RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 90
- Testo della trasmissione di sabato 31 marzo
2007
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa alla Confartigianato: vivete e testimoniate con coerenza il
“Vangelo del lavoro”
Oggi
su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
Convegno del PIME a Milano
sul dialogo tra islam e cristianesimo: con noi, padre Samir
Khalil Samir
Il commento di don Serretti al
Vangelo della Domenica
CHIESA E SOCIETA’:
I vescovi dello Zimbabwe: il Paese è in una crisi profonda, politica e
morale
Mons.
Warduni: Settimana Santa nel dolore e nella speranza
in Iraq
“Al
testamento biologico servono paletti”: così il cardinale Javier
Lozano Barragán
Almeno 14 morti in Iraq in seguito a diversi attentati
Il
Papa e la Santa Sede
Vivete e testimoniate con coerenza il “Vangelo del
lavoro”:
così, il Papa nell’udienza alla Confartigianato
Va coniugata “una
coerente vita di fede con la fatica e le difficoltà del lavoro, il profitto
personale e l’impegno di solidarietà verso i bisognosi”: è l’esortazione di
Benedetto XVI ai dirigenti e soci della Confartigianato
ricevuti stamani in Aula Paolo VI. Il Papa ha lodato l’impegno
dell’associazione, fondata nel 1946, per “l’indubbio contributo” offerto “alla
costruzione della moderna Nazione italiana”. La nutrita delegazione della Confartigianato è stata guidata dal loro presidente Giorgio
Natalino Guerini. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
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(canti)
Benedetto XVI ha colto l’occasione del
festoso incontro con la Confartigianato per
riflettere sulla realtà del mondo del lavoro che, ha rilevato, “nell’attuale momento
storico si trova al centro di vasti cambiamenti sociali, mutamenti che sono sempre
più rapidi e complessi”. Se ieri artigiano “evocava qualcosa di vecchio”, ha
aggiunto, “oggi vuol dire piuttosto autonomia, creatività, personalizzazione
nella produzione di beni e servizi. Il lavoro, è stata la riflessione del
Pontefice, “appartiene alla condizione originaria dell’uomo”. E se pure a causa
del peccato dei progenitori divenne “fatica e pena”, nonostante ciò “nel
progetto divino esso mantiene inalterato il suo valore”:
"La Chiesa, fedele alla Parola di Dio,
non cessa di richiamare il principio secondo cui 'il lavoro è per l’uomo e non
l’uomo per il lavoro' (Laborem
exercens, 6). Proclama così senza sosta il primato
dell’uomo sull’opera delle sue mani, e ricorda che tutto deve essere
finalizzato al vero progresso della persona umana e al bene comune: il
capitale, la scienza, la tecnica, le risorse pubbliche e la stessa proprietà
privata".
Questo primato dell’uomo, ha detto il Papa,
ha trovato “felice realizzazione proprio nelle imprese artigiane”, ispirate
agli insegnamenti del Vangelo e ai principi della Dottrina sociale della
Chiesa. Di fronte alle migliaia di fedeli, che hanno gremito l’Aula Paolo VI,
ha quindi ribadito che “il lavoro artigianale e il lavoro dipendente, possono
costituire un’occasione per rendere più umano il vissuto lavorativo”. Di qui
l’esortazione a promuovere la dignità dell’uomo nella quotidianità del lavoro:
"Cari amici, continuate con tenacia e
perseveranza a custodire e a valorizzare la cultura produttiva artigiana,
capace di dar vita a grandi occasioni di equilibrato progresso economico e di
incontro tra uomini e popoli. Come cristiani, poi, sia vostro impegno vivere e
testimoniare il 'Vangelo del lavoro',
consapevoli che il Signore chiama tutti i battezzati alla santità attraverso le
loro quotidiane occupazioni".
Questo compito, ha detto il Santo Padre,
“diventa prezioso servizio all’evangelizzazione”. Un servizio per il quale
vengono in aiuto Maria e San Giuseppe, Patrono dei lavoratori. Alla scuola di
Nazareth, ha dunque concluso il Papa, gli artigiani possono apprendere come
coniugare una vita di fede con la fatica e le difficoltà del lavoro”.
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Amate come Cristo ci ha amati: così il Papa nel suo
Messaggio
per la XXII Giornata Mondiale della Gioventù che sarà
celebrata domani nella Domenica delle Palme
Scoprite l’amore vero, fedele e forte: è
l’esortazione rivolta ai giovani da Benedetto XVI nel suo messaggio per la XXII
Giornata Mondiale della Gioventù, che si celebra domani nelle diocesi di tutto
il mondo in coincidenza con la Domenica delle Palme. In Piazza San Pietro,
domani, alle 9.30 sarà il Papa a presiedere la Messa; la nostra emittente
seguirà in diretta l’evento con commento in italiano, inglese, tedesco,
francese, spagnolo e portoghese. E ieri il Santo Padre, in un messaggio inviato
al IX Forum internazionale dei giovani, che si sta svolgendo a Rocca di Papa,
invita i giovani a vivere da cristiani nel mondo del lavoro e a diventare
apostoli fra i lavoratori. Tiziana Campisi ha chiesto a mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina,
come sostenere, in tal senso, i giovani:
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R. – Questi ragazzi hanno bisogno di essere
stimolati e di essere aiutati a credere in questo amore. C’è un amore concreto
da vivere e che si può sviluppare dentro tutta la loro esistenza. Certo, c'è
bisogno anche di trovare degli spazi in cui vivere questo amore e lo spazio
principale è l’esperienza di coppia e quindi il progetto di matrimonio, futuro
che purtroppo i giovani vedono sempre con un po’ di difficoltà e con un po’ di
apprensione, perché pensare di formare una famiglia vuol dire certezza dei
sentimenti, capacità di donarsi, però vuol dire anche riuscire ad avere un
tetto sotto il quale vivere e per avere un tetto sotto il quale vivere bisogna
avere un lavoro. Dunque questo amore che i giovani sono invitati a vivere
chiama in causa tutta la vita concreta dei ragazzi e noi sappiamo molto bene
che con il tipo di lavoro che c’è oggi, che è tendenzialmente precario, un
ragazzo, un giovane, fa fatica a poter costruire una propria casa, a poter
avere la possibilità di gestirsi questi momenti della vita affettiva che
diventa progettuale nella famiglia.
D. – Come alimentare nei giovani l’amore
per Gesù perché poi questo possa essere annunciato al mondo?
R. – La prima attenzione è quella ad un
radicamento della fede, perché tante volte l’esperienza di fede è superficiale.
Moltissimi ragazzi non sono più in grado di percepire in maniera corretta,
diretta, il messaggio del Vangelo, e quindi la potente figura di Gesù che può
strutturare la loro personalità. Purtroppo abbiamo pochi spazi di formazione.
D. – Quale impegno la Chiesa può assumere
per far sì che i giovani crescano nell’amore?
R. – Il primo impegno è quello di creare un
ponte tra la strada e la Chiesa, tra la vita concreta quotidiana e l’esperienza
del credente. Un ponte dunque che permetta, dentro questo tessuto di relazioni,
di alimentare continuamente la propria vita, di metterla alla luce del Vangelo,
per far sì che il Vangelo diventi concreto nella loro vita. Questi ponti sono
le associazioni, sono i movimenti…
D. – Il Papa conclude il suo Messaggio ai
giovani invitandoli ad osare l’amore. Andando verso la Pasqua, secondo lei, i
giovani in che modo possono proiettarsi verso Sydney?
R. – Molti ragazzi, in questa settimana,
sono coinvolti nelle celebrazioni pasquali. Magari si tratta di celebrazioni un
po’ folcloristiche, perché la Passione di Gesù viene
rappresentata sulle piazze, per le vie, e sono tutti aiutati ad alzare lo
sguardo a questa grande vicenda di Gesù. Il pericolo è che questo
resti uno spettacolo e non coinvolga dentro la loro esistenza. Qui è
importante che gli educatori, i presbiteri, le persone, gli adulti, riescano a
far cogliere ai giovani che quello che stanno vivendo non è uno spettacolo folcloristico ma è la vicenda di Gesù che oggi rivive questa
Passione, rivive questa Risurrezione e con la forza dell’amore riesce a
riconquistare le persone togliendole dal peccato, dall’egoismo, dall’odio.
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Ma in che modo oggi i giovani possono
concretamente manifestare l’amore di Cristo nel mondo del lavoro? Tiziana Campisi lo ha chiesto ad Andrea Olivero, presidente nazionale delle ACLI:
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R. – Bisogna avere un’attenzione alle singole
persone, bisogna far comprendere che i problemi che ciascuno ha, che oggi
sempre di più nel mondo del lavoro sono problemi individualizzati, interessano
gli altri e interessano tutta quanta la nostra comunità. Noi, in questi anni,
abbiamo reso il lavoro sempre di più un fattore individuale, dimenticando
invece la sua grande funzione collettiva: per altro anche su questo Papa
Benedetto XVI ci ha richiamati a più riprese. E’ importante che noi invece
riprendiamo insieme a considerare il lavoro come un fattore collettivo e come
una parte integrante della vita dell’uomo. Per questo, anche andare a
testimoniare all’interno dell’esperienza del lavoro, il nostro messaggio di
amore per gli altri e di collaborazione al progetto del Signore.
D. – Cosa rende difficile oggi questa
testimonianza?
R. – La grande varietà che esiste
all’interno del mondo del lavoro e spesso anche la precarietà che, soprattutto
i giovani, incontrano nell’affrontare l’attività lavorativa. Si è perso un po’
anche lo stesso senso del lavoro, in qualche misura, cioè non ci consideriamo
cooperatori nel disegno creatore lavorando ma spesso invece soltanto riteniamo
il lavoro come una necessità per poter vivere. Riacquistare questo senso
profondo del lavoro ed anche questo senso comunitario che è un elemento
importantissimo al quale dobbiamo aiutarci come comunità cristiana. Non
dobbiamo continuare a pensare che sia un’esperienza individuale
ma dobbiamo, a livello comunitario, recuperare questo valore e parlare
delle nostre esperienze, promuovere incontri, riflessioni insieme, anche vivere
in qualche modo il lavoro come una parte della nostra stessa vita spirituale.
D. – Come ripartire attraverso le parole di
Gesù richiamate dal Papa: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi”…
R. – Questo per noi, per i lavoratori,
voglia dire il donarsi, il donarsi nelle cose che si fanno e nel donarsi
soprattutto con gli altri, con le persone che incontriamo quotidianamente.
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Dal Papa i vescovi siciliani per la
visita ad limina:
intervista con il
vescovo di Caltanissetta, Mario Russotto
Stamane Benedetto XVI ha
continuato a ricevere alcuni presuli della Conferenza episcopale della Regione
siciliana per la visita “ad Limina”.
Sulle sfide che la Chiesa deve affrontare in questa terra ascoltiamo il vescovo
di Caltanissetta Mario
Russotto, intervistato da Fabio Colagrande:
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R. - La sfida più grande che stiamo
affrontando è proprio quella dell’educazione e della formazione a partire dalla
centralità della parola di Dio. E' importante segnare e tracciare delle strade,
strade di vita, strade di pace, strade di concordia e di responsabilità e noi
lo stiamo facendo a Caltanissetta a partire proprio
dalla scelta della Parola di Dio. In più di 300 fra quartieri e condomini della
diocesi, teniamo dei cenacoli del Vangelo, proprio per elevare il grado di
formazione religiosa e culturale della gente, oltre a tutta un’attività che
stiamo portando avanti anche di formazione cristiana per l’impegno sociale.
Perché solo così possiamo aprire strade di speranza alla nostra gente.
D. - Come vescovo impegnato nella pastorale
famigliare cosa pensa del clima, anche aspro, in cui si sta svolgendo questo
dibattito anche politico in Italia?
R. - Io penso che noi, come Chiesa,
dobbiamo annunciare ancor di più la bellezza e il Vangelo del matrimonio, il
Vangelo della famiglia. Allora sarà per irradiazione fascinosa che la famiglia
cristiana, cioè la famiglia unita in matrimonio fra un uomo e una donna,
benedetto da Dio, e fondata sui valori della fedeltà e sui valori del Vangelo,
solo per irradiazione fascinosa la famiglia sarà testimone della bellezza di
Dio e dunque missionaria.
D. - Nella pastorale famigliare, nella
pastorale giovanile, nella sua diocesi come va la collaborazione con i laici,
ci sono esperienze in questo senso che lei vuole sottolineare in qualche modo?
R. - Sì, per esempio un’iniziativa che noi
portiamo avanti ogni anno, adesso la celebreremo il 6 maggio, è quella che io
ho chiamato IGF, "Insieme giovani e famiglie". E’ una giornata di
studio, di riflessione, di confronto, di preghiera, fra i giovani della diocesi
e le famiglie. Questo è un momento di incontro anche intergenerazionale molto
bello che riapre sul serio, non solo al dialogo, le famiglie e dunque le
generazioni, genitori e figli, alla speranza di una nuova società fondata
proprio sulla civiltà dell’amore.
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Il Papa nomina il cardinale Sodano Legato
Pontificio
per i 90 anni delle apparizioni della Vergine a Fatima
Benedetto XVI ha
nominato il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, Legato
Pontificio per le solenni celebrazioni di apertura del 90° anniversario delle
apparizioni della Beata Vergine Maria a Fatima, in Portogallo. Le apparizioni
di Maria ai tre pastorelli Lucia,
Francesco e Giacinta iniziarono il 13 maggio 1917 per ripetersi altre cinque
volte, l’ultima il 13 ottobre dello stesso anno. Il messaggio della Vergine è
un invito forte alla preghiera, alla conversione e alla rinuncia al peccato. Le
celebrazioni avranno luogo a Fatima il 12 e 13 maggio prossimi.
Altre udienze e nomine
Il Papa ha ricevuto stamani il cardinale
Ivan Dias, prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli. Nel pomeriggio, incontrerà il cardinale Giovanni
Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
In India, il Papa ha accettato la rinuncia
al governo pastorale della diocesi di Nashik,
presentata da mons. Thomas Bhalerao,
della Compagnia di Gesù, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto
Canonico.
Nella Repubblica Democratica del Congo, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Kongolo, presentata da
mons. Jérôme Nday Kanyangu Lukundwe, per
sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato a succedergli il reverendo Oscar
Ngoy wa Mpanga,
superiore provinciale della Congregazione dello Spirito Santo e parroco a Lubumbashi.
Il Papa ha nominato consultore della
Congregazione per le Chiese Orientali il prof. Onorato Bucci.
Il Papa ha nominato membri Ordinari della
Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon,
la pittrice Laura Stocco, il letterato Armando Torno e lo scultore Domenico
Siniscalco.
Il Papa ha nominato vicario giudiziale del
Tribunale di Prima Istanza per le cause di nullità di matrimonio della regione
Lazio il salesiano don Sabino Ardito.
Il cardinale Eduardo Martínez
Somalo compie 80 anni.
Il collegio cardinalizio
è ora composto da 108 elettori e 76 non elettori
Il cardinale Eduardo Martínez
Somalo, prefetto emerito della Congregazione per gli Istituti di vita
consacrata e le Società di vita apostolica e Camerlengo di Santa Romana Chiesa
compie oggi 80 anni. Cambia, dunque, la composizione del Collegio cardinalizio:
i porporati elettori sono ora 108, mentre i non elettori sono 76, per un numero
complessivo di 184. Nel Collegio Cardinalizio sono rappresentati i 5 Continenti
con 67 Paesi, 50 dei quali hanno cardinali elettori. Nel dettaglio, ci sono 53
cardinali elettori europei, 33 provenienti dalle Americhe, 13 dall’Asia. Sono 7
i cardinali elettori africani, 2 quelli dell’Oceania. La nazione con il maggior
numero di cardinali elettori è l’Italia con 19 porporati, seguita dagli Stati
Uniti con 12. Dall’inizio del Pontificato, Benedetto XVI ha celebrato un
Concistoro per la creazione di cardinali, il 24 marzo del 2006. In tale
occasione il Papa ha creato 15 cardinali, di cui 12 elettori. (A cura di Alessandro Gisotti)
Dal 2 aprile nelle librerie i testi delle
meditazioni per la Via Crucis,
curate quest’anno da mons. Gianfranco Ravasi
Il prossimo 6 aprile, venerdì della
Settimana Santa, la Chiesa si unirà al Pontefice nella Via Crucis al Colosseo, evento che verrà
trasmesso in tutto il mondo. I testi della meditazione, quest’anno, sono stati
affidati da Benedetto XVI ad un biblista di fama
internazionale: mons. Gianfranco Ravasi, prefetto
della Biblioteca Ambrosiana di Milano, fondata dal cardinale Federico Borromeo, successore, come arcivescovo di Milano, di San
Carlo. Come lo scorso anno, informa la Libreria Editrice Vaticana, i fedeli che
vorranno seguire il testo delle meditazioni, lo potranno fare acquistando il
volume disponibile nelle librerie a partire dal 2 aprile prossimo. Fin da ora,
il testo edito a cura della Libreria Editrice Vaticana e dell'Ufficio delle
Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, può essere prenotato in tutte le
librerie cattoliche al prezzo di 3 euro. (A
cura di Alessandro Gisotti)
Oggi su "L'Osservatore
Romano"
Servizio vaticano - In primo piano
l’incontro del Santo Padre con i giovani in Piazza San Pietro per la Domenica
delle Palme.
Servizio estero - In evidenza il tema dei
diritti del fanciullo: il 23 marzo 2007, in occasione della quarta
sessione ordinaria del Consiglio dei Diritti dell’omo, tenutasi a
Ginevra presso l’Ufficio delle Nazioni Unite, l’Osservatore Permenente della Santa Sede, mons. Silvano M. Tomasi, ha pronunciato l’intevento
dal titolo “I Diritti del Fanciullo e l’obbligo di protezione”.
Servizio culturale - Un articolo di Claudio Toscani intitolato “Nelle riviste del ‘900 una
porta privilegiata per entrare nella storia della letteratura”: intervista a Giuseppe
Langella.
Servizio italiano - In rilievo il fenomeno
del calo dell’inflazione.
Oggi
in Primo Piano
Convegno del PIME a Milano sul dialogo
tra islam e cristianesimo
Cristiani e musulmani, una convivenza
possibile che passa attraverso i rapporti da persona a persona. Testimonianze
importanti e vissute, quelle offerte al recente convegno del Centro Missionario
del PIME a Milano da mons. Henri Teissier,
arcivescovo di Algeri, e da padre Samir Khalil Samir,
islamologo di orgine egiziana,
gesuita e docente all’Università di Beirut. Il servizio di Fabio Brenna:
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Il dialogo e la
convivenza fra cristiani e musulmani è vissuta diversamente nei Paesi islamici
e dipende dalla loro tradizione, dai rapporti culturali e dalle leggi, per cui l’accoglienza e il confronto con il diverso e con
l’appartenente ad un’altra religione varia indipendentemente dalla consistenza
numerica delle comunità cristiane in quei Paesi. Entrambi i relatori si sono
trovati concordi nel sottolineare come i risultati migliori si ottengano dal
confronto interpersonale, e come invece le difficoltà salgano
man mano che entrano in gioco i gruppi, le organizzazioni, quando il confronto
è “fra più di dieci persone” ha osservato mons. Teissier,
che ha anche affrontato il difficile tema delle conversioni, che espongono
all’accusa di proselitismo ma che vengono spesso usate per affermare la
superiorità della propria religione. Per entrambi i relatori è però essenziale
“depoliticizzare” la religione e lo stesso dialogo
interculturale. Sentiamo padre Samir:
“Attraverso questo
scambio, il cristiano italiano – diciamo – può riscoprire valori che sono
valori cristiani ma che sono meno sottolineati oggi. E viceversa. Il valore
dell’uguaglianza, per esempio, tra uomo e donna esiste nell’Islam, molto chiaramente
nel Corano, ma non è vissuto. Ed è questo, per me, il dialogo, attraverso
scambi onesti: senza nessuna concessione ma con il cuore aperto, scoprire ciò
che è comune e ciò che è diverso e scambiare questo”.
Il rischio di uno
scontro di civiltà esiste, ha osservato padre Samir;
proprio per questo è urgente confrontarsi sui valori:
“L’incontro è sempre
possibile. Dipende prima da me. Anche se l’altro forse
è irrigidito nelle sue posizioni più o meno fanatiche, se scopre che io lo
accolgo, simpatizzo, lui cambierà. Lo scontro tra le civiltà esiste, anche, ma
è più a livello politico. Io insisto sempre sul fatto che se loro fanno un
miscuglio tra la fede e la politica, allora inevitabilmente ci sarà uno
scontro, con il rischio che loro ci perdono”.
A proposito del Medio
Oriente, padre Samir si è detto certo che si
arriverà, sia pur a fatica e non subito, alla convivenza fra i due Stati di
Israele e Palestina ma la vera sfida è pensare e realizzare una “Unione Medio-Orientale”, così come esiste una Unione
Europea.
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Da ieri nei cinema in Italia il film di
Ermanno Olmi "Centochiodi",
tormentata rivisitazione
del messaggio evangelico
Sulle
sponde del Po rivive, con spirito francescano, la storia di Gesù e dei suoi discepoli:
è uscito, dopo lunga attesa, l’ultimo film di Ermanno Olmi, "Centochiodi",
frutto di molti dubbi personali del regista che si rifugia nella semplicità
della natura e dei poveri per riaffermare il messaggio incontaminato del
Vangelo. Ma alcune non facili prese di posizione sembrano più un atto di
ribellione intellettuale che di pacata condivisione del mistero di Dio. Il
servizio di Luca Pellegrini:
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Tre sono i chiodi che hanno
appeso ad una croce la Parola di Dio, Cristo vero Dio e vero uomo; cento sono i
chiodi che perforano altrettanti volumi, dal valore inestimabile, simbolo di
cultura millenaria che un giovane e inquieto professore di filosofia inchioda
al pavimento e sui tavoli di una antica biblioteca, in
sfregio ad un sapere ritenuto muto, somma di parole arcaiche che nell’era
moderna gettano in crisi o, peggio, sembrano del tutto inutili perché incapaci
di comunicare. Ermanno Olmi vira, con questo suo film scarno, sobrio e arcano,
verso un francescanesimo ecologista e populista venato di sublimati dubbi e di
scontate risposte.
Il professore entra in crisi
perché non più in grado di decifrare il contenuto di quei libri religiosi
ritenuti appassiti, scontrandosi con un sacerdote che, amando più i volumi
delle persone, incarna la “dogmaticità”, la
“costrizione”, la “rigidità” della religione rivelata, risultata incapace di
trasformare i cuori degli uomini, di convincerli a sostituire le loro spade in
vomeri: “la sapienza del mondo è una truffa”, afferma
lucido il bravo Raz Degan,
mentre in un sofferto percorso abbandona dietro le spalle la vituperata e poco
accogliente civiltà, rifugiandosi sulle sponde del Po, mite scorrere delle
acque come sola compagnia, mentre la repentina crisi misticheggiante
lo porta ad incarnare una figura cristologica piuttosto alterata. La crisi del
filosofo si avvicina a quella del regista, la rispecchia, la sublima? E’
un’oasi di primitiva semplicità quella che si crea attorno al professorino.
Spogliatosi di tutto, ricorda i miracoli e le parabole del Vangelo, evoca
l’ultima cena, ripercorre, sul filo di un richiamo continuo nei gesti e nelle
parole, proprio la strada di Gesù. Non parlava forse il Figlio di Dio ai
pescatori di Tiberiade così come qui il filosofo parla a quelli italiani del
Po?
E’ un film impegnativo,
questo di Olmi, anche tormentato sotto la superficie della serenità, certo a
tratti discutibile, perché, al di là delle intenzione genuine
e buone, il cristianesimo, ricordiamolo, ha origine nell’incarnazione del
Figlio di Dio, sua Parola vivente, la cui verità si trasmette e si conosce
anche attraverso la parola scritta del Vangelo, parola di Dio, parola di
salvezza, proclamata nella Chiesa. E la spoglia modernizzazione della vita
pubblica di Gesù, dei suoi incontri, della sua cattura e morte e risurrezione,
quasi atto di ribellione matura contro i tanti “mercanti nel tempio”, non trova
immediata giustificazione e decisa necessità. Certo Olmi è un ineguagliabile
pittore della natura, un cantore dell’umano capace di denudare l’anima attraverso volti che solo lui sa scegliere,
illuminare, dirigere. Per questo commuove e chiede, comunque sia, il massimo
del rispetto e dell’onore.
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Il commento di don Serretti
al Vangelo della Domenica
Domenica 1° aprile, Domenica delle Palme:
la Liturgia ci presenta la Passione del Signore secondo la narrazione
evangelica di San Luca. Quando fu l'ora – racconta l’Evangelista – Gesù prese
posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse:
«Ho
desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia
passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel
regno di Dio».
Su questa Solennità ascoltiamo il commento
del teologo don Massimo Serretti, docente di
Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
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Il racconto della passione e morte di Gesù
è il racconto di un fatto, un fatto storico, anzi molto di più, di un fatto che
crea la storia e che è al centro di tutta la storia. Tutto quel che è accaduto
prima di quei giorni ha trovato in essi il suo culmine
e il suo senso. Tutto quel che è accaduto dopo e che accadrà ancora ha in essi il suo fulcro. Gesù Cristo è il centro del cosmo e
della storia. Egli era nato, aveva preso la carne e il sangue per poterla
offrire, per poterla donare al Padre con uno spirito eterno. Sul Golgota si compie la sua nascita terrena. Dalle sue piaghe
noi tutti siamo stati guariti, perchè potessimo anche noi tornare a servire il
Dio vivente.
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Chiesa
e Società
La Santa Sede non
firma la Convenzione ONU per i diritti dei disabili
perchè prevede l'aborto dei
bambini con handicap
Quattro anni di lavori e il coordinamento
di circa 50 Paesi per dare vita alla prima grande Convenzione internazionale
per i diritti dei disabili. E’ il risultato presentato ieri all’ONU di New
York, in occasione della firma ufficiale di un documento sui disabili, stilato
in cooperazione con molte associazioni impegnate nella loro tutela. “Niente
senza di noi” è lo slogan dell’iniziativa, che il ministro italiano della
Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, dal Palazzo di
Vetro ha definito “un grande passo avanti per la comunità internazionale”. Da
parte sua, la Santa Sede non ha firmato il documento, denunciando una clausola
che può essere usata per eliminare i nascituri disabili. Già in occasione
dell’adozione del documento, infatti, l'osservatore permanente della Santa Sede
presso l’ONU, l'arcivescovo Celestino Migliore, aveva sottolineato l’importanza
di garantire la protezione dei diritti della dignità e del valore della vita
delle persone disabili, un principio che aveva spinto inizialmente la Santa
Sede a unirsi ai lavori della Convenzione, ma l’inserimento di una clausola
sulle pratiche riproduttive – ha aggiunto l’arcivescovo Migliore – viola questi
principi. La stessa Convenzione creata per proteggere i disabili dalle
discriminazioni – ha spiegato infatti il nunzio – può
essere usata per negare il loro primo diritto, quello alla vita. (A cura di Elena Molinari)
I vescovi dello Zimbabwe:
il Paese è in una crisi profonda, politica e morale
Domani, in tutte le parrocchie dello Zimbabwe verrà letta la lettera
che i vescovi hanno indirizzato ai fedeli a proposito della realtà che sta
vivendo il Paese. La lettera è intitolata “Dio ascolta il grido degli oppressi”
ed annota subito come una “ridotta minoranza della popolazione è diventata
molto ricca da un giorno all’altro, mentre la maggioranza sta languendo nella
povertà”. “Si è così creata una forte disparità tra ricchi e poveri – affermano
i presuli; il nostro Paese è in una crisi profonda”, “una crisi della capacità
di governo e una crisi di leadership” che è anche “una crisi morale e
spirituale”. In tale contesto l’episcopato chiede l’elaborazione di una nuova
Costituzione per far uscire il Paese dalla crisi. La lettera pastorale elenca
poi nel dettaglio i settori più in crisi, come la sanità, la scuola, i servizi,
e ritiene un fallimento la riforma agraria imposta dal governo nel 2000. A
seguito di tale riforma agraria, iniziata sette anni fa, si legge nella lettera
pastorale, “oggi diverse persone vanno a dormire affamate e di giorno si svegliano
senza lavoro. Centinaia di aziende sono state costrette a chiudere” e “l’80 per
cento della popolazione dello Zimbabwe è senza
impiego”. In tale situazione, la speranza viene da Dio che “ascolta il grido
degli oppressi” ricordano i vescovi, che invitano a “gesti concreti per tenere
viva” questa speranza. Per tale motivo, per il prossimo 14 aprile, è stata
indetta una giornata di preghiera e di digiuno per lo Zimbabwe,
che sarà seguita, in tutte le parrocchie, da un momento di preghiera il venerdì
delle successive settimane. (A.M.)
Mons. Warduni:
Settimana Santa nel dolore e nella speranza in Iraq
“Abbiamo previsto un intenso programma
liturgico per la prossima Pasqua ma non sappiamo se
potremo celebrarlo. Qui la morte è dietro l’angolo”. Lo dice candidamente
l’ausiliare caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni che esprime anche
“tristezza per l’esodo dei cristiani dal Paese”. “Siamo amareggiati - dice in
un’intervista all’agenzia SIR - viviamo in una situazione di cui non si vede la
fine, le cui vittime sono i malati, gli anziani, i bambini, molti resi orfani
dalle violenze inenarrabili provocate da autobombe,
kamikaze e criminali”. Tuttavia, afferma mons. Warduni,
“la Pasqua rinsalderà la nostra certezza in un avvenire giusto, di tolleranza e
di riconciliazione”. La mancanza di sicurezza ha costretto il patriarcato caldeo ad anticipare la celebrazione della Veglia pasquale al pomeriggio del Sabato Santo, “è troppo pericoloso uscire
di notte” spiega il vescovo. Per tale motivo tutti gli
appuntamenti della Settimana Santa verranno resi noti ai fedeli, domani.
“Speriamo - aggiunge mons. Warduni - che la fede dia ai nostri cristiani il coraggio necessario per superare
le difficoltà e partecipare ai riti. Per tutti la Settimana
Santa è tempo di digiuno. Il nostro digiuno è la sofferenza in cui viviamo. La
offriamo non solo per l’Iraq ma per tutto il mondo”. (A.M.)
Il CELAM pubblica la “Sintesi” dei contributi ricevuti
per la V Conferenza
generale degli episcopati
dell’America Latina e dei
Caraibi, in programma a maggio in Brasile
A conclusione dell’ultima riunione dei
presidenti delle 22 Conferenze episcopali dell’America Latina e dei Caraibi,
prima della V Conferenza generale, in programma ad Aparecida,
in Brasile, dal 13 al 31 maggio, ieri è stato pubblicato il documento
“Sintesi”, che raccoglie organicamente i numerosi contributi degli episcopati
nazionali e del mondo cattolico del subcontinente. Si tratta di un importante
strumento di lavoro, che sarà di grande aiuto alle riflessioni degli oltre 450
vescovi partecipanti alla Conferenza. Oltre all’Introduzione e alle Conclusioni
generali, il documento si sviluppa in tre grandi capitoli, il primo dei quali
(“Guardiamo i nostri popoli alla luce del progetto del Padre”) riflette sul
rapporto d’amore fra Dio e i popoli della regione; amore spesso snaturato per
colpa del peccato che si manifesta in molte realtà e sfide dell’America Latina,
che hanno a che fare con numerosi aspetti della globalizzazione,
con l’assoluta egemonia del potere economico e tecnico-scientifico, nonché
nell’ambito delle crisi della famiglia e della cultura. In questo contesto, viene approfondito il ruolo della Chiesa cattolica, le sue
insufficienze e, soprattutto, la sua enorme vitalità. Il secondo capitolo
(“Gesù Cristo, fonte di vita dignitosa e piena”) si sofferma, in particolare,
sulla Persona di Gesù, che rivela il Regno del Padre e del Mistero Pasquale,
fonte di vita nuova. Si riflette a lungo sull’incontro di ogni uomo con Gesù e,
in particolare, sul ruolo e dovere missionario che quest’esperienza determina
in ogni membro della Chiesa. Tale ruolo, svolto in comunione con la Chiesa
universale, attualizza ogni giorno e ovunque la missione stessa di Cristo, che
è in dialogo costante col mondo. Infine, il terzo capitolo (“Lo Spirito ci
spinge ad essere discepoli e missionari”) approfondisce la risposta dell’uomo
latinoamericano, consapevole della sua crisi ma, al tempo stesso, altrettanto
consapevole dell’unica via possibile per trovare la luce, la verità e la vita.
Da segnalare che, nell’edizione odierna dell’Osservatore Romano, la Santa Sede
ha pubblicato l’elenco dei partecipanti alla Conferenza, divisi in membri (con
diritto di voto), invitati, osservatori ed esperti. (A
cura di Luis Badilla)
L’episcopato francese invita l’Europa ad aiutare il
Darfur:
la crisi è grave e non possiamo rimanere in silenzio
Al termine dei lavori dell’Assemblea
Generale dei vescovi francesi, nei giorni scorsi, il cardinale Jean-Pierre
Ricard, arcivescovo di Bordeaux e presidente della
Conferenza episcopale, ha lanciato un appello per la catastrofe umanitaria che
sta vivendo il Darfur. Il comunicato ricorda che il
conflitto della regione del Sudan “non può rimanere” “una semplice enumerazione
di cifre: 250 mila morti, 500 mila persone che dipendono dall’aiuto umanitario;
3 milioni di sfollati”. Né l’Europa né la Francia
devono rimanere indifferenti “davanti a tanta sofferenza”, si legge nel
comunicato, “la crisi è grave e non possiamo rimanere in silenzio: laddove
l’uomo soffre, Cristo soffre con lui”. Sebbene siano stati firmati gli accordi
di pace nel 2006 – rileva il documento – tuttavia questi non sono stati sempre
applicati. Il comunicato, infine, invita ad offrire aiuti concreti, aggiungendo
che l’impegno dei cristiani per la pace e la giustizia deve muovere anche “ad
interrogare con decisione i candidati alle elezioni presidenziali, sulle azioni
realizzate” per risolvere questa situazione. (A.M.)
“Al testamento biologico servono paletti”:
così il cardinale Javier Lozano Barragán
“Ho constatato un clima di grande
riflessività, con l’evidente impegno ad avvicinare le posizioni e, soprattutto,
a individuare correttamente i problemi”: è quanto ha affermato il presidente
italiano, Giorgio Napolitano, intervenendo ieri a Roma al Convegno sul
testamento biologico, organizzato dal Senato. Ricco il
dibattito tra i quattro rappresentanti religiosi presenti: il cardinale Javier Lozano Barragán,
presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute; Amos Luzzatto, ex presidente dell’Unione delle comunità ebraiche
italiane; il filosofo islamico, Hassan Hanafi Hassanien, dell’Università
del Cairo; il direttore del centro studi tibetani, Thamthog Rinpoche. Il
cardinale Lozano Barragán
ha posto limiti ben precisi per il testamento biologico: “Non sarebbe lecito” –
ha spiegato – se “sollecitasse l’eutanasia”, ma lo
sarebbe se, “accettando le cure palliative, rinunciasse all’accanimento
terapeutico”. Per quanto riguarda, poi, l’idratazione e la nutrizione
artificiale, il porporato ha precisato che questi interventi “non possono in se
stessi costituire un accanimento terapeutico, perché non sono terapie, ma il modo
ordinario di soddisfare i bisogni del paziente che non è in grado di avere cura
di sé”. Il porporato ha indicato, infine, alcuni nodi da approfondire. Prima di
tutto, la “flessibilità” del testamento biologico, che “non dovrebbe essere
redatto una volta per sempre, tanto più che viene
scritto in circostanze diverse dalla sua applicazione”. Andrebbe poi prestata
attenzione al fiduciario: “Come si può essere certi che – ha domandato il
cardinale – in un caso concreto, non metta in atto interessi avversi al
testante, aprendo la porta all’eutanasia?”. Infine, il progresso della scienza
rende difficile stabilire una volta per tutte “l’inutilità o sproporzionalità
delle terapie”. Per Luzzatto, “non c’è alternativa
all’espressione di scelte responsabili” precedente “alla fase in cui comincia
il processo irreversibile della morte”.
Anche Hassanien ha ribadito la sacralità della
vita, su cui, però, “la scienza non può avere la parola finale”. Infine, Rinpoche ha riferito che per un praticante buddista con una
malattia incurabile “è molto importante lasciar scorrere liberamente la sua
vita senza essere disturbato da trattamenti meccanici o artificiali”. I
buddisti, dunque, ritengono “corretto” rispettare un testamento biologico
lasciato in passato. (R.M.)
Il vescovo di Gubbio Ceccobelli: distorte le
mie parole
sulla libertà di coscienza
in un’intervista al quotidiano La Stampa
“Profondamente
amareggiato”: così si è detto, in una nota, il vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, denunciando un uso distorto delle sue parole
sulla libertà di coscienza in un’intervista pubblicata sul quotidiano torinese
La Stampa, dal titolo: “Anche i politici hanno libertà di coscienza”. L’intervista si
affiancava a quella dell’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, sul tema dei DICO. “Le mie parole – scrive mons. Ceccobelli, citato dal quotidiano Avvenire – sembrano
contrapporsi a quelle del confratello Giuseppe Molinari.
Lungi da me una tale intenzione. Il mio – precisa – era un ragionamento di
carattere generale sul compito della Chiesa, che è quello di insegnare e di
formare coscienze rette, secondo il suo autorevole insegnamento, fondato sulla
Parola di Dio. E’ chiaro – aggiunge – che anch’io condivido la Nota dei vescovi
italiani sulla famiglia e sulle unioni di fatto”. Secondo mons. Ceccobelli, “è la famiglia, fondata sul matrimonio, il
luogo dell’educazione e della formazione delle nuove generazioni; se verrà meno
anche questa basilare istituzione – avverte il presule – la società andrà
incontro a tempi difficilissimi di totale sbandamento”. Il vescovo di Gubbio
precisa allora il suo vero pensiero sulla libertà di coscienza dei cattolici in
politica. “Il cristiano – afferma – ha il dovere di formarsi una coscienza
retta, che abbia come punti di riferimento la Parola di Dio, l’insegnamento
della Chiesa e la legge naturale”. “Proprio alla luce di questo principio –
sottolinea mons. Ceccobelli – non ci si può appellare
alla propria coscienza per agire in modo autonomo e secondo
logiche di parte, magari giustificandosi con l’attribuirsi il titolo di
‘cristiano adulto’. Questa mia precisazione –
conclude – è volta a chiarire l’effettivo significato delle mie espressioni e
ad escludere ogni altra chiave interpretativa”. (A
cura di Roberta Moretti)
- A cura di Amedeo Lomonaco ed Eugenio Laurenzi -
- Nuovi, macabri ritrovamenti
in Iraq: la polizia ha trovato almeno 18 corpi senza vita in diversi punti di
Baghdad. Secondo gli inquirenti, si tratta di esecuzioni legate
all’interminabile e drammatica catena di violenze tra sciiti e sunniti. E’ di
almeno 14 morti inoltre il bilancio, ancora provvisorio, di quattro diversi
attentati dinamitardi. Il nostro servizio:
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L’episodio
più grave è quello avvenuto davanti ad un ospedale nel sobborgo sciita di Sadr City, alla periferia nord-orientale di Baghdad: secondo fonti locali, l’esplosione di un’autobomba ha
provocato la morte di almeno cinque persone. Gli altri tre attentati sono stati
compiuti ad Hilla, a Kirkuk e in una cittadina a maggioranza sciita a sud della
capitale. Anche la giornata di ieri è stata segnata da nuove stragi contro la
comunità sciita. Nel mercato di un distretto sciita a nord di Baghdad, un kamizake si è fatto esplodere uccidendo almeno 60 persone.
Si allunga così la catena di violenze dopo la rappresaglia, condotta nella
notte tra martedì e mercoledì da poliziotti sciiti per vendicare le vittime di
un duplice attentato compiuto in un quartiere sciita di Tal Afar,
città al confine con la Siria. Il bilancio di queste atrocità era stato
pesantissimo: secondo fonti locali, sono rimaste
uccise almeno 152 persone. Negli Stati Uniti, intanto, il Senato ha approvato
la richiesta di fondi straordinari destinati per la maggior parte alle missioni
in Iraq e in Afghanistan, ma con il vincolo di ritirare i soldati statunitensi
dal territorio iracheno entro il 31 marzo del 2008. Il presidente americano, George Bush, ha però annunciato
che porrà il veto a questa decisione.
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- Violenze anche in
Afghanistan, dove almeno otto guerriglieri Talebani e cinque militari afghani
sono morti durante una battaglia divampata nella provincia meridionale di Uruzgan. Sul versante politico, il presidente afghano, Hamid Karzai, ha compiuto la sua
prima visita nel capoluogo della turbolenta provincia meridionale di Helmand. Rivolgendosi ad una folla di oltre 2 mila persone,
Karzai ha accusato i capi tribali di non fare nulla
per rendere sicura la provincia. In Italia, intanto, è prevista nel pomeriggio
a Roma la manifestazione indetta dall'associazione umanitaria "Emergency" per chiedere la liberazione dell’interprete
del giornalista italiano, Daniele Mastrogiacomo, e
del mediatore afghano dell’organizzazione umanitaria, ancora nelle mani delle
autorità di Kabul.
- E’ sempre più alta la
tensione tra Iran e Regno Unito per la questione dei 15 marinai britannici,
arrestati dalle autorità iraniane con l’accusa di essere entrati illegalmente
in acque territoriali della Repubblica islamica. L’ambasciatore iraniano a
Mosca ha affermato che i soldati potrebbero essere processati in Iran. Sulla
vicenda si è espressa anche l’Unione Europea. Il nostro servizio:
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L’Unione
Europea ha chiesto l’immediato rilascio dei 15 marinai britannici detenuti da
una settimana in Iran. Il Consiglio dei ministri degli Esteri dei 27 Stati
membri ha definito l’arresto “una violazione del diritto internazionale”,
poiché i marinai stavano svolgendo controlli previsti dall’ONU “in acque
irachene”. L’Unione Europea ha anche avvertito che saranno adottate “misure
appropriate” se i militari non saranno immediatamente liberati. L’Iran ha
chiesto invece all’Unione Europea di restare neutrale e ha ribadito che la
crisi potrebbe essere risolta se il Regno Unito ammettesse lo sconfinamento dei
propri soldati in acque territoriali iraniane. Ma le scuse, probabilmente, non
arriveranno mai. Il premier britannico Tony Blair,
commentando l’ultimo video trasmesso dalla televisione iraniana, ha annunciato
di aver intenzione di “isolare sempre di più il governo di Teheran”.
Nel filmato un militare britannico ammette che i 15 marinai hanno
sconfinato volontariamente. Blair ha
dichiarato di non credere alla veridicità di questa ammissione e ha aggiunto
che “l’esibizione e la manipolazione” orchestrata dall’Iran “non trae nessuno
in inganno”. Secondo fonti iraniane sono comunque in
corso contatti diplomatici tra i due Paesi per risolvere la crisi “in modo mutualmente accettabile”. Ma è da escludere, in base a
quanto già annunciato da Washington, uno scambio tra i 15 militari britannici e
i cinque soldati iraniani arrestati lo scorso gennaio dalle forze americane a Erbil, nel Kurdistan iracheno.
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- Novità emergono anche su
un'altra spinosa questione che riguarda l'Iran. Il rappresentante iraniano
presso l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), ha dichiarato che
l'Iran proseguirà la cooperazione con l'AIEA. Il funzionario iraniano ha anche
dichiarato che la Repubblica islamica non conduce nessuna attività nucleare
segreta.
- Il segretario generale
dell’ONU, Ban Ki Moon, si trova da ieri in Libano per colloqui con i vertici
di Beirut sull’applicazione della risoluzione 1701 del
Consiglio di Sicurezza, che ha posto fine alla guerra tra Hezbollah
e Israele dell’estate scorsa. Il responsabile del Palazzo di Vetro ha anche
fatto visita alla base del contingente italiano dell’UNIFIL.
- Terzo giorno consecutivo di
combattimenti a Mogadiscio, in Somalia. Le truppe etiopiche, appoggiate da
elicotteri d’assalto e artiglieria pesante, hanno proseguito l’attacco, insieme
con le forze governative somale, contro milizie fedeli alle Corti islamiche. In
un comunicato diramato dal ministero per l’Informazione dell’Etiopia,
dall’inizio dell’offensiva si precisa che sono stati uccisi oltre duecento
ribelli. Gli scontri in corso, definiti dagli analisti i peggiori degli ultimi
15 anni, continuano a spingere la popolazione a lasciare la capitale somala. Secondo fonti locali, gli sfollati sono almeno 60 mila.
- Profonda
preoccupazione per la gravità delle violazioni dei diritti umani e del diritto
umanitario internazionale nella martoriata regione sudanese del Darfur. E’ quanto esprime il Consiglio dell’ONU per i
diritti umani in una risoluzione approvata ieri da 47 Paesi membri. Nel testo
si auspica, poi, la creazione di un “gruppo di lavoro che dovrà collaborare con
il governo del Sudan”. La risoluzione segue il rapporto sul Darfur
delle Nazioni Unite, presentato poche settimane fa a Ginevra. Secondo questo
studio, l’esecutivo sudanese ha “orchestrato e partecipato” ai crimini
perpetrati in Darfur. L’ONU stima che, dallo scoppio
del conflitto nella regione sudanese nel 2003, almeno 200 mila civili siano
morti e due milioni abbiano abbandonato le loro case.
- Nonostante le forti
preoccupazioni della comunità internazionale sulla crisi politica ed economica
dello Zimbabwe, il presidente Robert
Mugabe ha ricevuto ieri l’investitura del suo partito
per correre alle elezioni presidenziali del 2008. Washington ha definito
“scandalosa” e “triste” la notizia. Sotto accusa la politica repressiva di Mugabe, al potere dal 1980, nei confronti dell’opposizione.
-
Dramma nelle Filippine: una bambina soldato di 11 anni è rimasta uccisa nella
parte meridionale del Paese durante uno scontro a fuoco tra l’esercito di
Manila e i ribelli comunisti. Lo hanno
riferito fonti militari precisando che l’episodio è avvenuto nei pressi del villaggio
di Bantacan. Durante l’operazione, è rimasto ferito
un soldato e sono state sequestrate armi e munizioni.
- In Nepal, gli ex ribelli
maoisti del nuovo governo ad interim faranno parte del nuovo governo. Lo
rivelano fonti locali precisando che agli ex insorti saranno affidati 5
ministeri. La decisione suggella l’accordo di pace conclusosi nel 2006 con la
mediazione delle Nazioni Unite. Domani si attende, comunque,
l’ufficializzazione di questa decisione al Parlamento di Kathmandu.
- Vigilia di elezioni
amministrative in Qatar. Domani, oltre 28 mila persone sono chiamate ad
eleggere i 29 deputati del Consiglio municipale centrale. Si tratta di un
importante test in vista delle consultazioni parlamentari che si dovrebbero tenere
a fine anno.
- Il presidente
del Cile, la signora Michelle Bachelet,
ha chiesto agli studenti di sospendere le manifestazioni di protesta che hanno
infiammato in questi ultimi giorni la capitale ed altre città. I tumulti,
iniziati dopo l’approvazione del nuovo piano traffico e proseguiti anche dopo
il licenziamento del ministro dei Trasporti, hanno portato all’arresto di 819
persone.