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06/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Storico incontro in Vaticano tra il Papa e il re dell’Arabia Saudita. Sottolineato l’impegno per la pace e il dialogo interreligioso
  • La scienza sia sempre a servizio della dignità dell’uomo: per il mese di novembre, il Papa chiede ai fedeli di pregare per quanti si dedicano alla ricerca medica
  • Presentato in Sala Stampa vaticana il Congresso internazionale "Ontogenesi e vita umana", ospitato al "Regina Apostolorum"
  • La dignità della persona dovrebbe logicamente sostituirsi alla volontà sovrana degli Stati: così l'arcivescovo Celestino Migliore in un intervento all'ONU
  • Il coraggio dell'annuncio cristiano: lo esorta il Papa ai Superiori maggiori italiani, riuniti in Assemblea generale
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Segretariato della COMECE presenta, in un documento, proposte all'Unione Europea per rispondere in modo più adeguato alle esigenze delle famiglie
  • Scomparso a 86 anni Enzo Biagi, firma tra le più prestigiose del giornalismo scritto e televisivo italiano. Il ricordo del cardinale Ersilio Tonini
  • Presentati all’Università Cattolica di Milano i due libri del cardinale vicario, Camillo Ruini: il terzo volume di “Chiesa del nostro tempo” e “Chiesa contestata”, rassegna di grandi questioni, dalla bioetica al mondo giovanile

  • La Parola di Dio nel segno di Maria guida il cammino del Rinnovamento nello Spirito Santo: il bilancio del presidente, Salvatore Martinez, dopo la Conferenza di Rimini
  • Chiesa e Società

  • A Firenze, le celebrazioni per i 30 anni dalla morte di Giorgio La Pira
  • Il presidente dei vescovi romeni, mons. Robu, dopo l'omicidio Reggiani si augura che i colloqui tra Italia e Romania "abbiano un esito positivo”
  • Turchia. Nell’anniversario della morte di San Giovanni Crisostomo, nel 407 d.C., riuniti ad Antiochia oltre 300 cristiani per la pace in Medio Oriente
  • Alluvioni in Messico: il presidente Calderón chiede “aiuto al mondo". L’impegno della Chiesa locale
  • Mobilitazione e solidarietà della Chiesa della Repubblica Dominicana dopo il passaggio del temporale tropicale Noel
  • Uganda: capo della guerriglia chiede perdono per le violenze inferte alla popolazione nel nord del Paese
  • Etiopia. Ad Addis Abeba, Congresso su “Cure dermatologiche per tutti, un diritto umano fondamentale”
  • Madagascar. Chiuso il Sinodo ecclesiale su “Il sacerdote del terzo millennio”
  • Il Movimento dei Focolari lancia una Campagna per le famiglie povere del Terzo mondo
  • Ieri, a Palermo, "Giornata della memoria” per i caduti nella lotta alla mafia
  • Mons. Betori al Convegno della CEI per i 50 anni della "Fidei Donum": “La missione non è proselitismo, né egemonia”
  • Mons. Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, nuovo presidente della Conferenza episcopale francese
  • Inaugurato il nuovo anno accademico del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia
  • Carismatici: Matteo Calisi rieletto presidente della Catholic Fraternity
  • 24 Ore nel Mondo

  • Fiammata di violenza in Afghanistan. Almeno 90 i morti in un attentato kamikaze contro un convoglio di parlamentari
  • Il Papa e la Santa Sede



    Storico incontro in Vaticano tra il Papa e il re dell’Arabia Saudita. Sottolineato l’impegno per la pace e il dialogo interreligioso

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto in tarda mattinata, in Vaticano, il re dell'Arabia Saudita Abdallah Bin Abdulaziz Al Saud, con il seguito. Si tratta di un evento che a ragione può essere definito storico: è, infatti, la prima visita di un re dell'Arabia Saudita al Papa. Successivamente, il sovrano ha incontrato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che era accompagnato dal segretario per i Rapporti con gli Stati, l'arcivescovo Dominique Mamberti. Sui temi affrontati nell’udienza, ci riferisce Alessandro Gisotti:


    I colloqui, si legge nella nota della Sala Stampa, “si sono svolti in un clima di cordialità e hanno permesso di toccare temi che stanno a cuore” al Papa e al re saudita. “In particolare - informa la nota - si sono ribaditi l’impegno in favore del dialogo interculturale ed interreligioso, finalizzato alla pacifica e fruttuosa convivenza tra uomini e popoli, e il valore della collaborazione tra cristiani, musulmani ed ebrei per la promozione della pace, della giustizia e dei valori spirituali e morali, specialmente a sostegno della famiglia”. Nell’augurio di prosperità a tutti gli abitanti del Paese da parte delle autorità vaticane, “si è fatto menzione della presenza positiva e operosa dei cristiani”. Non è mancato, infine, conclude la Sala Stampa, “uno scambio di idee sul Medio Oriente e sulla necessità di trovare una giusta soluzione ai conflitti che travagliano la regione, in particolare quello israeliano-palestinese”.

     
    Nell’edizione odierna, L’Osservatore Romano, sottolinea che grazie a re Abdallah il regno saudita “ha assunto negli ultimi anni un importante ruolo di mediatore nei conflitti nel Vicino e nel Medio Oriente”. Alla visita del sovrano saudita, prosegue il quotidiano, possono ben adattarsi le parole con cui il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, ha recentemente definito le relazioni tra cristiani e musulmani. "La cosa importante - ha sottolineato il porporato - è conoscersi, conoscersi, conoscersi. Ognuno di noi ha sempre qualcosa da imparare dall'altro”.

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    La scienza sia sempre a servizio della dignità dell’uomo: per il mese di novembre, il Papa chiede ai fedeli di pregare per quanti si dedicano alla ricerca medica

    ◊   Pregare per “coloro che si dedicano alla ricerca medica e quanti sono impegnati nell’attività legislativa”, affinché “nutrano sempre un profondo rispetto per la vita umana, dal suo inizio sino al suo naturale compimento”. E’ quanto chiede Benedetto XVI nelle intenzioni di preghiera generale per il mese di novembre. Proprio alla difesa dell’uomo e della sua dignità, il Papa ha dedicato numerosi interventi magisteriali. Ripercorriamo alcuni di questi momenti nel servizio di Alessandro Gisotti:
     
    La scienza “non venga mai utilizzata contro la vita umana e la sua dignità” ma sempre al suo servizio. Fin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI richiama l’intangibilità di questo principio. La difesa della vita non è un “interesse cattolico”, ma un servizio all’uomo. Il Papa lo sottolinea con forza parlando alla CEI, il 30 maggio 2005, mentre in Italia è acceso il confronto riguardante la Legge 40 sulla procreazione assistita:

     
    "Qui non lavoriamo per interessi cattolici, ma sempre per l’uomo, Creatura di Dio”. (applausi)
     
    La Chiesa non è nemica della scienza, ribadisce il Papa, che parlando all’ambasciatore britannico, il 23 dicembre del 2005, mette in guardia “dalle implicazioni etiche insite nel progresso scientifico e tecnologico, soprattutto nel campo della ricerca medica”. Il 27 febbraio 2006, poi, ricevendo in udienza i membri della Pontifcia Accademia per la Vita, Papa Benedetto ricorda che Dio non fa differenza tra il “neoconcepito nel grembo di sua madre” e il bambino o l’uomo anziano, perché “in ognuno di essi vede l’impronta della propria immagine e somiglianza”. La ricerca medica non può dunque procedere senza limiti:
     
    "Il Magistero della Chiesa ha costantemente proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento sino alla sua fine naturale. Questo giudizio morale vale già agli inizi della vita di un embrione, prima ancora che si sia impiantato nel seno materno, che lo custodirà e nutrirà per nove mesi fino al momento della nascita".

     
    L’essere umano, progetto di Dio, “non può mai venire ridotto a un mezzo”. Il Pontefice affronta la questione antropologica in un discorso alla Congregazione per l’educazione cattolica, il primo aprile del 2006:
     
    "Occorre dire con forza che l'essere umano non può e non deve essere mai sacrificato ai successi della scienza e della tecnica: ecco perché appare in tutta la sua importanza la cosiddetta questione antropologica, che per noi, eredi della tradizione umanistica fondata su valori cristiani, va affrontata alla luce dei principi ispiratori della nostra civiltà".

     
    Benedetto XVI si sofferma nuovamente sul valore autentico del progresso scientifico, nell’udienza alla Pontificia Accademia delle Scienze, il 6 novembre scorso:

     
    "Man cannot place in science and technology so radical…"
     
    “L'uomo - è il richiamo del Papa - non può riporre nella scienza e nella tecnologia una fiducia talmente radicale e incondizionata da credere che il progresso scientifico e tecnologico possa spiegare qualsiasi cosa e rispondere pienamente a tutti i suoi bisogni esistenziali e spirituali”. La scienza, avverte il Pontefice, “non può sostituire la filosofia e la rivelazione rispondendo in modo esaustivo alle domande più radicali dell'uomo: domande sul significato della vita e della morte, sui valori ultimi, e sulla stessa natura del progresso”. Sul tema della ricerca scientifica, il Papa torna a riflettere anche nel discorso al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, l’8 gennaio di quest’anno, sottolineando i rischi insiti in una scienza senza regole:
     
    "Formes d’agression à la vie sont commises parfois…"

     
    “Forme di aggressione alla vita - afferma il Pontefice - sono talvolta commesse sotto l’apparenza della ricerca scientifica”. Si fa largo, prosegue, “la convinzione che la ricerca non abbia altre leggi all’infuori di quelle che vuole darsi e che non abbia alcun limite alle proprie possibilità”. Da ultimo, parlando ai farmacisti cattolici, lunedì 29 ottobre, Benedetto XVI torna a levare alta la voce in difesa della dignità dell’uomo, soprattutto se malato:

     
    "Nulle personne ne peut être utilisée..."
     
    “Nessuna persona - afferma - può essere usata, in modo sconsiderato, come un oggetto per la realizzazione di sperimentazioni terapeutiche”. La ricerca di un bene per l'umanità, ripete ancora, “non può essere realizzata a scapito del bene delle persone curate”.

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    Presentato in Sala Stampa vaticana il Congresso internazionale "Ontogenesi e vita umana", ospitato al "Regina Apostolorum"

    ◊   “Scienza e fede nel Terzo millennio: l’identità dell’embrione”. Presentato stamane in sala stampa vaticana il Congresso internazionale “Ontogenesi e vita umana”, che si terrà Roma dal 15 al 17 novembre prossimi, presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”. Il servizio di Roberta Gisotti:

     Un tema di grande rilievo per la società intera, che solleva quesiti ineludibili sull’uomo che interpellano scienza e fede per arrivare a definire l’identità dell’embrione. Il Congresso porrà a confronto i diversi campi del sapere, per dibattere sui concetti di individuo e di organismo da diversi punti di vista, biologico, biomedico, filosofico, teologico, bioetico e giuridico.

     
    A presiedere la conferenza stampa è stato mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, coadiuvato dai professori Pietro Ramellini, docente di Scienza e fede all’Ateneo Regina Apostolorum, Rafael Pascual decano della Facoltà di Filosofia nello stesso Ateneo, e Giuseppe Noia, docente di Medicina dell’età prenatale all’Università Cattolica del Sacro Cuore.

     
    Mons. Ravasi, ha aperto la Conferenza con un ricordo commosso del giornalista Enzo Biagi, suo caro amico da 20 anni, che aveva, ha detto, “un’anima spontaneamente cristiana” e che sempre si è riferito nella sua vita e nella professione ad un modello etico, che ha applicato a sé e agli altri:

     
    "Lui non amava, come sapete il giornalismo - così come anche Montanelli - un certo giornalismo attuale, che ama l’aggressività; la persona viene quasi costretta ad entrare nell’interno di una trappola, perché cada e riveli anche magari i suoi aspetti più oscuri. No, egli ricostruiva, invece, la verità di una persona anche amara, anche oscura, proprio attraverso questo confronto con l’altro, che era però sempre un confronto - come ho detto - non neutro, non asettico, non indifferente".

     
    Il presidente del Pontificio Consiglio per la cultura ha poi cosi sottolineata l’importanza di questo Congresso:

     
    "Questo tema del rapporto tra scienza e teologia è, a mio avviso, un rapporto nodale, decisivo, che deve essere condotto con rigore, ma anche lasciando cadere tanti luoghi comuni. Adesso si procede - ne siete consapevoli anche voi - con molti stereotipi. Stereotipi anche da parte nostra, da parte ecclesiastica - devo dire - oltre che da parte laica. E’ necessario veramente che questo discorso continui e continui in maniera vivace, intensa e libera. E soprattutto tenendo conto delle tre traiettorie che qui sono indicate. La prima: l’insegnamento e quindi l’orizzonte accademico, che non è quello dell’immediata divulgazione. Il secondo livello è quello della ricerca ed è uno dei capitoli più delicati, più tormentati anche perché coinvolge evidentemente problemi 'brutali' economici. La società che non ricerca, che non si interroga è una società cadente, stanca, faticosa. Il mondo di oggi non si pone più le grandi domande. Ed infine, la divulgazione".
     
    Mons. Ravasi ha infine rivendicato il ruolo della riflessione teologica che deve poter entrare nel dibattito scientifico per avere un senso autentico dell’uomo.

     
    Questo Congresso fa parte del progetto STOQ, sigla che sta per Scienza, Teologia e Quesiti Ontologici. Progetto che coinvolge sei Università romane - Lateranense, Gregoriana, Salesiana, Santa Croce, San Tommaso, oltre l’Ateneo Regina Apostolorum - coordinate dal Pontifico Consiglio per la Cultura e con il sostegno della John Templeton Foundation ed altre istituzioni.

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    La dignità della persona dovrebbe logicamente sostituirsi alla volontà sovrana degli Stati: così l'arcivescovo Celestino Migliore in un intervento all'ONU

    ◊   Il tema dei diritti umani è stato al centro dell'intervento a New York dell'osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. L’arcivescovo, dopo aver ricordato che è passato più di un anno dalla creazione del Consiglio dei diritti dell'uomo, esprime apprezzamento per “gli sforzi compiuti per consolidare la nuova istituzione”. Ma allo stesso tempo - aggiunge - diventano sempre più ardue le sfide per salvaguardare questi diritti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

     
    Nel diritto e davanti alla coscienza morale della comunità internazionale la dignità dell’uomo - osserva mons. Migliore - “appare come la fonte da cui nascono tutti i diritti”. La dignità della persona, spiega il presule, “dovrebbe logicamente sostituirsi alla volontà sovrana ed autonoma degli Stati” e divenire la base di ogni sistema giuridico, compreso quello internazionale. Questo - afferma l’arcivescovo - dovrebbe essere un “processo irreversibile” ma, tuttavia, si può constatare che “in numerosi Paesi la realizzazione di tale principio non è accompagnata da un rispetto tangibile dei diritti dell’uomo”. Una visione panoramica del mondo - sottolinea poi mons. Migliore - ci mostra, infatti, una situazione preoccupante per quanto riguarda il rispetto di tali diritti. Il rappresentante vaticano fa notare quindi che, se si considerano tutti i diritti enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e negli accordi internazionali, “non ce ne è nessuno che non sia seriamente violato o trascurato in numerosi Paesi”, anche in Stati membri del nuovo Consiglio. Ciò deriva spesso dalla convinzione, ancora ben radicata, che è il potere a determinare il contenuto dei diritti dell'uomo. Tale visione, sostiene il presule, “permette troppo facilmente di ricorrere a pratiche inconciliabili con la dignità dell’uomo”. “Negare, in alcune circostanze, il diritto alla vita”, pretendere di “controllare la coscienza dei cittadini e l’accesso all’informazione” sono alcuni esempi in cui vengono “messi in ridicolo” i diritti dell’uomo.

     
    Altre gravi violazioni - prosegue mons. Migliore - si verificano quando si reprimono i dissidenti politici, si impone una politica delle nascite senza tenere conto della decisione dei genitori, si limita indistintamente l’immigrazione e si soffoca la libertà religiosa. Tutti gli Stati, auspica quindi l’Osservatore della Santa Sede, dovrebbero assumere individualmente e collettivamente la responsabilità di far applicare i diritti dell’uomo nelle varie aree del mondo. Mons. Migliore ricorda, inoltre, che un gran numero di religioni è diventato vittima di oltraggi: sia contro i fedeli, sia contro simboli spirituali o morali. Ciò - avverte - “costituisce un fenomeno inquietante che minaccia la pace e la stabilità sociale, e mette in pericolo la dignità dell'uomo”. Per questo – conclude - occorre auspicare che il Consiglio dei diritti dell’uomo metta a punto ed adotti una nuova risoluzione sul rispetto del “diritto alla libertà religiosa dei fedeli di tutte le religioni, senza eccezione”.

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    Il coraggio dell'annuncio cristiano: lo esorta il Papa ai Superiori maggiori italiani, riuniti in Assemblea generale

    ◊   Benedetto XVI scrive ai Superiori Maggiori di tutta Italia, riuniti in Provincia di Imperia, per la loro 47.ma Assemblea generale. L’auspicio del Papa - come sottolinea il telegramma di saluto inviato a nome del Pontefice dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone – è che l’importante incontro, apertosi ieri, "susciti un rinnovato e coraggioso impegno di annuncio evangelico e di testimonianza cristiana".

    Annuncio e testimonianza in una società multireligiosa sono, infatti, i due argomenti principali dell’appuntamento in terra ligure, che riunisce oltre 150 religiosi. Questa mattina il tema è stato declinato sia nella relazione del segretario della Congregazione per la dottrina della fede, mons. Angelo Amato, sia nell’omelia della Messa presieduta dal nunzio apostolico in Italia, mons. Giuseppe Bertello. Il dialogo - è la tesi sostenuta da entrambi - non deve sostituire l’annuncio esplicito del Vangelo, “è un elemento significativo dell’evangelizzazione, ma non il tutto”, ha ricordato il nunzio. Mons. Amato ha poi aggiunto: “Il cristiano in dialogo non può nascondere o tacere la verità della sua fede, fondata sul mistero di Gesù Cristo, figlio di Dio Incarnato”. Questo non significa mancare di rispetto alla libertà dei cattolici di altre religioni - ha affermato il presule - perché la libertà non può mai essere disgiunta dalla verità”.

    Ieri, nella prolusione dell’Assemblea, anche il presidente dei religiosi italiani, don Alberto Lorenzelli, aveva sostenuto la necessità per i consacrati di essere uomini del dialogo, senza dimenticare l’annuncio di Cristo. Un binomio, questo, sul quale l’Assemblea continuerà a riflettere fino a venerdì. (Da Imperia, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)

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    Oggi in Primo Piano



    Il Segretariato della COMECE presenta, in un documento, proposte all'Unione Europea per rispondere in modo più adeguato alle esigenze delle famiglie

    ◊   Il Segretariato della Commissione degli episcopati della Comunità Europea (COMECE) ha presentato ieri, a Bruxelles, il documento dal titolo “Proposta per una strategia dell’Unione Europea a favore delle coppie e delle famiglie”. Il testo non intende mettere in discussione l’attuale accordo, nell’Unione Europea, sulle competenze degli Stati membri in materia di diritto di famiglia e politiche familiari. Si vuole invece promuovere il dibattito su quanto le istituzioni comunitarie “possono fare nell’ambito delle proprie competenze”. Sulle proposte e indicazioni contenute nel documento per “aiutare le coppie sposate” e “sostenere i genitori nei loro compiti educativi”, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, Alessandro Calcagno, consulente giuridico della COMECE:


    R. - Abbiamo tenuto conto del fatto che l’Unione Europea non gode di una vera e propria competenza in materia di famiglia e, pertanto, abbiamo proposto una serie di suggerimenti, come il sostegno ai genitori rispetto ai rischi legati all’utilizzo di Internet o dei telefoni cellulari da parte dei minori. Abbiamo formulato proposte riguardo all’utilizzo di videogames brutali e violenti, rispetto ai quali riteniamo che la politica dell’Unione Europea non abbia fatto abbastanza. Ma caldeggiamo anche maggiore sostegno della lotta alla povertà minorile, che è un altro aspetto sul quale ci siamo concentrati. Nel documento, ci siamo soffermati sul problema dell’integrazione delle famiglie migranti con specifico riferimento ai ricongiungimenti familiari, che è un tema molto caro anche al Santo Padre. Un altro aspetto che abbiamo sottolineato riguarda la strategia in materia di sicurezza. Un‘iniziativa, questa, della Commissione Europea di fine giugno che prenderà in considerazione anche la possibilità di contribuire ad una migliore conciliazione della vita lavorativa e della vita familiare. Abbiamo sottolineato, peraltro, che il principio di sussidiarietà richiede che venga lasciato alla competenza degli Stati membri la possibilità di regolare le conseguenze legali di eventuali unioni registrate o unioni di fatto.

     
    D. - Quindi, l’obiettivo è quello di cercare delle soluzioni e delle proposte, partendo dalla politica attuale dell’Unione Europea sulla famiglia, dalle competenze attuali. Ci sono anche delle sollecitazioni dei vescovi europei in tema di famiglia?

     
    R. - Abbiamo cercato di tener conto di questo aspetto, sottolineando principalmente il fatto che la Chiesa considera il matrimonio tra un uomo ed una donna come un Sacramento di amore e, quindi, supporta, incoraggia e promuove la famiglia fondata sul matrimonio come soluzione ideale per assicurare la stabilità della famiglia stessa e garantire quindi, anche ai figli, un fondamento solidissimo per la costruzione del loro futuro. Di conseguenza, per la costruzione stessa del futuro dell’Europa, che dipende chiaramente dalle nuove generazioni.

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    Scomparso a 86 anni Enzo Biagi, firma tra le più prestigiose del giornalismo scritto e televisivo italiano. Il ricordo del cardinale Ersilio Tonini

    ◊   Il mondo del giornalismo italiano è in lutto, per la scomparsa di Enzo Biagi, “firma” tra le più prestigiose sia della carta stampata che della televisione nazionale. Ricoverato da alcuni giorni nella clinica milanese di Capitanio, il giornalista si è spento questa mattina verso le otto, all’età di 87 anni. Il mondo politico, culturale e mediatico italiano si è unito al cordoglio della famiglia, che ha confermato che i funerali di Biagi si svolgeranno dopodomani a Pienaccio, il paesino emiliano dove il cronista e autore di dozzine di saggi e romanzi di successo era nato il 9 agosto 1920. Alessandro De Carolis tratteggia il carattere umano e professionale di Biagi, con l’aiuto di un suo caro amico, il cardinale arcivescovo emerito di Ravenna, Ersilio Tonini:


    Il suo modo di essere cronista è rimasto immune dalle mode, che hanno rivoluzionato la maniera di veicolare l’informazione dal dopoguerra a oggi. La sobrietà dello stile - costantemente ricercata anche nel suo caratteritico eloquio quasi sommesso davanti alle telecamere - è rimasta uguale a se stessa mentre attorno la notizia “urlata”, a “pugno nello stomaco”, si imponeva sempre più spesso come codice non scritto del giornalismo. Una sobrietà però unita inestricabilmente all’ironia, spinta talvolta fino al disincanto, quando il suo giudizio sui fatti si faceva stringente o caustico. Sempre sottovoce, però: nell’epoca attuale, della frenesia informativa, la calma dissonante del cronista Enzo Biagi resta probabilmente una delle eredità sulle quali riflettere per chi fa informazione nel concitato villaggio globale del 21.mo secolo e che rischia di non “pensarla” a sufficienza, di non riflettere cioè a fondo sulle cause che originano i fatti. Il suo giudizio sul giornalismo. Ecco un’opinione di Biagi resa ai microfoni della Radio Vaticana, una decina di anni fa:

     
    “Il giornalismo esercita la funzione dello specchio; sarà più o meno deformato, ma in qualche modo descrive, riflette una società. E' una cosa assurda pretendere che ci siano dei giornalisti molto migliori dei giudici, della classe dirigente, dei militari. Non esistono isole felici e, quindi, non c’è neanche una categoria che sia completamente fatta da virtuosi, ma c’è tanta gente di buona volontà, che può avere come scusante per inevitabili difetti la buona fede”.

     
    Difficile ripercorre le tappe di una carriera che coincide praticamente per intero con una vita lunga e ricca di soddisfazioni. Meglio affidarsi ai ricordi di un amico di vecchia data, conterraneo e insieme “collega”. Il cardinale Ersilio Tonini ricorda di quando, nel 1991, Biagi gli propose di realizzare insieme la trasmissione “I dieci comandamenti” e di come ciò gli valse l’apprezzamento di Giovanni Paolo II:

     
    "Circa 25 anni fa ci fu una grande sciagura qui al porto di Ravenna: tredici ragazzi che morirono in una stiva di una nave. In quella circostanza, facemmo il funerale qui in cattedrale ed io tenni l’omelia dai toni forti. Biagi era presente e fu molto colpito, così mi telefonò e mi disse di voler realizzare una piccola intervista e dopo mi disse di ritenere che il mio fosse uno stile adatto alla televisione. Un’altra volta mi chiamò e mi fece una proposta, quella dei Dieci Comandamenti: io mi spaventai e quindi dissi immediatamente di no, ma poi capii che era una cosa opportuna e, in realtà, fu una grande cosa, perché si poté fare veramente tanto bene. A questo proposito, mi viene in mente l’incontro che avemmo con Papa Giovanni Paolo II, quando fui fatto cardinale. In quell’occasione, come si usa, presentai i miei parenti ed i miei amici al Papa e quando arrivai a lui dissi: 'Santo Padre, questo è Biagi, con il quale abbiamo fatto tante cose in TV'. Il Papa rispose dicendo: 'Speriamo che le abbiate fatte tutte buone'. Enzo Biagi rispose: 'Sì, Santo Padre abbiamo presentato i Dieci Comandamenti'. Allora il Papa osservò: 'Speriamo che li abbiate presentati tutti'. E Biagi, di nuovo: 'Sì, Santo Padre, proprio tutti!'. Il Papa allora disse: 'Vi ringrazio a nome di Mosè'. Per lui questo fu davvero un grande ricordo.

    Il presidente della Repubblica italiana - tra i moltissimi esponenti del mondo politico e culturale che hanno voluto ricordare la figura di Biagi - ha scritto in un messaggio che "scompare con Biagi una grande voce di libertà". Ma com'era l'uomo sotto il professionista? Ancora il cardinale Tonini:
     
    "Era un uomo di una umanità intensa, attenuata dal gusto dell’ironia. Aveva la capacità di cogliere gli aspetti ed i limiti della vita umana, ma sempre con senso di pietà. Una cosa non accettava ed era la prepotenza, così come l’uso della ricchezza come strumento di dominio. Il suo è stato un giornalismo realistico ed un poco ironico, caratterizzato cioè da quella ironia che un buon giornalista usa di fronte a coloro che nella vita fanno gli sbruffoni. In fondo, era rimasto il 'montanaro' delle montagne bolognesi, che andava sempre ed ancora alla ricerca di segni di umanità, di tenerezza familiare".

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    Presentati all’Università Cattolica di Milano i due libri del cardinale vicario, Camillo Ruini: il terzo volume di “Chiesa del nostro tempo” e “Chiesa contestata”, rassegna di grandi questioni, dalla bioetica al mondo giovanile
     

    ◊   Sono stati presentati ieri all’Università Cattolica di Milano due libri del cardinale Camilllo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma: “Chiesa Contestata” e "Chiesa del nostro tempo, volume III”. A coordinare la presentazione è stato il rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi. Tra i relatori, oltre all’autore, il prof. Ernesto Galli della Loggia, Giuliano Ferrara e il cardinale patriarca di venezia, Angelo Scola. Il servizio di Fabio Brenna:


    “Meglio contestati che irrilevanti”. Una constatazione, questa, del cardinale vicario, Camillo Ruini, a proposito dei cattolici nella società postmoderna, che diventa una linea guida per una Chiesa che non rinuncia al suo compito di indicare all’uomo di oggi le verità di sempre. Temi, questi, che tornano nelle due opere del cardinale Ruini presentate all’Università cattolica di Milano: “Chiesa del nostro tempo - terzo volume”, la raccolta delle prolusioni alle assemblee generali della Conferenza episcopale italiana, e “Chiesa contestata”, una rassegna di grandi questioni, famiglia, bioetica, Chiesa e missione, giovani, politiche e questioni sociali, lette da una prospettiva di fede. Ma sentiamo il cardinale Camillo Ruini su questa Chiesa contestata:

    “Il titolo ‘Chiesta contestata’ è stato scelto dopo la mia famosa frase ‘meglio contestati che irrilevanti’, che vuol dire che il cristiano non può per quieto vivere, per evitare contestazioni e polemiche, rinunciare ad esprimere e proporre la sua fede. Ma il titolo non sottintende una Chiesa sotto continuo attacco e in posizione difensiva. La Chiesa non è e non vuole essere in posizione difensiva. Certamente si esprime con chiarezza, anche quando le sue parole non incontrano il favore di tutti”.

     
    Si autodefinisce “animale politico” il cardinale Ruini, a cui è sempre stato rimproverata una sorta di interventismo politico. La sfida, però, per il cardinale si sposta ora sul piano della scienza:

    “Oggi, avviene questo passaggio epocale sia per il cambio del costume, il cambio dei comportamenti, sia perché l’uomo si è impadronito della possibilità di modificare geneticamente se stesso. Questo fatto avrà delle conseguenze culturali e sociali rilevantissime, che noi dobbiamo affrontare in maniera consapevole, tenendo conto del valore che l’uomo ha in se stesso. Come dice Kant: ‘L’uomo è sempre un fine, non può mai essere ridotto ad un mezzo’”.

    A sottolineare il contributo dato dal cardinale Ruini non solo alla Chiesa ma alla cultura italiana, sono intervenuti due laici come Ernesto Galli Della Loggia e Giuliano Ferrara. Quest’ultimo ha coniato per Ruini la definizione di “cardinale filosofo”, mentre Galli Della Loggia ha analizzato i 16 anni di guida della CEI come la riproposizione del cristianesimo come baluardo dopo il crollo delle ideologie e il sopravanzare come risposta del mercato e dell’individualizzazione dei diritti umani. E’ un cristianesimo che sa dare delle risposte anche a temi scomodi e di estrema attualità come la politica in Italia sul tema dell’immigrazione. Sentiamo ancora il cardinale Ruini:

    “Esattamente, come ha detto il Santo Padre nell’Angelus di domenica, l’accoglienza che si sposa con la sicurezza, con il rispetto della legalità. L’una senza l’altra fa sì che finisca per venir meno anch’essa. Non c’è vera accoglienza se non c’è legalità e sicurezza. Non è possibile. D’altra parte, senza accoglienza, la nostra situazione diventerebbe più critica e non meno critica”.

    Il Patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, ha invece voluto sottolineare l’importanza di quel progetto culturale della Chiesa italiana che, decollato nel 1994, ha consentito di dare rilevanza pubblica al cristianesimo. (Da Milano per Radio Vaticana, Fabio Brenna)

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    La Parola di Dio nel segno di Maria guida il cammino del Rinnovamento nello Spirito Santo: il bilancio del presidente, Salvatore Martinez, dopo la Conferenza di Rimini

    ◊   Ripartire dalla Parola di Dio per impegnarsi con entusiasmo in una rinnovata evangelizzazione: è l’impegno preso dal Rinnovamento nello Spirito Santo, a conclusione della 31.ma Conferenza animatori, tenutasi a Rimini in questi giorni. Per un bilancio dell’evento e uno sguardo alle prospettive future, Alessandro Gisotti ha intervistato il presidente del movimento ecclesiale, Salvatore Martinez:


    R. - Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte ci ricorda che questo è il dovere che incombe più di ogni altro sulla Chiesa: evangelizzare, l’impegno di farsi servi della Parola. Noi ci accorgiamo che siamo quasi sotto l’effetto di un nubifragio di menzogne, di dubbi, di inganni ed è per questo che la Parola deve tornare a risplendere. La Parola vuole la verità, la Parola vuole le ragioni della vita, la Parola vuole le ragioni dell’amore. Pertanto, gli animatori sono stati sollecitati a riformulare il cammino dei gruppi e delle comunità con un forte impianto biblico, con un cammino programmatico, che consideri tutti gli ambienti, gli aspetti, le necessità della vita cristiana. Per questo, si ritorna a casa con un grande desiderio di sintonizzarsi con le attese di Benedetto XVI: l’anno della Parola, l’anno dell’evangelizzazione sotto lo sguardo di San Paolo.

     
    D. - Ci sono delle proposte particolari nate nell’ambito dell’evento di Rimini?

     
    R. - La Parola si fa cammino soprattutto nel segno di Maria, il prossimo anno, per noi. Maria ha avuto fretta di andare da Elisabetta e dare l’annuncio della venuta di Gesù. Noi vogliamo fare la stessa cosa. L’annuncio vogliamo darlo alle famiglie. Il 7 giugno del prossimo anno, intendiamo realizzare un grande pellegrinaggio delle famiglie per le famiglie, ripartendo dalla preghiera, ripartendo dal Rosario, ripartendo da Maria. Pertanto, sotto lo sguardo di Maria, che ha custodito la Parola, ma che ce la consegna, il 7 giugno del prossimo anno ci metteremo in cammino verso Pompei, per riconsegnare idealmente il nostro Paese, le nostre storie, a Maria.

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    Chiesa e Società



    A Firenze, le celebrazioni per i 30 anni dalla morte di Giorgio La Pira

    ◊   Il pensiero e la testimonianza di Giorgio La Pira “restano vivi nella nostra memoria e continuano a rivolgere alla collettività, e soprattutto ai giovani, un messaggio di coerenza e di impegno etico e culturale”. Così, il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato a Mario Primicerio, presidente della Fondazione Giorgio La Pira, in occasione delle celebrazioni, ieri a Firenze, nel trentennale della morte del “sindaco santo”, avvenuta il 5 novembre 1977. Deputato della Costituente, instancabile promotore di incontri per il dialogo e la pace, La Pira sarà presto elevato all’onore degli altari. Secondo Napolitano, l’insegnamento di La Pira è “volto a promuovere un tour di pace, nel rispetto dei diritti della persona e nel quadro di un dialogo aperto fra popoli e culture diverse”. Giorgio La Pira – ha affermato il capo dello Stato - è stata una “delle figure più significative della nostra Repubblica”, perché “ha saputo offrire alla vita politica e istituzionale del nostro Paese un altissimo contributo di rigore intellettuale e morale, operando sempre nel segno dei fondamentali valori della giustizia sociale e della solidarietà”. Il telegramma è stato letto in occasione della Conferenza su «La Pira, i popoli, la pace», tenuta all’Università di Firenze da Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale. L’incontro ha preceduto la Concelebrazione eucaristica in San Marco, presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, al termine della quale è stata benedetta la nuova sepoltura dell’ex sindaco di Firenze all’interno della stessa Basilica che lo vide spesso assorto in preghiera. La traslazione della salma dal cimitero di Rifredi era stata chiesta dalla stessa Congregazione nell’ambito del processo di Beatificazione aperto nel 1986 dal cardinale Silvano Piovanelli e i cui atti sono stati trasmessi a Roma, nel 2005, dal cardinale Ennio Antonelli. Adesso, come ha affermato lo stesso cardinale Saraiva Martins, la causa “cammina speditamente”. Del resto – ha concluso il porporato – La Pira “è veramente luce sul candelabro, città sul monte e perciò è ben giusta l’attesa trepidante che venga presto il giorno in cui la sua luce possa illuminare tutta la Chiesa con la sua elevazione all’onore degli altari”. (A cura di Roberta Moretti)

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    Il presidente dei vescovi romeni, mons. Robu, dopo l'omicidio Reggiani si augura che i colloqui tra Italia e Romania "abbiano un esito positivo”

    ◊   “Spero che i contatti che ci saranno tra le autorità romene e italiane abbiano un esito positivo e possano risolvere questa situazione. E’ ben nota l’amicizia che esiste tra i nostri popoli. Purtroppo questo clima di nervosismo non favorisce il dialogo”: è l’augurio che in un’intervista all’agenzia Sir esprime l'arcivescovo di Bucarest, mons. Ioan Robu, presidente della Conferenza episcopale rumena, in merito all’omicidio di Giovanna Reggiani da parte di un'immigrato romeno e al dibattito politico apertosi in Italia e in Romania sull’immigrazione. “I cittadini romeni – afferma il presule - devono saper apprezzare l’accoglienza da parte dell’Italia e rispettare le regole della convivenza del popolo che li accoglie, offrendo garanzie di competenza nel lavoro e di onestà”. D’altra parte - aggiunge – “anche i romeni hanno bisogno di garanzie per quanto riguarda un lavoro regolare e una paga dignitosa che permetta di vivere in maniera decente. Certo che le autorità romene si devono impegnare molto di più a favore dei suoi cittadini con una politica di assistenza sociale, così da impedire l’esodo massiccio”. Riguardo all’Italia e al dibattito sulla sicurezza, mons. Robu afferma: “La decisione mi sembra che sia stata già presa. Ci sono romeni che sono stati espulsi”. Quindi, aggiunge una raccomandazione: “Sarebbe un peccato far sparire la storia di amicizia che lega i nostri popoli. E’ stata edificata nel tempo. E poi – conclude - non dobbiamo dimenticare che se è vero che la misura della giustizia è apprezzata soprattutto quando qualcuno ha commesso un crimine, è anche vero che esiste la misura della carità”. (R.M.)

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    Turchia. Nell’anniversario della morte di San Giovanni Crisostomo, nel 407 d.C., riuniti ad Antiochia oltre 300 cristiani per la pace in Medio Oriente

    ◊   Mentre i proclami bellici fra Turchia e Kurdistan si moltiplicano e i rischi di un nuovo conflitto si fanno sempre più forti, le piccole comunità cristiane nella parte sudorientale della Turchia e della Siria si riuniscono a pregare per la pace. L’occasione - spiega l'agenzia fides - è stata l’anniversario della morte di San Giovanni Crisostomo, scomparso nel 407 d.C.. Oltre 330 fedeli cristiani di diverse confessioni sono giunti da Aleppo ad Antiochia. Nella chiesa ortodossa della città, il metropolita greco ortodosso di Aleppo, mons. Paul Yazici, ha presieduto una solenne Celebrazione sotto la protezione di Maria, di cui è stata portata in processione con un’icona, e chiedendo l’intercessione di San Giovanni Crisostomo. Alla solenne celebrazione erano presenti sei vescovi: quattro di Aleppo (greco ortodosso, melchita, maronita e armeno cattolico); il vescovo greco ortodosso del Cile, mons. Sergio Habit; il vicario apostolico di Anatolia, mons. Luigi Padovese, con il segretario della Conferenza episcopale della Turchia, padre Mauro Pesce. I presuli hanno espresso la volontà delle diverse comunità cristiane di operare per la pace in Medio Oriente e in tutto il mondo. La Celebrazione è terminata con la recita del Padre nostro e la benedizione, che ha suggellato il cammino ecumenico delle comunità cristiane di Antiochia e Aleppo, per ribadire la loro solidarietà e comunione e pregare per la pace. (R.M.)

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    Alluvioni in Messico: il presidente Calderón chiede “aiuto al mondo". L’impegno della Chiesa locale

    ◊   Un appello alla “solidarietà e all’aiuto del mondo” è stato lanciato dal presidente del Messico, Felipe Calderón, che nel fine settimana si è recato per la terza volta nello Stato sud-orientale di Tabasco, devastato dalle inondazioni che hanno colpito l’80% del territorio (29 mila chilometri quadrati), con un bilancio complessivo di un milione di disastrati. Come riferisce l’agenzia Misna, il capo dello Stato ha chiesto ai messicani di “unire gli sforzi e inviare tutto l’aiuto possibile ai fratelli di Tabasco, lasciando da parte le divergenze e gli interessi personali per salvaguardare l’interesse nazionale”. Intanto, in un comunicato ripreso dall’agenzia Fides, la Conferenza episcopale messicana ha invitato a realizzare una colletta nazionale e a manifestare la solidarietà, oltre ad unirsi con la preghiera ai fratelli disastrati. “Quando si tratta delle emergenze in territorio nazionale - si legge nel comunicato - l'esperienza ci insegna l'importanza di appoggiare le fasi di riabilitazione e di ricostruzione. Tuttavia, data la grandezza di questo disastro è necessario intervenire anche direttamente in questa fase di emergenza”. Secondo i presuli, questi fenomeni "finiscono per rivelarci il dramma della povertà e la sua ampiezza, come la vulnerabilità di milioni di messicani che vivono in luoghi ad alto rischio, perché la miseria e la povertà li hanno portati ad abitare con le famiglie in zone emarginate." Secondo stime dell’esercito, mobilitato per l’emergenza, sono ancora 80 mila gli alluvionati che attendono di essere tratti in salvo in una ventina di centri abitati rimasti isolati vicino alla capitale di Tabasco, Villahermosa. L’emergenza si è aggravata tra sabato e domenica con le segnalazioni dei primi saccheggi ad abitazioni e negozi, che per il momento hanno portato all’arresto di una cinquantina di persone; la situazione è critica anche nel vicino stato di Chiapas, dove gli alluvionati sono oltre 20 mila. Dopo le intense piogge degli ultimi giorni, l’apertura di due dighe di fronte al pericolo di cedimento degli argini proprio nel Chiapas ha causato lo straripamento dei fiumi Grijalva, Carrizal e Puxcatán, che solcano praticamente l’intero territorio di Tabasco, dove in totale sono stati colpite 850 località. (R.M.)

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    Mobilitazione e solidarietà della Chiesa della Repubblica Dominicana dopo il passaggio del temporale tropicale Noel

    ◊   “La solidarietà è di tutti i giorni e di ogni tempo. Ma i danni incalcolabili causati dal temporale tropicale Noel negli ultimi giorni in vaste zone del Paese, ci chiamano a un tempo di speciale e intensa solidarietà”: è quanto affermano i vescovi della Repubblica Dominicana, in una nota emessa dopo il passaggio del temporale tropicale Noel. Secondo gli ultimi dati del Centro delle Operazioni di Emergenza (COE), riportati dall'agenzia Fides, 85 persone sono morte e 48 scomparse a causa del temporale, mentre ancora 136 comunità sono isolate. 46 ponti e strade sono distrutti. Gli sfollati sono oltre 66.600. "È ora di mostrare la solidarietà come popolo", continuano i presuli, ricordando che il governo sta affrontando l'emergenza insieme a numerose istituzioni civili, come la stessa Chiesa cattolica e altre denominazioni religiose. Ma secondo i vescovi dominicani, i danni causati dal temporale sono stati cosi grandi che “non possiamo fermarci a questi primi e spontanei impulsi di solidarietà. Dovremo accompagnare i nostri fratelli disastrati oltre questi giorni”. Perciò, propongono un “piano A” per il lavoro più immediato di aiuto e un “piano B” per la ricostruzione, che dovrà prevedere tempi lunghi. I presuli invitano tutti i fedeli cattolici e gli uomini e le donne di buona volontà “a impegnarsi generosamente in questo compito, segno di fraternità ed unità tra tutti i dominicani." La Conferenza episcopale ha messo in moto un programma di richiesta di aiuto dall’estero e di cooperazione di organismi cattolici, imprese nazionali e straniere, diocesi di altre nazioni che tradizionalmente hanno offerto appoggio dopo i disastri naturali. (R.M.)

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    Uganda: capo della guerriglia chiede perdono per le violenze inferte alla popolazione nel nord del Paese

    ◊   Storico passo avanti nel processo di pace in nord Uganda: ieri alcuni esponenti dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA) hanno chiesto perdono alla popolazione civile per le sofferenze patite in più di 20 anni di guerra civile. “Chiedo perdono per quello che è accaduto al nostro popolo” ha detto ai microfoni di Radio “Mefa FM”, un’emittente locale semigovernativa, Martin Ojul, che presiede la delegazione della LRA ai negoziati di pace con il governo di Kampala. “Ojul è una delle personalità vicine alla guerriglia che vive da anni in Gran Bretagna” dice all’Agenzia Fides padre Tonino Pasoline, Direttore di Radio Pacis, principale radio cattolica del nord Uganda, che quest’anno ha vinto il prestigioso premio della BBC come migliore radio dell’Africa. La delegazione dell’LRA ha negoziato con il governo di Kampala l’estensione della tregua in vigore da tempo fino al 31 gennaio 2008. Secondo le previsioni più ottimistiche entro quella data il governo ugandese e la guerriglia dovranno aver raggiunto un accordo di pace definitivo. “Esistono però alcune perplessità legate alle divisione all’interno della guerriglia” dice padre Tonino. Tensioni legate anche all’atteggiamento da tenere nei confronti del mandato di cattura emesso dalla Corte Penale Internazionale nei confronti della leadership dell’LRA per le atrocità commesse contro la popolazione nei 20 anni di conflitto civile. Kony e gli altri dirigenti hanno preferito assegnare ad Ojul il compito di trattare con il governo per paura di essere arrestati. Il governo ugandese ha promesso un’amnistia in cambio della pace. A Gulu la delegazione ribelle ha incontrato i capi tradizionali e i rappresentati religiosi locali per discutere le modalità della riconciliazione e del perdono, attraverso il sistema di giustizia tradizionale della popolazione Acholi, chiamato “Mato Oput”. Il conflitto, che da una ventina d’anni colpisce il nord dell'Uganda e la parte meridionale del Sudan, ha provocato due milioni di sfollati e decine di migliaia di vittime fra la popolazione civile. (R.P.)

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    Etiopia. Ad Addis Abeba, Congresso su “Cure dermatologiche per tutti, un diritto umano fondamentale”

    ◊   “Cure dermatologiche per tutti, un diritto umano fondamentale”. Questo, il titolo del Congresso internazionale che ha aperto i battenti ieri ad Addis Abeba, in Etiopia, organizzato dall’Istituto dermatologico San Gallicano di Roma. L’appuntamento, cui partecipano scienziati provenienti da tutto il mondo, ha l’obiettivo di inserire nel dibattito scientifico internazionale le questioni relative al miglioramento della prevenzione e della cura delle patologie nei Paesi in via di sviluppo. Il Congresso da domani si trasferirà a Macallè, all’interno dell’Ospedale dermatologico italiano, aperto dall’Istituto San Gallicano, nel gennaio 2005. Macallè è la capitale del Tigrai, una regione rurale nel nord Etiopia ai confini con l’Eritrea, che ha 4 milioni di abitanti e nessun specialista in dermatologia e malattie infettive. Il centro sanitario, il secondo di tutta l’Etiopia, che conta oltre 70 milioni di persone, offre cure e presidi medici gratuiti e visita ogni giorno circa 70 pazienti. Dermatologia tropicale, telemedicina, formazione sanitaria di personale locale sono alcune delle sessioni previste durante il Convegno, cui partecipano scienziati provenienti da Europa, Asia, Nord America e, naturalmente, Africa. L’Incontro offrirà anche l’occasione per parlare delle cosiddette malattie dimenticate, come malaria, lebbra, morbillo, diarrea, difterite, tetano, responsabili della morte di circa 20 milioni di adulti e bambini e di una perdita di produttività di decine di miliardi di dollari ogni anno. Il congresso – ha dichiarato il prof. Aldo Morrone, che a Roma dirige il centro di medicina delle migrazioni del San Gallicano e a Macallè l’Ospedale dermatologico italiano - rappresenta uno studio sul piano etico e scientifico per dimostrare che si possono e si devono migliorare i livelli di ricerca clinica e biologica a favore della popolazione più povera del mondo. (Da Addis Abeba, per la Radio Vaticana, Marina Piccone)

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    Madagascar. Chiuso il Sinodo ecclesiale su “Il sacerdote del terzo millennio”

    ◊   “Il sacerdote del terzo millennio: testimone di Cristo e missionario nella Chiesa e nella società”: questo, il tema del terzo Sinodo ecclesiale del Madagascar, conclusosi domenica nella capitale, Antananarivo, con la concelebrazione della Santa Messa presieduta da mons. Fulgence Rabemahafaly, arcivescovo di Fianarantsoa e presidente della Conferenza episcopale locale. La cerimonia – riferisce l’agenzia Fides - è stata trasmessa da Radio Don Bosco, attraverso la rete satellitare delle radio cattoliche del Madagascar. Al termine, è stato letto il Messaggio del Sinodo alla nazione, che si può così sintetizzare: la Chiesa e la nazione malgascia devono guardare al nuovo contesto internazionale contrassegnato dalla mondializzazione; il modo di realizzare il ministero sacerdotale cambia e si rinnova in funzione di questo contesto; occorre rafforzare la formazione permanente dei sacerdoti; la formazione in seminario deve aprirsi a nuovi campi, come la capacità di leadership, il management e le scienze umane; i sacerdoti devono prepararsi allo studio delle questioni scientifiche e diventare esperti nel campo delle comunicazioni sociali. Il Sinodo della Chiesa del Madagascar, cui hanno partecipato circa 200 delegati delle 21 diocesi del Paese, era stato inaugurato il 31 ottobre scorso, con una solenne celebrazione presieduta dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e inviato speciale del Papa. (A.M.)

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    Il Movimento dei Focolari lancia una Campagna per le famiglie povere del Terzo mondo

    ◊   “Una famiglia, una casa. Un euro al giorno, una casa per la vita”: è lo slogan scelto dal Movimento Famiglie Nuove, che fa capo al Movimento dei Focolari, per la campagna in corso fino al 22 novembre per raccogliere, via SMS, fondi per dare case a famiglie povere del “Terzo mondo”. “Ogni SMS inviato tramite Tim, Tre, Vodafone e Wind al numero 48582 – spiega Andrea Turati, coordinatore dell’iniziativa, citato dall’agenzia Sir – donerà un euro per il progetto (due euro da Telecom). Finora abbiamo costruito una cinquantina di case nelle Filippine, in quattro diverse località”. “A Manila, su un ampio terreno avuto in donazione, stanno iniziando i lavori per la costruzione di un villaggio con laboratorio di falegnameria – prosegue Turati – il sogno sarebbe di dare casa ad almeno 100 famiglie”. Testimonial dell’iniziativa dei “Focolari”, il missionario comboniano padre Giulio Albanese, direttore di “Popoli e Missione”, che ha parlato del “destino comune nel villaggio globale tra popoli ricchi e popoli poveri”; Mike Bongiorno, in collegamento video da Milano, che ha elogiato l’iniziativa; la campionessa di pallavolo oro alle Olimpiadi, Maddalena Musumeci, che ha parlato della sua esperienza nelle missioni in Kenya coi Padri Camilliani. “Famiglie Nuove” sostiene a distanza da anni 18.650 bambini in 98 progetti di sviluppo. (R.M.)

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    Ieri, a Palermo, "Giornata della memoria” per i caduti nella lotta alla mafia

    ◊   Palermo ha celebrato ieri la “Giornata della memoria” per onorare i caduti nella lotta alla mafia, fortemente voluta dal compianto cardinale Salvatore Pappalardo. Una giornata celebrata proprio nel giorno in cui la polizia ha inferto un duro colpo ai vertici di Cosa Nostra con la cattura del boss Salvatore Lo Piccolo. Molte le iniziative in cui sono stati coinvolti gli studenti della città, che poi hanno partecipato alla Messa in cattedrale, celebrata dall’arcivescovo Paolo Romeo. “Abbiamo presenti tutte le vittime della violenza – ha detto il presule nell’omelia - che ci ricordano come questa nostra terra sia ancora ferita e umiliata da tante forme di ingiustizia, prevaricazione, illegalità, attuate dalla malavita organizzata e non, e in particolare dalla tentacolare mentalità mafiosa, pericolosamente capace di soffocare i germi di bene della nostra splendida civiltà”. “Tanti servitori dello Stato e della Chiesa – ha proseguito l’arcivescovo Romeo - non hanno sposato la perversa logica della menzogna, del nascondimento, dell'immobilismo vile e omertoso, rispondendo alla maniera di Caino: 'Sono forse io il guardiano di mio fratello?'. Si sono piuttosto prodigati per andare incontro agli altri, e si sono fatti per loro autentici custodi, fino a pagare con la vita l'amore agli uomini della nostra Terra, desiderandone unicamente il riscatto dall'umiliazione della violenza che la affligge, sperando tenacemente in un futuro di maggiore giustizia e legalità, di sempre più crescente attenzione al povero e all'indifeso”. La loro memoria - è l'invito dell'arcivescovo di Palermo - “non può cadere nell'oblio e richiama alla coscienza di tutti che nessuno di noi può restare indifferente di fronte alla violenza, soprattutto di quella mafiosa”. Ieri hanno protestato i parenti delle vittime di mafia: confortati dalla presenza di don Luigi Ciotti, chiedono al governo una normativa che cancelli, sia nella speciale elargizione che nel vitalizio, tutte le differenze tra i parenti delle vittime di mafia e del terrorismo. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro, per la Radio Vaticana)

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    Mons. Betori al Convegno della CEI per i 50 anni della "Fidei Donum": “La missione non è proselitismo, né egemonia”

    ◊   “La missionarietà non è qualcosa che si aggiunge alla nostra adesione al Vangelo e alla sua coerente accoglienza nella nostra vita”, ma è “il risvolto del volto misericordioso di Dio, che chiede di essere proposto a tutti come la pienezza di verità della loro esistenza e come l’orientamento di senso delle vicende sociali e storiche dei popoli”. Lo ha detto mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (CEI), nell’omelia della Messa che ieri a Montesilvano, in provincia di Pescara, ha concluso la prima giornata del Convegno “Andiamo altrove”, promosso dalla Commissione CEI per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese, in occasione dei 50 della “Fidei Donum”. Mons. Betori – riferisce l’agenzia SIR – ha sottolineato la necessità di “dare il giusto volto alla nostra missionarietà”, spogliandola “da ogni aggressività proselitistica e da ogni presunzione egemonica e ricondurla alla sua pura identità di servizio al Vangelo e alla sua verità per l’uomo”. Il “vero volto della convivialità cristiana”, per il segretario generale della CEI, si rivela “con quanti invece brillano per la loro povertà e condizione di marginalità”, non quando si perseguono “presunti vantaggi economici e sociali”. “Non può darsi alcuna azione missionaria se non a partire dal dono di sé - ha precisato - senza pretendere alcunché di contraccambio, cercando per questo di cogliere in ogni situazione umana quel raggio di luce di umanità che rimanda al Creatore”. "Il nostro farci missionari della verità del Vangelo nel contesto culturale odierno spesso ostile - ha concluso mons. Betori - deve essere accompagnato da una fondamentale simpatia per l’uomo e per la sua condizione, in cui va sempre colta la possibilità di recupero dell'identità perduta e di risurrezione”. (R.M.)

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    Mons. Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, nuovo presidente della Conferenza episcopale francese

    ◊   Riunita da sabato scorso in Assemblea plenaria a Lourdes, la Conferenza episcopale francese ha eletto ieri il proprio presiedente. Si tratta di mons. André Armand Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, che nel Concistoro del prossimo 24 novembre sarà creato cardinale. Succede al cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, appena giunto al termine del suo secondo mandato triennale alla guida dell’episcopato di Francia. Mons. Vingt-Trois – riferisce il quotidiano Avvenire – ha condotto gran parte della propria missione pastorale al fianco del cardinale Jean-Marie Lustiger, defunto recentemente, raccogliendone l’eredità di guida dei fedeli della capitale. Il presule è descritto dai suoi collaboratori come un uomo d’azione e di dialogo, che non ha mai indietreggiato di fronte alle nuove sfide poste da una società francese in rapida trasformazione. La Plenaria dei vescovi francesi, in corso fino a giovedì, è dedicata quest’anno al “ministero dei sacerdoti e della vita delle comunità cristiane”, alla “formazione dei futuri sacerdoti” e al confronto fra “cattolici e musulmani nella Francia di oggi”. (R.M.)

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    Inaugurato il nuovo anno accademico del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia

    ◊   “La privatizzazione della famiglia e la marginalizzazione del suo compito educativo va di pari passo con la secolarizzazione, che toglie a Dio ogni spazio pubblicamente riconosciuto nella società”: è quanto ha affermato questa mattina mons. Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia presso la Pontificia Università Lateranense, che ha inaugurato l’anno accademico 2007-2008. Alla cerimonia ha preso parte il cardinale Camillo Ruini, Gran Cancelliere dell’Istituto, mentre il prof. Stanisław Grygiel ha tenuto la Lectio Magistralis sui fondamenti antropologici del matrimonio, evidenziando che “l’esperienza della differenza sessuale, cioè il vedere ed il vivere se stesso alla luce dell’altro sessualmente differente, è fondamentale per l’antropologia esistenziale, e quindi per la vita dell’uomo e per la vita della società”. “La forza di ogni vera impresa teologica è di radicare la riflessione in qualcosa che viene prima del pensiero: la vita e l’esperienza ecclesiale del matrimonio e della famiglia”, ha osservato il preside riferendosi agli studi che impegnano l’Istituto. “Fondando la nostra Istitutuzione ormai più di ventisei anni fa – ha detto poi mons. Melina ricordando Papa Wojtyla – egli ha voluto condividere con noi la sua stessa vocazione, per la quale, fin dagli inizi del suo sacerdozio, si sentiva chiamato ad ‘amare l’amore umano’, esplorandone e comunicandone la verità intera alla luce del progetto di Dio, così come la Rivelazione e l’esperienza umana la attestano”. Il preside ha sottolineato inoltre che l’eredità lasciata da Giovanni Paolo II “si incontra ora in maniera feconda e stimolante con l’alto magistero di Benedetto XVI, che non cessa di richiamare alla Chiesa e agli uomini di buona volontà, il ruolo essenziale della famiglia e che ha dato nuovo impulso anche alla nostra riflessione con la sua enciclica Deus caritas est, mostrando la centralità dell’amore nell’annuncio del Vangelo, nella vita cristiana e nell’esperienza di ogni uomo e di ogni donna”. Mons. Melina ha poi parlato della “priorità della questione educativa nella società contemporanea” e del suo “legame al soggetto familiare” come elementi di cui l’Istituto deve tener conto per l’insegnamento e la ricerca, soprattutto in un momento come quello attuale in cui “la perdita dell’orizzonte umanistico e religioso nell’educazione, con la sua progressiva riduzione alla dimensione tecnica ed efficientistica, ha portato ad una svalutazione del ruolo della famiglia, ma anche ad un impoverimento dell’umano”. (T.C.)

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    Carismatici: Matteo Calisi rieletto presidente della Catholic Fraternity

    ◊   Matteo Calisi è stato rieletto presidente della Catholic Fraternity, Fraternità Cattolica delle Comunità e Associazioni Carismatiche di Alleanza. La notizia è stata diffusa durante i lavori della II Conferenza Europea dell’organismo, conclusasi domenica scorsa ad Assisi. Calisi - riferisce l’agenzia ZENIT - è stato confermato per un secondo mandato alla guida della realtà che federa le principali e storiche Comunità del Rinnovamento Carismatico Cattolico, eretta dal Pontificio Consiglio per i Laici il 30 novembre 1990. Nel Decreto di riconoscimento, la Santa Sede ha auspicato che la Catholic Fraternity possa contribuire a consolidare l’espressione cattolica del movimento carismatico. Giovanni Paolo II, in particolare, ha sottolineato il ruolo fondamentale dell’organismo all’interno del Rinnovamento Carismatico Cattolico. “In seno al Rinnovamento Carismatico – si legge nel Messaggio autografo del primo giugno 1998 - la Catholic Fraternity ha una missione particolare, riconosciuta dalla Santa Sede. Uno degli obiettivi definiti dai vostri Statuti è quello di salvaguardare l’identità cattolica delle comunità carismatiche; incoraggiarle a mantenere uno stretto legame con i vescovi e il Romano Pontefice ed aiutare le persone ad avere un forte senso di appartenenza alla Chiesa”. Oltre ai membri dell’esecutivo dell’organismo per i prossimi tre anni, è stato eletto anche il nuovo Consigliere spirituale ecclesiastico da parte del Pontificio Consiglio per i Laici: è mons. Alberto Taveira Corrêa, arcivescovo di Palmas, in Brasile. Appartengono alla Catholic Fraternity numerose comunità internazionali, tra cui la Comunità di Gesù di Bari, le Comunità francesi dell’Emmanuel e delle Beatitudini e le Comunità brasiliane Shalòm e Canção Nova. (R.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    Fiammata di violenza in Afghanistan. Almeno 90 i morti in un attentato kamikaze contro un convoglio di parlamentari

    ◊   Grave attentato kamikaze in Afghanistan. E’ di novanta morti il bilancio dell’attacco contro un gruppo di parlamentari in visita nel nord del Paese. Cinque politici sono rimasti uccisi, 50 i feriti. Inoltre, decine di talebani hanno perso la vita in un raid aereo condotto dalla NATO insieme con le forze armate locali. L’attacco, che ha preso di mira le postazioni degli insorti, è avvenuto nella provincia di Badghis, a nord est di Herat. Secondo testimoni locali, nell’azione sarebbero rimasti uccisi anche alcuni civili.

    - Pakistan. E’ sempre difficile la situazione nel Paese. Dopo gli appelli della comunità internazionale al presidente Pervez Musharaff per allentare la mano pesante contro gli oppositori e indire elezioni anticipate, il governo di Islamabad si difende dagli attacchi. Intanto, prosegue la repressione mentre l’ex premier Benazir Bhutto sta rientrando nel Paese asiatico. Il nostro servizio:
     
    Anche oggi l’opposizione è scesa in piazza per gridare il suo 'no' allo stato di emergenza imposto dal presidente Musharaff. E anche oggi sono un centinaio le persone arrestate; tra queste almeno la metà sono avvocati, da sempre ostili all’attuale capo di Stato. Lahore, Karachi, Multan e Quetta le città infiammate dalle proteste e nelle quali l’esercito ha compiuto le retate più pesanti. Ad Islamabad sono state tagliate le comunicazioni della telefonia mobile proprio quando, ad una riunione dell’opposizione, aveva iniziato a parlare l’ex capo della Corte Suprema, Muhammad Chaudhry, deposto a luglio dallo stesso Musharaff e poi rintegrato. Il magistrato ha fatto in tempo ad invitare l’assemblea a proseguire nelle iniziative di protesta. Nonostante le critiche della comunità internazionale, che ha minacciato di isolamento il Pakistan, il governo di Islamabad si difende sostenendo che l’imposizione dello stato d’emergenza è “un affare interno”. Di fronte alla richiesta di più Paesi di rispettare la scadenza di gennaio per elezioni parlamentari, l’esecutivo fa sapere che al momento non sono un problema da affrontare. In questo clima è tornata in Pakistan, l’ex premier Benazir Bhutto che ha già fatto sapere che non incontrerà il presidente Mushraff , né aprirà trattative con lui.

    - Turchia-Iraq. Il Pkk è un nemico comune di Stati Uniti e Turchia. Il presidente Bush ha preso posizione nella crisi tra Ankara e Baghdad sulla questione dei guerriglieri curdi, schierandosi apertamente con la Turchia. Il premier turco Erdogan lascia, dunque, soddisfatto Washington, per spostarsi in Italia ma facendo tappa a Bruxelles dove si presenta il rapporto della Commissione Europea sulla prospettiva di adesione della Turchia all’Unione. Nel documento si legge che l’ingresso di Ankara richiede “tempi medi o lunghi” e si rinnovano le critiche al governo turco riguardo al rispetto dei diritti umani e delle minoranze religiose.

    La complessità della questione curda, per la cui soluzione pacifica domenica all’Angelus il Papa ha lanciato un accorato appello, continua a preoccupare tutta la comunità internazionale. Il servizio di Stefano Leszczynski:

    Nonostante i ripetuti appelli, la Turchia non rinuncia alla possibilità di un attacco militare contro i guerriglieri curdi del PKK in Iraq. Cresce, tuttavia, l’apprensione della comunità internazionale, ed in particolare della Santa Sede, per le imprevedibili e drammatiche conseguenze che questo nuovo conflitto potrebbe provocare. Di qui, il forte appello al dialogo lanciato domenica durante l’Angelus da Benedetto XVI, che ha sottolineato come i territori nel mirino dell’esercito turco siano anche terra d’asilo per molti profughi iracheni. Sentiamo:

    “Non posso dimenticare che in quella regione numerose popolazioni hanno trovato rifugio per sfuggire all’insicurezza ed al terrorismo che hanno reso difficile la vita nell’Iraq in questi anni. Proprio in considerazione del bene di quelle popolazioni, che comprendono anche numerosi cristiani, auspico fortemente che tutte le parti si adoperino per favorire soluzioni di pace”.

    A sottolineare l’estrema importanza di una soluzione diplomatica della crisi è anche mons. Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia, in Turchia, che ci spiega i termini di questa crisi:

    R. – La situazione attuale, credo che porti ad un ripensamento sulla presenza di questa etnia in Turchia. Vanno cercati i modi di integrazione e al tempo stesso i modi per riuscire a rispettare l’identità culturale di questo gruppo. Credo che l’impegno dello Stato turco debba muoversi su questi doppi versanti e come diceva Sant’Agostino: “E’ il caso di uccidere la guerra con le parole, anziché uccidere gli uomini con la spada”. Mi sembra che questa sia anche la strada che il Santo Padre ha indicato e che sia peraltro l’unica che impedisce lo sviluppo di un conflitto che potrebbe allargarsi a tutta l’area.

    D. – Ci sarebbero ripercussioni preoccupanti, anche per le minoranze cristiane che si trovano in Iraq?

     
    R. – Questo flusso di cristiani che si allontanano dall’Iraq è già diventato un fenomeno consistente. E’ da pensare che un possibile intervento armato della Turchia in territorio iracheno non faccia altro che accentuare quello che stiamo verificando.
     
    - Iraq. Sono 5 i militari statunitensi uccisi in diversi attentati avvenuti ieri nel Paese, dove proseguono i macabri ritrovamenti. Nella regione del lago Thar Thar, ad un centinaio di km a nord-ovest di Baghdad, sono stati scoperti 22 cadaveri in un’operazione congiunta delle forze di sicurezza irachene e americane avvenuta due giorni fa. Intanto, un portavoce delle forze USA, fa sapere che saranno rilasciati i nove iraniani detenuti da mesi in Iraq perché sospettati di sostenere la guerriglia sciita.
     
    - UE Serbia. Domani a Bruxelles, verrà firmato l’accordo di Associazione e Stabilizzazione tra l'Unione Europea e la Serbia. Una decisione che è stata presa dopo il via libera del procuratore del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja. Carla del Ponte, infatti, ha definito positiva la “volontà politica” di Belgrado di arrestare i latitanti ricercati per i crimini commessi durante il conflitto nei Balcani. Per quanto riguarda l’ingresso del Paese nell’Unione Europea, il commissario UE all’allargamento, Olli Rehn, ha parlato di progressi nelle riforme necessarie per entrare nei 27, anche se resta il nodo dello status del Kosovo.

    - Italia - Spagna. Reclutavano kamikaze per l'Iraq e l'Afghanistan le venti persone arrestate in Italia con l’accusa di terrorismo internazionale. Gli indagati, secondo i Carabinieri del ROS, sono accusati anche di falsificazione di documenti, agevolazione dell'immigrazione clandestina e favoreggiamento di ricercati per reati di terrorismo. Le perquisizioni hanno portato al sequestro di manuali di Al Qaeda per la produzione di esplosivi, sistemi di innesco elettronici ed istruzioni sulle tecniche di guerriglia. Da Milano, Genova e Bologna, solo alcune delle città coinvolte, in queste ore le indagini si estendono ad altri Paesi europei. Intanto dalla Spagna il quotidiano El Pais informa che Osman Rabei, uno dei terroristi giudicati per gli attentati dell’11 marzo 2004 alla metropolitana di Madrid, sarebbe stato assolto per errore dal tribunale spagnolo. Secondo la legge Rabei, condannato in Italia per la strage del metrò, non può essere imputato in Spagna per lo stesso reato. In realtà – precisa El Pais – la condanna italiana non è definitiva e non consente, dunque, l’applicazione del principio.
     
    - Spagna-Marocco. Resta alta la tensione diplomatica tra Spagna e Marocco per la visita di re Juan Carlos nelle enclave di Ceuta e Melilla. Una “provocazione che può danneggiare le relazioni bilaterali tra i Paesi”. Così il premier marocchino Abbas el Fassi definisce la visita. Il governo di Rabat rivendica la sovranità sui territori, “che – aggiunge il premier – torneranno alla madrepatria attraverso negoziati diretti”. Davanti alle autorità locali, il re di Spagna ha ribadito la volontà di coltivare rapporti di amicizia con i Paesi suoi vicini in nome di “uno spirito di integrazione e convivenza”, del pluralismo e della democrazia. Ad esasperare gli animi, l'accoglienza entusiastica dei reali a Ceuta da parte di decine di migliaia di residenti. Dopo la visita, il re Juan Carlos e la regina Sofia sono tornati nella notte a Madrid. Un nuovo volo li ha condotti oggi a Melilla.
     
    - Perù. Nel processo contro l’ex presidente Alberto Fujimori, che si sta celebrando a Lima, l’accusa ha chiesto trent’anni di prigione, il pagamento di 33 milioni di dollari alle famiglie di 25 vittime uccise dalle squadre della morte nel 1991 e nel 1992, ma anche l’indennizzo di 100.000 dollari per ciascuna persona sequestrata. Sull’ex capo di stato pesano le accuse di gravi violazioni dei diritti umani, di aver ordinato omicidi e sequestri durante il suo mandato (1990-2000). Per sette anni Fujimori si è sottratto alla giustizia fuggendo all’estero; dopo l’arresto in Cile nel 2005 è stato estradato in settembre al termine di un lungo iter processuale.

    - Polonia. Passaggio di consegne al governo polacco: si è dimesso ieri il primo ministro Jaroslaw Kaczynski e al suo posto è stato designato Donald Tusk, leader del partito Piattaforma Civica (PO), vincitore delle elezioni anticipate dello scorso 21 ottobre. Nel suo discorso di commiato al parlamento, il premier uscente ha difeso l'appoggio della Polonia al progetto dello scudo spaziale americano ed ha invitato il governo alla prudenza nel processo di adozione dell’euro.

    - Trinidad e Tobago. Conferma per il partito nazionalpopolare al potere nelle elezioni di ieri. La formazione del premier Patrick Manning ha ottenuto 25 seggi; altri 16 sono andati all’opposizione. In campagna elettorale, il primo ministro aveva promesso una revisione della Costituzione per concentrare più poteri nelle mani del capo del governo.

    - Vietnam. Resta alta l’emergenza alluvioni nelle regioni centrali del Paese. Il bilancio delle inondazioni, riferisce l’agenzia Asianews, conta quasi 70 morti e numerosi dispersi; molti i distretti rimati isolati e, stando a quanto riferito dall’agenzia vietnamita di informazione (NVA), sarebbero decine di migliaia le case sommerse. Una situazione di crisi che rende difficili i soccorsi: se 160 mila persone sono state evacuate dall’esercito, numerose sono quelle ancora isolate e bloccate dalle acque. Mentre le piogge fanno alzare il livello dei fiumi, si attende con preoccupazione l’arrivo del tifone Peipah, previsto entro le prossime 24 ore. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Claudia di Lorenzi)
      

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 310

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