RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 73
- Testo della trasmissione di mercoledì
14 marzo 2007
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Ieri pomeriggio in
Vaticano il cordiale incontro tra il Papa e il presidente russo Putin
Oggi
su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Costa d’Avorio
gli studenti cattolici in campo contro la corruzione
Proteste in Messico per la
visita del presidente George Bush
RADIO
VATICANA
Radiogiornale
Il
Papa e la Santa Sede
Il Papa
all’udienza generale: la Chiesa si regge sulla stretta unità
tra vescovi, clero e fedeli per essere, insieme,
imitatori di Cristo e apostoli del Vangelo
Unità
di ogni fedele a Cristo fino a farsene imitatore. Unità del clero e dei fedeli
con i vescovi che si traduca poi in annuncio del Vangelo al mondo. All’udienza
generale di questa mattina, tornata a svolgersi in Piazza San Pietro, Benedetto
XVI ha parlato ai 40 mila presenti dell’esperienza di fede, chiamata a una
sintesi “tra comunione e missione”. E lo ha fatto partendo dalle parole di una
delle personalità più carismatiche della Chiesa primitiva: Sant’Ignazio di
Antiochia. Il servizio di Alessandro De Carolis:
**********
“Non
intraprendere nulla di ciò che riguarda la Chiesa senza il vescovo”. Arriva
dalla Chiesa più antica - quella nella quale si “sente la freschezza dei primi
tempi” e l’eco di una generazione che “ha conosciuto gli apostoli” - uno dei
capisaldi sui quali si regge la sua bimillenaria tradizione: la stretta
comunione fra le varie parti della comunità cristiana, con a capo il vescovo.
Alle migliaia di persone tornate ad ascoltare la catechesi del mercoledì in una
soleggiata Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha portato l’esempio di un celebre
pastore di Antiochia, Sant’Ignazio, definito “un dottore dell’unità”, grazie
all'illuminata energia con cui si oppose alle eresie che cominciavano a
diffondersi a quel tempo, i primi anni dell’anno 100 dopo Cristo:
“Nessun
Padre della Chiesa ha espresso con l’intensità di Ignazio l’anelito all’unione
con Cristo e alla vita in Lui. In realtà, confluiscono in Ignazio due correnti
spirituali: quella di Paolo, tutta tesa all’unione con Cristo, e quella di
Giovanni, concentrata sulla vita in Lui. A loro volta queste due correnti
sfociano nell’imitazione di Cristo”.
Questa
“irresistibile tensione” di Ignazio verso l’unità con Cristo, ha osservato
Benedetto XVI, fonda una vera e propria “mistica dell’unità”. Ma, ha spiegato
il Papa, l’unità “allo stato puro” si trova “solo in Dio: dunque, quella che
possono realizzare gli uomini “non è altro che un’imitazione il più possibile
conforme” al modello. Come Papa Clemente Romano - altra figura eminente del
cristianesimo antico, proposta dal Papa mercoledì scorso - anche Sant’Ignazio
di Antiochia insiste con insegnamenti e immagini sul valore “dell’unità fondamentale
che lega fra loro tutti i fedeli in Cristo”:
“E’
evidente la responsabilità peculiare dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi
nell’edificazione della comunità. Vale anzitutto per loro l’invito all’amore e
all’unità (...) Ignazio per primo nella letteratura cristiana attribuisce alla
Chiesa l’aggettivo ‘cattolica’, cioè universale. E proprio nel servizio di
unità alla Chiesa cattolica, la comunità cristiana di Roma esercita, secondo
lui, una sorta di primato nell’amore (...) Come si vede Ignazio è realmente
'dottore dell’unità'”.
“In
definitiva, ha affermato Benedetto XVI, il “realismo” di Sant’Ignazio invita i
fedeli di ieri e di oggi ad essere "in possesso di quello spirito indiviso
che è Gesù Cristo stesso":
“Invita
ad una sintesi progressiva tra configurazione a Cristo e dedizione alla Chiesa
(...) Insomma occorre pervenire ad una sintesi tra comunione della Chiesa
nell’interno di sé e missione. E preghiamo che il Signore ci aiuti a trovare
questa unità, che ci aiuti ad essere finalmente trovati senza macchia, perché è
l’amore che purifica le anime”.
Un’eco
attualizzata dell’insegnamento di Sant’Ignazio si è colta nelle parole che il
Papa, dopo aver salutato in dieci lingue i pellegrini in Piazza San Pietro, ha
rivolto ai fedeli della Puglia accompagnati dai loro vescovi presenti a Roma
per la visita ad Limina:
“Cari
amici, vi incoraggio a sentirvi sempre più coinvolti nella missione della
Chiesa per venire incontro con rinnovato slancio apostolico alle numerose sfide
sociali e religiose dell’epoca attuale. E voi, cari Fratelli nell’Episcopato,
non stancatevi di sollecitare quanti sono affidati alle vostre cure pastorali
ad incontrare personalmente Cristo vivo in mezzo a noi, aderendo integralmente
al suo Vangelo e alle esigenze morali che da esso scaturiscono.
**********
La
Basilica Vaticana, cuore della Chiesa cattolica,
possa continuare a pulsare con perenne vitalità:
così Benedetto XVI in visita alla Fabbrica di San
Pietro
Dopo
l’udienza generale, Benedetto XVI ha incontrato i dipendenti e il presidente
della Fabbrica di San Pietro, arcivescovo Angelo Comastri, arciprete della
Basilica Vaticana. Il Papa ha espresso l’auspicio che la Basilica di San
Pietro, “cuore della Chiesa cattolica”, possa continuare “a pulsare con perenne
vitalità”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
Durante l’incontro, svoltosi quasi alla chiusura
delle celebrazioni del quinto centenario della Basilica Vaticana, il Papa ha
ringraziato i dipendenti della Fabbrica di San Pietro: "voi – ha detto il
Santo Padre – lavorate in un luogo", la Basilica Vaticana, che "è il
cuore della Chiesa cattolica: un cuore pulsante, grazie allo Spirito Santo che
lo tiene sempre vivo, ma anche grazie all’attività di quanti quotidianamente lo
fanno funzionare”. Benedetto XVI ha poi sottolineato come, durante i suoi primi
500 anni, la Basilica Vaticana sia sempre stata un organismo pulsante della
Chiesa:
“Cinque secoli: eppure, essa è sempre viva; non è
un museo, è un organismo spirituale, e anche le pietre risentono di questa sua
vitalità! Voi per primi, che lavorate qui, siete ‘pietre vive’, come scriveva
l’apostolo Pietro, pietre vive dell’edificio spirituale che è la Chiesa”.
Benedetto XVI ha poi auspicato che “questo cuore
della Chiesa” possa continuare a “pulsare con perenne vitalità: attirando a sé
uomini e donne dal mondo intero e aiutandoli a compiere un’esperienza
spirituale che segni la loro esistenza”. Quindi, il Papa si è di nuovo rivolto
ai dipendenti della Fabbrica di San Pietro:
“In effetti, grazie al vostro contributo, quasi
sempre nascosto ma sempre opportuno, tante persone possono vivere con frutto il
loro pellegrinaggio, o semplicemente la loro visita alla Basilica Vaticana, e
recare con sé nel cuore un messaggio di fede e di speranza; la certezza di aver
visto non solo grandi opere d’arte, ma di essersi incontrati con la Chiesa
viva, con l’apostolo Pietro e finalmente con Cristo”.
Accogliendo il Papa, l’arcivescovo Angelo
Comastri ha espresso un sentito auspicio:
“La
sua benedizione, Padre Santo, ci confermi nell’impegno di rendere la Basilica
di San Pietro casa di preghiera – come lei più volte ha detto e ha chiesto – e
luogo in cui tutti possono respirare la bellezza spirituale della Chiesa
cattolica”.
La
storia della Fabbrica di San Pietro è profondamente legata al 18 aprile del
1506, data della posa della prima pietra della nuova Basilica Vaticana. Per la
realizzazione della Basilica fu infatti creato l’ente della reverenda “Fabrica
Sancti Petri”, del quale recentemente sono stati aperti gli archivi agli
studiosi: fra i preziosi documenti catalogati vi sono migliaia di note,
progetti, contratti, ricevute e corrispondenze, come quelle tra Michelangelo e
la Curia. La Fabbrica di San Pietro continua oggi ad occuparsi di tutto quanto
riguarda la Basilica Vaticana sia per la conservazione ed il decoro
dell’edificio sia per la disciplina dei custodi e l’accoglienza dei pellegrini.
**********
Ieri pomeriggio in Vaticano il cordiale incontro
tra il Papa e il presidente russo Putin
Ieri
pomeriggio il Papa ha ricevuto in udienza, in Vaticano, Vladimir Putin, presidente
della Federazione Russa.
Contemporaneamente il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e
mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, incontravano
Sergei Lavrov, ministro degli Affari Esteri di Mosca, accompagnato da altri
membri della delegazione presidenziale. I colloqui – afferma un comunicato
della Sala Stampa vaticana – si sono svolti “in un clima molto positivo” e
“hanno permesso di rilevare i cordiali rapporti esistenti fra la Santa Sede e
la Federazione Russa, nonché la volontà reciproca di svilupparli ulteriormente,
anche con specifiche iniziative di carattere culturale. In questo quadro –
continua la nota – sono stati esaminati alcuni temi bilaterali di comune interesse,
attinenti anche alle relazioni fra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, e
sono state analizzate le questioni internazionali di attualità, in particolare
quelle del Medio Oriente”. Infine – conclude il comunicato – non si è mancato
“di prestare attenzione ai problemi dell’estremismo e dell’intolleranza, che
costituiscono gravi minacce alla convivenza civile fra le Nazioni,
sottolineando la necessità di preservare la pace e di favorire una risoluzione
negoziata e pacifica dei conflitti”.
Mons.
Bruno Forte sull’Esortazione apostolica “Sacramentum Caritatis”
del Papa: uno straordinario messaggio di amore,
solidarietà e fiducia
Vasta
eco ha avuto in tutto il mondo l’Esortazione apostolica postsinodale di Benedetto
XVI "Sacramentum Caritatis” sull’Eucaristia, presentata ieri nella Sala
Stampa Vaticana. Il documento ha raccolto le indicazioni emerse dall’ultimo Sinodo
dei Vescovi, nell’ottobre del 2005, dedicato al Mistero eucaristico. Sugli elementi
principali di questa Esortazione, Luca Collodi ha intervistato
l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte:
**********
R. –
Come primo elemento noto questa profonda percezione del rapporto tra Eucaristia
e carità, e amore. L’Eucaristia è una storia d’amore, è una presenza dell’amore
di Dio fra gli uomini, una sua vicinanza, una sua compassione – nel senso
proprio di 'compatire' – con le sofferenze umane. Credo che questo sia uno
straordinario messaggio, una buona novella, che viene incontro alla grande attesa
di solidarietà, di comunione che la folla di solitudine del post-moderno presenta.
Una seconda dimensione è questo profondo richiamo all’aspetto contemplativo
della vita: l’adorazione. Noi viviamo in un’epoca di fretta, dove tutto è
“fast”, “fast food” e così via. C’è bisogno di ritrovare spazi di adorazione,
spazi di silenzio contemplativo, di attesa, di ascolto, di lasciarsi umilmente
illuminare dall’Altro. Credo che l’Eucaristia viene colta non solo come
sorgente e culmine di tutta la vita della Chiesa in quanto vicinanza di Dio a
noi, ma anche come una sorta di profonda vocazione a riscoprire il primato
della vocazione contemplativa di cui tutti abbiamo enormemente bisogno per
ritrovare noi stessi e per ancorare la vita ai valori eterni. E poi, credo che
ci sia un forte valore di significato per il sociale e il pubblico, ma non nel
solo senso riduttivo, in cui hanno voluto cercare di coglierlo oggi i media, ma
in un senso molto più ampio, cioè l’Eucaristia è una forza per la giustizia, è
uno stimolo ad impegnarsi per i più deboli,
un’illuminazione per dire “no” alla violenza, all’uso della guerra ...
D. –
Nell’Esortazione, il Papa parla di “coerenza eucaristica”. In pratica, di cosa
si tratta?
R. –
E’ il numero 83 dell’Esortazione; si tratta della corrispondenza tra la fede
vissuta e la fede celebrata. In altre parole, chi vive l’Eucaristia dovrebbe
portare nella vita il dono di questo incontro di amore con il Dio che si è
fatto vicino, che si è fatto pane per nutrirne l’esistenza. E questa coerenza
eucaristica, questa fedeltà – potremmo dire – al “Dio vicino”, va tradotta in
tutte le scelte nella vita personale, ma anche nella testimonianza pubblica. In
modo particolare, il documento fa riferimento alla necessità di testimoniare
quei “valori non negoziabili” che vengono anche elencati: rispetto e difesa
della vita dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul
matrimonio, la libertà di educazione dei figli, la promozione del bene comune.
Mi sembra importante leggere questo numero 83, però, anche alla luce di quello
che dice il numero 89 della stessa Esortazione, dove si parla delle implicanze
sociali del mistero eucaristico. E le affermazioni, lì, sono anche molto forti,
perché si dice: “Non è compito della Chiesa quello di prendere nelle sue mani
la battaglia politica per realizzare una società più giusta possibile”: questo
mi sembra un punto di grande chiarezza. In altre parole, si ribadisce
l’autonomia dei laici nella cosa pubblica, nella mediazione storica, nella
mediazione politica; si aggiunge però che la Chiesa non può e non deve stare ai
margini della lotta per la giustizia, ma inserirsi in essa per via
dell’argomentazione razionale, risvegliando le forze spirituali senza le quali
la giustizia non può affermarsi e prosperare.
D. –
E proprio su questo, mons. Forte, questa mattina vediamo alcuni commenti sulla
stampa: alcune parti politiche in Italia sono convinte che questo documento
abbia una dimensione negativa, oscurantista, che torna ad intaccare la laicità
dello Stato. Lei che riflessione fa?
R. –
Guardi, io ho dato un’ampia scorsa ai quotidiani, questa mattina. La mia impressione
è che molti parlino di questa Esortazione semplicemente senza averla letta:
cioè l’assolutizzare quattro-cinque righe di un testo, dandone
un’interpretazione unicamente connessa ad una problematica locale come quella
in questo momento dei DICO in Italia, mi sembra una grande forzatura del testo
stesso. Tanto più che chi cita il numero 83 non tiene presente anche il numero
89, cioè esattamente i due testi che ho appena citato e che si illuminano
reciprocamente. Io credo che una lettura più ampia e più serena, pacata di
questo documento, potrebbe farne cogliere i punti di forza che sono molti, che
sono belli, che sono positivi. Una visione tutt’altro che oscurantista o
negativa, ma una visione di fiducia, di proposta, di dialogo con l’uomo.
**********
Nomine
Il
Santo Padre ha nominato vescovo di Sibolga, in Indonesia, il padre cappuccino
Ludovikus Simanullang, provinciale dei Cappuccini a Sibolga. Padre Ludovikus
Simanullang è nato il 23 aprile 1955 a Sogar, nella diocesi di Sibolga. Ha
iniziato il suo noviziato con i Frati Minori Cappuccini il 12 gennaio 1976. Ha
compiuto gli studi di Filosofia e Teologia presso il Seminario Maggiore di
Pematang Siantar. Il 2 agosto 1981 ha pronunciato la professione perpetua. E’
stato ordinato sacerdote il 10 luglio 1983. Dopo l’ordinazione ha svolto i
seguenti incarichi: 1983-1984: vicario parrocchiale a Tarutung Bolak;
1984-1989: vicario parrocchiale a Teluk Dalam Nias; 1989-1994: studi di laurea in
Spiritualità presso l’Antonianum a Roma; 1994-1997: maestro dei postulanti e
vicario provinciale della nuova provincia cappuccina di Sibolga; 1997-2003:
provinciale dei Cappuccini a Sibolga (2 mandati); 2003-2006: amministratore del
Seminario inter-diocesano per la Filosofia e la Teologia e allo stesso tempo
responsabile per la formazione nel post-noviziato cappuccino di Sibolga; dal
2006: rieletto provinciale dei cappuccini a Sibolga.
Notificazione della Congregazione per la Dottrina
della Fede
su alcune affermazioni erronee del padre gesuita Jon
Sobrino
La
Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato una Notificazione su
alcune opere del padre Jon Sobrino, della Compagnia di Gesù. Il padre gesuita è
nato 68 anni fa in Spagna e da 50 anni vive in Salvador. “Diverse proposizioni”
di padre Sobrino – afferma la Notificazione – “possono nuocere ai fedeli, a
causa della loro erroneità o pericolosità”: tra queste il concetto di Chiesa
dei poveri e di opzione esclusiva a loro favore, la negazione del valore
normativo delle affermazioni del Nuovo Testamento e dei grandi Concili della
Chiesa antica mettendo in dubbio punti cruciali della fede, come la divinità di
Gesù Cristo, l’Incarnazione del Figlio di Dio, la relazione di Gesù con il
Regno di Dio, la sua autocoscienza ed il valore salvifico della sua morte. Le
opere in questione sono due: “Jesucristo liberador. Lectura històrico-teològica
de Jesùs de Nazaret (Jesucristo)” e “La fe en Jesucristo. Ensayo desde las
vìctimas (La fe)”. Sui contenuti della Notificazione, Giovanni Peduto ha
intervistato il teologo professor don Donato Valentini:
**********
D. -
Perché la Congregazione per la Dottrina della Fede è intervenuta con una
Notificazione sulle due opere di padre Jon Sobrino?
R. -
Perché era suo preciso compito e dovere intervenire. Infatti, il servizio al Papa
che la Congregazione per la Dottrina della Fede è chiamata svolgere è quello di
collaborare con Lui nella promozione e nella tutela della dottrina sulla fede e
dei costumi del Popolo di Dio, soprattutto dei più semplici e dei più poveri.
Essa è intervenuta con una Notificazione per “offrire ai fedeli un giudizio
sicuro, basato sulla autentica dottrina ecclesiale”; previo “un attento esame
degli scritti di padre Sobrino e seguendo l’apposito regolamento per l’esame
delle dottrine”; dopo un rispettoso dialogo con il padre Jon Sobrino e con
l’approvazione da parte del Papa, in data 13 ottobre 2006. E’ intervenuta
mettendo in evidenza, nei due scritti di padre Jon Sobrino, “diverse
proposizioni che possono nuocere ai fedeli, a causa della loro erroneità o
pericolosità”. Tali proposizioni riguardano i presupposti teologici della sua
riflessione teologica e il contenuto dottrinale.
D. -
Quali sono ‘i difetti’ a livello di metodo teologico, rilevati dalla Congregazione
per la Dottrina della Fede nei due scritti di padre Jon Sobrino?
R. –
Padre Sobrino dà rilievo alla esperienza; si precisa da parte della Congregazione:
esperienza sì, ma “letta” secondo la autentica dottrina della Chiesa. Padre
Sobrino afferma che “la Chiesa dei poveri” è il luogo ecclesiale per
interpretare Cristo e per configurare “fondamentalmente” la cristologia. Si
risponde: la Chiesa deve certo prestare attenzione e amore, in senso
privilegiato, ma non esclusivo, ai poveri; però il luogo teologico fondamentale
per la conoscenza della dottrina della Chiesa è la fede apostolica secondo la
Vivente Tradizione della Chiesa. Padre Sobrino sostiene che le formule
dogmatiche dei Concili sono “limitate e pericolose”. Si nota: esse sono limitate
quanto al loro contenuto; non dicono tutto, né possono dirlo. Però, per il
carisma del Magistero ecclesiastico, esprimono realmente verità cristiane e non
sono “pericolose” ai fini della reale conoscenza ecclesiale della Parola. Si
osserva che i “difetti” metodologici nei due scritti di padre Sobrino sono
all’origine di alcuni suoi errori su Cristo.
D. -
Dal punto di vista contenutistico, quali sono, secondo la Notificazione, gli errori
circa la divinità di Gesù Cristo e la Incarnazione del Figlio di Dio?
R. -
Primo: contrariamente alla dottrina cattolica, padre Sobrino scrive che nel
Nuovo Testamento la divinità di Gesù Cristo è presente solo “in germe”; non ritiene
con la “dovuta chiarezza” che in passi dello stesso Nuovo Testamento è affermata
la divinità di Gesù in senso stretto e che, perciò, lo sviluppo dogmatico è in
una chiara continuità con il Nuovo Testamento. Quanto all’Incarnazione del Figlio
di Dio, padre Sobrino “stabilisce una distinzione fra il Figlio e Gesù, che suggerisce
al lettore la presenza di due soggetti /due individui/ in Cristo: il Figlio assume
la realtà di Gesù; il Figlio sperimenta l’umanità, la vita, il destino e la
morte di Gesù. Non risulta con chiarezza che il Figlio è Gesù e Gesù è il
Figlio”. Secondo: contrariamente alla errata nota teologia dell’“homo
assumptus” in cui l’Autore appare collocarsi, la Fede cattolica afferma l’unità
della persona di Gesù in due nature, quella divina e quella umana (Concili di
Efeso e soprattutto di Calcedonia). Gesù di Nazaret è vero perfetto Dio e vero
perfetto uomo. L’unità della persona di Cristo “in due nature” fondo in Gesù la
cosiddetta comunicatio idiomatum, ossia “la possibilità di riferire le
proprietà della divinità all’umanità e viceversa”. Solo sulla base di questa
possibilità, Maria è “genitrice di Dio”, Madre di Dio (Concilio di Efeso).
D. -
Quali sono, secondo la Notificazione della Congregazione per la Dottrina della
Fede, gli errori che seguono dalla precedente visione cristologica errata di padre
Sobrino?
R. -
Nella Notificazione, se ne evidenziano tre: la relazione di Gesù con il Regno
di Dio, la autocoscienza di Gesù e il valore salvifico della sua morte. Primo:
padre Sobrino “afferma certamente l’esistenza di una relazione speciale fra
Gesù Cristo (mediador) ed il Regno di Dio (mediación), in quanto Gesù è il
mediatore definitivo, ultimo ed escatologico del Regno”. Però “Gesù e il Regno
vengono distinti in modo tale che il vincolo fra essi risulta privato del suo
contenuto peculiare e della sua peculiarità”. Nota la Congregazione: in un
certo modo il Regno di Dio si identifica con Gesù; esso infatti è presente e si
compie in Lui. Inoltre, data la divinità di Cristo, la sua mediazione salvifica
è singolare, unica, cioè a Lui solo propria, e assoluta e universale.
(Dichiarazione Dominus Jesus). Secondo: padre Sobrino afferma che Gesù di
Nazaret è un “credente come ognuno di noi”. Si osserva: ciò non salva la
particolare relazione filiale di Gesù con il Padre; essendo Gesù Figlio di Dio
fatto uomo, Egli ha, fin dal primo istante della sua esistenza, una visione
diretta e immediata del Padre, una visione beatifica. Terzo: padre Sobrino
della morte di Cristo enfatizza il valore di esemplarità e non ne afferma
sufficientemente, chiaramente il valore di efficacia salvifica. Ora, si rileva
nella Notificazione, la morte di Gesù di Nazaret ha certo un valore esemplare,
ma non solo esemplare; essendo Dio fatto uomo ha pure un singolare, particolare
valore salvifico: è causa di salvezza per tutti gli uomini. Gesù, lo ripetiamo,
è vero Dio e vero uomo.
*********
Sulla
vicenda ascoltiamo la riflessione del nostro direttore generale padre Federico
Lombardi:
**********
Per
comprendere il significato della Notificazione della Congregazione della Fede
su alcune opere del Padre Jon Sobrino, penso che sia opportuno ricordare
l’importanza della giusta comprensione della natura e dell’opera di Gesù Cristo
come cuore stesso della fede cristiana.
Gesù
Cristo è per la Chiesa il “mediatore” fra Dio e l’uomo, è il “pontefice”, cioè
il costruttore del ponte che permette agli uomini di rientrare in rapporto di
amicizia e unione con Dio, superando la distanza, la impossibilità di
comunicazione provocata da una intera storia di peccati.
Per
essere mediatore e ponte, Gesù Cristo deve poggiare saldamente sia sul versante
dell’umanità, sia su quello della divinità. Se no, il passaggio da un versante
all’altro è interrotto, o perlomeno insicuro. Fin dai primi secoli del
cristianesimo questa necessità del ponte è stata affermata con forza e difesa
con decisione nei confronti di numerose teorie che di fatto negavano o l’uno o
l’altro pilastro fondamentale del ponte stesso: o l’umanità, o viceversa la
divinità. Negando l’uno o l’altro aspetto si mette in questione in realtà la
stessa salvezza dell’uomo, poiché viene a mancare la via concreta, reale,
attraverso cui l’uomo può comunicare con Dio.
La
riflessione teologica su Gesù Cristo ha quindi sempre dovuto tenere in conto i
due aspetti, ambedue essenziali, anche se i differenti contesti storici e culturali
hanno influito dando toni e accentuazioni caratteristiche alle diverse correnti
teologiche o spirituali.
Spesso
il contesto della esperienza cristiana porta a insistere sulla solidarietà fra
Gesù e gli uomini, sulla sua partecipazione alle vicende umane: le sue controversie,
la sua passione, la sua morte violenta sono cruciali per l’annuncio e per
l’accoglienza del Vangelo da parte dei poveri, di chi soffre per la fede e la
giustizia.
Chi
vive la sua fede partecipando alle esperienze più drammatiche del popolo,
coltiva naturalmente una sintonia spirituale profonda con l’umanità di Cristo,
e – se teologo – è portato ad approfondire una “cristologia dal basso”, che
fonda in profondità il pilastro del ponte che sta sul versante dell’umanità. E’
certo questa la situazione del P. Sobrino, nel solco caratteristico della
teologia latinoamericana, così attenta al contesto del cammino di liberazione
umana e spirituale dei popoli del continente. Non dimentichiamo che il P.
Sobrino è stato membro di quella équipe dell’Università Centro Americana di San
Salvador, sei membri della quale furono barbaramente assassinati nel 1989
proprio per il loro impegno culturale in solidarietà con il popolo
salvadoregno.
Allo
stesso tempo, la insistenza sulla solidarietà fra Cristo e l’uomo non deve essere
portata al punto da lasciare in ombra o sottovalutare la dimensione che unisce
Cristo a Dio. Perché se Cristo non è allo stesso tempo uomo e Dio il ponte
manca del suo secondo appoggio e la realtà della nostra comunicazione con Dio
viene messa radicalmente in questione.
Questo
è il problema su cui si sviluppa l’argomentazione della “Notificazione”, che
manifesta rispetto per l’opera di Sobrino e le sue intenzioni, ma ritiene di
non potersi esimere dal mettere in rilievo che in alcune sue opere certe
affermazioni su alcuni argomenti cruciali – come la divinità di Cristo, la
Incarnazione del Figlio di Dio, l’autocoscienza di Gesù Cristo e il valore
salvifico della sua morte – mettono in questione punti veramente fondamentali della
fede permanente della Chiesa.
In
altre parole, mettono in questione l’integrità e la stabilità del ponte che permette
la comunicazione fra gli uomini e Dio, anche quella dei poveri di tutti i
tempi.
**********
Oggi
su "L'Osservatore Romano"
Servizio
vaticano - In primo piano l'udienza generale del Santo Padre.
Servizio
estero - In rilievo l'Afghanistan: una devastante esplosione a Kabul distrugge
numerose piccole abitazioni. Tredici morti ma molte persone sono ancora
intrappolate nelle macerie.
Servizio
culturale - Un articolo di M. Antonietta De Angelis dal titolo "Dal gesto
scaramantico a raffinate allusioni. Pittori di ogni epoca raccontano se
stessi": esposta fino al 6 maggio a Venezia una galleria di autoritratti
d'artisti degli Uffizi.
Servizio
italiano - In evidenza il tema degli incidenti sul lavoro.
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Radiogiornale
Oggi
in Primo Piano
Campagna
di Medici Senza Frontiere per sollecitare i media
a porre più attenzione alle crisi dimenticate nel
mondo
Non
c’è spazio nei media italiani per pandemie, guerre e drammi alimentari che ogni
anno provocano milioni di morti: lo denuncia il Rapporto annuale sulle “Crisi
Dimenticate”, realizzato per il terzo anno consecutivo da “Medici Senza
Frontiere” con la collaborazione gratuita dell’Osservatorio di Pavia. Ai primi
posti dieci posti della classifica delle “crisi dimenticate” ci sono Somalia,
Repubblica Democratica del Congo, Sri Lanka, Colombia, Cecenia, Haiti,
Repubblica Centrafricana, India Centrale, Ciad, Sudan. Per dire “basta”,
l’organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF) ha lanciato l’iniziativa “Dimmi
di più”: punta a coinvolgere il grande pubblico nel chiedere un’informazione
più attenta. Ascoltiamo, nell’intervista di Paolo Ondarza, Gianfranco
De Maio, direttore della Comunicazione di MSF Italia:
***********
R. -
La Somalia, dopo essere stata per diversi anni una crisi dimenticata,
quest’anno è tornata in prima pagina con la presa di potere delle Corti
islamiche. Sembra quasi che i media nazionali siano molto condizionati da
questa idea della guerra al terrorismo-scontro di civiltà. Ogni volta che c’è
la possibilità di enfatizzarla, ci si torna su. E di crisi come la guerra
civile in Colombia, che dura ormai da decenni, con il maggior numero degli
sfollati al mondo, non se ne parla forse perché lì - lo dico con ironia - non è
in gioco la civiltà.
D. -
Poco e niente i giornali hanno detto della tubercolosi e della malaria, mentre
più parole sono state spese per quanto riguarda l’influenza aviaria …
R. -
Per quello che riguarda l’aviaria, il confronto va fatto con altre malattie
infettive o comunque con le crisi sanitarie e in particolare con la tubercolosi
e la malnutrizione. Ci sono moltissimi morti per queste patologie: sono un
milione e 600 mila all’anno le morti per la tubercolosi. Bene, tre notizie nel
telegiornale durante il 2006 e, probabilmente, a seguito magari di appelli del
Papa o di conferenze. Dell’aviaria, invece, abbiamo avuto 410 articoli e morti
ci sono stati, sono stati 80, ma non si tratta di una pandemia. L’impressione è
che l’informazione sia un po’ “drogata” in base a come va il trend commerciale
ed imprenditoriale, dove cioè investe l’industria farmaceutica.
D. -
Indubbiamente, emerge una trascuratezza da parte dei media, forse perché
asserviti a logiche di mercato: ma cosa dire dell’interesse della gente comune
per queste situazioni? La gente ha interesse, ne vuole sentir parlare?
R. -
Ormai, con le visite che si possono misurare sul nostro sito, si sa quanta
gente è interessata, a quali pagine e a quali contesti. Per poter tradurre in
termini concreti questa unità di misura, abbiamo lanciato la campagna “Dimmi di
più”, che dà la possibilità di inviare delle cartoline a direttori di organi di
stampa nazionali o di telegiornali, da parte proprio del pubblico, affinché
siano spinti ad informare di più su questi aspetti. Noi vorremmo riuscire a
sommergerli di cartoline. Il testimonial della cartolina è un personaggio dei
fumetti, “Giulia”, della editrice Bonelli, che nella sua veste di criminologa
vuole indagare sulle ragioni di questo misconoscimento di crisi che causano
così tante morti. E non è un caso che la stampa cattolica, e in particolare
Avvenire e Famiglia Cristiana, sia stata molto attenta rispetto a tanta altra
stampa alle crisi dimenticate. Probabilmente, perché esiste una tradizione,
esiste un contatto con la rete missionaria. E questo va sottolineato.
**********
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e Società
La presidenza
dell’Azione Cattolica ringrazia il Papa per la riconferma di mons. Francesco
Lambiasi nell’incarico di assistente ecclesiastico generale
“Sincera e viva gratitudine” a Benedetto XVI - ha
espresso stamane la Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica Italiana - per
aver riconfermato mons. Francesco Lambiasi nell’incarico di assistente
ecclesiastico generale. A mons. Lambiasi, che “con amore paterno” accompagna la
vita dell’Associazione sin dal 2001, sono andati da parte della Presidenza “gli
auguri più riconoscenti” “per una permanenza che si fa motivo di speranza, nel
segno di un’Azione Cattolica che vuole accrescere sempre più la sua
significativa presenza nella Chiesa italiana e la collaborazione con i suoi
pastori”. Mons. Lambiasi, 59 anni, originario di Bassiano nella diocesi di
Latina, è stato ordinato presbitero nel ‘71 ed è stato ordinato vescovo nel
‘99. È membro della Commissione episcopale per il laicato e del Pontificio Consiglio
per i laici. (R.G.)
A quattro giorni dall’uccisione in Kenya, di padre Martin
Addai, missionario ghanese di 46 anni, vittima sabato scorso di un agguato a
Nairobi, ci si interroga sui motivi del delitto che appare più un’esecuzione
mirata che un assalto a scopo di rapina. “Gli assassini volevano uccidere il
padre oppure c’è stato uno scambio di persona? Si tratta di una faida locale?
Per il momento non si sa”. Così i Padri Bianchi commentano, sul sito Web della
loro rivista “Africa”, l’omicidio del loro confratello. Non è infatti sparito
nulla dall’auto di padre Addai, rubata dai banditi e poi ritrovata la domenica
sera: telefonino, passaporto, soldi, documenti, c'era tutto. Padre Martin
Addai, era il rettore del Seminario di teologia della sua Congregazione dei Missionari
d’Africa. Da rilevare che le rapine di strada con armi da fuoco sono un
fenomeno sempre più preoccupante in Kenya, dove cresce l’ansia della
popolazione per il degrado dell’ordine pubblico, un tema da tempo al centro del
dibattito politico nel Paese africano. Per questo i vescovi locali – come
riporta l’agenzia Fides - hanno più volte sollecitato il Governo ad agire per
assicurare la protezione della popolazione. Le autorità locali attribuiscono la
maggior parte delle responsabilità dei crimini violenti alla massiccia
diffusione di armi clandestine provenienti dalla Somalia. Sono stimate in
almeno 100 mila le armi da fuoco possedute illegalmente in Kenya. (R.G.)
In Costa d’Avorio
gli studenti cattolici in campo contro la corruzione
Gli
studenti cattolici della Costa d’Avorio scendono in campo contro la corruzione.
Riuniti in assise nei giorni scorsi ad Abidjan, 500 delegati della Gioventù
studentesca cattolica ivoriana (JEC) hanno posto la lotta a questa piaga ormai
endemica nel Paese, tra i primi punti in agenda nel piano di azione
dell'assoziazione nel biennio 2007-2008. Come da anni denunciano le
organizzazioni internazionali e ha ammesso nell’occasione il sindaco di
Yamoussoukro Jean Gnangnbé Kouadio, la corruzione è diffusa ormai a tutti i livelli
e in tutti gli ambiti della società ivoriana: per accedere a qualsiasi servizio
o evitare sanzioni arbitrarie i cittadini sono sistematicamente soggetti ad
esazioni. Ad alimentare il fenomeno vi sono anche le basse retribuzioni dei
dipendenti pubblici. (L.Z.)
Riuniti in Uzbekistan i vescovi dell’Asia Centrale:
discussa l’adesione
alla Federazione delle Conferenze episcopali
asiatiche (FABC)
Si è
svolta nei giorni scorsi a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, l’ottava Assemblea
annuale della Conferenza dei vescovi cattolici del Kazakistan e degli ordinari
dell’Asia Centrale. Alla riunione hanno partecipato otto vescovi da Uzbekistan,
Turkmenistan, Tagikistan, Kirgizistan e Kazakistan, l’unica Chiesa nella
regione ad avere una propria Conferenza episcopale. Al centro dei lavori la
discussione di un’eventuale adesione delle Chiese dell’Asia Centrale alla
Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (FABC). Per questo alla
riunione è stato invitato l’assistente del segretario generale della FABC, padre
Raymond O’Toole che ha illustrato ai partecipanti la natura e le finalità
dell’associazione che riunisce gli episcopati del Continente. La maggior parte
dei vescovi ha convenuto sui vantaggi di un’adesione alla FABC, che potrebbe
valorizzare il ruolo delle Chiese dell’Asia Centrale come ponte tra Oriente ed
Europa. In questo senso si sono espressi, tra gli altri, mons. Thomas Peta,
arcivescovo di Astana e presidente della Conferenza episcopale del Kazakistan e
mons. Jerzy Maculewicz, Amministratore apostolico dell’Uzbekistan. Più cauti i
delegati del Tagikistan e del Turkmenistan che hanno evidenziato alcune
difficoltà oggettive, a cominciare da quelle di ordine linguistico e culturale
(si tratta di Paesi in cui la lingua ufficiale è il russo, mentre la lingua di
lavoro della FABC è l’inglese). Padre Andrzej Madej, superiore della Missione
“sui juris” del Turkmenistan ha osservato, da parte sua, come l’ingresso nella
FABC sia per la piccola Chiesa locale un’ipotesi non prioritaria dal momento
che essa non ha ancora neanche uno status giuridico nel Paese. (L.Z.)
Nuovo rapporto ONU sui diritti umani nel Darfur:
proseguono i crimini di guerra e contro l’umanità. Ma il Governo di Khartum
respinge le accuse
Il
Sudan ha respinto le conclusioni della Missione incaricata dal Consiglio per i
diritti umani dell'ONU di indagare sulla situazione nella provincia del Darfur
e formulare raccomandazioni. Nel rapporto della missione, reso noto a Ginevra,
si afferma che nel Darfur i crimini di guerra e quelli contro l’umanità non
sono cessati e che lo stesso Governo del Sudan ha “orchestrato e partecipato” a
simili crimini. “Ci opponiamo fermamente e risolutamente a qualsiasi
conclusione venga da questa Missione”, ha riferito il ministro della Giustizia
sudanese, Mohammed Ali Elmardi, aggiungendo che “la situazione nel Darfur, da
quando è scoppiato il conflitto tre anni fa, non è mai stata stabile come è
adesso”. (R.G.)
Primo viaggio in
Medio Oriente del segretario generale dell’ONU,
Ban Ki-Moon. Prima tappa al Cairo il 23 marzo
Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, è
atteso il 23 marzo al Cairo per una visita di due giorni, nel corso della quale
sarà ricevuto dal presidente egiziano Hosni Mubarak. A seguire, nel suo primo
viaggio in Medio Oriente dopo la nomina ai vertici delle Nazioni Unite, il
segretario generale dell’ONU si recherà in Israele, nei Territori palestinesi,
in Giordania e infine in Arabia Saudita, dove parteciperà all'apertura del
Vertice arabo il 28 marzo, a Ryad. (R.G.)
RADIO
VATICANA
Radiogiornale
- A cura di Fausta Speranza –
- Si
aggrava il bilancio delle vittime dell’esplosione avvenuta all’alba in un negozio
di armi a Kabul. Secondo fonti della polizia, i morti già accertati sono sei ma
potrebbero essere molti di più. E c’è poi l’attentato kamikaze che, vicino a un
convoglio militare nella città di Khost, a 150 chilometri a Sud di Kabul, ha
ferito diciotto persone, alcune in modo molto grave. Secondo quanto hanno reso
noto fonti del Ministero della difesa, citate dall’agenzia EFE e riprese da
tutti i media, truppe italiane e spagnole sono impegnate da lunedì nella zona
occidentale dell'Afghanistan, in appoggio alla “operazione Achille”.
L’operazione, secondo le fonti, ha lo scopo di “impermeabilizzare” la frontiera
fra il sud e l’ovest del Paese, in collaborazione con esercito e polizia
afghani.
- Due
soldati statunitensi sono morti a Baghdad in due diverse esplosioni di ordigni
artigianali al passaggio del mezzo sul quale viaggiavano. Entrambi gli episodi
sono accaduti ieri ma il comando USA in Iraq ne dà notizia oggi. Intanto, il
presidente iracheno, Jalal Talabani, lascia oggi l’ospedale di Amman dove è
ricoverato da circa due settimane e tornerà in Iraq. Talabani, che ha 74 anni,
secondo le fonti ufficiali era stato ricoverato
il 25 febbraio, a causa di “un forte
affaticamento”.
-
L'Egitto ha rifiutato una richiesta ufficiale israeliana di modificare
l'iniziativa di pace araba sulla normalizzazione delle relazioni con Israele.
“Nessun emendamento sarà fatto all’iniziativa araba”, adottata nel vertice
arabo di Beirut del 2002, ha affermato il ministro degli Esteri egiziano, Ahmed
Abul Gheit. Una richiesta in tal senso era stata avanzata dall’ambasciatore
israeliano al Cairo, Shalom Cohen, nel corso di un colloquio - da lui stesso
sollecitato - con responsabili del Ministero degli esteri egiziano. Il
diplomatico ha poi ricordato che “il premier israeliano Ehud Olmert e il
ministro degli Esteri, Tzipi Livni, hanno già dichiarato che esistono punti
positivi nell’iniziativa araba”, che propone in particolare la pace e la piena
normalizzazione di tutti i Paesi arabi con Israele, in cambio del ritiro
israeliano da tutti i Territori arabi occupati nel 1967.
-
Proseguono a Gaza le ricerche di Alan Johnston, 44 anni, il corrispondente
della BBC rapito da miliziani palestinesi mentre raggiungeva la propria
abitazione nel rione di Rimal. Il sequestro non è stato finora rivendicato da
alcuna organizzazione ed è stato condannato con forza da Hamas, da al Fatah e
da ampi settori sella società palestinese. Incontrando ieri a Gaza un
responsabile della BBC, il premier, Ismail Haniyeh, ha assicurato che il suo
governo ha dato la priorità alla questione della liberazione del giornalista.
-
L’Alto Rappresentante europeo per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana,
è arrivato a Damasco per la prima visita in Siria di un dirigente dell’UE dall'assassinio,
nel febbraio 2005 a Beirut, dell’ex premier libanese, Rafik Hariri. Solana, che
proviene dall’Arabia Saudita e che in precedenza aveva visitato il Libano, è
stato accolto all’aeroporto dal ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem.
Insieme con il presidente siriano, Bashar el-Assad, Solana - secondo la tv
locale - esaminerà “questioni regionali e le relazioni fra Siria ed Europa”. La
tournée diplomatica del responsabile della politica estera dell’UE in Medio
Oriente è dedicata soprattutto alla crisi politico-istituzionale in cui versa
il Libano.
- I
Servizi di sicurezza egiziani hanno arrestato nelle ultime 24 ore 18 attivisti
dei Fratelli musulmani in sei governatorati, tra cui un alto esponente e
diversi leader dell'organizzazione integralista islamica. La confraternita ha
confermato gli arresti.
- Non
c’è un bilancio ufficiale dei morti in conseguenza delle bombe esplose ieri a
Mogadiscio: almeno due bimbi hanno perso la vita, ma secondo alcune fonti tra
piccoli e adulti sarebbero una decina. La tensione è molto alta. Il nostro
servizio:
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Anche
stamane due perdite di vite umane: due civili uccisi nell'ennesimo agguato
della guerriglia contro un convoglio etiopico. Dall'inizio di febbraio, a
Mogadiscio ci sono stati oltre 80 morti, quasi 200 feriti, e molte migliaia di
persone in fuga. Da alcuni giorni, sono presenti in Somalia, e proprio a
Mogadiscio, 1.200 soldati ugandesi, i primi arrivati per la missione
dell’Unione Africana che dovrebbe avvalersi di 8.000 uomini. Le bombe di ieri
hanno colpito anche il palazzo presidenziale di Mogadiscio, villa Somalia, dove
il presidente Abdullahi Yusuf si era appena ufficialmente reinsediato. Ieri,
infatti, il Parlamento che ancora siede a Baidoa, 245 km a nord ovest della
capitale, aveva dato il via libera formale al trasferimento dell'esecutivo
nella capitale storica. Secondo diverse fonti, il presidente Yusuf si accingeva
a far scattare un piano concreto di disarmo della città. Ipotesi che non piace
ad alcuni clan, e meno che mai alla guerriglia islamica. E così i due gruppi
ancora una volta sembrano stringere un’alleanza tattica contro il Governo
Federale di Transizione.
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- Erano stati rapiti 12 giorni fa in una zona remota del nordest
dell’Etiopia, i cinque ostaggi europei liberati ieri e consegnati alle autorità
del’Eritrea. L’annuncio è stato dato alla stampa dal ministro degli Esteri
britannico, Margaret Beckett, la quale ha garantito che tutti e cinque sono in
buone condizioni di salute ma ha espresso preoccupazione per gli otto etiopi
che erano con loro al momento del sequestro e di cui non si hanno notizie
certe. I cinque occidentali, tre uomini britannici, una donna francese e
l’italoinglese Rossana Piani Moore sono stati portati all'ambasciata del Regno
Unito ad Asmara, in Eritrea. Gli ostaggi, che stavano compiendo un giro
turistico in Etiopia, sono tutti legati alla comunità diplomatica della
capitale, Addis Abeba.
- L'emigrazione al centro del primo giorno del vertice tra i
presidenti di Messico e Stati Uniti. Felipe Calderon e George Bush si sono
incontrati nell’area archeologica maya di Uxmal. Calderon ha criticato la
decisione americana di costruire un muro lungo più di mille chilometri su un
terzo della frontiera comune per impedire l’immigrazione clandestina. “Stiamo
lavorando insieme - ha detto Bush - per riuscire ad avere una frontiera moderna
e sicura che acceleri il flusso legittimo di beni e persone e fermi chi vuole
minacciare la nostra comune sicurezza e prosperità”. Da parte sua, Calderon ha
sottolineato come l’economia statunitense abbia bisogna della forza lavoro
messicana. “Noi siamo due economie complementari e
disuguali: una ricca di capitali, l’altra di lavoratori. Per questo motivo
l’immigrazione non può essere fermata per decreto”, ha detto Calderon. Nei mesi scorsi, milioni di lavoratori clandestini, almeno un
terzo dei quali messicani, sono scesi in strada negli Stati Uniti per protestare
contro un progetto di legge sull’immigrazione.
La zona dove Bush ha incontrato Calderon è stata circondata da decine di
manifestanti che hanno incendiato bandiere statunitensi e si sono scontrati violentemente
con la polizia.
-
Italia ed Europa sempre più calde e siccità che avanza. E per 44 milioni di persone
del Vecchio continente ci potrebbe essere una concreta emergenza acqua nel
2070. E’ lo scenario prospettato, a causa dei mutamenti climatici, dalla seconda
parte del rapporto degli esperti dell’Intergovernmental
Panel on Climate Change (IPCC), che verrà reso noto il 6 aprile a
Bruxelles. La prima parte è stata presentata lo scorso febbraio a Parigi.
Emerge un’Europa divisa in due: il nord più mite e il Sud che “bolle”. Per il
2100, nella migliore delle ipotesi, si prevede un rialzo tra 1 e 4 gradi
centigradi delle temperature, contro un aumento tra i 2,5 e i 5,5 gradi
centigradi nello scenario peggiore. Nel 2070, tra i 16 e i 44 milioni di
persone potrebbe essere a serio rischio siccità.
- Contrariamente
a quanto previsto in un primo tempo, Mohamed El Baradei, direttore dell’AIEA,
l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, non ha potuto incontrarsi a
Pyongyang con il principale negoziatore dell'accordo sul nucleare nordcoreano,
Kim Kyegwan. Lo ha reso noto oggi, in una telefonata con l’agenzia giapponese ‘Kyodo’, una portavoce del
direttore dell’Ente internazionale per
l’energia atomica. El Baradei da ieri è a Pyongyang per la sua prima visita
sulla scia dell’accordo internazionale firmato un mese fa a Pechino. Secondo la
portavoce Melissa Fleming, El Baradei si è incontrato con un pari grado di Kim
Kyegwan, il viceministro degli Esteri, Kim Hyongjun. Fonti nordcoreane hanno
precisato che il negoziatore è estremamente impegnato nei preparativi per la
prossima riunione a sei prevista dal negoziato, in programma a Pechino
all'inizio della settimana prossima. I sei firmatari dell’accordo sono le due
Coree, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia.
-
Almeno otto persone sono state uccise in un’imboscata attribuita a combattenti
separatisti islamici nell’estremo sud della Thailandia. Un gruppo di presunti
ribelli ha attaccato un minibus che trasportava civili a Yala, una delle
province presso la Malaysia, dove vi è stata ultimamente una ripresa delle
rivendicazioni separatistiche. Nonostante le aperture della giunta che ha preso
il potere a Bangkok nel settembre scorso, vi è stata da allora una
recrudescenza delle violenze nell'estremo sud della Thailandia, dove dal
gennaio 2004 sono state uccise circa 2.000 persone.
- In
Ecuador, alcuni sconosciuti a bordo di motociclette hanno sparato ieri a Quito
sulla gente raccolta davanti ad un hotel, all’interno del quale erano riuniti
una cinquantina di parlamentari, destituiti la settimana scorsa dal Tribunale
superiore elettorale (TSE). Secondo Radio Quito, due persone sono rimaste
ferite. Incidenti si erano registrati poco prima all’interno del Parlamento,
dove aveva cercato di entrare un gruppo di 18 deputati destituiti dallo stesso
Tribunale perchè contrari alla convocazione di un referendum per eleggere i
membri dell'Assemblea costituente, voluta dal presidente della Repubblica,
Rafael Correa.
- Si
è aperto il vertice Italia-Russia. Il presidente del Consiglio italiano, Romano
Prodi, e il numero uno del Cremlino, Vladimir Putin, nella città di Bari
affronteranno i temi internazionali, ma sono previsti anche una serie di
incontri bilaterali tra ministri per affrontare i temi economici, con
particolare riguardo al settore energetico, e tutti i dossier tra i due Paesi.