RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI n. 86 - Testo della trasmissione di martedì 27 marzo 2007

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Pubblicata la nota sulle celebrazioni della Settimana Santa presiedute dal Papa. Il 6 aprile la Via Crucis al Colosseo. Domenica 8 la Messa di Pasqua e la Benedizione Urbi et Orbi

 

Il grazie di Benedetto XVI al cardinale Ruini e il saluto al suo successore in CEI, mons. Bagnasco

 

Presentate le cerimonie per la chiusura della fase diocesana di Beatificazione di Giovanni Paolo II

 

Il Forum internazionale dei giovani a Rocca di Papa per imparare ad annunciare il "Vangelo del lavoro". Il pensiero di mons. Rylko

 

La Populorum Progressio, enciclica di "sorprendente modernità" dopo 40 anni. Intervista con Riccardo Moro - Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Mons. Bagnasco al Consiglio permanente della CEI: i vescovi italiani nutrono per i DICO una preoccupazione pastorale, non politica

 

Il futuro di Cipro, tra speranze e preoccupazioni per una riunificazione ancora mancata. Con noi, il ministro degli Esteri della Repubblica di Cipro, Yiorgos Lillikas

 

In un catalogo, i documentari in DVD del Centro Televisivo Vaticano, che conserva in archivio oltre 7 mila ore di riprese. Con noi padre Federico Lombardi, Francesco Robatto e Roberto Romolo

 

CHIESA E SOCIETA’:

I leader cristiani dell’Irlanda del Nord danno il benvenuto allo storico accordo di ieri tra i cattolici repubblicani del Sinn Fein e i protestanti unionisti del DUP

 

“L’Europa coltivi le proprie radici”: così il Dalai Lama rispetto al crescente fenomeno delle adesioni al Buddismo in Occidente

 

Duro monito dell’arcivescovo di Manila, il cardinale Rosales, contro il dilagare di omicidi politici nel Paese

 

La Chiesa thailandese invita a rafforzare i legami tra i tribali delle montagne

 

Il delegato apostolico in Myanmar, mons. Pennacchio ordina tre diaconi e inaugura il nuovo Centro pastorale dedicato a Benedetto XVI

 

In Quaresima, i cattolici pakistani raccolgono fondi per i poveri e fanno penitenza “perché si sentono vicini alle sofferenze di Cristo”

 

Burundi: nonostante la pace, sono ancora 100 mila gli sfollati interni - Zambia: oltre un milione e 400 mila persone colpite dalle alluvioni

 

Al via, a Roma, “Quarantore di preghiera per la Chiesa che soffre”, maratona di preghiera a sostegno della Chiesa in situazioni particolarmente difficili

 

24 ORE NEL MONDO:

Il governo britannico prospetta una nuova fase nella crisi iraniana se falliranno gli sforzi per la liberazione dei 15 militari britannici detenuti in Iran

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

Il Papa e la Santa Sede

 

 

Pubblicata la nota sulle celebrazioni della Settimana Santa presiedute

dal Papa. Il 6 aprile la Via Crucis al Colosseo. Domenica 8 la Messa

di Pasqua e la Benedizione Urbi et Orbi

 

La Chiesa universale si appresta a celebrare i misteri della Salvezza, nella Settimana Santa. Oggi, l’Ufficio delle celebrazioni liturgiche ha pubblicato la nota sui sacri riti presieduti dal Pontefice. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(Musica)

 

“Morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita”. La Settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme, il primo aprile. Evento che unisce insieme il trionfo regale di Cristo e l’annuncio della Passione del Signore. Nella Domenica delle Palme ricorre anche la XXII Giornata Mondiale della Gioventù sul tema, tratto da un passo di Giovanni, “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Alle 9,30, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI benedirà le palme e gli ulivi. Quindi, al termine della processione, celebrerà la Santa Messa. Il 5 aprile, Giovedì Santo, alle ore 9,30 nella Basilica Vaticana, il Papa presiederà la Santa Messa del Crisma in cui verrà benedetto l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi. La concelebrazione della Messa Crismale con i cardinali, vescovi e presbiteri presenti a Roma sarà il segno della stretta comunione tra il Pastore della Chiesa universale e i suoi fratelli nel sacerdozio ministeriale. Il Triduo Pasquale della Passione e Risurrezione del Signore, “culmine di tutto l’anno liturgico”, ha inizio con la Messa nella Cena del Signore, che verrà celebrata dal Papa alle 17,30 nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Con questa Messa, scrive l'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche, “la Chiesa fa memoria dell’ultima cena durante la quale Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il suo Corpo e Sangue sotto le specie del pane e del vino, li diede agli Apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di farne l'offerta”. Durante la celebrazione, il Papa farà la lavanda dei piedi a dodici uomini. I fedeli presenti saranno invitati a compiere un atto di carità a sostegno del Dispensario medico di Baidoa in Somalia.

 

Il 6 aprile, Venerdì Santo, Benedetto XVI celebrerà alle ore 17 nella Basilica di San Pietro la Liturgia della Parola, l’Adorazione della Croce e il Rito della Comunione. In questo giorno, si legge nella nota, la Chiesa “commemora la propria origine dal fianco trafitto di Cristo e intercede per la salvezza di tutto il mondo”. Alle 21.15 al Colosseo, il momento toccante della Via Crucis, al termine del quale il Santo Padre rivolgerà la sua parola ai fedeli in tutto il mondo e impartirà la Benedizione apostolica. Le meditazioni della Via Crucis sono state preparate quest’anno da mons. Gianfranco Ravasi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana. Il culmine della Settimana Santa ricorre nella Domenica di Pasqua, preceduta dalla Veglia. Per antica tradizione, la notte in cui Cristo è risorto, viene considerata “la madre di tutte le veglie”. In questa notte, infatti, la Chiesa rimane in attesa della Risurrezione del Signore e la celebra con i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana. Con la Domenica di Pasqua inizia così il “gioioso spazio” della Pentecoste, in cui la Chiesa celebra la presenza del Risorto e l’effusione dello Spirito Santo. Alle ore 22 del 7 aprile, nella Basilica Vaticana, il Papa benedirà il fuoco nuovo nell’atrio della Basilica, quindi celebrerà la Messa. L’8 aprile, Domenica di Pasqua, Benedetto XVI presiederà la Santa Messa sul sagrato della Basilica di San Pietro. A mezzogiorno, il Papa impartirà la Benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia Centrale.

 

(Musica)

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Benedetto XVI scrive una lettera di gratitudine

al cardinale vicario Camillo Ruini per il suo lavoro alla guida

della CEI ed esorta in una lettera al neopresidente, mons. Bagnasco,

 di proseguire nel solco aperto dai predecessori

 

Due lettere indirizzate a chi ha lasciato dopo un lungo mandato a capo della Chiesa italiana e a chi è subentrato in questa delicata responsabilità. Le ha inviate Benedetto XVI al cardinale vicario, Camillo Ruini, e all'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, avvicendatisi lo scorso 7 marzo alla presidenza della Conferenza episcopale italiana (CEI). I particolari sul contenuto delle lettere nel servizio di Alessandro De Carolis:

 

 

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E' firmata direttamente dal Papa la lettera destinata al cardinale Ruini - nella quale Benedetto XVI esprime “riconoscenza sincera e profonda” per il “lungo e fruttuoso servizio” alla guida della CEI - mentre la missiva inviata a mons. Bagnasco reca la firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, predecessore alla sede di Genova del neopresidente dei vescovi italiani. Al cardinale Ruini, Benedetto XVI riconosce, in particolare, di aver “saggiamente e coraggiosamente guidato” il cammino della Chiesa italiana, orientandolo “a Cristo, speranza del mondo”. Nominandolo presidente della CEI, sottolinea ancora il Papa, Giovanni Paolo II ha potuto trovare nel cardinale Ruini “un collaboratore fedele e saggio, pronto a trasmettere all’episcopato le indicazioni magisteriali e pastorali del successore di Pietro”. Con queste qualità, ha concluso Benedetto XVI, il cardinale Ruini ha “guidato i vescovi italiani in una fase delicata e cruciale della storia del popolo italiano”, facendo spiccare “la sua tenacia nel sostenere l’impegno della Chiesa”.

 

Analogo e speculare l’auspicio espresso dal Papa nei riguardi di mons. Bagnasco, verso il quale Benedetto XVI - nella lettera a firma del cardinale Bertone - si è detto “certo” che saprà inserirsi “nella grande tradizione dell’Episcopato italiano”, arricchendone l’impegno profuso dai predecessori e in particolare dal cardinale Ruini, definito dal Pontefice “guida autorevole” in “anni segnati da numerosi e non facili cambiamenti ecclesiali e politici”. Del presidente della CEI ­- che ieri ha tenuto la sua prima prolusione - il Papa dice esplicitamente di aver “apprezzato” le interviste che ne hanno segnato l’esordio. “Credo che, tra l’altro, esse esprimano - si legge nella lettera - un segno di continuità nel consolidamento della testimonianza cristiana e nella promozione della famiglia, ed incoraggeranno i pastori ad affrontare con autentico spirito collegiale, non soltanto questi temi, ma tutte le grandi sfide che attendono il futuro di codesta comunità ecclesiale”. Sfide che lo stesso cardinale Bertone, forte dell’esperienza maturata nell’arcidiocesi genovese, mette in rapporto con il “progressivo indebolimento” e la “preoccupante avanzata della secolarizzazione” del tessuto ecclesiale italiano e dunque alla necessità di rilanciare l’evangelizzazione, la catechesi per giovani e adulti, “una recuperata e motivata disciplina del clero”, la promozione delle vocazioni sacerdotali. La lettera conclude con l’esortazione a valorizzare il principio della collegialità tra i vescovi nella fedeltà al Pontefice.

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Nomine

 

In Messico, il Papa ha nominato vescovo di Tlapa padre Oscar Roberto Domínguez Couttolenc, vicario Generale dell’Istituto Santa Maria di Guadalupe per le Missione Estere. Nato a Puebla 60 anni fa, ha seguito gli studi filosofici e teologici all’Università Intercontinentale del Messico. Dal 1982 è membro dell’Istituto Santa Maria di Guadalupe per le Missione Estere. Ha ottenuto una licenza in Filosofia ed un’altra in Teologia ed un Master in Amministrazione educativa presso l’Università Intercontinentale del Messico. E' stato, tra l'altro, missionario nella diocesi di Ngong in Kenia, economo generale dei Missionari di Guadalupe e direttore amministrativo e giuridico dell’Università Intercontinentale del Messico.

 

 

Presentate le cerimonie per la chiusura

della fase diocesana di Beatificazione di Giovanni Paolo II

 

Ci sarà anche lei, la suora miracolata da Giovanni Paolo II, lunedì 2 aprile, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, per assistere insieme con tutti i fedeli alla sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana, in vista della Beatificazione di Karol Wojtyla. Lo ha annunciato oggi mons. Oder, il postulatore della Causa, durante la presentazione degli eventi che si svolgeranno in occasione del secondo anniversario della morte del Servo di Dio, Giovanni Paolo II. Il servizio di Marina Tomarro:

 

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“Dobbiamo ricordare - ha spiegato mons. Oder - la rapidità di questo processo, che è stato voluto anche in considerazione della richiesta popolare 'Santo subito', espressa in tante occasioni dai fedeli”. Tante sono le segnalazioni di grazie ricevute per intercessione di Papa Wojtyla e molte erano rivolte soprattutto a bambini venuti alla luce in condizioni difficili, grazie all’intervento miracoloso del Servo di Dio, Karol Wojtyla. Il 2 aprile, nel cortile del Vicariato di Roma, sarà inaugurata anche la mostra “Totus Tuus”, una raccolta di disegni creati da Nanni Tedeschi, dedicati proprio alla figura di Giovanni Paolo II. Una mostra che nasce da quell’urlo silenzioso del Santo Padre, durante la Domenica delle Palme di due anni fa. E’ stato proprio quel momento così toccante a far nascere in Nanni Tedeschi il desiderio di ripercorrere nei suoi disegni la vita di Giovanni Paolo II. Si comincia da un Karol bambino con la madre, poi giovane sacerdote a Cracovia, fino ad arrivare a disegni che lo ricordano nei primi anni del Pontificato, e poi nel periodo più doloroso, dove vediamo un Papa anziano e malato che si appoggia alla sua Croce come fosse il bastone che lo debba sostenere nelle faticose prove a cui la vita lo sottopone. Fino ad arrivare all’ultimo ritratto, che ci mostra un Papa sereno, che mormora: “Lasciatemi tornare alla casa del Padre”.

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Il Forum internazionale dei giovani a Rocca di Papa per imparare

ad annunciare il "Vangelo del lavoro". Il pensiero di mons. Rylko

 

Trecento giovani di 90 nazioni da tutto il mondo, attirati a Roma sullo sfondo della Settimana Santa e in particolare dall Giornata mondiale della Gioventù della Domenica delle Palme, che quest'anno si celebra a livello diocesano: sono i giovani che prendono parte al Forum Internazionale organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, in programma a Rocca di Papa da domani al 31 marzo sul tema: “Testimoniare Cristo nel mondo del lavoro”. Un incontro espressamente dedicato ad un ambito in rapido cambiamento e con evidenti differenze a seconda dei Paesi di provenienza dei ragazzi, ma dove professioni e mestieri possono essere comunque vissuti come via ordinaria di perfezione cristiana. Al presidente del dicastero organizzatore, l'arcivescovo Stanislaw Rylko, Giovanni Peduto ha domandato come vivano i giovani le profonde trasformazioni del mercato lavorativo:  

 

 

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R. - Ovunque nel mondo, i giovani non solo si trovano nell’occhio del ciclone dei cambiamenti in corso nel mercato del lavoro, ma ne pagano anche il prezzo. Le statistiche dicono che il tasso di disoccupazione più elevato è, dappertutto, quello che riguarda i giovani. E per la stragrande maggioranza di loro, il posto fisso è ormai un sogno irraggiungibile. La mobilità e la flessibilità del lavoro generano spesso condizioni di precarietà e un’estrema incertezza sul futuro, rendendo così assai difficili scelte fondamentali di vita, come il matrimonio e la formazione di una famiglia. Come vivere queste situazioni senza cadere nella disperazione o in una sterile rassegnazione? La nuova situazione richiede dai giovani un profondo cambiamento di mentalità e li chiama a superare passività e rassegnazione per farsi coraggiosamente protagonisti del proprio futuro, investendo le loro migliori energie, con creatività e intraprendenza, nella propria formazione professionale. C’è chi parla del bisogno di una vera e propria “rivoluzione culturale” in questo campo. Per cercare le giuste soluzioni, la Dottrina sociale della Chiesa è una miniera, per molti, ancora tutta da scoprire.

 

D. - Com'è possibile scoprire il senso più profondo del proprio lavoro?

 

R. - Il lavoro ha un ruolo essenziale nella vita dell’uomo, sia sotto l'aspetto economico, sia per la sua valenza sociale e personale. Il lavoro è un fattore importante per la propria realizzazione di uomini e donne. Purtroppo, molti nostri contemporanei lo riducono superficialmente a un fare fine a sé stesso, a un attivismo sfrenato, a una specie di “droga” che rende dimentichi dell’essenziale. Per questo, occorre ripensarlo costantemente e costantemente ricercarne il significato originario più profondo. Nell’enciclica Laborem exercens, il Servo di Dio, Giovanni Paolo II, ci ricordava che l’uomo è chiamato a lavorare non solo per “avere” di più, ma anzitutto per “essere” di più, per maturare nella propria umanità. Bisogna che i giovani cristiani diventino oggi protagonisti di una nuova “cultura del lavoro”, una grande sfida che non riguarda soltanto le giovani generazioni.

 

D. - Come annunciare il Vangelo del lavoro oggi?

 

R. - Questa domanda ci accompagnerà durante tutti i giorni del Forum. Il mondo del lavoro è oggi un importante areopago da evangelizzare. Ci vogliono dunque messaggeri coraggiosi e convinti del “Vangelo del lavoro”. Il lavoro umano ha un profondo senso spirituale. Il riferimento a Dio è fondamentale, come ricorda la massima benedettina “Ora et labora”. Il lavoro, per quanto importante, non è un assoluto e non deve mai diventare un idolo. L’uomo che lavora è chiamato a essere collaboratore cosciente e responsabile di Dio Creatore e Redentore. L’apostolo ci sollecita a fare tutto per la gloria di Dio. Nella vita del cristiano il lavoro diventa quindi una via verso la santità, una scuola di santità. E tutto ciò non è un’utopia, ma un tesoro alla cui ricerca mettersi di nuovo ogni giorno. Il momento culminate del Forum sarà l’incontro dei giovani partecipanti con il Santo Padre Benedetto XVI in piazza San Pietro il giorno della Domenica delle Palme, quando si celebrerà la XXII Giornata Mondiale della Gioventù, che aprirà l’ultima tappa dell’itinerario dei giovani verso Sydney 2008.

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La "Populorum Progressio", enciclica

di "sorprendente modernità" dopo 40 anni

 

Un'enciclica che talvolta mostra la sua "età" in alcuni termini espressivi, ma che resta del tutto aderente all'attualità internazionale, tanto da sembrare scritta in questi mesi. "La straordinaria e sorprendente modernità" della Populorum progressio, l'enciclica pubblicata da Paolo VI il 26 marzo di 40 anni fa, è stata sottolineata e lo sarà ancora in molte iniziative celebrative dell'anniversario. Tra di esse, si inserisce la riflessione fatta dall'economista Riccardo Moro, presidente della Fondazione Giustizia e solidarietà della Conferenza episcopale italiana. Fabio Colagrande lo ha intervistato:

 

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R. - Per la prima volta in modo chiaro - e soprattutto con una serie di analisi più che tecniche direi etiche e politiche dei nodi fondamentali delle relazioni internazionali - viene affrontata con questa enciclica la questione internazionale dello sviluppo. Paolo VI ha parole vibranti. Dice con estrema chiarezza, nella conclusione della Populorum: “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”, cioè non possiamo più parlare di pace come un’assenza di guerra, una soluzione in qualche modo dei conflitti attraverso chissà quali strumenti. La soluzione dei conflitti o meglio una vita permanente di relazione piena tra le comunità e tra le persone si ha quando a tutti è data opportunità di tutelare la propria dignità nella pienezza dei diritti, nella pienezza del benessere.

 

D. - Proprio partendo da questa affermazione che lei citava, c’è chi giudica di grande attualità questa enciclica quando si vede che in molti luoghi del mondo oggi non c’è pace proprio perché non c’è sviluppo. Questo in qualche modo dimostra la profezia di queste parole di Paolo VI…

 

R. - E’ interessante una lettura del testo non solo perché se si va a vedere la carta geografica dei conflitti si vede che tristemente corrisponde, non in modo rigorosissimo è vero, però in buona parte alla carta geografica della povertà. In realtà, ciò che colpisce per la modernità è anche la capacità di anticipare alcuni nodi. Si parla con chiarezza di debito dei Paesi poveri, si parla con chiarezza di finanziamento dello sviluppo e del dovere di questo finanziamento. Nella Populorum progressio questo è scritto con molta chiarezza, è descritto anche in termini di obbligatorietà del contributo dei ricchi per lo sviluppo di tutti. Si parla di immigrazione, si parla di dialogo alternativo al conflitto tra le diverse culture. Leggendo il testo oggi, sembra che sia stato scritto in questi mesi, salvo alcune piccole cose linguistiche che rivelano la data, ma i contenuti sono assolutamente attualissimi e soprattutto, ciò che è interessante, è che anticipano in modo molto forte quelli che erano i temi del momento e di molte cose, allora, non si parlava.

 

D. - Un altro concetto importante della Populorum Progressio, che è stato ripreso anche recentemente da Benedetto XVI, è quello legato all’umanesimo integrale. Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica, ricordava Paolo VI, per essere sviluppo autentico deve essere integrale. Quanto è importante questa affermazione?

 

R. - E’ fondamentale la frase famosa, sono forse tre le frasi più famose di altre. Nella Populorum una è quella che ho già citato, lo sviluppo è il nuovo modo della pace. L’altra è quella in cui Paolo VI dice: “Facciano attenzione i ricchi di questo pianeta a non dover affrontare un giorno la collera, non solo la collera di Dio ma la collera dei poveri”. La terza frase famosa è proprio questa: lo sviluppo non è autentico se non è integrale, cioè di tutto l’uomo e di ogni uomo.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - In primo piano la lettera del Santo Padre al cardinale Camillo Ruini, vicario generale per la diocesi di Roma.  

 

Servizio estero - In evidenza il Medio Oriente: intensa attività diplomatica del segretario di Stato USA, Condoleezza Rice, e del segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, alla vigilia del vertice arabo a Riad.

 

Servizio culturale - Nella pagina de “L’Osservatore Libri”, un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Gli arabi che salvarono gli ebrei dalla persecuzione nazifascista”: edito negli Stati Uniti il libro “Among the Righteus” di Robert Satloff.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

Oggi in Primo Piano

 

 

Mons. Bagnasco al Consiglio permanente della CEI:

i vescovi italiani nutrono per i DICO una preoccupazione pastorale,

non politica

 

“Il matrimonio sacramentale si iscrive nel disegno primigenio del Creatore: maschio e femmina li creò”. Così si è espresso il presidente della Conferenza episcopale italiana, l'arcivescovo Angelo Bagnasco, in apertura del Consiglio permanente della CEI. “La preoccupazione dei vescovi italiani sui DICO non è di natura politica, ma pastorale”, ha spiegato ricordando che una nota sul tema della famiglia e delle unioni di fatto sarà redatta in questi giorni. “La Chiesa non ha come fine se stessa - ha affermato il presule - ma il bene dell’umanità. In Cristo è il senso della vita, al di fuori tutto diventa solo difficoltà e tenebra”. Infine, mons. Bagnasco ha avuto parole di apprezzamento e incoraggiamento per il "Family day", organizzato dalle aggregazioni laicali per il prossimo 12 maggio. Ce ne parla Paolo Ondarza:

 

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La Chiesa è madre e maestra, offre la verità su Dio e sull’uomo e dice cose che hanno a che fare con la vita”. Dunque, la famiglia ha bisogno oggi di tutta la premura che la Chiesa vi può riversare”. Ha parlato così l’arcivescovo Angelo Bagnasco, neo presidente della CEI, aprendo la riunione del consiglio permanente. “La Chiesa è madre - ha detto - perché vive accanto alla gente e ne condivide la vita quotidiana”. “E’ esperta in umanità - come disse Paolo VI all’ONU - e tale esperienza non è presunzione ma deriva oltre che dalla rivelazione del suo Signore e Maestro anche dal credere alla forza della ragione come capacità del vero”.  Come parlare di ingerenza quando la Chiesa parla di famiglia? Ha chiesto il presidente della CEI parafrasando le parole di Benedetto XVI: “Forse che l’uomo non ci interessa?”:

 

“Come può l’insistente parlare del Papa e dei vescovi a questo riguardo essere interpretato come un sopruso, o come un’invadenza di campo? O addirittura come una ricerca di potere temporale? Se la Chiesa cercasse il potere, basterebbe imboccare la via facile dell’accondiscendenza”.

 

“Quando il Papa ricorda l’unicità irripetibile della famiglia - ha spiegato l’arcivescovo Bagnasco - lo fa perché nonostante la crisi profonda che essa attraversa, tutti si sappia adeguatamente difenderla, tutelarla e valorizzarla per il bene attuale e futuro dell’umanità”. A tal proposito, il presidente della CEI ha rilevato la preoccupazione, pastorale e non politica, dei vescovi italiani sul disegno di legge sui DICO, “inaccettabile sul piano dei principi, ma anche pericoloso sul piano sociale ed educativo".  “Nessuna legge fatta da uomini può sovvertire la norma scritta dal Creatore senza che la società ne venga drammaticamente ferita”, ha detto l'arcivescovo di Genova citando le parole del Papa e ribadendo così la “speciale sintonia” che unisce la CEI al Successore di Pietro:

 

“Il Papa ci è particolarmente vicino e noi siamo con lui una sola voce e un solo cuore”.

 

L’arcivescovo Bagnasco ha ricordato l’attesa da parte dei vescovi italiani del discorso che il Papa a maggio rivolgerà loro, a conclusione delle visite ad limina. Il presidente della CEI ha rivolto poi il proprio ringraziamento a chi lo ha preceduto: il cardinale Camillo Ruini, per 16 anni alla guida dei presuli italiani. Inoltre, commentando “i primi passi mossi nel nuovo incarico", ha detto:

 

“Quando il Papa chiama, si risponde, anche se il carico affidato appare, ad uno sguardo umano, sproporzionato rispetto alle risorse personali. Il di più che manca so di doverlo chiedere al Signore”.

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Il futuro di Cipro, tra speranze e preoccupazioni

per una riunificazione ancora mancata.

Con noi, il ministro degli Esteri della Repubblica di Cipro, Yiorgos Lillikas

 

L’Europa unita ha festeggiato, in questi giorni, i suoi primi 50 anni, ma c’è ancora una sua città divisa da un muro. Si tratta di Nicosia, capitale cipriota tagliata in due: quella a Sud, “libera” e quella a Nord, occupata militarmente dalla Turchia nel 1974. Comprensibile dunque la soddisfazione che ha accompagnato, due settimane fa, l’abbattimento di una parte di questo muro. Un evento che fa ben sperare, anche se rimangono irti ostacoli sulla via della riunificazione politica dell’isola. A sottolineare queste difficoltà è il ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Cipro, Yiorgos Lillikas, in visita in Italia, intervistato da Stefano Leszczynski:

 

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R. – Unfortunately, we don’t have any positive evolution ...

Sfortunatamente non c’è nessuna evoluzione positiva in questo senso. Quindi spero che l’intervento della comunità internazionale e dell’ONU convinceranno la Turchia su questa questione. Perché se vogliamo conseguire la riunificazione dell’isola, dobbiamo far riunire le due comunità e sviluppare gli interessi comuni che possono avere.

 

D. – L’Europa ha appena celebrato i 50 anni dei Trattati di Roma. Qual è l’atteggiamento di Cipro nei confronti dell’ammissione della Turchia nell’Unione Europea?

 

R. – We have supported the access process of Turkey ...

Abbiamo sostenuto, inizialmente, l’ingresso della Turchia in Europa, perchè siamo convinti che sia nel nostro interesse avere un vicino che sia un Paese democratico ed un Paese che rispetti i valori ed i principi europei, oltre che il diritto internazionale. Dipende, dunque, dalla Turchia, se questo processo andrà a buon fine o meno.

 

D. - Qual è la situazione dei cristiani a Cipro?

 

R. – Turkey, first after the occupation ...

La Turchia, dopo l’occupazione della parte Nord di Cipro, ha distrutto molte chiese. Oggi allo stesso tempo, non permette ai cristiani greco-ciprioti di aprire luoghi di culto e di svolgere cerimonie religiose.

 

D. - Lei ha incontrato il Ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema. Le ha  prospettato qualche possibile soluzione per un eventuale processo di riconciliazione?

 

R. – Because Italy has good relations with Turkey and Cyprus ...

Dal momento che l’Italia ha delle buone relazioni sia con Cipro che con la Turchia, il Ministro D’Alema è nella posizione per far giungere alla Turchia i messaggi giusti per cercare di far capire ad Ankara che è nel suo interesse avere un atteggiamento positivo e rispettare gli impegni assunti nei confronti dell’Unione Europea, e di rispolvere il problema di Cipro. Perché questo è l’unico modo per aprire la strada all’accesso della Turchia nell’Unione Europea. Ed io sonoi sicuro che il Ministro D’Alema lo farà.

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In un catalogo, i documentari in DVD del Centro Televisivo Vaticano,

che conserva in archivio oltre 7 mila ore di riprese

 

Più di 15 mila cassette e oltre 7 mila ore di riprese. Sono solo alcune cifre della produzione del Centro Televisivo Vaticano (CTV), che da oggi propone un catalogo di DVD distribuiti nelle librerie, nelle edicole di tutto il mondo e reperibili anche su Internet in diversi siti, tra cui quello della nostra emittente. I dati sono stati illustrati stamani in una conferenza stampa che si è svolta nella sala Marconi della Radio Vaticana, durante la quale il CTV ha annunciato che dal 15 aprile trasmetterà, per la prima volta, immagini ad alta definizione. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Sono 200 gli eventi che il Centro televisivo Vaticano mette ogni anno a disposizione di tv ed enti. Ora, la sua produzione diventa più accessibile al grande pubblico con la distribuzione di DVD scritti in un catalogo. Padre Federico Lombardi direttore del Centro Televisivo Vaticano:

 

"Tutte le immagini che noi abbiamo ripreso, a partire dal 1983, dell’attività del  Papa e del Vaticano sono state registrate e conservate e sono a disposizione, non solo del CTV stesso, ma anche di tutti i clienti: televisioni di tutto il mondo, che producono documentari sul Papa e sul Vaticano e che vengono a chiederci queste immagini".

 

A curare la distribuzione internazionale dei DVD, che contengono documentari e produzioni sul pontificato di Giovanni Paolo II è la HDH Communication. Ascoltiamo il suo presidente, Francesco Robatto:

 

"La collaborazione con il Centro Televisivo Vaticano è cominciata nel 1998. Per quello che riguarda il catalogo del Centro televisivo Vaticano, abbiamo licenziato i diritti in più di 50 Paesi. All’interno, ci sono network cattolici ma anche le cosiddette tv generaliste. Dal 2004, il Centro Televisivo Vaticano continua nel suo ruolo di studio e progettazione di documentari, li produce: il master realizzato dal Centro Televisivo Vaticano insieme con i doppiaggi passano a quel punto ad HDH, che cura la realizzazione dei DVD, si occupa della duplicazione a Milano e da Milano viene consegnata in tutto il mondo. Sono stati venduti e proposti 105 mila DVD nei canali cosiddetti tradizionali mentre in edicola abbiamo ottenuto un dato importante di un milione e mezzo di copie".

 

Ma come nasce l’impegno del Centro Televisivo Vaticano nella produzione di documentari? Roberto Romolo, segretario amministrativo del CTV:

 

"Il CTV realizza dei documentari anche proprio per mandato statutario. L’ultima produzione 'Le chiavi del Regno' è attualmente editato in inglese, in italiano, in polacco, in spagnolo, in tedesco e aggiungeremo il portoghese e il francese. La specificità di questo documentario è di raccogliere in un’ora la fine del Pontificato di Giovanni Paolo II e l’inizio del nuovo Pontificato di Benedetto XVI".

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Chiesa e Società

 

 

I leader cristiani dell’Irlanda del Nord danno il benvenuto allo storico

 accordo di ieri tra i cattolici repubblicani del Sinn Fein e i protestanti

“Un importante e graditissimo passo nella ricerca di un futuro stabile per il nord Irlanda”: con queste parole, i quattro leader della comunità cristiana dell’Irlanda del Nord hanno dato il benvenuto al nuovo accordo raggiunto ieri tra i cattolici repubblicani del Sinn Fein e i protestanti unionisti del DUP, che hanno promesso di ridare vita al Parlamento di Stormont entro l’8 maggio. “Insieme a molti altri, le nostre chiese hanno a lungo incoraggiato i politici della nostra regione a lavorare per un governo locale per il Nord Irlanda e siamo sicuri che oggi questo verrà realizzato”, hanno dichiarato, in una nota congiunta, l’arcivescovo Seán Baptist Brady, presidente della Conferenza episcopale cattolica irlandese, David Clarke, moderatore della Chiesa presbiteriana, l’arcivescovo Alan Harper, primate dell’anglicana Chiesa d’Irlanda, e Ivan McElhinney, presidente della Chiesa metodista. “Incoraggiamo tutti – si legge nel comunicato – a continuare a pregare per la nostra intera comunità e il nostro futuro insieme. E’ importante che ognuno di noi continui a costruire un Paese dove siamo tutti valorizzati, la diversità rispettata e dove pace e armonia possano fiorire”. L’accordo di ieri è stato il risultato di anni di lavoro da parte di leader religiosi e politici, che hanno portato, diciotto anni fa, al primo cessate-il-fuoco dell’IRA e, un anno e mezzo fa, alla consegna delle armi dei terroristi. (R.M.)

 

“L’Europa coltivi le proprie radici”: così, il Dalai Lama, rispetto al crescente fenomeno delle adesioni al Buddismo in Occidente

Il Dalai Lama raccomanda ad americani ed europei di continuare a coltivare le proprie tradizioni culturali e religiose. In un’intervista al settimanale ‘Der Spiegel’, la massima autorità religiosa buddista, in esilio dal Tibet dopo l’invasione cinese, constata che “sempre più persone in Europa e negli USA vogliono farsi buddisti” e, di fronte a questa situazione, afferma: “Sarebbe meglio che ogni persona seguisse le proprie tradizioni. Voi in Occidente avete un passato giudaico-cristiano, dunque è meglio essere legati alle vostre radici”. Il Dalai Lama aggiunge di essere stato molto impressionato dalla personalità di Benedetto XVI, anche per il fatto di aver “parlato di un tema importante come il rapporto tra fede e ragione”. “Per mantenere viva la fede nella nostra vita – conclude il Dalai Lama – sono necessarie la ragione e lo spirito di umanità. Nel mio ultimo incontro con Papa Benedetto gli ho detto che lo spirito di Assisi (l’incontro interreligioso del 1986, voluto da Giovanni Paolo II) deve essere assolutamente mantenuto. Vorrei favorire un nuovo incontro di questo tipo”. (R.M.)

 

Duro monito dell’arcivescovo di Manila, cardinale Rosales, contro

 il dilagare di omicidi politici nel Paese: “Governo e ribelli – afferma –

sono ugualmente responsabili”

 

L’arcivescovo di Manila, nelle Filippine, cardinale Gaudencio B. Rosales, ha chiesto al governo ed ai ribelli armati di fermare gli omicidi politici nel Paese e ha definito entrambe le parti “egualmente responsabili” del massacro in corso. In uno scritto pubblicato oggi sui maggiori quotidiani del Paese e citato da AsiaNews, il porporato invita a “dire al governo, così come ai ribelli, che uccidere è sbagliato”, riferendosi alla serie di omicidi insoluti che negli ultimi anni hanno sconvolto il Paese: militari e leader della guerriglia comunista trovati morti senza che nessuno abbia mai aperto un’inchiesta indipendente. Per l’arcivescovo, è ora necessario un cambio di mentalità delle parti coinvolte nello scontro: “Dobbiamo fare ciò che è necessario – afferma – e dire la verità a chi sbaglia”. Da parte sua, il governo, guidato dal presidente, Gloria Macapagal Arroyo, ha negato di essere il mandante segreto di questi omicidi e ha intrapreso varie campagne per fermarli e per provare la propria innocenza. Il cardinale Rosales nega comunque che la situazione di oggi sia paragonabile a quella degli anni ‘70, quando il dittatore Marcos instaurò una legge marziale durata nove anni. Secondo il Karapatan, gruppo per la difesa dei diritti umani delle Filippine, negli ultimi cinque anni sono morti oltre 800 fra militari, ribelli ed attivisti per i diritti umani, mentre altri 200 sono scomparsi. La guerriglia maoista, che da oltre 38 anni lotta per l’indipendenza del sud del Paese, è al momento nelle liste dei gruppi terroristici di Unione Europea e Stati Uniti. (R.M.)

 

 

La Chiesa thailandese invita a rafforzare i legami tra i tribali

delle montagne

 

Rafforzare l’unione tra le comunità etniche in Thailandia, educarle alle leggi dello Stato che le riguardano e, allo stesso tempo, imparare da loro il rispetto per il territorio: sono alcuni dei punti sviluppati nell’annuale incontro organizzato dalla Commissione per i gruppi etnici della Conferenza episcopale thailandese (CBCT), svoltosi nel distretto di Mae Sod, nella provincia di Tak. Tema dell’incontro, cui hanno partecipato 80 rappresentanti di sei differenti tribù, è stato “Rafforzare la vita all’interno della società thai attraverso gli intellettuali”. Come riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews, padre Augustine Prasit Ruchirat, segretario generale della Commissione, ha ricordato che “la CBCT svolge questo tipo di iniziativa da 10 anni, con lo scopo di creare una rete tra le varie tribù, perché la comunità si rafforzi e sia in grado di stare in piedi da sola”. “Su richiesta dei partecipanti – ha aggiunto – si è parlato della politica di Bangkok sulla legge per la proprietà terriera per i tribali privi di carta di identità”. Sono intervenuti anche funzionari governativi, che hanno invitato i tribali a “realizzare il valore delle foreste in cui vivono e ad aiutare le istituzioni a proteggere le risorse naturali della zona”. Secondo i dati ufficiali del 2005, in Thailandia le comunità seminomadi contano oltre 920 mila persone, per lo più provenienti da Tibet, Myanmar e Cina, in fuga da guerre e persecuzione politica. (R.M.)

 

 

Il delegato apostolico in Myanmar, mons. Pennacchio, in visita

nella diocesi di Pathein, ordina tre diaconi e inaugura il nuovo Centro

 pastorale dedicato a Papa Benedetto XVI

 

“Sono qui da parte del Santo Padre, come umile servo di Dio. Sono solo un ponte fra il Santo Padre e la Chiesa in Myanmar”: queste, le parole di mons. Salvatore Pennacchio, delegato apostolico in Myanmar, che per la prima volta si è recato in visita pastorale nella diocesi settentrionale di Pathein, guidata da mons. John Hsane Hgyi. Appena arrivato, mons. Pennacchio ha presieduto la celebrazione eucaristica di ordinazione di tre diaconi, davanti a un’assemblea di oltre mille fedeli. Il programma è proseguito con la visita al Noviziato dei Missionari di San Paolo, dove il delegato apostolico ha rivolto parole d’incoraggiamento ai novizi e ai Fratelli; successivamente, recandosi nella parrocchia di San Giovanni, mons. Pennacchio ha benedetto il sito dove sarà costruita la nuova chiesa. A conclusione della visita, mons. Pennacchio ha inaugurato il nuovo Centro pastorale di Pathein, intitolato “Benedetto” in onore dell’attuale Pontefice. La diocesi di Pathein conta oltre 72 mila fedeli ed è stata eretta ufficialmente da Papa Pio XII nel 1954, quando nel Paese fu istituita la gerarchia. (R.M.)

 

 

In Quaresima, i cattolici pakistani raccolgono fondi per i poveri e

 fanno penitenza “perché si sentono vicini alle sofferenze di Cristo”

 

Preghiera e penitenza, ma anche raccolta fondi per i poveri e carità: i cattolici pakistani celebrano così il periodo della Quaresima, che vivono in maniera particolare, perché “testimoni delle sofferenze che la fede può portare con sé”. L’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence John Saldanha, spiega ad AsiaNews che, “come ogni anno, la Quaresima viene organizzata dalla Caritas nazionale, che distribuisce libretti di preghiera, immagini religiose e scatole per raccogliere le offerte: queste – precisa il presule – saranno usate per aiutare i poveri, che avranno a disposizione corsi di avviamento al lavoro e aiuti di prima necessità”. Inoltre – aggiunge l’arcivescovo – “in questo periodo vicino alla Passione e alla Pasqua, sono molto sentite le cerimonie in cui si seguono le 14 stazioni della Via Crucis: i fedeli vogliono sentirsi vicino alle sofferenze di Cristo”. Secondo il vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Coutts, questa vicinanza alla penitenza del periodo quaresimale si spiega perché “i fedeli pakistani conoscono i dolori umani che testimoniare la fede può portare con sé; hanno una forte fede e questa li aiuta a unirsi con la preghiera ai tormenti subiti da Cristo”. I cattolici pakistani sono una delle minoranze più colpite dal fondamentalismo islamico del Paese. La legge sulla blasfemia, ad esempio, rende difficile la vita dei pochi fedeli che vi vivono. Su quasi 150 milioni di abitanti, infatti, i cattolici sono 1,2 milioni: di questi, inoltre, l’85 % vive appena al di sopra della soglia della povertà. (R.M.)

 

 

Burundi: nonostante la pace, sono ancora 100 mila gli sfollati interni

Sono circa 100 mila gli sfollati non ancora rientrati nelle proprie case in Burundi: lo rivela il ‘Centro di monitoraggio sui profughi interni’ di Ginevra (IDMC), precisando che il loro ritorno è ostacolato dalla mancanza di reali prospettive economiche e dalla cattiva accoglienza che temono di ricevere nelle comunità d’origine. Come riferisce l’agenzia MISNA, i profughi sono fuggiti dai villaggi a causa del conflitto che dal 1993 al 2002 ha causato oltre 300 mila morti, ma anche per disastri naturali o per mancanza di terreno e cibo. Inoltre, l’IDMC rileva che migliaia sono scappati alla fine del 2006, dopo sporadici scontri nelle province di Bujumbura Rural, Bubanza, Kayanza e Cibitoke, antecedenti alla firma dell’accordo di pace tra il governo e l’ultimo gruppo ribelle, le Forze di liberazione nazionale (FNL). Altre migliaia di persone sono sfollate per siccità e inondazioni avvenute tra l’anno scorso e quest’anno, mentre sei mila, che vivevano in Tanzania, sono state espulse e non sanno più dove andare. Secondo il Consiglio norvegese per i rifugiati (NRC), i profughi sono soggetti ad abusi fisici e sessuali da parte di banditi e gruppi armati, perciò l’80% di loro possiede armi da fuoco, un fattore che contribuisce a intensificare il clima di violenza. (R.M.)

 

Zambia: oltre un milione e 400 mila persone colpite dalle alluvioni

 

Sono oltre un milione e 400 mila le persone colpite nelle scorse settimane dalle alluvioni in Zambia, molte delle quali costrette a far fronte a seri problemi di sussistenza alimentare. Lo ha detto il vicepresidente del Paese, Rupiah Banda, precisando ieri alla stampa nazionale che le alluvioni hanno interessato quasi il 13% dell’intera popolazione. Citando i dati del Rapporto messo a punto dall’Unità per la gestione dei disastri – riferisce l’agenzia MISNA – il vicepresidente ha sottolineato che le alluvioni hanno colpito direttamente 41 dei 72 distretti amministrativi del Paese, distruggendo edifici e infrastrutture, ma soprattutto i raccolti di mais, cassava e sorgo, che garantiscono la sopravvivenza alimentare di migliaia di famiglie. Banda ha precisato che circa 300 mila persone hanno bisogno di aiuti alimentari immediati, dal momento che hanno scorte sufficienti solo per i prossimi due mesi. “È un compito gigantesco – ha spiegato – anche perché, contemporaneamente, abbiamo altre zone del Paese dove, a causa della siccità, rischia di presentarsi lo stesso problema di carenza di cibo”. Scenari identici sono in corso in Madagascar, dove almeno 800 mila persone hanno bisogno di aiuti urgenti, e in Mozambico, con altre 300 mila persone in grave difficoltà. (R.M.)

 

 

Al via, a Roma, “Quarantore di preghiera per la Chiesa che soffre”,

 maratona di preghiera a sostegno della Chiesa in situazioni

 particolarmente difficili

Una maratona di preghiera a sostegno della Chiesa in situazioni particolarmente difficili: l’iniziativa si chiama “Quarantore di preghiera per la Chiesa che soffre” ed è promossa da oggi al 29 marzo a Roma da “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS). Come riferisce l’agenzia Zenit, l’incontro di preghiera, giunto alla quarta edizione, si celebrerà nella chiesa del SS. Nome di Gesù, in piazza del Gesù. Gli atti inizieranno alle 16.00, con l’Esposizione e l’Adorazione del Santissimo Sacramento, proseguendo alle 18.00, con la Celebrazione della Santa Messa. In altre città italiane verranno organizzate ore di preghiera e riflessione. “Quarantore per la Chiesa che soffre” si inserisce nell’ambito dei sei mila progetti che ACS promuove ogni anno in 130 Paesi del mondo, raccogliendo fondi per sopperire alla mancanza di mezzi di alcune Chiese e per difendere il diritto alla libertà religiosa. (R.M.)

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

24 Ore nel Mondo

- A cura di Amedeo Lomonaco ed Eugenio Laurenzi -

 

 

- E’ sempre più grave la crisi tra Iran e Regno Unito innescata dall’arresto, da parte delle autorità di Teheran, di 15 marinai britannici catturati mentre erano in navigazione nella acque del Golfo Persico. Il premier britannico, Tony Blair, ha parlato di una “nuova fase” nella crisi e ha lanciato un duro monito alla Repubblica islamica. Il nostro servizio:

 

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Il governo britannico sembra pronto a percorrere altre vie: Tony Blair ha avvertito che un eventuale fallimento degli sforzi diplomatici per rimpatriare i 15 militari porterà la questione ad una “fase differente”. Il premier non ha chiarito dettagli e implicazioni di questa eventuale, nuova fase. “Al momento - ha infatti precisato Blair - gli sforzi sono concentrati sul fronte diplomatico”. “Le nostre prime preoccupazioni - ha aggiunto - sono per il rilascio dei 15 britannici detenuti in Iran nel più breve tempo possibile”. Il governo britannico sostiene che i militari siano stati catturati “senza alcuna giustificazione”. Per le autorità della Repubblica islamica, invece, i marinai britannici - che secondo il governo di Teheran “stanno bene e vengono trattati bene” - hanno superato il confine tra Iraq e Iran per condurre attività spionistica. Ma il ministero degli esteri iracheno ha già confermato la tesi di Londra, secondo cui i 15 militari sono stati arrestati in acque irachene. Un’altra spinosa questione, quella sul nucleare iraniano, propone intanto nuovi, inquietanti attriti. In un comunicato, il Ministero degli esteri russo precisa che “la Russia rifiuta qualunque mezzo di forza per risolvere il problema del dossier nucleare dell’Iran”. Non è possibile - si legge nel testo - “permettere il successo della strisciante tattica americana, che vuole trascinare la comunità internazionale in una crisi di vasta portata”. Ma non mancano, comunque, tentativi di riavviare il negoziato. L’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la Politica estera, Javier Solana, e il capo negoziatore iraniano sul nucleare, Ali Larijani, hanno avuto un colloquio telefonico definito “chiaro e diretto”. Larijani ha espresso il desiderio di risolvere la crisi “attraverso la strada delle trattative”, ma ha ribadito che con le sanzioni l’Occidente non ha intrapreso “il percorso giusto”. Per Solana, si è trattato di un gesto per “ristabilire i contatti, per spiegare quanto la comunità internazionale abbia fatto e che cosa si attenda da Teheran”.

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- Le truppe americane hanno arrestato in Iraq due estremisti a capo di un’organizzazione clandestina specializzata in attentati con autobomba, che dallo scorso novembre hanno causato nel complesso la morte di almeno 900 civili iracheni. Lo ha reso noto soltanto oggi il Comando americano, anche se la loro cattura, al termine di due distinte operazioni, risale al 21 marzo scorso. Intanto, c’è da segnalare nella cittadina meridionale di Kufa una sparatoria, con almeno 2 morti, nel corso di un’operazione militare per arrestare uno stretto collaboratore del leader radicale sciita Moqtada Sadr.

 

- Il premier israeliano, Ehud Olmert, e il presidente palestinese, Abu Mazen, hanno raggiunto un accordo per incontrarsi ogni 15 giorni e discutere di temi politici e del processo di pace in Medio Oriente. Lo ha annunciato a Gerusalemme il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, aggiungendo però che non è ancora venuto il momento di intavolare veri e propri negoziati sullo “status finale della regione”. Per il momento - ha precisato la Rice - i colloqui serviranno “a creare fiducia tra le parti”. Sul terreno, intanto, non si placano le violenze: due militanti palestinesi sono stati uccisi da soldati israeliani a Nablus, nel nord della Cisgiordania.

 

- E' salito ad almeno otto morti e dieci feriti il bilancio dell'attentato suicida compiuto oggi nello Sri Lanka dai guerriglieri separatisti delle Tigri di Liberazione Tamil Eelam. L’attacco, contro una base militare nel distretto di Batticaloa, giunge all’indomani del primo raid aereo mai sferrato dai ribelli contro l'unico aeroporto internazionale dell'isola, costato l'uccisione di almeno tre avieri e il ferimento di altri diciassette.

 

- Indipendenza per il Kosovo, provincia serba a maggioranza albanese, teatro nel 1999 di una sanguinosa guerra etnica fermata con l’intervento della Nato. E’ questa l’opzione sostenuta dall’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Kosovo, il finlandese Martti Ahtisaari. Il piano è stato presentato ieri al Consiglio di Sicurezza dell'ONU dal segretario generale, Ban Ki-moon. Da New York, ci riferisce Paolo Mastrolilli:

 

 

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L’indipendenza è l’unica opzione per un Kosovo politicamente stabile ed economicamente vitale. E’ la posizione presa ieri dal mediatore dell’ONU, Martti Ahtisaari, nel rapporto presentato al Palazzo di Vetro sul futuro della regione a maggioranza albanese nel sud della Serbia. L’ex leader finlandese era stato incaricato di cercare una soluzione per lo status del Kosovo, dopo l’intervento della NATO, che nel 1999 aveva fermato la pulizia etnica condotta dai serbi. Le conclusioni di Ahtisaari sono state subito appoggiate dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ma Belgrado le ha rifiutate. Il presidente serbo, Boris Tadic, ha detto che qualunque forma di indipendenza sarebbe inaccettabile per il suo Paese, pur dichiarandosi disponibile a partecipare ad ulteriori colloqui sul futuro della provincia. Il suo omologo kosovaro, Sejdiu, ha commentato invece che la proposta di Ahtisaari marca una giornata storica per il suo popolo. Gli Stati Uniti hanno sostenuto l’idea dell’indipendenza, aggiungendo che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU approverà una risoluzione in questo senso tra aprile e maggio. La presidenza tedesca dell’Unione Europea ha appoggiato il rapporto del mediatore finlandese, così come il segretario generale, Ban Ki-moon. Invece, la Russia, tradizionale alleato di Belgrado, che detiene il potere di veto nel Consiglio di Sicurezza, ha sollecitato più sforzi per trovare un compromesso.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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- In Italia, giornata decisiva oggi per l’approvazione al Senato del decreto di rifinanziamento delle missioni all’estero, tra cui quella in Afghanistan. Sulla questione, che aveva già innescato una crisi politica, è ancora aspro il confronto tra i poli. La minoranza di centrodestra cerca una posizione comune, ma con l’UDC intenzionato a votare a favore. In Afghanistan, intanto, un kamikaze si è fatto esplodere dopo essere entrato in un posto di polizia di Lashkar Gah, uccidendo almeno 4 poliziotti.

 

- Nel referendum svoltosi ieri in Egitto, il 75,9 per cento dei votanti ha detto ‘sì’ agli emendamenti costituzionali proposti dal presidente Hosni Mubarak e contestati dall’opposizione. Sono però discordanti i dati sull’affluenza alle urne: secondo il ministro della giustizia la partecipazione è stata del 27,1 per cento degli aventi diritto; secondo alcune organizzazioni non governative, invece, l’affluenza sarebbe stata ancora più bassa. Per le forze d’opposizione, gli emendamenti sottoposti a referendum mirerebbero a consolidare il potere del gruppo dirigente e, in particolare, a garantire la successione alla presidenza a Gamal, il figlio di Mubarak, più volte indicato come 'delfino' del presidente.

 

- Nuovo corso politico in Costa d’Avorio: il presidente Laurent Gbagbo ha annunciato la formazione di un nuovo governo. Poco prima di questo annuncio, un alto rappresentante del governo del Burkina Faso aveva anticipato la nomina, come primo ministro, del leader dei ribelli Guillaume Soro. La decisione è stata presa in seguito ad un accordo di pace siglato lo scorso 4 marzo tra lo stesso Soro e il capo dello Stato Laurent Gbagbo.

 

- Il presunto taleban australiano, David Hicks, primo detenuto del campo di prigionia americano a Guantanamo a comparire davanti ad un tribunale militare, oggi si è dichiarato colpevole di aver fornito supporto materiale al terrorismo. Nei prossimi giorni verrà stabilita la pena, che con ogni probabilità sarà scontata in una prigione australiana. Secondo il ministro degli Esteri australiano, Alexander Downer, infatti, Hicks tornerà presto in patria. In Australia le proteste per la prolungata detenzione dell’ex cacciatore di canguri, da più di cinque anni prigioniero dei militari Usa, sono costate una forte perdita di consensi al premier conservatore John Howard a pochi mesi dalle elezioni federali.

 

- Rimpasto di governo in Cile in seguito al fallimento della riforma dei trasporti. Dopo giorni di polemiche per il nuovo sistema di trasporto integrato nella capitale, denominato ‘Transantiago’, il presidente cileno, la signora Michelle Bachelet, ha deciso di sostituire quattro ministri del suo gabinetto. Lasciano così l’incarico i capi dei dicasteri di Trasporti, Giustizia, Difesa e Segreteria generale della Presidenza. Il rimpasto si è reso necessario “per rimodulare il gabinetto alle nuove necessità”, ha affermato la Bachelet.