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SOMMARIO del 09/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI agli universitari cattolici della FUCI: cercare il sapere non contrasta con la fede, ma combatte le derive arroganti e violente di certa cultura
  • Cordoglio del Papa per la morte del cardinale Fumio Hamao
  • Altre udienze e nomine
  • Mons. Marchetto: il Concilio Vaticano II, grande evento, sintesi di tradizione e rinnovamento. Critiche al gruppo di Bologna
  • Mons. Migliore esorta israeliani e palestinesi ad impegnarsi per la pace e richiama gli Stati alla difesa della dignità di migranti e rifugiati
  • Oggi in Primo Piano

  • L’udienza del Papa al re saudita ha messo l’accento sui punti in comune tra cristiani e musulmani: il commento dell’islamologo gesuita, padre Samir Khalil Samir
  • Novara si prepara alla Beatificazione di Rosmini: intervista con mons. Bruno Corti
  • Conclusa ad Imperia l'Assemblea generale della Conferenza Italiana Superiori Maggiori
  • Chiesa e Società

  • UNICEF: nell'Africa sub-sahariana il tasso di mortalità infantile più alto del mondo
  • Iraq: la preghiera dei cristiani per scongiurare la drammatica eventualità della guerra nel Kurdistan iracheno
  • In Bangladesh l’arcivescovo di Dacca chiede ai fedeli maggiore consapevolezza per affrontare il flagello dell'AIDS
  • In Messico ancora alta l'emergenza alluvioni: sono decine di migliaia gli sfollati
  • I vescovi del Paraguay: il disegno di legge sulla salute sessuale non rispetta la dignità umana
  • Aperti i lavori della 85.ma plenaria dell’Episcopato della Bolivia
  • La tutela dell’ambiente è al primo posto tra le sfide per l’umanità: così mons. Celli intervenendo al Forum ‘Capitalizzare l’ambiente’
  • Allarme dell’Interpol: l’Africa occidentale è, con i Caraibi, la principale rotta della cocaina diretta in Europa
  • La Chiesa “deve avere il coraggio della propria diversità”: così il cardinale Ruini presentando il libro postumo del cardinale tedesco Leo Scheffczyk
  • Iniziato il pellegrinaggio in Italia delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux
  • Grande attesa per il V pellegrinaggio degli universitari ad Assisi che si svolgerà domani
  • Il mondo dei bambini visto con gli occhi degli artisti disabili: una mostra che coniuga l’arte alla solidarietà
  • Lavorare insieme, italiani e romeni, per una convivenza pacifica e costruttiva, nella memoria di Giovanna Reggiani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: Benazir Bhutto agli arresti domiciliari. Quattro le vittime nell’attentato contro un ministro del partito di Musharraf
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI agli universitari cattolici della FUCI: cercare il sapere non contrasta con la fede, ma combatte le derive arroganti e violente di certa cultura

    ◊   Lo studio è una “provvidenziale opportunità per avanzare nel cammino della fede”: permette all’intelligenza di aprire l’uomo al mistero di Dio e dunque di chiuderlo all’ottusità di comportamenti “improntati all’arroganza e alla violenza”. Con queste affermazioni Benedetto XVI ha accolto in udienza i circa 120 rappresentanti della FUCI, la Federazione degli universitari cattolici italiani, che celebra quest’anno i 110 anni di fondazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    “Credere nello studio”: questa frase racchiude ben più dello slogan che a prima vista sembra esprimere. Unisce due ambiti molto spesso considerati pregiudizialmente in contrasto fra loro, ma che sin dall’inizio del suo Pontificato Benedetto XVI ha cercato e cerca di conciliare: la fede e la ricerca del sapere. Non perché si ha fede si deve rinunciare a cercare liberamente la verità, e non perché si cerca la verità con libertà si deve rinunciare alla fede, è il pensiero del Papa. Al crocevia di queste due tensioni si pongono i centodieci anni di esperienza che fanno la storia e lo spirito della FUCI. Essere e lavorare da cristiani nel mondo della cultura, nella società e nella Chiesa: questo è il valore della Federazione degli universitari cattolici italiani, che ha contribuito a formare - ha ricordato il Papa – “intere generazioni di cristiani esemplari”. Tra le molte centinaia, spiccano figure d’eccellenza che rispondono ai nomi dei Beati Piergiorgio Frassati e Alberto Marvelli, di due vittime del terrorismo come lo statista Aldo Moro e il prof. Vittorio Bachelet, di un Pontefice, Paolo VI.

     
    “Credere nello studio”, ha affermato Benedetto XVI, “vuol dire riconoscere che lo studio e la ricerca – specialmente durante gli anni dell’Università – posseggono un’intrinseca forza di allargamento degli orizzonti dell’intelligenza umana, purché lo studio accademico conservi un profilo esigente, rigoroso, serio, metodico e progressivo”. Proprio nell’ambito della trasmissione del sapere, ha proseguito il Papa, la FUCI “può esprimere appieno anche oggi il suo antico e sempre attuale carisma:

     
    “E cioè la convinta testimonianza della ‘possibile amicizia’ tra l’intelligenza e la fede, che comporta lo sforzo incessante di coniugare la maturazione nella fede con la crescita nello studio e l’acquisizione del sapere scientifico (...) In effetti, perchè ritenere che chi ha fede debba rinunciare alla ricerca libera della verità, e chi cerca liberamente la verità debba rinunciare alla fede? E’ invece possibile, proprio durante gli studi universitari e grazie ad essi, realizzare un’autentica maturazione umana, scientifica e spirituale”.

     
    Lo studio costituisce, al tempo stesso - ha osservato ancora il Papa - una provvidenziale opportunità per avanzare nel cammino della fede, perché l’intelligenza ben coltivata apre il cuore dell’uomo all’ascolto della voce di Dio, evidenziando l’importanza del discernimento e dell’umiltà. Benedetto XVI ha rammentato l’invito rivolto ai giovani italiani dell’Agorà di Loreto, ai primi di settembre: quello di “non seguire la strada dell’orgoglio, bensì quella di un realistico senso della vita aperto alla dimensione trascendente”:

    “Oggi, come in passato, chi vuole essere discepolo di Cristo è chiamato ad andare controcorrente, a non lasciarsi attrarre da richiami interessati e suadenti che provengono da diversi pulpiti dove sono propagandati comportamenti improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e alla conquista del successo con ogni mezzo. Si registra nell’attuale società una corsa talora sfrenata all’apparire e all’avere a scapito purtroppo dell’essere, e la Chiesa, maestra di umanità, non si stanca di esortare specialmente le nuove generazioni, alle quali voi appartenete, a restare vigilanti e a non temere di scegliere vie ‘alternative’ che solo Cristo sa indicare”.

     
    Il Papa ha concluso l’udienza alla FUCI con questa esortazione: impegnatevi “onestamente nello studio, coltivando un maturo senso di responsabilità ed un interesse condiviso per il bene comune”.

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    Cordoglio del Papa per la morte del cardinale Fumio Hamao

    ◊   E’ morto ieri sera a Tokyo il cardinale giapponese Stephen Fumio Hamao, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Aveva 77 anni e stava combattendo contro un tumore. I funerali si svolgeranno lunedì 12 novembre a Yokohama alle 12.00. Il Papa ha espresso il suo profondo cordoglio in due telegrammi inviati ai familiari e al vescovo di Yokohama, mons. Rafael Masahiro Umemura. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

     
    Nel messaggio di cordoglio, il Papa esprime gratitudine per la devota testimonianza del Vangelo da parte del cardinale Hamao, per la sua vicinanza ai poveri e il suo generoso servizio alla Chiesa universale. "Affido alla misericordia di Dio – aggiunge il Santo Padre - l’anima di questo figlio, orgoglio del popolo giapponese". Esprime cordoglio anche l’ambasciata del Giappone presso la Santa Sede: il porporato – si legge nel comunicato – operò con dinamismo e presenza a favore dei migranti, una delle tematiche più importanti per la comunità internazionale. Resta inoltre significativo – si legge nel testo – il suo contributo nei rapporti tra Santa Sede e Giappone.
     
    Nativo di Tokyo, il cardinale Hamao si era laureato in Diritto Canonico alla Pontificia Università Gregoriana a Roma. Ordinato sacerdote a 27 anni, è diventato vescovo ausiliare di Tokyo e poi vescovo di Yokohama. Si è occupato soprattutto dei giovani, dei migranti, dei rifugiati e dei poveri, in particolare come presidente della Caritas dell'Asia e dell'Oceania. Nel 1995 è diventato presidente della Conferenza episcopale del Giappone. Nel 1998 Giovanni Paolo II lo ha nominato presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e nel 2003 lo creava cardinale.

     
    Il cardinale Hamao, abituato a incontrare popoli di ogni cultura era un grande promotore di un “dialogo non disgiunto dall’annuncio del Vangelo di Gesù”, “un tesoro – affermava – che noi abbiamo non per nostro merito”. Il porporato in tutte le sedi sottolineava la necessità di alleviare il dramma di tanti migranti. Riascoltiamo una sua riflessione rilasciataci nell’agosto del 2004:

     
    “Per i migranti, mi pare importante richiamare l’esigenza di non regolare l’ingresso e il soggiorno di lavoratori stranieri secondo criteri esclusivamente economistici, escludendo considerazioni di più ampio respiro umanitario e solidaristico. L’immigrazione illegale è una grande sfida: le persone senza permesso di soggiorno, infatti, vivono in una costante angoscia. La loro fiducia è tutta riposta in una sola istituzione: la Chiesa, la quale è chiamata, accanto alla sua azione pastorale e caritativa, a sensibilizzare e stimolare le autorità costituite, perché s’impegnino per la legalizzazione di questi immigrati”.

     
    Con il decesso del cardinale Stephen Fumio Hamao il Collegio Cardinalizio conta ora 178 porporati, di cui 103 elettori e 75 ultra-ottantenni.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche i membri della Presidenza del Consiglio Episcopale Latino-Americano (C.E.L.A.M.);  alcuni presuli della Conferenza episcopale del Portogallo, in visita "ad Limina Apostolorum". Nel pomeriggio riceverà un altro gruppo di vescovi portoghesi. Il Papa ha ricevuto ieri il prof. Giovanni Maria Vian, direttore responsabile de "L’Osservatore Romano", e Carlo Di Cicco, vice-direttore del medesimo quotidiano.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Taipei (Taiwan), presentata da mons. Joseph Cheng Tsai-fa per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato arcivescovo di Taipei mons. John Hung Shan-chuan, della Società del Divin Verbo, finora vescovo di Kiayi.

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    Mons. Marchetto: il Concilio Vaticano II, grande evento, sintesi di tradizione e rinnovamento. Critiche al gruppo di Bologna

    ◊   Il Concilio Ecumenico Vaticano II è stato un grande evento, sintesi di tradizione e rinnovamento e non una rottura col passato, né la creazione di una nuova Chiesa. E’ quanto ha detto stamani mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, intervenendo ad Ancona ad un convegno sulla Chiesa Cattolica nel XX secolo organizzato dal Centro studi oriente-occidente del capoluogo marchigiano. Il servizio di Sergio Centofanti:

     
    Mons. Marchetto ha svolto il suo intervento criticando in particolare quanti hanno voluto vedere nel Concilio Ecumenico Vaticano II una rottura totale con la Tradizione della Chiesa. Il presule ha contestato soprattutto le interpretazioni offerte dagli studiosi del cosiddetto gruppo di Bologna, guidati da Giuseppe Alberigo, lo storico del cristianesimo scomparso nel giugno scorso. Questi studiosi – ha detto – “sono riusciti, con ricchezza di mezzi, industriosità di operazioni e larghezza di amicizie, a monopolizzare ed imporre una interpretazione” ideologica che oggi “va per la maggiore” ponendo in contrapposizione Giovanni XXIII e Paolo VI, nonché i documenti conciliari con il cosiddetto spirito del Concilio, fino ad immaginare “una rivoluzione copernicana, il passaggio … ad un altro Cattolicesimo”. Alberigo proponeva una sorta di democratizzazione della Chiesa affermando che “l’egemonia del sistema istituzionale sulla vita cristiana… aveva toccato l’apice con la qualifica dogmatica del primato e dell’infallibilità magisteriale del vescovo di Roma”. “Sono invece - asseriva Alberigo - la fede, la comunione e la disponibilità al servizio che fanno la chiesa”. Mons. Marchetto da parte sua parla di “identità in evoluzione” e di “fedeltà nel rinnovamento”. Il presule ha invitato infine a leggere il discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana, il 22 dicembre 2005, in cui il Papa sottolineava come una interpretazione del Vaticano II come rottura con la Chiesa pre-conciliare, favorita dalla “simpatia dei mass-media”, abbia creato solo confusione. L’esatta interpretazione di quel grande evento ecclesiale – aveva detto il Papa – ha invece “silenziosamente ma sempre più visibilmente” portato frutti. Riascoltiamo le parole di Benedetto XVI:

     
    “Il Concilio Vaticano II, con la nuova definizione del rapporto tra la fede della Chiesa e certi elementi essenziali del pensiero moderno, ha rivisto o anche corretto alcune decisioni storiche, ma in questa apparente discontinuità ha invece mantenuto ed approfondito la sua intima natura e la sua vera identità … Così possiamo oggi con gratitudine volgere il nostro sguardo al Concilio Vaticano II: se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa".

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    Mons. Migliore esorta israeliani e palestinesi ad impegnarsi per la pace e richiama gli Stati alla difesa della dignità di migranti e rifugiati

    ◊   La pace in Medio Oriente, il ruolo delle religioni per la riconciliazione in Terra Santa e, ancora, la difesa dei diritti dei rifugiati e dei migranti: questi i temi forti affrontati dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite di New York, in due discorsi pronunciati ieri al Palazzo di Vetro. Occasione degli interventi la sessione sull’Agenzia ONU per i profughi della Palestina (UNRWA) e il dibattito sul rapporto dell’Alto Commissariato per i Rifugiati. Per una sintesi dei passaggi salienti dei due discorsi di mons. Migliore, il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    Posporre senza fine la risoluzione del conflitto israelo-palestinese attraverso un rifiuto del negoziato vuol dire perpetuare l’ingiustizia a danno di popoli innocenti: è il vibrante richiamo dell’arcivescovo Celestino Migliore, che nel suo intervento all’ONU ha ribadito la posizione della Santa Sede in favore della soluzione dei due Stati, uno pacificamente accanto all’altro. Non può essere ignorato, ha proseguito, il fatto che il conflitto israelo-palestinese continua a generare instabilità nel Medio Oriente. Risolvere questa crisi, è stata la sua riflessione, è una responsabilità primaria non del Quartetto ma delle parti in conflitto e dei Paesi confinanti. E’ indispensabile, ha detto ancora mons. Migliore, che israeliani e palestinesi inizino dei negoziati effettivi sulla soluzione dei due Stati. Di qui, l’auspicio della Santa Sede che la conferenza internazionale di pace, programmata per la fine del mese acceleri il processo verso la definizione di un accordo realistico tra le parti. Il presule ha messo l’accento sul contributo che le differenti confessioni religiose della Terra Santa possono dare per la soluzione del conflitto. Quindi, ha ribadito la posizione della Santa Sede in favore di uno status speciale per la Città di Gerusalemme, sottolineando che il Muro di sicurezza israeliano pone molte difficoltà alla libertà di movimento.

     
    Mons. Migliore ha riconosciuto che il perpetuarsi di atti di ingiustizia e violenza ha aumentato le recriminazioni e la rabbia tra le popolazioni dell’area. Per questo, è urgente creare un clima di mutuo rispetto, necessario in ogni processo di pace e coesistenza pacifica. L’osservatore vaticano ha incoraggiato la società civile israeliana e quella palestinese, che condividono paura e dolore, ad offrirsi reciproco perdono e riconciliazione. Bisogna imparare, ha detto, da quanti, in altri contesti, sono riusciti a mettere fine alla violenza. Serve un dialogo paziente, una fiducia perseverante, il superamento dei pregiudizi culturali e religiosi e quel desiderio di pace che ha portato tanti popoli a recuperare l’armonia dopo tanta devastazione, odio e violenza.

     
    E mons. Migliore è intervenuto all’ONU anche sul Rapporto dell’Alto Commissariato per i Rifugiati, che assiste quasi 33 milioni di persone. Il presule ha constatato con amarezza che spesso lo status dei rifugiati non è ben definito. E’ perciò necessario garantire degli strumenti legali che proteggano quanti lasciano la propria terra a causa di guerre, povertà o disastri naturali. In ogni caso, è stato il suo appello, va sempre preservata la dignità umana di queste persone, siano essi rifugiati o migranti senza documenti. L’osservatore vaticano si è così soffermato sulle situazioni particolarmente dolorose in cui vivono quanti sono costretti a fuggire a seguito dei conflitti nella Repubblica Democratica del Congo, in Ciad, nel Darfur come anche in Afghanistan e del Medio Oriente. Un pensiero speciale l’ha poi rivolto ai rifugiati e sfollati dell’Iraq, per i quali la Santa Sede ha chiesto un maggiore impegno da parte della comunità internazionale.

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    Oggi in Primo Piano



    L’udienza del Papa al re saudita ha messo l’accento sui punti in comune tra cristiani e musulmani: il commento dell’islamologo gesuita, padre Samir Khalil Samir

    ◊   Ha destato ampia eco nel mondo islamico l’incontro, in Vaticano martedì scorso, tra Benedetto XVI e il sovrano saudita Abdallah Bin Abdulaziz Al Saud, che riveste anche il ruolo di Custode delle Due Sacre Moschee della Mecca e di Medina. Per una riflessione sulle reazioni nei Paesi a maggioranza musulmana, Alessandro Gisotti ha intervistato il padre gesuita Samir Khalil Samir, docente di Storia della cultura araba e islamologia all’Università Saint Joseph di Beirut:
      
    R. – Quale reazione c’è stata nel mondo arabo? Anzitutto va detto che si sono interessati all’incontro tutti i grandi quotidiani, i quali hanno commentato e talvolta anche a lungo l’evento. I giudizi sono stati tutti positivi, sottolineando il clima caloroso e la volontà di pace di ambedue le parti. Hanno tutti evidenziato tre punti. Il primo è il dialogo fra musulmani e cristiani e alcuni quotidiani hanno anche sottolineato il dialogo fra musulmani, cristiani ed ebrei. La seconda cosa sottolineata è la pace, ma ancora più bello è il fatto che sia stato aggiunto nel documento ufficiale, ripreso da tutta la stampa araba, l’impegno a promuovere la pace, la giustizia e i valori morali. Questo mi sembra molto importante, perché – come diceva già Giovanni Paolo II – non c’è pace senza giustizia. E questo è il sentimento comune del mondo arabo e del mondo musulmano. Fin quando, ad esempio nel caso di Israele e Palestina, non ci sarà giustizia per i palestinesi, in particolare, non ci potrà essere la pace. Quanto all’aggiunta “promuovere i valori morali”, questo ha un altro significato rispetto alla pace e alla giustizia: spesso il mondo musulmano critica l’Occidente per l’assenza di valori morali. Tutto ciò che si vede nella vita sociale dell’Occidente appare, infatti, al mondo musulmano, come d’altronde al mondo cristiano, carente di valori morali ed etici. E su questo direi che cristiani - in particolare i cattolici - e musulmani si ritrovano su molti punti.

     
    D. – Questo incontro può portare a degli sviluppi positivi per i cristiani in Arabia Saudita?

     
    R. – Io penso che rappresenti un primo piccolo passo per affrontare il problema. Un problema che è bloccato. La situazione attuale è sempre più sentita come anomala anche nel mondo islamico. C’è il pretesto presentato dall’Arabia Saudita da due decenni e cioè che l’Arabia Saudita deve essere tutta considerata come una moschea e che quindi all’interno della moschea non è possibile introdurre un’altra religione, come non si può – questo è quello che sostengono – costruire una moschea all’interno del Vaticano. Ma questo è un pretesto! Dovrebbero allora veramente costruire una moschea su tutto il milione di chilometri quadrati su cui si estende l’Arabia Saudita. Il sentimento della libertà religiosa sta progredendo nel mondo arabo e nel mondo islamico, ma non se ne capisce ancora il significato profondo. Io penso che il Papa abbia fatto molto bene ad accennare a questo tema, ma senza chiedere di più. Non si deve, infatti, tacere e dire “pazienza, dobbiamo dare tempo al tempo”, perchè questo non serve; ma non si può neanche esigere tutto e subito.

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    Novara si prepara alla Beatificazione di Rosmini: intervista con mons. Bruno Corti

    ◊   La Diocesi di Novara si prepara a salutare un nuovo Beato: domenica 18 novembre, infatti, nella città piemontese, sarà celebrata la Messa di Beatificazione di Antonio Rosmini. La cerimonia sarà presieduta dal prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, cardinale José Saraiva Martins. L’evento è stato presentato ieri presso la Sala Marconi della nostra emittente: c’era per noi Isabella Piro:


    Sacerdote, religioso, pensatore enciclopedico con più di cento opere all’attivo: tutto questo, e non solo, è stato Antonio Rosmini. Nato a Rovereto in provincia di Trento nel 1797 e morto a Stresa, in provincia di Novara nel 1855, Rosmini rappresenta una figura di valore inestimabile per la Storia della Chiesa, in particolare per il suo credere al legame tra fede e ragione, essenziale ancora oggi, soprattutto di fronte al nichilismo del mondo moderno, come sottolinea mons. Renato Corti, vescovo di Novara:

    "Io credo che sia un grande dono di Dio: le ricchezze del suo pensiero piano piano diventeranno uno strumento per il cammino della Chiesa, e un maestro può aiutare ad affrontare in maniera coraggiosa le sfide culturali e ad evitare che i cristiani si sentano votati all’irrazionalità per cui su questo non sanno che cosa dire. La tesi di fondo è che la fede è ragionevole, relativismo e nichilismo finiranno e noi non dobbiamo averne paura, dobbiamo sfidare queste cose, dire che la razionalità conduce a scoprire il mistero e a riconoscerlo come dimensione decisiva della vita umana".

    Strettissimo fu il legame tra Rosmini e la carità, testimoniata anche dalla scelta di fondare i due ordini religiosi dell’Istituto della Carità e le Suore della Provvidenza. Ancora mons. Corti:

    "Carità per Rosmini è da scrivere con la “C” maiuscola, non è qualcosa che noi dobbiamo fare ma è il nome di Dio, la rivelazione del nome di Dio, Carità, è Gesù crocifisso, la cattedra della Croce è la cattedra della grande rivelazione di Dio ed è il luogo di sintesi più profondo di tutto ciò che noi possiamo pensare della vita dell’uomo e dell’intero universo e cioè che l’universo è abitato dall’amore. Rosmini, in un suo bellissimo discorso, rivolge proprio lo sguardo a Gesù crocifisso e indica le quattro dimensioni dell’amore: la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità".

    Sono oltre 7mila i fedeli attesi a Novara per il rito di Beatificazione e oltre 300 i volontari mobilitati per l’occasione. A precedere la Santa Messa di domenica, sarà una veglia di preghiera, in contemporanea in diverse città del novarese. Lunedì 19, invece, a Stresa, verrà celebrata una Messa di ringraziamento.

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    Conclusa ad Imperia l'Assemblea generale della Conferenza Italiana Superiori Maggiori

    ◊   “Il pluralismo religioso e culturale della società in Italia: interrogativi ai consacrati”. A cercare le risposte sono stati 150 religiosi che hanno partecipato ai lavori dell’Assemblea generale della Conferenza Italiana Superiori Maggiori (CISM), riunita dal 5 novembre fino ad oggi nella località ligure di Castellaro, nei pressi di Imperia. Roberta Gisotti ha intervistato don Alberto Lorenzelli, presidente dei religiosi italiani:


    D. - Mons. Lorenzelli, di pluralismo religioso e culturale si fa un gran parlare nella società italiana, troppo spesso però - come sta accadendo in questi giorni - sull’onda emotiva di drammatici fatti di cronaca. Come vivono i religiosi e le religiose questa realtà di pluralismo, che sempre più interessa anche le loro case e conventi?

     
    R. – I religiosi si sono resi disponibili a quello spirito di accoglienza, così come nello spirito del Vangelo il buon samaritano accoglie, lui straniero, colui che aveva necessità. Ci sono situazioni di difficoltà, molte volte anche di non buon inserimento nella nostra cultura. Ci sono tante persone che vengono per lavorare e che hanno necessità, hanno bisogno di uscire dalle loro terre per ritrovare una qualità di vita.

     
    D. - Lei ha sottolineato la necessità per i consacrati di essere, sì, uomini del dialogo senza dimenticare l’annuncio di Cristo. C’è questo rischio di annullarsi nell’accoglienza, di assimilarsi all’altro perdendo la propria identità?

     
    R. – L’identità non va mai persa. Io credo che pur rispettando le altre religioni il cristiano si presenta con la forza e la speranza dell’annuncio del Cristo. Io credo che laddove ci sia un atteggiamento positivo di accoglienza diventi accoglienza anche il saper rispettare il proprio credo.

     
    D. - Sovente gli uomini di Chiesa interpellati sui problemi dell’emigrazione non nascondono la complessità della convivenza tra cittadini di diverse culture e religioni; al contrario alcuni politici o cavalcano tesi buoniste o propugnano chiusure verso gli stranieri ai limiti della legalità...

     
    R. – Io credo che oggi questa presenza massiccia che abbiamo delle realtà interculturali sia inarrestabile. Mettersi in atteggiamento di rigidità credo non serva a nessuno, anche perché oggi questa presenza maggiore proviene dall’est europeo e molti di questi Paesi oggi appartengono all’Unione Europea. D’altro canto, ci sono altre realtà che bussano alla porta e non è un problema solo italiano, non è un problema solo europeo, è un problema mondiale. Questi movimenti ci interpellano.

     
    D. – E la classe politica deve essere interpellata e adottare delle strategie di integrazione, non lasciare che le cose precipitino come spesso accade...

     
    R. – Sì, proprio perché molte volte si accolgono in maniera indiscriminata senza prospettive. Chi viene qui, viene a ricercare una qualità di vita, che nel suo Paese non ha. Molte volte poi nell’accoglienza non c’è il rispetto di dire “che cosa possiamo offrire loro, in campo lavorativo, della casa, della scuola, della sanità”...tante attenzioni che qualche volta vengono dimenticate.

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    Chiesa e Società



    UNICEF: nell'Africa sub-sahariana il tasso di mortalità infantile più alto del mondo

    ◊   Circa cinque milioni di bambini al di sotto dei cinque anni muoiono ogni anno in Africa sub-sahariana. La stima del Fondo per i bambini delle Nazioni Unite (UNICEF), presentata in occasione del IV congresso dell’Associazione dei pediatri dell’Africa nera francofona, spiega che il 25% di questi bambini sono neonati. “E’ la regione del mondo con il più alto tasso di mortalità infantile – ha detto Barbara Beintein, portavoce dell’UNICEF – e al tempo stesso quella che dal 1990 registra in materia i progressi più deboli”. Negli ultimi 15 anni, riferisce l'Agenzia Misna, l’Africa non ha conosciuto che una minima riduzione del 3% negli indici di mortalità infantile, “una situazione – secondo Beintein - che mette a serio rischio il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio nel settore della sanità”. L’obiettivo, in questo ambito, prevede una riduzione di due terzi nella mortalità dei bambini al di sotto dei cinque anni. La rappresentante dell’Unicef ha sottolineato l’importanza della presenza dei pediatri accanto alle ostetriche al momento del parto e la necessità di vaccinare i bambini da malattie come morbillo, tubercolosi, difterite, tetano, poliomielite e pertosse. La malnutrizione e il problema dell’accessibilità a fonti d’acqua pulite e a strutture sanitarie, assieme alla mancanza di igiene, restano determinanti nel forte tasso di decessi infantili. (R.P.)

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    Iraq: la preghiera dei cristiani per scongiurare la drammatica eventualità della guerra nel Kurdistan iracheno

    ◊   Insicurezza, violenze e l’ipotesi di un nuovo conflitto nel Kurdistan iracheno costituiscono attualmente i principali fattori di destabilizzazione per i cristiani in Iraq. ONG locali denunciano che “negli ultimi due mesi sono almeno 27 i cristiani uccisi a Mossul e a Kirkuk”. Tra le vittime ci sono anche donne e bambini. Sono poi più di 120 le famiglie di cristiani che hanno ricevuto lettere di minaccia con l’intimidazione a lasciare le loro case. Si stima che i cristiani rimasti nel Paese arabo siano circa 350 mila degli oltre 700 mila che vivevano in Iraq prima dell’intervento militare statunitense, nel marzo del 2003. Quelli che hanno abbandonato le loro abitazioni, si sono rifugiati in Giordania, Siria, Libano, nei pressi di Mossul e nel Kurdistan iracheno. Ultimamente, in questa area, la crisi si è aggravata: la regione curda, considerata in passato un rifugio sicuro, è teatro infatti di tensioni alimentate da attacchi dei ribelli curdi in territorio turco e dall’eventualità, prevista dal parlamento di Ankara, di operazioni militari turche su larga scala contro postazioni di guerriglieri. In questi giorni, i cristiani del Kurdistan, che complessivamente sono più di 250 mila, si stanno mobilitando per dire “no” ad una nuova guerra e per invocare un intervento della comunità internazionale e scongiurare, così, operazioni militari. Ma i segnali sono preoccupanti: la Turchia, che continua ad ammassare soldati al confine con il nord Iraq, ha già compiuto raid sporadici e mirati contro ribelli curdi. Secondo mons. Petros Hanna Al Harbouli, vescovo caldeo emerito della diocesi di Zakho, in Kurdistan, una possibile incursione avrebbe come vittime principali i cristiani iracheni. A fare le spese di un ulteriore scontro bellico – ha aggiunto mons. Philip Najim, visitatore apostolico per i fedeli caldei in Europa - sarebbero “ancora una volta i più poveri e i più deboli”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    In Bangladesh l’arcivescovo di Dacca chiede ai fedeli maggiore consapevolezza per affrontare il flagello dell'AIDS

    ◊   I cattolici del Bangladesh affrontino con consapevolezza la ‘’piaga silenziosa’ dell’HIV/Aids. E’ l’appello dell’arcivescovo di Dacca, mons. Paulinus Costa, rivolto ai 300 delegati del recente consiglio pastorale diocesano. “Piaga silenziosa in quanto - ha soggiunto il presule - non ne conosciamo le esatte dimensioni”. A dispetto di statistiche nazionali che parlano di 874 sieropositivi, di 240 casi d’Aids conclamato e di 109 decessi, l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite, stima tra 13 e 20 mila le vittime della pandemia. L’alta discrepanza tra le statistiche ufficiali e le stime dell’ONU è data dalla condanna sociale del sieropositivo, che viene considerato vittima del ‘castigo divino’. Proprio per dissipare tali stereotipi, le principali religioni del Bangladesh - Islam, Buddismo e Cristianesimo - fanno fronte comune con le ONG promuovendo varie iniziative, tra cui corsi d’educazione alla sessualità responsabile e la possibilità di effettuare gratuitamente il test per l’HIV. (A.L.)

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    In Messico ancora alta l'emergenza alluvioni: sono decine di migliaia gli sfollati

    ◊   In Messico, per la prima volta in 10 giorni, aiuti umanitari hanno raggiunto i 2000 abitanti della località di Jiménez, rimasta finora completamente isolata dall’alluvione che ha devastato molte aree dello Stato meridionale di Tabasco. In queste zone, decine di migliaia di persone vivono ormai da giorni in rifugi di fortuna, come scuole o chiese. Padre Mario Jiménez, delegato della Caritas di Tabasco, ha dichiarato che “il 50 per cento delle strutture della diocesi, quelle che non sono inondate, sono convertite in centri di accoglienza”. Il vescovo di Tabasco, mons. Benjamin Castello Plascencia – riferisce l’agenzia missionaria Misna - ha un dialogo permanente con i responsabili federali e statali, dando un contributo al coordinamento dell’aiuto; ma il presule denuncia anche problemi di gestione logistica che impediscono un flusso costante nella distribuzione di prodotti di prima necessità. Esperti ambientali dell’Università nazionale autonoma del Messico (UNAM) prevedono che questo genere di catastrofe si ripeterà in futuro, a causa di mutamenti troppo veloci dell’ecosistema, legati al disboscamento e alla sostituzione di spazi forestali da campi agricoli. (A.L.)

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    I vescovi del Paraguay: il disegno di legge sulla salute sessuale non rispetta la dignità umana

    ◊   I vescovi del Paraguay chiedono, in un comunicato, di respingere il disegno di legge sulla salute sessuale perché “non promuove la dignità dell’uomo, né il rispetto della vita umana, né le autentiche relazioni sessuali, né la vera maternità e paternità responsabili”. L’agenzia Fides riferisce inoltre che i presuli sottolineano come il disegno di legge “cerchi di impiantare una rivoluzione culturale sotto le politiche ufficiali sui diritti sessuali, creando una mentalità ed una cultura contro la vita”. Secondo i vescovi ci sono “molti termini che rispondono alle nuove situazioni di vita nella cornice della globalizzazione”. Si chiede quindi che si dia una esatta definizione di ognuno dei termini come “genere”, “opzione sessuale”, “educazione riproduttiva”, “salute riproduttiva e mentale”, affinché siano realmente “compresi nel loro significato e nella loro ripercussione morale”. I presuli ritengono, inoltre, che la legge sia ricca “di concetti ambigui che attentano contro la vita e contro la dignità della persona umana”, stabilendo norme che “non promuovono la dignità dell'uomo e della donna, né il rispetto della vita umana dal suo concepimento fino alla morte naturale, né le relazioni sessuali come espressione di un amore autentico nella cornice matrimoniale, né la vera maternità e paternità responsabili”. I vescovi del Paraguay lanciano infine un appello ai legislatori, specialmente a quelli cattolici cui ricordano il “dovere morale di difendere la vita, conformando la loro azione ai principi morali e all'insegnamento sociale della Chiesa”. (A.L.)

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    Aperti i lavori della 85.ma plenaria dell’Episcopato della Bolivia

    ◊   “Non vi è dubbio che la V Conferenza generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi è stata l’evento più importante degli ultimi anni della Chiesa in tutta questa regione”: lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, cardinale Julio Terrazas Sandoval, presidente della Conferenza episcopale della Bolivia, all’apertura dei lavori della 85.ma plenaria dei vescovi. “Lo Spirito della vita – ha detto - ci ha donato nuovo slancio per un risveglio continentale della nostra Chiesa”; ogni cristiano – ha aggiunto - “è chiamato ad essere discepolo fedele nonché missionario coraggioso”. Il porporato ha poi rilevato quanto sia importante il documento conclusivo della Conferenza di Aparecida “non solo per organizzare e coordinare le linee del lavoro pastorale ma anche per far fronte alle sfide tra cui, come ha ricordato Benedetto XVI, i cedimenti che si registrano sia nell’ambito della vita cristiana sia in quello dell’intera società dei nostri Paesi e che, a volte, oscurano il senso di appartenenza alla Chiesa di Cristo, Signore della vita”. Citando le parole del Santo Padre, il cardinale Terrazas ricorda che “chi fa entrare Cristo, non perde nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. Solo in quest’amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana”. Infine, il presidente dell’episcopato ha sottolineato che l’esperienza di Aparecida è una sfida alla quale “occorre rispondere in maniera integrale, senza distorsioni, interpretazioni riduttive o letture parziali, con grande fede e tanta speranza. Adesso è arrivata l’ora della missione, della Parola di Dio, annunciata a tutti e ovunque per far vedere che l’incontro personale con Cristo dà la vita vera”. (A cura di Luis Badilla)

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    La tutela dell’ambiente è al primo posto tra le sfide per l’umanità: così mons. Celli intervenendo al Forum ‘Capitalizzare l’ambiente’

    ◊   “Tra le sfide che l’umanità deve affrontare, Benedetto XVI ha inserito al primo posto quella relativa alla tutela dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile”. Lo ha sottolineato mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, intervenendo ieri al V Forum internazionale “Capitalizzare l’ambiente”. Il Forum, organizzato da Greenaccord a Monte Porzio Catone, si concluderà domani. Il presule – riferisce l’agenzia Sir - ha ribadito l’importanza della tutela del creato e spiegato come la Chiesa sia per tradizione sensibile a temi legati all’ambiente. L’arcivescovo ha incentrato, in particolare, il proprio intervento sulla grande attenzione che il Papa sta dedicando alla salvaguardia del patrimonio naturale. Citando le parole del Santo Padre, ha detto: “la distruzione del patrimonio ambientale genera lacerazioni, guerre e conflitti. In questa situazione siamo chiamati a promuovere le condizioni per un’ecologia umana, che permetta all’uomo di trovare una sintonia tra il suo cammino ed il creato”. (A.L.)

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    Allarme dell’Interpol: l’Africa occidentale è, con i Caraibi, la principale rotta della cocaina diretta in Europa

    ◊   L’Africa occidentale e una delle due rotte principali utilizzate dai narcotrafficanti per esportare la cocaina sudamericana in Europa. Lo ha affermato Emmanuel Leclaire, vice-Direttore dell’Interpol e responsabile della lotta alla criminalità organizzata e al traffico di stupefacenti, durante l’Assemblea generale dell’Interpol, organismo internazionale al quale aderiscono gli organi di polizia di 186 Paesi, in corso a Marrakech, in Marocco. L’alto dirigente dell’organo di polizia internazionale – rivela l’agenzia Fides - ha dichiarato inoltre che dal 2005 l’Africa dell’ovest è diventata la via principale, assieme ai Caraibi, del traffico di cocaina diretta in Europa. Sono stati quindi presi in esame i punti nodali di questa organizzazione criminale: i luoghi di produzione (Perù, Colombia, Bolivia), di esportazione (Venezuela e Brasile), di transito (Guinea Conakry, Guinea Bissau, Mauritania e Senegal) e di consumo (l’Unione Europea). Secondo i dati dell’agenzia dell’ONU per la lotta al crimine, da gennaio a settembre 2007, in Africa sono state sequestrate 5,7 tonnellate di cocaina. Per tentare di fermare il narcotraffico in questa area, l’Interpol ha avviato due programmi. Il primo è volto a coordinare le forze di polizia africane ed europee, il secondo è preposto al coordinamento delle polizie di Africa e America Latina. Si stima che il numero globale dei cocainomani sia di circa 14 milioni. (A.L.)

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    La Chiesa “deve avere il coraggio della propria diversità”: così il cardinale Ruini presentando il libro postumo del cardinale tedesco Leo Scheffczyk

    ◊   Non può essere attribuito alla Chiesa un diretto compito politico, a meno di negare l’autonomia, non assoluta ma autentica, degli ordinamenti terreni e di ridurre la Chiesa alla società umana, finendo con svuotarla ed autodistruggerla”. Lo ha dichiarato il cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, presentando ieri all’Università cattolica di Roma il libro postumo del cardinale tedesco Leo Scheffczyk “Il mondo della fede cattolica”, edito da Vita e pensiero. “La Chiesa – ha aggiunto il porporato – esiste oggi nella sua condizione di una ‘minoranza cognitiva’ che deve avere il coraggio della propria diversità; il suo futuro – ha spiegato il cardinale Ruini – dipende essenzialmente dalla profondità del suo rapporto con il proprio fondamento, Gesù Cristo. I problemi individuati da Leo Scheffczyk – ha affermato il porporato – "certamente non sono scomparsi” ma si sono attenuati almeno in parte. Il Papa con il suo invito ad allargare gli spazi della razionalità – ha detto inoltre il cardinale Ruini – sta aiutando la Chiesa cattolica, e anche la cultura del nostro tempo, a compiere un ulteriore e fondamentale passo in avanti”, in quella direzione che Leo Scheffczyk ha indicato nel suo libro. Il volume si apre con una prefazione di Benedetto XVI che descrive come “estremamente confusa ed irrequieta” la situazione dopo il Concilio Vaticano II. Le derive del 68 hanno causato alla Chiesa “una crisi assai grave” ma le devianze – ha detto infine il cardinale Ruini – “non sono mai divenute forze storicamente vincenti”. (A.L.)

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    Iniziato il pellegrinaggio in Italia delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux

    ◊   Con la sosta nella chiesa dedicata a santa Teresa di Lisieux a Maslianico, alle porte di Como, è iniziato ieri pomeriggio il pellegrinaggio in Italia delle reliquie della giovane santa francese in occasione di tre ricorrenze: il 120.mo anniversario del pellegrinaggio di Teresa a Roma (novembre 1887) e l’incontro con il Papa Leone XIII; l’80.mo della proclamazione della Santa a Patrona delle missioni con S. Francesco Saverio e il 10.mo anniversario della sua proclamazione a Dottore della Chiesa. Oggi il viaggio proseguirà verso Roma per una tappa che si concluderà il prossimo 18 novembre. Ieri pomeriggio dopo l'arrivo delle reliquie e la celebrazione dell'Eucarestia, la chiesa di Maslianico ha ospitato per tutta la notte la meditazione animata dai gruppi del Rinnovamento dello Spirito di Como, dai giovani del Seminario e dai fedeli della parrocchia di San Pietro in Stabio. Questa mattina il vescovo di Como, Mons. Diego Coletti ha presieduto l'eucarestia al termine della quale l'urna è partita verso Roma. Nella capitale le reliquie saranno accolte in serata, nella chiesa di sant’Antonio all’Esquilino, in cui si terrà un Moleben con omelia dell’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Domani l'urna sarà trasferita nella Cappella del Pontificio Collegio Russicum, che Pio XI mise sotto la protezione della santa, dove il vescovo Christo Proykov presiederà una Divina Liturgia e l’arcivescovo Leonardo Sandri, a capo della Congregazione per le Chiese Orientali, terrà l’omelia della celebrazione. In serata il card. Tomas Splidlik, celebrerà un Moleben con omelia. (R.P.)

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    Grande attesa per il V pellegrinaggio degli universitari ad Assisi che si svolgerà domani

    ◊   Saranno oltre 3500  i giovani che anche quest’anno si recheranno domani ad Assisi in occasione del V Pellegrinaggio degli universitari e delle matricole, organizzato dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. Tema della giornata sarà “Io sarò con voi fino alla fine del mondo” (Mt 28,20) e darà inizio al cammino formativo che la diocesi di Roma intende proporre ai giovani universitari. “ Quest’ anno il pellegrinaggio- ha spiegato monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell’ Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma- vuole aiutare i ragazzi a riscoprire la bellezza del sacramento della confermazione. Inviteremo i giovani presenti ad accogliere l’invito di Benedetto XVI a riscoprire l’importanza della Cresima e a quanti non la avessero già ricevuta sarà fatta la proposta di prepararsi a riceverla nella prossima Veglia di Pentecoste”. I ragazzi si ritroveranno domani mattina davanti la Basilica di S. Maria degli Angeli e da lì raggiungeranno a piedi il sacro Convento. Guida del pellegrinaggio sarà quest’anno mons. Fernando Filoni, Sostituto della Segreteria di Stato Vaticana, che concluderà l’incontro con la celebrazione eucaristica alle 16 nella basilica di Santa Maria degli Angeli, concelebrata insieme ai cappellani e ai sacerdoti animatori dei gruppi universitari. (A cura di Marina Tomarro)

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    Il mondo dei bambini visto con gli occhi degli artisti disabili: una mostra che coniuga l’arte alla solidarietà

    ◊   Pitture, sculture e installazioni che raccontano dell’infanzia, nelle sfumature più belle e in quelle buie e dolorose. Sono esposte da oggi e fino al 18 novembre al Museo di Roma in Trastevere, nell’ambito della mostra “Bambini nel mondo - il mondo dei bambini”. Promossa dal movimento “Gli amici” della comunità di Sant’Egidio per la terza edizione della manifestazione “Abbasso il grigio” e sostenuta tra gli altri dall’università La Sapienza di Roma, l’iniziativa mostra al pubblico 330 opere realizzate da artisti disabili. Un’occasione per dar voce a talenti silenziosi: ritratte sulla carta o fissate nel marmo, prendono corpo le paure dei bambini, i loro giochi e le favole, i momenti di gioia e l’ingiustizia del lavoro minorile. Molti di questi lavori sono messi in vendita per sostenere Dream, il programma di lotta all’AIDS e alla malnutrizione promosso in Africa dalla Comunità di Sant’Egidio. (C.D.L.)

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    Lavorare insieme, italiani e romeni, per una convivenza pacifica e costruttiva, nella memoria di Giovanna Reggiani

    ◊   Con la partecipazione del Metropolita Josif, inviato personalmente dal Patriarca della Chiesa ortodossa romena, Sua Beatitudine Daniel, sì è svolta ieri sera a Roma, nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, una preghiera in memoria di Giovanna Reggiani, uccisa pochi giorni fa a Tor di Quinto da un giovane romeno. L’incontro di preghiera è stato promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e dai romeni presenti a Roma, ed ha visto la partecipazione tra gli altri del pastore valdese Antonio Adamo, chiesa nella quale Giovanna Reggiani svolgeva la sua attivita' come monitrice dei bambini, e di numerosi rappresentanti del popolo Rom. I presenti hanno voluto esprimere la condanna e l’indignazione per l’atto di brutale inumanità avvenuto, e al tempo stesso hanno invitato tutti a non reagire alla violenza con altra violenza. “Vogliamo reagire, come cristiani e come uomini, ha detto il Metropolitia Josif, andando in profondità in una dimensione personale, comunitaria ed ecclesiale, perché fatti come questo non accadano più”. “Noi dobbiamo imparare a vivere insieme, questa è la sfida”. Gli ha fatto eco Mons. Gnavi, della Comunità di Sant’Egidio, sottolinenando come occorra lavorare insieme per vincere il male con il bene. “A noi è chiesto di essere più coraggiosi di chi, sfiduciato, crede alla sola sicurezza che viene dalla distanza, dal muro, dalla separazione”. Di qui la Lettera aperta che i partecipanti hanno voluto rivolgere alle comunità italiana e romena. Vi si esprime il dolore della contea di Sibiu per il dramma provocato da un proprio concittadino, e la volontà di contribuire allo sviluppo della società italiana con il lavoro onesto che tanti romeni svolgono in Italia. Essi rappresentano, prosegue la Lettera, il popolo romeno riconoscente per l’ospitalità e il sostegno in questi tempi difficili, che costringono tanti connazionali a cercare all’estero il proprio sostentamento materiale. La Lettera aperta si conclude con un appello a tutti gli organi decisionali, romeni ed italiani, affinchè venga trovata "una soluzione equilibrata a questi problemi, che eviti ogni azione estremista che porterebbe gravi conseguenze ai nostri popoli".

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: Benazir Bhutto agli arresti domiciliari. Quattro le vittime nell’attentato contro un ministro del partito di Musharraf

    ◊   E’ degenerata la situazione in Pakistan. Nel giorno delle manifestazioni a Rawalpindi contro lo stato d’emergenza imposto dal presidente Musharraf, un kamikaze si è fatto saltare in aria a Islamabad davanti la casa del ministro per gli Affari politici, Amir Muqam, che è rimasto illeso: 4 le vittime dell’attacco. Intanto, per impedire il comizio che doveva tenere a Rawalpindi, la leader dell'opposizione ed ex premier, la signora Benazir Bhutto, è stata posta agli arresti domiciliari, mentre in tutto il Paese sono state oscurate le principali televisioni straniere. Arrestati anche altri 5 mila attivisti. Ma quali possono essere le possibili conseguenze politiche di questa ulteriore stretta del governo di Islamabad? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale de il Sole 24 ore, rientrato da poco dal Pakistan:


    R. - Direi che questi arresti domiciliari della Bhutto e il giro di vite contro l’opposizione laica rendono più grave la crisi, ma soprattutto sono un “regalo” ai movimenti integralisti islamici e alla guerriglia filotalebana e quindi proprio a quell’opposizione al regime pakistano che è pericolosa sia per il Pakistan stesso, sia per l’Occidente. La guerriglia e i movimenti integralisti approfitteranno di questa situazione di indebolimento del potere centrale per poter avanzare sia dal punto militare, sia dal punto di vista della propaganda. Questo potrebbe significare un aumento delle loro operazioni e, quindi, un maggior coinvolgimento delle forze internazionali americane, che si trovano in Afghanistan. Guardando in prospettiva la vicenda, il Pakistan in qualche modo potrebbe addirittura oscurare con la sua crisi persino la questione iraniana.

     
    D. - Ci si attendono soltanto attentati o l’azione della guerriglia potrebbe manifestarsi in qualche modo ancora più grave?

     
    R. - Io direi che l’azione della guerriglia si è già manifestata in modo molto grave. La valle di Swat è una delle aree tribali in cui la guerriglia si è praticamente impadronita della regione, trasmette attraverso le sue stazioni radio e ha praticamente espulso le forze governative dalla zona. Nel Waziristan, che è certamente uno dei punti più caldi, la guerriglia pachistana filo talebana ha rafforzato le sue posizioni. Siamo, quindi, già in una situazione grave e questo indebolimento generale delle strutture democratiche istituzionali pakistane può significare soltanto un ulteriore aggravamento della crisi.

    - Birmania. Sembra concretizzarsi il dialogo tra la Giunta militare e l’opposizione democratica. Ieri l’inviato dell’ONU, Ibrahim Gambari, lasciando il Paese asiatico aveva parlato di “una nuova via” nel confronto tra le parti, ed oggi il Premio Nobel per la Pace, Aung san Suu Kyi, ai domiciliari dal 2003, ha incontrato il ministro incaricato dal governo di tenere i rapporti con l'opposizione. Aung San Suu Kyi ha anche avuto colloqui con tre esponenti del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia: non accadeva da tre anni.

    - Iraq-Iran. L’esercito americano ha annunciato la liberazione di 9 cittadini iraniani, detenuti in Iraq, catturati con l’accusa di sostenere le milizie sciite. La tv di Teheran ha confermato soltanto il rilascio di due diplomatici. Violenza a Mossul dove 14 insorti sono rimasti uccisi in un’operazione congiunta delle forze statunitensi e irachene, 44 i ribelli arrestati.

    - Afghanistan. Fonti governative hanno reso noto che nella strage di martedì a Baghlan, nel nord del Paese, sono morti 59 bambini e cinque insegnanti, ma resta incerto il bilancio totale dell’attacco kamikaze nel quale hanno perso la vita anche sei parlamentari afghani. Nel resto dell’Afghanistan dilaga la violenza. Decine di talebani sono stati uccisi nella provincia di Helmand, mentre in quella di Zabul il governatore del distretto di Shahjoy è morto insieme alle sue due guardie del corpo in un agguato condotto da ribelli.
     
    - Norvegia Mare del Nord. A causa del maltempo, la Norvegia ha chiuso le piattaforme petrolifere nel Mare del nord. Si calcola che la tempesta, la peggiore negli ultimi venti anni, provocherà un calo del 10 per cento nella produzione di greggio nel Paese scandinavo. In Gran Bretagna, diverse centinaia di persone sono state allontanate dalle loro abitazioni e hanno trascorso la notte in rifugi lungo le coste del sud-est dell'Inghilterra per il rischio di inondazioni. L’allarme ha fatto salire in fretta il prezzo del petrolio negli scambi mattutini. Il light crude è tornato sopra i 96 dollari al barile, in rialzo anche il Brent che ha segnato quota 94 dollari.
     
    - Georgia elezioni. A sorpresa il presidente dell’ex Repubblica sovietica, Mikhail Saakashvili, ha annunciato la convocazione di nuove elezioni per il prossimo 5 gennaio. Una decisione scattata in seguito alle manifestazioni di piazza segnate dagli scontri tra la polizia e i dimostranti. Si attende la revoca dello stato d’emergenza, mentre sembra imminente l’espulsione dalla Russia di tre diplomatici georgiani in risposta alla precedente espulsione di altri tre funzionari dell’ambasciata russa di Tbilisi.

    - Vertice in Cile. La coesione sociale latinoamericana è al centro del 17.mo Vertice iberoamericano che si è aperto ieri a Santiago del Cile. Una riunione, in programma fino a domani, alla quale partecipano i rappresentanti di 20 nazioni ed i delegati di Spagna e Portogallo. Parallelamente si è aperto, sempre in Cile, il vertice dei Popoli che gli organizzatori non intendono però mettere in contrapposizione con l’assise di Santiago. Il nostro servizio:


    Lanciare un programma di interventi in linea con i problemi della gente: così il ministro degli Esteri cileno, Alejandro Foxley, ha spiegato il senso del vertice di Santiago del Cile. Una riunione, alla quale interverrà anche il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, e che produrrà due documenti: il Piano d’azione per i prossimi 12 mesi e la cosiddetta “Dichiarazione di Santiago”. Nessuna attenzione ai casi specifici come Cuba, Venezuela e Bolivia, “per evitare - ha detto- Foxley - polemiche sul diritto di questa o quella nazione di fregiarsi del titolo di 'democratica'”. Dunque, riflettori puntati sulle conseguenze della globalizzazione, che se da un lato ha fatto crescere l’economia - in incremento negli ultimi 5 anni del 4,5 per cento - ha consentito dall’altro la disuguaglianza sociale, l’emarginazione, l’iniquità. La regione è ricca di materie prime, ma sembra incapace di produrre un modello economico autonomo nonostante i buoni dati dell’inflazione, scesa al 6,4 per cento rispetto all’849 per cento di dieci anni fa. Manca però l’innovazione e la ricerca che renda questa economia concorrenziale rispetto alle economie occidentali. La discussione al vertice di Santiago è ripartita dai risultati della scorsa edizione, tenutasi in Uruguay, che aveva dibattuto sulle conseguenze delle migrazioni all’interno delle economie e delle società nei Paesi iberoamericani. Ma si è partiti anche dagli incontri di Madrid di giugno, dove si è discusso di una profonda ristrutturazione della società latina e caraibica in senso più democratico ed egualitario. Si concluderà sabato nello stadio Nazionale di Santiago, il vertice dei popoli che si è aperto ieri nella capitale cilena. Un appuntamento scandito da conferenze, seminari e dibattiti. Sono attese all’interno dell’impianto almeno 20 mila persone che ascolteranno gli interventi di alcuni presidenti come Evo Morales (Bolivia), Daniel Ortega (Nicaragua), Rafael Correa (Ecuador), Hugo Chávez (Venezuela). “Un incontro di movimenti e organizzazioni sociali e politiche di base” hanno precisato gli organizzatori, sgombrando il campo a quanti hanno definito la riunione un contro-vertice rispetto alla conferenza iberoamericana. Si attende anche la messa a punto di un documento che verrà consegnato proprio ai partecipanti del vertice di Santiago.
     
    - Somalia-scontri. Cresce la tensione a Mogadiscio. Ameno 51 persone, tra cui numerosi civili, sono morte nei combattimenti scoppiati dopo l’uccisione di 10 soldati etiopi, di stanza nella capitale somala per sostenere il fragile governo ad interim. Il tutto è scaturito dalla dura reazione delle truppe di Addis Abeba, che si sono sentite provocate nell'assistere a scene di giubilo dinanzi al corpo di un loro compagno, trascinato dalla folla per la città.

    - Germania-Muro di Berlino. Celebrazioni sotto tono in tutto il Paese per il 18.mo anniversario del crollo del muro. Il cancelliere, Angela Merkel, è negli Stati Uniti per una visita al presidente americano, George W. Bush nel suo ranch texano. Il Bundestag ha approvato oggi la costruzione di un monumento all’unità e alla libertà di Berlino per ricordare la rivoluzione pacifica nella ex DDR avvenuta nell’autunno del 1989. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 313

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