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SOMMARIO del 12/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il ruolo dell’Indonesia nella lotta al terrorismo e nella promozione del dialogo interreligioso al centro del discorso del Papa al nuovo ambasciatore di Giacarta
  • Il Papa riceve i cardinali Sodano e Re e l'arcivescovo Amato
  • Il cardinale Bertone presiede in Argentina il rito di Beatificazione dell'indio mapuche Zeffirino Namuncurà
  • Lo sviluppo umano a 40 anni dalla "Populorum Progressio" al centro della prossima plenaria del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace
  • Oggi in Primo Piano

  • Tensione in Libano dopo il nuovo rinvio delle elezioni presidenziali: ieri il nuovo appello del Papa
  • Un testo più sicuro e più coerente: presentato, alla Radio Vaticana, la nuova edizione del Lezionario liturgico della Chiesa italiana
  • La follia della violenza oscura di nuovo il calcio italiano: la riflessione di don Mario Lusek dopo i tragici fatti di domenica
  • Critiche dei vescovi del Ghana per le recenti riforme del governo in campo educativo che prevedono l'abolizione dell'ora di religione
  • Ottimi i risultati del progetto pilota dell’Ospedale Fatebenefratelli per umanizzare l’assistenza dei malati nei reparti di rianimazione
  • Mons. Ravasi incontra domani sera Giuliano Ferrara alla ripresa dei "Dialoghi in Cattedrale" in San Giovanni in Laterano: al centro del dibattito, alla presenza del cardinale Ruini, il libro del Papa "Gesù di Nazaret"
  • Chiesa e Società

  • Più di cinque milioni di firme presentate da Sant'Egidio all'ONU per la moratoria universale della pena capitale
  • Dal Medio Oriente l’Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” lancia un appello in favore delle comunità cristiane che rischiano la scomparsa
  • Dalla plenaria dei vescovi dell'Austria in Terra Santa, solidarietà ai cristiani locali
  • Seminario domani in Ghana, con vescovi europei e africani, su "schiavitù e nuove schiavitù"
  • USA: a Baltimora l'assemblea generale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti
  • Adozioni e missioni, dialogo interreligioso e tutela dei minori dall’abuso. Questi i temi in agenda per l’incontro dei vescovi di Inghilterra e Galles
  • Cina: grazie alle pressioni internazionali non sarà distrutto il Santuario della Madonna del Carmine a Tianjiajing nell'Henan
  • Frère Alois, priore della comunità ecumenica di Taizé, in visita in vari Paesi dell’Asia
  • La Chiesa evangelica tedesca si pone un obiettivo: migliorare i rapporti con i cattolici
  • Austria: mons. Klaus Küng, medico e vescovo di St. Pölten, lancia un appello contro l'eutanasia
  • Sondaggio del quotidiano cattolico "La Croix" sull'immagine del cristianesimo in Francia
  • In un convegno a Roma, l’Azione Cattolica invita i giovani alla partecipazione attiva al bene della società
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sette morti negli scontri a Gaza nell'anniversario della scomparsa di Arafat
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il ruolo dell’Indonesia nella lotta al terrorismo e nella promozione del dialogo interreligioso al centro del discorso del Papa al nuovo ambasciatore di Giacarta

    ◊   La grave minaccia del terrorismo per la pace e l’unità dell’Indonesia e il ruolo di questo Paese multireligioso nello scacchiere internazionale: ne ha parlato il Papa stamane ricevendo le Lettere credenziali del nuovo ambasciatore indonesiano presso la Santa Sede, il signor Suprapto Martosetomo. Il servizio di Roberta Gisotti:


    “Certamente, oggi - ha sottolineato Benedetto XVI - il fenomeno internazionale del terrorismo è una delle più gravi minacce all’amato ideale dell’unità nazionale” in Indonesia. Da qui l’apprezzamento per la condanna, ribadita dal Governo di Giacarta - di ogni violenza terroristica, “sotto qualsiasi pretesto accada, come attacco criminale che nel suo disprezzo per la vita umana e la libertà mina le fondamenta stesse della società”. “Questo in particolare è il caso in cui il nome di Dio venga invocato come giustificazione per tali atti” – ha rimarcato il Papa - aggiungendo che “la Chiesa, ad ogni livello nella fedeltà all’insegnamento del suo Maestro, inequivocabilmente condanna la manipolazione della religione per fini politici, sollecitando anche l’applicazione della legge umanitaria in ogni aspetto della lotta contro il terrorismo”.
     Ha auspicato il Santo Padre che l’Indonesia, “Paese con la maggiore popolazione musulmana in tutto il mondo” - quasi il 90 per cento su 200 milioni di abitanti - entrato di recente tra i membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, “giochi un ruolo importante e positivo nel promuovere la cooperazione interreligiosa, sia nei propri confini che nella comunità internazionale”. In tale ambito, “il dialogo, il rispetto per le convinzioni degli altri e la collaborazione nel servizio alla pace - ha osservato il Papa - sono i modi più certi per una sicura concordia sociale”. E, promettenti al riguardo sono “le crescenti istanze di cooperazione tra Cristiani e Musulmani in Indonesia, mirate in particolare alla prevenzione dei conflitti etnici e religiosi nella aree più agitate”. “Sebbene i cattolici siano una piccola minoranza” – sotto il 10 per cento – “essi desiderano partecipare pienamente alla vita della Nazione”, e se il loro diritto al libero esercizio della propria religione è garantito dalla Costituzione indonesiana “la protezione di questo fondamentale diritto umano – ha raccomandato Benedetto XVI - richiama una costante vigilanza da parte di tutti”.

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    Il Papa riceve i cardinali Sodano e Re e l'arcivescovo Amato

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio. Al termine dell’udienza, il porporato, nella sua veste di presidente della Commissione Cardinalizia di Vigilanza per l’Istituto per le Opere di Religione, ha presentato al Papa i nuovi dirigenti del medesimo Istituto: il sig. Paolo Cipriani, direttore generale ed il dott. Massimo Tulli, vice-direttore, accompagnati dal prof. Angelo Caloia, presidente del Consiglio di Sovrintendenza e dal prelato mons. Piero Pioppo.

    Il Papa ha poi ricevuto il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    Il cardinale Bertone presiede in Argentina il rito di Beatificazione dell'indio mapuche Zeffirino Namuncurà

    ◊   “La sua testimonianza ci insegna a essere figli di Dio e fratelli di tutti, a essere fedeli alla terra per arrivare in cielo”: è quanto ha detto ieri il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone durante la cerimonia di Beatificazione di Zeffirino Namuncurà, a Chimpay (circa mille chilometri a sud di Buenos Aires), dove l'indio mapuche è nato nel 1886. Alla celebrazione hanno preso parte più di 200 mila persone; erano presenti anche il vice presidente argentino, Daniel Scioli, e autorità locali, oltre a un centinaio di vescovi della Chiesa argentina e di altri Paesi latinoamericani. “In questi luoghi egli è stato capace di compassione, per essere utile ai suoi fratelli, per essere la risposta di Dio alla sua gente”, ha sottolineato il porporato ripercorrendo alcune tappe della vita dell’indio morto di tubercolosi a 18 anni nel 1905, chiamato “il principe della Patagonia”, salesiano orgoglioso delle proprie origini mapuche, l’etnia india che abita nelle regioni del sud dell’Argentina e del Cile. E per tale motivo parte della cerimonia che ha portato Namuncurà agli onori degli altari si è svolta in “mapudungun”, la lingua mapuche. “Non dobbiamo vergognarci del nostro idioma, che Dio ci ha dato”, ha ricordato Aparicio Millapi, un rappresentante della comunità, davanti ai fedeli. Namuncurà è una delle figure religiose più popolari dell’Argentina, amato soprattutto dai più poveri, e la sua Beatificazione, ha affermato il cardinale Bertone, “significa ricordare e apprezzare ciò che è più pronfodo nelle tradizioni del popolo mapuche, audace e indomito”. “Al tempo stesso Zeffirino – ha aggiunto il porporato – ci aiuta a scoprire la fecondità del Vangelo che non distrugge mai i valori autentici di una cultura; anzi, il messaggio evangelico assume questi valori, li purifica e li perfeziona ... Il nuovo Beato è una testimonianza viva di questa realtà”. Insieme al cardinale Bertone ha concelebrato la Messa l’arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, presidente della Conferenza episcopale argentina e mons. Estanislao Karlic, arcivescovo emerito di Paranà, che sarà creato cardinale il prossimo 24 novembre. “È la prima volta, che si celebra una Beatificazione non in una grande città bensì in una piccola località che comunque, oggi, è molto grande grazie alla presenza di tanti amici di Zeffirino, ha osservato il cardinale segretario di Stato che venerdì scorso ha presieduto anche la recita del “Te Deum” per ringraziare il Signore del dono di un nuovo Beato. E proprio con il “Te Deum” i vescovi argentini il 9 novembre hanno chiuso i lavori della loro 94ma Plenaria e dal cardinale segretario di Stato hanno ascoltato un affettuoso messaggio di solidarietà e comunione del Santo Padre che – ha detto il porporato – “conosce bene la situazione della Chiesa in Argentina e al tempo stesso vi incoraggia a continuare la vostra missione di annunciare il Vangelo”. Il cardinale Bertone, inoltre, ha chiesto ai vescovi dell’Argentina di trasmettere a tutti i sacerdoti, religiosi, religiose e comunità ecclesiali, l’affetto del Papa, ricordando la “preghiera” come uno degli elementi fondamentali della missione episcopale, “missione e ruolo chiamati a dar nuovo vigore alla comunione ecclesiale tra voi stessi e tra tutte le comunità del Paese”. Il cardinale Bertone ha anche rilevato l’importanza e l’urgenza della catechesi e dell’educazione cristiana, “fondamentali e insostituibili per la formazione di un laicato solido e convinto”. Infine, il porporato ha esortato a “lavorare affinché la Chiesa non sia percepita come una semplice organizzazione umanitaria bensì come famiglia di Dio animata dall’amore di Cristo e cammino di salvezza”.

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    Lo sviluppo umano a 40 anni dalla "Populorum Progressio" al centro della prossima plenaria del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

    ◊   Un’approfondita riflessione su quanto è divenuto realtà e quanto è stato drammaticamente disatteso delle profetiche indicazioni contenute nella Enciclica Populorum Progressio si propongono la Plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il 20 e il 21 novembre in Vaticano e, subito dopo, dal 22 al 24 presso l’Hotel Ergife di Roma, il II Congresso Mondiale degli organismi ecclesiali operanti per la giustizia e la pace nel mondo. Lo rende noto un comunicato del dicastero vaticano.

    "Lo sviluppo è il nuovo nome della pace": 4O anni sono passati dalla celebre definizione di Paolo VI nell’Enciclica Populorum Progressio sullo sviluppo integrale dell’uomo e dei popoli come condizione e frutto della pace nel mondo. Enormi progressi l’umanità ha compiuto in questi anni anche con l’avvento della globalizzazione - afferma il comunicato - ma lo scandaloso divario tra la ricchezza di pochi e la povertà di molti, lungi dall’esser stato colmato, è cresciuto a dismisura. Miliardi di dollari vengono ancora impiegati per potenziare gli arsenali militari, con l’intensificarsi di conflitti antichi e nuovi, dopo la tragica alba del terzo millennio.

    Membri e consultori del Dicastero, che nelle grandi Encicliche sociali del Magistero e particolarmente nella Populorum Progressio ha come la Magna Charta del suo impegno di studio e diffusione della dottrina sociale della Chiesa, dopo una discussione sulle iniziative dall’ultima Plenaria, rifletteranno sull’attualità dello storico documento papale, con speciale riguardo alla dimensione morale dello sviluppo, alle nuove povertà e la globalizzazione, ai conflitti e il disarmo, alla salvaguardia e promozione dei diritti umani. Tra i relatori figurano, oltre al cardinale Renato Martino e al vescovo Giampaolo Crepaldi, rispettivamente presidente e segretario del dicastero, il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, l’economista Stefano Zamagni, l’arcivescovo congolese Laurent Monswengo Pasinya, presidente di Pax Christi, e il giurista belga Silvio Marcus-Helmons. Saranno inoltre discussi i progetti di lavoro del Pontificio Consiglio, con particolare riguardo alla diffusione e utilizzo del Compendio della dottrina sociale della Chiesa, ai futuri convegni e seminari del dicastero, ai documenti di prossima pubblicazione, e alla causa di beatificazione del cardinale François-Xavier Nguyen Van Thuan, Presidente di Giustizia e Pace fino al 2002.

    Quanto al II Congresso mondiale degli organismi ecclesiali operanti per la giustizia e la pace, che vedrà raccolti all’Hotel Ergife dal 22 al 24 novembre oltre 300 delegati da più di 80 Paesi dei cinque continenti, esso avrà per tema: “40° anniversario della Populorum Progressio: lo sviluppo di tutto l’uomo, lo sviluppo di tutti gli uomini” e approfondirà i nuovi scenari mondiali creatisi dopo lo storico documento e le sfide attuali dello sviluppo alla luce della dottrina sociale della Chiesa, in particolare quelle dell’ecologia umana, del pluralismo e del dialogo interculturale, nonché della nuova governance nell’ambito della globalizzazione. Non mancheranno un’attenzione speciale e un approfondimento al riguardo dell’impegno pastorale della Chiesa per lo sviluppo integrale e lo sviluppo solidale oggi nel mondo. Tra gli interventi di maggior rilievo, oltre a quelli dei cardinali Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, Renato Martino e dell’indiano Telesphore Toppo, si segnalano le relazioni del preside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, nuovo ausiliare di Milano, mons. Franco Brambilla, del politologo indonesiano Pius Suratman Kartasasmita, dell’internazionalista canadese Louis Sabourin, della filosofa argentina Maria Celestina Donadio e dell’economista congolese Evariste Mabi Mulumba.

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    Oggi in Primo Piano



    Tensione in Libano dopo il nuovo rinvio delle elezioni presidenziali: ieri il nuovo appello del Papa

    ◊   Non trova soluzione in Libano la crisi politica che ha finora impedito l’elezione di un nuovo presidente della Repubblica. La seduta del Parlamento di Beirut, che doveva procedere oggi alla nomina del successore di Emile Lahoud, è stata nuovamente posticipata al 21 novembre. Il movimento sciita libanese Hezbollah, appoggiato da Siria e Iran, ha intanto chiesto la convocazione di elezioni politiche anticipate. Ieri, anche il Papa ha espresso, durante l’Angelus domenicale, la propria apprensione per la grave situazione libanese, definendo l’elezione del presidente “un passaggio cruciale, dal quale dipende la stessa sopravvivenza del Libano e delle sue istituzioni”. Benedetto XVI ha inoltre rivolto una preghiera mariana affinché tutte le personalità politiche possano nutrire una vera passione per il bene comune, tralasciando gli interessi di parte. Un intervento, quello del Papa, che ha avuto una forte eco in Libano, dove è in corso la 41ma Assemblea Generale dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici. Sentiamo, al microfono di Stefano Leszczynski, padre Jean El Hachem, sacerdote libanese e responsabile dell’Ufficio scolastico dell’Ordine dei Maroniti della Beata Vergine Maria.


    R. - Senz’altro questa preoccupazione del Papa viene ben vista, esprime un sentimento paterno del Papa e i libanesi hanno molto bisogno di questo appoggio che Papa Benedetto esprime attraverso i suoi interventi, tra i quali questo è stato considerato il più forte dall’inizio del suo pontificato.

     
    D. - L’ultimo tentativo che c’è stato di elezione del presidente da parte dell’Assemblea nazionale si è svolto in un clima di estrema tensione per i gravi attentati che lo hanno preceduto. Come vive oggi la gente del Libano quest’attesa?

     
    R. - C’è molta preoccupazione, molta paura. Più di 40 deputati sono considerati come dentro una prigione. Perché c’è sempre la preoccupazione del ritorno della violenza, la gente sta vivendo in un clima molto triste e molti dicono che l’unica via per salvarsi forse è emigrare. Questa è la preoccupazione forte che viene anche confermata oggi dal tema dell’Assemblea dei Patriarchi e dai Vescovi cattolici in Libano sulla presenza cristiana in Medio Oriente.

     
    D. - Ci sono quindi anche delle tensioni confessionali all’interno del Libano che ancora risultano così drammatiche oltre a quelle politiche…

     
    R. - In Libano non esistono delle tensioni confessionali, né esiste un fondamentalismo forte, perché la preoccupazione più forte è il probabile esplodere di un conflitto interno tra sunniti e sciiti. La tensione non esiste tra cristiani e musulmani: la tensione è tra musulmani sciiti e musulmani sunniti; i cristiani ci vanno di mezzo.

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    Un testo più sicuro e più coerente: presentato, alla Radio Vaticana, la nuova edizione del Lezionario liturgico della Chiesa italiana

    ◊   Presentata oggi presso la Sala Marconi della nostra emittente, la nuova edizione del Lezionario liturgico della Chiesa italiana, in tre volumi per il ciclo domenicale e festivo. La pubblicazione verrà completata entro il 2008 e comprende altri sei volumi. La nuova edizione del libro interamente dedicato alla Parola di Dio e alla sua proclamazione nella liturgia è stato presentato, tra gli altri, dal segretario generale della Conferenza episcopale italiana mons. Giuseppe Betori, e da mons. Felice Di Molfetta, presidente della Commissione Episcopale per la Liturgia. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Un testo più sicuro e più coerente: con questo spirito viene pubblicata la nuova edizione del Lezionario, frutto di un lavoro impegnativo, iniziato nel 2002, e che ha coinvolto oltre ai vescovi italiani anche numerosi biblisti, liturgisti e artisti. Il nuovo libro liturgico è arricchito, infatti, da ben 80 immagini. E’ la prima volta, è stato sottolineato in conferenza stampa, che nella Chiesa cattolica viene pubblicato un Lezionario con una rinnovata traduzione, dopo la pubblicazione dell’Istruzione Liturgiam authenticam, che detta i criteri per la traduzione nelle lingue moderne dei testi destinati alla liturgia. Ecco come mons. Giuseppe Betori ha sottolineato i passaggi che hanno portato alla pubblicazione del nuovo lezionario:

     
    “Il procedimento quindi è questo: la nuova vulgata indica il testo e nello stesso tempo lascia vedere quali sono i testi critici su cui essa si basa. Su questi testi critici originali, ebraici, aramaici e greci, sono state rifatte tutte le osservazioni di rinnovamento del testo italiano”.
     
    Il frutto di questo lavoro, è stato l’unanime commento dei relatori, è “ricollocare la Parola di Dio al cuore della vita della Chiesa”. Mons. Betori ha indicato le qualità che contraddistinguono la nuova edizione del Lezionario:

     
    “Si è cercato di recuperare un’aderenza maggiore al tono e allo stile delle lingue originali, orientandosi verso una traduzione che fosse sì comunicativa e comprensibile ma anche più letterale”.
     
    E, dunque, in ragione di questi criteri, sono molte e significative le novità che troveremo in tale testo rispetto al Lezionario precedente. Mons. Giuseppe Betori ne ha sottolineate alcune:

     
    “Un termine come 'mammona' che non ha un significato, diciamo, di fede: 'Dio e mammona', ora ha trovato invece: 'Non potete servire Dio e la ricchezza'. Anche il racconto dell’Annunciazione oggi ha un inizio un po’ diverso: 'Entrando da Lei l’Angelo disse: Ti saluto piena di grazia, il Signore è con te', ma in realtà il termine 'Kaire' dice molto di più, per cui oggi traduciamo: 'Entrando da Lei, l’Angelo disse: Rallegrati piena di grazia'. Tutti voi forse vorrete sapere come è stato tradotto il Padre Nostro: non la preghiera del Padre Nostro viene cambiata; se cambierà la preghiera del Padre Nostro, cambierà solo quando cambierà il Messale. Nel testo attuale è cambiato appunto con l’approvazione della Santa Sede, il testo di Matteo, 6,9-13, in particolare sono cambiati i versetti 12 e 13 dove non si dice più: 'Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male', ma dice: 'Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori e non abbandonarci alla tentazione'”.
     
    Ancora, nel Salmo 8 eravamo abituati a leggere: “Hai fatto l’uomo poco meno degli Angeli”. Ora, rispettando una maggiore fedeltà al testo originale, leggiamo “Hai fatto l’uomo poco meno di un Dio”. E, ancora, lo Spirito Santo non viene più definito “Consolatore”, ma “Paraclito” che contiene in sé anche il termine “avvocato”, quindi difensore, e non solo consolatore. Nel Libro di Amos, i “buontemponi” diventano “dissoluti”, mentre i “cembali e timpani” divengono “cimbali e tamburelli”. E, ancora, l’esortazione “Andate e ammaestrate tutte le nazioni”, è ora: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”. Raccogliendo poi un richiamo di Benedetto XVI, ha detto mons. Betori, oggi nella Lettera agli Efisini leggiamo: “Fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” e non la “maturità” che trovavamo invece nel precedente Lezionario. Il testo sarà nelle librerie già nei prossimi giorni. La prima tiratura è di 30 mila copie, il costo complessivo dei tre volumi è di 150 euro. Il nuovo Lezionario potrà essere utilizzato già dalla prima domenica d’Avvento e diverrà obbligatorio dal 2010.

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    La follia della violenza oscura di nuovo il calcio italiano: la riflessione di don Mario Lusek dopo i tragici fatti di domenica

    ◊   “Sono preoccupato per le violenze delle tifoserie”. Così il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano il giorno dopo gli episodi di guerriglia urbana in molti stadi e città, seguiti all’uccisione di Gabriele Sandri. Lo ricordiamo il giovane tifoso laziale è stato ucciso da un colpo di pistola sparato da un agente, in un'area di servizio lungo l'A1, nei pressi di Arezzo, dopo una rissa tra supporter. Il ministro dell’interno Amato sottolinea che le “responsabilità saranno accertate senza reticenze” e che si è “trattato di un tragico errore”. Per il ministro per lo Sport e le Politiche Giovanili, Giovanna Melandri, “domenica prossima è doveroso chiudere gli Stadi in segno di lutto”. Intanto si apprende che la Procura di Roma contesterà l'aggravante del terrorismo ai tifosi coinvolti nei disordini dello stadio Olimpico. Massimiliano Menichetti:


    “Sono molto preoccupato per quanto è accaduto”. E’ dal Qatar dove si trova, da ieri sera, in visita di Stato che il presidente della Repubblica Italiana Napolitano commenta i tragici fatti di una domenica segnata dalle violenze e dalla morte di Gabriele Sandri, stroncato da un colpo di pistola nell'autogrill di Badia al Pino ovest, nei pressi di Arezzo. Una domenica corrosa dall’odio, dalle scene di guerriglia urbana, dall’assalto di gruppi di teppisti alle caserme della polizia. Ad innescare la follia una rissa tra tifosi laziali e juventini, poi sedata, in una piazzola sull’autostrada A1 direzione Milano: interviene la Polizia, due colpi vengono esplosi da un agente, uno colpisce mortalmente Gabriele Sandri all’interno della propria auto. L’agente speciale che ha sparato, accusato di omicidio colposo, ascoltato nella caserma di Battifolle, ha dichiarato: “Così ho distrutto due famiglie, quella del ragazzo e la mia”, “non volevo uccidere, correvo è partito un colpo”. Istituzioni e autorità ribadiscono che sarà accertata la verità dei fatti, ma ieri appena si è saputa la notizia si è scatenata la follia dei teppisti che hanno assaltato diverse caserme, assediato stadi, lanciando sassi, dando alle fiamme cassonetti ed auto. Presa d’assalto, tra le altre, anche la caserma della polizia in via Guido Reni a Roma dopo la sospensione della partita Roma-Cagliari. Molti gli arresti, la procura di Roma contesterà l'aggravante del terrorismo ai tifosi coinvolti nei disordini dello stadio Olimpico. E oggi si parla di fermare il campionato di calcio, lo stop viene invocato almeno per la prossima domenica, mentre si riflette anche sulla condizione dello sport e lo stato del Paese Italia.

     
    Sui tragici fatti di questa domenica ascoltiamo don Mario Lusek, direttore dell’ Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza episcopale italiana, al microfono di Massimiliano Menichetti:


    R. – Io penso che sia tristissimo terminare una domenica, soprattutto per chi è credente, con l’immagine della morte, e quando a morire è un giovane che amava la vita, amava la musica, amava il calcio e quindi amava le cose belle. Il primo impulso è quello di stare vicini a chi soffre, come Chiesa, che guarda con attenzione e compassione al mondo dello sport e sente di offrire loro quello che in questo momento abbiamo: la nostra compagnia, la solidarietà per chi soffre per una persona che non c’è più. Ma abbiamo visto che le reazioni sono state terribili. Questa tragedia ha scatenato rabbia, ha scatenato una violenza incontrollata. Bisogna assumersi delle responsabilità in questo momento e le responsabilità sono di tutti. Tutta la società civile è chiamata ad assumersi le proprie responsabilità.

     
    D. – Ma queste responsabilità concretamente come si articolano?

     
    R. – Non è più possibile che la competizione diventi scontro, che l’agonismo si trasformi in rissa o il giusto desiderio della vittoria diventi una sopraffazione. Quindi, c’è bisogno di un progetto che vada ridisegnato, fondato su valori che siano condivisi da tutti, su una democrazia effettiva, sugli interessi che ruotano attorno al calcio che vanno regolati, sulla passione che deve essere una passione autentica, non una passione morbosa o una passione aggressiva.

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    Critiche dei vescovi del Ghana per le recenti riforme del governo in campo educativo che prevedono l'abolizione dell'ora di religione

    ◊   "Noi vescovi troviamo deludente e scoraggiante che, contrariamente alle aspirazioni e alle aspettative della stragrande maggioranza dei genitori nel Ghana, le riforme in campo educativo, fin dall’indipendenza, hanno sistematicamente tenuto ai margini la religione dall’ambito formativo". E’ quanto scrivono in un documento i presuli ghanesi sottolineando che le recenti riforme, anziché trarre insegnamenti dagli errori del passato, abbiano aggravato una situazione già deplorevole. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    In Ghana è prevista l'abolizione dell’ora di religione. I vescovi, che definiscono la situazione “preoccupante, imbarazzante e inaccettabile”, chiedono quindi un’inclusione immediata dell’insegnamento della religione anche nella futura offerta formativa. Si invitano poi tutti i cristiani, i musulmani e i fedeli delle religioni tradizionali ad unirsi alle proteste contro il governo. Si sottolineano inoltre gli innegabili benefici dell’insegnamento dei principi religiosi nelle scuole: “questi principi – si legge – possono contribuire a combattere l’ingiustizia”. “A nome dei genitori del Ghana e di tutti i ghanesi che credono nell’efficacia della religione – scrivono inoltre i vescovi - rifiutiamo categoricamente determinate posizioni nelle politiche educative”. Alcune di queste sono: la graduale ma sistematica esclusione dell’insegnamento della religione; la gestione di istituti cattolici da parte di non cattolici. Il nostro auspicio – concludono i vescovi del Ghana – è che il governo cooperi “per promuovere la formazione religiosa nelle scuole per combattere la corruzione” a ogni livello della società.

     
    Sulle politiche del governo ghanese in campo educativo ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, l'arcivescovo di Accra, mons. Charles Palmer-Buckle:

    R. – L’educazione religiosa e morale non si vedono nel curriculum. Crediamo che ciò non vada bene. Dietro tutto questo, dietro ogni governo, c’è un potere che ha cercato sempre di escludere la religione.

     
    D. – In Ghana viene quindi abolita l’ora di religione? Questo insegnamento è ancora previsto oppure è stato tolto?

     
    R. – Vogliono toglierla. Da una cinquantina di anni la Chiesa cattolica come le altre confessioni cristiane hanno sempre dovuto confrontarsi con vari governi che hanno cercato di mettere da parte l’insegnamento nella pubblica istruzione della religione.

     
    D. – A queste proteste si uniscono anche i musulmani…

     
    R. – Certamente. Abbiamo chiesto che questo diritto fondamentale, la libertà della scelta religiosa sia rispettata, non solo per noi cristiani e cattolici, ma anche per i musulmani e per i seguaci delle religioni tradizionali. Per noi è attraverso la religione e la moralità che si forma il carattere di un giovane.

     
    D. – Voi, come leader religiosi, chiedete al governo di combattere l’ingiustizia e l’iniquità...

     
    R. – Vogliamo certamente combattere l'iniquità, perchè con l'urbanizzazione ormai ci sono tanti vizi. Anche la globalizzazione è responsabile di questo scenario: la televisione mostra, ad esempio, comportamenti contrari a quello in cui crediamo. E' questo il nostro più grande compito: noi come Chiesa lavoriamo per la salvezza della persona umana, per la formazione totale della persona, che abbia timore di Dio e amore per il prossimo. Solo la religione può garantire questo tipo di formazione.

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    Ottimi i risultati del progetto pilota dell’Ospedale Fatebenefratelli per umanizzare l’assistenza dei malati nei reparti di rianimazione

    ◊   Consentire ai parenti dei malati ricoverati in rianimazione il libero accesso al reparto, ventiquattro ore su ventiquattro. Il progetto, unico in Italia, è stato avviato sette anni fa nell’ospedale romano Fatebenefratelli. Ha comportato un cambiamento non solo nell’organizzazione del lavoro medico e paramedico, ma anche nel modo di intendere l’assistenza. Le rianimazioni, infatti, sono tradizionalmente strutture chiuse che, pur avendo in cura pazienti in condizioni critiche, consentono solo visite familiari molto brevi. I risultati e i vantaggi dell’iniziativa sono stati presentati nel corso di un convegno organizzato nello stesso ospedale dall’A.fa.R., l’Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca biomedica e sanitaria. Silvia Gusmano ha raccolto la testimonianza di uno degli ideatori del programma, il medico rianimatore Antonio Di Pastena.


    R. – L’idea era quella di trasformare l’ospedale il più possibile alla casa del malato, in modo tale che non si sentisse completamente sradicato. Questo consentiva di migliorare i rapporti con i parenti, perché entravano all’interno di un piano terapeutico. Sul paziente in coma, invece, si metteva la cuffietta con Venditti e un parente che parlava con lui e cercava di farlo riemergere dal coma.

     
    D. – Grossi benefici, dunque, per i pazienti e per i loro familiari. E per il personale medico cosa ha comportato questo cambiamento?

     
    R. – Da una parte, sicuramente, un maggior carico di lavoro, perché bisogna spiegare ai parenti come si devono comportare, cosa succede, bisogna spiegare loro la tecnologia che vedono, che li colpisce e li porta a chiederti cosa stia succedendo. Nello stesso tempo, però, il paziente è più motivato a cercare di migliorare, perché c’è anche una voce intermedia tra medico, infermiere e paziente. E’ anche un grande aiuto per noi.

     
    D. – A sette anni dall’apertura del reparto di rianimazione, qual è il vantaggio più significativo che avete riscontrato?

     
    R. – La riduzione della conflittualità con i parenti e con i malati stessi, cioè la possibilità che, avendo approvato un piano terapeutico, non ci sono disaccordi. Soprattutto il parente si accorge che noi stiamo lavorando. Fare un santuario chiuso faceva sì che si pensasse che all’interno qualcuno veniva trattato meglio e qualcuno veniva trattato peggio.

    L’iniziativa del reparto di rianimazione rientra in un progetto più ampio, portato avanti dall’Ordine dei Fatebenefratelli: rendere l’ospedale la “casa del malato”, promuovendo un maggiore rispetto per i pazienti e un rapporto più umano tra gli operatori sanitari e i loro assistiti. Una visione che, come è emerso dal convegno, dedicato al ruolo del personale paramedico, l’A.fa.R. realizza anche attraverso la ricerca. Ne spiega gli obiettivi Fra Rudolf Knopp, presidente dell’associazione.


    R. - Das Ziel ist einfach, die Pazienten besser zu betreuen. …
    Lo scopo è molto semplicemente una migliore assistenza dei pazienti, porgere loro effettivamente il migliore e più adeguato aiuto possibile. Una cosa è importantissima: la professionalità pura può letteralmente uccidere le persone, ma la pura umanità può uccidere le persone allo stesso modo! Quindi, senza un equilibrio tra competenza professionale e competenza in ambito sociale, nessuno può guarire!

     
    D. – Perché è così importante valorizzare anche il profilo umano del medico?

     
    R. - Es geht darum, wie ein Arzt eine Diagnose vermittelt, dass der Pazient ...
    E’ importante come il medico comunica la diagnosi, in modo che il paziente la accetti e riesca poi a lavorare per la terapia. Inizia così: io entro in ospedale, ho paura, cosa può succedermi? Se poi l’accoglienza è scortese, la paura aumenta e la paura può addirittura falsare i risultati delle analisi e della visita!

     
    D. - Per dar vita a questo modello assistenziale, l’A.Fa.R. investe molto nella ricerca. Può farmi un esempio di progetto da voi sperimentato recentemente?

     
    R. - Im Brescia...
    A Brescia cerchiamo di seguire i pazienti anziani, dopo una riabilitazione geriatrica, attraverso il computer per renderli, lentamente, autosufficienti a casa loro. Questo significa che nella terapia il paziente impara a trattare con la webcam e il pc, e questo fa sì che da casa egli possa mantenere regolarmente il contatto con il medico curante, e comunicare con lui. Questo riduce di molto la loro degenza in ospedale.

     
    D. - Negli ospedali in genere purtroppo non si riscontra quest’attenzione all’aspetto umano della malattia. Un carenza riscontrabile in tutta Europa. Da cosa dipende a suo giudizio?

     
    R. – Ich denke, der wirtschaftliche Druck auf das Gesundheitswesen ...
    Credo che la pressione economica sulla sanità abbia reso la stessa sanità più disumana. C’è sicuramente un aspetto di critica da parte dei Fatebenefratelli alla politica, che considera la questione dell’assistenza sanitaria ormai soltanto da un punto di vista economico.

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    Mons. Ravasi incontra domani sera Giuliano Ferrara alla ripresa dei "Dialoghi in Cattedrale" in San Giovanni in Laterano: al centro del dibattito, alla presenza del cardinale Ruini, il libro del Papa "Gesù di Nazaret"

    ◊   Spiritualità e cultura sotto le volte di un'antichissima Basilica capitolina. Sono gli obiettivi e lo scenario della nuova serie dei "Dialoghi in Cattedrale", promossi dal Vicariato di Roma. Domani sera, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, a incontrarsi e dialogare saranno l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e il direttore del quotidiano Il Foglio, Giuliano Ferrara. A introdurre e concludere l'evento, che inizierà alle 19.30, sarà il cardinale vicario, Camillo Ruini. Al centro del dialogo il libro del Papa "Gesù di Nazaret". Luca Collodi ne ha parlato con Angelo Zema, direttore di "Roma Sette", il settimanale di Avvenire per la Diocesi di Roma:


    R. - Riprende un’iniziativa che risale a circa una decina di anni fa, nell’ambito della missione cittadina: un’iniziativa, lanciata da Giovanni Paolo II nel ’95, per preparare i romani al Giubileo del 2000. Questa iniziativa, comunque, non si è esaurita con il Giubileo, ma ha continuato con altri incontri a dare il senso di questo dialogo continuo della Chiesa con il mondo della cultura e con la società in generale.

     
    D. - Quindi, temi della vita spirituale e della vita civile, della società: un’occasione di collaborazione, dopo tante polemiche anche tra laici e cattolici…

     
    R. - Spesso, purtroppo, ci sono delle polemiche strumentali su tanti argomenti, ma la volontà della Chiesa di dialogare con la società civile è costante. Credo che anche questa iniziativa lo dimostri. Infatti, nel corso degli anni si è parlato di lavoro, di solidarietà, oltre che di temi spirituali come la preghiera.

     
    D. - Fra l’altro dobbiamo ricordare che a questi dialoghi in cattedrale partecipò anche l’allora cardinale Ratzinger…

     
    R. - Ricordiamo con grande soddisfazione questo incontro molto applaudito. Tra l’altro, guidò anche uno degli incontri di riflessione per categoria. Anche questa era un’iniziativa originale della missione cittadina. Ratzinger, per quanto riguarda gli incontri nella cattedrale di San Giovanni, intervenne con Vittorio Possenti, filosofo e scrittore, sull'enciclica Fides et Ratio, Fede e ragione, un connubio su cui Benedetto XVI insiste molto.

     
    D. - Che cosa ci si aspetta da questi incontri?

     
    R. - Ma, una riflessione scaturita da questo confronto tra una personalità della Chiesa e una personalità del mondo della cultura. Credo che siano due interventi stimolanti, come sempre lo sono stati. Questo contribuisce a maturare e a favorire una riflessione, non solo all’interno della comunità ecclesiale, per esempio tra i gruppi, le associazioni e i Movimenti. Quindi, deve essere solo un punto di partenza per approfondire un tema, che in questo caso è quello del libro del Papa “Gesù di Nazaret” e dei suoi contenuti.

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    Chiesa e Società



    Più di cinque milioni di firme presentate da Sant'Egidio all'ONU per la moratoria universale della pena capitale

    ◊   Il momento è decisivo, molto importante per tutti coloro che da anni chiedono l’approvazione di una risoluzione per una moratoria universale della pena capitale. Oggi a New York cominciano i lavori della terza Commissione dell’assemblea generale che nei prossimi giorni voterà la risoluzione per poi arrivare a dicembre alla ratifica in assemblea generale. Un voto non vincolante ma dal forte valore morale. Sono state oltre cinque milioni e 200 mila le firme presentate al Palazzo di Vetro nei giorni scorsi da Sant’Egidio e dalla coalizione mondiale contro la pena di morte, raccolte in 154 Paesi di tutto il globo. “E’ un segnale del mondo, ha spiegato Mario Marazziti della Comunità di Sant’Egidio, che chiede la moratoria universale ed è significativo che le firme raccolgano esponenti di tante religioni e di tante culture a dimostrazione di un’importante fronte morale interreligioso ed interculturale”. 90 i Paesi circa che hanno detto “no” alla pena di morte, 43 gli abolizionisti de facto cioè che non eseguono sentenze da 10 anni. Per la prima volta, più della metà dei Paesi del mondo non fa uso della pena di morte e l’Africa è il continente che sta cambiando più rapidamente con importanti adesioni al fronte abolizionista negli ultimi tempi di paesi come Rwanda e Gabon. Ciò che ribadisce Sant’Egidio, è che non si tratta quindi di una risoluzione italiana o europea. Compaiono 83 Paesi tra cui autori e co-sponsor a significare che tutti i continenti sono rappresentati. Di qui la possibilità che l’opposizione, guidata da Singapore che contrasta la risoluzione perché ritenuta una questione europea, sia destinata a fallire. Questo sentire contro la pena di morte sta crescendo nel mondo, spiega Marazziti, segno della volontà di una giustizia che sappia punire il crimine ma lavorare nel rispetto della vita umana. “La pena di morte legittima una cultura di morte. Nessuno ha il diritto di intervenire sulla vita umana, solo Dio”: sono le parole che il cardinale Martino ha affidato a Marazziti proprio per questa occasione. Un video nel quale il presidente del Pontificio consiglio Giustizia e pace dice che la pena di morte non è la maniera di fare giustizia e che sceglierla di abolirla completamente sarà una scelta di vita, di progresso, una scelta più umana. (A cura di Francesca Sabatinelli)

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    Dal Medio Oriente l’Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” lancia un appello in favore delle comunità cristiane che rischiano la scomparsa

    ◊   “Informazione e aiuto concreto”. E’ ciò che chiede l’Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” in sostegno dei cristiani che in Medio Oriente rischiano la scomparsa. L’Opera di diritto pontificio lancia una campagna in favore delle “comunità antichissime che risalgono all’epoca apostolica” e che, negli ultimi cinquanta anni, in Terra Santa come in Libano, Iraq, Siria, Giordania e Turchia hanno subito un grande ridimensionamento. Una perdita che – sottolinea l’ACS – rappresenta “un grave danno anche per lo stesso mondo islamico che verrebbe a perdere il secolare ponte di collegamento e di scambio tra Oriente e Occidente. L’islamismo fondamentalista penetra ovunque – nei mass media, nelle scuole, nei posti di lavoro – determinando una ostilità sociale che costringe migliaia di cristiani all’abbandono della propria patria. Coloro che rimangono hanno bisogno di tutto”. A supporto di questi gruppi, l’ACS chiede aiuti per la costruzione e la manutenzione di chiese, seminari e conventi, per la formazione di religiosi e laici, per la pubblicazione di Bibbie e catechismi così come per il sostentamento del clero e il sostegno dei media di ispirazione cristiana, per sostenere gli impegni della pastorale e aiutare i profughi. Sulla condizione delle comunità cristiane in Medio Oriente discuterà il Parlamento europeo in una riunione in programma per il prossimo 15 novembre. (C.D.L.)

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    Dalla plenaria dei vescovi dell'Austria in Terra Santa, solidarietà ai cristiani locali

    ◊   Con una “Lettera dalla Galilea”, diffusa a Gerusalemme, i vescovi austriaci riuniti in assemblea plenaria in Terra Santa hanno riepilogato i punti salienti discussi durante la sessione autunnale, svoltasi presso Tiberiade. All’ordine del giorno, riferisce l'Agenzia Sir, vi erano, tra l’altro, le riflessioni sulla recente visita papale in Austria e la solidarietà verso i cristiani in Terra Santa. Al termine della plenaria, i vescovi hanno visitato alcuni luoghi significativi della cristianità, tra cui Gerusalemme e Betlemme. “A tre mesi dalla visita di Papa Benedetto XVI in Austria e dal suo pellegrinaggio a Mariazell, noi vescovi abbiamo compiuto un pellegrinaggio in Terra Santa. In numerosi incontri, abbiamo anche avuto occasione di esprimere la nostra solidarietà con i cristiani in Terra Santa per la loro difficile situazione”, si legge nel documento che riferisce anche della testimonianza dei pellegrini: “in Terra Santa, abbiamo incontrato anche molti cristiani di altri Paesi che ci hanno reso testimonianza di una fede lieta”. Nel corso della visita il cardinale Christophe Schönborn arcivescovo di Vienna si è recato a pregare presso la basilica del Santo Sepolcro dove è stato accolto da mons. Fouad Twal, arcivescovo coadiutore del Patriarca Latino di Gerusalemme e dai capi delle chiese di Gerusalemme. (R.P.)

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    Seminario domani in Ghana, con vescovi europei e africani, su "schiavitù e nuove schiavitù"

    ◊   Vescovi europei ed africani si ritroveranno da domani fino al 18 novembre a Cape Coast, in Ghana, per discutere di “schiavitù e nuove schiavitù”. L’iniziativa è promossa dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) e dal Simposio delle Conferenze episcopali in Africa e Madagascar (SECAM). L’incontro rientra in un progetto triennale che prevede seminari in Europa e in Africa per una maggiore “comunione e solidarietà” tra le Chiese. Tra i temi che verranno affrontati quest’anno ci sono: la schiavitù nella Bibbia; la liberazione dalle nuove forme di schiavitù; la collaborazione tra Chiese d’Africa e d’Europa. Saranno anche prese in esame pagine si storia africana ed europea legate alle piaghe dello sfruttamento e del traffico di esseri umani. Si prevede che al seminario interverranno rappresentanti di episcopati europei ed africani ed esponenti di organismi umanitari. L’incontro si chiuderà domenica 18 novembre con una commemorazione del 200.mo anniversario della fine della schiavitù in Africa. (A.L.)

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    USA: a Baltimora l'assemblea generale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti

    ◊   Da oggi al 15 novembre, i vescovi statunitensi affronteranno questioni di carattere liturgico, dottrinale e pastorale, oltre a procedere alla nomina del nuovo presidente e vice presidente della Conferenza e dei responsabili delle diverse commissioni episcopali. In materia di liturgia, i presuli dovranno approvare il documento “Cantate al Signore: musica nel culto divino”, una revisione del repertorio dell’animazione musicale per la liturgia pubblicato nel 1967 e rivisto nel 1972; la nuova redazione sviluppa, con maggior chiarezza, la dimensione teologica della celebrazione liturgica e include una riflessione sull’Istruzione “Redemptionis Sacramentum”, diffusa nel 2004 dalla Congregazione vaticana per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti. Saranno anche sottoposti all’esame dei vescovi due documenti relativi alla revisione delle letture del Tempo di Quaresima e delle celebrazioni feriali della Liturgia della Parola. Altri punti all’ordine del giorno riguardano la riflessione sugli elementi dottrinali dei materiali catechetici destinati ai licei e la presentazione di un aggiornamento sullo “Studio delle cause e del contesto” circa gli abusi sui minori da parte del clero. In vista dell’elezione presidenziale del 2008, i vescovi discuteranno e voteranno un documento dal titolo “Formare le coscienze a una cittadinanza fedele: un appello dei vescovi cattolici alla responsabilità politica”. I presuli prendono atto della disaffezione politica dei cattolici, aggiungendo tuttavia la seguente raccomandazione: “Da cattolici dobbiamo farci guidare più dalle nostre convinzioni morali che dall’affiliazione a un partito politico o a un gruppo di interesse. Se necessario, la nostra partecipazione dovrebbe contribuire a trasformare il partito cui apparteniamo; non dovremmo comunque lasciare che il partito ci trasformi in modo da farci trascurare o negare le verità morali fondamentali”. Sono anche previste due comunicazioni, riguardanti la GMG di Sydney 2008 e l'“Iniziativa Pastorale Nazionale sul Matrimonio”, lanciata dall’Episcopato nel 2005. (A.L.)

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    Adozioni e missioni, dialogo interreligioso e tutela dei minori dall’abuso. Questi i temi in agenda per l’incontro dei vescovi di Inghilterra e Galles

    ◊   Si incontrano oggi a Leeds, nella regione inglese dello Yorkshire, i Vescovi della conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. Numerosi i temi all’ordine del giorno: i presuli discuteranno il Rapporto della Commissione Cumberledge che si occupa della prevenzione e della sorveglianza degli abusi sui minori; il tema delle agenzie cattoliche per le adozioni, a seguito dell’approvazione della legge che nega la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale; la redazione di un documento sulla missione ai migranti nel Regno Unito e di un testo sul tema del dialogo interreligioso. In agenda anche il lavoro pastorale nel campo della mobilità umana e la posizione recentemente presa da Amnesty International sulla questione dell’aborto. Presente all’incontro mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, incaricato di dare avvio ai lavori con una relazione sul tema “Religione e Libertà. Le realtà terrestri non sono svalutate dal Sacro”. (C.D.L.)

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    Cina: grazie alle pressioni internazionali non sarà distrutto il Santuario della Madonna del Carmine a Tianjiajing nell'Henan

    ◊   Il santuario della Madonna del Carmine a Tianjiajing (Henan) per ora non sarà distrutto, ma l’area rimane sotto il controllo della polizia che proibisce i pellegrinaggi dei cristiani che appartengono ad altre diocesi cinesi. Ai cattolici locali sono permesse delle visite, ma senza possibilità di poter compiere alcuna celebrazione. I cattolici dell’Henan, Hebei e Shanxi, che avevano ripreso i pellegrinaggi annuali dal 1979, intanto premono sul governo di Pechino e ringraziano per le pressioni internazionali. Il santuario della Madonna del Monte Carmelo, scrive l'Agenzia Asianews, si trova nel distretto di Linxian, nella diocesi di Anyang, su una montagna che sovrasta un suggestivo panorama. Costruito negli anni 1903-1905, aveva subito distruzioni da parte dei giapponesi nella Seconda guerra mondiale e da parte delle Guardie Rosse durante la Rivoluzione culturale. Ogni anno vi si svolgeva un pellegrinaggio nazionale, che radunava 40-50 mila persone. Lo scorso maggio il governo provinciale dell’Henan ha proibito i pellegrinaggi; il governo della città di Anyang ha revocato il permesso al santuario e al pellegrinaggio, definendoli “attività religiose illegali” e ha emesso una risoluzione che nega l’uso del suolo pubblico alla Chiesa di Anyang, requisendo lo spazio del santuario. Vi sono state anche minacce di far saltare tutta l’area, che comprende i resti del santuario e 14 stazioni della Via crucis. (R.P.)

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    Frère Alois, priore della comunità ecumenica di Taizé, in visita in vari Paesi dell’Asia

    ◊   Thailandia, Cina, Indonesia, Cambogia. Sono le tappe asiatiche del “pellegrinaggio di fiducia sulla terra” che frère Alois, priore della comunità ecumenica di Taizé, sta realizzando in questi giorni, prima dell’incontro europeo che riunirà decine di migliaia di giovani a Ginevra alla fine dell’anno. Ieri frère Alois – riferisce l’agenzia Sir - ha animato con una riflessione dal tema “Scegliere di amare, scegliere la speranza”, una preghiera nella cattedrale dell’Assunzione a Bangkok dove hanno partecipato cristiani di varie confessioni. La preghiera è stata preparata lungo tutta una serie di incontri che ha coinvolto oltre a studenti di scuole e università di Bangkok, anche gli abitanti della luterana “Home of Praise”, nella zona degli slum di Khlong Toei, dove sono ospitati bambini i cui genitori sono in prigione. Domani, frère Alois sarà ad Hong Kong per due incontri: in serata nella cattedrale cattolica dell'Immacolata Concezione e a mezzogiorno nella cattedrale anglicana di St. John. Proprio 30 anni fa, frère Roger ha vissuto alcune settimane ad Hong Kong, condividendo la vita dei rifugiati che vivevano nei battelli sul Mar della Cina del sud. Da allora, si sono mantenuti rapporti con i cristiani della città e alcuni giovani hanno potuto trascorrere alcuni mesi a Taizé. Dal 23 al 25 novembre alcuni giovani si riuniranno a Yogyakarta, in Indonesia. Frère Alois sarà presente in seguito a Kompong Tom, e Kompong Cham in Cambogia. (A.L.)

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    La Chiesa evangelica tedesca si pone un obiettivo: migliorare i rapporti con i cattolici

    ◊   In Germania, la Chiesa evangelica si sforza di ripristinare e rafforzare i rapporti con i cattolici. Il vescovo protestante Wolfgang Huber, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (EKD), ha espresso l’intenzione di migliorare il rapporto tra protestanti e cattolici. In occasione dell’inaugurazione del sinodo dell’EKD, svoltosi a Dresda dal 4 al 7 novembre scorso, Huber ha proposto una convergenza fraterna sui punti comuni. “La Chiesa evangelica e la Chiesa cattolica – ha affermato – debbono farsi carico insieme delle proprie responsabilità in ambito sociale e politico”. “Se le due Chiese parlano con una sola voce – ha precisato Huber – possono ottenere maggiore importanza per le finalità della fede cristiana, rispetto a quanto accadrebbe agendo separatamente”. Il quotidiano l’Osservatore Romano ha rivelato, infine, che il vescovo protestante ha proposto “un ecumenismo della spiritualità comune e del rispetto reciproco”. (A.L.)

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    Austria: mons. Klaus Küng, medico e vescovo di St. Pölten, lancia un appello contro l'eutanasia

    ◊   Un appello urgente contro la legalizzazione dell'eutanasia è stato rivolto da mons. Klaus Küng, vescovo di St. Pölten. In un commento pubblicato dal quotidiano "Österreich", Küng, medico egli stesso, afferma che una società che anziché aiutare i vecchi, poveri e i disabili li "uccide in base a determinati criteri", è profondamente "inumana e ripugnante". In tal senso, il vescovo menziona Belgio, Olanda e Svizzera come "esempi negativi" al riguardo. "Laddove viene legalizzata l'eutanasia, si esercita una pressione nei confronti di anziani e malati, anche nei confronti di disabili e dei loro genitori, si diffondono sospetti e paure nei confronti di determinati ospedali e medici". "Nella discussione attuale, il concetto di eutanasia viene utilizzato in modo vago", sottolinea Mons. Küng, esprimendo la necessità di distinguere tra "atti di eutanasia attiva" e "la somministrazione di medicinali antidolorifici e di calmanti anche qualora ciò comporti abbreviare la vita". "In questo campo medico sono stati compiuti grandi progressi", osserva, "per cui nell'ultima fase della vita non è più necessario sopportare dolori insostenibili". "È altrettanto legittimo ed eticamente giustificato rifiutare espressamente una determinata terapia", citando ad esempio il caso di Madre Teresa di Calcutta che aveva rifiutato espressamente di sottoporsi ad un'operazione cardiaca. "Da questa situazione non può tuttavia discendere l'autorizzazione ad uccidere direttamente un paziente, persino qualora lo desideri il paziente", aggiunge. (R.P.)

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    Sondaggio del quotidiano cattolico "La Croix" sull'immagine del cristianesimo in Francia

    ◊   La maggioranza dei francesi ritiene che nella società attuale i cristiani “siano sufficientemente visibili” ma solo 4 francesi su 10 afferma di conoscere personalmente un amico o un vicino che sia “praticante” o “impegnato” nella vita della Chiesa. E’ uno dei dati che emerge da un sondaggio realizzato dall’Ifop” su richiesta del quotidiano cattolico “La Croix” su “L’avvenire del cristianesimo”. L‘indagine che ha impegnato la società di ricerca dal 31 ottobre al 2 novembre, è stata pubblicata ieri dal quotidiano francese e ripresa dall'Agenzia Sir. Lotta alla povertà e azioni per la pace nel mondo: sono le due principali missioni che i francesi assegnano alle Chiese per il 21° secolo. La prima proposta conquista la preferenza dei più giovani (65%, con meno di 35 anni). La seconda quella dei più anziani (56%, dai 65 anni in su). Una critica, invece, è quasi unanime: il 70 % dei francesi ritiene che “i cristiani e le loro chiese non sanno comunicare e rivolgersi alle giovani generazioni”, una cifra che raggiunge la percentuale del 75% tra i giovani con meno di 35 anni; questa opinione è condivisa anche dal 64% dei cattolici praticanti. La maggioranza dei francesi infine si dice d’accordo (62%) riguardo l’ipotesi secondo la quale “tutte le religioni si equivalgono”. Lo pensa così anche la maggioranza dei cattolici praticanti (il 63%). (R.P.)

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    In un convegno a Roma, l’Azione Cattolica invita i giovani alla partecipazione attiva al bene della società

    ◊   Non spettatori ai margini ma protagonisti del vivere sociale. Questi i giovani secondo l’Azione Cattolica, che ha visto concludersi ieri il convegno sul tema “Giovani e futuro”. “E’ necessario puntare in modo deciso sul protagonismo dei giovani – ha detto Simone Esposito, insieme a Ilaria Vellani vicepresidente nazionale dell’associazione - non attraverso formule teoriche, ma attraverso la proposta di una diretta responsabilità nelle scuole, nelle università, sul lavoro, in politica, nei luoghi della vita ordinaria”. “Con questo convegno - ha spiegato Vellani – continuiamo il percorso di studio e approfondimento dell’Azione Cattolica su quelle tematiche che coinvolgono in modo diretto la vita delle persone. Nostro compito è quello di fare in modo che la formazione al bene comune non sia solo l’attività di poche élite, ma diventi sapere diffuso tra i credenti, specie se giovani”. Un impegno concreto che non va rimandato al domani, come ricordava il titolo del convegno “Domani non è un altro giorno”, e coinvolge i giovani nella responsabilità verso le future generazioni. Presenti tra gli altri all’incontro il sociologo Roberto Gatti, dell’università di Perugia, e il ministro per le Politiche giovanili, Giovanna Melandri. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Sette morti negli scontri a Gaza nell'anniversario della scomparsa di Arafat

    ◊   Sette morti e una cinquantina di feriti: questo il bilancio degli scontri odierni a Gaza fornito dalla televisione dell'Autorità nazionale palestinese. Una fonte del Ministero degli interni, che a Gaza dipende da Hamas, parla invece di 3 morti. Gli scontri sono avvenuti al termine di una imponente manifestazione di al-Fatah a Gaza in memoria del presidente Yasser Arafat, indetta nel terzo anniversario della sua morte. Si tratta della più importante manifestazione organizzata a Gaza da al Fatah da quando, nel giugno scorso, Hamas ha espugnato il potere con la forza. Dopo mesi in cui era prevalso nelle strade di Gaza il colore verde delle bandiere di Hamas, oggi era invece predominante il giallo dei vessilli di al-Fatah, combinato con grandi immagini del Rais Abu Ammar, ossia di Arafat.

    - Arresti a Ramallah. Due parlamentari di Hamas sono stati arrestati la scorsa notte da reparti dell'esercito israeliano. A Ramallah i militari hanno arrestato la parlamentare Maryam Saleh, mentre a Betlemme è stato prelevato Khaled Tafish. Le ragioni di questi arresti non sono state ancora rese note. Fonti stampa palestinesi aggiungono che, nella nottata, reparti israeliani hanno arrestato nella provincia di Tulkarem anche una ventina di attivisti della Intifada, membri di Hamas, al-Fatah e Jihad islamica.

    - Afghanistan. Morti due soldati della NATO uccisi da una bomba nell'est dell'Afghanistan e una donna, due bambini e una quindicina di ribelli uccisi dalle forze della coalizione nel sud del Paese. I due soldati della Forza internazionale d'assistenza alla sicurezza (ISAF) sono morti e un altro soldato è rimasto ferito nell’attacco compiuto con una bomba artigianale alla frontiera con il Pakistan. La donna, i bambini e i ribelli hanno perso la vita per un attacco della coalizione internazionale a guida americana alla case in cui si erano rifugiati talebani: le forze della coalizione sostengono che non erano informati della presenza di civili.

    - Tensione in Pakistan. I negoziati per un’eventuale condivisione del potere, cominciati prima dell'instaurazione dello stato di emergenza, con il presidente pakistano, Pervez Musharraf, sono rotti definitivamente. E’ quanto ha annunciato l'ex primo ministro e leader dell'opposizione Benazir Bhutto. ''Non ci saranno più negoziati, ho cambiato politica'', ha aggiunto la Bhutto precisando che si farà la "lunga marcia" prevista fino a Islamabad. Da parte loro, le autorità pakistane fanno sapere che terranno una riunione per decidere il comportamento da tenere domani in vista proprio della ''lunga marcia'' organizzata tra Lahore e Islamabad per protestare contro lo stato di emergenza. Il ministro della Giustizia dello Stato del Punjab, di cui Lahore è la città più popolosa, sottolinea che i raduni sono vietati dalle misure d'emergenza. Le autorità aveva vietato venerdì scorso, un raduno del partito alla periferia della capitale affermando che esisteva il rischio di un attentato contro la Bhutto, che già il 18 ottobre era stato obiettivo di un doppio attacco suicida che aveva provocato 139 morti. La leader dell'opposizione era anche stata assegnata agli arresti domiciliari per tutta la giornata per impedirle di partecipare. Tornando ad oggi, elicotteri dell'esercito hanno intanto bombardato postazioni di combattenti islamici vicini ad al Qaida che hanno preso di recente il controllo della maggior parte della valle di Swat, nel nordovest del Paese. Si tratta del primo bombardamento da quando il presidente Musharraf ha annunciato che l'esercito avrebbe sostituito la polizia e i paramilitari in vista di una controffensiva contro le roccaforti dei fondamentalisti alla frontiera con l'Afghanistan. Secondo fonti locali, combattenti filotalebani sarebbero stati feriti nell'attacco.

    - Iran. Cinque cittadini iraniani sono stati arrestati dalle forze di sicurezza irachene nella provincia di Diyala, a nord-est di Baghdad. Citando fonti di sicurezza, l'agenzia irachena Nina ha precisato che i cinque iraniani arrestati si trovavano a bordo di un'auto nella cittadina di Al-Khalis, un'ottantina di km. a nord-est di Baghdad, dove erano ''entrati illegalmente''. Da tempo, la zona di Al-Khalis è teatro di scontri tra milizie tribali appoggiate dal governo e gruppi armati legati ad Al-Qaida. Venerdì scorso, le forze USA avevano rilasciato nove iraniani - tra cui due diplomatici - che erano stati arrestati tra il 2004 e il gennaio scorso in Iraq, perchè sospettati di legami con le milizie sciite e gli insorti. Con gli ultimi cinque arrestati, sono 16 gli iraniani al momento detenuti in Iraq.

    - Iraq. Un capo tribale sunnita della provincia di Ninive, a nord-ovest di Baghdad, è stato ucciso in un attentato nei pressi di Tal Afar da un commando di insorti, quattro dei quali sono stati a loro volta uccisi dalla polizia irachena. Dopo l'agguato, la polizia si è lanciata all'inseguimento degli attentatori, uccidendone quattro e catturandone altri due in un altro villaggio di Al-Mazra (20 km. a est di Tal Afar). Venerdì scorso, cinque capi tribali sunniti del Consiglio di salvezza della provincia di Diyala, a nord-est di Baghdad, erano stati uccisi nella cittadina di Al-Khalis, a 80 km. dalla capitale, in un attentato suicida che era stato attribuito ad Al-Qaida.

    - Londra. Scotland Yard ha detto di ''non ritenere'' che la nube nera che si è levata nell'est di Londra sia il risultato di un'azione terroristica, sottolineando che non ci sono alcune informazioni di vittime. I vigili del fuoco di Londra hanno comunicato che la nube nera innalzatasi sul cielo di Londra è stata generata da un incendio a Waterden Road, nel quartiere Stratford, est della capitale britannica.

    - Ex leader Khmer rossi arrestati per crimini contro l’umanità. Ieng Sary, ex ministro degli Esteri del regime dei Khmer rossi, è accusato di crimini di guerra e di crimini contro l'umanità, mentre la moglie, Ieng Thirith, che durante il regime del Khmer rossi è stata ministro degli affari sociali, lo è per crimini contro l’umanità. Lo ha indicato il Tribunale internazionale patrocinato dall'ONU che ha emesso il mandato di cattura. Ieng Sary è stato uno dei principali esponenti del sanguinario regime ultra-maoista dei Khmer Rossi che ha mantenuto nel terrore la Cambogia dal 1975 al 1979, svuotando le città a favore delle campagne, imponendo il lavoro forzato ed eliminando sistematicamente tutte le persone sospettate di essere oppositori. Durante il regime dei Khmer Rossi, sono state uccise più di due milioni di persone. I nomi di Ieng Sary e Ieng Thirith circolavano da luglio nella lista di cinque sospetti processabili dal tribunale internazionale patrocinato dall'ONU, che è stato avviato nel luglio del 2006 e che ha già incriminato due ex leader dei Khmer rossi - "Duch" a luglio e Nuon Chea a settembre - per crimini contro l'umanità.

    - Daghestan. Almeno otto presunti militanti sono stati uccisi in un'operazione speciale a Makhachkala, capitale della repubblica del Daghestan, nel Caucaso russo: lo ha riferito una fonte del Ministero dell'interno locale. Le forze dell'ordine hanno circondato una casa e hanno cominciato a sparare contro quelli che ritenevano militanti coinvolti nell'attentato del 5 novembre scorso contro una jeep, costato la vita a due militari.

    - Vertice India-Russia. Oggi a Mosca, il premier indiano, Manmohan Singh, arrivato ieri nella capitale, incontra il leader del Cremlino, Vladimir Putin. In agenda figura, tra l'altro, la cooperazione militare ed energetica tra i due Paesi. Il summit, secondo gli analisti, dovrebbe essere un'occasione per rinsaldarne i rapporti, sullo sfondo dei crescenti legami di New Delhi con gli USA, che resta il suo principale partner commerciale. In campo militare, circa il 70% delle armi dell'India è di fabbricazione russa o sovietica, ma ritardi nelle forniture e aumento dei prezzi da parte di Mosca hanno spinto New Delhi a guardare anche agli Usa, alla Gran Bretagna, alla Francia e a Israele.

    - Nuovo record commerciale Cina. Il surplus commerciale cinese ha stabilito un nuovo record mensile in ottobre toccando i 27,05 miliardi di dollari, secondo le cifre del commercio estero fornite dal sito Internet degli uffici doganali. Il precedente record mensile risale a giugno, con 26,91 miliardi di dollari. Tra gennaio e ottobre, il surplus commerciale è di 212,4 miliardi di dollari, con un aumento del 59% annuale, superando nettamente il record stabilito nel 2006 (177,5 miliardi di dollari).

    - Liberato uno dei più vecchi prigionieri politici cinesi. E’ stato liberato Li Weihong, 39 anni, dopo essere stato rinchiuso in prigione 18 anni per aver partecipato alle manifestazioni per la democrazia del 1989. Lo si è appreso oggi da fonti di dissidenti. E’ uscito oggi dopo aver beneficiato di alcune riduzioni di pena per buona condotta, ha spiegato un suo amico Yu Zhijian, anche lui imprigionato per 12 anni per aver tirato delle uova al ritratto di Mao in piazza Tiananmen, a Pechino. ''Torna a casa per vedere suo padre. Non sa che sua madre è morta da due anni'', ha aggiunto Yu. Operaio di 21 anni nel 1989, Li era stato condannato a morte per ''atti di teppismo'', dopo aver preso parte a manifestazioni violente nella provincia di Hunan (centro della Cina). La condanna era stata poi commutata in reclusione. Un centinaio di partecipanti al movimento della Primavera di Pechino nel 1989, che terminò con la repressione sanguinosa di piazza Tiananmen il 4 giugno dello stesso anno, sono ancora dietro le sbarre, secondo quanto affermano associazioni di difesa dei diritti dell'uomo.

    - Voli CIA. Quarantasette voli, in maggioranza militari, passarono tra il 2002 e il 2007 attraverso lo spazio aereo spagnolo diretti o provenienti dalla base americana di Guantanamo, e undici fecero scalo nelle basi spagnole di Rota (Cadice), Torrejon de Ardoz (Madrid), Moron de la Frontera (Siviglia) e Tenerife Norte (Canarie), secondo un rapporto dell'ente statale aeroportuale Aena, citato stamane dal quotidiano El Pais. Secondo il rapporto, che sarebbe già stato trasmesso al giudice che indaga sui cosddetti "voli della CIA", la maggioranza dei transiti aerei (25) avvennero durante il governo di Jose' Luis Rodriguez Zapatero e il resto durante l'amministrazione precedente di centrodestra. El Pais sottolinea che l'informazione completa fornita ora da Aena, che dipende dal Ministero delle infrastrutture, non è mai giunta in parlamento malgrado questo l'avesse richiesta. In tale sede, ricorda il giornale, il ministro degli Esteri, Miguel Angel Moratinos, si limitò ad informare concretamente su un unico volo, quello atterrato a Tenerife proveniente da Bucarest, dopo le notizie diffuse dalla stampa su scali nelle Canarie e Baleari.

    - Slovenia. Il candidato dell'opposizione di centrosinistra, il 55.enne Danilo Turk, si è aggiudicato il ballottaggio delle presidenziali in Slovenia con il 68,2% delle preferenze, rispetto a 31,7% andato al suo avversario, l'ex premier di centrodestra, il 59.enne Lojze Peterle. Tale risulato - che conferma le prime proiezioni - è emerso in serata ieri a Lubiana, dopo lo scrutinio del 99,9% delle schede elettorali. ''Mi felicito sinceramente con Danilo Turk per la sua vittoria'', ha detto Peterle ammettendo la sconfitta.

    - Kosovo. Per Martti Ahtisaari, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il Kosovo, che ha redatto il primo piano sul nuovo status della provincia serba secessionista, "è difficile dire cosa succederà il 10 dicembre", data prevista per la presentazione del rapporto della troika UE-USA-Russia, sotto la cui egida sono ripresi i colloqui tra Pristina e Belgrado. Ahtisaari non crede però che ci sarà una dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte del Kosovo: "Spero che la saggezza prevalga", ha detto interpellato dall'ANSA, in margine ad un convegno sullo sviluppo di una forza europea per una risposta rapida alle crisi. "Non credo che le due parti vogliano prolungare i colloqui oltre il 10 dicembre", ha affermato Ahtisaari. Dopo il rapporto conclusivo che sarà presentato da UE-USA-Russia, la vicenda sarà nelle mani del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Il piano Ahtisaari prevedeva per il Kosovo una sorta di indipendenza sotto tutela internazionale. Il suo piano è stato però bocciato nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il veto opposto dalla Russia. I negoziati tra le parti sono ripresi sotto l'ombrello della troika. Dopo incontri svoltasi a Bruxelles e a Vienna, le parti si ritroveranno a Bruxelles martedì prossimo, 20 novembre. Nell'ultima riunione nella capitale austriaca, da parte serba è stato proposto una soluzione per il nuovo statuto sul "modello Hong Kong", che prevede autonomia amministrativa, ma sovranità limitata, mentre da parte kosovara è stata ribadita la richiesta di indipendenza tout court. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 316

     

     
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