RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI n. 83 - Testo della trasmissione di sabato 24 marzo 2007

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I popoli europei non dimentichino i valori cristiani, solido fondamento dell’Europa unita: l’esortazione del Papa ai partecipanti al Congresso della COMECE per i 50 anni dei Trattati di Roma

 

 Il Papa incontra Comunione e Liberazione: testimoniate “la bellezza di essere cristiani

 

 Il cordoglio del Papa per l’esplosione di un arsenale a Maputo, che ha causato 96 morti

 

 Domattina, visita pastorale di Benedetto XVI alla Parrocchia romana di Santa Felicita e Figli Martiri al quartiere Fidene: intervista con il parroco, don Eusebio Mosca

 

 Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Chiesa celebra la Giornata di preghiera per i missionari uccisi. Ai nostri microfoni Gerolamo Fazzini

 

 Messaggio dei vescovi europei dal Congresso della COMECE: l'Unione Europea riconosca il patrimonio cristiano del Continente. Ai nostri microfoni Hans-Gert Poettering

 

 Giornata mondiale per la lotta alla Tubercolosi: un milione e 600 mila i morti ogni anno. Ce ne parla Mario Raviglione

 

 Il commento di don Serretti al Vangelo della Domenica

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dopo le violenze dei giorni scorsi, i vescovi della Repubblica Democratica del Congo invitano al dialogo per l’interesse superiore della Nazione

 

 Lutto nell’Episcopato cinese per la morte di mons. Bonaventura Luo Jun, vescovo della diocesi di Shohchow

 

 Oggi a Londra la “Marcia della testimonianza”, promossa dalla Chiesa anglicana per commemorare il bicentenario dell’abolizione della tratta schiavista nell’Impero britannico

 

 I vescovi del Giappone evangelizzano con il web per restare al passo con la modernità Repubblica

 

Democratica del Congo: nasce in Ituri una radio “interattiva per la giustizia”

 

24 ORE NEL MONDO:

       Almeno 20 morti per un nuovo attentato a Baghdad

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

Il Papa e la Santa Sede

 

 

I popoli europei non dimentichino i valori cristiani, solido fondamento dell’Europa unita: l’esortazione del Papa ai partecipanti al Congresso

della COMECE per i 50 anni dei Trattati di Roma

 

I valori cristiani siano fermento di civiltà per l’Europa del Terzo Millennio: è la riflessione offerta da Benedetto XVI ai partecipanti al Congresso della COMECE per i 50 anni dei Trattati di Roma. Un discorso appassionato, quello del Papa, che ha esortato tutti i cristiani del Vecchio Continente ad impegnarsi per un’Europa giusta e solidale. La delegazione della COMECE è stata guidata dal suo presidente, mons. Adrianus van Luyn, che, nel suo indirizzo d’omaggio, ha sottolineato come la fede richiami i cristiani di tutte le confessioni ad una responsabilità particolare per la comunità dei popoli europei. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

**********

Per avvicinarsi ai loro cittadini, i governi dell’Unione non escludano un “elemento essenziale dell’identità europea qual è il Cristianesimo”: è l'esortazione di Benedetto XVI, che nel suo discorso ai partecipanti al Congresso della COMECE ha messo l’accento sui valori fondativi dell’Europa unita:

 

“Non si può pensare di edificare un’autentica “casa comune” europea trascurando l’identità propria dei popoli di questo nostro Continente. Si tratta infatti di un’identità storica, culturale e morale, prima ancora che geografica, economica o politica; un’identità  costituita da un insieme di valori universali, che il Cristianesimo ha contribuito a forgiare, acquisendo così un ruolo non soltanto storico, ma fondativo nei confronti dell’Europa. Tali valori, che costituiscono l’anima del Continente, devono restare nell’Europa del terzo millennio come “fermento” di civiltà”.  

 

Se questi valori venissero meno, si è chiesto il Papa, “come potrebbe il “vecchio” Continente continuare a svolgere la funzione di “lievito” per il mondo intero?” Non è, dunque, motivo di sorpresa, ha proseguito, che “l’Europa odierna, mentre ambisce di porsi come una comunità di valori, sembri sempre più spesso contestare che ci siano valori universali ed assoluti”. Si tratta per il Pontefice di una “singolare forma di “apostasia” da se stessa, prima ancora che da Dio”. Un fenomeno che la induce “a dubitare della sua stessa identità”. Si finisce così per “diffondere la convinzione che la ponderazione dei beni sia l’unica via per il discernimento morale e che il bene comune sia sinonimo di compromesso”. Ma questo, ha avvertito, non può essere accettabile “ogniqualvolta comporti accordi lesivi della natura dell’uomo”:

 

“Una comunità che si costruisce senza rispettare l’autentica dignità dell’essere umano, dimenticando che ogni persona è creata ad immagine di Dio, finisce per non fare il bene di nessuno. Ecco perché appare sempre più indispensabile che l’Europa si guardi da quell’atteggiamento pragmatico, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali, come se fosse l’inevitabile accettazione di un presunto male minore”.

 

Questo pragmatismo, ha aggiunto, viene presentato “come equilibrato e realista”, ma “tale non è, proprio perché nega quella dimensione valoriale ed ideale, che è inerente alla natura umana”:

 

“Quando, poi, su un tale pragmatismo si innestano tendenze e correnti laicistiche e relativistiche, si finisce per negare ai cristiani il diritto stesso d’intervenire come tali nel dibattito pubblico  o, per lo meno, se ne squalifica il contributo con l’accusa di voler tutelare ingiustificati privilegi”.

 

Per questo, è stata la sua esortazione, nell’attuale momento storico, l’Unione Europea “per essere valida garante dello stato di diritto ed efficace promotrice di valori universali, non può non riconoscere con chiarezza l’esistenza certa di una natura umana stabile e permanente, fonte di diritti comuni a tutti gli individui, compresi coloro stessi che li negano”. In tale contesto, ha detto ancora, “va salvaguardato il diritto all’obiezione di coscienza, ogniqualvolta i diritti umani fondamentali fossero violati”. Il Papa ha poi sottolineato l’esigenza “di stabilire un sano equilibrio tra la dimensione economica e quella sociale”, ribadendo le sue preoccupazioni sulla denatalità che caratterizza l’Europa di oggi:

 

“Sotto il profilo demografico, si deve purtroppo constatare che l’Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia. Ciò, oltre a mettere a rischio la crescita economica, può anche causare enormi difficoltà alla coesione sociale e, soprattutto, favorire un pericoloso individualismo, disattento alle conseguenze per il futuro”.

 

L’Europa, ha aggiunto con rammarico, sembra quasi che “stia perdendo fiducia nel proprio avvenire”. Il processo di unificazione, ha rilevato, non è da tutti condiviso, “per l’impressione diffusa che vari “capitoli” del progetto europeo siano stati “scritti” senza tener adeguato conto delle attese dei cittadini”. Di qui le parole di incoraggiamento ai cristiani chiamati a costruire una nuova Europa:

 

“Voi sapete di avere il compito di contribuire a edificare con l’aiuto di Dio una nuova Europa, realistica ma non cinica, ricca d’ideali e libera da ingenue illusioni, ispirata alla perenne e vivificante verità del Vangelo. Per questo siate presenti in modo attivo nel dibattito pubblico a livello europeo, consapevoli che esso fa ormai parte integrante di quello nazionale, ed affiancate a tale impegno un’efficace azione culturale”.

 

“Il Signore – ha concluso il Papa – renda fecondo ogni vostro sforzo e vi aiuti a riconoscere e valorizzare gli elementi positivi presenti nell’odierna civiltà, denunciando però con coraggio tutto ciò che è contrario alla dignità dell’uomo”.

**********

 

 

Il Papa incontra Comunione e Liberazione:

 testimoniate “la bellezza di essere cristiani”

 

Attraverso don Luigi Giussani ”lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa … un Movimento … che testimoniasse la bellezza di essere cristiani”. Ha ricordato così l’opera del fondatore della Fraternità di Comunione e Liberazione, Benedetto XVI, stamani in Piazza San Pietro, in occasione del XXV anniversario del riconoscimento pontificio del Movimento diffuso oggi in 80 Paesi. All’incontro hanno preso parte almeno 70 mila persone. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

**********

Nei giovani ha ridestato “l’amore verso Cristo ‘Via, Verità e Vita’, ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione dei desideri del cuore dell’uomo”. È uno dei frutti dell’originale intuizione pedagogica di don Luigi Giussani, il sacerdote che ha riproposto “in modo affascinante e in sintonia con la cultura contemporanea, l’avvenimento cristiano … come fonte di nuovi valori e capace di orientare l’intera esistenza”. Benedetto XVI ha usato queste parole per sintetizzare quanto abbia dato alla Chiesa il fondatore di Comunione e Liberazione, al quale, ha detto, è stato legato da amicizia:

 

“Lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa, attraverso di lui, un Movimento, il vostro, che testimoniasse la bellezza di essere cristiani in un'epoca in cui andava diffondendosi l’opinione che il cristianesimo fosse qualcosa di faticoso e di opprimente da vivere”.

 

Il ricordo del Papa è andato poi al giorno del funerale di don Giussani, il 24 febbraio di due anni fa, quando come cardinale Ratzinger ebbe a descrivere l’esperienza del sacerdote lombardo, “cresciuto in una casa povera di pane, ma ricca di musica”:

 

“Sin dall'inizio fu toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza, non di una bellezza qualunque. Cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita che trovò in Cristo”.

 

“L’avvenimento, che ha cambiato la vita del Fondatore - ha proseguito il Santo Padre – ha ‘ferito’ anche quella dei moltissimi suoi figli spirituali”, e ha originato “molteplici esperienze religiose ed ecclesiali”. Una ricca realtà fra i diversi Movimenti ecclesiali che Benedetto XVI ha definito “segno della fecondità dello Spirito del Signore perché si manifesti nel mondo la vittoria di Cristo risorto e si compia il mandato missionario affidato a tutta la Chiesa”. E “nella Chiesa - ha spiegato poi il Papa - non c’è contrasto o contrapposizione tra la dimensione istituzionale e la dimensione carismatica di cui i Movimenti sono un’espressione significativa perché entrambe - ha detto ancora il Santo Padre - sono coessenziali alla costituzione divina del Popolo di Dio. Ambedue concorrono insieme a rendere presente il mistero e l’opera salvifica di Cristo nel mondo”:

 

“Se il Signore ci dà nuovi doni dobbiamo esserne grati, anche se talora sono scomodi. Al tempo stesso, poiché la Chiesa è una, se i Movimenti sono realmente doni dello Spirito Santo, devono inserirsi nella Comunità ecclesiale e servirla così che, nel dialogo paziente con i Pastori, essi possano costituire elementi edificanti per la Chiesa di oggi e di domani”.

 

E nel suo saluto rivolto a Benedetto XVI don Julian Carron, oggi alla guida del Movimento, ha voluto evidenziare che per Comunione e Liberazione vivere la fede in Cristo coincide con l’esaltazione dell’umano, quindi ha specificato cosa ha mosso don Giussani:

 

"Egli era convinto che solo una proposta rivolta alla ragione e alla libertà e verificata nell'esperienza, fosse in grado di interessare l'uomo. Così ci ha mostrato come è possibile vivere la fede da uomini, nel pieno uso della ragione, della libertà e della affezione".

 

“‘Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza e la pace, che si incontrano in Cristo Redentore’”: queste le parole di Gesù che don Giussani ha fatto diventare il programma di Comunione e Liberazione, ha concluso il Papa che così ha esortato gli aderenti al Movimento:

 

Quest’oggi, io vi invito a continuare su questa strada, con una fede profonda, personalizzata e saldamente radicata nel vivo Corpo di Cristo, la Chiesa, che garantisce la contemporaneità di Gesù con noi”.

**********

 

Ma cosa vuol dire oggi essere parte del movimento di Comunione e Liberazione? Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Marina Tomarro:

 

**********

R. – E’ un segno di appartenenza molto importante, di un ideale, di una fede comune e di una forza che ti fa vivere meglio.

 

R. – Per me è importante stare in una comunità che mi aiuta a crescere e a portarmi avanti in un cammino di fede. Grazie a questi amici io riesco a ricordarmi tutti i giorni di andare in una certa direzione, cosa che magari da solo non riuscirei a fare.

 

R. – Io personalmente ho incontrato Comunione e Liberazione dopo che ero già sacerdote in mezzo a delle difficoltà. Incontrare Comunione e Liberazione è stato rinnovare, ringiovanire, rinfrescare proprio la mia vocazione.

 

R. – Vuol dire far parte di una compagnia di amici che vogliono essere sempre di più il sale della terra.

 

R. – E’ proprio un’amicizia grande che ti accompagna per tutta la vita. E’ un’educazione che ti fa crescere bene.

 

D. – Ma quanto è importante la figura di don Giussani?

 

R. – La figura di don Giussani è una figura eccezionale, per quello che ha fatto, per quello che sta continuando a fare anche da quando non c’è più. Per me don Giussani rappresenta sicuramente un avvicinarmi a Cristo.

 

D. – Cosa vuol dire essere qui oggi per incontrare il Santo Padre?

 

R. – L’incontro con il Papa di oggi è il rinnovarsi e la conferma della nostra fedeltà a lui, alla sua persona e al suo magistero.

 

R. – E’ una grande emozione ed un senso di comunione anche con lui che è molto importante per guidare il nostro cammino di fede.

 

R. – E’ come incontrare un amico che ti aiuta, che ti indica la via. Io nel cuore ho questi sentimenti.

 

R. – Siamo venuti qua per incontrare il successore di Pietro. E’ la prima volta, tra l’altro, che vengo a Roma in un’occasione come questa e quindi per me l’emozione più grande è proprio stare qui a sentire per capire cosa mi vuol dire.

 

R. – Cristo c’è veramente ed è proprio presente nella mia vita. E l’incontro con il Papa è la conferma e la certezza che Cristo c’è e la Chiesa vive ancora dopo duemila anni.

**********  

 

 

Altre udienze

In occasione della visita "ad Limina" dei vescovi della Sardegna, Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina mons. Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Tempio-Ampurias.

Questo pomeriggio il Papa riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

 

 

Il cordoglio del Papa per l’esplosione di un arsenale a Maputo,

che ha causato 96 morti

 

Profondo cordoglio di Benedetto XVI per le vittime di un’esplosione che, giovedì, ha distrutto un arsenale militare a Maputo, capitale del Mozambico, provocando la morte di almeno 96 persone e il ferimento di altre 400. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, indirizzato all’arcivescovo di Maputo, mons. Francisco Chimoio, il Papa esprime la sua vicinanza ai famigliari delle vittime. Il Santo Padre assicura le sue preghiere ed imparte la sua benedizione apostolica a coloro che soffrono in questo momento di prova.

 

 

Domattina, visita pastorale di Benedetto XVI alla Parrocchia romana

di Santa Felicita e Figli Martiri al quartiere Fidene

 

Domani mattina, Benedetto XVI si recherà in visita pastorale alla Parrocchia romana di Santa Felicita e Figli Martiri al quartiere Fidene, dove presiederà la Santa Messa. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle ore 8.50 sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105,0 MHz. Il quartiere Fidene, che si trova nella periferia nord di Roma, sorge sull’originaria città di Fidene, una delle località più fiorenti del Lazio antico. Negli ultimi 50 anni il territorio è stato al centro di un vigoroso sviluppo urbanistico e Fidene, da “borgata”, è diventata “quartiere”. Ma come si prepara la comunità parrocchiale all’incontro con Benedetto XVI? Luca Collodi lo ha chiesto al parroco, don Eusebio Mosca:

 

**********

R. - Avere il Papa è chiaro che è un grandissimo onore. Noi vorremmo, però, che dietro questa esultanza ci fosse una preparazione, un approfondimento della nostra fede, che stiamo cercando di risvegliare in tutti i modi, con catechesi, con vari incontri e con annunci. Sono, oltretutto, già due domeniche che un gruppo di neocatecumenali dei Santi martiri canadesi stanno venendo qui per fare apostolato lungo le strade e nella piazza centrale di Fidene, proprio per risvegliare questi cittadini, perché prendano coscienza di questo evento che per noi è grandioso, eccezionale, in quanto risveglia la fede, l’adesione a Cristo: ci sono dei valori che in questi ultimi anni, però, si stanno oscurando.

 

D. – Don Eusebio, Benedetto XVI non è il primo Papa che visita la parrocchia e la comunità di Fidene...

 

R. – Dopo otto anni dall’inaugurazione della chiesa venne Paolo VI.

 

D. – Era il Natale del 1965…

 

R. – Quando è arrivato qui Paolo VI, non c’erano le premesse per una grande parrocchia. Era una piccola borgata dove mancava tutto, dalla luce all’acqua. Non c’erano strade, se non quelle fangose. La gente doveva andare a prendere l’acqua lontano dalle abitazioni. Quindi, quando arrivò Paolo VI, arrivò la benedizione di Dio, perchè portò molte cose utili per le famiglie, soprattutto – raccontano – coperte, scarpe, vestiario, generi alimentari e così via. Quindi, fu più che altro un’esplorazione quasi missionaria. Non ci dobbiamo vergognare.

 

D. – E dal Natale del ’65 ad oggi, siamo nel 2007, questa parrocchia, questa comunità parrocchiale, ha fatto molti passi avanti…

 

R. – Possiamo dire che ne ha fatti tantissimi di passi avanti, perché è cresciuto anche il numero dei cattolici.

 

D. – Don Eusebio, che cosa dirà al Papa?

 

R. – Dirò che noi siamo esultanti e felici di questa visita. Il fatto che venga il Vicario di Gesù Cristo qui in mezzo a noi è motivo di grande gioia.

********** 

 

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - In primo piano il discorso del Santo Padre al pellegrinaggio promosso dalla Fraternità di Comunione e Liberazione.

 

Servizio estero - In rilievo il messaggio del Papa a firma del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, per la Celebrazione della Giornata Mondiale dell'Acqua dal titolo: "Acqua, bene comune della famiglia umana, la cui gestione va affrontata secondo i principi di sussidiarietà, solidarietà e responsabilità condivisa".

 

Una pagina di "Approfondimenti" sul Perù: l'impegno per ridare dignità all'infanzia abbandonata, a cura di Giuseppe Petrone.

 

Servizio culturale - Un articolo di Franco Lanza dal titolo "L'eco e il fascino di una grande poesia": il Dolce Stile, cosciente della propria novità, s'impose come rivoluzione culturale alle origini della letteratura italiana.

 

Servizio italiano - In evidenza il tema delle pensioni.

 

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

Oggi in Primo Piano

 

 

La Chiesa celebra la Giornata di preghiera per i missionari uccisi

 

Oggi la Chiesa celebra la Giornata di preghiera e di digiuno per i missionari uccisi sul tema “Speranza nel mondo”. L’appuntamento è promosso dal Movimento giovanile delle Pontificie Opere Missionarie e cade nell’anniversario della morte dell’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero, ucciso mentre celebrava la Messa il 24 marzo 1980. L’iniziativa vuole ricordare in particolare i 24 missionari, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, uccisi l’anno scorso  in tutto il mondo.  Ma qual è il volto dei martiri di oggi? Antonella Villani lo ha chiesto a Gerolamo Fazzini, condirettore della rivista del PIME Mondo e Missione e autore del libro “Lo scandalo del martirio”:

 

**********

R. - Il martire di oggi non risponde ai canoni di un tempo nei quali per esempio, si immaginava la richiesta di abiurare la fede, pena la morte. Oggi questi casi sono estremamente rari; molto più frequente, invece, è il caso di chi vive la sua fede, la sua testimonianza, in contesti di per sé pericolosi e accettati come tali in nome della scelta che sta a monte, ossia quella di consacrarsi al Vangelo. Quindi, testimoni di Cristo laddove la storia li chiama.

 

D. – Perché i cristiani continuano ad essere uccisi nel mondo?

 

R. – Perché in molti casi, annunciare e testimoniare il Vangelo, viverlo nella quotidianità con le scelte concrete che questo comporta, significa risultare scomodi. Questo può valere in contesti nei quali domina l’estremismo religioso, l’estremismo di marca musulmana ma anche induista, o contesti in cui dare testimonianza del valore della giustizia, così come lo addita il Vangelo, significa contrapporsi ai poteri forti, locali, siano essi quelli dei “fazenderos”, piuttosto che di altri potentati economici. Quindi, nella cattolicissima America Latina - non dimentichiamo che la Colombia paga un alto tributo in termini di cristiani uccisi -  tanto in Paesi dove i cristiani invece sono in minoranza – annunciare il Vangelo può voler dire mettersi nella posizione di essere coscientemente vulnerabili proprio perché si annuncia una verità che incalza i potenti, una verità che provoca appunto reazioni violente.

 

D. – A parte la Colombia, quali altri sono i Paesi più a rischio?

 

R. – L’India è uno dei Paesi dove oggi, per essere cristiani, comporta forti rischi, specie in alcuni stati indiani dove ci sono presenze estremiste, induiste. Tra i Paesi musulmani, ricorderei il Pakistan, la zona di Mindanao nelle Filippine, anche l’Indonesia in alcune regioni. Poi ci sono comunque molti angoli dell’Africa attraversati sia da violenza endemica sia da guerre invece che continuano sotto traccia anche se formalmente non sono più tali.

 

D. – Nel libro fai una distinzione, dici “in nome di chi piuttosto che per colpa di chi” avviene tutto ciò. Perché?

 

R. – Perché troppo spesso, sui giornali, o comunque sia nei media, al momento del martirio di qualcuno, si va immediatamente a cercare il colpevole e si preferisce guardare alla lama del coltello dell’uccisore piuttosto che al volto dell’ucciso. Occorre invece andare alle radici della scelta di fede che ispira i martiri, che sta all’origine precisamente del fatto che si sono trovati in un certo momento in una determinata situazione, non al posto sbagliato nel momento sbagliato, ma al posto giusto nel momento giusto per testimoniare la loro fede. In primis quindi, bisogna cercare le ragioni di questa scelta.

 

D. – Ma che differenza c’è tra i martiri di oggi e quelli dei primi secoli della Chiesa?

 

R. – Molto spesso il martire, oggi, vive e muore in contesti assolutamente ordinari e addirittura in circostanze che potrebbero sembrare casuali. Ci sono casi di preti ammazzati durante rapine, ci sono casi di preti, religiosi, religiose, laici, che sono morti perché raggiunti da pallottole vaganti a margine di una sparatoria legata ad episodi di violenza oppure perché queste persone, nel caso della Colombia, si sono spese per la pace e la riconciliazione all’interno dei contesti di guerra civile. Sono situazioni molto varie, accomunate però da questo elemento della quotidianità e dell’apparente casualità, ma che casualità, come abbiamo visto, non è.

 

D. – Dunque è proprio cambiato il modo di essere martire?

 

R. – E’ cambiato il modo, la radice è sempre quella. E’ la testimonianza della fede a prezzo della vita.

 

D. – A questo punto, che cosa possiamo imparare da queste figure?

 

R. – Sicuramente la radicalità della fede, cioè il fatto che per Gesù Cristo ci si mette in gioco tutti e tutta la vita.

**********

 

 

Messaggio dei vescovi europei dal Congresso della COMECE:

l'Unione Europea riconosca il patrimonio cristiano del Continente

 

Chiediamo che l’Europa “riconosca esplicitamente il patrimonio cristiano del nostro continente” e “sia guidata dai valori e dai principi che hanno ispirato l’unificazione europea fin dall’inizio”: il rispetto della dignità umana, la lotta contro i razzismi, la pace e la libertà religiosa, la tutela della vita e della famiglia. E’ quanto si legge nel Messaggio che i circa 400 rappresentanti presenti al Convegno della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, la COMECE, a Roma, hanno affidato oggi al presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, dopo l’udienza in Vaticano da Benedetto XVI. I vescovi europei hanno invitato Prodi a presentare il Messaggio al Consiglio europeo di domani a Berlino, che celebrerà in seduta solenne il 50.mo anniversario del Trattato di Roma. “Ciò che approveremo domani – ha replicato il premier – è essenzialmente un documento di valori”. L’Europa “ha bisogno di un pensiero e un’anima”. Ma torniamo ai lavori di ieri pomeriggio al Congresso della COMECE. Il servizio di Gabriella Ceraso:

 

***********

Rispetto della persona, pace, fede, questi i valori unificatori dei popoli e delle nazioni europee di cui si è discusso nel pomeriggio di ieri a Roma nella prima giornata dei lavori del Congresso della COMECE. Ad essi si è richiamato il presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Poettering, che ha ribadito l’impegno a ricordare le radici cristiane del vecchio continente, non scritte, ma ugualmente presenti, nella condanna della clonazione, nei principi della solidarietà e della sussidiarietà. Ha esortato poi i cristiani a contribuire a questioni come la cura del Creato e i mutamenti climatici e ha reso omaggio a Giovanni Paolo II e al popolo polacco per la svolta anticomunista che ha cambiato il volto europeo. Sulle sfide che attendono l’Europa su cui i cristiani hanno molto da dire si è soffermato invece mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede: questione energetica, denatalità, sostegno alla famiglia, tutela della vita umana, ma anche allargamento dell’UE. Quindi l’appello ad armonizzare le istanze etiche ai bisogni, anche per favorire la pace nel mondo, e ad incrementare investimenti nella ricerca e nell’innovazione:

 

"Non si possono tuttavia negare i gravissimi e inaccettabili risultati di una ricerca che non abbia la dignità della persona umana al centro dei suoi obiettivi. Mi riferisco per esempio al fatto che il VII Programma quadro favorisca indirettamente la distruzione degli embrioni".

 

Il costante impegno a favore della protezione del Creato, invece nelle parole del vescovo metropolita Emmanuel, membro del Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico e metropolita di Francia. “Basta”, ha detto, “considerarlo una proprietà privata da sfruttare per produrre risorse sempre maggiori”,“abbiamo la responsabilità” – ha concluso – “di consegnare ai nostri figli e ai loro figli un mondo vivibile”. Accento sulle persone, vera ricchezza dell’Europa, è stato posto da suor Enrica Rosanna, sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica”. “Dobbiamo auspicare un nuovo umanesimo che riponga al centro l’uomo”, ha ricordato la religiosa esaltando “il tesoro di santità di cui l’Europa è ricca”, “segreto del passato, ma anche speranza del futuro”. In chiusura poi la presidente dell’Irlanda, Mary McAleese, ha citato i progressi compiuti dal suo Paese da quando ha accettato la sfida della condivisione europea. Il suo auspicio per il futuro dell’Europa unita è che riesca a diventare una costruzione in cui l’amore per l’altro possa radicarsi e continuare a fiorire.

***********

 

Ieri il presidente del Parlamento Europeo Hans-Gert Poettering aveva incontrato in Vaticano il Papa. Sul contenuto dei colloqui ascoltiamo lo stesso Poettering al microfono di Stefan von Kempis:

 

**********

R. - Wir haben natürlich über die Einigung Europas gesprochen, über die …

Ovviamente, abbiamo parlato dell’unificazione dell’Europa, della necessità del dialogo tra le culture e abbiamo guardato anche oltre l’Europa. Soprattutto per me è stato importante avere l’occasione di invitare Benedetto XVI al Parlamento Europeo. Avevamo già avuto la visita di un Papa: infatti, nel 1988 Giovanni Paolo II era venuto al Parlamento Europeo a Strasburgo. Noi saremmo felici se anche Benedetto XVI venisse da noi, lui che già nel nome – Benedetto – manifesta il suo interessamento all’unificazione europea. Infatti, San Benedetto è per i cattolici il Patrono, anzi, uno dei compatroni d’Europa. Ecco perché, per diverse ragioni, la visita di Benedetto XVI al Parlamento Europeo è fortemente auspicabile.

 

D. – Lei ha potuto presentare questo invito, ed esistono già previsioni di date per questa visita?

 

R. – Also, darüber zu reden bin ich nicht befugt; das ist die Entscheidung 

, io non sono autorizzato a parlarne: questa è una decisione che spetta al Santo Padre ed alle persone che lo consigliano. Credo però che ci sia la possibilità che Papa Benedetto XVI venga in visita al Parlamento Europeo, anche se oggi non ha fatto una promessa formale. Ho consegnato al cardinale segretario di Stato l’invito ufficiale e lo ho pregato di sostenere questo nostro desiderio.

 

D. – Nel Trattato costituzionale europeo non ci sono riferimenti a Dio e alle radici cristiane del continente. Qual è la sua posizione?

 

R. – Ja, hier muß ich natürlich unterscheiden zwischen meiner Aufgabe als Präsident …

, in questo caso devo ovviamente scindere il mio incarico di presidente del Parlamento Europeo dalle mie convinzioni personali. Il Parlamento Europeo non ritiene che il riferimento a Dio o al comune patrimonio ebraico-cristiano debbano essere inseriti nella Costituzione o nella Dichiarazione di Berlino. Quando sono stato presidente del Partito Popolare Europeo, mi sono impegnato fortemente perché questo fosse preso in considerazione nella Costituzione. Come presidente del Parlamento Europeo, però, ufficialmente non lo posso sostenere. Ma ovviamente conservo immutata la mia opinione personale.

**********

 

 

Giornata mondiale per la lotta alla Tubercolosi:

un milione e 600 mila i morti ogni anno

 

E’ la malattia della povertà per eccellenza ed è essa stessa causa di povertà, tanto che Benedetto XVI, in occasione della Giornata mondiale, che si celebra oggi, ha lanciato un appello “affinché si sostenga chi ne soffre”. Stiamo parlando della tubercolosi, patologia concentrata soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, che però non risparmia anche i Paesi industrializzati, tanto che lo slogan scelto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l'OMS, è: “Ovunque sia, la tubercolosi è dappertutto”. Nel suo messaggio per la Giornata, il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, ha ricordato che la Chiesa è in prima linea nella cura dei malati di tubercolosi con i suoi numerosi centri sanitari sparsi per il mondo; il porporato afferma inoltre che “la collaborazione tra lo Stato e la società civile deve avere sempre come proprio centro di gravità il bene della persona che soffre e necessita di scelte improntate alla sussidiarietà nel rapporto tra Stato, famiglia e persona”. Antonella Villani ha chiesto a Mario Raviglione, direttore del dipartimento dell’OMS per la lotta alla tubercolosi, quale sia la situazione della malattia nel mondo:

 

**********

R. – La tubercolosi colpisce tutti i Paesi, soprattutto i giovani adulti, cioè le fasce economicamente più importanti. E se poi andiamo a vedere il peso relativo, allora vedremo che nei Paesi in via di sviluppo abbiamo praticamente oltre il 90 per cento dei casi. Inoltre, noi stimiamo che vi siano ogni anno un milione e 600 mila morti da tubercolosi, malattia, tra l’altro, perfettamente guaribile.

 

D. – Quali sono i Paesi più a rischio?

 

R. – I Paesi in via di sviluppo sono tutti a rischio. I due terzi di tutti i casi di tubercolosi al mondo, su questi 8,8 milioni di nuovi casi all’anno, sono in Asia; un 28 per cento sono in Africa e il resto è distribuito tra Nord Africa, Medio Oriente, Europa ed America Latina. I tassi più elevati per cento mila abitanti sono di gran lunga quelli presenti in Africa.

 

D. – Ha accennato anche all’Europa, quindi la situazione nel nostro continente qual è?

 

R. – Nella Comunità Europea ci sono quasi centomila casi di tubercolosi ogni anno. La situazione più seria, però, è quella dell’Europa dell’Est, cioè i Paesi dell’ex Unione Sovietica, dove i tassi sono estremamente elevati e dove è comparsa una forma di tubercolosi ai massimi livelli al mondo e resistente ai farmaci di prima linea. Più recentemente, è comparsa una nuova forma di tubercolosi, multifarmaco resistente, che, in più, ha anche resistenza ai farmaci cosiddetti di seconda linea, e cioè a quelle che erano in pratica le ultime speranze per il trattamento dei malati multiresistenti.

 

D. – Altro problema è che AIDS e tubercolosi sono due malattie che spesso si associano nel mietere vittime

 

R. – Questo è stato visto soprattutto nel continente africano, dove l’epidemia di AIDS è molto frequente e questo ha contribuito ad un aumento drastico dei casi in Africa, soprattutto negli ultimi 15-20 anni, cosa che probabilmente si sta livellando. Se questo avviene, allora ci sarà qualche speranza anche in Africa. L’epidemia africana è, dunque, trainata da quella dovuta all'HIV.

 

D. – A questo punto che fare per sconfiggere questa malattia?

 

R. – Esiste una strategia che l’OMS ha propagato a partire dall’anno scorso, che si chiama “Stop Tb”, che guarda anche all’interazione tubercolosi-AIDS, alla presenza della multifarmaco resistenza e la resistenza estrema, al coinvolgimento del settore privato, al coinvolgimento delle comunità affette da tubercolosi, e guarda pure alla ricerca. Il posto di messa a punto di questa strategia in tutti i Paesi è stato stimato come parte di un piano globale 2006-2015, il quale richiederà 5 miliardi di dollari all’anno, di cui oltre la metà sono quelli che, noi prevediamo, i Paesi in via di sviluppo soprattutto debbano mettere a disposizione. Il resto deve venire per forza di cose dalla comunità internazionale, perché questo è un problema globale.

 

D. – Il piano globale tubercolosi prevede l’eliminazione di questa malattia nel 2050, ce la faremo?

 

R. – Fino al 2015 il piano è preciso. In questo piano ci sono 9 miliardi di dollari che sono previsti per la ricerca in questo decennio. Se la ricerca produrrà nuovi mezzi diagnostici che permettano di diagnosticare la malattia molto più rapidamente di quello che si può fare attualmente, nuovi farmaci che permettano il trattamento anche delle forme resistenti, ma soprattutto l’accorciamento dei sei mesi di terapia attuali e soprattutto un nuovo vaccino, che permetta di vaccinare la popolazione mondiale, allora si potrà sperare di arrivare al 2050 con una situazione di tubercolosi molto meno importante di quella che abbiamo attualmente.

**********  

 

 

Il commento di don Serretti al Vangelo della Domenica

 

Nella quinta Domenica di Quaresima, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui gli scribi e i farisei conducono al tempio una donna sorpresa in adulterio chiedendo a Gesù, per metterlo alla prova, se bisogna lapidarla, come ordina Mosè nella Legge. Gesù risponde:

 

“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

 

**********

Vogliono costringere Gesù a giudicare. Egli però non è venuto per giudicare, ma per salvare. Lo contraddicono, dunque, nell’orientamento complessivo della sua missione. Per indurlo al giudizio gli sottopongono il caso del rapporto tra la Legge e la contravvenienza della Legge, tra l’adulterio e l’adultera. E sembrava loro che fosse tutto lì. Ma Gesù sposta con intuito divino il loro sguardo su un altro rapporto, quello tra loro e l’adultera, tra il loro peccato e quello di lei. Il rilancio di Gesù li attraversa e li scopre nel profondo, laddove solo Dio può vedere. Come una lama tagliente, la parola di Gesù attraversa l’aria e penetra i cuori e le coscienze. E poi, la non condanna: “Neanche io ti condanno”. Chi accoglie ora questa non condanna, questa remissione, si sottrae alla condanna futura.

**********

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

Chiesa e Società

 

 

Dopo le violenze dei giorni scorsi, i vescovi della Repubblica Democratica del Congo invitano al dialogo per l’interesse superiore della Nazione

 

Un invito al dialogo è stato lanciato dai vescovi della Repubblica Democratica del Congo a tutte le parti coinvolte nei combattimenti dei giorni scorsi a Kinshasa. Dopo aver espresso la sua “costernazione” per i combattimenti e per i saccheggi avvenuti nella capitale congolese, monsignor Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kisangani e presidente della Conferenza episcopale congolese (CENCO), ha sottolineato come “in questo momento di democrazia nascente, il Paese abbia più che mai bisogno di unità, di coesione e della concordia nazionale per avviare la ricostruzione e risolvere i problemi vitali che ancora pesano sulla Nazione”. L’arcivescovo di Kisangani - riferisce l'Agenzia missionaria MISNA - ha poi invitato “i responsabili dei due schieramenti a cancellare lo spettro di una guerra e a privilegiare l’interesse superiore del Paese, impegnandosi davvero a risolvere le differenze attraverso il dialogo e a lavorare, insieme, per una pace duratura, nella giustizia e la verità”. Intanto, nel Paese africano, la notte è trascorsa senza incidenti a Kinshasa dopo due giorni di scontri tra forze governative e milizie fedeli all’ex vice presidente Jean Pierre Bemba. A partire da giovedì scorso, sono rimaste uccise almeno 60 persone. (A.L.)

 

 

Lutto nell’Episcopato cinese per la morte di mons. Bonaventura Luo Jun, vescovo della diocesi di Shohchow

 

Si sono svolti lo scorso 21 marzo i funerali di mons. Bonaventura Luo Jun, vescovo di Shohchow, in Cina. La Santa Messa è stata presieduta dall’arcivescovo di Taiyuan, mons. Silvestro Li Jiantang. Mons. Luo Jun, deceduto lo scorso 15 marzo all’età di 90 anni, era nato nel 1917 nella città di Shuozhou. Nel 1944 è stato ordinato sacerdote e nel 1990 è stato consacrato vescovo. La diocesi di Shohchow, situata in un’area di difficile accesso ed estesa su una superficie di 17.000 km, è molto povera. Conta circa 10.000 cattolici, per lo più contadini, sparpagliati in 17 contee: ci sono due sacerdoti anziani e 10 giovani, e una decina di religiose della Congregazione diocesana delle Domenicane di San Giuseppe. La comunità cattolica della circoscrizione ecclesiastica è fortemente impegnata in favore della popolazione locale con opere sociali, come la clinica oculistica, aperta nel 1986 dall’allora padre Luo ed oggi ancora ben funzionante. Chi ha conosciuto mons. Luo, lo ricorda come un uomo saldo nella fede e un grande vescovo, sempre fedele alla comunione con la Chiesa universale. Di fronte alle difficoltà, il presule rispondeva applicando a se stesso e al suo clero la beatitudine, proclamata da Gesù sulla montagna: “Vescovi e sacerdoti sono tutti pronti a soffrire, nella convinzione che sono benedetti coloro che soffrono a causa della giustizia”. (A.L.)

 

 

Oggi a Londra la “Marcia della testimonianza”, promossa

dalla Chiesa anglicana per commemorare il bicentenario dell’abolizione della tratta schiavista nell’Impero britannico

 

Riflettere sugli orrori della tratta degli schiavi e cogliere l’occasione dell’anniversario della legge per l’abolizione della schiavitù per affrontare oggi le eredità di questa pratica disumana, tra cui la diffusione di varie forme di sfruttamento in tutto il pianeta. E’ quanto chiedono il primate anglicano e arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, e l’arcivescovo di York, John Sentamu, in occasione del bicentenario, che ricorre domani, dell’abolizione della tratta schiavista nell’Impero britannico. Oggi è in programma a Londra la “Marcia della testimonianza”, che intende essere un gesto di pentimento per il coinvolgimento della Chiesa d’Inghilterra nel commercio degli schiavi. “Questa marcia - ha detto l'arcivescovo Sentamu - deve segnare l'inizio del processo di guarigione”. “Se c’è una cosa che il Vangelo ci insegna – ha aggiunto l’arcivescovo Rowan Williams - è che, nel riconoscere ciò che è stato, è possibile aprire il passato alla potenza guaritrice di Cristo”. Nella giornata di domani, dichiarata “Giorno della libertà”, sono inoltre previste numerose iniziative promosse dalle Chiese cristiane per ricordare l’anniversario. Contro il lavoro forzato hanno combattuto nell’Ottocento strenue battaglie riformatori anglicani, come William Wilberforce e John Newton. Le loro battaglie civili hanno portato nel 1807 all’approvazione, da parte della Camera dei Comuni, dello Slave Trade Act che ha poi ricevuto l’assenso reale il 25 marzo dello stesso anno. La Chiesa anglicana si è ufficialmente scusata per il proprio coinvolgimento, nel XVIII secolo, nella tratta degli schiavi con un documento stilato dal Sinodo generale, riunitosi a Londra nel mese di febbraio del 2006. (A.L.)

 

 

I vescovi del Giappone evangelizzano con il web

per restare al passo con la modernità

 

Evangelizzare con il web per restare al passo con la modernità: è questa la sfida dei vescovi giapponesi, che sempre più frequentemente usano Internet per diffondere il Vangelo e mantenersi in contatto con i fedeli.  Fra i “pionieri” della rete – riferisce AsiaNews – c’è mons. Paul Kenjiro Koriyama, vescovo di Kagoshima, che usa Internet con successo dalla fine degli anni ‘90. Il presule aggiorna il suo blog praticamente ogni giorno. “Ho pensato che fosse come una ragnatela – racconta – cui ho voluto aggiungere la mia piccola esca: omelie, pensieri, passi del Vangelo. Devo dire che è utile”. Nel suo blog, mons. Koriyama ha iniziato persino a inserire alcune registrazioni di omelie tenute nelle varie parrocchie della sua diocesi. Per la Congregazione delle Figlie di San Paolo, Internet “serve a far conoscere il Cristianesimo a più persone e a mantenere i contatti con chi ci conosce, ma vive lontano”. “Questa è una nuova forma di comunicazione che non possiamo ignorare – afferma la curatrice del blog dell’Istituto, suor Tanako Ono – cerchiamo di tenerci al passo con la società”.  Dello stesso avviso anche suor Shimokama, che lavora nell’Ufficio diocesano di Nagasaki. “Pochi giorni fa – racconta – mi sono incontrata a Tokyo con alcuni dei miei lettori e sono stata felicissima di scoprire che cinque di loro si sono battezzati dopo aver conosciuto la fede grazie ai miei scritti”. (L.Z.)

 

 

Repubblica Democratica del Congo: nasce in Ituri

una radio “interattiva per la giustizia”

 

Rispondere alle domande dei cittadini su giustizia, abusi e violazioni dei diritti umani: è questo l’intento della nuova radio “interattiva per la giustizia”, lanciata in Ituri, provincia nordorientale della Repubblica Democratica del Congo, tuttora teatro di periodici scontri e violenze. L’emittente – riferisce l’agenzia MISNA – è gestita da Wanda Hall, ex-impiegata del Tribunale penale internazionale (ICC), e trasmette programmi in francese e swahili, al termine dei quali gli abitanti locali intervengono con dubbi e domande. “È come se le autorità rispondessero direttamente alla popolazione e, per una volta, i potenti e i senza voce fossero sullo stesso piano”, spiega l’organizzatrice dell’emittente con sede a Bunia, capoluogo di una regione non ancora uscita definitivamente dalla guerra, che dal 1998 al 2003 ha devastato l’ex Zaire, causando circa quattro milioni di morti. Le domande, raccolte per le strade dagli stessi giornalisti, oppure inviate dagli ascoltatori attraverso messaggi sul cellulare, sono di vario genere: molte riguardano gli abusi purtroppo frequenti commessi sulla popolazione dall’esercito governativo, altre si concentrano sulle attività dei gruppi armati tuttora presenti nella regione. (R.M.)

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

24 Ore nel Mondo

- A cura di Fausta Speranza -

 

 

- E' salito ad almeno 20 morti, 16 dei quali poliziotti, il bilancio dell'esplosione di un camion-bomba contro un commissariato nel quartiere di Dora, nel sud di Baghdad. I feriti sono almeno 26. Intanto, un'alleanza di gruppi armati sunniti collegati al ramo iracheno di al Qaeda ha rivendicato su Internet l'attentato di ieri a Baghdad contro il vice primo ministro iracheno Salam al-Zaubay, rimasto gravemente ferito in condizioni definite stazionarie. Diversi membri della scorta del vicepremier iracheno sono stati arrestati nell'ambito dell'inchiesta. L'attentato ha fatto almeno nove morti e 15 feriti.  

 

- Sette taleban e due poliziotti sono stati uccisi nel corso di attacchi avvenuti ieri contro stazioni di polizia nell'Afghanistan meridionale, nella provincia di Oruzgan e sulla strada che collega Kabul a Kandahar. Intanto, il ministro degli Esteri afghano, Rangin Dadfar Spanta, interviene in tema di Conferenza di pace internazionale sull’Afghanistan, affermando che la precondizione per una partecipazione dei talebani, ipotizzata da esponenti politici italiani, è che chiunque vi partecipi accetti la Costituzione afghana. In ogni caso, ha aggiunto Spanta, “qualsiasi conferenza internazionale deve avere un'agenda molto concreta, che specifichi il sostegno internazionale per la lotta al terrorismo in Afghanistan e la ricostruzione”.

 

- Intanto, continua a destare preoccupazione l’arresto di Rahmatullah Hanefi, collaboratore di Emergency, che ha svolto il ruolo di mediatore per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo, così come la sorte dell'interprete del giornalista italiano, Adjmal Nashkbandi ancora in mano dei talebani. Hanefi, capo del personale dell'ospedale di Emergency a Lashkargah in Afghanistan meridionale, è stato arrestato il 20 marzo da agenti dei servizi segreti afghani.

 

- Per trovare una via d'uscita alla crisi scoppiata ieri tra Gran Bretagna e Iran sono in corso  consultazioni e colloqui sulla sorte dei 15 uomini della Royal  Navy che l'Iran ha bloccato nelle acque dello Shatt el Arab. Lo fa sapere la BBC on line. L'Iran ha ribadito oggi la sua posizione sulla vicenda: “L'Iran condanna fermamente l'ingresso illegale di forze britanniche nelle sue acque territoriali. Si tratta di un'azione sospetta”, ha detto un portavoce del ministero degli Esteri. Intanto, i giornali britannici, parlando della vicenda, fanno trasparire preoccupazione e in generale insistono sulla interpretazione che l'incidente sia stato voluto dalle autorità di Teheran per esercitare pressione sulla Gran Bretagna in vista del voto al Consiglio di sicurezza dell'ONU - previsto per questa sera - sulle sanzioni alla Repubblica islamica a causa del suo sospetto programma nucleare. Sia a Teheran che a Londra si sono avuti incontri a livello diplomatico tra britannici e iraniani. Secondo un comunicato, a firma del direttore generale per gli Affari Europei del ministero degli Esteri iraniano, i 15 sono stati arrestati dai guardacoste per chiedere spiegazioni sul motivo del loro ''ingresso illegale in acque territoriali iraniane''. Londra nega l'addebito e chiede l'immediato rilascio dei 15.

 

- Malgrado il clima di coesione politica seguito alla formazione del governo palestinese di unità nazionale proseguono a Gaza le violenze interne. Nella nottata sono stati trovati a Gaza i cadaveri di un insegnante e di un ufficiale della Sicurezza preventiva. Entrambi crivellati da decine di proiettili. Ieri, la Sicurezza preventiva (una forza fedele al presidente Abu Mazen) aveva accusato la Forza esecutiva (legata a Hamas) di aver rapito Nofal assieme con un compagno, Nabil Moqdad, di cui non si hanno più notizie. Nei giorni precedenti scontri fra miliziani di al-Fatah e di Hamas avevano provocato a Gaza tre vittime, fra cui un bambino di due anni colpito da un proiettile vagante. Intanto, è stato rilasciato il docente islamico, Hamdan a-Sufi, rapito da miliziani alcuni giorni fa, mentre resta introvabile, ormai da due settimane, il reporter della BBC Alan Johnston. Ieri, il ministro dell’Informazione, Mustafa Barghuti, aveva affermato che progressi sono stati compiuti per ottenere la sua liberazione. 

 

- Continua a suscitare preoccupazione e sdegno la vicenda del video trasmesso da una televisione integralista palestinese e rilanciato dall’Istituto di ricerche israeliano ‘Memri. La televisione palestinese “Al Aqsa" ha trasmesso lo scorso 8 marzo la sconcertante intervista ai due bambini, figli della donna palestinese che nel 2004 è morta facendosi saltare in aria al confine tra Gaza e Israele e provocando la morte di 5 israeliani. L’Istituto israeliano ha deciso due giorni fa di divulgare il video integralmente. Alle domande relative a quanto accaduto alla mamma e alle conseguenza in termini di morti, i bambini rispondono sorridendo senza rendersi conto del significato delle loro parole. Dopo l’attacco kamikaze, che ha provocato la morte di 5 israeliani oltre che della donna, si è parlato della prima “donna martire” di Hamas. Il filmato è una rappresentazione della propaganda e dell’uso dei più piccoli da parte di gruppi estremisti. Sulla vicenda, Francesca Sabatinelli ha raccolto il commento di don Nicola Masedu, salesiano, direttore della Salesian Technical School di Betlemme:

 

**********

R. - Questa intervista è proprio agghiacciante ed è tutto quello che noi qui nel nostro ambiente di Betlemme, anche con i nostri ragazzi cristiani e di diverse denominazioni, musulmani, che ci frequentano, mettiamo al bando. Se questo fosse capitato qui a Betlemme mi avrebbe colpito molto di più, perché qui a Betlemme c’è un’altra atmosfera rispetto a quella che ci può essere a Gaza o in altre località che stanno peggio di come si stia qui.

 

D. - Che tipo di fanciulli incontra lei per le strade di Betlemme?

 

R. - Qui a Betlemme incontro ragazzini musulmani che vengono anche al nostro oratorio magari con degli amici cristiani. Qui c’è un ambiente nel quale abbiamo lavorato anche noi perchè possa essere più pacifico, di accettazione reciproca e di collaborazione.

 

D. - Nel resto dei Territori, però, in qualche modo viene alimentato l’odio verso l’israeliano?

 

R. - In alcuni posti viene anche alimentato come reazione a certe situazioni. Chi viene da Gerusalemme a Betlemme deve passare attraverso un check-point che è, tutto sommato, blando rispetto ad altri posti di controllo che si possono trovare in zone più "calde". Quindi, tutto questo li urta, li umilia, li irrita.

 

D. - Si fa molta pressione su quella che è la disperazione di questo popolo?

 

R. - Direi di sì. Gli attentati suicidi sono spesso opera dei più disperati. Noi con la nostra testimonianza, con la nostra presenza qui, incoraggiamo la gente locale a trovare le risorse, a vivere nel miglior modo possibile e a cercare di ottenere i propri diritti, possibilmente però evitando le vie della violenza e favorendo la venuta di pellegrini che vedendo la situazione saranno poi i primi a trasmettere al resto del mondo la situazione inumana in cui si trovano i palestinesi in genere, chiusi al di qua del muro. Noi ci auguriamo sempre che qualcosa cambi, che quel muro come è venuto su possa anche andare giù.

**********

 

- Turchia, Siria e Iraq sono tornati dopo circa vent'anni a dialogare a un tavolo comune per la ripartizione delle acque del Tigri e dell'Eufrate, i due fiumi che attraversano l'Iraq. L'incontro, avvenuto ieri ad Antalya, nel sud della Turchia, tra i ministri delle risorse idriche dei tre Paesi, è il primo dal 1988. I rappresentanti dei tre Paesi hanno firmato un protocollo d'intesa per ripristinare le commissioni tecniche ministeriali per definire nel dettaglio le quote di spartizione delle acque del Tigri e dell'Eufrate e dei loro affluenti. Negli anni passati le riunioni tripartite erano state sospese a causa dei forti attriti politici tra Siria e Iraq. Le relazioni tra questi due Paesi sono state ripristinate ufficialmente lo scorso autunno.

 

- L'Unione Europea festeggia oggi a Berlino i 50 anni dalla sua fondazione avvenuta il 25 marzo 1957 con i trattati costitutivi firmati a Roma da sei Paesi, Italia compresa. La festa berlinese per i 50 anni di questa realtà che ha consolidato l'economia ed aperto le frontiere del Vecchio Continente alla libera circolazione di persone e merci porta oggi nella capitale della Germania i capi di Stato e di governo dei 27 membri dell'attuale Unione. Oggi, un concerto alla Filarmonica di Berlino ed una cena, domani la firma di una 'Dichiarazione di Berlino' che indica la strada futura in vista di un rinnovamento istituzionale della comunità. Un ampio programma culturale e di divertimento popolare è stato allestito nel centro di Berlino, con concerti in piazza di artisti europei famosi come l'italiana Gianna Nannini o il britannico Joe Cocker, mostre, una notte dei musei e anche dei night club, e almeno 80 tende davanti alla porta di Brandeburgo per illustrare la molteplicità di offerte dell'Europa in tutti i campi. Il vicepresidente della commissione europea, Guenther Verheugen, si è detto convinto che la Dichiarazione di Berlino che verrà adottata domani dal vertice  straordinario della UE darà all'Unione il necessario impulso  per le riforme. E il cancelliere Angela Merkel, presidente di turno dell'Unione, ha sottolineato la necessità di una politica estera comune dell'Unione.

 

- La notte è trascorsa senza incidenti a Kinshasa e le prime ore del mattino sono state tranquille dopo due giorni di scontri, anche con armi pesanti, tra forze governative e milizie fedeli all'ex vice presidente ed ex "signore della guerra" Jean Pierre Bemba. Lo riferiscono fonti della missione dell'ONU (MONUC). Nella notte c'è stato solo qualche sparo sporadico. Questa mattina solo per un quarto d'ora si è sentito qualche colpo: il che appare un risultato soddisfacente. Già ieri sera d'altra parte la MONUC aveva rilevato un sostanziale ritorno alla normalità. Almeno 60 persone, tra cui una cinquantina di militari, sono state uccise in combattimenti a Kinshasa da giovedì. Negli scontri è rimasto implicato anche un italiano, che ha riportato ferite ed è stato ricoverato in ospedale. 

 

 

DOMANI TORNA L’ORA LEGALE

 

Alle ore 2.00 di questa notte, domenica 25 marzo, entrerà in vigore l'ora estiva europea, con conseguente spostamento in avanti di un'ora delle lancette degli orologi.  L'ora legale resterà in vigore fino alla notte tra il 27 e il 28 ottobre. Non vi saranno cambiamenti di rilievo per il nostro Radiogiornale, che andrà in onda alle stesse ore.