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SOMMARIO del 10/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Forti della fede in Cristo e delle vostre tradizioni, continuate ad essere fucine di santità: l’esortazione di Benedetto XVI ai 40 mila fedeli delle Confraternite d’Italia, riunitesi stamani in Piazza San Pietro
  • Costruire strade di comunione: è quanto chiede il Papa ai vescovi portoghesi, in visita ad Limina
  • Rinunce e nomine
  • Domani, la Beatificazione di Zeffirino Namuncurà, indio della Pampa argentina, morto ai primi del Nocevento. La cermonia presieduta dal cardinale Bertone
  • Il cardinale Martino in visita pastorale in Madagascar
  • Oggi in Primo Piano

  • Per decisione del governo eritreo, 14 missionari cattolici non potranno più operare nel Paese africano
  • Continua in Italia il dibattito sulla pillola abortiva RU-486
  • Concluso a Roma il Convegno sull'attualità del messaggio di San Bernardo di Chiaravalle
  • Nella Giornata nazionale per la Ricerca sul Cancro, si rinnova l'impegno a raccogliere fondi per sconfiggere questo terribile male
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • La presidenza del CELAM ringrazia Benedetto XVI per l’autorizzazione a pubblicare il documento finale di Aparecida
  • Lettera dei vescovi USA al segretario di Stato americano, Rice, sul nucleare iraniano: “Lavorare per una soluzione diplomatica”
  • Lettera del CELAM ai vescovi del Venezuela sulle riforme costituzionali in corso nel Paese
  • Presentati in Vaticano tre prestigiosi volumi che entrano nel cuore di importanti eventi ecclesiali
  • I leader religiosi di Terra Santa riuniti a Washington per "spalancare la strada della pace”
  • Oggi, V Pellegrinaggio degli universitari romani ad Assisi
  • Azione Cattolica Italiana: a Roma, Convegno su precariato e futuro dei giovani
  • A Siena, sesto Convegno nazionale dell’Associazione musei ecclesiastici italiani (AMEI)
  • Oggi e domani, in Italia, Giornata nazionale del diabete, per informare e prevenire
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Somalia è emergenza umanitaria: 80 le vittime in due giorni di scontri
  • Il Papa e la Santa Sede



    Forti della fede in Cristo e delle vostre tradizioni, continuate ad essere fucine di santità: l’esortazione di Benedetto XVI ai 40 mila fedeli delle Confraternite d’Italia, riunitesi stamani in Piazza San Pietro

    ◊   Una corale manifestazione di fede, una festa di popolo: Benedetto XVI ha ricevuto stamani, in Piazza San Pietro, l’abbraccio di oltre 40 mila fedeli, membri delle oltre 2000 Confraternite delle regioni e diocesi d’Italia. Il Papa li ha incoraggiati a proseguire nel loro generoso impegno in favore dei più bisognosi, mantenendo sempre saldo il radicamento nel Vangelo. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto da mons. Armando Brambilla, vescovo ausiliare di Roma e delegato della Conferenza episcopale italiana per le Confraternite e i Sodalizi, che ha illustrato la ricchezza di carismi presenti nel vasto e variegato mondo delle Confraternite. Il Papa ha rivolto un saluto particolare al dott. Francesco Antonetti, presidente della Confederazione che raccoglie le Confraternite italiane. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    Con la ricchezza dei propri simboli, l’originalità dei propri abiti, testimonianza di una storia secolare e, al tempo stesso, di una fede viva e feconda, le Confraternite d’Italia hanno festosamente “invaso” Piazza San Pietro per esprimere il proprio affetto filiale a Benedetto XVI. Un entusiasmo ricambiato dal Santo Padre, che ha subito voluto mettere l’accento sull’importanza e l’influsso esercitato da queste realtà “nelle comunità cristiane d’Italia sin dai primi secoli dello scorso millennio”. Fin dalle origini, ha ricordato il Papa, le Confraternite si sono “distinte per le loro tipiche forme di pietà popolare a cui venivano unite tante iniziative caritatevoli” verso i sofferenti. Opera ancor più significativa, ha rilevato, considerando che esse cominciarono a sorgere durante il Medio Evo “quando ancora non esistevano forme di assistenza pubblica che garantissero interventi sociali e sanitari per le fasce più deboli della collettività”. Ancora oggi, ha rilevato, "pur essendo cresciuto il benessere economico, non sono tuttavia scomparse le sacche di povertà" e c'è perciò "tanto da fare nel campo della solidarietà":

     
    "Le Confraternite non sono però semplici società di mutuo soccorso oppure associazioni filantropiche, ma un insieme di fratelli che, volendo vivere il Vangelo nella consapevolezza di essere parte viva della Chiesa, si propongono di mettere in pratica il comandamento dell’amore, che spinge ad aprire il cuore agli altri, particolarmente a chi si trova in difficoltà. L’amore evangelico – amore per Dio e per i fratelli – è il segno distintivo e il programma di vita di ogni discepolo di Cristo come di ogni comunità ecclesiale".
     
    D’altro canto, ha proseguito riecheggiando la Deus caritas est, la carità appartiene alla natura stessa della Chiesa ed è “espressione irrinunciabile della sua esistenza”. E’ necessario allora “attingere alla sorgente, che è Dio stesso”, attraverso la preghiera, l’ascolto della sua Parola e i Sacramenti. Quindi, il Papa ha voluto ribadire il ruolo delle Confraternite nell’Italia di oggi:

     
    "Nella stagione di grandi cambiamenti che stiamo attraversando, la Chiesa in Italia ha bisogno anche di voi, cari amici, per far giungere l’annuncio del Vangelo della carità a tutti, percorrendo vie antiche e nuove. Radicate sul solido fondamento della fede in Cristo, le vostre benemerite Confraternite, con la singolare molteplicità di carismi e la vitalità ecclesiale che le contraddistingue, continuino dunque a diffondere il messaggio della salvezza tra il popolo, operando sulle molteplici frontiere della nuova evangelizzazione!"
     

     Ha così invitato le Confraternite a coltivare “sempre un amore profondo verso il Signore e una docile ubbidienza” ai propri pastori per portare a compimento la loro missione:

     
    "Mantenendo ben saldi i requisiti dell’'evangelicità' e dell’'ecclesialità', le vostre Confraternite continueranno ad essere scuole popolari di fede vissuta e fucine di santità; potranno proseguire ad essere nella società 'fermento' e 'lievito' evangelico e contribuire a suscitare quel risveglio spirituale che tutti auspichiamo".

     
    Il Papa ha poi incoraggiato le Confraternite a curare la “formazione spirituale” e di “tendere alla santità”, seguendo gli esempi di autentica perfezione cristiana. Non pochi dei vostri confratelli, ha detto, “con coraggio e grande fede, si sono contraddistinti, nel corso dei secoli come sinceri e generosi operai del Vangelo, talora sino al sacrificio della vita”. Oggi, ha concluso Benedetto XVI, “è ancor più necessario coltivare un vero slancio ascetico e missionario per affrontare le tante sfide dell’epoca moderna”.

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    Costruire strade di comunione: è quanto chiede il Papa ai vescovi portoghesi, in visita ad Limina

    ◊   La missione della Chiesa, l’itinerario tracciato dal Concilio Vaticano II, lo spirito del Giubileo sono stati alcuni dei temi toccati da Benedetto XVI nel discorso che ha rivolto stamani ai vescovi del Portogallo, in visita ad Limina. Il Papa, dopo aver ricordato che la strada da seguire non è priva di ostacoli, ha parlato di recenti iniziative promosse dalla Chiesa portoghese e “permeate dello spirito giubilare”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    “La Chiesa non deve parlare primariamente di sé stessa ma di Dio”. Con questa affermazione, il Papa ricorda la vera missione della Chiesa aggiungendo che l’evangelizzazione dipende dall’esistenza, o meno, dell’incontro con Gesù Cristo. Questo – ha spiegato Benedetto XVI - non vuol dire che non si deve tenere in considerazione l’ordinamento e la questione dell’attribuzione delle responsabilità nella Chiesa. Il Papa ha quindi affermato che si devono “costruire strade di comunione”: “bisogna cambiare lo stile organizzativo della comunità ecclesiale portoghese e la mentalità dei suoi membri” per avere una Chiesa in sintonia con il Concilio Vaticano II. Deve essere chiara – ha precisato – la “funzione del clero e del laicato”, partendo da un presupposto: “tutti siamo uno”. Riprendendo un passo dell’enciclica “Deus caritas est”, il Papa ha sottolineato, infatti, che si può appartenere a Cristo “soltanto in unione con tutti quelli che sono diventati o diventeranno suoi”…. divenendo “un solo corpo, fusi insieme in un’unica esistenza”. La Chiesa – ha spiegato - è questo corpo di Cristo che abbraccia l’umanità di tutti i tempi e di tutti i luoghi”. “Questa ecclesiologia di comunione” presente nel Concilio, alla quale la Chiesa portoghese si sente particolarmente interpellata sulla scia del Giubileo, è l’itinerario da seguire. Una strada – afferma il Papa - non priva di ostacoli: tra questi l’“orizzontalismo”, la “democratizzazione nell’attribuzione dei ministeri sacramentali”, l’equiparazione tra ordini conferiti e servizi dei ministri straordinari, la questione su chi sia il primo dei membri della comunità. Su quest’ultimo punto – ha detto il Papa – è inutile discutere perchè “il Signore ha già deciso che è l’ultimo”. Dopo aver indicato le vite dei Santi come modello di pensiero e di condotta, Benedetto XVI ha poi aggiunto che nelle recenti iniziative, promosse dalla Chiesa portoghese, rimane lo stesso clima e spirito del Giubileo: tra queste, il Santo Padre ha ricordato il censimento della pratica domenicale, il ritorno al cammino sinodale, l’incontro di movimenti e nuove comunità ecclesiali e il nuovo Concordato tra la Chiesa e lo Stato portoghese. Rievocando infine le celebrazioni, il mese scorso nel santuario di Fatima, in occasione dei 90 anni delle apparizioni della Vergine Maria ai tre pastorelli, il Papa ha detto di pensare a “Fatima come ad una scuola di fede”. Una scuola con “Maria come Maestra”.

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    Rinunce e nomine

    ◊   Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Eparchia di Hajdúdorog e dell’Esarcato Apostolico di Miskolc, presentata da mons. Szilard Keresztes, in conformità al canone 210 - paragrafi 1-2 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.


    In Tanzania, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Musoma il sacerdote Michael George Mabuga Msonganzila, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Tanzania. Il neo presule, 51 anni, dopo aver frequentato il Seminario minore di Nyegezi, ha studiato Filosofia nel Seminario Maggiore St. Anthony di Ntungamo, e Teologia nel Seminario Maggiore St. Paul di Kipalapala. A Roma, ha studiato presso la Pontificia Università Urbaniana per il Dottorato in Diritto Canonico. Dopo l'ordinazione sacerdotale, ha ricoperto gli incarichi di docente di Seminario Minore, vicario Parrocchiale a Murutunguru, direttore delle Vocazioni, vicario episcopale per i Religiosi, consigliere dell’Università di Sant’Agostino, parroco di Malya, direttore Spirituale delle Suore Benedettine, Mwanza.

    Il Papa ha nominato segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica mons. Jean-Louis Bruguès, Domenicano, finora vescovo di Angers, elevandolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo.

    In pari tempo, il Pontefice ha nominato segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia il sacerdote mons. Grzegorz Kaszak, del Clero dell'Arcidiocesi di Szczecin-Kamień, finora rettore del Pontificio Istituto Ecclesiastico Polacco in Roma.

    Benedetto XVI ha nominato capi ufficio nella Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica padre Waldemar Barszcz, Terz'Ordine Regolare di S. Francesco, e Padre Leonello Leidi, Passionsita, Officiali del medesimo Dicastero.

    Il Santo Padre ha nominato capo ufficio nel Pontificio Consiglio per la Famiglia padre Gianfranco Grieco, dei Francescani Minori Conventuali, finora redattore de "L’Osservatore Romano".

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    Domani, la Beatificazione di Zeffirino Namuncurà, indio della Pampa argentina, morto ai primi del Nocevento. La cermonia presieduta dal cardinale Bertone

    ◊   Oggi, con il suo lavoro in favore della società latinoamericana, specie dei più poveri, la Chiesa “può offrire all’uomo”, come duemila anni fa, “il pane della salvezza”. Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha espresso questa convinzione al cospetto dei vescovi della Conferenza episcopale argentina, incontrati a Buenos Aires nel pomeriggio di ieri. Domani, il cardinale Bertone presiederà a nome del Papa la cerimonia di Beatificazione di Zeffirino Namuncurá, un giovane indio della Pampa argentina, vissuto tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. La cerimonia si svolgerà a Chimpay, la località natale di Zeffirino. Alessandro De Carolis lo ricorda in questo servizio:


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    Se sei un figlio della Pampa argentina, a 11 anni sei un uomo. Anzi lo sei già diventato da un pezzo, perché a 11 anni sai pascolare il gregge da tanto tempo, e i trucchi della caccia e della pesca non hanno ormai più segreti, lanci le bolas dal cavallo in corsa come un adulto, anche se non hai ancora la pelle rugosa e cotta dal sole dei grandi. A 11 anni Zeffirino Namuncurà è così, un piccolo uomo, un figlio di quelle distese che solo il folklore omologato - quello da depliants turistico - descrive come verdi e lussureggianti paradisi naturali. In realtà, la pampa sa essere aspra e inospitale come un deserto e talvolta avara di frutti e viverci può diventare molto duro. A 11 anni Zeffirino questo lo sa, ha imparato a vivere nel suo mondo, ad assecondarne gli umori stagionali. Ma Zeffirino - o Ceferino come si dice nella sua lingua - è anche un privilegiato, il figlio di un grande capo. Suo padre è il cacique degli indios Mapuche, gli Amerindi che popolano il Cile e il sud dell’Argentina. Ha immaginato per il proprio figlio un futuro diverso dal suo, non vuole che il suo piccolo uomo resti legato come lui alla terra dalla nascita alla morte. L’idea è di farne un difensore della sua razza, e per questo Zeffirino deve andare a studiare dagli huinca, i bianchi, perché impari le sofisticherie delle leggi e del diritto e sappia all’occorrenza impedire un abuso contro la propria gente, troppo spesso vittima di espropri terrieri da parte di speculatori senza scrupoli.

     
    Così, a 11 anni, nel 1897, il piccolo uomo diventa un ragazzino sui banchi di una scuola di Buenos Aires. Ma anche lì, “il principe della Pampa” - come Ceferino amava firmarsi in qualche sua lettera - sa farsi valere come una volta in groppa a un cavallo. Studia e studia con profitto, adattandosi con duttilità a una cultura totalmente diversa. I suoi formatori sono i Salesiani e ciò che il giovane indio impara da loro è ben più che i pur importanti fondamenti della lingua. Il piccolo uomo ha un grande cuore, capace di accogliere con naturalezza la storia e il messaggio di Gesù. Zeffirino vuole diventare sacerdote e trova in San Domenico Savio un modello e senza rendersene conto, nella sua nuova vita di collegiale, diventa egli stesso un altro Domenico Savio, stimato dai compagni bianchi che non trattavano quell’indio tranquillo ed equilibrato con l’automatico disprezzo dei genitori verso quelli della sua razza. Non ha nemici vicino a sé, Zeffirino, li porta dentro. Il suo corpo forgiato dalle privazioni della Pampa, o forse a causa di esse, sta lentamente cedendo. I Salesiani lo portano in Italia, prima a Torino poi a Frascati, vicino Roma, sia per elevare il livello dei suoi studi, sia per offrirgli un clima migliore. Ma il male che consuma il ragazzo non dà tregua e viene diagnosticato quando ormai è tardi. Tubercolosi dicono i medici, in un’epoca in cui di tbc ancora si muore. Il 28 marzo 1905, Zeffirino è ricoverato all’ospedale romano Fatebenefratelli, sull’Isola Tiberina. Un mese e mezzo dopo, l’11 maggio, il cuore del piccolo uomo si ferma. Le sue spoglie rientrano in Argentina nel 1924. Ora, per i tanti che lo amano Zeffirino, il principe della loro terra bella e dura, diventa il loro primo protettore: il “santo della pampa”.

     
    (musica)

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    Il cardinale Martino in visita pastorale in Madagascar

    ◊   Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, si e’ recato in visita pastorale in Madagascar nella diocesi di Ambatondrazaka, in occasione delle feste giubilari per il primo battesimo amministrato nel territorio nel lontano 1907. Lo ha reso noto un comunicato del dicastero. In coincidenza di questo viaggio pastorale si e’ recato a Fenerive sull’oceano Indiano per visitare le opere realizzate sul terreno da parte della FIDA, una Organizzazione dell’ONU che si occupa dello sviluppo nel campo dell’agricoltura, nelle zone più povere del pianeta. Il porporato ha visitato in loco i Centri Pilota per la formazione dei contadini, dove si realizzano nuove forme di coltura per le piante e per l’apicoltura e la piscicultura. Momento di particolare importanza e’ stato l’incontro del cardinale Martino, presso la cattedrale di San Maurizio a Fenerive, con i responsabili laici catechisti, provenienti da vari distretti delle comunità cattoliche, che si occupano in qualità di ispettori rurali della promozione nel campo dell’agricoltura. In questo ambito – prosegue il comunicato - il presidente di Giustizia e Pace ha molto apprezzato la collaborazione della FIDA con i gruppi e le associazioni cattoliche che si adoperano per lo sviluppo e la promozione umana lavorando per la formazione e gli incentivi in campo agricolo. Il porporato, ha avuto modo di osservare da vicino le attività che promuovono lo sviluppo sottolineando come già Paolo VI ebbe la profetica intuizione di fondere la parola pace con la parola sviluppo. Il cardinale Martino ha ribadito più volte la necessità di avere sempre presente la promozione integrale della persona umana e non solo quella parziale legata a facilitazioni di produzione e di scambio commerciale. L’attenzione alla formazione professionale della gioventù nel campo del lavoro agricolo, ha sostenuto il cardinale, è garanzia di continuità per le opere legate allo sviluppo in questo campo specifico. Il porporato – ha concluso il comunicato - raccomandando la necessità di unire la parola sviluppo a giustizia e pace, ha ricordato che l’uomo, ogni uomo, dovrebbe allargare l’orizzonte del suo sguardo così da diventare inclusivo di tutti gli uomini del nostro pianeta, per un reale e duraturo sviluppo fomentato nella giustizia e nella pace.

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    Oggi in Primo Piano



    Per decisione del governo eritreo, 14 missionari cattolici non potranno più operare nel Paese africano

    ◊   Quattordici missionari cattolici non potranno più svolgere la loro opera in Eritrea. Il governo di Asmara, guidato da Isaias Afworki, non ha rinnovato loro i permessi di soggiorno. A causa di questa misura, i religiosi, appartenenti a varie congregazioni, tra i quali sei comboniani, dovranno lasciare il Paese africano entro il prossimo 16 novembre. Ignote, al momento, le ragioni ufficiali di questa decisione. Sui motivi della vicenda, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente padre Giuseppe Cavallini, del periodico dei padri comboniani “Nigrizia”:

    R. – Le ipotesi possono essere diverse: qualcuno ha suggerito che è tempo di far gestire le opere sociali al personale locale, il tempo degli stranieri è finito. In realtà è evidente che questa è una giustificazione molto aleatoria nel senso che queste persone che vengono espulse non possono facilmente essere sostituite. Chi conosce la realtà dell’Eritrea, oggi, sa quanto bisogno abbia invece di una collaborazione anche esterna molto più che in passato. Molte delle organizzazioni non governative presenti nel Paese, gradualmente, sono state espulse perché la politica del governo, notoriamente, sta diventando sempre più autoritaria.

     
    D. – In questo contesto, qual è la situazione in cui operano i missionari in Eritrea?

     
    R. – Fino ad ora, le notizie che noi abbiamo sono che i missionari hanno sempre potuto gestire le proprie opere con tranquillità. La sensazione è che ci sia una presa di posizione che non è esclusivamente contro i missionari. Diciamo che ancora una volta si rischia di diventare testimoni scomodi di una politica che è sempre più restrittiva e quindi questa scelta va vista nel contesto di una politica che vuole sbarazzarsi sempre di più della presenza anche delle chiese, perché anche nei confronti dei protestanti sappiamo bene che sono state prese misure molto forti. Sappiamo bene che il problema reale al momento non è tanto la Chiesa. Dietro questo c’è il rischio che scoppi di nuovo un conflitto che è certamente disastroso nei confronti sia dell’Eritrea che dell’Etiopia, che è l’altro contendente, come sappiamo. Quindi va tutto visto dentro questo quadro. I missionari, in questo contesto eritreo, operano spesso davvero in situazioni di emergenza. Questi missionari, anche se sono stati espulsi, lasceranno delle condizioni terribili, missioni dove ci sono scuole, cliniche, servizi sociali, ecc. con magari una persona sola a gestire.

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    Continua in Italia il dibattito sulla pillola abortiva RU-486

    ◊   Continua il dibattito in Italia dopo la richiesta formale avanzata all’Unione Europea dall’azienda farmaceutica francese Exelgyn di commercializzare nel Paese la pillola abortiva RU 486. Il prodotto, che per i suoi sostenitori apre la strada ad un “aborto facile”, potrebbe così entrare nella distribuzione in Italia all’inizio del 2008. Ascoltiamo in proposito il commento di Eugenia Roccella, editorialista di Avvenire e già portavoce del Family day. L’intervista è di Debora Donnini:


    R. - C’è in circolazione appunto questa falsa idea che si tratti di un aborto facile. Va chiarito che cosa vuol dire “facile”: è più facile dimenticarsene per esempio sul piano della prevenzione perché a quel punto è impossibile applicare la famosa prima parte della Legge 194 di cui chiediamo da tempo l’integrale applicazione: cioè fare interventi di aiuto alle donne che in realtà vorrebbero avere figli e ricorrono all’aborto per motivi soprattutto socio-economici, perché non hanno soldi, perché sono magari sole. Ma la facilità tecnica, cioè la facilità nel fare l’aborto, non è affatto vera: è un aborto più difficile, molto più rischioso, molto più lungo e che soprattutto provoca sofferenze. Questo è stato detto in tutti i protocolli e in tutte le sperimentazioni della RU-486; inoltre è un metodo psicologicamente più invasivo perché il fatto che una donna debba controllare continuamente il flusso emorragico e nel 56 per cento dei casi riconoscere l’embrione, è chiaramente qualcosa di estremamente pesante e colpevolizzante dal punto di vista psicologico.

     
    D. – La RU-486 è un prodotto pericoloso per la salute delle donne?

     
    R. – La RU-486 ha già fatto almeno 15 morti, ha una mortalità dieci volte superiore al metodo tradizionale e questo secondo la più autorevole rivista di medicina nel mondo che è il New England Journal of Medicine. In India ha provocato moltissime morti ma non si sa nemmeno quante perché evidentemente è un discorso diverso avere un’emorragia a Roma, ad esempio, vicino un ospedale piuttosto che in un villaggio perduto nel Rajastan. Quindi è davvero una favola quella dell’aborto facile per le donne: è facile per la società perché se ne dimentica, lo accantona: ed è facile per i medici abortisti.

     
    D. – Perché secondo lei, la legge 194, la legge sull’aborto, verrebbe scardinata dall’introduzione di questa pillola?

     
    R. – Si tratta, appunto, di motivi tecnici. Si tratta non di un momento come l’aborto chirurgico ma di una procedura a più passi, lunga, una procedura che dura almeno 15 giorni, quindi è evidente che non può avvenire in ospedale. E’ chiaro quindi che la nostra legge, che prevede che l’aborto avvenga nelle strutture pubbliche, è inconciliabile con una procedura di questo genere altrimenti bisognerebbe tenere le donne almeno 15 giorni in ospedale. E’ qui l’interesse politico di chi promuove la RU-486: è il fatto che una volta diffusa - come è accaduto in Francia e come sta accadendo in Inghilterra – è automatico che ad un certo punto la legge venga modificata nel senso che si consente l’aborto non più nelle strutture pubbliche ma l’aborto fatto da medici diciamo “convenzionati”: quindi una donna va dal medico, si fa dare le due pilloline, il foglietto con le istruzioni, e poi se ne va a fare l’aborto a casa. Quindi facilita l’accesso all’aborto, facilita la banalizzazione dell’aborto, come è accaduto in Francia dove c’è una nuova modifica in discussione che permetterebbe la distribuzione della RU-486 direttamente nei consultori anche alle minorenni senza consenso dei genitori. Quindi io posso andare nel consultorio, mi danno il famoso foglietto con le istruzioni, le due pillole e mi rimandano a casa.

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    Concluso a Roma il Convegno sull'attualità del messaggio di San Bernardo di Chiaravalle

    ◊   Si è concluso ieri a Roma il II Convegno su “Bernardo di Clairvaux, attualità di un messaggio e di una esperienza", organizzato dal Centro Studi Cisterciense "Benedetto XVI" presso la Facoltà di Teologia "Angelicum" e l’Abbazia di Santa Croce in Gerusalemme. Il servizio di Francesco Vitale:


    Spiegare non solo il monaco, il teologo e il santo della riforma cisterciense, ma anche l’uomo, che ha dato vita ad una importante svolta spirituale nella storia della Chiesa. È stata questa la finalità delle tre giornate di studi del Convegno. Un evento per raccontare “l’ultimo Padre” del Medio Evo: l’Abate Bernardo di Clairvaux, nato nel 1090, che contribuirà al vero sviluppo di un nuovo ordine, quello dei Cisterciensi, ispirato alla Regola benedettina, e basato su uno stile semplice e rigoroso. Bernardo ha costruito in tutta Europa ben 365 monasteri.

     
    Nell’Aula San Raimondo dell’Angelicum, alla presenza di docenti, studenti e conoscitori del pensiero di Bernardo si sono alternati una serie di interventi che hanno voluto sottolineare l’attualità del messaggio del Santo, attraverso la sua dottrina, le sue grandi capacità intellettuali ed estetiche, che hanno illuminato l’Europa Occidentale del XII secolo. In apertura dei lavori, il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l' Educazione Cattolica, è intervenuto sull’importanza del messaggio religioso tramandatoci da San Bernardo e ha sottolineato che anche oggi non ci può essere un apostolato senza una profonda unione con Dio. Successivamente il prof. Inos Biffi, docente alle Università di Teologia di Milano e Lugano, ha invece introdotto il pensiero teologico di Bernardo, confrontandolo con quello di San Tommaso, e la figura di monaco e scrittore. A chiudere la prima giornata del Convegno, è stata la relazione di Giuseppe Laras, Rabbino Capo Emerito di Milano e presidente dell’Assemblea Rabbinica d’Italia, il quale ha approfondito il difficile rapporto con le radici giudaiche e ha citato alcune delle particolari lettere del Santo in difesa del popolo ebraico.

    Questo Convegno – ha detto l’Abate Simone Fioraso, dell’ordine dei Cisterciensi – "testimonia la convinzione che il messaggio di Bernardo è attuale oggi più che mai e può illuminare la speranza della società odierna offuscata dal relativismo”. Inoltre può essere di esempio per tutti i giovani del nostro tempo, come spiega lo stesso Abate Simone Fioraso:

     
    “Attraverso questi convegni stiamo riscoprendo che San Bernardo affascina i giovani di oggi e li affascina in una maniera vera, non superficiale. Bernardo invita a fare esperienze e dice che tutto è possibile se si vuole fare esperienza. Certamente pur essendo un grande contemplativo, è anche un grande uomo attivo. La Parola di Dio ed anche la nostra spiritualità, quindi, non possono essere per noi stessi, ma devono essere qualcosa che trascina, che affascina e che viene comunicato al mondo che sta all’esterno di noi”.

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    Nella Giornata nazionale per la Ricerca sul Cancro, si rinnova l'impegno a raccogliere fondi per sconfiggere questo terribile male

    ◊   La Giornata Nazionale per la Ricerca sul Cancro è giunta alla sua tredicesima edizione. Numerosi gli appuntamenti e le iniziative che si succederanno nel corso dell’intera fine settimana. Le risorse raccolte contribuiranno a rafforzare il cammino della ricerca in vista di quella vittoria finale di cui gli scienziati sono fermamente convinti. Sulla storia di quest’appuntamento e su come vengano decise le assegnazioni delle risorse ai beneficiari, Lucas Dùran ha intervistato Maurizio Savi, direttore generale dell’ AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul cancro:


    D. – Quando e come è nata l’idea di dedicare una giornata nazionale per la ricerca sul cancro?

     
    R. – L’idea è nata 13 anni fa. E' nata da uno dei compiti istituzionali che AIRC si è data sin dalla sua nascita cioè quello di informare, creare quindi una cultura intorno a quello che all’inizio era definito il “brutto male” e cioè qualcosa di cui addirittura non bisogna parlare, che bisogna quasi tenere nascosto, che doveva quasi essere esorcizzato per paura che potesse in qualche modo colpirci. La storia e lo sviluppo della ricerca ci hanno, invece, dimostrato che questo male più lo si conosce e meglio lo si combatte. L’informazione rappresenta, quindi, uno dei nostri capisaldi, è il primo punto del nostro operato.

     
    D. – A che punto si è arrivati nell'ambito della ricerca?

     
    R. – Noi siamo arrivati in un ambito in cui, anche dopo la lettura del genoma, questa grande scoperta che ci ha portato a conoscere un po’ meglio la struttura della vita, la composizione della nostra vita, siamo arrivati a capire da dove nasce il cancro, che il cancro non è una malattia, ma sono un numero elevatissimo di malattie che dipendono dal malfunzionamento dei nostri geni. L’aver capito questo ci sta, quindi, automaticamente portando sulla strada necessaria per costruire delle medicine che siano sempre più mirate, sempre più efficaci, sempre meno devastanti per quello che è poi il resto dell’organismo che viene, in qualche modo, aggredito da questi interventi di terapia. Cercare, quindi, di colpire il male per distruggerlo alla radice.

     
    D. – Attraverso quali criteri vengono scelti i beneficiari delle risorse raccolte durante la Giornata nazionale per la ricerca sul cancro?

     
    R. – Esiste un processo squisitamente meritocratico: ci sono 250 revisori stranieri – e questo per garantirci un respiro più ampio ed anche per uscire da problemi che potrebbero generarsi nel momento in cui i ricercatori italiani sono chiamati a giudicare le proprie strutture di ricerca – che con la massima imparzialità e con la massima trasparenza effettuano una selezione di quei circa 800 progetti che noi ogni anno riceviamo. Quindi c’è una prima selezione, poi i progetti tornano in Italia e a quel punto un gruppo di 24 fra i principali oncologi di tutte le strutture italiane, dalle Alpi a Lampedusa, cercano di porre insieme progetti da finanziare e finanziamenti disponibili per arrivare poi al risultato finale, che ci porta oggi a riuscire a coprire quasi il 50 per cento dei progetti che ci vengono presentati.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 32.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il dialogo tra i sadducei e Gesù sul tema della risurrezione. I sadducei, negando che ci sia una vita dopo la morte, pongono un quesito paradossale a Gesù: in cielo, di chi sarà mai moglie una donna che in terra ha avuto sette mariti? Gesù risponde:

    “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito … Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè … quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”.

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


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    Quelli che non hanno la grazia e la libertà di considerare questo mondo alla luce dell’altro, in vista del quale questo è stato ordinato, non hanno neppure la possibilità di comprendere la realtà presente e si pongono conseguentemente questioni inconsistenti. Solo alla luce della Risurrezione si può intendere la verità di quello che viviamo in questo mondo, apparentemente dominato dalla morte, un mondo che non conosce o non riconosce più il Signore della vita e che si prepara una buona morte, eutanasia, ma che ogni giorno vede riprodotto sugli schermi lo scempio di una brutta e pessima morte. Ma Dio è il vivente e fonte della vita. E’ il Dio dei vivi, conferma Gesù, che è venuto perchè abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza. Chi appartiene a Cristo, al primogenito dei risorti, è già fin d’ora figlio della Risurrezione, figlio di Dio. Già fin d’ora la nostra vita è tutta attraversata dal raggio della Risurrezione e noi viviamo per Lui, grazie a Lui e in Lui.

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    Chiesa e Società



    La presidenza del CELAM ringrazia Benedetto XVI per l’autorizzazione a pubblicare il documento finale di Aparecida

    ◊   La presidenza del CELAM, il Consiglio episcopale latinoamericano, ricevuto ieri in udienza da Benedetto XVI, ha espresso il proprio ringraziamento al Santo Padre che qualche mese fa ha concesso l’autorizzazione a pubblicare il documento finale della Conferenza di Aparecida, manifestando la propria fiducia nel magistero episcopale della regione. A rivolgere il saluto al Papa, mons. Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida e presidente del CELAM, che ha manifestato al Pontefice la profonda gratitudine dell’intero episcopato per le parole rivolte al CELAM durante la sua visita in Brasile. Parole che, ha sottolineato il presule, hanno arricchito i lavori di Aparecida e che sono state inserite nel documento finale. Mons. Damasceno Assis ha presentato al Papa i nuovi membri della presidenza del CELAM eletti a luglio durante la XXXI Assemblea ordinaria che si è svolta a L’Avana, a Cuba. “Abbiamo voluto questo incontro a Cuba – ha spiegato l’arcivescovo di Aparecida – come testimonianza visibile ed espressione di solidarietà di tutte le Conferenze episcopali dell’America Latina e dei Caraibi con questo popolo e la sua Chiesa per la particolare situazione che vive. E’ stata anche un’occasione – ha proseguito mons. Damasceno Assis – per un’importante incontro fra arcivescovi e vescovi ed alcuni alti rappresentanti del governo cubano”. Il presule ha ricordato inoltre che la partecipazione di questi ultimi alla Celebrazione eucaristica voluta nella cattedrale della città dal cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell’Avana, è stata un gesto che ha già portato alcuni frutti di speranza all’interno di una difficile situazione. Mons. Damasceno Assis ha poi presentato al Papa le difficoltà che sta vivendo il popolo latinoamericano; in particolare il presule ha voluto ricordare quanti oggi soffrono le conseguenze degli uragani e delle inondazioni in Messico, nella Repubblica Dominicana e ad Haiti, coloro che vivono nella povertà e che non riescono a superare quelle condizioni che non sono compatibili con la loro dignità e le loro aspirazioni di figli di Dio ed ancora quanti subiscono violenze. L’arcivescovo di Aparecida ha espresso preoccupazione anche per tutte quelle persone che, “alla ricerca di migliori condizioni di vita, si avventurano in cammini politicamente incerti”. Della V Conferenza del CELAM il presule ha evidenziato l’ampia partecipazione delle diverse Chiese e la comunione, l’ambiente di fraternità, responsabilità pastorale e preghiera. Circa la diffusione del documento finale, mons. Damasceno Assis ha ricordato le due edizioni curate dal CELAM, per un totale di 30 mila copie, e le altre pubblicazioni nei diversi Paesi dell’America Latina. “E’ vero che c’è stata una reazione in alcuni ambienti – ha precisato il presidente del CELAM – specialmente in Brasile, Argentina e Cile per i cambiamenti apportati alla versione votata ad Aparecida. Con piacere – ha aggiunto il presule – abbiamo spedito la lettera chiarificatrice inviataci dal cardinale Re ai presidenti delle Conferenze episcopali e noi stessi abbiamo fatto una dichiarazione a tal proposito. Questo incidente iniziale – ha detto ancora mons. Damasceno Assis – è ormai superato e adesso siamo in una fase tranquilla e utile di recezione del documento”. Il presidente del CELAM ha concluso il suo intervento affermando che “la V Conferenza generale … ha sottolineato la volontà di fare di tutta la Chiesa pellegrina nel continente un popolo di Dio più fortemente discepolo e missionario di Gesù Cristo al servizio del … popolo” ed ha anche descritto la terza tappa dei lavori di Aparecida, quella che adesso è volta ad un lavoro pastorale per una Missione continentale che ha l’obiettivo di far maturare ed approfondire la fede in ogni credente perché possa essere sale e luce del mondo attraverso una testimonianza coerente tra fede e vita. (T.C.)

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    Lettera dei vescovi USA al segretario di Stato americano, Rice, sul nucleare iraniano: “Lavorare per una soluzione diplomatica”

    ◊   La prospettiva di un Iran dotato di armi nucleari è “inaccettabile”, ma gli Stati Uniti e gli altri Paesi devono rinunciare alla retorica della guerra e impegnarsi per “soluzioni diplomatiche”: e' l'ammonimento contenuto in una lettera che la Conferenza episcopale statunitense ha inviato al segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, esprimendo la “profonda preoccupazione” della Chiesa cattolica. “L’Iran ha minacciato i suoi vicini, particolarmente Israele, e contribuisce a una vasta instabilità nella regione”, scrive il vescovo di Orlando, in Florida, mons. Thomas Wenski, a nome dei vescovi. Nello stesso tempo, però - aggiunge il presule - le ipotesi di un ricorso alla forza da parte degli USA sono preoccupanti. “Da un punto di vista morale – si legge - in assenza di una minaccia immediata contro gli Stati Uniti o i nostri alleati, un'azione militare costituirebbe un atto di guerra preventiva''. Per la Chiesa - sottolinea il vescovo Wenski - lanciare un attacco preventivo senza adeguate e serie ragioni “non può non sollevare serie questioni morali e giuridiche”. “Se la prospettiva di un Iran con armi nucleari è pericolosa - affermano i vescovi statunitensi - nello stesso tempo l’Iran non è una minaccia nucleare immediata”. I presuli esortano infine la Rice a proseguire sulla strada della diplomazia, salutando con favore l'impegno in questo senso espresso dal segretario di Stato. (R.M.)

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    Lettera del CELAM ai vescovi del Venezuela sulle riforme costituzionali in corso nel Paese

    ◊   “Con vivo interesse e spirito di solidarietà stiamo seguendo il processo di riforma costituzionale che si vive in Venezuela” e perciò “esprimiamo la nostra vicinanza alla Chiesa venezuelana e a tutta la società”: è quanto scrivono in una lettera al presidente dell’episcopato del Venezuela, mons. Ubaldo Ramón Santana Sequera, il presidente e il segretario generale del CELAM, il Consiglio episcopale latinoamericano, mons. Raymundo Damasceno Assis e mons. Víctor Sánchez Espinosa. Le autorità del CELAM ricordano il recente documento dei presuli venezuelani, “Chiamati a vivere in Libertà”, in cui i vescovi si inseriscono nel dibattito sulle riforme costituzionali, ormai approvate in Parlamento e in attesa di un verdetto nel referendum convocato per il 2 dicembre, con il desiderio di “illuminare, da un’ottica etica, il giudizio e la decisione sul progetto di riforma (…) di fondamentale importanza per tutti cittadini”. Le autorità del CELAM sottolineano la grande aspirazione della Chiesa locale, nonché dei venezuelani, a vivere in libertà, al servizio della pace. “Nonostante il tono costruttivo e l’interesse di dare un contributo che si evince dal vostro documento - scrivono il presidente e segretario generale del CELAM - abbiamo visto che alcuni settori hanno risposto con attacchi e offese con lo scopo di squalificare l’opinione (della Chiesa), mettendo in dubbio addirittura il ruolo guida dei pastori nei confronti dei fedeli”. Le autorità del CELAM concludono “invocando l’ausilio e la luce di Dio per coloro che hanno la missione di orientare il destino del Paese, affinché sappiano ascoltare tutte le voci che si manifestano in relazione alle riforme e, al tempo stesso, in un clima di tolleranza e dialogo siano anche capaci di trovare i cammini più adatti per portare la nazione verso lo sviluppo con giustizia sociale”. (L.B.)

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    Presentati in Vaticano tre prestigiosi volumi che entrano nel cuore di importanti eventi ecclesiali

    ◊   “Magnum Iubilaeum Trinitati canticum”; “Sede apostolica vacante. Eventi e celebrazioni, 2005”; “Inizio e Ministero Petrino del vescovo di Roma Benedetto XVI”. Sono i tre preziosi volumi presentati ieri presso l’Aula nuova del Sinodo dei vescovi in Vaticano. I libri, curati dall’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice e dalla Libreria Editrice Vaticana, entrano nel cuore di tre dei più importanti eventi della Chiesa in questi ultimi decenni. “Magnum Iubilaeum Trinitati canticum” dedica 1190 pagine allo straordinario appuntamento del Giubileo del 2000. Diviso in tre parti, il volume propone testi e fotografie dei maggiori eventi legati all’Anno giubilare. Una lunga sezione è poi dedicata agli studi che mettono in luce il significato del Giubileo. Altrettanto dettagliato, è il libro “Sede Apostolica vacante. Eventi e celebrazioni, 2005” incentrato sulla morte di Giovanni Paolo II, sulle celebrazioni delle esequie e del Conclave. Nel volume, arricchito da cartine topografiche relativi ai luoghi e alle celebrazioni, si prendono in esame quei giorni solenni offrendo un’analisi storica, una rassegna della normativa vigente e anche uno spazio alla cronaca e alla stampa di quel periodo. Anche nel terzo libro “Inizio e Ministero Petrino del vescovo di Roma Benedetto XVI” non mancano riferimenti alla cronaca. Il volume è articolato in quattro parti: storica, teologica, celebrativa e rituale. Sono anzitutto offerti e analizzati i dati storici relativi all’inizio del Pontificato dai primi secoli fino ai nostri giorni. La sezione dedicata alla ritualità celebrativa si conclude con un saggio consacrato agli aspetti orientali che hanno caratterizzato la liturgia di inizio del ministero petrino di Benedetto XVI. Presentando i tre volumi, mons. Piero Marini, per quasi 21 anni maestro delle celebrazioni liturgiche del Papa, ha detto che il significato di queste pubblicazioni è quello di “plasmare una novità radicata nel deposito della tradizione, avendo presenti le esigenze degli uomini e donne del nostro tempo”. (A.L.)

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    I leader religiosi di Terra Santa riuniti a Washington per "spalancare la strada della pace”

    ◊   I leader delle maggiori comunità religiose della Terra Santa si sono incontrati a Washington per solennizzare l’istituzione di un Consiglio interreligioso che, con le parole del rabbino capo askenazita, Yona Metzger, “spalanchi la strada alla pace”. “Nostro comune impegno - ha dichiarato il patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah - è quello di facilitare il dialogo tra le diverse comunità e far sì che i luoghi sacri, pretesto di lotte senza quartiere, restino ciò che sono, ossia spazi dedicati alla preghiera”. Il presule ha evidenziato l’unanime consenso delle guide religiose sullo status di Gerusalemme, “città santa delle tre religioni abramitiche”. Commentando l’incontro, il rabbino americano, David Rosen, dell’American Jewish Committee, ha definito l’iniziativa “sorprendente e commovente al tempo stesso, perché non si era mai arrivati a tanto.” La nascita del Consiglio fa seguito all’impegno congiunto per la cessazione delle ostilità in Terra Santa sottoscritto dai religiosi nel 2002 e costituisce, sempre nelle parole di Rosen, “un importante collante psicologico e spirituale per la Palestina”. (A.M.)

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    Oggi, V Pellegrinaggio degli universitari romani ad Assisi

    ◊   “Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”: su questo tema, è in corso oggi il V Pellegrinaggio degli universitari ad Assisi, organizzato dall’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma. “Laudato sii o mi Signore”: con questo canto di invocazione circa 4000 universitari provenienti da tutti gli atenei romani hanno dato inizio al Pellegrinaggio. Ad accoglierli al loro arrivo c’era mons. Domenico Sorrentino, vescovo della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, che ha ricordato loro che camminare sulle orme di San Francesco vuol dire aprire il cuore a Gesù e ai fratelli che ci sono vicini. “Gesù chiede a Francesco di riparare la sua casa - ha spiegato mons. Sorrentino - oggi lo chiede a voi perché possiate tornare a Roma con un cuore nuovo, pieno di grazia, pronto a portare la parola di Dio nelle aule universitarie”. Poi, citando le parole pronunciate da Benedetto XVI durante la sua recente visita ad Assisi, ha invitato i giovani presenti a cercare l’infinito, “perché Cristo è l’infinito che riempie i cuori e ci rende parte di lui”. Successivamente, i ragazzi hanno percorso il pellegrinaggio da Santa Maria degli Angeli fino al Sacro Convento, intervallando momenti di silenzio e di meditazione con canti e preghiere e nel pomeriggio si ritroveranno nella Basilica di Santa Maria degli Angeli per la celebrazione eucaristica, presieduta dal sostituto della Segreteria di Stato, mons. Fernando Filoni. (Marina Tomarro, per la Radio Vaticana)

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    Azione Cattolica Italiana: a Roma, Convegno su precariato e futuro dei giovani

    ◊   “Domani non è un altro giorno”: è il titolo del Convegno che il settore Giovani dell’Azione Cattolica Italiana (AC) promuove oggi e domani a Roma. “Il futuro delle giovani generazioni non è più un tema rinviabile a data da destinarsi”, spiegano gli organizzatori, ripresi dall'agenzia SIR. All’incontro partecipano circa 200 responsabili di AC di tutta Italia. “Questo - sottolineano Ilaria Vellani e Simone Esposito, vicepresidenti nazionali di AC - è un tempo di incertezza, non solo per i giovani di oggi, ma anche per quelli che lo saranno fra 10-15 anni. Un’incertezza legata alla precarizzazione del lavoro, che tocca gli ambiti della progettazione della nostra vita personale e quelli della progettazione della comunità civile e sociale". Il Convegno si inserisce nel solco del “Manifesto al Paese”, che AC ha reso pubblico lo scorso 28 settembre a Castel San Pietro, in occasione della cerimonia di apertura dei 140 anni di fondazione. All’incontro interverranno, tra gli altri, il ministro per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive, Giovanna Melandri, e Michela Murgia, autrice di “Il mondo deve sapere”, diario delle sue avventure di precaria. (R.M.)

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    A Siena, sesto Convegno nazionale dell’Associazione musei ecclesiastici italiani (AMEI)

    ◊   “Il museo ecclesiastico nel quadro istituzionale”: su questo tema, si è concluso ieri a Siena il sesto Convegno nazionale dell’AMEI, l’Associazione dei musei ecclesiastici italiani, che quest’anno celebra il suo decennale. Tre giorni di lavori che hanno rilanciato la sfida di un collegamento tra musei e territorio, in cui “i flussi di visitatori non si fermino solo nei grandi centri turistici”, come ha spiegato l’arcivescovo di Gaeta, mons. Fabio Bernardo D’Onorio, presidente dell’AMEI, ripreso dal quotidiano Avvenire. Durante il Convegno, è stato presentato il quadro delle collezioni ecclesiastiche italiane: 223 diocesi hanno un loro museo diocesano già funzionante oppure in fase di allestimento, per un totale di 890 strutture. Certo – ha chiarito il vescovo di Civitavecchia-Tarquinia, mons. Carlo Chenis – il museo ecclesiastico non può ridursi a semplice pinacoteca, ma va visto come “luogo estetico della traditio”. Ecco perché c’è bisogno di un riconoscimento da parte delle istituzioni. “E’ necessario che il museo ecclesiastico sia riconosciuto e riconoscibile come elemento di valore”, ha spiegato don Stefano Russo, direttore dell’Ufficio CEI per i beni ecclesiastici. Dal 1996 al 2006, oltre 17 milioni di euro collegati ai fondi dell’8 per mille sono andati ai musei diocesani sotto forma di contributi; e altri 33 milioni sono serviti in 10 anni per dare il via all’informatizzazione dei beni storico-artistici, che ha visto l’adesione di 215 diocesi, 70 delle quali hanno già terminato la fase di ricognizione. "Nelle diocesi – propone don Russo – occorre scommettere su un’alleanza tra collezioni d’arte, catechesi, liturgia e turismo. E’ la strada – ha concluso – per valorizzare a pieno le potenzialità dei beni culturali ecclesiastici, che sono un punto di contatto con le persone di ogni cultura e che devono avere la forza di far emergere l’identità cristiana di un territorio”. (R.M.)

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    Oggi e domani, in Italia, Giornata nazionale del diabete, per informare e prevenire

    ◊   Il diabete è una minaccia per tutto il mondo. Lo ha dichiarato l’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 21 dicembre 2006, siglando una Risoluzione che indica nel 14 novembre la Giornata mondiale del diabete. In Italia, in particolare, la Giornata si celebra oggi e domani con diverse iniziative. In 300 piazze delle principali città, saranno allestiti stand diabetologici dove, grazie al volontariato di medici, operatori sanitari, infermieri e associazioni di pazienti, tutti i cittadini potranno ricevere materiale informativo, consulenza medica qualificata, ma soprattutto potranno effettuare gratuitamente l’esame della glicemia. Con una semplice puntura sul dito è possibile conoscere il livello degli zuccheri nel sangue. Sarà inoltre possibile compilare un questionario diagnostico per scoprire la percentuale di rischio di diabete da oggi a 10 anni. Nella notte tra il 14 e il 15 novembre, inoltre, alcuni tra i principali monumenti italiani saranno illuminati: a Roma Castel Sant’Angelo; a Pisa la Torre; a Milano le statue di Giuseppe Verdi, Camillo Benso Conte di Cavour, Giuseppe Parini; in Lunigiana il Castello di Malgrate. A livello mondiale, l’epidemia non infettiva di diabete pone una seria minaccia per la salute, al pari di patologie infettive come l’AIDS, la tubercolosi e la malaria. Nei prossimi 25 anni, 380 milioni di persone sono a rischio diabete. La patologia che rende l’organismo incapace di utilizzare lo zucchero presente nel sangue, causando problemi al cuore, reni, occhi, nervi, arti inferiori, è in aumento e colpisce sempre più un gran numero di bambini e adolescenti. Il 22 per cento dei ragazzi è in sovrappeso e il 7 per cento è obeso. Nel bambino, la forma più frequente è quella del tipo 1, quella dove il pancreas viene danneggiato e non produce insulina o ne produce molto poca. (R.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Somalia è emergenza umanitaria: 80 le vittime in due giorni di scontri

    ◊   Si aggrava la situazione in Somalia. Secondo le Nazioni Unite, gli scontri della settimana scorsa hanno provocato 114 mila sfollati; dall’inizio dell’anno sono 850 mila i profughi. Negli ultimi giorni, sono oltre 80 le vittime dei combattimenti e non mancano scene terribili come il vilipendio dei cadaveri. La preoccupazione più forte riguarda però i bambini, almeno 10 mila nel sud del Paese rischiano di morire. Lidia O’Kane ha raggiunto telefonicamente a Mogadiscio mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico della capitale somala:

     
    R. - La situazione a Mogadiscio è precipitata durante questi ultimi giorni a causa degli scontri che sono aumentati. Abbiamo rivisto scene che già avevamo vissuto nel 1992 quando i corpi di alcuni militari americani furono trascinati per le strade di Mogadiscio. Lo stesso sembra sia successo almeno con il cadavere di uno di questi militari etiopici. Sono scene particolarmente odiose, che descrivono anche l’esasperazione della popolazione, la quale poi non può essere raggiunta dai diversi attori umanitari ed organizzazioni sia delle Nazioni Unite sia delle ONG. Qualche giorno fa, ci fu un appello da parte di 40 ONG per trovare una qualche soluzione affinché si possano raggiungere le persone che sono maggiormente colpite. Purtroppo, il problema della sicurezza impedisce che l’aiuto umanitario si spieghi nella sua potenzialità.

    - Pakistan. Dagli arresti domiciliari alle dimostrazioni di piazza: in due giorni, l’ex premier, Benazir Bhutto, è passata dalla misura restrittiva fino a manifestare accanto ai giornalisti, scesi in strada per criticare lo stato d’emergenza decretato una settimana fa dal presidente Musharaff. Una misura che, assicurano fonti governative, durerà solo un mese. Il nostro servizio:
     
    Non c’era a Rawalpindi, ieri, ma oggi a Islamabad ha protestato contro lo stato d’emergenza in Pakistan. Benazir Bhutto sta guidando in modo deciso l’opposizione al presidente Musharaff. “Il nostro Paese sta vivendo tempi bui dobbiamo lottare uniti contro la dittatura” così si è rivolta ai giornalisti, che hanno manifestato nella capitale pakistana, ma ha lanciato messaggi simili agli avvocati, i sindacalisti, gli esponenti della società civile. Con lo Stato d’emergenza, Musharaff ha sospeso le garanzie costituzionali, in particolare la libertà di stampa: molte emittenti non allineate sono state chiuse e anche i maggiori network stranieri come BBC o CNN sono stati oscurati. Una situazione che dovrebbe durare soltanto un mese, stando a quanto riferito dal procuratore generale. Intanto però la polizia, che resta a presidiare la casa della Bhutto, le ha anche impedito di incontrare l’ex capo della Corte suprema, Chaudhry. Agenti in assetto antisommossa le hanno sbarrato la strada che portava verso l’abitazione del magistrato. Un altro ostacolo che però non ha impedito all’ex premier di annullare l’iniziativa della “Lunga marcia” da Lahore a Islamabad, fissata per martedì, malgrado qualsiasi riunione in forza dello stato d’emergenza, sia illegale in Pakistan.

    - Afghanistan-NATO. Violenti scontri sono scoppiati nella parte orientale del Paese dopo un’imboscata condotta dai talebani nella quale hanno perso la vita 9 soldati: sei americani appartenenti all’ISAF e tre militari afghani, altri 19 sono rimasti feriti. Secondo il portavoce delle forze armate di Kabul, il bilancio delle perdite afghane è meno pesante: due morti e tre feriti.

    - Violenza in Iraq. E’ grave il bilancio di due attentati avvenuti a Baghdad e Mossul che ha provocato 4 vittime e 25 feriti. In un agguato nella provincia di Dyala, 4 capi tribù sono rimasti uccisi.
     
    - Libano-elezioni presidenziali. E’ slittata la data per l’elezione del presidente della Repubblica, inizialmente fissata per lunedì, e posposta al 21 novembre. Il parlamento di Beirut resta spaccato sulla nomina del successore di Emile Lahoud, il cui mandato scade il 24 novembre. Si tratta del secondo slittamento dell’elezione del capo dello Stato che, in base agli equilibri politico-confessionali libanesi, deve essere un cattolico-maronita. La decisione sarebbe scattata per concedere più tempo ai leader delle diverse fazioni per raggiungere un compromesso su una personalità che accontenti tutti.
     
    - Medio Oriente. Le guardie di frontiera egiziane hanno ucciso una donna eritrea che tentava di infiltrarsi in Israele attraverso il valico di Rafah. Sono morti oggi i due palestinesi, feriti ieri in modo grave al confine tra la Striscia di Gaza e lo stato ebraico.

    - Si sta per chiudere a Santiago del Cile il 17.mo vertice ibero-americano. I capi di Stato e di governo dell’area si sono già accordati su una serie di interventi per migliorare le condizioni sociali della popolazione. Da Santiago del Cile, Maurizio Salvi:
     
    Da troppo tempo, l’America Latina ha maturato un debito con la sua popolazione ed è ora venuto il momento di pagarlo. E’ in questo modo che la presidente cilena, Michel Bachelet, ha riassunto il carattere di questo vertice ibero-americano che si chiude oggi e che pare proporre una marcata svolta sociale. Media e osservatori si sono resi conto che grazie alla regia cilena, alla retorica si sono sostituiti gli annunci, come quelli di un sistema di previdenza sociale ibero-americano, di un fondo per l’infanzia della regione e di un altro per lottare contro la mancanza di acqua potabile e fognature. “Dobbiamo essere autocritici - ha detto la Bachelet - perchè la dimensione sociale in questi anni non ha ricevuto la stessa priorità che ha avuto la democratizzazione politica e la modernizzazione economica”. “Dopo 200 anni - ha insistito - cominciamo a saldare un debito di equità per la quale i nostri popoli continuano a lottare senza posa”. Su questo aspetto, è intervenuto anche il venezuelano Hugo Chavez, che ha criticato il concetto di coesione sociale in discussione, sostenendo di preferirgli quello di trasformazione e giustizia sociale. Ha poi concordato con l’ecuadoriano, Rafael Correa, secondo cui la lunga notte neoliberale si avvia alla sua fine. Lo stesso Correa ha così ricordato le disuguaglianze esistenti nella regione. (Da Santiago del Cile, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana)

    - Polonia-governo. In settimana, il neo-primo ministro polacco, Donald Tusk, renderà nota la lista dei ministri e successivamente si presenterà in parlamento per il discorso programmatico e il voto di fiducia. Tusk non avrà vita facile visto che il presidente, Lech Kaczynski, potrà porre il veto sulle future designazioni: il suo potere, dopo l’uscita di scena del fratello Jaroslaw, risulta comunque indebolito. Già prima di ottenere l’incarico di premier, Tusk ha affermato di voler allentare le tensioni tra l’Unione Europea e la Polonia e di migliorare i rapporti con Russia e Germania.

    - Georgia. E’ atteso per questo fine settimana a Tblisi l’inviato degli Stati Uniti, Matt Bryza, inviato da Washington per esprimere la contrarietà sullo stato di emergenza deciso dal presidente Saakashvili. Ieri, il provvedimento d’urgenza è stato ratificato dal parlamento, ma fonti governative hanno annunciato che verrà revocato prima del 22 novembre, termine posto dal capo dello stato per la durata della misura restrittiva.

    - Clima-ONU. Un’azione urgente è stata invocata dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, per controllare gli effetti del riscaldamento sul clima. L’invito è arrivato durante la visita del numero uno del Palazzo di vetro in Antartide. “Noi abbiamo risorse, tecnologie e finanziamenti per combattere l’effetto-serra - ha detto Ban - quello che ci manca è la volontà politica”. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 314

     

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