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SOMMARIO del 11/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'Angelus: il mondo ha bisogno di una solidarietà condivisa e globale per vivere in pace. Appello del Papa per il Libano: il nuovo capo di Stato sia espressione di tutti i cittadini
  • Nel pomeriggio, il cardinale Bertone proclamerà Beato Zeffirino Namuncurà, il Domenico Savio della pampa argentina. Intervista col postulatore, don Enrico dal Covolo
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Papa sulla Giornata del Ringraziamento: gli agricoltori sono custodi dell'ambiente e del suo patrimonio culturale. A Lecce, le celebrazioni della Chiesa italiana
  • Medici senza frontiere in Somalia per aiutare le vittime della crisi tra governo e Corti islamiche. Jelle Pentinga di MSF: risparmiare i civili inermi
  • Don Oreste Benzi e il valore della sua vita spesa per la solidarietà nel ricordo del premier italiano, Romano Prodi
  • La "normalità" domestica alla luce del Vangelo: l'esperienza di "Famiglie Nuove" del Movimento dei Focolari. Intervista con Alberto e Anna Friso
  • Portare l’amore di Cristo ai disperati della strada: la testimonianza di Chiara Amirante, fondatrice dell’associazione “Nuovi Orizzonti”
  • San Giovanni Crisostomo indicato dagli studiosi come esempio che nella Chiesa insegna a percorrere la via dell’unità
  • Chiesa e Società

  • La CEI presenta domani i primi tre volumi del nuovo Lezionario liturgico
  • “Una nuova laicità”: nuovo libro del cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola
  • Gran Bretagna: lettera pastorale dell'ordinario militare, mons. Mathew, sulla protezione dei reduci dalla guerra
  • Cresce la violenza anticristana in India, si mobilita la Commissione nazionale per i diritti umani
  • Dieci anni di Caritas in Kazakhstan: impegno a tutto campo nella sanità e nell'educazione dei giovani
  • Aperto il primo ospedale policlinico di N'Djamena, capitale del Ciad
  • Da Bogotà, in Colombia, padre Jaime Vélez Correa, sacerdote esorcista, lancia un allarme sulla diffusione dell’esorcismo
  • Da 22 anni, le Suore della Vergine Maria accolgono i minori delle Filippine in un Centro per bambini orfani o abbandonati
  • In Vietnam, un anziano sacerdote cura i tossicodipendenti con la preghiera e il lavoro manuale
  • In Vietnam, la festa dei giovani cattolici è un'occasione per riscoprire la fede
  • Nasce in Asia la prima scuola di Alta Specializzazione in Bioetica. Promossa dall’Università Cattolica della Corea del Sud, la scuola è dedicata al cardinale Nicholas Cheong, arcivescovo di Seul
  • Bioetica: un convegno in Puglia sul rapporto tra medicina e fede
  • A Roma, in dicembre, un convegno dell'AIFO su cooperazione internazionale e diritto alla salute
  • Evangelizzare attraverso al radio. La Pontificia Università Gregoriana propone ai cattolici spagnoli e latinoamericani un seminario "on line" sul tema
  • A Fiuggi, nel 2008, il primo Cinema Family Festival. Sarà diretto da Andrea Piersanti
  • A Verona, il XXVII Festival di Cinema Africano racconta dell’antico continente lacerato dal dramma della schiavitù
  • Ad Assisi, il pellegrinaggio degli universitari organizzato dalla Pastorale del Vicariato di Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: il presidente Musharraf rompe il silenzio dopo la proclamazione dello stato di emergenza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'Angelus: il mondo ha bisogno di una solidarietà condivisa e globale per vivere in pace. Appello del Papa per il Libano: il nuovo capo di Stato sia espressione di tutti i cittadini

    ◊   Creare un “modello mondiale di autentica solidarietà” per dare dignità all’uomo e dunque avere pace e giustizia nel mondo. L’antico e celebre gesto di carità di San Martino di Tours, celebrato oggi dalla Chiesa, ha fornito a Benedetto XVI lo spunto per ricordare all’Angelus l’importanza della solidarietà. Il Papa l’ha invocata, insieme con la tutela dell’ambiente, per l’odierna Giornata del Ringraziamento e l’ha invocata anche - insieme con la “passione per il bene comune” - in favore dei libanesi che si apprestano al delicato passaggio isituzionale dell’elezione del nuovo capo dello Stato. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    La solidarietà è una chiave risolutiva che apre le porte del cuore. Estesa e condivisa su scala mondiale, contribusice a sciogliere i nodi in politica, se declinata nel senso del rifiuto di partigianerie senza scupoli. Favorisce la giustizia nella distribuzione dei beni naturali, disinnescando la violenza di chi è schiacciato dalla miseria. Allarga l’orizzonte di chi trae frutti dalla terra, insegnandogli a rispettarla prima ancora che a sfruttarla. C’è tutto questo nel cuore di Benedetto XVI e il Papa lo comunica alle migliaia di fedeli che a mezzogiorno lo vedono apparire alla finestra del suo studio che affaccia su Piazza San Pietro. Il suo primo appello dopo la preghiera mariana è per il Libano. L’Assemblea nazionale, ha osservato Benedetto XVI, “sarà chiamata prossimamente a eleggere il nuovo capo dello Stato”. E “come dimostrano le numerose iniziative di questi giorni", ha aggiunto:

     
    “Si tratta di un passaggio cruciale, dal quale dipende la stessa sopravvivenza del Libano e delle sue istituzioni. Faccio mie le preoccupazioni espresse recentemente dal Patriarca maronita, Sua Beatitudine il Cardinale Nasrallah Sfeir, e il suo auspicio affinché nel nuovo Presidente possano riconoscersi tutti i Libanesi. Supplichiamo insieme Nostra Signora del Libano, perché ispiri a tutte le parti interessate il necessario distacco dagli interessi personali e una vera passione per il bene comune”.

     
    Un’analoga passione fu quella che 1700 anni fa spinse un soldato dell’antica Pannonia, Martino, a intendere e vivere in modo fuori del comune la propria carriera militare. Fu il cristianesimo, ha ricordato il Papa, a renderlo “rispettoso e comprensivo verso tutti”, a trattare il suo inserviente “come un fratello”, a “evitare i divertimenti volgari”. E a spingerlo a quel gesto - offrire la metà del proprio mantello a un povero intirizzito - che lo ha reso uno dei Santi “più venerati d’Europa”. Quel gesto, ha affermato il Papa, ha una sua precisa logica:

     
    “E’ la logica della condivisione, con cui si esprime in modo autentico l’amore per il prossimo. Ci aiuti san Martino a comprendere che soltanto attraverso un comune impegno di condivisione, è possibile rispondere alla grande sfida del nostro tempo: quella cioè di costruire un mondo di pace e di giustizia, in cui ogni uomo possa vivere con dignità. Questo può avvenire se prevale un modello mondiale di autentica solidarietà, in grado di assicurare a tutti gli abitanti del pianeta il cibo, l’acqua, le cure mediche necessarie, ma anche il lavoro e le risorse energetiche, come pure i beni culturali, il sapere scientifico e tecnologico”.

     
    E il cibo e l’acqua sono le risorse basilari prodotte dalla terra, oggi al centro della Giornata del ringraziamento celebrata in Italia sul tema “Custodi di un territorio amato e servito”. Anche in questo caso, il Papa ha invitato a un atteggiamento di rispetto:

     
    “Ai nostri giorni, infatti, gli agricoltori sono non soltanto produttori di beni essenziali, ma anche custodi dell’ambiente naturale e del suo patrimonio culturale. Perciò, mentre rendiamo grazie a Dio per i doni del creato, preghiamo perché i lavoratori della terra possano vivere e operare in serenità e prosperità e prendersi cura dell’ambiente, per il bene di tutti”.

    Tra i saluti del dopo Angelus, Benedetto XVI ha ricordato in italiano e spagnolo la Beatificazione di Zeffirino Namuncurá, il giovane indio Salesiano che morì in odore di santità all’età di 18 anni e che alle 11, ora locale, sarà elevato agli onori degli altari dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Quindi, il Papa ha incoraggiato i partecipanti al convegno della Confederazione italiana dei Consultori familiari, di ispirazione cristiana, “a proseguire nella preziosa opera che da 30 anni svolgono a servizio delle famiglie”.

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    Nel pomeriggio, il cardinale Bertone proclamerà Beato Zeffirino Namuncurà, il Domenico Savio della pampa argentina. Intervista col postulatore, don Enrico dal Covolo

    ◊   Oggi pomeriggio, a Chimpay, nella diocesi argentina di Viedma, in una grande spianata all’aperto, verrà proclamato Beato Zeffirino Namuncurà, giovane laico alunno della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, vissuto tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento. Presiederà la cerimonia a nome del Papa il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Giovanni Peduto ha chiesto a don Enrico dal Covolo, postulatore della Causa di beatificazione di Zeffirino Namuncura’, alcuni cenni sulla vita e sul contesto culturale del nuovo Beato.


    R. - Nella vita del nuovo Beato si può intravedere la storia, spesso drammatica, del suo popolo. Egli riassume in sé le sofferenze, le ansie, le aspirazioni dei Mapuches, che proprio durante gli anni della sua fanciullezza si incontrarono con il Vangelo e si aprirono al dono della fede, grazie alla valorosa opera di alcuni missionari Salesiani, come don Milanesio, don Pasino, mons. Cagliero e molti altri. L’ideale supremo di Zeffirino era quello di “essere utile alla sua gente”. Per questo desiderò ardentemente di essere Salesiano, e sacerdote, “per mostrare” ai suoi fratelli mapuches “la via del cielo”. Per questo andò a studiare dai Salesiani, prima nel Collegio “Pio IX” di Buenos Aires, poi nell’Aspirantato di Viedma, e infine nel Collegio “Villa Sora” di Frascati, vicino a Roma. Nel frattempo, però, una malattia mortale - la tubercolosi - minava la sua giovane vita. Ricoverato nell’Ospedale dell’Isola Tiberina, Zeffirino morì all’alba dell’11 maggio 1905, circondato dalle cure e dall’affetto dei Salesiani, dei Fatebenefratelli e dei suoi compagni.

     
    D. - Qual è il segreto della santità di Zeffirino?

     
    R. - Zeffirino aveva scelto come modello di vita Domenico Savio. Questo allievo prediletto di Don Bosco fu proclamato Santo da Pio XII nel 1954, e insieme veniva in qualche modo canonizzata la “ricetta semplice” della santità, che il “padre e maestro dei giovani” consegnò un giorno a Domenico. Una ricetta che dice più o meno così: “Sii sempre allegro; fai bene i tuoi doveri di studio e di pietà; aiuta i tuoi compagni”. La santità di Zeffirino è un tipico esempio di santità giovanile “del quotidiano”, che consiste nel far bene e con amore - fino all’eroismo - le piccole cose di ogni giorno. Questo progetto è sostenuto dall’impegno costante e fermo di rispondere così alla chiamata del Signore, alla vocazione che egli ha su ciascuno di noi. E’ quel tipo di santità, per cui tornano subito alla memoria le riflessioni proposte dal Servo di Dio Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte, e riprese ancora in questi giorni dal Papa Benedetto XVI nell’Angelus di Tutti i Santi: la santità non è un privilegio eccezionale, riservato a poche persone; la santità è invece la mèta impegnativa di ogni battezzato, è il traguardo della vita cristiana ordinaria. In questa prospettiva - che potremmo chiamare “il segreto della santità” di Zeffirino - bisogna riconoscere la validità carismatica delle intuizioni pedagogiche di Don Bosco. Non sono ancora trascorsi 120 anni dalla sua morte, ma in questo arco di tempo il sistema preventivo ha maturato frutti quasi insperati, formando una schiera insigne di ragazzi santi: pensiamo, solo per fare qualche esempio, a Laura Vicuna, ai cinque martiri di Poznan, a Alberto Marvelli, ai tre aspiranti di Madrid beatificati lo scorso 28 ottobre, oltre naturalmente a Domenico Savio e allo stesso Zeffirino.

     
    D. - Un episodio caratteristico della sua vita…

     
    R. - Questo episodio capitò nella notte del Giovedì santo del 1904, un anno prima della sua morte. In quell’occasione, Zeffirino visse un’intensa e misteriosa esperienza eucaristica. “Udii una voce sommessa - così egli stesso raccontò il giorno dopo ai suoi amici - una voce che mi chiamava ripetutamente, dicendomi: 'Vieni, amico, vieni!'. Mi sorprese di non vedere alcuno accanto al mio letto; ma quando mi svegliai, e mi trovai tra le mani un’immaginetta della santissima Eucaristia, che ho l’abitudine di mettere sempre dentro la federa del cuscino, e quando la baciai, mi parve di sentire di nuovo quell’insistente richiamo”. “Vieni, amico, vieni!”: in questo modo il Signore Gesù chiamava Zeffirino alla vita eucaristica, al progetto del “pane spezzato” e del “vino versato”, a quella vita che lascia vuota la tomba, e vince la morte.

     
    D. - Che cosa è rimasto impresso nel cuore di coloro che hanno conosciuto Zeffirino?

     
    R. - Molte cose sono rimaste impresse nel cuore di ha conosciuto Zeffirino. Le testimonianze del processo canonico restano avvolte, per così dire, in un’atmosfera di ammirazione e di nostalgia. Può valere per tutte un’affermazione di mons. Cagliero. Contemplando commosso il candore, che irraggiava dalla figura di Zeffirino, l’apostolo della Patagonia esclamava: “In questo ragazzo si vede che regna la grazia”! È stato detto, ed è proprio vero, che “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”. I quotidiani per lo più sono pieni delle “altre storie”, quelle che manifestano il limite della nostra umanità e la triste eredità del peccato dell’origine. Ma non dovremmo mai dimenticare che la storia degli uomini è anzitutto una storia di grazia, sempre sorretta e illuminata dalla Provvidenza di Dio, nella quale i veri eroi sono i santi che l’affollano, quelli riconosciuti, e anche quelli non canonizzati: è proprio questa “la foresta che cresce”.

     
    D. - Il messaggio di Zeffirino per i giovani d’oggi …

     
    R. - Ai giovani d’ogg,i Zeffirino raccomanda anzitutto la coerenza, la fedeltà, la fermezza di fronte agli impegni del “buon cittadino e del buon cristiano”. L’aspirazione fondamentale di Zeffirino, quella “di essere utile alla sua gente”, è in fondo l’aspirazione di ogni giovane di buona volontà. Ebbene, questa aspirazione risulta potentemente illuminata e rinvigorita dall’adesione a Cristo. Così, gli ideali umanitari che Zeffirino, come molti giovani di oggi, ammirava profondamente, vengono assunti, convalidati, potenziati grazie alla fede in Cristo, ai Sacramenti e alla preghiera.

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    Oggi in Primo Piano



    Il Papa sulla Giornata del Ringraziamento: gli agricoltori sono custodi dell'ambiente e del suo patrimonio culturale. A Lecce, le celebrazioni della Chiesa italiana

    ◊   “La Terra non è un luogo da saccheggiare, ma un giardino da custodire”: lo affermano i vescovi italiani per l’odierna Giornata nazionale del Ringraziamento, ricordata all'Angelus da Benedetto XVI. Le celebrazioni principali dell’evento si sono svolte a Lecce, in Puglia e sono culminate con la liturgia eucaristica presieduta in cattedrale dall’arcivescovo, Cosmo Francesco Ruppi. Nel messaggio annuale, la Commissione episcopale per i Problemi sociali e il lavoro ha invitato le comunità cristiane a rendere grazie al Signore per i doni del Creato, ma anche ad interrogarsi sulla destinazione di tali beni. Massimiliano Menichetti.

     
    Ringraziare Dio per doni della Terra, impegnarsi a lottare per sconfiggere la fame nel mondo, la sete. Adoperarsi affinché le generazioni future possano godere delle meraviglie del Creato e non vivere in un mondo inquinato e depredato. Si può riassumere così il senso del tema scelto per quest’anno per la Giornata nazionale del Ringraziamento “Custodi di un territorio amato e servito”. Nel Messaggio per la Giornata, reso noto l’11 luglio di quest’anno, i vescovi hanno rimarcato che “occorre il coraggio di promuovere stili di vita, modelli di produzione e consumo improntati al rispetto del creato e alle reali esigenze di progresso sostenibile” e la forza di “riscoprire la sobrietà, che estirpi dal cuore dell’uomo la brama di possedere”. Mons. Paolo Tarchi direttore dell'Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro:

     
    R. - Il messaggio riprende un passaggio molto forte, efficace, di Papa Benedetto XVI nel discorso svolto al corpo diplomatico nel gennaio scorso, dove parlava di scandalo della fame che tende ad aggravarsi, inaccettabile in un mondo che dispone di molti beni e di molte conoscenze. I vescovi rilanciano questo grido d’allarme. E’ chiaro che si impone sempre di più un processo di riflessione culturale, che metta giustizia dentro un mondo che vede una parte del pianeta - il 20 per cento - usufruire dell’80 per cento delle risorse del mondo. E’ necessaria una riflessione molto seria e che si cambi questo modello di sviluppo che privilegia alcuni, ma penalizza la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta.

     
    D. - Si riferisce anche al cambiamento delle politiche economiche dei vari Paesi?

     
    R. - Io credo che una riflessione su uno sviluppo sostenibile, anche da un punto di vista economico, debba porsi seriamente. Pensiamo ad alcuni programmi che non sono stati realizzati, come quello della riduzione della povertà del 50 per cento nel 2015 e gli otto punti del “Millennium Goals”. C’è, quindi, un ritardo della comunità internazionale che, attraverso questo messaggio dei vescovi al mondo rurale, in qualche modo, viene ripreso e riproposto come un’emergenza, un’esigenza, che poi va ad incrociare anche altre esigenze: la mobilità, l’immigrazione e tutta una serie di problemi nuovi con cui oggi il nostro Paese si deve confrontare.

     
    I vescovi dunque ribadiscono la necessità di non abusare della terra: di evitare l’inutile, il superfluo, l’effimero a vantaggio della redistribuzione delle risorse. Ma cosa significa questa giornata per chi trae dalla terra il sostentamento quotidiano? Sergio Marini presidente di Coldiretti:

     
    R. - Per noi ha un significato storico, perchè è dal 1951 che abbiamo avviato questa giornata. E’ un momento chiaramente di ringraziamento per l’annata agraria, che l’11 novembre si chiude, ed anche un auspicio rispetto all’annata che sta cominciando. Naturalmente, è anche qualcosa di più. Per cui vogliamo sensibilizzare non solo il sistema delle imprese, ma anche i cittadini, perchè trovino un momento per confrontarsi sui grandi temi che oggi riguardano il mondo agricolo e l’umanità nel suo complesso: i temi della tutela dell’ambiente, i temi della fame, della sicurezza alimentare, quindi i grandi temi del mondo che, comunque, in tutta Italia, riproponiamo nella giornata del ringraziamento.

     
    D. - I vescovi ribadiscono: la terra non è un luogo da saccheggiare, ma un giardino da custodire...

     
    R. - Questo è anche nel nostro pensiero, nel nostro modo di fare. Noi rappresentiamo soprattutto le imprese familiari, imprese che hanno molto a cuore il mantenimento del territorio, dell’ambiente, della fertilità dei suoli. La terra è sicuramente un dono di Dio che ci viene messo a disposizione per soddisfare i nostri bisogni, ma anche con l’obiettivo forte di arricchirlo, pensando a quelle che sono poi le generazioni future. Rispetto a questo, bisogna fare ancora molta strada nel mondo, perchè non tutti la pensano così.

     
    D. - Vi incontrate a livello internazionale con altri produttori per promuovere un’agricoltura rispettosa del Creato?

     
    R. - Noi abbiamo contatti con moltissime realtà internazionali e su questi temi cerchiamo anche di mettere in piedi delle iniziative. Per esempio, la nostra azione per un’agricoltura identitaria, legata al territorio, dove ogni territorio del mondo possa esprimere ed esaltare le sue potenzialità, è una politica, un’impostazione che stiamo portando avanti insieme ad altri. Questi ragionamenti non li facciamo da soli, ma cerchiamo di allargarli e di farne partecipi tutte le popolazioni, non solo europee, ma anche mondiali, soprattutto dell’Africa e dell’Asia.

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    Medici senza frontiere in Somalia per aiutare le vittime della crisi tra governo e Corti islamiche. Jelle Pentinga di MSF: risparmiare i civili inermi

    ◊   Continua il clima di violenza a Mogadiscio e cresce lo stato di insicurezza a seguito dei crescenti scontri tra le forze governative e i ribelli delle Corti islamiche. Da giovedì, il conflitto a fuoco avrebbe provocato altre 70 vittime e le Nazioni Unite stimano che dall’inizio dell’anno siano almeno 500 mila i residenti fuggiti dalla capitale, ed un milione e mezzo i somali che avrebbero bisogno di aiuti umanitari. Il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, definisce non realistico né fattibile l'invio di Caschi blu in Somalia. La situazione della sicurezza, ha aggiunto, non consente di inviare squadre per una valutazione tecnica. In questo clima di violenza incontrollata, gli operatori di Medici Senza Frontiere intervengono a soccorrere le vittime. Al microfono di Claudia Di Lorenzi, Jelle Pentinga, coordinatore per l’organizzazione medico-umanitaria del progetto Mogadiscio, descrive le condizioni in cui vivono i civili nella capitale somala:


    R. - The conditions are very bad...
    Le condizioni sono pessime. I civili hanno paura dei combattimenti e cercano di stare a casa il più possibile, perché viaggiare è molto rischioso. Ci sono scontri a fuoco in tutta la città e anche se non sono continui si vive con la paura che da un momento all’altro possano ricominciare.

     
    D. - Quali sono le dimensioni del fenomeno?

     
    R. - There are daily...
    Credo che giornalmente siano alcune decine le persone che muoiono a causa della violenza. Molti sono gli sfollati che hanno lasciato le loro abitazioni per cercare aree più sicure. Anche nei luoghi dove non si combatte, tuttavia, le condizioni di vita sono molto dure: accade che in una stessa casa vivano 5 famiglie.

     
    D. - In quali condizioni operano i Medici dell’organizzazione?

     
    R. - For our national staff the situation is very bad...
    Per il nostro staff la situazione è tragica. Raggiungere la clinica ogni mattina e poi tornare a casa nel pomeriggio è molto rischioso. Per evitare i combattimenti, è necessario cambiare spesso il percorso e bisogna superare i controlli dei check-points. E la stessa cosa succede ai pazienti. Abbiamo una clinica pediatrica e i bambini con i loro genitori provano ogni giorno a raggiungerci, ma vengono fermati dagli scontri e sono costretti a tornare indietro e ritentare il giorno dopo.

     
    D. - Cosa chiede Medici Senza Frontiere alle parti in lotta?

    R. - What we as a humanitarian organization demands...
    Quello che chiediamo, come organizzazione umanitaria è il rispetto per le leggi umanitarie internazionali. Quindi, l’azione militare, che sia diretta o indiretta contro civili inermi, dovrebbe essere fermata. E chiediamo che abbiano rispetto per l’azione umanitaria, perché c’è tanto bisogno di aiuto in questa città.

     
    D. - Cosa chiedete invece alle istituzioni internazionali?

     
    R. - What we ask is what can we do...
    Quello che chiediamo è cosa fare perché i diritti umani siano rispettati. La comunità internazionale dovrebbe usare la sua influenza per assicurare protezione ai civili, e mostrarsi consapevole che le parti in lotta stanno violando le leggi umanitarie internazionali.

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    Don Oreste Benzi e il valore della sua vita spesa per la solidarietà nel ricordo del premier italiano, Romano Prodi

    ◊   Nella notte di nove giorni fa, nella sua parrocchia di Rimini, si spegneva don Oreste Benzi, stroncato da un attacco cardiaco a 82 anni. Lunedì 5 novembre, migliaia di persone da molte parti del mondo hanno partecipato alle esequie del fondatore dell'Associazione Papa Giovanni XXIII, definito da Benedetto XVI un "infaticabile apostolo della carità", per le sue numerosissime opere di accoglienza e assistenza in favore di malati, disabili, prostitute, tossicodipendenti. Tra le testimonianze di chi ha conosciuto da vicino don Benzi, Alessandro Guarasci ha raccolto quella del presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi:


    R. - La verità più grande di questi uomini è l’esempio, su questo non c’è dubbio. E lui lascia un esempio di disinteresse totale per se stessi e di interesse verso gli altri. Ma lascia anche qualcosa di più: una struttura di persone, la sua Comunità, che hanno veramente la possibilità di continuare la sua opera in modo largo e profondo. E’ il massimo che uno possa lasciare, ed è questo che secondo me è importante. Naturalmente ancora più importante in uno che si dedicava alle categorie che tutti gli altri trascuravano.

     
    D. - C’è qualcosa che l’ha colpita in modo particolare della sua opera?

     
    R. - Quando andavo a trovarlo nella sua Comunità, in modo popolare potremmo descriverla dicendo che c’era di tutto: ragazzi handicappati, ex prostitute, persone con disturbi e problemi, e nello stesso tempo c’era e c’è ancora una cerchia di persone con una carica forte, con una capacità di moltiplicare gli interventi che è, direi, assolutamente unica. Lui poi era un tipo anche un po’ “svagato”… L’ultima volta che doveva venire a cena a casa mia, di dieci minuti in dieci minuti di ritardo non è mai arrivato! Si vede che ha incontrato qualche necessità, qualche problema, ma era questa la sua bellezza: essere “trasandato” con se stesso e durissimo riguardo agli impegni morali di una durezza estrema.

     
    D. - Può essere considerato anche un esempio per quanto riguarda il suo approccio nella lotta alla prostituzione. Questo tipo di approccio può essere considerato anche un punto di riferimento anche per le istituzioni, secondo lei?

     
    R. - Non è facile. Il suo era un punto di vista globale, totale: l’idea che si debbano punire severissimamente i clienti delle prostitute è un’idea forte, ma non è certo un’idea facile da mettere in pratica. Lui aveva sempre queste idee forti, come le deve avere colui che ha fortissimo il senso del bene e del male. Certamente, quando si fanno queste cose i risultati non sono sempre immediati, ma provocano una profondità morale, provocano una reazione morale giusta, che è assolutamente straordinaria.

     
    D. - Dunque, secondo lei, l’approccio di lottare contro i clienti delle prostitute non è facile da mettere in pratica?

     
    R. - No, non è facile. Su questi temi stiamo lavorando, anche a livello del Consiglio dei ministri, stiamo discutendo proprio perché si possa svolgere un’azione riguardo la prostituzione che rispetti i diritti, ma che nello stesso tempo possa arginare la diffusione di questo fenomeno, che tutt’ora è così vasto e che anzi non ha nessuna tendenza verso la diminuzione: negli ultimi anni, è notevolmente aumentato, è cambiata la natura e si è arrivati a una prostituzione che ormai quasi è totalmente straniera, ma il fenomeno ha dimensioni sempre più ampie.

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    La "normalità" domestica alla luce del Vangelo: l'esperienza di "Famiglie Nuove" del Movimento dei Focolari. Intervista con Alberto e Anna Friso

    ◊   La famiglia soggetto e non tanto oggetto dell’evangelizzazione. Benedetto XVI ha ribadito di recente questo auspicio, nell'udienza concessa una settimana fa al Movimento "Famiglie nuove" appartenente al più ampio Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich. Il Papa ha definito "provvidenziale" l'opera formativa di questo organismo che "mira a testimoniare - ha sottolineato - come solo l’unità familiare, dono di Dio-Amore, possa rendere la famiglia vero nido di amore, casa accogliente della vita e scuola di virtù e di valori cristiani per i figli". Fabio Colagrande ha parlato della nascita e dello sviluppo di "Famiglie Nuove" con i due responsabili del Movimento, Alberto e Anna Friso:


    R. - E’ stata proprio l’intuizione di Chiara Lubich allora, perché vedendo queste famiglie che avevano iniziato a vivere il Vangelo, in esse lei coglieva una risorsa per poter essere poi fermento per il grande mondo della famiglia. Chiara ha pensato quindi alla famiglia per la famiglia. Ha visto che la famiglia era il canale ottimale per raggiungere poi anche le altre famiglie ed essere un segno per tutte loro. Essere soggetto, dunque, e non più come era a quell’epoca, quando noi famiglie ci sentivamo solo oggetto delle cure pastorali dei nostri pastori, dei nostri parroci. Ora, eravamo noi che dovevamo prender su questo mondo e portarlo a Dio, anche in prima persona.

     
    D. - Una cosa interessante è che questa consapevolezza che le famiglie devono fare rete, devono aiutarsi fra di loro, è una consapevolezza che poi è dietro anche ad una realtà ben conosciuta, come quella del Forum delle Associazioni familiari. Quando si sente parlare di realtà come la vostra all’interno di un movimento così ampio, così diffuso come quello dei Focolari, si pensa a delle realtà particolari fatte da persone particolari, che hanno ovviamente una vita sui generis. Signora Anna, le famiglie di Famiglie Nuove sono famiglie normali?

     
    R. - Non solo normali, ma abbiamo i problemi di tutti e tutto il giorno dobbiamo affrontarli e risolverli. Non siamo assolutamente famiglie "super". Ci affidiamo continuamente e giornalmente all’aiuto di Dio e alla sua presenza, che lui può concederci nel nostro amore reciproco. Lui viene a vivere con noi: c'è la presenza di Gesù quando c’è l’amore. Solo in questo abbiamo la nostra fiducia di poter essere quel soggetto, di riuscire ad educare i nostri figli ad essere quella presenza nella Chiesa, come anche il Papa ci ha detto.

     
    Ad Alberto Friso, che è responsabile di questo movimento, assieme a sua moglie Anna, chiedo: il Papa parla di strategie pastorali per venire incontro ai bisogni della famiglia. A che punto siamo?

     R. - Con l’enciclica Deus caritas est, sono state poste delle basi straordinarie di sapienza per dare tutta una nuova visione alla vita pastorale, in riferimento alla famiglia. Dio è amore è il fondamento della vita della coppia. E allora sia nella preparazione dei giovani, sia anche nell’accoglienza delle coppie che sono entrate nel tunnel di prove terribili, di separazioni e divisioni, stiamo realizzando dei piani di accoglienza, di incontro e di cammino insieme, nelle svariate situazioni che si incontrano nel mondo della famiglia, con una luce nuova e una forza veramente adatta alle difficoltà di oggi. Siamo ad una svolta importante.

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    Portare l’amore di Cristo ai disperati della strada: la testimonianza di Chiara Amirante, fondatrice dell’associazione “Nuovi Orizzonti”

    ◊   “Condividere la Gioia dell’incontro con Cristo Risorto con i fratelli più disperati”: è il 1991, animata da questo desiderio, una giovane di 24 anni si reca alla stazione Termini di Roma per portare l’amore di Gesù a giovani disperati, al popolo dell’“inferno della strada”. E’ l’inizio della straordinaria esperienza di carità cristiana di Chiara Amirante, fondatrice dell’Associazione “Nuovi Orizzonti”. Una realtà che oggi, in Italia, conta 54 centri di accoglienza dove vengono accolte in media, ogni anno, 1500 persone e che è presente anche in Bosnia e Brasile. In questa intervista di Alessandro Gisotti, Chiara Amirante ripercorre i momenti forti della sua esperienza e guarda al futuro di “Nuovi Orizzonti”:


    R. - Per me si è aperto completamente un mondo quando ho iniziato ad andare alla stazione Termini. Non immaginavo proprio di incontrare un popolo così sterminato di giovani disperati, soli, abbandonati, con la morte nel cuore. Ho iniziato ad andare di notte in strada, semplicemente spinta da questo desiderio di condividere quella che è stata la grande scoperta della mia vita: l’incontro con Cristo Risorto e scoprire che Lui ci ha dato il segreto per la pienezza della gioia, una gioia che resisteva alle prove più terribili. Io, infatti, venivo da una malattia veramente dolorosissima, ritenuta incurabile, per la quale avevo perso 8 decimi di vista e sarei dovuta diventare cieca. Quanto mi è successo, mi ha portato a questo desiderio: questa mia gioia la voglio condividere con chi è più disperato.

     
    D. - Come si porta l’amore a chi manca di tutto ma soprattutto - come sottolineavi - manca dell’amore?

     
    R. - Spesso, abbiamo questa visione di carità che è molto riduttiva. Pensiamo che per fare la carità sia sufficiente portare un panino per una notte o trovare un posto per dormire negli ostelli, mentre incontrando le persone che di notte popolano le strade delle nostre città, mi sono resa conto che l’amore che ci ha insegnato Gesù - il suo “Amatevi come io vi ho amato” - non è semplicemente dare un panino a chi magari non ha un pasto quella sera. Invece, vuol dire proprio farsi carico del grido della sofferenza, della morte che la persona vive. Mi sono accorta, ad esempio, che la stazione era affollata di gruppi che andavano la sera a fare la carità, a portare le coperte, il the... Però, mancava completamente un accompagnamento che aiutasse ad uscire da certe piovre infernali, nelle quali la maggior parte di questi giovani erano rimasti imprigionati. All’inizio è nata una prima comunità molto semplice in una villetta per 25 persone, a Trigoria, mettendo materassi sparsi per terra dappertutto. Poi, dato che l’amore è contagioso, gli stessi giovani accolti hanno sentito di voler portare questo tipo di amore a chi ancora faceva della strada la propria casa e quindi si sono moltiplicati i centri, l’équipe di strada, le iniziative di ogni genere.

     
    D. - Dunque, giovani, e non solo, schiavi della droga, schiavi della violenza, diventano liberi nell’innamorarsi di Gesù?

     
    R. - Sì, liberi perché come Gesù ci dice: “E’ la verità che vi farà liberi” ed è meraviglioso vedere come quegli stessi ragazzi che prima popolavano le strade seminando violenza e rapine o spaccio - non certo amore - adesso diventano testimoni con entusiasmo del Vangelo, di questa buona notizia. Un grande impegno adesso della comunità “Nuovi Orizzonti” è nel campo dell’evangelizzazione ed è bello vedere come gli stessi ragazzi afflitti dall’inferno della strada siano i primi a voler non solo far sì che questo miracolo della Risurrezione si ripeta nella vita di tanti che vivono l’inferno della strada. Ma anche prevenire la voglia di inseguire la felicità, come hanno fatto loro, in questi paradisi artificiali che il mondo oggi ci propone.

     
    D. - Sono passati ormai più di 15 anni da quando hai iniziato questa straordinaria missione. Con quale spirito guardi al futuro, guardi ai “nuovi orizzonti”?

     
    R. - Veramente sperimento ogni giorno che l’amore di Dio non finisce mai di sorprenderci, di stupirci e quindi di dischiuderci nuovi orizzonti. Guardo con spirito di grande entusiasmo e di grande speranza perché so che Colui che è l’amore non finisce mai di stupirci. Guardo al futuro, da una parte, con grande desiderio di mettere tutto l’impegno per rispondere sempre di più a questo grido. E in più, con la speranza che il popolo di chi si impegna a portare quest’amore, in un mondo che sta morendo per mancanza d’amore, possa sempre più crescere. In un mondo dove le brutte notizie sembrano sempre raggiungerci, vedere che ci sono tante persone che vogliono impegnarsi con tutte le forze a portare questa rivoluzione del Vangelo nel mondo mi dà tanta gioia e tanta speranza.

     Chiunque voglia conoscere meglio l’attività di “Nuovi Orizzonti” può farlo consultando il sito Internet: www.nuoviorizzonti-onlus.com.

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    San Giovanni Crisostomo indicato dagli studiosi come esempio che nella Chiesa insegna a percorrere la via dell’unità

    ◊   “Ha parlato appassionatamente dell’unità della Chiesa sparsa nel mondo”, sottolineando che in essa “non c’è spazio per le divisioni”: è quanto ha ricordato di San Giovanni Crisostomo Benedetto XVI nel messaggio indirizzato ai partecipanti al convegno internazionale conclusosi ieri a Roma, organizzato per celebrare i 1600 anni dalla morte del Padre della Chiesa. Ma quali sono gli aspetti più attuali della predicazione di questo grande figura del IV secolo? Tiziana Campisi lo ha chiesto a Sever Voicu, professore invitato presso l’Augustinianum:


    R. - Penso che l’essenza della predicazione di Crisostomo sia molto semplice: la vita evangelica è possibile anche nel mondo. Lui propugna questi ideali di vita, di carità, di concordia, di pace sociale, che rimangono sempre delle mete fondamentali per tutto il corpo sociale. Penso che questo sia l’aspetto più interessante. Ovviamente senza sminuire gli aspetti relativi al suo pensiero teologico o al suo messaggio esegetico. La sua insistenza sulla possibilità di vivere la vita cristiana nel mondo, con tutte le sue esigenze, anche quelle più estreme, mi sembra un dato fondamentale.

     
    D. - La figura di Giovanni Crisostomo in che modo lega la Chiesa d’Oriente e d’Occidente?

     
    R. - Crisostomo è forse l’unico padre che è diffuso in tutta la cristianità, non solo la cristianità greca, ma anche quella latina in senso molto, molto lato e anche nelle cristianità orientali di tipo non calcedonese, che si sono staccate da Costantinopoli - che doveva essere ad un certo punto il loro centro culturale - parliamo ad esempio del mondo copto, del mondo etiopico, di quello armeno e poi dei mondi siriaci: tutti hanno Crisostomo come un dottore, come una fonte di pensiero e di ispirazione. Le sue opere sono state trasmesse in una decina di lingue diverse, hanno attraversato culture e secoli, sono state lette, rilette, riscritte in tutti gli ambienti della Chiesa. Noi abbiamo un padre del quale non si è mai criticato niente, mentre gli storici attuali sono riusciti a levare la coltre di santità che si posa su Crisostomo, per vedere quali siano gli aspetti più umani di una persona che era poco incline a compromessi, anche quando forse la prudenza glieli avrebbe dettati.

     
    Se Crisostomo viene indicato come esempio che richiama all’unità, come guardare oggi ad essa? Come raggiungerla? Lo abbiamo chiesto all’archimandrita Job, delegato inviato dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I al convegno su San Giovanni Crisostomo:

     
    R. - On a cité le parole, le message de Benoît XVI…
    Sono state citate le parole di Benedetto XVI che parla di Giovanni Crisostomo come di una figura che richiama la Chiesa all’unità, veramente una figura che ci unisce attorno a Cristo e al messaggio evangelico. Per il cammino verso l’unità, ciò che è importante è riconoscere l’altro che si considera come un’altra confessione, un’altra Chiesa, come stessa Chiesa. Il secondo passo è comprendere ciò che l’altro dice, perché spesso non lo comprendiamo, perché spesso ci sono interpretazioni che non corrispondono a quello che l’altro vuole dire. Il terzo passo è cercare le cose che sono comuni, e giustamente lo studio dei Padri della Chiesa del primi secoli è molto prezioso per il dialogo ecumenico oggi.

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    Chiesa e Società



    La CEI presenta domani i primi tre volumi del nuovo Lezionario liturgico

    ◊   Sarà presentata domani mattina a Roma, presso la Radio Vaticana, la nuova edizione del Lezionario in tre volumi per il ciclo domenicale e festivo delle letture. Si tratta di un'opera liturgica interamente dedicata alla Parola di Dio e alla sua proclamazione e come spiega mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (CEI), “si pone in continuità con gli antichi libri e da essi eredita la preoccupazione di presentarsi in una forma nobile, ben curata, dignitosa, arricchita dalle opere del genio umano”. La nuova edizione, inoltre, per la prima volta detta i criteri per la traduzione nelle lingue moderne dei testi destinati alla liturgia. Iniziata nel maggio 2002, sarà completata entro il 2008 e comprenderà altri sei volumi, nove in tutto. Ogni volume, informa la CEI, è corredato “da riproduzioni di opere appositamente realizzate da artisti italiani che illustrano le pagine bibliche più significative dei vari tempi dell’anno liturgico”. Il progetto e il coordinamento sono stati affidati a Mariano Apa, Giuseppe Billi, Andrea dall’Asta, Crispino Valenziano. Previsti alla presentazione gli interventi di mons. Betori, mons. Felice Di Molfetta, presidente della Commissione episcopale per la liturgia, mons. Crispino Valenziano, liturgista, e di don Andelo Lameri, dell'Ufficio liturgico della CEI. (S.G.)

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    “Una nuova laicità”: nuovo libro del cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola

    ◊   Il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, ha presentato giovedì a Madrid il suo ultimo libro, “Una nuova laicità”, difendendo la necessità di un dialogo tra politica e religione che dalla “tolleranza passiva” passi a “un’apertura positiva degli Stati alla religione”. La sua proposta - riferisce l’agenzia Zenit - è stata quella di “uno Stato laico senza laicismo di Stato”. Il porporato ha stigmatizzato la concezione di uno Stato laico “areligioso o antireligioso”, affermando che lo Stato “non può produrre da sé cittadini morali”. “Le religioni favoriscono la formazione di cittadini morali”, ha proseguito il cardinale Scola, mentre lo Stato deve essere “incaricato di assumere i grandi valori, nel contesto dei diritti fondamentali”. Il patriarca di Venezia ha quindi sottolineato la necessità di un “riconoscimento reciproco”, con il valore “pratico della convivenza”. In questo rapporto tra religione e Stato, è necessario premiare “la tradizione prevalente” della società, con un cristianesimo aperto al dibattito pubblico. Il porporato ha poi esortato i cristiani a “proporre la totalità dell’avvenimento”, “tutti i misteri della fede”, spiegando che è necessario presentare l’avvenimento di Gesù “con tutte le sue implicazioni”. Il cardinale Scola infine spiegato che la Chiesa ha un ruolo fondamentale nell’educazione e, con vari esempi, ha indicato la necessità che, anziché tanti “no”, si offrano “ragioni positive” di fronte a temi come la famiglia, la differenza sessuale o l’immigrazione. (A.M.)

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    Gran Bretagna: lettera pastorale dell'ordinario militare, mons. Mathew, sulla protezione dei reduci dalla guerra

    ◊   “Mai nella storia dei conflitti umani un così modesto numero di uomini ha fatto tanto per così tanti”. Con le celebri parole di Churchill, mons. Thomas Mathew, ordinario militare per il Regno Unito, ha aperto la sua lettera pastorale, dedicata quest’anno al tema della protezione sociale dei reduci dal fronte e alle loro famiglie. “E’ infatti invalsa la tendenza - ha proseguito il presule - a misconoscere il ruolo di supplenza che le famiglie dei veterani compiono in tanti ambiti del servizio sociale.” Di qui, la necessità di provvedimenti sociali che agevolino i soldati e i loro congiunti, vera “roccia su cui poggia il nostro popolo”, perché - ha concluso mons. Mathew - “ai sacrifici dei militari e di quanti sono loro cari il governo deve rispondere facendo la sua parte”. Degli oltre 200 mila effettivi che conta l’esercito di Sua Maestà, ve ne sono ad oggi più di 30 mila impegnati nei teatri di guerra del mondo: dall’Afghanistan alla Sierra Leone, ai Balcani, al Libano, all’Iraq. Solo su quest’ultimo fronte, dal 2003, anno d’inizio delle operazioni, i caduti sono stati oltre 300. (A.M.)

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    Cresce la violenza anticristana in India, si mobilita la Commissione nazionale per i diritti umani

    ◊   Aumentano in India le azioni violente contro i cristiani: 464 negli ultimi venti mesi. Lo Stato più colpito è il Karnataka, dove si sono registrati quasi 90 attacchi. Segue il Madhya Pradesh, con 30 aggressioni. I dati, rilevati da un’organizzazione per i diritti dell’uomo e riportati dall’Osservatore Romano, sono stati confermati dal Consiglio Globale dei cristiani indiani (CGCI). L’emergenza è aggravata dall’atteggiamento della polizia locale che, nella maggior parte dei casi, rifiuta di registrare le denunce o di condurre un’indagine seria. L’incremento della violenza anticristiana potrebbe dipendere dall’entrata nella coalizione governativa di un partito dell’estrema destra induista, che avrebbe fomentato un clima di impunità verso tali atti. Del problema, si sta occupando la Commissione per i diritti umani dello Stato, alla quale il CGCI ha sottoposto il rapporto e che in questi giorni sta sollecitando il governo del Karnataka a prendere provvedimenti tempestivi, in collaborazione con le forze dell’ordine. (S.G.)

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    Dieci anni di Caritas in Kazakhstan: impegno a tutto campo nella sanità e nell'educazione dei giovani

    ◊   Era il 1997 quando la Caritas giunse in Kazakhstan, la ex Repubblica sovietica, a maggioranza musulmana, che aveva riconosciuto la presenza ufficiale della Chiesa appena sei anni prima, con la conquista dell’indipendenza. In dieci anni, grazie anche all’aiuto dell’Italia, come riporta l’Osservatore Romano, l’associazione ha attivato 24 strutture mediche e ha iniziato la sua lotta all’emergenza sanitaria del Paese, dovuta soprattutto alle precarie condizioni igieniche e alimentari, attraverso un’opera di sensibilizzazione del governo. Tra le priorità della Caritas, anche la gioventù abbandonata, per accogliere la quale sono state costruite sei case nella diocesi di Almaty. Fondamentale è l’aspetto educativo: suore, sacerdoti e volontari si dedicano quotidianamente all’assistenza scolastica dei ragazzi e mettono loro a disposizione anche laboratori artigianali. Quasi metà degli assistiti è adottata a distanza. (S.G.)

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    Aperto il primo ospedale policlinico di N'Djamena, capitale del Ciad

    ◊   È stato inaugurato “Il Buon Samaritano”, primo ospedale policlinico della capitale del Ciad N’Djamena. Potrà ospitare fino a 500 mila persone ed è dotato di attrezzature all’avanguardia, di numerosi reparti, tra cui il pronto soccorso, e di un laboratorio di analisi. Garantirà, inoltre, anche la formazione del personale, grazie ad una nuova Facoltà di medicina, nata in collaborazione con il Dipartimento di malattie infettive dell’ospedale “Sacco” di Milano. L’iniziativa vuole arginare così uno dei più grandi problemi del Paese: la fuga dei medici all’indomani della laurea. All’inaugurazione, hanno preso parte sia l’imam di N’Djamena, che il vescovo, monsignor Matthias N’Garteri Mayadi, un gesto all’insegna della fratellanza fra le due religioni. Grande la gioia della popolazione che ha affollato lo spazio antistante al nuovo ospedale per assistere al taglio del nastro. (S.G.)

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    Da Bogotà, in Colombia, padre Jaime Vélez Correa, sacerdote esorcista, lancia un allarme sulla diffusione dell’esorcismo

    ◊   E’ l’allontanamento da Dio e dal cristianesimo a suscitare quel vuoto che avvicina al satanismo. A dirlo è padre Jaime Vélez Correa, sacerdote esorcista colombiano, il quale - riporta l’Osservatore Romano - denuncia all’Anciprensa la diffusione dei culti e dei riti satanici nel mondo. Stati Uniti, Italia e Colombia sarebbero, nell’ordine, i tre Paesi in cui il fenomeno raggiunge le maggiori dimensioni. A Bogotà, capitale della Colombia, come in altri centri del Paese e nelle città dove si produce il caffè - riferisce il sacerdote - è diffusa la pratica dei riti satanici. “Ogni giorno - racconta - ricevo due o tre lettere di giovani che decidono di allontanarsi e di rinunciare alle sette sataniche, ma spesso vi sono traumi psicologici o patologie cliniche”. (C.D.L.)

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    Da 22 anni, le Suore della Vergine Maria accolgono i minori delle Filippine in un Centro per bambini orfani o abbandonati

    ◊   Hanno dai due ai dodici anni i bambini ospiti del centro “Gloria Christi Regis” di Tagum, nelle Filippine. “Un rifugio temporaneo”, così lo descrive all’agenzia UCA News suor Maria Eliza Abicia, della Congregazione della Vergine Maria che gestisce il centro, costruito 22 anni fa per accogliere i bambini orfani o abbandonati. “Per mangiare prima dovevo supplicare i passanti, ora invece le suore mi forniscono vestiti e pasti caldi”, racconta Jeffrey, un ragazzo di 12 anni che prima di entrare nel centro vendeva giornali ai bordi delle strade. “Abbiamo residenti che hanno vissuto qui per sette anni, o anche dodici anni - continua suor Abicia - perché la maggior parte di loro non ha parenti che possano ospitarli”. Storie difficili che i bambini del centro di Tagum si lasciano alle spalle: vi restano fino al raggiungimento del 16.mo anno d’età, quando saranno affidati dalla previdenza sociale ad altre sistemazioni. (C.D.L.)

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    In Vietnam, un anziano sacerdote cura i tossicodipendenti con la preghiera e il lavoro manuale

    ◊   Sono impegnati nella preghiera, la partecipazione alla Messa e la cura di piante e fiori i giovani vietnamiti che padre Pierre Nguyen Van Khang strappa alla droga. A Cua Lo, nelle regioni centrali del Vietnam, nella parrocchia di Van khang il sacerdote 70.enne ha trasformato una casa della struttura parrocchiale in centro di cura per tossicodipendenti. Un approccio, quello del sacerdote vietnamita, che, stando a quanto riporta l’Osservatore Romano, si rivela in molti casi efficace. “Da quando ho iniziato il trattamento di riabilitazione - ha detto padre Khanga all'agenzia asiatica UCA News - trenta tossicodipendenti hanno smesso di abusare di sostanze stupefacenti. Molti di loro non riuscivano a smettere con la droga anche dopo essere stati più volte in centri di riabilitazione gestiti dallo Stato”. Il reciproco sostegno aiuta gli ospiti della struttura ad evitare ricadute. (C.D.L.)

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    In Vietnam, la festa dei giovani cattolici è un'occasione per riscoprire la fede

    ◊   Si è celebrata in Vietnam, la festa dei giovani cattolici, giunta alla sua quinta edizione e nata su iniziativa della Conferenza episcopale. Ragazzi in pellegrinaggio, come riporta Asianews, portano una Croce attraverso numerose diocesi del Paese, fino ad Hanoi, la capitale. È un modo per riscoprire la propria fede, pregando insieme e ricordando l’invito di Gesù a seguire il suo esempio. La Chiesa vietnamita ha presentato la sua Dottrina sociale come orientamento per le attività sociali dei giovani alla Conferenza internazionale che si è tenuta a Hanoi il mese scorso. (S.G.)

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    Nasce in Asia la prima scuola di Alta Specializzazione in Bioetica. Promossa dall’Università Cattolica della Corea del Sud, la scuola è dedicata al cardinale Nicholas Cheong, arcivescovo di Seul

    ◊   “Un segno dei tempi”. Così, il cardinale Nicholas Cheong, arcivescovo di Seul, ha definito l’apertura, in Corea, della “Scuola di Alta Specializzazione in Bioetica”, la prima mai realizzata nel continente asiatico. Promosso dall’Università Cattolica della Corea, il progetto - riporta l’agenzia Fides - ha ricevuto l’approvazione scientifica e giuridica del Ministero per l’Istruzione e lo sviluppo delle risorse umane del governo coreano, e nasce per farsi incontro al crescente interesse dimostrato nel Paese verso i temi della Bioetica. Settore ritenuto strategico per il futuro della società coreana. La scuola, intitolata al cardinale Cheong, ha da poco avviato le iscrizioni per il primo anno di corso e si rivolge a medici, studenti ed operatori del settore, ma anche a tutti coloro che desiderano arricchire le proprie conoscenze nel campo della bioetica. Porte aperte dunque a giornalisti, avvocati, uomini politici e membri di associazioni della società civile. A formare gli studenti sono chiamati medici, scienziati, teologi e antropologici che insegneranno nei due dipartimenti di Bioetica e Cultura della Vita. “La Bioetica inizia con la corretta comprensione della persona umana, che ha come base l’amore di Dio verso l’uomo”, ha commentato il reverendo Remigio Lee Dong-ik, primo Decano della Scuola. “Mi aspetto - ha aggiunto - cha la nostra Scuola contribuisca alla diffusione della Bioetica secondo uno spirito cristiano”. (C.D.L.)

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    Bioetica: un convegno in Puglia sul rapporto tra medicina e fede

    ◊   “Il dolore va combattuto. E’ chiaro sia per la medicina che per la fede cristiana. Nonostante una qualche deriva doloristica, che storicamente abbiamo vissuto, il Vangelo ci mostra che Gesù è venuto per redimere tutto l’uomo: la guarigione del corpo che praticava era una premessa per quella dell’anima”: lo ha detto ad Ostuni, nella prolusione di apertura del Convegno nazionale “Riumanizzare l’assistenza socio-sanitaria in Italia”, il prof. Dario Sacchini, dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. L’incontro, come riporta l’agenzia SIR, è stato organizzato da SIBCE, la Società italiana di bioetica e comitati etici, e si concluderà stasera. “La domanda di senso sul dolore va probabilmente ritematizzata - ha proseguito Sacchini - in una stagione culturale come questa. La rivelazione cristiana, infatti, costituisce un caso unico, fra le grandi fedi, in quanto dà una spiegazione convincente e decisiva circa il senso del dolore: non come un “valore in sé”, ma come possibilità di trasfigurazione, di offerta, di espiazione, di cui il maestro è stato Gesù Cristo”. (S.G.)

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    A Roma, in dicembre, un convegno dell'AIFO su cooperazione internazionale e diritto alla salute

    ◊   Cittadinanza, cooperazione internazionale, diritto alla salute, disabilità: questi i temi al centro del Convegno internazionale che l’AIFO (Associazione amici di Raoul Follereau) promuove a Roma dal 7 al 9 dicembre prossimi. Ne dà notizia l’agenzia SIR. All’incontro, su “L’amore politico”, è prevista la partecipazione di tre ministri della Sanità di Paesi tra i più poveri del mondo: Victor Makwenge (Repubblica Democratica del Congo), Danzandarjaa Tuya (Mongolia), Eugenia Saldanha (Guinea Bissau). L’8 dicembre, spiegano gli organizzatori, verranno discussi “esempi concreti di buone pratiche nella promozione dei diritti delle persone e delle comunità più svantaggiate, con particolare approfondimento della recente Convenzione internazionale dei diritti delle persone con disabilità, delle pratiche politiche e sociali mirate al sostegno dei più deboli, delle forme dell'impegno politico giovanile mirato al sostegno delle categorie svantaggiate”. Al convegno interverranno, tra gli altri, Francesco Paolo Casavola, già presidente della Corte costituzionale, il missionario Alex Zanotelli e Luigi Alici, presidente dell’Azione cattolica italiana. (S.G.)

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    Evangelizzare attraverso al radio. La Pontificia Università Gregoriana propone ai cattolici spagnoli e latinoamericani un seminario "on line" sul tema

    ◊   “Se hai qualcosa da dire, dillo tramite la radio”. E’ il tema del Seminario on line dedicato ai cattolici latino-americani e spagnoli, promosso Centro interdisciplinare per la comunicazione sociale (CICS) della Pontificia Università Gregoriana. Un’opportunità per imparare ad informare, educare ed evangelizzare attraverso la radio. Giunta quest’anno alla seconda edizione, l’iniziativa, spiega all’agenzia Sir Ary Waldir Ramos Diaz, coordinatore del Seminario, “intende dare competenze a chi è impegnato nello sviluppo della Chiesa e delle comunità locali” e si rivolge “anche alle persone interessate a migliorare le proprie capacità espressive e comunicative”. Attivo dal prossimo 11 gennaio e fino al 21 marzo, il corso insegnerà ai partecipanti ad usare la voce in radio, a fare o concedere interviste, scrivere notizie, partecipare attivamente alla produzione e lavorare in rete. L’acceso al corso è subordinato alla conoscenza del "pacchetto windows" e alla disponibilità di una connessione Internet. Le iscrizioni restano aperte fino al prossimo 14 dicembre. (C.D.L.)

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    A Fiuggi, nel 2008, il primo Cinema Family Festival. Sarà diretto da Andrea Piersanti

    ◊   Si terrà a Fiuggi, nel luglio del 2008, il primo Cinema Family Festival, patrocinato dal Forum delle Associazioni Familiari, su iniziativa di uno dei componenti del direttivo, Gianni Astrei. I film saranno valutati da una giuria popolare presieduta dal regista Pupi Avati e la direzione artistica è stata affidata ad Andrea Piersanti, già presidente dell'Ente dello Spettacolo e dell'Istituto Luce. Intervistato dall’Agenzia Zenit, Piersanti ha spiegato che "Fiuggi sarà la sede di un esperimento che non ha eguali nel mondo” e che ha raccolto il consenso di numerosi protagonisti del cinema italiano e internazionale, interpellati dal Forum durante la Mostra di Venezia. "Dopo il successo travolgente e sorprendente del Family Day dello scorso maggio - ha aggiunto il direttore artistico - abbiamo capito che le famiglie italiane chiedono a gran voce degli spazi ad essa dedicati” in questo settore, spazi spesso negati nelle altre manifestazioni riservate agli addetti ai lavori. I “vip” di Fiuggi, questo l’obiettivo, saranno solo le famiglie - 23 milioni in Italia - il cui ruolo è, come ha sottolineato Astrei, “se non negato perlomeno sottovalutato”, nonostante siano loro a decidere il successo di un film al botteghino. (S.G.)

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    A Verona, il XXVII Festival di Cinema Africano racconta dell’antico continente lacerato dal dramma della schiavitù

    ◊   “Memoria, schiavitù e cinema di liberazione” è il titolo della XXVII edizione del Festival di Cinema africano, in programma a Verona dal 16 al 24 novembre. Una kermesse che tratta il dramma dello schiavismo in occasione dell’anno dedicato dall’ONU alle Pari Opportunità e in concomitanza con il 200.mo anniversario dell’abolizione della schiavitù da parte della Gran Bretagna. Promossa dal Centro missionario diocesano, dal mensile Nigrizia, dall’ONG Mlal e sostenuta tra gli altri dalla Provincia di Verona, la rassegna si compone di sette sezioni e prevede otto film in concorso e un inedito per l’Italia. Tre i riconoscimenti che saranno assegnati: il Premio della Giuria Ufficiale del Festival, il Premio “Nigrizia” consegnato dal mensile dei Missionari comboniani insieme con la comunità africana di Verona, e il Premio del Pubblico. Vogliamo “raccontare l’Africa in maniera variega” - ha detto Giusy Buemi, direttrice artistica del Festival - ed è per questo che “presentiamo film di grande qualità e di diversa caratura stilistica”. Ad introdurre l’evento, sarà un lungometraggio algerino dal titolo “Indigenes”, alla prima proiezione in Italia, meritevole di una nomination all’Oscar 2007 come miglior film straniero. (C.D.L.)

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    Ad Assisi, il pellegrinaggio degli universitari organizzato dalla Pastorale del Vicariato di Roma

    ◊   Ieri si è svolto ad Assisi il V Pellegrinaggio degli universitari e accoglienza delle matricole, organizzato dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. Tema della giornata “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. E per la prima volta i ragazzi che hanno partecipato all’evento hanno percorso un pezzo del pellegrinaggio a piedi, dalla Porziuncola di Santa Maria degli Angeli fino al Sacro Convento, dove li attendeva il Poverello di Assisi. Guardando a lui, i giovani possono trovare risposta all’interrogativo fondamentale della loro esistenza. Perché studiare? Perché affrontare inevitabili fatiche? Francesco risponde: per costruire la civiltà dell’amore. Queste sono le parole di saluto che Papa Benedetto XVI, attraverso il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, ha fatto giungere con un telegramma ai 4 mila universitari che ieri si sono recati ad Assisi, in occasione del V Pellegrinaggio degli universitari e accoglienza delle matricole nella cittadina umbra. Francesco di Assisi – ha scritto il Santo Padre – rappresenta dinanzi ai giovani di ogni epoca una testimonianza eloquente di Gesù Risorto, che vivo e parlante, dall’alto del Crocifisso di San Damiano, gli comandò di riparare la sua casa che andava in rovina. E ieri sera, i ragazzi si sono ritrovati nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, per la solenne celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Fernando Filoni, sostituto della segreteria di Stato. Francesco è un capolavoro dello Spirito Santo - ha spiegato mons. Filoni - e come tale lo proponiamo a voi, sia per il vostro cammino di fede, che per il vostro impegno culturale, come modello di santità e umanità, a conferma del vincolo indissolubile e fecondo tra Dio e l’uomo. E mons. Filoni, continuando a parlare dello Spirito Santo, ha invitato i giovani presenti a riscoprire il sacramento della Confermazione, perchè solo animati dal soffio dello Spirito Santo diventiamo testimoni del Risorto, in tutti i nostri modi di pensare, sentire, agire e relazionarci con gli altri. E la giornata è stata conclusa dal saluto di mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, che ha dato appuntamento ai giovani presenti, per il prossimo pellegrinaggio ad Assisi, a novembre del 2008. (A cura di Marina Tomarro)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: il presidente Musharraf rompe il silenzio dopo la proclamazione dello stato di emergenza

    ◊   In Pakistan, il presidente Musharraf ha annunciato elezioni prima del 9 gennaio 2008 e lo scioglimento del parlamento entro 15 novembre. Un intervento che rompe il silenzio del capo di stato ad una settimana dalla proclamazione dello Stato di emergenza. Intanto, la leader dell’opposizione Benazir Bhutto, si prepara ad una lunga marcia di protesta contro il governo. Il nostro servizio:


    Quando finirà lo stato di emergenza, non è dato sapere. Ma una scadenza, almeno, è stata annunciata. Prima del 9 gennaio 2008, i pakistani saranno chiamati alle urne per rinnovare i rappresentanti del parlamento e decidere come cambiare l’allineamento del proprio Paese nel contesto internazionale. Ad una settimana dal colpo di Stato, il presidente Musharraf ha rotto il silenzio e in una conferenza stampa ha confermato che l'assemblea nazionale sarà sciolta giovedì prossimo, come previsto prima dello stato di emergenza. Ma lui, che è anche capo di Stato maggiore, non lascerà la divisa prima che la Corte Suprema non si sia pronunciata sulla legittimità della sua rielezione. Lo stallo politico del Pakistan non può dirsi certamente risolto, né la pressione che ha caratterizzato le ultime settimane potrà scemare all’improvviso ma almeno un segnale di disgelo c’è stato e di fronte a questo ci si chiede come si muoverà la leader dell’opposizione, l’ex primo ministro Benazir Bhutto, che proprio stamani è partita alla volta di Lahore per prepararsi alla lunga marcia di martedì prossimo, quando, insieme ai suoi sostenitori affronterà 270 km di cammino in segno di protesta contro il governo di Islamabad, da lei definito una vera e propria dittatura.

     
    - Libano. Stallo politico in Libano, dove il parlamento ha rinviato le elezioni presidenziali per la terza volta in meno di due mesi. Prossima data fissata il 21 novembre. Dunque, manca ancora l’intesa fra maggioranza e opposizione sul nome verso il quale convergere, mentre crescono le pressioni sul Patriarca cattolico-maronita, il cardinale Nasrallah Pierre Sfeir perché indichi una lista di ''candidati consensuali''. Sulla crisi in Libano anche il Santo Padre ha espresso la sua preoccupazione dopo la preghiera dell’Angelus. Per comprendere meglio la situazione politica del Paese, Giada Aquilino ha intervistato Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera ed esperto di questioni medio-orientali:


    R. - Il problema riguarda, non soltanto il rapporto tra la maggioranza e l’opposizione e le potenze regionali e tutte le pressioni, che possono convergere su questo fragile parlamento e su questo fragile governo, ma anche la vicenda attorno alla comunità cristiana maronita. Per una ragione molto semplice, e cioè che il presidente della Repubblica, per prassi costituzionale, deve essere un cristiano maronita.

     
    D. - Come si presenta il fronte maronita?

     
    R. - Assolutamente spaccato.

     
    D. - Gli attentati che si sono susseguiti dal 14 febbraio 2005, quando venne assassinato l’ex premier Hariri, come hanno cambiato il volto del Libano?

     
    R. - Enormemente, perché mentre prima c’era la Siria che controllava il Paese con 30 mila soldati, dopo l’attentato all’ex primo ministro, Rafik Hariri, si è avuta l’internazionalizzazione della crisi, perché c’è stata un’inchiesta delle Nazioni Unite e c’è stata una risoluzione dell’ONU che ha imposto alla Siria almeno formalmente di ritirare i suoi soldati. Certo che l’influenza siriana, nel Libano, continua.

     
    D. - La situazione potrebbe degenerare facendo cadere il Paese nuovamente nel caos politico, come ha osservato il patriarca maronita Sfeir?

     
    R. - Quello che dice Sfeir purtroppo è vero. Il rischio del caos, il rischio di una guerra civile, purtroppo, è sempre presente.

     
    - Russia. Grave incidente ambientale nelle acque del Mar Nero. Due petroliere sono naufragate a largo dello stretto di Kerch a causa di una forte tempesta, riversando 1.300 tonnellate di petrolio e 2.000 tonnellate di zolfo. I membri degli equipaggi non sarebbero in pericolo di vita, ma i soccorsi risultano difficili a causa delle avverse condizioni metereologiche.

    - Vertice in Cile. Tensione al vertice di Santiago del Cile fra le autorità spagnole e il leader venezuelano, Hugo Chavez. Quest’ultimo ha attaccato l'ex premier spagnolo Aznar, suscitando la secca reazione del re spagnolo, Juan Carlos. Il servizio di padre Ignacio Arregui:


    Il vertice iberoamericano, che per la sua 17.ma edizione si è tenuto a Santiago del Cile, ha avuto una chiusura movimentata, a causa di uno scontro verbale tra alcuni dirigenti latinoamericani e le autorità spagnole. Le valutazioni non sono coincidenti e stanno ad indicare che in futuro possono diventare più problematiche tali assemblee, tenendo conto della forte diversità politica che si è instaurata negli ultimi anni in alcune nazioni iberoamericane. Il primo serio incidente è scoppiato quando il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, ha accusato l’ex presidente spagnolo, José Maria Aznar, di aver appoggiato il colpo di Stato del 2002 in Venezuela. Di fronte all’aggressività del presidente venezuelano, interrompendo l’intervento del presidente spagnolo, Zapatero, il re Juan Carlos gli ha chiesto esplicitamente di stare zitto. Più tardi, durante il discorso del presidnete del Nicaragua, Daniel Ortega, che ha pronunciato forti accuse contro gli imprenditori spagnoli e ha denunciato la responsabilità storica degli spagnoli contro la popolazione indigena, il re Juan Carlos, in segno di protesta, ha lasciato per alcuni minuti il salone dell’assemblea. La presidentessa del Cile, Michel Bachelet, ha invitato tutti a sdrammatizzare l’incidente. Analogamente, Antonio Elias Saca, presidente del Salvador, che sarà il Paese ospite del prossimo vertice, ha affermato che queste divergenze potranno continuare nell’attuale clima politico e che lo scontro verbale di Santiago del Cile non diminuisce il successo del vertice. Da parte sua, l’ex presidente Aznar ha ringraziato personalmente il re e il presidente Rodriguez Zapatero per il modo in cui hanno reagito in sua difesa. Tuttavia, alcuni osservatori hanno messo in risalto l’eccezionalità del comportamento del re Juan Carlos. Infine, il partito comunista spagnolo chiede al governo un chiarimento sulle ipotetiche ragioni delle accuse di Ortega ed altri mandatari alle imprese spagnole. (Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui)

    - Birmania. L’inviato delle Nazioni Unite, Paulo Sergio Pinheiro, è giunto in Birmania con il compito di indagare sulle violenze che hanno caratterizzato le manifestazioni dello scorso settembre e verificare l’attuale situazione dei diritti umani nel Paese. Pinheiro si recherà nella nuova capitale, Naypyidaw, per una serie di incontri e per stilare un rapporto da presentare alla prossima sessione del Consiglio dell' ONU, prevista in dicembre.

    - Georgia. Visita di alto profilo diplomatico per Tblisi, che ha accolto l’arrivo dell’inviato del Dipartimento di stato americano, Matthew Bryza, giunto in Georgia per un colloquio con il presidente, Mikhail Saakashvili, volto a raggiungere la revoca dello Stato di emergenza in vigore da quattro giorni. Anche l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha inviato nella capitale georgiana lo spagnolo Josep Borrell, con l'incarico di mediare tra governo e opposizione.

    - Slovenia. I cittadini sloveni sono oggi chiamati ad esprimersi per la scelta del nuovo presidente, il terzo dal 1991, anno dell’indipendenza del Paese. Il ballottaggio è previsto fra il candidato di centro sinistra, Danilo Turk, dato in vantaggio dai sondaggi, e l’ex primo ministro di centrodestra, Lojze Poterle, che gode invece del sostegno del governo.

    - Iran-nucleare. Nell’affrontare la questione nucleare iraniana ci sarebbe ancora ampio margine per la diplomazia. E’ quanto emerso da un vertice di due giorni in Texas, fra il presidente statunitense, George W. Bush, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Proprio quest’ultima ha sollecitato il governo di Teheran ad accogliere le richieste della comunità internazionale, altrimenti - secondo la Merkel - si renderà necessario procedere ad una terza risoluzione sanzionatoria in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

    - Afghanistan. In Afghanistan, ancora una perdita per le forze della coalizione. Un soldato delle truppe statunitensi è stato ucciso in combattimento nella provincia di Kapisa, a nord di Kabul. Altri due militari, di cui non è stata resa nota la nazionalità, sarebbero rimasti feriti.

    - Medio Oriente. In Cisgiordania, si svolge oggi l’inaugurazione ufficiale del Mausoleo dedicato a Yasser Arafat, in occasione del terzo anniversario dalla sua morte. Alla cerimonia, presso la Muqata di Ramallah, presenzierà il successore del leader, l’attuale presidente dell’ANP, Abu Mazen. Varie le manifestazioni previste anche nella Striscia di Gaza, oggi controllata da Hamas. (Panoramica internazionale a cura di Francesca Fialdini)


     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 315

     

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