Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

03/11/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Vangelo vissuto, la risposta cristiana ai disagi della famiglia contemporanea: così Benedetto XVI al Movimento “Famiglie Nuove” dei Focolari. “Siete un segno di speranza”
  • Il Papa riceve i vescovi portoghesi in visita ad Limina
  • Benedetto XVI nel giorno della Commemorazione dei defunti prega nelle Grotte Vaticane presso le Tombe dei Papi
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi in Primo Piano

  • Senza sosta, a Rimini, la processione per l'ultimo saluto a don Benzi. La testimonianza di una giovane romena liberata dalla schiavitù della prostituzione
  • Ballottaggio presidenziale in Guatemala: la Chiesa esorta il futuro presidente a perseguire il bene comune
  • Folla commossa a Roma ai funerali di Giovanna Reggiani
  • A Roma la sesta edizione del Festival dedicato al Cinema ebraico e israeliano
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Depositata ieri a New York, a nome di 72 Paesi, la bozza di risoluzione sulla moratoria della pena di morte. L’impegno della Comunità di Sant’Egidio
  • Repubblica Democratica del Congo: nel Nord Kivu, colpi di fucile contro il vescovo di Goma, mons. Ngabu, che rimane illeso
  • Argentina. Le felicitazioni della Conferenza episcopale al neo-presidente Cristina Fernandez de Kirchner
  • Allarme ONU: in Libia, “uso sistematico della tortura”
  • Uganda. Uccisi due operatori umanitari locali di una ONG francese
  • In Sudan, almeno 60 morti per un’epidemia di febbre della Rift Valley
  • In California, incontro ecumenico fra esperti e teologi dell’Asia e dell’America. Tema: “Le Chiese come agenti di riconciliazione”
  • L’ONU lancia un sito internet per monitorare i progressi del mondo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Si allenta la tensione tra Iraq e Turchia dopo la disponibilità di Baghdad ad arrestare i leader del PKK nel Kurdistan iracheno
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Vangelo vissuto, la risposta cristiana ai disagi della famiglia contemporanea: così Benedetto XVI al Movimento “Famiglie Nuove” dei Focolari. “Siete un segno di speranza”

    ◊   Fondare la famiglia sulla roccia di un cristianesimo maturo, che custodisca nell’amore la vita domestica e con lo stesso amore contribuisca a lenire i mali della società. E’ l’apprezzamento e l’auspicio con i quali Benedetto XVI ha accolto in udienza questa mattina una delegazione del Movimento “Famiglie Nuove”, diramazione del più grande Movimento dei Focolari. Il Papa ha esortato a modellare il vissuto familiare sull’esempio della Famiglia di Nazareth, “icona” di un amore che cambia il cuore dell’umanità. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Una famiglia che sceglie di aprirsi alla vita, che cresce i propri figli nei valori del Vangelo, che trova momenti di preghiera domestica, che incoraggia i fidanzati a credere in un progetto insieme più delle forze che oggi lo scoraggiano, che custodisce gli anziani piuttosto che disfarsene, che apre le proprie porte a chi ha bisogno di aiuto perché preferisce la solidarietà all’indifferenza. E’ l’utopia trasformata in realtà da almeno 800 mila famiglie in oltre 180 Paesi del mondo. Sono le “Famiglie Nuove” del Movimento dei Focolari, chiamate così 40 anni fa dalla loro fondatrice, Chiara Lubich. Per il Papa, una “vasta e benemerita istituzione” e un segno della speranza cristiana, che riattualizza nel mondo l’ideale della Famiglia di Nazareth. Nell’udienza celebrativa del quarantennale, Benedetto XVI ha anzitutto salutato e ringrazianto Chiara Lubich - “perché - ha detto - con saggezza e ferma adesione alla Chiesa, continua a guidare la grande famiglia dei Focolari”. Quindi ha ricordato ai circa 400 rappresentanti del Movimento le “quattro direttrici” che ne orientano l’azione pastorale: la spiritualità, l’educazione, la socialità e la solidarietà:
     
    “Il vostro è in effetti un impegno di evangelizzazione silenzioso e profondo, che mira a testimoniare come solo l’unità familiare, dono di Dio-Amore, possa rendere la famiglia vero nido di amore, casa accogliente della vita e scuola di virtù e di valori cristiani per i figli. Di fronte alle tante sfide sociali ed economiche, culturali e religiose che la società contemporanea deve affrontare in ogni parte del mondo, la vostra opera, veramente provvidenziale, costituisce un segno di speranza e un incoraggiamento per le famiglie cristiane ad essere ‘spazio’ privilegiato dove si proclami nella vita di ogni giorno la bellezza del porre al centro Gesù Cristo e del seguirne fedelmente il Vangelo”.

     
    E’ questa la famiglia “costruita sulla roccia”, quella che sceglie di trasformare il Vangelo in azione, secondo lo spirito del convegno organizzato in questi giorni da Famiglie Nuove. “Il segreto è proprio vivere il Vangelo”, ha esclamato il Papa, in un’epoca in cui la famiglia vive spesso “situazioni complesse e difficili”. Si pensi, ha osservato Benedetto XVI, alle incertezze dei fidanzati dinanzi a scelte definitive per il futuro, alla crisi delle coppie, alle separazioni e ai divorzi, alle unioni irregolari, alla condizione delle vedove, alle famiglie in difficoltà, all’accoglienza dei minori abbandonati:

     
    “Auspico di cuore che, anche grazie al vostro impegno, possano essere individuate strategie pastorali tese a venire incontro ai crescenti bisogni della famiglia contemporanea e alle molteplici sfide a cui essa è posta di fronte, perché non venga meno la sua missione peculiare nella Chiesa e nella società”.

     
    “Secondo il progetto divino - ha proseguito il Papa, ricordando un passo dell’Enciclica Christifideles laici - la famiglia è dunque un luogo sacro e santificante e la Chiesa, da sempre vicina ad essa, la sostiene in questa sua missione ancor più oggi, poiché tante sono le minacce che la colpiscono dall’interno e dall’esterno”. Ma c’è un modello cui guardare e lasciarsi ispirare:

     
    “Per non cedere allo scoraggiamento occorre l’aiuto divino; per questo è necessario che ogni famiglia cristiana guardi con fiducia alla Santa Famiglia, questa originale 'Chiesa domestica' nella quale 'per un misterioso disegno di Dio è vissuto nascosto per lunghi anni il Figlio di Dio: essa, dunque, è il prototipo e l’esemplare di tutte le famiglie cristiane'”.

    inizio pagina

    Il Papa riceve i vescovi portoghesi in visita ad Limina

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani in Vaticano un primo gruppo di vescovi del Portogallo in occasione della visita ad Limina. A guidare i presuli, il presidente della Conferenza episcopale portoghese, mons. Jorge Ferreira da Costa Ortiga, arcivescovo di Braga. Sulla realtà della Chiesa portoghese, il servizio di Alessandro Gisotti:


    Maria e il Portogallo, un binomio inscindibile. La Madonna di Fatima è da 90 anni la luce che illumina la Chiesa portoghese, baluardo sicuro di fronte alle intemperie della storia. E, anche oggi, i fedeli portoghesi si affidano all’amore materno della Vergine apparsa ai tre pastorelli nella Cova da Iria. Grande un terzo dell’Italia, con 10 milioni e mezzo di abitanti, di cui il 90 per cento di fede cattolica, il Portogallo attraversa oggi un momento particolare. Da una parte cresce il senso di corresponsabilità tra i cristiani, dall’altra permangono segnali negativi, come la riduzione del numero di sacerdoti. Ecco la riflessione del presidente dell’episcopato portoghese, mons. Jorge Ferreira da Costa Ortiga, intervistato da padre José Maria Pacheco Gonçalves:

     
    "Sono diversi i problemi che stiamo affrontando e, tra questi, c’è la diminuzione della pratica religiosa. E poi l’incoerenza di parte dei nostri fedeli, ovvero la rottura tra fede e vita, e alcune prese di posizioni, in determinati momenti, in contrasto con la propria fede. Registriamo meno vocazioni sacerdotali e religiose e un laicismo che ci circonda e che sta pure penetrando nella vita della Chiesa stessa. Queste sono alcune delle preoccupazioni, ma cerchiamo di guardare anche agli aspetti positivi, perché quotidianamente constatiamo una maggiore coscienza di appartenenza alla Chiesa: quei cristiani che lo sono, lo manifestano pure. Troviamo anche un senso di corresponsabilità molto maggiore, in certi casi addirittura molto intenso, così come una vitalità sacramentale. In qualunque Chiesa particolare, troviamo uomini e donne impegnati nella trasformazione di questo mondo, impegnati a leggere la Parola di Dio, accoglierla, meditarla per poi annunciarla, sia nella catechesi, sia in quella che noi chiamiamo 'formazione di base', sia in tanti altri momenti".
     
    La Chiesa in Portogallo conta 3 arcidiocesi e 17 diocesi. Circa 4000 le parrocchie. Nelle ultime plenarie dell’episcopato, è stato ribadito l’impegno in difesa della vita nascente, soprattutto dopo l’approvazione, quest’anno, della legge che legalizza l’aborto nel Paese. I vescovi lusitani hanno inoltre messo l’accento sul ruolo dei laici nell’impegno della nuova evangelizzazione. In Portogallo, sono ancora vivi i ricordi delle quattro visite di Giovanni Paolo II, la prima a Fatima un anno dopo il tragico attentato a Piazza San Pietro, l’ultima nell’Anno del Grande Giubileo. Con la stessa gioia che ha contraddistinto quei viaggi apostolici, i vescovi portoghesi incontrano ora Benedetto XVI. Ancora, mons. Ortiga:

     
    "Spero che per noi, vescovi del Portogallo, sia una forte esperienza di comunione. Una comunione che, come dice Papa Benedetto XVI, sia una testimonianza dell’amore di Dio, così che il popolo portoghese, vedendo come i cristiani si amano tra di loro e si impegnano e contribuiscano al bene comune, credano in Cristo e, credendo in Cristo, riconoscano anche il ruolo, non soltanto storico, della Chiesa. Un ruolo che rimane tuttora per il bene della società".

    inizio pagina

    Benedetto XVI nel giorno della Commemorazione dei defunti prega nelle Grotte Vaticane presso le Tombe dei Papi

    ◊   Il Papa, ieri sera, nel giorno in cui la Chiesa ha commemorato i defunti, si è recato a pregare nelle Grotte Vaticane presso le Tombe dei Papi. Il servizio di Sergio Centofanti:
     
    (Canto)

     
    Un intenso momento di preghiera in suffragio dei Pontefici sepolti nelle Grotte della Basilica Vaticana e di tutti i defunti. Il Papa ha sostato presso la Tomba di San Pietro e quelle dei Pontefici suoi predecessori: Giovanni Paolo II, Papa Luciani, Paolo VI. In particolare ha ricordato Papa Wojtyla:

     
    “In queste Grotte Vaticane, affidiamo alla misericordia del Padre coloro che hanno qui il loro sepolcro ed attendono la resurrezione della carne e in particolare Papa Giovanni Paolo II e gli altri Sommi Pontefici che hanno svolto il servizio di Pastori della Chiesa universale, perché siano partecipi dell’eterna Liturgia del cielo”.

     
    Durante la preghiera è stata proclamata la Lettera di San Paolo ai Filippesi in cui l’Apostolo delle Genti ci ricorda che “la nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù Cristo” che “trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso”. Il Papa ha quindi pregato per tutti i defunti perché Dio apra le braccia della sua misericordia per riceverli nell’assemblea della Santa Gerusalemme celeste.

     
    (Canto)

    inizio pagina

    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza anche mons. Paul Tschang In-Nam, arcivescovo tit. di Amazia, nunzio apostolico in Uganda. Questo pomeriggio riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    In Spagna, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Segovia presentata da mons. Luis Gutiérrez Martín, C.M.F., per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Angel Rubio Castro, finora vescovo titolare di Vergi ed ausiliare do Toledo. Mons. Angel Rubio Castro è nato il 18 aprile 1939 a Guadalupe, provincia di Cáceres ed arcidiocesi di Toledo. Da giovane è entrato nel Seminario Minore diocesano di Talavera de la Reina e, in seguito, ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario Maggiore di Toledo. È stato ordinato sacerdote a Toledo il 26 luglio 1964. Ha ottenuto la Licenza in Teologia a Madrid presso l’Istituto Superiore di pastorale di Salamanca. Nel 1992 ha conseguito il Dottorato in Catechetica presso la Pontificia Università di Salamanca, con la tesi su Pensamiento y obra catequética de Enrique de Ossó y Cervelló. Inoltre, è autore di varie pubblicazioni catechetiche divulgative e di preparazione per i sacramenti. Sempre a Toledo, ha ricoperto i seguenti incarichi: coadiutore della parrocchia di Santiago el Mayor (1964-1973); segretario della Visita Pastorale (1971); professore di catechetica e di Pedagogia religiosa nell’Istituto Teologico (1973-2004); direttore del Segretariato Diocesano di catechesi (1972-2002); cappellano e professore della Universidad Laboral (1973); beneficiato della Cattedrale (1973-2000); vicario episcopale per l’Insegnamento e la Catechesi (1977-2007); professore di religione nel Collegio diocesano N.S. de los Infantes (1982-1991); sottodelegato diocesano per le missioni (1997-2000); canonico della Cattedrale e delegato episcopale per la Vita Consacrata (2000-2004). È stato nominato vescovo titolare di Vergi ed ausiliare di Toledo il 21 ottobre 2004 ed ha ricevuto l’ordinazione il 12 dicembre successivo.

    In Camerun, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore di Douala mons. Samuel Kleda, finora vescovo della diocesi di Batouri.

    In Italia, il Papa ha nominato per il prossimo triennio assistente ecclesiastico generale dell'Azione Cattolica Italiana mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina. Nato a Dello, in provincia di Brescia, 65 anni fa, mons. Sigalini, dopo essere stato ordinato sacerdote, si è laureato in matematica a Milano. Nel 1991 è stato chiamato a Roma come responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile della CEI, diventando poi vice-assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica. Mons. Sigalini ha avuto un importante ruolo nella preparazione e celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù a Denver, Manila, Parigi, Toronto e soprattutto Roma nel 2000.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Senza sosta, a Rimini, la processione per l'ultimo saluto a don Benzi. La testimonianza di una giovane romena liberata dalla schiavitù della prostituzione

    ◊   Continua, senza sosta, la commossa processione di centinaia di persone alla camera ardente, allestita nella parrocchia della Resurrezione di Rimini, per dare l’estremo saluto a don Oreste Benzi, scomparso ieri in seguito ad un attacco cardiaco. Tra quanti hanno voluto rendere l’ultimo omaggio al sacerdote, i cui funerali si terranno lunedì prossimo nel Duomo di Rimini, ci sono anche donne segnate dal dramma della prostituzione, senza fissa dimora ed ex tossicodipendenti. Persone che il presidente e fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII ha aiutato ad uscire da situazioni tragiche come quella di Veronica, giovane romena intervistata da Amedeo Lomonaco:


    R. – Mi hanno portato via dalla Romania alcune persone che non conoscevo: mi hanno drogato e portato in Italia, dove mi hanno messo sulla strada e costretto a prostituirmi. Avevo 16 anni, quindi ero minorenne, e i miei genitori non sapevano più niente di me; non sapevano assolutamente dove fossi, perché non c’era nessuna traccia. Ero sulla strada giorno e notte, perché dovevo dare i soldi al mio protettore.

     
    D. – Ad un certo punto, però, la tua storia di sofferenza e di dolore ha incontrato una luce, una speranza. Parliamo ovviamente dell’incontro con don Oreste. Dopo quell’incontro come è cambiata la tua vita?

     
    R. – La mia vita è cambiata completamente, perché ho conosciuto il grande e vero amore gratuito che mi ha trasmesso don Oreste, che mi ha scaldato il cuore e l’anima, che mi ha fatto vedere la luce ed un mondo colorato; un amore che mi ha fatto comprendere che non è tutto così triste come io pensavo. Avevo dei pensieri tristi e, a volte, mi è capitato di salutare il sole, perché non sapevo se sarebbe stato l’ultimo giorno; non sapevo se sarei rimasta sempre sulla strada e se mai avrei potuto rivedere i miei familiari. Don Oreste mi ha fatto invece vedere che il Signore c’è e che ci sono anche molte persone buone che ci possono aiutare. Mi ha fatto sentire amata, mi ha fatto cambiare vita e, così facendo, mi ha fatto riacquistare la mia dignità, che credevo ormai di aver perso.

     
    D. – Veronica, chi è stato aiutato dopo indicibili sofferenze può, a sua volta, meglio aiutare il prossimo, riversando negli altri quell’amore vero e gratuito ricevuto. Tu sei impegnata nell’offrire una così grande ricchezza a persone che si trovano in drammatiche situazioni, simili a quelle purtroppo da te vissute...

     
    R. – Dopo aver conosciuto don Oreste, sono entrata in comunità; ho anche io iniziato a dare, a trasmettere quell’amore che ho ricevuto da lui. Sono rimasta, quindi, in comunità proprio per aiutare gli altri e per trasmettere quell’amore gratuito, per fare capire loro che c’è veramente qualcosa nel mondo di buono.

     
    D. – Un qualcosa di buono, che deriva anche da una grande fede, che matura e ad un certo punto sboccia, grazie anche a persone come don Oreste Benzi…

     
    R. – Certamente, perché don Oreste mi ha fatto conoscere la fede. Spero che ci saranno altre persone così grandi, che danno veramente la vita per gli altri e non vivono per se stessi. Don Oreste era una di queste: una persona che ha dato la sua vita agli altri fino all’ultimo giorno, una persona che è andato avanti in questa grande battaglia fra il bene e il male, riuscendo a far vincere sempre il bene. Don Oreste Benzi rimarrà sempre un grande esempio ed un grande padre per tutti noi. Sarà sempre nel nostro cuore.

    inizio pagina

    Ballottaggio presidenziale in Guatemala: la Chiesa esorta il futuro presidente a perseguire il bene comune

    ◊   Ballottaggio presidenziale in Guatemala: oltre 6 milioni di elettori saranno chiamati domani al ballottaggio per eleggere il nuovo capo di Stato. A sfidarsi sono Alvaro Colom (28,23% dei voti al primo turno) dell’Unione nazionale della speranza (UNE) e l’ex generale Otto Pérez Molina (23,51%) del Partito patriottico (PP). La Chiesa del Guatemala ha invitato gli elettori a recarsi alle urne ed esortato il futuro presidente a perseguire il bene comune. Il servizio di Luis Badilla:

    La Conferenza episcopale guatemalteca esorta tutti i cittadini “a partecipare, in modo consapevole e responsabile”, alla consultazione; i presuli, in un documento dello scorso 12 ottobre, ricordano anche che “la legittimità dell’elezione presidenziale dipenderà dalla percentuale di elettori che andrà a votare”. Ai candidati si chiede, inoltre, un “superiore sforzo con lo scopo di alzare il livello civico della campagna elettorale”; vengono poi condannati “gli attacchi personali” poiché “non aiutano a costruire un’immagine seria e responsabile dei candidati stessi”. Occorre ricordare – aggiungono quindi i presuli - cha nell’ottica cristiana l’autorità è sempre al servizio del raggiungimento del bene comune. La Chiesa cattolica – si legge nel testo - non fornisce indicazioni di voto ma ogni cittadino, deve decidere, in coscienza, a chi dare la propria preferenza; ed ogni cattolico – affermano - deve chiedere a Dio che lo illumini nella propria decisione”. In un altro documento dello scorso 10 agosto, i vescovi del Guatemala, sottolineano poi che “votare per un candidato sul quale gravano sospetti di legami con il crimine organizzato e con il narcotraffico, sarebbe un’azione moralmente non corretta”: costituirebbe, nell'ipotesi migliore, una grande irresponsabilità e, in quella peggiore, sarebbe complicità”. I presuli accolgono anche, come un gesto molto positivo, l’approvazione, da parte del Parlamento, della Commissione internazionale contro l’impunità; questa Commissione dovrebbe contribuire ad abbassare i tassi di impunità, in Guatemala tra i più alti del mondo. Tra questi crimini, mai chiariti abbastanza, c’è anche quello di mons. Juan Gerardi, ucciso il 26 aprile del 1998. I vescovi prendono atto della chiusura, con numerose condanne, dopo 19 anni, della prima fase del processo, ma chiedono ulteriori indagini per individuare gli autori intellettuali e i mandanti del delitto. “La Chiesa – concludono - è sempre disponibile al perdono, e ovviamente anche in questo caso, ma prima esige di sapere chi deve perdonare”.

    inizio pagina

    Folla commossa a Roma ai funerali di Giovanna Reggiani

    ◊   “Noi cerchiamo e vogliamo giustizia, una giustizia anche austera e severa, ma non un’ intolleranza foriera di quella mala erba in cui cresce la dittatura”. Così mons. Patrizio Benvenuti, cappellano della Marina Militare, celebrando con il pastore valdese Antonio Adamo nelle Chiesa romana di Cristo Re, le esequie di Giovanna Reggiani, la donna uccisa da un immigrato romeno dopo un'aggressione a Roma. Intanto è unanime da parte del mondo politico la condanna dell’aggressione di tre romeni, ieri sera a Roma, da parte di un gruppo di uomini a viso coperto. Mentre nel centro di Bucarest in moltissimi hanno partecipato ad una Messa in memoria di Giovanna Reggiani. Il servizio è di Paolo Ondarza:


    Un rito ecumenico nel rispetto della confessione valdese di Giovanna Reggiani e di quella cattolica di suo marito il capitano della Marina Giovanni Gumiero. Alle esequie, in una gremita Chiesa di Cristo Re, erano presenti il ministro degli Interni, Amato, il sindaco di Roma, Veltroni e altri politici, tra cui Fini e Casini. Proclamato nella capitale italiana il lutto cittadino. Per il momento resta in carcere Nicolae Mailat, il giovane romeno, accusato di omicidio volontario, rapina aggravata e violenza sessuale. Intanto proseguono le indagini sull’aggressione ieri sera a Roma, nel quartiere di Tor Bella Monaca, di tre romeni da parte di sette-otto persone con il volto coperto. Secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri gli aggressori sarebbero italiani. Resta grave uno dei tre aggrediti. Dura la condanna del sindaco Veltroni che ha chiesto un maggiore responsabilità da parte di tutti nel segno della convivenza civile e non della vendetta. Nel frattempo, pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale, è operativo il decreto contenente “Disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza”. Il prefetto di Milano ha già firmato i primi 4 provvedimenti di allontanamento. Mentre in Romania è grande l’indignazione per l’omicidio Reggiani. Lo conferma don Emil Popòvici, sacerdote romeno, che fino all’anno scorso è stato vice parroco nel quartiere romano di Tor di Quinto, teatro della tragedia:

     
    R. - Noi abbiamo saputo con amarezza di questa notizia. Tutto il popolo romeno si è molto rammaricato e soprattutto alcuni di noi che hanno vissuto esperienze molto positive in Italia. Io ho vissuto personalmente questa accoglienza della gente italiana, che è una caratteristica specifica anche del popolo romeno.

     
    D. – E’ operativo il decreto legge che dà poteri di espulsione per motivi di pubblica sicurezza: tra l'altro le statistiche confermano che i casi di criminalità spesso – purtroppo – sono proprio legati a immigrati romeni…

     
    R. – Da sempre noi preti cerchiamo di combattere la criminalità soprattutto attraverso l’educazione. Tutti noi sappiamo che in qualsiasi bosco esistono anche dei rami morti, ma non possiamo dare un giudizio complessivo su tutto un Paese o su tutto un popolo se troviamo dei rami che producono dei frutti che non sono buoni.

     
    D. – Lei è stato parroco in Italia e proprio nella zona di Tor di Quinto: lei conosce la comunità romena che si è radicata a Roma?

     
    R. – Quando una persona vive male cerca di trovare delle strade per migliorare la propria vita. I romeni che si trovano in Italia sono lì soprattutto per motivi di lavoro e quindi non sono in Italia per una scelta gioiosa, ma sono in Italia per guadagnare ed aiutare le loro famiglie a casa che soffrono. Soprattutto i bambini soffrono molto della mancanza dei genitori che sono immigrati in diversi Paesi per poter lavorare. Certo è vero che in questi Paesi arrivano anche persone che non hanno desiderio di lavorare e di trovare delle strade per migliorarsi, ma hanno desiderio di guadagnare subito e in modo molto facile. Si arriva così alla criminalità. Possiamo distinguere fra questi tipi di persone, ma non si può certo parlare di una caratteristica specifica del popolo romeno.

     
    D. – La sua esperienza a Tor di Quinto dimostra che ci sono anche dei casi di positiva integrazione tra italiani e romeni?

     
    R. – Sì e di questo possono dare testimonianza gli stessi italiani che ospitano a casa badanti romene. Ho incontrato, quando andavo a visitare gli ammalati a Roma, tante badanti romene e delle quali gli italiani mi dicevano soltanto parole di affetto e di stima. Questo mi dava molta gioia.

    inizio pagina

    A Roma la sesta edizione del Festival dedicato al Cinema ebraico e israeliano

    ◊   Si inaugura oggi a Roma, presso la Casa del Cinema, la sesta edizione del Festival dedicato a “Ebraismo e Israele nel Cinema”, in programma fino al sette novembre prossimo, che permette di avvicinare, attraverso molte e interessanti proposte cinematografiche, alcuni degli aspetti meno conosciuti della cultura e della religione ebraica e della attuale società israeliana, posta dinanzi alle sfide della pace, della giustizia e del dialogo. Servizio di Luca Pellegrini:


    In una società come quella israeliana afflitta da un perenne conflitto, dalla paura del terrorismo, da difficoltà e contraddizioni sociali, da una memoria tragica e sempre incombente, dalla necessità di ritrovare pace, equilibrio e prospettive, il cinema diventa strumento capace di assorbire questi temi e reintepretarli od esplorarli con la sua ineguagliabile libertà creativa. Pertanto è lodevole poter conoscere le ultime opere di una cinematografia altrimenti poco frequentata. Così il Roma Kolno’a Festival in cinque giorni cerca, attraverso film inediti ed un cospicuo numero di interessanti documentari, di metterci a contatto con l’Israele di oggi, per non dimenticare i suoi problemi e le sue ansie, che diventano anche le nostre e di tutta la società occidentale. Ariela Piattelli, giornalista e co-direttrice artistica insieme al critico israeliano Dan Muggia, sottolinea come il festival voglia tenere separati i due ambiti di indagine, quello ebraico e quello israeliano:

     
    R. – Sono degli ambiti molto diversi tra loro, il cinema ebraico ed il cinema israeliano, che a volte si incontrano, anche per quello che viene impropriamente chiamato il cinema ebraico, e questo è uno di quegli stereotipi che vogliamo demolire in questo festival perché non esiste un cinema ebraico, esiste un cinema di argomento ebraico, esistono dei registi ebrei che fanno i film.
     
    A Dan Muggia abbiamo chiesto quali, secondo lui, sono le proposte più originali del Festival e che non andrebbero perse da un pubblico attento.

     
    R. – Penso che sia interessantissimo per il pubblico italiano venire a vedere i tre cortometraggi realizzati in una scuola di cinema religiosa, ortodossa, e che affrontano i loro problemi interni, la loro vita, tramite il cinema che è una cosa abbastanza nuova. Inoltre, “My Father, My Lord” è un film che parla del conflitto eterno tra il credere e la sorte di una famiglia di super ortodossi che devono affrontare un momento di crisi dove la tragedia arriva e non sanno qual è il peccato. Questo è stato girato da una prima opera di David Volaci, un religioso che si è allontanato un pò dalla religione e ha la possibilità di guardarla da dentro. Parlando di stereotipi: anche noi ne abbiamo in Israele. In questo momento i religiosi nel Paese sono visti dal cinema come delle caricature. Questa volta, invece, riusciamo a portare un cinema autentico che parla della religione ma dal di dentro.

    inizio pagina

    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 31.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo della conversione di Zaccheo, capo dei pubblicani a Gerico e uomo molto ricco. Per vedere Gesù attorniato dalla folla sale su un sicomòro. Il Signore lo chiama e si fa accogliere nella sua casa tra le mormorazioni di quanti dicono: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo promette di dare la metà dei suoi beni ai poveri e di restituire quattro volte tanto a coloro che ha frodato. Gesù allora dice:

    «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    (musica)

     
    Il centro di questo passo evangelico è Gesù. Esso narra di un incontro e di una curiosità che spinge alla ricerca. Anche al fondo del moto dell’animo proteso del ricco capo dei pubblicani c’è Gesù. La tonalità è data dall’espressione solo apparentemente circostanziale posta all’inizio. Gesù attraversava la città. Gesù passa, Gesù va, Gesù si ferma, Gesù chiama, ma non solo in quell’istante, benché in quell’istante si giochi tutto. L’avvenimento che rimette in moto tutto il miracolo è che Gesù passa. E’ solo e unicamente per il fatto che Gesù sta cercando Zaccheo che l’animo questuante del ricco si risveglia. La ricerca di Zaccheo è da sempre fondata su quella di Gesù. L’ultimo versetto conclude la spiegazione dell’accaduto: il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, cioè a salvare tutto. Infatti, salvando il bordo estremo si salva tutto quel che c’è in mezzo.
     
    (musica)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Depositata ieri a New York, a nome di 72 Paesi, la bozza di risoluzione sulla moratoria della pena di morte. L’impegno della Comunità di Sant’Egidio

    ◊   Cinque milioni di firme raccolte in 154 Paesi del mondo: le hanno presentate al presidente dell’Assemblea generale dell’ONU, Kerim, Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio e sister Helen Prejan, la religiosa americana immortalata nel film “Dead Man Walking” e leader delle campagne contro le esecuzioni. La spedizione è approdata al Palazzo di Vetro il giorno dopo la presentazione di una risoluzione per la moratoria internazionale sulle esecuzioni, frutto di un’iniziativa italiana che ha raccolto oltre 71 sponsor. Il presidente dell’Assemblea generale, Kerim, l’ha accolta con ottimismo assicurando che farà il possibile per smussare gli angoli. “Non voglio che l’Assemblea si divida su questo punto”, ha detto. I cinque milioni di firme sono stati raccolti nell’arco di nove anni da Sant’Egidio, ma nelle ultime settimane anche la World Coalition Against the Death Penality ha fatto propria la causa e messo insieme altre migliaia di sottoscrizioni. Un’iniziativa che rispecchia un cambio di mentalità che si coglie negli Stati Uniti; infatti, perfino la Corte Suprema si sta interrogando sulla legittimità dell’iniezione letale. (Da New York, Elena Molinari)

    inizio pagina

    Repubblica Democratica del Congo: nel Nord Kivu, colpi di fucile contro il vescovo di Goma, mons. Ngabu, che rimane illeso

    ◊   Nella Repubblica Democratica del Congo, mons. Faustin Ngabu, vescovo di Goma, nella provincia del Kivu Settentrionale, è sfuggito ad alcuni colpi di fucile sparati nella notte tra il 27 e il 28 di ottobre a Himbi, nei pressi dell'ufficio del governatore. E' rimasto però gravemente ferito un familiare del vescovo, che è stato condotto a Kigali per le cure del caso. Da alcune settimane, la provincia del Kivu Settentrionale vive nell'insicurezza. I dissidenti del generale decaduto, Laurent Nkundabatware, si oppongono alle truppe delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo. In questa situazione di violenza sono presenti anche le cosiddette milizie Mayi Mayi e i ribelli ruandesi. (A.M.)

    inizio pagina

    Argentina. Le felicitazioni della Conferenza episcopale al neo-presidente Cristina Fernandez de Kirchner

    ◊   La Commissione esecutiva della Conferenza episcopale argentina (CEA) ha trasmesso un messaggio di felicitazioni al presidente eletto, la signora Cristina Fernandez de Kirchner, esprimendo, tra l'altro, la disponibilità al dialogo con il governo che lei presiederà. “Come vescovi - si legge nel testo - le assicuriamo la nostra preghiera e il nostro impegno per il dialogo". Il popolo argentino - continuano i presuli - "ha affidato a lei la propria fiducia, ha scelto il suo cuore di donna". Intanto, inizierà lunedì prossimo a Buenos Aires la 94.ma Plenaria dell'Episcopato argentino. A presiederla sarà il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e presidente della CEA. "La vita consacrata" sarà il tema centrale dell'assise, che tratterà anche delle implicazioni pastorali del documento della V Conferenza dell'Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi di Aparecida. La chiusura della Plenaria è prevista per il 9 novembre, per facilitare tra l'altro la partenza di alcuni vescovi verso Chimpay, nel Rio Negro, per la beatificazione di Ceferino Namuncurà. (A.M.)

    inizio pagina

    Allarme ONU: in Libia, “uso sistematico della tortura”

    ◊   Il Comitato ONU sui diritti umani ha denunciato ieri “l’uso sistematico della tortura e di trattamenti o punizioni crudeli, inumane o degradanti” in Libia. E’ stato inoltre rivolto un appello alla Libia affinché abolisca le pene corporali, quali l'amputazione e la flagellazione, raramente applicate, ma ancora previste dalla legge. Riunito in sessione a Ginevra per esaminare i rapporti periodici di cinque Paesi tra cui la Libia, il Comitato ha inoltre espresso preoccupazione per l'assenza di leggi sulla protezione delle donne dalla violenza, in particolare domestica. ''La tortura – ha detto in conferenza stampa Abdelfattah Amor, membro del Comitato – sembra proprio essere praticata in Libia”. Per l'esperto, anche i verbali firmati dalle infermiere bulgare e dal medico palestinese accusati dalla Libia di aver inoculato il virus dell'AIDS a bambini libici sembrano attestare che abbiano subito torture per ottenere confessioni. E’ stata infine sottolineata l'assenza manifesta della volontà della Libia di cooperare con il Comitato, deducibile dalla circostanza che il Paese ha fornito un rapporto di appena sette pagine e risposte brevi. (R.M.)

    inizio pagina

    Uganda. Uccisi due operatori umanitari locali di una ONG francese

    ◊   Nell’Uganda nordorientale, due operatori umanitari ugandesi dell’Agenzia per l’aiuto alla cooperazione tecnica e allo sviluppo (ACTED), organizzazione di solidarietà internazionale con sede in Francia, sono stati uccisi nell’attacco sferrato contro il loro veicolo. Lo ha detto alla MISNA Marie-Pierre Caley, delegata generale di ACTED: "Ieri - ha riferito Caley - quattro nostri operatori, tra cui un autista, circolavano a bordo di un veicolo della nostra agenzia, facilmente identificabile, nella zona di Anaka, distretto di Amaru; sono stati aggrediti da almeno tre individui armati che hanno aperto il fuoco. Due operatori sono morti, gli altri due sono riusciti a scappare”. “Stiamo facendo tutto il possibile per ritrovare i colpevoli. Questo episodio non rimarrà impunito, gli autori verranno presi e portati in tribunale”, ha aggiunto la responsabile di ACTED, precisando che un’indagine è già in corso. L’ipotesi più probabile è che gli operatori umanitari siano stati vittime di un atto di banditismo. ACTED è un’organizzazione apolitica e non confessionale che opera, dopo la sua nascita in Afghanistan nel 1993, in una ventina di Paesi del Sud del mondo. Nel distretto ugandese di Amuru, lavora per la riabilitazione degli sfollati costretti a lasciare i villaggi nei 20 anni di ribellione dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA), gruppo armato attualmente impegnato in un processo di pace con il governo di Kampala. (R.M.)

    inizio pagina

    In Sudan, almeno 60 morti per un’epidemia di febbre della Rift Valley

    ◊   “Un’epidemia di febbre della Rift Valley in Sudan ha colpito almeno 125 persone, uccidendone 60”. Lo ha confermato alla MISNA John Rainford, portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), secondo cui “l’epidemia avrebbe avuto origine nelle regioni del White Nile, Sennar e Jazeera”, nel centro e nel sud del Paese. “La mortalità di quasi il 50% delle persone contagiate è considerata molto alta – ha detto Rainford - e potrebbe significare una particolare aggressività del ceppo virale in questione”. Indagini sanitarie nelle zone colpite sono già in corso e una squadra di medici dell’OMS e del ministero della Sanità di Khartoum sono stati inviati sul posto. La febbre della Rift Valley, che colpisce particolarmente il bestiame, viene trasmessa dagli animali alle persone attraverso zanzare o il contatto con il sangue del bestiame infetto. In una minoranza di casi, la sua diffusione nell’uomo può portare a meningiti e a diffuse emorragie interne spesso letali. Non esiste un antidoto per gli esseri umani. Nel gennaio scorso, un’epidemia di febbre della Rift Valley in Kenya aveva causato la morte di oltre 150 persone. (R.M.)

    inizio pagina

    In California, incontro ecumenico fra esperti e teologi dell’Asia e dell’America. Tema: “Le Chiese come agenti di riconciliazione”

    ◊   “Le Chiese come agenti di riconciliazione”: questo, il tema dell’incontro ecumenico fra esperti e teologi dell’Asia e dell’America tenutosi recentemente a Berkley, in California. Sulla base del ruolo spirituale, culturale e sociale delle Chiese nei diversi Paesi asiatici – riferisce l’agenzia Fides - sono stati analizzati gli strumenti, le modalità, i luoghi e i tempi in cui i cristiani possono diventare promotori attivi di pace e di riconciliazione in Paesi attraversati da guerre, conflitti civili, divisioni etniche, violenze compiute in nome del fondamentalismo religioso. Una delle strade irrinunciabili per le Chiese è la preghiera: i partecipanti hanno sottolineato che “attraverso la preghiera si proclama Cristo come Buona Novella di pace e di amore”. Uno dei relatori, il reverendo Shintaro Ichihara, proveniente dal Giappone, ha sottolineato come nel Paese del Sol Levante le Chiese cristiane vivano la dicotomia fra la tradizione culturale giapponese e lo stile di vita della società totalmente occidentalizzato. Ma, fungendo da ponte fra questi due aspetti e cercando di tenerli in considerazione entrambi nelle liturgie e nell’azione apostolica, i cristiani agiscono come strumenti di riconciliazione nella società e nella cultura giapponese. Per Chun Wai Lam, teologo di Hong Kong, la Chiesa dev’essere un “luogo di inclusività” e può portare la pace nella società impegnandosi all’interno delle strutture sociali attraverso scuole e servizi sociali, anche nei contesti in cui è una minoranza. Young-Sil Choi, professore di Nuovo Testamento all’Istituto di Studi teologici all’Università della Corea, ha parlato del ruolo dei cristiani nel creare una “cultura di riconciliazione”, riportando l’esperienza del popolo coreano, diviso da oltre 50 anni in due nazioni differenti, che spesso hanno spaccato le famiglie coreane. “Riconciliazione - ha detto - non significa annullare le differenze, ma recuperare una relazione autentica con l’altro”. Tutti i partecipanti hanno concordato sulla necessità che i cristiani progrediscano nel cammino ecumenico, offrendo prima di tutto una grande testimonianza di unità fra di loro, per poter essere annunciatori credibili di pace, solidarietà, amore e riconciliazione in società e nazioni attraversate da conflitti. (R.M.)

    inizio pagina

    L’ONU lancia un sito internet per monitorare i progressi del mondo

    ◊   Dal primo novembre è in rete www.mdgmonitor.org, sito internet che misura i progressi fatti dalla campagna dell’ONU contro la povertà. Nato dalla collaborazione tra le Nazioni Unite e i ricercatori che hanno dato vita a Google Earth (lo strumento informatico che consente di vedere sul proprio computer le immagini satellitari del pianeta), il nuovo sito è stato pensato per fornire continue e aggiornate informazioni con speciali cartine e mappe sui progressi fatti rispetto agli otto obiettivi da raggiungere entro il 2015 e fissati nel settembre del 2000 da 189 Paesi: sradicamento di fame e povertà estreme; educazione primaria per tutti; promozione dell’eguaglianza di genere; riduzione della mortalità infantile; sicurezza per le donne in maternità; lotta all’HIV/AIDS, alla malaria e alle altre malattie; sostenibilità ambientale; sviluppo globale della cooperazione allo sviluppo. “In questo modo - ha detto il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ripreso dall’agenzia MISNA - qualunque utente potrà volare in qualsiasi parte del mondo e vedere ciò che si sta facendo per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti”. “Oltre un miliardo di persone – ha aggiunto Ban Ki-moon – vive con meno di un dollaro al giorno, e migliaia di bambini muoiono vittime di malattie che si possono curare. Questi sono i fatti che devono spingerci a fare di più”. (R.M.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Si allenta la tensione tra Iraq e Turchia dopo la disponibilità di Baghdad ad arrestare i leader del PKK nel Kurdistan iracheno

    ◊   Potrebbe rientrare la tensione tra l’Iraq e la Turchia dopo la disponibilità del governo di Baghdad ad arrestare i leader del PKK che si trovano nel Kurdistan iracheno. L’annuncio è stato fatto durante i lavori della Conferenza sull’Iraq a Istanbul alla quale partecipano i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, i delegati del G8 e della Commissione Europea. Il nostro servizio:

    Il "pressing" della comunità internazionale ha dato i suoi frutti. Il governo iracheno ha mostrato disponibilità nel perseguire il PKK nel nord del Paese, Baghdad infatti arresterà i leader dei separatisti curdi ed intraprenderà tutte le azioni per neutralizzare la minaccia. Non si escludono anche interventi militari congiunti “che - ha detto il portavoce del governo Al Maliki - sono un’opzione sul tavolo”. Stamani, nell’ambito della conferenza di Istanbul, il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-Moon, aveva definito ''inaccettabile'' l'uso del territorio iracheno per aggressioni in Turchia da parte del PKK. Una dichiarazione in linea con l’intenzione dei delegati, presenti alla Conferenza, che hanno espresso l’intenzione di sottoscrivere un documento nel quale si condannano le azioni terroristiche dei separatisti nel nord dell’Iraq. Misure urgenti contro i terroristi erano state chieste anche dal premier turco, Erdogan. Intanto, nel Kurdistan iracheno qualcosa si muove. Le autorità della regione hanno ordinato la chiusura degli uffici di un partito politico che simpatizza per il PKK ed hanno salutato la conferenza in Turchia con “speranza” perché si arrivi ad una soluzione all'attuale tensione al confine con l’Iraq.

    - Iraq. E’ morta a Baghdad una donna soldato del contingente americano. Vittima dell’esplosione di un ordigno artigianale nei distretti meridionali della città, la donna è solo l’ultima degli 847 soldati americani caduti nel Paese del Golfo dall’inizio dell’anno. Solo ieri, tre avieri statunitensi erano rimasti uccisi in un combattimento nei pressi della base aerea di Balad, a 70 chilometri a nord di Baghdad. Intanto, nel sud dell’Iraq a Bassora è sfuggito all’ennesimo attentato - il settimo in tre mesi - il capo della polizia della città.

    - Al Qaeda. Torna a farsi vivo al- Zawahiri, braccio destro di Osama bin Laden, che in un messaggio audio diffuso su un sito islamico, utilizzato dai gruppi radicali e terroristi, ha affermato che un gruppo libico si è unito ai militanti di al Qaeda. Nel proclama, la cui autenticità è ancora da verificare, Al Zawahiri esorta i combattenti del nord Africa a rovesciare i leader di Libia, Tunisia, Algeria e Marocco. Risale a settembre al chiamata alle armi di al Qaeda per cacciare dal Maghreb i francesi e gli spagnoli insediati da secoli nelle colonie.

    - Afghanistan. Visita a sorpresa nel Paese per il cancelliere della Germania, Angela Merkel, giunta a Kabul in mattinata per fare visita al contingente tedesco. Ingenti le misure di sicurezza nel Paese per l’arrivo della Merkel ,che avrà anche un colloquio con il presidente afghano, Hamid Karzai. La visita del cancelliere segue il voto al Bundestag, che ha approvato il prolungamento della missione tedesca in Afghanistan: una spedizione che suscita malumori tra l’opinione pubblica. Intanto, sul terreno, nella provincia di Uruzgan, un soldato della coalizione ed un militare afgano sono rimasti uccisi.

    - Pakistan. Secondo la tv packstana, il governo di Islamabad è intenzionato a decretare lo Stato di emergenza, dopo la nuova fiammata di violenza nel Paese, nelle regioni al confine con l'Afghanistan, dove operano militanti di al Qaeda e attivisti filo-talebani. Attesa anche la decisione della Corte suprema sui ricorsi dell’opposizione alla vittoria elettorale dell’attuale presidente Musharraf.

    - Birmania. E’ arrivato in Birmania l’inviato dell’ONUu, Ibrahim Gambari, che avrà colloqui con responsabili della Giunta militare e la leader dell'opposizione e Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi. Si tratta della seconda missione per il diplomatico nigeriano che già un mese fa aveva fatto tappa a Yangon dopo la repressione violenta di settembre. La visita arriva all’indomani della decisione del regime di non prolungare il mandato del rappresentante delle Nazioni Unite nel Paese asiatico. Charles Petrie aveva pubblicamente criticato i generali denunciando la crescente povertà del popolo birmano. Quali i risultati possibili della visita di Gambari? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesca Marino, direttore di “Stringer Asia”:
     
    R. - Ibrahim Gambari va in Birmania con l’intenzione di mettere un ufficio permanente dell’ONU, che possa dare continuità al lavoro delle Nazioni Unite. Ovviamente, si trova anche alle prese con il problema Petrie. Dalla visita ci si aspetta molto poco, la Giunta ha fatto capire chiaramente la sua volontà di continuare sulla linea già stabilita, con dei gesti di buona volontà - come liberare alcuni prigionieri politici- che non cambiano tuttavia la sostanza delle cose.

     
    D. - Gambari potrà chiedere al governo birmano un impegno per la creazione di meccanismi di dialogo con l’opposizione, così come chiedono da più parti?

     
    R. - Sì, ma il problema non è chiedere, è ottenere. Da anni, la Giunta birmana fa dei gesti distensivi e dimostrativi, continuando poi ad agire sostanzialmente nello stesso modo. I monaci sono ancora in prigione, i monasteri presidiati e l’esercito è dappertutto.

     
    D. - Da più parti, si chiede anche la necessità che Cina, Russia e India sostengano gli sforzi di Gambari nella sua missione. Un’ipotesi, questa, reale o impossibile?

    R. - Cina, Russia e India hanno legami economici molto forti. L’India ha detto chiaramente di essere contraria alle sanzioni economiche contro la Birmania e si è dimostrata disponibile ad agire a livello diplomatico. La Cina continua a non pronunciarsi. Ufficialmente è contraria alle sanzioni, però agisce attraverso suoi canali.
     
    - Venezuela. E’ stata fissata per il prossimo 2 dicembre la data del referendum popolare sulla riforma costituzionale voluta da Chavez. Un pacchetto di modifiche che prevede anche l’allungamento della durata del mandato presidenziale. Il via libera del Consiglio nazionale elettorale è scattato dopo il sì del parlamento. La Conferenza episcopale venezuelana ha più volte espresso riserve sulla sulla “natura democratica” della riforma.

    - Uragano Noel - Emergenza Messico. Punta verso il Canada l'uragano Noel che da giorni sconvolge i Carabi. Dopo aver causato la morte di 122 persone ad Haiti e nella Repubblica Dominicana, il ciclone attraversa in queste ore l'Oceano Atlantico. Entro domenica, dovrebbe raggiungere la Nuova Scozia ormai declassato al grado di tempesta tropicale. L’UE, gli Stati Uniti e il PAM, il Programma alimentare mondiale dell'ONU, inviano degli aiuti. Resta alta l’emergenza anche nel sud del Messico, dove più di 300 mila persone sono rimaste isolate per le inondazioni. Lo stato di Tabasco, per l’80 per cento coperto dalle acque, è il più colpito. Si teme lo scoppio di epidemie a seguito della mancanza di cibo, acqua potabile e medicine. "La situazione è straordinariamente grave", ha confermato il presidente messicano, Felipe Calderon, che nella notte si è rivolto alla popolazione chiedendo aiuti: “Chiunque ha una barca, ha detto, si mobiliti con i soccorritori”. Immediato è il confronto con l’uragano Katrina, che nell’estate del 2005 sconvolse la città di New Orleans.

    - Spagna-Marocco. “Inaccettabile e inopportuna”. Così il ministro degli Esteri marocchino, Taieb Fassi Fihri, ha definito la vista del re di Spagna, Juan Carlos, alle città di Ceuta e Melilla, domini spagnoli in terra di Marocco, in programma per il prossimo lunedì. Si tratta di un “caso aberrante e inammissibile” di "prolungamento del passato coloniale”, ha spiegato ieri il ministro in un incontro col parlamento di Rabat, rivendicando la sovranità sulle due città costiere. Dopo la conferma della visita, che coincide con i festeggiamenti del 22.mo anniversario della Marcia Verde, con cui i coloni marocchini negli anni ’70 si insediarono nel Sahara Occidentale, il re Mohamed VI ha richiamato in patria il suo ambasciatore a Madrid. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Claudia Di Lorenzi)

     

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 307

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina