RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI n. 73 - Testo della trasmissione di mercoledì 14 marzo 2007

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa all’udienza generale: la Chiesa si regge sulla stretta unità tra vescovi, clero e fedeli per essere, insieme, imitatori di Cristo e apostoli del Vangelo

 

La Basilica Vaticana, cuore della Chiesa cattolica, possa continuare a pulsare con perenne vitalità: così Benedetto XVI in visita alla Fabbrica di San Pietro

 

Ieri pomeriggio in Vaticano il cordiale incontro tra il Papa e il presidente russo Putin

 

Mons. Bruno Forte sull’Esortazione apostolica "Sacramentum Caritatis" del Papa: uno straordinario messaggio di amore, solidarietà e fiducia

 

Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede su alcune affermazioni erronee del padre gesuita Jon Sobrino: intervista con don Donato Valentini e la nota di padre Federico Lombardi  

 

Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Campagna di Medici Senza Frontiere per sollecitare i media a porre più attenzione alle crisi dimenticate nel mondo: ai nostri microfoni Gianfranco De Maio

 

CHIESA E SOCIETA’:

La presidenza dell’Azione Cattolica ringrazia il Papa per la riconferma di mons. Francesco Lambiasi nell’incarico di assistente ecclesiastico generale

 

Ancora ignoti i responsabili e i motivi del barbaro assassinio a Nairobi in Kenya del missionario ghanese padre Martin Addai

 

In Costa d’Avorio gli studenti cattolici in campo contro la corruzione

 

Riuniti in Uzbekistan i vescovi dell’Asia Centrale: discussa l’adesione alla Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (FABC)

 

Nuovo rapporto ONU sui diritti umani nel Darfur: proseguono i crimini di guerra e contro l’umanità. Ma il Governo di Khartum respinge le accuse

 

Primo viaggio in Medio Oriente del segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon. Prima tappa al Cairo il 23 marzo

 

24 ORE NEL MONDO:

Proteste in Messico per la visita del presidente George Bush

 

 

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

Il Papa e la Santa Sede

 

Il Papa all’udienza generale: la Chiesa si regge sulla stretta unità

tra vescovi, clero e fedeli per essere, insieme,

imitatori di Cristo e apostoli del Vangelo

 

Unità di ogni fedele a Cristo fino a farsene imitatore. Unità del clero e dei fedeli con i vescovi che si traduca poi in annuncio del Vangelo al mondo. All’udienza generale di questa mattina, tornata a svolgersi in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha parlato ai 40 mila presenti dell’esperienza di fede, chiamata a una sintesi “tra comunione e missione”. E lo ha fatto partendo dalle parole di una delle personalità più carismatiche della Chiesa primitiva: Sant’Ignazio di Antiochia. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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“Non intraprendere nulla di ciò che riguarda la Chiesa senza il vescovo”. Arriva dalla Chiesa più antica - quella nella quale si “sente la freschezza dei primi tempi” e l’eco di una generazione che “ha conosciuto gli apostoli” - uno dei capisaldi sui quali si regge la sua bimillenaria tradizione: la stretta comunione fra le varie parti della comunità cristiana, con a capo il vescovo. Alle migliaia di persone tornate ad ascoltare la catechesi del mercoledì in una soleggiata Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha portato l’esempio di un celebre pastore di Antiochia, Sant’Ignazio, definito “un dottore dell’unità”, grazie all'illuminata energia con cui si oppose alle eresie che cominciavano a diffondersi a quel tempo, i primi anni dell’anno 100 dopo Cristo:

 

“Nessun Padre della Chiesa ha espresso con l’intensità di Ignazio l’anelito all’unione con Cristo e alla vita in Lui. In realtà, confluiscono in Ignazio due correnti spirituali: quella di Paolo, tutta tesa all’unione con Cristo, e quella di Giovanni, concentrata sulla vita in Lui. A loro volta queste due correnti sfociano nell’imitazione di Cristo”.

 

Questa “irresistibile tensione” di Ignazio verso l’unità con Cristo, ha osservato Benedetto XVI, fonda una vera e propria “mistica dell’unità”. Ma, ha spiegato il Papa, l’unità “allo stato puro” si trova “solo in Dio: dunque, quella che possono realizzare gli uomini “non è altro che un’imitazione il più possibile conforme” al modello. Come Papa Clemente Romano - altra figura eminente del cristianesimo antico, proposta dal Papa mercoledì scorso - anche Sant’Ignazio di Antiochia insiste con insegnamenti e immagini sul valore “dell’unità fondamentale che lega fra loro tutti i fedeli in Cristo”:

 

“E’ evidente la responsabilità peculiare dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi nell’edificazione della comunità. Vale anzitutto per loro l’invito all’amore e all’unità (...) Ignazio per primo nella letteratura cristiana attribuisce alla Chiesa l’aggettivo ‘cattolica’, cioè universale. E proprio nel servizio di unità alla Chiesa cattolica, la comunità cristiana di Roma esercita, secondo lui, una sorta di primato nell’amore (...) Come si vede Ignazio è realmente 'dottore dell’unità'”.

 

“In definitiva, ha affermato Benedetto XVI, il “realismo” di Sant’Ignazio invita i fedeli di ieri e di oggi ad essere "in possesso di quello spirito indiviso che è Gesù Cristo stesso":

 

“Invita ad una sintesi progressiva tra configurazione a Cristo e dedizione alla Chiesa (...) Insomma occorre pervenire ad una sintesi tra comunione della Chiesa nell’interno di sé e missione. E preghiamo che il Signore ci aiuti a trovare questa unità, che ci aiuti ad essere finalmente trovati senza macchia, perché è l’amore che purifica le anime”.

 

Un’eco attualizzata dell’insegnamento di Sant’Ignazio si è colta nelle parole che il Papa, dopo aver salutato in dieci lingue i pellegrini in Piazza San Pietro, ha rivolto ai fedeli della Puglia accompagnati dai loro vescovi presenti a Roma per la visita ad Limina:

 

“Cari amici, vi incoraggio a sentirvi sempre più coinvolti nella missione della Chiesa per venire incontro con rinnovato slancio apostolico alle numerose sfide sociali e religiose dell’epoca attuale. E voi, cari Fratelli nell’Episcopato, non stancatevi di sollecitare quanti sono affidati alle vostre cure pastorali ad incontrare personalmente Cristo vivo in mezzo a noi, aderendo integralmente al suo Vangelo e alle esigenze morali che da esso scaturiscono.

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La Basilica Vaticana, cuore della Chiesa cattolica,

possa continuare a pulsare con perenne vitalità:

così Benedetto XVI in visita alla Fabbrica di San Pietro

 

Dopo l’udienza generale, Benedetto XVI ha incontrato i dipendenti e il presidente della Fabbrica di San Pietro, arcivescovo Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana. Il Papa ha espresso l’auspicio che la Basilica di San Pietro, “cuore della Chiesa cattolica”, possa continuare “a pulsare con perenne vitalità”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Durante l’incontro, svoltosi quasi alla chiusura delle celebrazioni del quinto centenario della Basilica Vaticana, il Papa ha ringraziato i dipendenti della Fabbrica di San Pietro: "voi – ha detto il Santo Padre – lavorate in un luogo", la Basilica Vaticana, che "è il cuore della Chiesa cattolica: un cuore pulsante, grazie allo Spirito Santo che lo tiene sempre vivo, ma anche grazie all’attività di quanti quotidianamente lo fanno funzionare”. Benedetto XVI ha poi sottolineato come, durante i suoi primi 500 anni, la Basilica Vaticana sia sempre stata un organismo pulsante della Chiesa:

 

“Cinque secoli: eppure, essa è sempre viva; non è un museo, è un organismo spirituale, e anche le pietre risentono di questa sua vitalità! Voi per primi, che lavorate qui, siete ‘pietre vive’, come scriveva l’apostolo Pietro, pietre vive dell’edificio spirituale che è la Chiesa”.

 

Benedetto XVI ha poi auspicato che “questo cuore della Chiesa” possa continuare a “pulsare con perenne vitalità: attirando a sé uomini e donne dal mondo intero e aiutandoli a compiere un’esperienza spirituale che segni la loro esistenza”. Quindi, il Papa si è di nuovo rivolto ai dipendenti della Fabbrica di San Pietro:

 

“In effetti, grazie al vostro contributo, quasi sempre nascosto ma sempre opportuno, tante persone possono vivere con frutto il loro pellegrinaggio, o semplicemente la loro visita alla Basilica Vaticana, e recare con sé nel cuore un messaggio di fede e di speranza; la certezza di aver visto non solo grandi opere d’arte, ma di essersi incontrati con la Chiesa viva, con l’apostolo Pietro e finalmente con Cristo”.

 

Accogliendo il Papa, l’arcivescovo Angelo Comastri ha espresso un sentito auspicio:

 

“La sua benedizione, Padre Santo, ci confermi nell’impegno di rendere la Basilica di San Pietro casa di preghiera – come lei più volte ha detto e ha chiesto – e luogo in cui tutti possono respirare la bellezza spirituale della Chiesa cattolica”.

 

La storia della Fabbrica di San Pietro è profondamente legata al 18 aprile del 1506, data della posa della prima pietra della nuova Basilica Vaticana. Per la realizzazione della Basilica fu infatti creato l’ente della reverenda “Fabrica Sancti Petri”, del quale recentemente sono stati aperti gli archivi agli studiosi: fra i preziosi documenti catalogati vi sono migliaia di note, progetti, contratti, ricevute e corrispondenze, come quelle tra Michelangelo e la Curia. La Fabbrica di San Pietro continua oggi ad occuparsi di tutto quanto riguarda la Basilica Vaticana sia per la conservazione ed il decoro dell’edificio sia per la disciplina dei custodi e l’accoglienza dei pellegrini.

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Ieri pomeriggio in Vaticano il cordiale incontro

tra il Papa e il presidente russo Putin

 

Ieri pomeriggio il Papa ha ricevuto in udienza, in Vaticano, Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa.  Contemporaneamente il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, incontravano Sergei Lavrov, ministro degli Affari Esteri di Mosca, accompagnato da altri membri della delegazione presidenziale. I colloqui – afferma un comunicato della Sala Stampa vaticana – si sono svolti “in un clima molto positivo” e “hanno permesso di rilevare i cordiali rapporti esistenti fra la Santa Sede e la Federazione Russa, nonché la volontà reciproca di svilupparli ulteriormente, anche con specifiche iniziative di carattere culturale. In questo quadro – continua la nota – sono stati esaminati alcuni temi bilaterali di comune interesse, attinenti anche alle relazioni fra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, e sono state analizzate le questioni internazionali di attualità, in particolare quelle del Medio Oriente”. Infine – conclude il comunicato – non si è mancato “di prestare attenzione ai problemi dell’estremismo e dell’intolleranza, che costituiscono gravi minacce alla convivenza civile fra le Nazioni, sottolineando la necessità di preservare la pace e di favorire una risoluzione negoziata e pacifica dei conflitti”. 

 

 

Mons. Bruno Forte sull’Esortazione apostolica “Sacramentum Caritatis”

del Papa: uno straordinario messaggio di amore, solidarietà e fiducia

 

Vasta eco ha avuto in tutto il mondo l’Esortazione apostolica postsinodale di Benedetto XVI "Sacramentum Caritatis” sull’Eucaristia, presentata ieri nella Sala Stampa Vaticana. Il documento ha raccolto le indicazioni emerse dall’ultimo Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2005, dedicato al Mistero eucaristico. Sugli elementi principali di questa Esortazione, Luca Collodi ha intervistato l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte:

 

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R. – Come primo elemento noto questa profonda percezione del rapporto tra Eucaristia e carità, e amore. L’Eucaristia è una storia d’amore, è una presenza dell’amore di Dio fra gli uomini, una sua vicinanza, una sua compassione – nel senso proprio di 'compatire' – con le sofferenze umane. Credo che questo sia uno straordinario messaggio, una buona novella, che viene incontro alla grande attesa di solidarietà, di comunione che la folla di solitudine del post-moderno presenta. Una seconda dimensione è questo profondo richiamo all’aspetto contemplativo della vita: l’adorazione. Noi viviamo in un’epoca di fretta, dove tutto è “fast”, “fast food” e così via. C’è bisogno di ritrovare spazi di adorazione, spazi di silenzio contemplativo, di attesa, di ascolto, di lasciarsi umilmente illuminare dall’Altro. Credo che l’Eucaristia viene colta non solo come sorgente e culmine di tutta la vita della Chiesa in quanto vicinanza di Dio a noi, ma anche come una sorta di profonda vocazione a riscoprire il primato della vocazione contemplativa di cui tutti abbiamo enormemente bisogno per ritrovare noi stessi e per ancorare la vita ai valori eterni. E poi, credo che ci sia un forte valore di significato per il sociale e il pubblico, ma non nel solo senso riduttivo, in cui hanno voluto cercare di coglierlo oggi i media, ma in un senso molto più ampio, cioè l’Eucaristia è una forza per la giustizia, è uno stimolo ad impegnarsi per i più deboli,  un’illuminazione per dire “no” alla violenza, all’uso della guerra ...

 

D. – Nell’Esortazione, il Papa parla di “coerenza eucaristica”. In pratica, di cosa si tratta?

 

R. – E’ il numero 83 dell’Esortazione; si tratta della corrispondenza tra la fede vissuta e la fede celebrata. In altre parole, chi vive l’Eucaristia dovrebbe portare nella vita il dono di questo incontro di amore con il Dio che si è fatto vicino, che si è fatto pane per nutrirne l’esistenza. E questa coerenza eucaristica, questa fedeltà – potremmo dire – al “Dio vicino”, va tradotta in tutte le scelte nella vita personale, ma anche nella testimonianza pubblica. In modo particolare, il documento fa riferimento alla necessità di testimoniare quei “valori non negoziabili” che vengono anche elencati: rispetto e difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio, la libertà di educazione dei figli, la promozione del bene comune. Mi sembra importante leggere questo numero 83, però, anche alla luce di quello che dice il numero 89 della stessa Esortazione, dove si parla delle implicanze sociali del mistero eucaristico. E le affermazioni, lì, sono anche molto forti, perché si dice: “Non è compito della Chiesa quello di prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare una società più giusta possibile”: questo mi sembra un punto di grande chiarezza. In altre parole, si ribadisce l’autonomia dei laici nella cosa pubblica, nella mediazione storica, nella mediazione politica; si aggiunge però che la Chiesa non può e non deve stare ai margini della lotta per la giustizia, ma inserirsi in essa per via dell’argomentazione razionale, risvegliando le forze spirituali senza le quali la giustizia non può affermarsi e prosperare.

 

D. – E proprio su questo, mons. Forte, questa mattina vediamo alcuni commenti sulla stampa: alcune parti politiche in Italia sono convinte che questo documento abbia una dimensione negativa, oscurantista, che torna ad intaccare la laicità dello Stato. Lei che riflessione fa?

 

R. – Guardi, io ho dato un’ampia scorsa ai quotidiani, questa mattina. La mia impressione è che molti parlino di questa Esortazione semplicemente senza averla letta: cioè l’assolutizzare quattro-cinque righe di un testo, dandone un’interpretazione unicamente connessa ad una problematica locale come quella in questo momento dei DICO in Italia, mi sembra una grande forzatura del testo stesso. Tanto più che chi cita il numero 83 non tiene presente anche il numero 89, cioè esattamente i due testi che ho appena citato e che si illuminano reciprocamente. Io credo che una lettura più ampia e più serena, pacata di questo documento, potrebbe farne cogliere i punti di forza che sono molti, che sono belli, che sono positivi. Una visione tutt’altro che oscurantista o negativa, ma una visione di fiducia, di proposta, di dialogo con l’uomo.

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Nomine

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo di Sibolga, in Indonesia, il padre cappuccino Ludovikus Simanullang, provinciale dei Cappuccini a Sibolga. Padre Ludovikus Simanullang è nato il 23 aprile 1955 a Sogar, nella diocesi di Sibolga. Ha iniziato il suo noviziato con i Frati Minori Cappuccini il 12 gennaio 1976. Ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia presso il Seminario Maggiore di Pematang Siantar. Il 2 agosto 1981 ha pronunciato la professione perpetua. E’ stato ordinato sacerdote il 10 luglio 1983. Dopo l’ordinazione ha svolto i seguenti incarichi: 1983-1984: vicario parrocchiale a Tarutung Bolak; 1984-1989: vicario parrocchiale a Teluk Dalam Nias; 1989-1994: studi di laurea in Spiritualità presso l’Antonianum a Roma; 1994-1997: maestro dei postulanti e vicario provinciale della nuova provincia cappuccina di Sibolga; 1997-2003: provinciale dei Cappuccini a Sibolga (2 mandati); 2003-2006: amministratore del Seminario inter-diocesano per la Filosofia e la Teologia e allo stesso tempo responsabile per la formazione nel post-noviziato cappuccino di Sibolga; dal 2006: rieletto provinciale dei cappuccini a Sibolga.

 

 

Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede

su alcune affermazioni erronee del padre gesuita Jon Sobrino

 

 

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato una Notificazione su alcune opere del padre Jon Sobrino, della Compagnia di Gesù. Il padre gesuita è nato 68 anni fa in Spagna e da 50 anni vive in Salvador. “Diverse proposizioni” di padre Sobrino – afferma la Notificazione – “possono nuocere ai fedeli, a causa della loro erroneità o pericolosità”: tra queste il concetto di Chiesa dei poveri e di opzione esclusiva a loro favore, la negazione del valore normativo delle affermazioni del Nuovo Testamento e dei grandi Concili della Chiesa antica mettendo in dubbio punti cruciali della fede, come la divinità di Gesù Cristo, l’Incarnazione del Figlio di Dio, la relazione di Gesù con il Regno di Dio, la sua autocoscienza ed il valore salvifico della sua morte. Le opere in questione sono due: “Jesucristo liberador. Lectura històrico-teològica de Jesùs de Nazaret (Jesucristo)” e “La fe en Jesucristo. Ensayo desde las vìctimas (La fe)”. Sui contenuti della Notificazione, Giovanni Peduto ha intervistato il teologo professor don Donato Valentini:

 

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D. - Perché la Congregazione per la Dottrina della Fede è intervenuta con una Notificazione sulle due opere di padre Jon Sobrino?

 

R. - Perché era suo preciso compito e dovere intervenire. Infatti, il servizio al Papa che la Congregazione per la Dottrina della Fede è chiamata svolgere è quello di collaborare con Lui nella promozione e nella tutela della dottrina sulla fede e dei costumi del Popolo di Dio, soprattutto dei più semplici e dei più poveri. Essa è intervenuta con una Notificazione per “offrire ai fedeli un giudizio sicuro, basato sulla autentica dottrina ecclesiale”; previo “un attento esame degli scritti di padre Sobrino e seguendo l’apposito regolamento per l’esame delle dottrine”; dopo un rispettoso dialogo con il padre Jon Sobrino e con l’approvazione da parte del Papa, in data 13 ottobre 2006. E’ intervenuta mettendo in evidenza, nei due scritti di padre Jon Sobrino, “diverse proposizioni che possono nuocere ai fedeli, a causa della loro erroneità o pericolosità”. Tali proposizioni riguardano i presupposti teologici della sua riflessione teologica e il contenuto dottrinale.

 

D. - Quali sono ‘i difetti’ a livello di metodo teologico, rilevati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nei due scritti di padre Jon Sobrino?

 

R. – Padre Sobrino dà rilievo alla esperienza; si precisa da parte della Congregazione: esperienza sì, ma “letta” secondo la autentica dottrina della Chiesa. Padre Sobrino afferma che “la Chiesa dei poveri” è il luogo ecclesiale per interpretare Cristo e per configurare “fondamentalmente” la cristologia. Si risponde: la Chiesa deve certo prestare attenzione e amore, in senso privilegiato, ma non esclusivo, ai poveri; però il luogo teologico fondamentale per la conoscenza della dottrina della Chiesa è la fede apostolica secondo la Vivente Tradizione della Chiesa. Padre Sobrino sostiene che le formule dogmatiche dei Concili sono “limitate e pericolose”. Si nota: esse sono limitate quanto al loro contenuto; non dicono tutto, né possono dirlo. Però, per il carisma del Magistero ecclesiastico, esprimono realmente verità cristiane e non sono “pericolose” ai fini della reale conoscenza ecclesiale della Parola. Si osserva che i “difetti” metodologici nei due scritti di padre Sobrino sono all’origine di alcuni suoi errori su Cristo.  

 

D. - Dal punto di vista contenutistico, quali sono, secondo la Notificazione, gli errori circa la divinità di Gesù Cristo e la Incarnazione del Figlio di Dio?  

 

R. - Primo: contrariamente alla dottrina cattolica, padre Sobrino scrive che nel Nuovo Testamento la divinità di Gesù Cristo è presente solo “in germe”; non ritiene con la “dovuta chiarezza” che in passi dello stesso Nuovo Testamento è affermata la divinità di Gesù in senso stretto e che, perciò, lo sviluppo dogmatico è in una chiara continuità con il Nuovo Testamento. Quanto all’Incarnazione del Figlio di Dio, padre Sobrino “stabilisce una distinzione fra il Figlio e Gesù, che suggerisce al lettore la presenza di due soggetti /due individui/ in Cristo: il Figlio assume la realtà di Gesù; il Figlio sperimenta l’umanità, la vita, il destino e la morte di Gesù. Non risulta con chiarezza che il Figlio è Gesù e Gesù è il Figlio”. Secondo: contrariamente alla errata nota teologia dell’“homo assumptus” in cui l’Autore appare collocarsi, la Fede cattolica afferma l’unità della persona di Gesù in due nature, quella divina e quella umana (Concili di Efeso e soprattutto di Calcedonia). Gesù di Nazaret è vero perfetto Dio e vero perfetto uomo. L’unità della persona di Cristo “in due nature” fondo in Gesù la cosiddetta comunicatio idiomatum, ossia “la possibilità di riferire le proprietà della divinità all’umanità e viceversa”. Solo sulla base di questa possibilità, Maria è “genitrice di Dio”, Madre di Dio (Concilio di Efeso).

 

D. - Quali sono, secondo la Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, gli errori che seguono dalla precedente visione cristologica errata di padre Sobrino?  

 

R. - Nella Notificazione, se ne evidenziano tre: la relazione di Gesù con il Regno di Dio, la autocoscienza di Gesù e il valore salvifico della sua morte. Primo: padre Sobrino “afferma certamente l’esistenza di una relazione speciale fra Gesù Cristo (mediador) ed il Regno di Dio (mediación), in quanto Gesù è il mediatore definitivo, ultimo ed escatologico del Regno”. Però “Gesù e il Regno vengono distinti in modo tale che il vincolo fra essi risulta privato del suo contenuto peculiare e della sua peculiarità”. Nota la Congregazione: in un certo modo il Regno di Dio si identifica con Gesù; esso infatti è presente e si compie in Lui. Inoltre, data la divinità di Cristo, la sua mediazione salvifica è singolare, unica, cioè a Lui solo propria, e assoluta e universale. (Dichiarazione Dominus Jesus). Secondo: padre Sobrino afferma che Gesù di Nazaret è un “credente come ognuno di noi”. Si osserva: ciò non salva la particolare relazione filiale di Gesù con il Padre; essendo Gesù Figlio di Dio fatto uomo, Egli ha, fin dal primo istante della sua esistenza, una visione diretta e immediata del Padre, una visione beatifica. Terzo: padre Sobrino della morte di Cristo enfatizza il valore di esemplarità e non ne afferma sufficientemente, chiaramente il valore di efficacia salvifica. Ora, si rileva nella Notificazione, la morte di Gesù di Nazaret ha certo un valore esemplare, ma non solo esemplare; essendo Dio fatto uomo ha pure un singolare, particolare valore salvifico: è causa di salvezza per tutti gli uomini. Gesù, lo ripetiamo, è vero Dio e vero uomo.

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Sulla vicenda ascoltiamo la riflessione del nostro direttore generale padre Federico Lombardi:

 

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Per comprendere il significato della Notificazione della Congregazione della Fede su alcune opere del Padre Jon Sobrino, penso che sia opportuno ricordare l’importanza della giusta comprensione della natura e dell’opera di Gesù Cristo come cuore stesso della fede cristiana.

 

Gesù Cristo è per la Chiesa il “mediatore” fra Dio e l’uomo, è il “pontefice”, cioè il costruttore del ponte che permette agli uomini di rientrare in rapporto di amicizia e unione con Dio, superando la distanza, la impossibilità di comunicazione provocata da una intera storia di peccati.

 

Per essere mediatore e ponte, Gesù Cristo deve poggiare saldamente sia sul versante dell’umanità, sia su quello della divinità. Se no, il passaggio da un versante all’altro è interrotto, o perlomeno insicuro. Fin dai primi secoli del cristianesimo questa necessità del ponte è stata affermata con forza e difesa con decisione nei confronti di numerose teorie che di fatto negavano o l’uno o l’altro pilastro fondamentale del ponte stesso: o l’umanità, o viceversa la divinità. Negando l’uno o l’altro aspetto si mette in questione in realtà la stessa salvezza dell’uomo, poiché viene a mancare la via concreta, reale, attraverso cui l’uomo può comunicare con Dio.

 

La riflessione teologica su Gesù Cristo ha quindi sempre dovuto tenere in conto i due aspetti, ambedue essenziali, anche se i differenti contesti storici e culturali hanno influito dando toni e accentuazioni caratteristiche alle diverse correnti teologiche o spirituali.

 

Spesso il contesto della esperienza cristiana porta a insistere sulla solidarietà fra Gesù e gli uomini, sulla sua partecipazione alle vicende umane: le sue controversie, la sua passione, la sua morte violenta sono cruciali per l’annuncio e per l’accoglienza del Vangelo da parte dei poveri, di chi soffre per la fede e la giustizia.

 

Chi vive la sua fede partecipando alle esperienze più drammatiche del popolo, coltiva naturalmente una sintonia spirituale profonda con l’umanità di Cristo, e – se teologo – è portato ad approfondire una “cristologia dal basso”, che fonda in profondità il pilastro del ponte che sta sul versante dell’umanità. E’ certo questa la situazione del P. Sobrino, nel solco caratteristico della teologia latinoamericana, così attenta al contesto del cammino di liberazione umana e spirituale dei popoli del continente. Non dimentichiamo che il P. Sobrino è stato membro di quella équipe dell’Università Centro Americana di San Salvador, sei membri della quale furono barbaramente assassinati nel 1989 proprio per il loro impegno culturale in solidarietà con il popolo salvadoregno.

 

Allo stesso tempo, la insistenza sulla solidarietà fra Cristo e l’uomo non deve essere portata al punto da lasciare in ombra o sottovalutare la dimensione che unisce Cristo a Dio. Perché se Cristo non è allo stesso tempo uomo e Dio il ponte manca del suo secondo appoggio e la realtà della nostra comunicazione con Dio viene messa radicalmente in questione.

 

Questo è il problema su cui si sviluppa l’argomentazione della “Notificazione”, che manifesta rispetto per l’opera di Sobrino e le sue intenzioni, ma ritiene di non potersi esimere dal mettere in rilievo che in alcune sue opere certe affermazioni su alcuni argomenti cruciali – come la divinità di Cristo, la Incarnazione del Figlio di Dio, l’autocoscienza di Gesù Cristo e il valore salvifico della sua morte – mettono in questione punti veramente fondamentali della fede permanente della Chiesa.

 

In altre parole, mettono in questione l’integrità e la stabilità del ponte che permette la comunicazione fra gli uomini e Dio, anche quella dei poveri di tutti i tempi.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - In primo piano l'udienza generale del Santo Padre.

 

Servizio estero - In rilievo l'Afghanistan: una devastante esplosione a Kabul distrugge numerose piccole abitazioni. Tredici morti ma molte persone sono ancora intrappolate nelle macerie.

 

Servizio culturale - Un articolo di M. Antonietta De Angelis dal titolo "Dal gesto scaramantico a raffinate allusioni. Pittori di ogni epoca raccontano se stessi": esposta fino al 6 maggio a Venezia una galleria di autoritratti d'artisti degli Uffizi.

 

Servizio italiano - In evidenza il tema degli incidenti sul lavoro.

 

 

 

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Oggi in Primo Piano

 

Campagna di Medici Senza Frontiere per sollecitare i media

a porre più attenzione alle crisi dimenticate nel mondo

 

Non c’è spazio nei media italiani per pandemie, guerre e drammi alimentari che ogni anno provocano milioni di morti: lo denuncia il Rapporto annuale sulle “Crisi Dimenticate”, realizzato per il terzo anno consecutivo da “Medici Senza Frontiere” con la collaborazione gratuita dell’Osservatorio di Pavia. Ai primi posti dieci posti della classifica delle “crisi dimenticate” ci sono Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Sri Lanka, Colombia, Cecenia, Haiti, Repubblica Centrafricana, India Centrale, Ciad, Sudan. Per dire “basta”, l’organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF) ha lanciato l’iniziativa “Dimmi di più”: punta a coinvolgere il grande pubblico nel chiedere un’informazione più attenta. Ascoltiamo, nell’intervista di Paolo Ondarza, Gianfranco De Maio, direttore della Comunicazione di MSF Italia:

 

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R. - La Somalia, dopo essere stata per diversi anni una crisi dimenticata, quest’anno è tornata in prima pagina con la presa di potere delle Corti islamiche. Sembra quasi che i media nazionali siano molto condizionati da questa idea della guerra al terrorismo-scontro di civiltà. Ogni volta che c’è la possibilità di enfatizzarla, ci si torna su. E di crisi come la guerra civile in Colombia, che dura ormai da decenni, con il maggior numero degli sfollati al mondo, non se ne parla forse perché lì - lo dico con ironia - non è in gioco la civiltà.

 

D. - Poco e niente i giornali hanno detto della tubercolosi e della malaria, mentre più parole sono state spese per quanto riguarda l’influenza aviaria …

 

R. - Per quello che riguarda l’aviaria, il confronto va fatto con altre malattie infettive o comunque con le crisi sanitarie e in particolare con la tubercolosi e la malnutrizione. Ci sono moltissimi morti per queste patologie: sono un milione e 600 mila all’anno le morti per la tubercolosi. Bene, tre notizie nel telegiornale durante il 2006 e, probabilmente, a seguito magari di appelli del Papa o di conferenze. Dell’aviaria, invece, abbiamo avuto 410 articoli e morti ci sono stati, sono stati 80, ma non si tratta di una pandemia. L’impressione è che l’informazione sia un po’ “drogata” in base a come va il trend commerciale ed imprenditoriale, dove cioè investe l’industria farmaceutica.

 

D. - Indubbiamente, emerge una trascuratezza da parte dei media, forse perché asserviti a logiche di mercato: ma cosa dire dell’interesse della gente comune per queste situazioni? La gente ha interesse, ne vuole sentir parlare?

 

R. - Ormai, con le visite che si possono misurare sul nostro sito, si sa quanta gente è interessata, a quali pagine e a quali contesti. Per poter tradurre in termini concreti questa unità di misura, abbiamo lanciato la campagna “Dimmi di più”, che dà la possibilità di inviare delle cartoline a direttori di organi di stampa nazionali o di telegiornali, da parte proprio del pubblico, affinché siano spinti ad informare di più su questi aspetti. Noi vorremmo riuscire a sommergerli di cartoline. Il testimonial della cartolina è un personaggio dei fumetti, “Giulia”, della editrice Bonelli, che nella sua veste di criminologa vuole indagare sulle ragioni di questo misconoscimento di crisi che causano così tante morti. E non è un caso che la stampa cattolica, e in particolare Avvenire e Famiglia Cristiana, sia stata molto attenta rispetto a tanta altra stampa alle crisi dimenticate. Probabilmente, perché esiste una tradizione, esiste un contatto con la rete missionaria. E questo va sottolineato.

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Chiesa e Società

 

La presidenza dell’Azione Cattolica ringrazia il Papa per la riconferma di mons. Francesco Lambiasi nell’incarico di assistente ecclesiastico generale

 

“Sincera e viva gratitudine” a Benedetto XVI - ha espresso stamane la Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica Italiana - per aver riconfermato mons. Francesco Lambiasi nell’incarico di assistente ecclesiastico generale. A mons. Lambiasi, che “con amore paterno” accompagna la vita dell’Associazione sin dal 2001, sono andati da parte della Presidenza “gli auguri più riconoscenti” “per una permanenza che si fa motivo di speranza, nel segno di un’Azione Cattolica che vuole accrescere sempre più la sua significativa presenza nella Chiesa italiana e la collaborazione con i suoi pastori”. Mons. Lambiasi, 59 anni, originario di Bassiano nella diocesi di Latina, è stato ordinato presbitero nel ‘71 ed è stato ordinato vescovo nel ‘99. È membro della Commissione episcopale per il laicato e del Pontificio Consiglio per i laici. (R.G.)

 

 

Ancora ignoti i responsabili e i motivi del barbaro assassinio a Nairobi

in Kenya del missionario ghanese padre Martin Addai

 

A quattro giorni dall’uccisione in Kenya, di padre Martin Addai, missionario ghanese di 46 anni, vittima sabato scorso di un agguato a Nairobi, ci si interroga sui motivi del delitto che appare più un’esecuzione mirata che un assalto a scopo di rapina. “Gli assassini volevano uccidere il padre oppure c’è stato uno scambio di persona? Si tratta di una faida locale? Per il momento non si sa”. Così i Padri Bianchi commentano, sul sito Web della loro rivista “Africa”, l’omicidio del loro confratello. Non è infatti sparito nulla dall’auto di padre Addai, rubata dai banditi e poi ritrovata la domenica sera: telefonino, passaporto, soldi, documenti, c'era tutto. Padre Martin Addai, era il rettore del Seminario di teologia della sua Congregazione dei Missionari d’Africa. Da rilevare che le rapine di strada con armi da fuoco sono un fenomeno sempre più preoccupante in Kenya, dove cresce l’ansia della popolazione per il degrado dell’ordine pubblico, un tema da tempo al centro del dibattito politico nel Paese africano. Per questo i vescovi locali – come riporta l’agenzia Fides - hanno più volte sollecitato il Governo ad agire per assicurare la protezione della popolazione. Le autorità locali attribuiscono la maggior parte delle responsabilità dei crimini violenti alla massiccia diffusione di armi clandestine provenienti dalla Somalia. Sono stimate in almeno 100 mila le armi da fuoco possedute illegalmente in Kenya. (R.G.)

 

 

In Costa d’Avorio gli studenti cattolici in campo contro la corruzione

 

Gli studenti cattolici della Costa d’Avorio scendono in campo contro la corruzione. Riuniti in assise nei giorni scorsi ad Abidjan, 500 delegati della Gioventù studentesca cattolica ivoriana (JEC) hanno posto la lotta a questa piaga ormai endemica nel Paese, tra i primi punti in agenda nel piano di azione dell'assoziazione nel biennio 2007-2008. Come da anni denunciano le organizzazioni internazionali e ha ammesso nell’occasione il sindaco di Yamoussoukro Jean Gnangnbé Kouadio, la corruzione è diffusa ormai a tutti i livelli e in tutti gli ambiti della società ivoriana: per accedere a qualsiasi servizio o evitare sanzioni arbitrarie i cittadini sono sistematicamente soggetti ad esazioni. Ad alimentare il fenomeno vi sono anche le basse retribuzioni dei dipendenti pubblici. (L.Z.)

 

Riuniti in Uzbekistan i vescovi dell’Asia Centrale: discussa l’adesione

alla Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (FABC)

 

Si è svolta nei giorni scorsi a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, l’ottava Assemblea annuale della Conferenza dei vescovi cattolici del Kazakistan e degli ordinari dell’Asia Centrale. Alla riunione hanno partecipato otto vescovi da Uzbekistan, Turkmenistan, Tagikistan, Kirgizistan e Kazakistan, l’unica Chiesa nella regione ad avere una propria Conferenza episcopale. Al centro dei lavori la discussione di un’eventuale adesione delle Chiese dell’Asia Centrale alla Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (FABC). Per questo alla riunione è stato invitato l’assistente del segretario generale della FABC, padre Raymond O’Toole che ha illustrato ai partecipanti la natura e le finalità dell’associazione che riunisce gli episcopati del Continente. La maggior parte dei vescovi ha convenuto sui vantaggi di un’adesione alla FABC, che potrebbe valorizzare il ruolo delle Chiese dell’Asia Centrale come ponte tra Oriente ed Europa. In questo senso si sono espressi, tra gli altri, mons. Thomas Peta, arcivescovo di Astana e presidente della Conferenza episcopale del Kazakistan e mons. Jerzy Maculewicz, Amministratore apostolico dell’Uzbekistan. Più cauti i delegati del Tagikistan e del Turkmenistan che hanno evidenziato alcune difficoltà oggettive, a cominciare da quelle di ordine linguistico e culturale (si tratta di Paesi in cui la lingua ufficiale è il russo, mentre la lingua di lavoro della FABC è l’inglese). Padre Andrzej Madej, superiore della Missione “sui juris” del Turkmenistan ha osservato, da parte sua, come l’ingresso nella FABC sia per la piccola Chiesa locale un’ipotesi non prioritaria dal momento che essa non ha ancora neanche uno status giuridico nel Paese. (L.Z.)

 

 

Nuovo rapporto ONU sui diritti umani nel Darfur: proseguono i crimini di guerra e contro l’umanità. Ma il Governo di Khartum respinge le accuse

 

Il Sudan ha respinto le conclusioni della Missione incaricata dal Consiglio per i diritti umani dell'ONU di indagare sulla situazione nella provincia del Darfur e formulare raccomandazioni. Nel rapporto della missione, reso noto a Ginevra, si afferma che nel Darfur i crimini di guerra e quelli contro l’umanità non sono cessati e che lo stesso Governo del Sudan ha “orchestrato e partecipato” a simili crimini. “Ci opponiamo fermamente e risolutamente a qualsiasi conclusione venga da questa Missione”, ha riferito il ministro della Giustizia sudanese, Mohammed Ali Elmardi, aggiungendo che “la situazione nel Darfur, da quando è scoppiato il conflitto tre anni fa, non è mai stata stabile come è adesso”. (R.G.)

 

 

Primo viaggio in Medio Oriente del segretario generale dell’ONU,

Ban Ki-Moon. Prima tappa al Cairo il 23 marzo

 

Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, è atteso il 23 marzo al Cairo per una visita di due giorni, nel corso della quale sarà ricevuto dal presidente egiziano Hosni Mubarak. A seguire, nel suo primo viaggio in Medio Oriente dopo la nomina ai vertici delle Nazioni Unite, il segretario generale dell’ONU si recherà in Israele, nei Territori palestinesi, in Giordania e infine in Arabia Saudita, dove parteciperà all'apertura del Vertice arabo il 28 marzo, a Ryad. (R.G.)

 

 

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

24 Ore nel Mondo

- A cura di Fausta Speranza –

 

 

- Si aggrava il bilancio delle vittime dell’esplosione avvenuta all’alba in un negozio di armi a Kabul. Secondo fonti della polizia, i morti già accertati sono sei ma potrebbero essere molti di più. E c’è poi l’attentato kamikaze che, vicino a un convoglio militare nella città di Khost, a 150 chilometri a Sud di Kabul, ha ferito diciotto persone, alcune in modo molto grave. Secondo quanto hanno reso noto fonti del Ministero della difesa, citate dall’agenzia EFE e riprese da tutti i media, truppe italiane e spagnole sono impegnate da lunedì nella zona occidentale dell'Afghanistan, in appoggio alla “operazione Achille”. L’operazione, secondo le fonti, ha lo scopo di “impermeabilizzare” la frontiera fra il sud e l’ovest del Paese, in collaborazione con esercito e polizia afghani.

 

- Due soldati statunitensi sono morti a Baghdad in due diverse esplosioni di ordigni artigianali al passaggio del mezzo sul quale viaggiavano. Entrambi gli episodi sono accaduti ieri ma il comando USA in Iraq ne dà notizia oggi. Intanto, il presidente iracheno, Jalal Talabani, lascia oggi l’ospedale di Amman dove è ricoverato da circa due settimane e tornerà in Iraq. Talabani, che ha 74 anni, secondo le  fonti ufficiali era stato ricoverato il 25  febbraio, a causa di “un forte affaticamento”.

 

- L'Egitto ha rifiutato una richiesta ufficiale israeliana di modificare l'iniziativa di pace araba sulla normalizzazione delle relazioni con Israele. “Nessun emendamento sarà fatto all’iniziativa araba”, adottata nel vertice arabo di Beirut del 2002, ha affermato il ministro degli Esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit. Una richiesta in tal senso era stata avanzata dall’ambasciatore israeliano al Cairo, Shalom Cohen, nel corso di un colloquio - da lui stesso sollecitato - con responsabili del Ministero degli esteri egiziano. Il diplomatico ha poi ricordato che “il premier israeliano Ehud Olmert e il ministro degli Esteri, Tzipi Livni, hanno già dichiarato che esistono punti positivi nell’iniziativa araba”, che propone in particolare la pace e la piena normalizzazione di tutti i Paesi arabi con Israele, in cambio del ritiro israeliano da tutti i Territori arabi occupati nel 1967.

 

- Proseguono a Gaza le ricerche di Alan Johnston, 44 anni, il corrispondente della BBC rapito da miliziani palestinesi mentre raggiungeva la propria abitazione nel rione di Rimal. Il sequestro non è stato finora rivendicato da alcuna organizzazione ed è stato condannato con forza da Hamas, da al Fatah e da ampi settori sella società palestinese. Incontrando ieri a Gaza un responsabile della BBC, il premier, Ismail Haniyeh, ha assicurato che il suo governo ha dato la priorità alla questione della liberazione del giornalista.

 

- L’Alto Rappresentante europeo per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana, è arrivato a Damasco per la prima visita in Siria di un dirigente dell’UE dall'assassinio, nel febbraio 2005 a Beirut, dell’ex premier libanese, Rafik Hariri. Solana, che proviene dall’Arabia Saudita e che in precedenza aveva visitato il Libano, è stato accolto all’aeroporto dal ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem. Insieme con il presidente siriano, Bashar el-Assad, Solana - secondo la tv locale - esaminerà “questioni regionali e le relazioni fra Siria ed Europa”. La tournée diplomatica del responsabile della politica estera dell’UE in Medio Oriente è dedicata soprattutto alla crisi politico-istituzionale in cui versa il Libano.

 

- I Servizi di sicurezza egiziani hanno arrestato nelle ultime 24 ore 18 attivisti dei Fratelli musulmani in sei governatorati, tra cui un alto esponente e diversi leader dell'organizzazione integralista islamica. La confraternita ha confermato gli arresti.

 

- Non c’è un bilancio ufficiale dei morti in conseguenza delle bombe esplose ieri a Mogadiscio: almeno due bimbi hanno perso la vita, ma secondo alcune fonti tra piccoli e adulti sarebbero una decina. La tensione è molto alta. Il nostro servizio:

 

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Anche stamane due perdite di vite umane: due civili uccisi nell'ennesimo agguato della guerriglia contro un convoglio etiopico. Dall'inizio di febbraio, a Mogadiscio ci sono stati oltre 80 morti, quasi 200 feriti, e molte migliaia di persone in fuga. Da alcuni giorni, sono presenti in Somalia, e proprio a Mogadiscio, 1.200 soldati ugandesi, i primi arrivati per la missione dell’Unione Africana che dovrebbe avvalersi di 8.000 uomini. Le bombe di ieri hanno colpito anche il palazzo presidenziale di Mogadiscio, villa Somalia, dove il presidente Abdullahi Yusuf si era appena ufficialmente reinsediato. Ieri, infatti, il Parlamento che ancora siede a Baidoa, 245 km a nord ovest della capitale, aveva dato il via libera formale al trasferimento dell'esecutivo nella capitale storica. Secondo diverse fonti, il presidente Yusuf si accingeva a far scattare un piano concreto di disarmo della città. Ipotesi che non piace ad alcuni clan, e meno che mai alla guerriglia islamica. E così i due gruppi ancora una volta sembrano stringere un’alleanza tattica contro il Governo Federale di Transizione.   

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- Erano stati rapiti 12 giorni fa in una zona remota del nordest dell’Etiopia, i cinque ostaggi europei liberati ieri e consegnati alle autorità del’Eritrea. L’annuncio è stato dato alla stampa dal ministro degli Esteri britannico, Margaret Beckett, la quale ha garantito che tutti e cinque sono in buone condizioni di salute ma ha espresso preoccupazione per gli otto etiopi che erano con loro al momento del sequestro e di cui non si hanno notizie certe. I cinque occidentali, tre uomini britannici, una donna francese e l’italoinglese Rossana Piani Moore sono stati portati all'ambasciata del Regno Unito ad Asmara, in Eritrea. Gli ostaggi, che stavano compiendo un giro turistico in Etiopia, sono tutti legati alla comunità diplomatica della capitale, Addis Abeba.

 

- L'emigrazione al centro del primo giorno del vertice tra i presidenti di Messico e Stati Uniti. Felipe Calderon e George Bush si sono incontrati nell’area archeologica maya di Uxmal. Calderon ha criticato la decisione americana di costruire un muro lungo più di mille chilometri su un terzo della frontiera comune per impedire l’immigrazione clandestina. “Stiamo lavorando insieme - ha detto Bush - per riuscire ad avere una frontiera moderna e sicura che acceleri il flusso legittimo di beni e persone e fermi chi vuole minacciare la nostra comune sicurezza e prosperità”. Da parte sua, Calderon ha sottolineato come l’economia statunitense abbia bisogna della forza lavoro messicana. “Noi siamo due economie complementari e disuguali: una ricca di capitali, l’altra di lavoratori. Per questo motivo l’immigrazione non può essere fermata per decreto”, ha detto Calderon. Nei mesi scorsi, milioni di lavoratori clandestini, almeno un terzo dei quali messicani, sono scesi in strada negli Stati Uniti per protestare contro un progetto di legge sull’immigrazione.  La zona dove Bush ha incontrato Calderon è stata circondata da decine di manifestanti che hanno incendiato bandiere statunitensi e si sono scontrati violentemente con la polizia.

 

- Italia ed Europa sempre più calde e siccità che avanza. E per 44 milioni di persone del Vecchio continente ci potrebbe essere una concreta emergenza acqua nel 2070. E’ lo scenario prospettato, a causa dei mutamenti climatici, dalla seconda parte del rapporto degli esperti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che verrà reso noto il 6 aprile a Bruxelles. La prima parte è stata presentata lo scorso febbraio a Parigi. Emerge un’Europa divisa in due: il nord più mite e il Sud che “bolle”. Per il 2100, nella migliore delle ipotesi, si prevede un rialzo tra 1 e 4 gradi centigradi delle temperature, contro un aumento tra i 2,5 e i 5,5 gradi centigradi nello scenario peggiore. Nel 2070, tra i 16 e i 44 milioni di persone potrebbe essere a serio rischio siccità.

 

- Contrariamente a quanto previsto in un primo tempo, Mohamed El Baradei, direttore dell’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, non ha potuto incontrarsi a Pyongyang con il principale negoziatore dell'accordo sul nucleare nordcoreano, Kim Kyegwan. Lo ha reso noto oggi, in una telefonata con l’agenzia  giapponese ‘Kyodo’, una portavoce del direttore dell’Ente  internazionale per l’energia atomica. El Baradei da ieri è a Pyongyang per la sua prima visita sulla scia dell’accordo internazionale firmato un mese fa a Pechino. Secondo la portavoce Melissa Fleming, El Baradei si è incontrato con un pari grado di Kim Kyegwan, il viceministro degli Esteri, Kim Hyongjun. Fonti nordcoreane hanno precisato che il negoziatore è estremamente impegnato nei preparativi per la prossima riunione a sei prevista dal negoziato, in programma a Pechino all'inizio della settimana prossima. I sei firmatari dell’accordo sono le due Coree, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia.

 

- Almeno otto persone sono state uccise in un’imboscata attribuita a combattenti separatisti islamici nell’estremo sud della Thailandia. Un gruppo di presunti ribelli ha attaccato un minibus che trasportava civili a Yala, una delle province presso la Malaysia, dove vi è stata ultimamente una ripresa delle rivendicazioni separatistiche. Nonostante le aperture della giunta che ha preso il potere a Bangkok nel settembre scorso, vi è stata da allora una recrudescenza delle violenze nell'estremo sud della Thailandia, dove dal gennaio 2004 sono state uccise circa 2.000 persone. 

 

- In Ecuador, alcuni sconosciuti a bordo di motociclette hanno sparato ieri a Quito sulla gente raccolta davanti ad un hotel, all’interno del quale erano riuniti una cinquantina di parlamentari, destituiti la settimana scorsa dal Tribunale superiore elettorale (TSE). Secondo Radio Quito, due persone sono rimaste ferite. Incidenti si erano registrati poco prima all’interno del Parlamento, dove aveva cercato di entrare un gruppo di 18 deputati destituiti dallo stesso Tribunale perchè contrari alla convocazione di un referendum per eleggere i membri dell'Assemblea costituente, voluta dal presidente della Repubblica, Rafael Correa. 

 

- Si è aperto il vertice Italia-Russia. Il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, e il numero uno del Cremlino, Vladimir Putin, nella città di Bari affronteranno i temi internazionali, ma sono previsti anche una serie di incontri bilaterali tra ministri per affrontare i temi economici, con particolare riguardo al settore energetico, e tutti i dossier tra i due Paesi.