysia: la Chiesa stia vicino ai giovani del continente

    ◊   Le pressioni della globalizzazione potrebbero avere effetti negativi sull’identità dei giovani asiatici che, in piena crisi di identità, rischiano di diventare schiavi di beni materiali e di scale di valori sbagliate. Un richiamo al compito della Chiesa come punto di riferimento e istituzione formativa è stato lanciato da padre VM Thomas, direttore esecutivo dell’Istituto Don Bosco a Guwahati, in India, dalle colonne dell’agenzia AsiaNews. L’occasione è stata offerta da un seminario organizzato Desk giovani della Federazione delle conferenze episcopali asiatiche (FABC), svoltosi a Johor Bahru, in Malaysia dal 10 al 14 novembre. Secondo padre Thomas, i ragazzi asiatici sono carenti di adeguata istruzione professionale e delle giuste competenze tecniche per affrontare il mondo del lavoro: “Solo pochi di loro, i più qualificati, possono godere di un “mondo globalizzato. Per questo, primo obiettivo per gli operatori giovanili è quello di garantire un’educazione di qualità”. Un fattore di rischio per la loro educazione sarebbe rappresentato anche dal “bombardamento mediatico” che sta mettendo in crisi scale di valori e identità dei singoli. “Il potere invasivo e manipolatore dei mezzi di comunicazione di massa è impressionante: successo, denaro, gratificazioni veloci sono diventati motivo di vita per molti ragazzi, schiavi dei beni materiali e di uno stile di vita superficiale”, ha spiegato il sacerdote. Gli effetti della globalizzazione verrebbero, inoltre, amplificati dai conflitti etnici, specialmente nel nord-est dell’India: “La situazione della zona è complessa: i ragazzi sono spesso scoraggiati e cercano una via d’uscita da una realtà di sofferenza” Per questo, la Chiesa - ha concluso p. Thomas - oltre che promuovere l’istruzione deve soprattutto comunicare Gesù, la Verità fondamentale. I giovani asiatici sono consapevoli del progresso e dei cambiamenti, spesso si intrattengono in conversazioni di politica e sono pronti anche a scendere in piazza per una causa comune, ma non si preoccupano assolutamente della loro salvezza spirituale, del loro rapporto con Dio. Solo la consapevolezza di ciò che significa la morte di Gesù per me, è l’inizio di una resurrezione personale”. (F.F)

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    L'ippodromo australiano di Randwick ospiterà la veglia e la Messa conclusiva della prossima GMG

    ◊   L’ippodromo di Randwick ospiterà la prossima Giornata Mondiale della Gioventù. A dare notizia del buon esito degli accordi tra il governo federale e quello del New South Wales, è stato il comitato organizzatore della GMG di Sidney, con un comunicato ufficiale di ringraziamento per la generosità dimostrata: “Esprimiamo loro tutta la nostra gratitudine per avere concluso gli accordi che permetteranno alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Sydney dal 15 al 20 luglio 2008, di avere accesso a Randwick”, si legge. Un grazie è stato rivolto dal comitato anche all’Australian Jockey Club che cura l’ippodromo. “Ci auguriamo di potere collaborare con tutte le parti in causa al fine di preparare la Giornata Mondiale della Gioventù e minimizzare l’impatto che essa avrà sul rendimento delle attività ippiche”. A segnalare l’area era stato proprio il governo del New South Wales, ritenendola ideale per lo svolgimento della veglia del sabato sera e per accogliere almeno 500mila persone in occasione della Santa Messa conclusiva della domenica mattina. “Questo gioioso evento sarà stimolante dal punto di vista sia spirituale che culturale - conclude il comunicato - non solo per gli australiani, ma anche per i giovani del mondo intero. Non vediamo l’ora di accogliere Sua Santità, Papa Benedetto XVI, per la sua prima visita ufficiale in Australia, e i 125 mila giovani che ci raggiungeranno da ogni parte del mondo per condividere con noi questa straordinaria esperienza”. (F.F)

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    24 Ore nel Mondo



    Devastazione in Bangladesh per il passaggio del ciclone Sidr. Oltre 500 le vittime

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    Devastazione in Bangladesh. Il passaggio del ciclone Sidr ha provocato oltre 500 vittime. Distrutte tre città lungo il litorale del Golfo del Bengala. L’Unione Europea ha già stanziato un milione e mezzo di euro in aiuti. Il nostro servizio:

     
    Un ciclone, con raffiche di vento che hanno toccato i 250 km orari, seguito poi da ondate di acqua alte 5 metri: è la drammatica sequenza cui hanno assistito gli abitanti del sud del Bangladesh. Sono morte oltre 500 persone. Sono, in particolare, almeno 87 i morti solo nel distretto di Barguna. Si teme che il bilancio possa salire perché la mareggiata ha praticamente devastato tre città costiere dove risiedono circa 700 mila abitanti. Per le autorità locali, molti sono rimasti uccisi per la caduta di alberi sulle abitazioni di fortuna fatte con argilla o bambù. Sono moltissimi, poi, gli sfollati e numerose le zone isolate. Le comunicazioni sono interrotte ed i soccorsi tardano ad arrivare perché le strade risultano bloccate da alberi e cavi elettrici. Anche la capitale Dacca è in allerta: si teme che Sidr possa arrivare. L’occhio del ciclone, seguito dai satelliti, sta avanzando infatti verso nord, perdendo di intensità. Ma rischia di toccare anche l’India. Fortunatamente, nei giorni scorsi, un milione di persone era stato evacuato dalla costa del Bangladesh dove porti, scali e stazioni ferroviarie erano stati chiusi. Il Paese, abituato a queste intemperie, non è nuovo a catastrofi del genere: nel 1991 un ciclone provocò la morte di quasi 140 mila persone.
     
    Pakistan-politica. Con una cerimonia solenne, si è insediato il primo ministro ad interim, Mohammedmian Soomro, 57 anni ex banchiere e uomo considerato molto vicino al presidente, Pervez Musharraf. Compito del neo-premier è quello di traghettare il Paese verso le elezioni legislative fissate per il 9 gennaio. L’ex primo ministro, Benazir Bhutto, ha definito “inaccettabile” il governo di transizione che si è appena formato dopo lo scioglimento delle camere alla mezzanotte di ieri. Ieri, infatti, è scaduto il mandato presidenziale e, nell’occasione, sono stati revocati anche gli arresti domiciliari alla leader dell’opposizione; il fermo le era stato imposto per impedirle la partecipazione alla marcia di protesta di Lahore contro lo stato d’emergenza. Il provvedimento d'urgenza, con ogni probabilità, non sarà revocato in tempi brevi. Il presidente Musharaff ha annunciato inoltre che, entro il primo dicembre, smetterà i panni di generale.

    Pakistan-violenza. Sono circa un centinaio i militanti islamici uccisi mercoledì nell’offensiva dell’esercito di Islamabad nella valle di Swat, nel nordovest del Paese. Un’azione tesa a respingere la cellula locale di al Qaeda.
     
    Afghanistan. Fallito attentato contro il convoglio italiano della NATO nell’ovest del Paese. Il kamikaze si è fatto esplodere al passaggio della colonna di auto a 15 km ad ovest di Delaram, nella provincia di Farah. Il bilancio è di un morto, lo stesso attentatore, e di un ferito non grave tra i soldati italiani. Inoltre 25 talebani e due agenti della sicurezza sono stati uccisi nel corso di una battaglia nella provincia di Uruzgan.
     
    Iraq attentati. Doppia esplosione stamani a Baghdad. Un civile è morto ed altri 4 sono rimasti feriti nelle deflagrazioni avvenute nel centro della capitale in prossimità di un mercato affollato.

    Libano-scontri-presidenziali. La tv satellitare araba Al-Arabiya ha riferito di scontri tra due gruppi rivali all’interno del campo profughi palestinese Burj al-Barajnieh, a sud di Beirut. I disordini sono avvenuti all’indomani dell’arrivo, nel Paese, del segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, giunto nella capitale libanese per tentare di risolvere la crisi politica. Manca ancora un candidato comune alla successione del presidente Lahoud ma il numero uno del Palazzo di Vetro ha chiesto che il futuro capo dello stato, un cattolico-maronita, sia “rappresentante di tutti”.
     
    Russia-elezioni. L’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ha annullato la sua missione in Russia in vista delle elezioni generali del 2 dicembre. La decisione è stata motivata per i “ritardi e le restrizioni” imposte in particolare dalle autorità di Mosca per il rilascio dei visti. L’ufficio di Varsavia, in una nota, ha accusato il Cremlino di non voler collaborare alla spedizione degli osservatori internazionali. "Hanno il diritto di prendere qualsiasi decisione. La posizione della Russia non cambia”, ha riferito il portavoce del Ministero degli esteri di Mosca.

    Russia-Trattato CFE. Dopo il 'sì' della Duma, la camera bassa del Parlamento, anche il Consiglio della Federazione, la camera alta, ha dato il via libera alla sospensione unilaterale del Trattato CFE, il Trattato sulle Forze Armate convenzionali in Europa, che sarà effettiva a partire dal 12 dicembre. La decisione di Mosca era scattata dopo l’approvazione del programma americano di ampliamento del sistema di difesa anti-missilistica all’Europa orientale, il cosiddetto “scudo”, che il Cremlino considera una minaccia alla propria sicurezza.

    Kosovo domani alle urne. Si vota per rinnovare parlamento provinciale, assemblee locali ed eleggere i sindaci. Un voto che anticipa di poco il cruciale appuntamento del 10 dicembre, data nella quale la Troika composta da Stati Uniti, Russia e Unione Europea, dovrà fare rapporto. Dovrà anche rendere conto dell'esito degli sforzi compiuti dal 10 agosto scorso per avvicinare le parti e portarle ad un'intesa sul futuro status della provincia a maggioranza albanese. Ma qual è l’importanza di questa tornata elettorale? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Paolo Quercia, esperto di Kosovo del Centro Militare di Studi Strategici:


    R. – Sono consultazioni importanti per definire il nuovo assetto politico, dopo la morte di Rugova, e capire chi sarà il leader del futuro Kosovo indipendente. Non avranno influenza a livello decisionale internazionale riguardo sullo status della regione perché qualunque sia il risultato elettorale, tutte le forze politiche sono per l’indipendenza immediata ed anche unilaterale.

     
    D. – Le previsioni concordano sull’esito della consultazione dalla quale dovrebbe emergere una grande coalizione dei due principali partiti kosovari albanesi. Quali saranno le prime emergenze che dovranno affrontare?

     
    R. – Sicuramente, dovranno preparare tutto il terreno per il post-10 dicembre; quindi, bisognerà vedere come verrà gestito il passaggio delicato della troika; il governo di coalizione nazionale, eventualmente, sarà quello che dovrà prendere la decisione di procedere ad una dichiarazione unilaterale di indipendenza.

    D. – La Russia, in Consiglio di Sicurezza, ha sempre minacciato di porre il veto al piano Ahtisaari per un’indipendenza della provincia sotto la supervisione dell’Unione Europea. Dato che il voto non potrà che ribadire la distanza tra le parti, quali saranno le mosse di Mosca?

     
    R. – Nessuno ha capito cosa accadrà al piano Ahtisaari: se dopo il 10 dicembre, quando cioè sarà terminato il lavoro della Troika, si giungerà ad una soluzione; se ritornerà nuovamente in vigore, dopo essere stato soggetto ad un nuovo voto del Consiglio di Sicurezza, o se sarà definitivamente archiviato. E’ chiaro che, se la posizione russa si confermerà quella tenuta nel corso degli ultimi sei mesi, gli americani non riporteranno al Palazzo di Vetro nessuna risoluzione; quindi, si procederà per la strada “de facto” e non per quella del diritto internazionale, verso una proclamazione d’indipendenza votata dal Parlamento del Kosovo, ratificata in primo luogo dagli Stati Uniti e, in seconda battuta, da alcuni dei Paesi dell’Unione Europea.
     
    Polonia-governo. L’esecutivo del nuovo primo ministro, Donald Tusk, ha giurato nelle mani del capo dello stato, Lech Kaczynski. Con ogni probabilità, il 23 novembre, Tusk - leader del partito liberale di centro Piattaforma Civica, vincitore delle elezioni del 21 ottobre scorso - dovrebbe presentare il programma del suo governo e poi ottenere la fiducia del Parlamento.

    Italia - Finanziaria. Al termine di una giornata di aspre polemiche il governo ha superato il difficile scoglio della Finanziaria al Senato. Con 161 senatori favorevoli e 157 contrari ieri sera è stata votata la legge finanziaria che adesso passa all’esame della Camera. Grande soddisfazione del capo dell'esecutivo, Romano Prodi, e di tutto il centro sinistra; per il leader dell’opposizione, Silvio Berlusconi, la maggioranza è implosa. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    Al termine di una giornata di aspre polemiche, il governo ha dunque superato il difficile scoglio della finanziaria al Senato. Tra le novità delle ultime votazioni, la stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione e l’introduzione della “class action”, cioè l’azione collettiva risarcitoria a favore dei consumatori. Ma, intanto, a far discutere è soprattutto il dato politico: gli occhi erano tutti puntati su Lamberto Dini, leader dei liberal-democratici, che ha votato 'sì' alla manovra ma - ha detto- solo per senso di responsabilità. Per Dini occorre superare l’attuale quadro politico. Sulla stessa linea, un altro centrista della maggioranza, Bordon; secondo il leader della Casa delle lbertà, Silvio Berlusconi, le dichiarazioni di Dini e Bordon hanno sancito l’implosione dell’Unione, la fine di questa maggioranza e di questo governo. Il leader dell’opposizione torna allora a chiedere nuove elezioni. La pensa in modo diametralmente opposto Romano Prodi, secondo il quale il voto del Senato senza ricorso alla fiducia, dimostra che c’è ancora la maggioranza parlamentare e politica ed è Berlusconi che deve dire di avere sbagliato; e ora - aggiunge Prodi - si dovrebbe riaprire la stagione del dialogo sulle riforme. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)

    Italia - G8 - mons Bagnasco. Un appello a rifiutare la violenza “verbale e gestuale” è stato lanciato stamani dall’arcivescovo di Genova, mons Angelo Bagnasco. L’invito arriva alla vigilia della manifestazione sul G8, indetta per domani nel capoluogo ligure, che ha lo scopo di favorire la creazione di una commissione d’inchiesta sui fatti del 2001. “Spero - ha aggiunto il presidente della Conferenza Episcopale Italiana - che qualunque tipo di azione pubblica, da qualunque parte venga, sia all'insegna della verità delle cose, non di particolari ideologie, e per il rispetto della non violenza”.

    Francia e Germania - scioperi. Prosegue in Francia il braccio di ferro tra governo e sindacati sulla riforma pensionistica. Per il terzo giorno consecutivo, continuano ad incrociare le braccia i ferrovieri. Prevista la circolazione di 250 treni ad alta velocità contro i 700 che transitano nei giorni normali. Agitazione anche in Germania dove i ferrovieri rivendicano aumenti salariali e la ridiscussione dei piani di privatizzazione. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 320

     

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