RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI n. 69 - Testo della trasmissione di sabato 10  marzo 2007

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Solenne incontro di preghiera di Benedetto XVI con gli studenti universitari di Europa e Asia. Il Papa guiderà la recita del Rosario in Aula Paolo VI. Ce ne parla mons. Lorenzo Leuzzi

 

L'udienza del Papa al presidente russo Putin del 13 marzo in Vaticano favorirà il dialogo tra cattolici e ortodossi: lo sottolinea, alla Radio Vaticana, il nunzio Antonio Pennini

 

 Benedetto XVI trascorrerà il riposo estivo tra le montagne venete di Lorenzago di Cadore dal 9 al 27 luglio prossimi

 

Il 2 aprile si chiuderà la fase diocesana della Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II: la testimonianza del postulatore mons. Slawomir Oder

 

 Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nei cinema italiani il controverso film "In memoria di me" sulla vicenda vocazionale di un novizio gesuita. Padre Lombardi: le esperienze descritte nel film non corrispondono alla realtà di ieri né di oggi 

 

Discutibile scelta dell'ospedale San Camillo di Roma: se dopo l'aborto il feto nasce vivo non verrà curato. Intervista con la dottoressa Maria Luisa Di Pietro

 

Le “intuizioni” di San Francesco al centro della 31.ma Assemblea del COMPI, l’Unione delle Conferenze dei ministri provinciali delle Famiglie francescane d’Italia. Ai nostri microfoni padre Paolo Fiasconaro

 

Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

 

CHIESA E SOCIETA’:

In Indonesia, la diocesi di Padang in prima linea nelle operazioni di assistenza ai terremotati di Sumatra, soprattutto musulmani

 

I vescovi dell’Ecuador lanciano un accorato appello alla calma e all’unità di tutti gli ecuadoriani dopo la recente crisi politica e la destituzione di 57 deputati

 

A Kirkuk, venti studenti sono i primi a terminare il corso triennale di Teologia aperto a tutti i cristiani della città

 

In vista della V Conferenza generale degli Episcopati dell’America latina e dei Carabi di Aparecida, si moltiplicano incontri, seminari e assemblee per curare gli aspetti organizzativi dell’evento

 

“Essendo creature di Dio, donne e ragazze vanno sempre rispettate e valorizzate”. E' il messaggio dei vescovi della Zambia in occasione della festa della donna

 

Al via nella Repubblica Democratica del Congo il programma che spiega nelle scuole la nuova legge per la tutela delle donne

 

Solidarietà dei vescovi dell’Africa orientale al popolo somalo e all’amministratore apostolico della Somalia, mons. Giorgio Bertin

 

Presentato a Roma il programma del Comitato per la famiglia, che ribadisce il proprio "no" ai DICO

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora sangue e vittime a Baghdad, dove si è aperta oggi la Conferenza internazionale di pace per l’Iraq

 

 

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

Il Papa e la Santa Sede

 

Udienze del giorno

 

Agenda fitta di impegni questa mattina, per Benedetto XVI, che ha incontrato, in successive udienze, il cardinale Rosario José Castillo Lara, presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, il cardinale arcivescovo emerito di Managua, Miguel Obando Bravo, e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi. Dal Pontefice, inoltre, anche due vescovi della Conferenza episcopale del Piemonte, in Visita ad Limina.

 

Nomine

 

In Mozambico, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Quelimane, presentata dal vescovo Bernardo Filipe Governo, dei Padri Cappuccini, in conformità al canone 401 - paragrafo 2 - del Codice di Diritto Canonico.

 

In Italia, il Papa ha nominato vescovo di Cassano allo Jonio padre Vincenzo Bertolone, dei Missionari Servi dei Poveri, finora sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il neo presule, 60 anni, è stato ammesso all’età di 17 anni al noviziato della Congregazione dei Servi dei Poveri. Ha conseguito il Baccellierato in Teologia presso l’allora Istituto Teologico “San Giovanni Evangelista” di Palermo, quindi si è laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Palermo e più tardi ha conseguito la licenza in Diritto Canonico presso l’“Angelicum” di Roma. Nello stesso anno ha ricevuto l’attestato di Postulatore presso la Congregazione per le Cause dei Santi e, nel 1987, ha conseguito il dottorato in Diritto Canonico. È autore di diverse pubblicazioni di carattere biografico e di spiritualità. Ha svolto, fra gli altri, gli uffici e i ministeri di assistente dell’Orfanotrofio maschile, insegnante di Religione nelle Scuole Medie, cappellano presso l’Istituto di Rieducazione per i minorenni “Malaspina” di Palermo, superiore-economo del Collegio Giacomo Cusmano in Roma e responsabile dell’Oratorio pubblico “Beato Giacomo Cusmano”. È Membro dell’Istituto Internazionale del Santo Volto di Cristo. Dal 1988 al 2001, è stato officiale della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

 

 

Solenne incontro di preghiera di Benedetto XVI

con gli studenti universitari di Europa e Asia.

Il Papa guiderà la recita del Rosario in Aula Paolo VI

 

Manila, Calcutta, Islamabad, Hong Kong: sono le quattro città asiatiche che, insieme ad altre sette città europee, tra cui Cracovia e Coimbra, si collegheranno oggi pomeriggio con l’Aula Paolo VI in Vaticano, in occasione del V Rosario degli Universitari con Benedetto XVI. L’evento, organizzato dall’Ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma, coincide con la V Giornata europea degli universitari, che quest’anno ha come tema “La Carità intellettuale via di una nuova cooperazione tra Europa e Asia”, su cui ieri si è sviluppato il Convegno “Cooperazione universitaria Italia Asia”, organizzato presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA), in collaborazione con il Ministero degli Esteri. Tra i partecipanti al convegno, il rettore della LUMSA, Giuseppe Dalla Torre, ha sottolineato come l’attuale globalizzazione deve spingere le università dei diversi continenti ad approfondire insieme i temi della pace, dei diritti umani e dello sviluppo. Ascoltiamo mons. Lorenzo Leuzzi direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria,al microfono di Marina Tomarro: 

 

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R. - La V Giornata europea degli universitari si caratterizza quest’anno per l’attenzione al continente asiatico. Io credo che il cammino di comunione, di collaborazione tra il continente europeo e quello asiatico possa essere sviluppato ed intensificato dal mondo universitario. Non c’è, forse, una grande tradizione di collaborazione tra i diversi atenei e credo, quindi, che questa esperienza possa essere l’avvio di un cammino nuovo, che possa portare a quelle forme di collaborazione che aiutino a mettere in comune, da parte europea, tutta la ricchezza dell’esperienza cristiana, maturata durante i secoli, e da parte asiatica quella sensibilità religiosa che è tipica dei popoli di quel continente. Si tratta, dunque, di costruire insieme un futuro, dove le due culture si incontrino e questo può avvenire soltanto e grazie anche agli atenei sia europei che asiatici.

 

D. - Tema di questa V Giornata è la carità intellettuale. Ma in che modo la carità può entrare nella vita universitaria?

 

R. - Credo che il tema della carità intellettuale richiami direttamente la finalità e soprattutto la vocazione che ha una istituzione universitaria. Credo che il mondo universitario sia veramente importante in questo momento in cui la ricerca e la didattica e la formazione delle nuove generazioni hanno bisogno di essere vissute nella prospettiva di un grande servizio che è espressione della carità intellettuale.

 

D. - Tanti sono gli universitari che ogni anno partecipano al Rosario, ma secondo lei perché questo evento attira così tanti giovani?

 

R. - Credo che il Rosario e la devozione mariana rappresentino anche un modo significativo di mettersi alla sequela del Signore, perché Maria rappresenta Colei che ha saputo più di ogni altro essere attenta alle Parole del Signore. E’, dunque, una immagine per i giovani ed una testimonianza concreta per i giovani non solo di ascolto, ma anche vissuto concreto. Penso che guardando a Maria, molti giovani si sentano come direttamente interpellati dal Signore per una revisione di vita, ma anche una disponibilità, perché il Signore possa fare di loro strumenti del suo Vangelo.

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L'udienza del Papa al presidente russo Putin del 13 marzo in Vaticano

favorirà il dialogo tra cattolici e ortodossi:

lo sottolinea, alla Radio Vaticana, il nunzio Antonio Mennini

 

Cresce l’attesa per il colloquio, martedì prossimo in Vaticano, tra Benedetto XVI e il presidente russo Vladimir Putin. E’ la terza visita di Putin compie in Vaticano, dopo gli incontri con Giovanni Paolo II nel 2000 e 2003. Sulle aspettative per questo incontro, Alessandro Gisotti ha intervistato il nunzio apostolico, Antonio Mennini, rappresentante della Santa Sede nella Federazione Russa:

 

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R. - La visita del presidente è significativa delle buone relazioni che esistono a vari livelli tra la Santa Sede e la Federazione Russa. Per quanto riguarda le mie immediate aspettative, direi che certamente il Santo Padre e il presidente Putin troveranno una grande consonanza su quelli che sono i grandi temi che stanno più a cuore alle sorti dell’umanità. Anche recentemente il presidente, in una conferenza stampa, ha lodato l’impegno delle Chiese e delle confessioni religiose in Russia proprio perché si adoperino ancora a realizzare questo clima di conciliazione e di comunione fra tutti i credenti in Russia. E credo che questo sia certamente un aspetto sul quale anche il Santo Padre avrà molto da dire sulla base della sua esperienza. Dunque, un incontro che certamente sarà foriero di buoni frutti nelle relazioni ulteriori tra Santa Sede e Federazione Russa, a vantaggio anche della Chiesa cattolica in Russia.

 

D. - Fra l’altro, il Papa e Putin, probabilmente, si parleranno in tedesco, lingua che il presidente russo conosce molto bene...

 

R. - Sì. Devo dire che questo è stato un gesto di cortesia da parte del presidente, che ha fatto sapere che era pronto a parlare direttamente nella lingua madre del Santo Padre che lo stesso Putin conosce molto bene.

 

D. - A che punto siamo nei rapporti tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa, dopo le difficoltà degli anni passati?

 

R. - Per quanto riguarda i rapporti più diretti tra le due Chiese, qui, nella Federazione Russa, dopo che è stata costituita questa Commissione bilaterale mista per lo studio e per la soluzione dei problemi locali, delle incomprensioni, la situazione è migliorata sensibilmente: è migliorata anche e soprattutto su un piano di clima personale, cioè con i membri della Commissione c’è un ottimo clima di amicizia, di comprensione…

 

D. - Il teologo Joseph Ratzinger è sempre stato molto apprezzato dagli ortodossi. Come viene valutato oggi dagli ortodossi l’impegno ecumenico di Benedetto XVI?

 

R. - Dopo la visita del Santo Padre a Costantinopoli, le valutazioni emerse da alti esponenti di questo Patriarcato sono state molto positive. Ma sono state già positive le valutazioni fatte dopo i primi discorsi del Pontificato di Sua Santità, del suo impegno ecumenico, il suo discorso fatto poi a al Congresso Eucaristico di Bari… Recentemente, anche dietro interessamento della parte ortodossa, si è proceduto alla ristampa di un volume molto noto dell’allora cardinale Ratzinger, “Introduzione al cristianesimo”: il metropolita Kyrill ha dato la sua disponibilità a scriverne la prefazione.

 

D. - Quali sono i punti dove è più facile il dialogo con gli ortodossi, anche alla luce delle esperienze della vita quotidiana dei fedeli?

 

R. - Si compiono seminari insieme, delle ricerche insieme: questo mi sembra molto importante. Poi, ci sono anche i livelli della collaborazione locale: per esempio, nelle mie visite alle parrocchie cattoliche - a parte situazioni difficili che purtroppo esistono, anche per una scarsa conoscenza tra l’una e l’altra Chiesa - vedo spesso esperienze di collaborazione…

 

D. - In molti si chiedono quando avverrà l’incontro tra il Papa e il Patriarca Alessio II. Il tempo è maturo?

 

R. - Sua Santità Alessio II, come alcuni altri esponenti di questa Chiesa, sono spesso tornati su questo argomento. In modo specifico, il Patriarca non ha mai escluso questa possibilità, questa eventualità. Ha sempre sottolineato il fatto che questo evento deve segnare un punto di arrivo di reale e fattivo riavvicinamento e di pacificazione tra le Chiese. Mi permetterei di ricordare che alcuni anni fa il cardinale Sodano, a proposito di una eventuale visita di Giovanni Paolo II in Russia, diceva: “Questa visita deve essere un dono per tutti i cristiani, non soltanto per i cattolici”. Certo, noi la auspichiamo perché sarebbe una cosa molto importante, non solo per il mondo cristiano ma proprio anche per quella tutela dei valori comuni e della Casa comune europea, la cui difesa sta molto a cuore anche alla Chiesa ortodossa.

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Benedetto XVI trascorrerà il riposo estivo tra le montagne venete

di Lorenzago di Cadore dal 9 al 27 luglio prossimi

 

Dopo due anni tra le montagne della Valle d’Aosta, cambia lo scenario alpestre delle prossime vacanze estive di Benedetto XVI. La Sala Stampa Vaticana ha comunicato oggi che il Papa, “accogliendo l’invito dei vescovi di Treviso e di Belluno-Feltre”, trascorrerà un “periodo di sollievo estivo, dal 9 al 27 luglio, nella località di Lorenzago di Cadore, nella Casa appartenente alla Diocesi di Treviso, dove già si era recato in passato anche il suo predecessore, Papa Giovanni Paolo II”. La località veneta è situata in provincia di Belluno.

 

 

Il 2 aprile prossimo si chiude la fase diocesana

della Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II:

ai nostri microfoni, la testimonianza del postulatore mons. Slawomir Oder

 

Una notizia a lungo attesa da milioni di fedeli in tutto il mondo: lunedì 2 aprile, alle ore 12, avrà luogo nella Basilica di San Giovanni in Laterano la sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio Giovanni Paolo II. Lo ha annunciato oggi il cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, in seguito alla comunicazione ricevuta dal postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Karol Wojtyla, mons. Slawomir Oder. Il cardinale Ruini invita tutti i fedeli della diocesi a prender parte alla Santa Messa di suffragio di Giovanni Paolo II, che verrà presieduta da Benedetto XVI, nel pomeriggio del 2 aprile alle ore 17.30, nella Basilica Vaticana. Per un commento su questo importante annuncio per la vita della Chiesa, Beata Zajaczkowska, del nostro programma polacco, ha intervistato lo stesso postulatore, mons. Slawomir Oder:

 

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R. - In questo momento la chiusura della fase diocesana significa che abbiamo chiuso l’inchiesta, gli interrogatori di tutti i testimoni. La Commissione storica ha svolto il suo compito, ha presentato la relazione e tutta la documentazione è pronta per trasmetterla alla Congregazione per le Cause dei Santi.

 

D. - Come si svolgerà la cerimonia di chiusura?

 

R. - E’ previsto l’appuntamento per tutti i fedeli, perché la sessione della chiusura sarà un atto pubblico. Questo appuntamento è previsto a mezzogiorno del 2 aprile nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Il momento della chiusura è un momento strettamente giuridico, però per entrare nel clima di questo solenne momento, ci prepareremo con la recita della preghiera delle ore.

 

D. - Possiamo dire che questo è stato il processo di Beatificazione più veloce nella storia moderna della Chiesa?

 

R. - Per certi aspetti, sicuramente è stato molto veloce, probabilmente più veloce di altri. Dal momento della morte di Giovanni Paolo II all’apertura della Causa, sicuramente è stata una cosa del tutto eccezionale. Però, per quanto riguarda lo svolgimento del processo, penso che la durata della fase diocesana potrebbe essere paragonata ad altri processi che di recente hanno avuto luogo, penso per esempio al processo di Madre Teresa di Calcutta.

 

D. - Che figura emerge di Giovanni Paolo II dalle testimonianze che sono arrivate nel suo ufficio?

 

R. - Soprattutto quella di un Papa vicino, un Papa che tanti chiamano “il nostro Papa” o semplicemente “il nostro Karol”. Veramente le testimonianze che provengono da tutte le parti del mondo sono dimostrazione di una universalità del messaggio di Giovanni Paolo II. C’è una diffusione veramente mondiale dell’amore per questo grande Papa, che ha accompagnato gli ultimi decenni della nostra storia. E’ un Papa vicino, amato, un Papa che è entrato nelle nostre case come il membro più stretto della nostra famiglia.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - In primo piano: sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità di Giovanni Paolo II, lunedì 2 aprile, ore 12, a San Giovanni in Laterano

 

Servizio estero - In evidenza l’Iraq: a Baghdad la conferenza internazionale sulla sicurezza. Il presidente USA, George W. Bush, spera che Iran e Siria aiutino la giovane democrazia irachena

 

Servizio culturale - Un articolo di Franco Pelliccioni dal titolo “Un caleidoscopio di personaggi tra scoperte e pericoli nell’estremo Nord”: Viaggiatori in Islanda nel XIX secolo (scienziati, artisti, fotografi, scrittori, avventurieri e grandi esploratori)

 

Servizio italiano - In rilievo la sanità: tre casi di “epatite b” dopo autotrapianto. Inchiesta al San Giovanni di Roma.

 

 

 

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Oggi in Primo Piano

 

Nei cinema italiani il controverso film "In memoria di me"

sulla vicenda vocazionale di un novizio gesuita.

Padre Lombardi: le esperienze descritte nel film

non corrispondono alla realtà di ieri né di oggi

 

Da ieri è sugli schermi italiani, dopo aver rappresentato in concorso l’Italia all’ultima edizione del Festival del Cinema di Berlino, la controversa e problematica opera seconda di Saverio Costanzo, "In memoria di me", un film tratto dal romanzo "Il gesuita perfetto", scritto nel 1961 da Furio Monicelli. Uno sguardo freddo e severo sull’esperienza del noviziato di un giovane alla ricerca di se stesso e del senso della vita. Il servizio è di Luca Pellegrini:

 

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Per riattualizzare e rinnovare nel presente la “memoria di Lui”, la memoria di Cristo - con le parole, le azioni, le difficili rinunce, una radicale scelta di vita nel senso del Vangelo - un giovane può essere tentato anche oggi dal seguire la strada umile ed impervia della sequela. Per essere di Cristo e con Cristo, per essere “con Lui”, il suo insegnamento è chiaro: perdere la propria vita per ritrovarla, prendere una croce e seguirlo. Anni cruciali e difficili, dunque, quelli del noviziato, quelli della preparazione all’ingresso stabile in una comunità religiosa, al ministero ordinato, quelli in cui si impara ad assumere regole per una vita ridisegnata, rimodellata su quel “perdersi” che diventa prima di tutto dono di sé e sguardo d’amore. Il film di Saverio Costanzo testimonia il suo stile originale, una personalità rigorosa, una conoscenza del cinema essenziale punteggiato da una molteplicità di emozioni e da una disciplina estetica che non accetta compromessi. Laicamente si fa interprete dei grandi interrogativi depositati in molti cuori sinceramente inquieti, raccontando le prime settimane del giovane Andrea nella comunità dei Gesuiti che lo accoglie e ne inizia il cammino di formazione, formulato in una disciplina austera in cui il distacco dal mondo e l’esperienza della comunità incarnano le prime difficoltà. Una formazione, però, descritta con parziale unilateralità e disattenzione alle ragioni di quelle scelte e alle impostazioni di vita che ne derivano. Insomma: dov’è la genuina esperienza della presenza di Cristo, dov’è la dimensione ecclesiologica e soteriologica, la vita sacramentale, la presenza di Dio come caritas? Pur rispettando la compostezza formale del fare cinema di Costanzo, è la scorrettezza dell’impostazione che lascia il senso dell’inadeguatezza e dell’opera incompleta.

 

Al direttore generale della Radio Vaticana, Padre Federico Lombardi, gesuita, chiediamo un commento proprio riguardo alla descrizione parziale e alterata che molte immagini, ma soprattutto i rari dialoghi, operano nei confronti dell’esperienza di vita comunitaria e delle regole che la rendono il luogo della ricerca di Dio e di una maggiore comprensione del senso della propria vita. 

 

R. - Io non intendo dare un giudizio estetico sul film, ma intendo solo rispondere alla domanda se quello che viene rappresentato è il noviziato dei Gesuiti oppure no. Io rispondo no. Non solo perché sono passati 50 anni, ma anche perché lo spirito e le intenzioni del noviziato sono profondamente travisate. Alcune delle pratiche esteriori che vengono evocate nel film possono far pensare, effettivamente, a come era un noviziato molti anni fa. Ma manca un po’ tutto l’essenziale. Chi entra in noviziato entra, ed entrava anche 50 anni fa, sulla spinta di una grande esperienza di fede, con un desiderio intenso di dedicarsi al servizio di Dio e degli altri. Nel noviziato veniva e viene educato ad un amore profondo e personale per Gesù Cristo, conosciuto attraverso il Vangelo, in modo tale da imparare ad imitarlo, conoscerlo, amarlo, seguirlo. Di questo nel film, mi pare che non ce ne sia ombra, sembra anzi che chi vive più evangelicamente l’amore e il desiderio di imitazione di Cristo si debba mettere in opposizione con tutta la dinamica del noviziato. Inoltre, sembra che ci sia una freddezza totale, un’assenza di rapporti umani, di sincerità in questi rapporti. Cosa, questa, che mi sembra veramente in contraddizione con la formazione ad uno spirito di servizio per gli altri, che è veramente l’essenziale cui mira la Compagnia di Gesù come Ordine apostolico, che vuole essere al servizio degli altri per far conoscere loro il Signore per crescere nell’amore e nella carità.

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Discutibile scelta dell'ospedale San Camillo di Roma:

se dopo l'aborto il feto nasce vivo non verrà curato

 

Un firma per non curare il feto, anche se nato vivo dopo l’aborto. E' la discutibile scelta fatta dall’ospedale San Camillo di Roma, che chiede a chi decide di sottoporsi a un aborto terapeutico tardivo di firmare un “consenso informato” per rinunciare alle cure intensive nel caso di sopravvivenza all’intervento. Niente tubi o macchinari, quindi, ma solo cure cosiddette compassionevoli. La decisione è stata adottata per evitare il ripetersi di episodi come quello del bimbo al Careggi di Firenze nato vivo dopo un aborto, per il quale il cardinale arcivescovo di Firenze ha detto ieri “La Chiesa è vicina ai genitori ma ci sono principi etici non negoziabili”. “L’orrore è servito”, ha reagito l’Associazione Scienza e vita all’iniziativa del San Camillo di Roma. Sentiamo la presidente dell'Associazione, Maria Luisa di Pietro, al microfono di Gabriella Ceraso:

 

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R. - “L’orrore è servito” ha portato in evidenza fatti che talora rimangono sottaciuti: bimbi vittime di un approccio di astensione e di abbandono, addirittura introducendo delle pratiche che genericamente vengono chiamate di tipo eutanasico. Quindi, non più la valutazione degli interventi in base alle condizioni del bambino, ma semplicemente lo stabilire d’ufficio un atteggiamento di astensione e di abbandono.

 

D. - Voi considerate questo consenso una scorciatoia che in qualche modo deresponsabilizza…

 

R. - Sì, nel senso che il medico si vuole tutelare da possibili rivalse future dei genitori, qualora determinati interventi possano creare problemi non prevedibili al momento in cui vengano attuati. Il potersi rifugiare dietro ad un consenso scritto, tra l’altro prendendo delle decisioni a priori che non hanno nessun tipo di rapporto con la situazione clinica alla quale poi il medico si troverà davanti, risponde per l’ennesima volta ad una logica delle medicina difensiva che non ha nulla a che fare con la pratica medica propriamente detta.

 

D. - C’è un altro elemento: è possibile che questo modo di procedere si situi nella scia di premesse per scelte eugenetiche?

 

R. - Il problema viene portato in evidenza in modo eclatante, e si aggiunge alla logica stessa che accompagna oggi la diagnosi prenatale, perché è l’unica situazione in cui c’è una doppia distorsione del concetto di diagnosi. Nella pratica medica, la diagnosi serve per individuare patologie e intervenire da un punto di vista terapeutico. Nel caso, invece, della diagnosi prenatale, ormai sta diventando un’anticamera all’aborto, quindi all’uccisione del malato, il che è contro ogni logica dell’utilizzo della diagnosi. Tra l’altro, nel caso della diagnosi nell’utilizzo post-natale, la diagnosi viene fatta e viene utilizzata se c’è un’indicazione. Nel caso della diagnosi pre-natale, sembra evidente che l’unica indicazione diventa la gravidanza. Allora, questo sta portando appunto ad una deviazione del concetto di diagnosi e sembra incredibile che lo stesso concetto venga utilizzato in maniera diversa prima e dopo la nascita, come se non si trattasse sempre dello stesso essere umano che ha una storia che comincia da quando è stato concepito.

 

D. - Ma non le sembra un po’ un "non senso", anche dal punto di vista medico, procedere ad un aborto e poi immediatamente cercare di salvare una vita, e ora non curare il feto nato vivo?

 

R. - Sicuramente. Per questo dico che stiamo assistendo ad una distorsione del significato stesso della medicina e a quella temibile deriva eugenetica che è stata messa in evidenza recentemente anche in altri Paesi, ad esempio dalla stessa Francia.

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Le “intuizioni” di San Francesco al centro della 31.ma Assemblea

del COMPI, l’Unione delle Conferenze dei ministri provinciali

delle Famiglie francescane d’Italia

 

“I cardini di una intuizione”: su questo tema, si conclude oggi ad Arenzano, in Liguria, la 31.ma Assemblea del COMPI, l’Unione delle Conferenze dei ministri provinciali delle Famiglie francescane d’Italia, che comprendono - lo ricordiamo - i Frati Minori, i Cappuccini, i Conventuali e il Terz’Ordine. L’iniziativa è il primo di tre appuntamenti in preparazione all’ottavo centenario dell’approvazione della Regola di San Francesco da parte di Papa Innocenzo III, nel 1209. Sul significato di questo incontro, ascoltiamo, al microfono di Roberta Moretti, padre Paolo Fiasconaro, segretario generale del COMPI:

 

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R. - L’assemblea sta approfondendo le vere intuizioni che hanno caratterizzato l’esperienza umana e spirituale di San Francesco, che sono la vocazione - sappiamo quanto è importante nella vita di Francesco il crocifisso - poi il suo chinarsi dinanzi al lebbroso, quindi la misericordia e la povertà, a ancora il passare a quel "Francesco va e ripara la mia casa che va in rovina" che rappresenta la missione francescana che annuncia il Vangelo in tutte le parti del mondo.

 

D. - Quali sono i diversi carismi delle famiglie francescane e qual è l’importanza del loro confronto?

 

R. - Subito dopo la morte di San Francesco, i frati hanno applicato lo spirito della Regola con attualizzazioni diverse. Tutti i figli di San Francesco come Frati minori, poi appunto i Conventuali, che sono quelli che hanno una peculiarità di tipo più culturale, ovvero della valorizzazione il patrimonio artistico monumentale - pensiamo alla Basilica di Assisi dove i frati chiamarono i grandi pittori, Giotto, Cimabue, Lorenzetti. Poi, nel ’500, nacquero i Cappuccini, più vicini al popolo, con i conventi costruiti in una certa maniera, fuori del paese, con una caratteristica quasi di eremo. Infine, quando noi parliamo del Terzo ordine, ci riferiamo ai laici che vivono la spiritualità di san Francesco nel mondo, però nell’800 nacquero i consacrati di questo ramo secolare.

 

D. - A otto secoli dalle origini del carisma francescano, quali sono le sfide aperte per le famiglie francescane di Italia?

 

R. - Siamo chiamati a portare il Cristo nell’attività pastorale che ogni frate compie nella sua comunità. Sono 980 le comunità religiose in Italia e di queste circa 470 sono le parrocchie e quindi collaboriamo con i vescovi nelle varie diocesi. Sappiamo quanti frati lavorano in favore delle nuove povertà, ci sono case di comunità per drogati, per ragazze madri e veramente sull’esempio di Francesco, padre di misericordia, anche noi oggi siamo chiamati ad essere uomini, testimoni di misericordia verso il fratello che incontriamo.

 

D. - Parliamo di vocazioni. E’ sempre forte l’attrazione dei giovani verso Francesco?

 

R. - Le quattro famiglie hanno molti incontri a livello giovanile, ad Assisi. Andare alla fonte, andare cioè in Assisi, a vivere tre, quattro giorni durante l’anno per noi è una grande ricarica spirituale: questi incontri diventano mediazione per l’animazione vocazionale. Oggi sono più di 500 i giovani che sono nelle nostre case di formazione che si incamminano verso il sacerdozio.

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Il commento di don Serretti al Vangelo della Domenica

 

Nella terza Domenica di Quaresima, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui viene riferito a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?”. E aggiunse:    

 

“No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, decente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense: 

 

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(musica)

 

“Se non vi convertite, voi perirete tutti”. Queste parole di Gesù fanno eco a quelle che il Signore aveva detto in antico per bocca del profeta: “Se non crederete, non avrete stabilità, non avrete consistenza”. Nel convertirsi al Cristo, nel volgersi verso di Lui con la totalità del nostro essere, noi trovando Lui guadagniamo anche noi stessi. Lontano da Cristo e distratto da Lui, l’uomo è perduto e tutto quel fa e che intraprende uno che è perduto, è anch’esso perdizione e riproduzione all’infinito dello smarrimento e dell’erranza. Fuori di Cristo, l’uomo perde ed incrementa la perdita, a dismisura; nella conversione a Cristo, l’uomo da perduto e da perdente torna a vincere e cioè a vivere, “perché vivere – diceva Teresa d’Avila – è vincere”.

 

(musica)

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RADIO VATICANA

Radiogiornale

Chiesa e Società

 

In Indonesia, la diocesi di Padang in prima linea nelle operazioni

di assistenza ai terremotati di Sumatra, soprattutto musulmani

 

“La carità è senza confini o discriminazioni”, “tutte le nostre risorse sono mobilitate per la solidarietà verso i terremotati” di Sumatra", colpita lo scorso 6 marzo dal sisma che ha provocato la morte di oltre 70 persone e distrutto più di 1000 case. E’ quanto riferisce all’Agenzia Fides il vescovo di Padang, mons. Martinus Dogma Situmorang, presidente della Conferenza episcopale indonesiana, aggiungendo che i destinatari degli aiuti sono soprattutto musulmani. Hanno assicurato il loro sostegno anche altre diocesi indonesiane, la Caritas Germania e il Catholic Relief Service. Sono già stati inviati cibo, tende e coperte. Fra gli edifici danneggiati ci sono alcune strutture cattoliche, tra cui ospedali, scuole e parrocchie. Alcuni cittadini hanno trovato rifugio in locali di comunità cattoliche. Le comunità, oltre al sostegno morale, offrono anche quello spirituale, organizzando momenti di preghiera. (A.L.)

 

I vescovi dell’Ecuador lanciano un accorato appello alla calma e all’unità

di tutti gli ecuadoriani dopo la recente crisi politica

e la destituzione di 57 deputati

 

“E’ arrivata l’ora di dimostrare che ci sentiamo fratelli”. E’ l’accorato appello dei vescovi dell’Ecuador dopo la crisi politica che nei giorni scorsi ha colpito il Paese latinoamericano. Le divergenze tra la Corte elettorale suprema, che chiede la formazione di un’Assemblea costituente, ed il Parlamento, contrario a questa richiesta, sembrano inconciliabili. Mercoledì scorso, il tribunale elettorale ha destituito 57 deputati contrari all’insediamento di un’Assemblea costituente, attraverso le elezioni previste per il prossimo 15 aprile. Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha chiesto anche l’intervento della polizia per impedire l’ingresso in Parlamento dei deputati destituiti. I presuli ecuadoriani - riferisce l’Agenzia Fides - ritengono che questi fatti abbiano aperto “una crisi politico-giuridica”, conseguenza di “manipolazioni del potere e di giochi politici disonesti”. "L’Ecuador - prosegue il comunicato - non merita e non può accettare questa situazione”. La Chiesa lancia quindi un appello “a mantenere la calma e la pace”. I vescovi chiedono infine ai magistrati “di contribuire con il loro sapere… a sostenere la patria e a salvare la democrazia”. (A.L.)

 

 

A Kirkuk, venti studenti sono i primi a terminare il corso triennale

di teologia promosso dall’arcidiocesi dal 2003 e aperto a tutti i cristiani della città: una testimonianza di fede che non si arrende alla guerra

 

“Nonostante le difficoltà, c’è ancora speranza”. Così mons. Sako, l’arcivescovo caldeo della città Kirkuk, sottolinea l’importanza della consegna delle licenze in Teologia per circa 20 studenti di varie chiese cristiane, al termine di un corso di studi di tre anni che si è tenuto nella città curda nel nord dell’Iraq. Iniziativa diocesana di grande importanza se si considera che ha avuto luogo in una città dilaniata dagli scontri tra la maggioranza curda e la minoranza araba, giunta a Kirkuk nel dopo la pressa di potere di Sadam Hussein. La cerimonia di consegna delle licenze è avvenuta lo scorso 8 marzo nell’aula magna limitrofa alla cattedrale del Sacro Cuore di Gesù a Kirkuk. Durante la celebrazione, presieduta dallo stesso mons. Louis Sako, insieme con i capi delle altre chiese cristiane della città irakena, i 20 studenti hanno portato il titolo della “Chiesa rossa” - luogo caro ai fedeli caldei di Kirkuk, nel cimitero cittadino - e lo hanno passato ai nuovi studenti, “gesto che simboleggia la fedeltà e la continuità di questi cristiani con i primi padri della Chiesa”, spiega Padre Janan Shamil dell’arcidiocesi, aggiungendo che “questa giornata ci dimostra che nonostante la condizione di totale assenza di sicurezza e il dramma dell’emigrazione che colpisce il Paese, ancora c’è speranza, perché la fede è ben radicata”. “Con la stessa fede - continua il  sacerdote - gli studenti del corso di teologia cercano sempre di trasmettere ai nuovi allievi l’eredità dei Padri della Chiesa”. La consegna alle nuove classi di teologia del catechismo e della bandiera vaticana sono invece “il segno di fedeltà e unione della Chiesa locale con quella universale”. (M.G.)

 

 

In vista della V Conferenza generale degli Episcopati dell’America Latina

e dei Caraibi di Aparecida, si moltiplicano incontri, seminari e assemblee per curare gli aspetti organizzativi dell’evento

 

In tutto il continente sudamericano, si susseguono le iniziative di preparazione in vista della V Conferenza generale degli Episcopati dell’America latina e dei Carabi, che si terrà dal 13 al 31 maggio nella città di Aparecida in Brasile. Lunedì 5 marzo, l’arcivescovo di Aparecida, dom Raymundo Damasceno Assis, ha benedetto gli uffici di quella che sarà la segreteria esecutiva della V Conferenza  dell’Episcopato latino americano, costituita per coordinare le diverse commissioni di lavoro della Conferenza che cureranno l’organizzazione e la logistica dell’incontro. Nella capitale peruviana Lima, intanto, si concludono in questi giorni, i lavori dell’Assemblea continentale latinoamericana dei direttori nazionali delle Pontificie Opere missionarie, riuniti per riflettere sui temi che saranno trattati durante ad Aparecida. Tra i prelati che hanno presso parte ai lavori presso la Casa di ritiro “La Planicie” c’erano mons. Henryk Hoser, presidente delle Opere e il suo segretario, mons. Silvano Rossi.  Dal 19 al 22 marzo nella capitale del Nicaragua, Managua, invece si svolgerà il terzo incontro centroamericano dei mezzi di comunicazione sociale dei cattolici del Centroamerica. L’evento è inserito nel  piano di lavoro della Rete dei mezzi di comunicazione cattolici dell’America Centrale, organismo che ha lo scopo di tratteggiare le strategie comunicative, a livello regionale, volte a rispondere ai molteplici problemi socio-economici della regione alla luce della Dottrina sociale della Chiesa. Infine, in previsione della “ Grande Missione continentale”, che partirà subito dopo la chiusura dei lavori della V Conferenza generale degli Episcopati di Aparecida, dal 19 al 23 marzo avrà luogo a Bogotà, in Colombia, un Seminario continentale dedicato alle missioni, che ha il compito di precisare sia la figura e il ruolo dell'agente missionario sia il profilo dei diversi destinatari della missione. Le conclusioni del seminario saranno offerte ai pastori che si riuniranno in Aparecida con lo scopo di preparare la “Grande Missione continentale”. (M.G)

 

 

“Essendo creature di Dio, donne e ragazze vanno sempre rispettate

e valorizzate”. E' il messaggio dei vescovi della Zambia

in occasione della festa della donna

 

Nel giorno dedicato alla festa internazionale della donna, lo scorso 8 marzo, il Centro per la giustizia, lo sviluppo e la pace della Conferenza episcopale della Zambia ha inviato al Paese africano un messaggio per il rispetto dei diritti e della dignità della donna. Far cessare l’impunità della violenza contro donne e le ragazze è il tema centrale del testo dei presuli riportato dall’agenzia missionaria Fides. “Essendo creature di Dio, donne e ragazze vanno sempre rispettate e valorizzate”, afferma il massaggio che, attingendo alla parabola del Buon Samaritano, sottolinea che “come tutti gli altri, le donne sono il prossimo che va amato. Sono figlie di Dio e bisogna prendersi cura di loro nello stesso modo con il quale Dio si occupa di loro”. Il messaggio, infine, riferendosi a ciò che ad oggi accade nella Zambia, denuncia una situazione dove non passa giorno nel quale “non si legga sui giornali che una giovane ragazza sia stata abusata o violentata da una banda o picchiata dal marito. Storie che fanno rabbrividire”, sostengono i vescovi. (M.G.)

 

 

Al via nella Repubblica Democratica del Congo il programma

che spiega nelle scuole la nuova legge per la tutela delle donne

 

In occasione della scorsa festa della donna, nella Repubblica Democratica del Congo è stato avviato un programma, rivolto alle scuole superiori, che ha lo scopo di far conoscere e spiegare la legge sulle violenze contro le donne, adottata lo scorso luglio grazie all’impegno di diverse deputate del Paese africano. L’iniziativa, avviata il 28 febbraio passato, è promossa dalla Commissione Giustizia e Pace dell’arcidiocesi congolese di Bukavu ed è stata realizzata con il contributo delle scuole cattoliche locali. Questo programma d’informazione e sensibilizzazione dei giovani si è reso necessario per fronteggiare la scarsa conoscenza dei contenuti del recente provvedimento che recepisce le norme internazionali in materia di violenza sulle donne e che affronta diversi tipi di problematiche della Repubblica Democratica del Congo: stupri, incitamento e sfruttamento della prostituzione, schiavitù sessuale, matrimoni forzati, mutilazioni sessuali, trasmissione deliberata di malattie sessuali, gravidanze, aborti, sterilizzazioni forzate e prostituzione di minori. Una piaga, quella della violenza sulle donne, spesso collegata alle atrocità della guerra civile che continua ad avere strascichi nella parte orientale del Paese. (M.G.)

 

 

Solidarietà dei vescovi dell’Africa orientale al popolo somalo

e all’amministratore apostolico della Somalia, mons. Giorgio Bertin

 

Al termine della riunione dell’esecutivo dell’AMECEA, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale, tenutasi a Nairobi il 7 e l’8 marzo, i vescovi del Corno d’Africa hanno diffuso un comunicato che esprimere la loro solidarietà a mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti ed amministratore apostolico della Somalia. “Vogliamo assicurare a te e a tutto il popolo della Somalia che preghiamo per la pace e per la riconciliazione", si legge nel comunicato dei presuli. Firmano il documento, tra gli altri, i cardinali Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-es-Salaam, e Gabriel Zubeir Wako, arcivescovo di Karthoum, ed il presidente dell’AMECEA, mons. Paul Bakyenga, i quali dichiarano di seguire con trepidazione la situazione politica e militare in una delle regioni più martoriate dell’ Africa Orientale.(M.G.)

 

 

Presentato a Roma il programma del Comitato per la famiglia,

che ribadisce il proprio "no" ai DICO

 

“Diamo voce alle famiglie. Sono il 96% delle coppie italiane e attendono una seria politica a loro favore”. Olimpia Tarzia, presidente del Comitato per la famiglia, ha presentato questa mattina a Roma le iniziative della sua organizzazione contro il progetto di legge sui DICO, i diritti per le coppie di fatto, e per tutelare i nuclei familiari. A breve sarà avviata una raccolta di firme e verrà messa a punto un’iniziativa di legge popolare proprio per dare più forza e garanzie alle famiglie italiane. Il Comitato ribadisce la propria contrarietà al disegno di legge sui DICO e a qualsiasi altra forma di equiparazione giuridica della famiglia fondata sul matrimonio con ogni tipo di convivenza. D’altronde, fa notare il Comitato, solo il 4% delle coppie italiane non è sposato, quindi non si vede perché ci sia tanta fretta nell’approvare i DICO, che sono del tutto alternativi al matrimonio e rischiano di provocare un radicale cambiamento culturale e sociale. Inoltre, il Comitato fa notare come per le unioni di fatto, in due anni, saranno stanziati quasi 10 milioni di euro, mentre per le politiche familiari i fondi sono sempre troppo pochi. Olimpia Tarzia è convinta che ci sia un’”impostazione ideologica che mira a disintegrare il valore dell’istituto del matrimonio e a negare la soggettività sociale, civile, giuridica, educativa, economica e politica della famiglia fondata sul matrimonio. Non per niente abbiamo presentato le nostre iniziative - ha detto - proprio oggi, a poche ore dalla manifestazione che si terrà a Roma sulle coppie di fatto”. (A cura di Alessandro Guarasci)

 

 

 

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

24 Ore nel Mondo

- A cura di Roberta Moretti -

 

- Il terrorismo che semina morte e distruzione in Iraq “è lo stesso” che ha colpito in Arabia Saudita, in Giordania, a New York, a Madrid e a Londra: è quanto ha detto il premier iracheno, Nuri al-Maliki, aprendo stamani i lavori della Conferenza internazionale di Baghdad per la pace in Iraq. Allo stesso tavolo si ritrovano Stati Uniti, Iran, Siria, i Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ma anche Arabia Saudita, Turchia e Giordania. Intanto, non accenna a fermarsi la violenza sul campo. Il nostro servizio:

 

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Al-Maliki ha invitato i presenti a non interferire negli affari interni dell’Iraq e a evitare di farne il terreno di confronto sul quale contrapporre le reciproche divergenze. “Questa iniziativa di riconciliazione - ha affermato al-Maliki - è la navicella che ci porterà in salvo”. Il premier iracheno ha poi auspicato “una posizione unitaria, regionale e internazionale, a sostegno del popolo iracheno, senza distinzioni di sorta su basi settarie, geopolitiche o etniche”. “L’Iraq - ha infine precisato - con la sua posizione strategica deve essere visto come un fattore-chiave, a livello sia regionale sia internazionale”. E un’atmosfera di tensione ha caratterizzato, comunque, l’apertura dei lavori, accompagnata dall’esplosione di colpi di mortaio: diverse fonti riferiscono che al loro ingresso nel Centro Congressi di Baghdad i delegati iraniani e americani si sarebbero ignorati a vicenda, mentre l’agenzia irachena NINA parla di una “stretta di mano”. E a Sadr City, a pochi chilometri dal luogo della Conferenza di pace, nella tarda mattinata un’autobomba ha fatto almeno 20 morti e 40 feriti. E altre due persone sono morte nella città santa sciita di Kerbala, schiacciati dalla calca di fedeli giunti per le cerimonie per l'Arbain nel mausoleo dell'imam al Abbas. Sul fronte dei sequestri, un gruppo islamico iracheno che si autodefinisce “Frecce della giustizia”, ha pubblicato su Internet un video in cui si vedono una donna tedesca di 60 anni e suo figlio di 20, rapiti il 6 febbraio scorso a Baghdad. I sequestratori minacciano di uccidere i due ostaggi se la Germania non ritirerà le sue truppe dall'Afghanistan, accomunando Iraq e Afghanistan in ''una sola nazione, una sola religione”.

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- Ore di angoscia per la sorte di Daniele Mastrogiacomo, il giornalista italiano del quotidiano La Repubblica rapito in Afghanistan dai talebani. In una telefonata a un giornalista afghano della France Presse, il mullah Dadullah, uno dei principali capi dei talebani, ha dichiarato che il reporter sarà “abbattuto”, se entro sette giorni il governo italiano non fisserà una data per il ritiro dei suoi soldati dal Paese. Secondo Dadullah, Mastrogiacomo sarebbe detenuto nella provincia di Helmand e sarebbe “in buona salute”. Ieri, il premier italiano, Romano Prodi, aveva sottolineato il massimo impegno delle istituzioni, ribadendo che l’Italia non aumenterà le proprie truppe in Afghanistan. Da parte sua, la Farnesina ha chiesto ai media di non diramare notizie non verificate.

 

- Le Forze di sicurezza pakistane hanno ucciso tre estremisti islamici ad un checkpoint nella regione del nord Waziristan, in prossimità del confine afghano. Lo hanno reso noto fonti militari, secondo cui negli scontri è rimasto ucciso anche un ufficiale dell’esercito, quando i tre militanti, che viaggiavano su tre veicoli diversi, hanno aperto il fuoco contro le guardie di confine che li avevano fermati per un controllo presso il valico di Dawa Toi. Sono in corso operazioni di ricerca di altri componenti del commando, che sono riusciti a fuggire.

 

- Medio Oriente. Forte tensione nel villaggio cisgiordano di Tubas, dopo che uomini armati di al-Fatah hanno aperto il fuoco contro il convoglio del ministro per le Questioni dei prigionieri, Wasfi Kabha, ferendo uno dei suoi accompagnatori. Lo riferisce l'agenzia palestinese MAAN, secondo cui Kabha era giunto a Tubas per inaugurare una  scuola. Nel villaggio doveva recarsi oggi anche il ministro dell’Istruzione e vicepremier, Nasser a-Din al-Shaer, elemento di spicco di Hamas, che “per ragioni di prudenza” ha preferito rinunciare alla visita.  Intanto, fonti della presidenza palestinese hanno fatto sapere che il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, incontrerà il presidente dell’ANP, Abu Mazen, il prossimo 22 marzo a Ramallah. Secondo le fonti, Rice vedrà anche il premier israeliano, Ehud Olmert.

 

- L’opposizione libanese, in particolare quella sciita guidata dal capo di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, accetta un compromesso per superare la crisi politica attuale e il dialogo cominciato venerdì tra il presidente del Parlamento, Nabih Berri, e il leader della maggioranza parlamentare antisiriana, Saad Hariri, che si sono incontrati già due volte in 24 ore. Lo ha annunciato lo stesso Nasrallah, parlando ieri sera nella roccaforte Hezbollah di Beirut sud, in occasione della celebrazione del 40.mo giorno dall’anniversario della morte dell’imam Hussein.

 

- Nuova tappa del presidente Bush impegnato nel suo tour in America Latina. Anche in Uruguay come in Brasile ci sono state manifestazioni di protesta nei confronti del presidente USA. Dure le reazioni del presidente venezuelano, Chavez, alle allusioni di Bush sulla necessità di liberarsi dalla schiavitù del petrolio. Ieri, l’accordo con il presidente Lula Da Silva sul potenziamento dei biocombustibili. Maurizio Salvi:

 

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Prima di lasciare il Brasile, dove il collega Luis Ignacio Lula da Silva ha firmato un memorandum di intesa per avanzare sul terreno della produzione di fonti di energia alternativa al petrolio, come l’etanolo, ha sostenuto che in fin dei conti quella degli approvvigionamenti energetici è una questione di sicurezza nazionale. Ciò ci spinge - ha aggiunto, in una allusione non tanta velata al Venezuela - a ridurre la nostra dipendenza dal petrolio. La sensazione che hanno avuto gli analisti, comunque, è che le due parti non siano andate molto al di là delle buone intenzioni, dato che non è stato affrontato, per esempio, il delicato tema tariffario che divide il mondo agricolo brasiliano da quello statunitense. Mentre il capo della Casa Bianca arrivava a Montevideo, seconda tappa della sua visita in America Latina, che si concluderà il 14 marzo, a Buenos Aires, il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha dato fondo alla sua capacità oratoria e retorica per attaccare Bush, definendolo “lupo rivestito di pelle di agnello” e “cadavere politico”. Con il suo viaggio - ha, infine, assicurato il capo dello Stato venezuelano, parlando in uno stadio colmo di migliaia di persone – Bush vuole dividere, ingannare e frenare i movimenti popolari latinoamericani.

 

Da Buenos Aires, Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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- Dopo l’accordo sull’ambiente raggiunto ieri a Bruxelles dal Consiglio Europeo, l’Unione mette a punto il piano d’azione per fermare i cambiamenti climatici. L’intesa definita “una svolta” dal cancelliere tedesco, Angela Merkel, presidente di turno europea. Da Bruxelles, Giovanni Del Re:

 

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"Sono molto soddisfatta, l’Europa è all’avanguardia nel mondo”: Angela Merkel ha commentato così il piccolo miracolo che le è riuscito, quello, cioè, di mettere d’accordo tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione su ambizioni ed obiettivi per la difesa del clima. Un successo che le ha procurato anche i complimenti di molti colleghi: “Una gestione perfetta del vertice”, ha detto il presidente francese, Jacques Chirac. “Una preparazione eccellente", ha fatto eco il premier lussemburghese, Jean-Claude Junker. In effetti, ieri mattina si è definitivamente confermata l’intesa, delineatasi nella notte fra giovedì e venerdì, che fissa come obbligatorio l’obiettivo di ridurre del 20 per cento entro il 2020 l’emissione di gas serra rispetto ai livelli del ’90 e del 30 per cento se seguiranno anche USA e Cina. Ma soprattutto la Merkel è riuscita ad ottenere che sia obbligatorio l’obiettivo di aumentare la quota di energie rinnovabili entro la stessa data dal 6.5 per cento al 20 per cento. Molti Stati, soprattutto la Francia e vari Paesi dell’Est, erano all’inizio contrari e poco scommettevano che la leader tedesca ce l’avrebbe fatta. Per quadrare il cerchio, la Cancelliera ha concesso che si tenga presente della situazione di partenza e delle condizioni particolari di ogni Stato membro. Inoltre a Chirac - al suo ultimo Vertice ufficiale come capo dell’Eliseo - la Cancelliera ha concesso un passaggio nelle conclusioni del Congresso, in cui si afferma che si terrà conto anche dell’utilizzo del nucleare parte degli Stati. Utilizzo che però, ha ripetuto la Merkel, non sarà considerato energia rinnovabile.

 

Da Bruxelles, per la Radio Vaticana, Giovanni Del Re, AKI.

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- Ieri, a margine del Consiglio Europeo di Bruxelles, il presidente francese, Jacques Chirac, ha parlato di “fantastica avventura” in Europa ed ha espresso rammarico per la bocciatura in Francia della Costituzione UE. Dichiarazioni che arrivano alla vigilia del suo discorso alla nazione in vista delle elezioni presidenziali di aprile. Con ogni probabilità, Chirac annuncerà che non si ricandiderà per un terzo mandato.

 

- Risultati definitivi delle elezioni legislative in Ulster. Il partito unionista, Democratic Union Party, di Ian Paisley ha vinto le consultazioni ed avrà 36 dei 108 seggi in Parlamento. Crescono anche i Repubblicani del Sinn Fein, secondo partito. Mentre in leggero calo gli Unionisti moderati ed il Partito Laburista. Una situazione in cui l’Unione Europea auspica che possa riprendere l’attività delle istituzioni nordirlandesi.

 

- Si è aperto oggi a Vienna, dopo oltre un anno di negoziati sotto l’egida delle Nazioni Unite, ma senza speranze di un accordo, il Vertice conclusivo sul futuro del Kosovo, la provincia serba a maggioranza albanese amministrata dal 1999 dall’ONU (UNMIK). Oltre all'inviato speciale dell'ONU, Martti Ahtisaari, vi partecipano i massimi dirigenti delle due parti: i presidenti e primi ministri serbi e kosovari, rispettivamente Boris Tadic e Vojislav Kostunica, e Fatmir Sejdiu e Agim Ceku. Scoglio principale, rimasto insoluto, è sempre lo stesso: i kosovari chiedono l’indipendenza, ma i serbi si oppongono e sono pronti a concedere solo un’ampia autonomia.

 

- Alla vigilia del terzo anniversario delle stragi ai treni di Madrid, la Spagna si mobilita contro l’ETA. Nella capitale, è in programma una grande manifestazione, promossa dal Partito popolare, alla quale dovrebbero partecipare oltre un milione di persone. Il servizio dalla Spagna è di Ignacio Arregui.

 

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L’ambiente di tensione politica, di scontro frontale tra governo e il Partito popolare, leader dell’opposizione, acquista in queste ore la massima espressione con le manifestazioni di massa organizzate ieri e oggi contro la politica antiterroristica del presidente Zapatero e che culmineranno oggi a Madrid con quella che, secondo Rajoy, leader dell’opposizione sarà “la più importante della storia democratica”. Questi movimenti di protesta hanno come slogan: “Spagna per la libertà. Non più concessioni all’ETA”. L’occasione per questa mobilitazione è stata la concessione al militante dell’ETA, Inaki De Juana Chaos, condannato a tre anni di carcere, di un regime di prigionia mitigata a causa del suo grave stato di salute, dopo 115 giorni di sciopero della fame. Il Partito popolare condanna questa mitigazione della pena ed esige che il militante dell’ETA sia trasferito di nuovo dall’ospedale dove si trova adesso alla prigione dove dovrà completare i tre anni di prigionia. Il presidente Zapatero afferma di aver rispettato le leggi in vigore, il parere dei giudici, e le raccomandazioni dei medici delle istituzioni penitenziarie.  La manifestazione di oggi a Madrid inizierà alle 17.00 e attraverserà il centro della capitale. Al termine del percorso, è prevista la lettura di un manifesto nel quale si condanna l’intera politica del governo di Zapatero riguardo al terrorismo dell’ETA e si respinge ogni forma di dialogo e tolleranza con il gruppo armato e con i suoi collaboratori.

 

Per la Radio Vaticana, Ignazio Arregui.

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- La Camera bassa del Parlamento tedesco ha approvato la legge per l'innalzamento graduale dell'età pensionabile da 65 a 67 anni. Hanno votato a favore 408 deputati del Bundestag, 169 i contrari e 4 gli astenuti. La legge, proposta dal governo di grande coalizione tra cristiano-democratici e socialdemocratici, prevede l'innalzamento dell’età pensionabile di un mese ogni anno a partire dal 2012, per arrivare a 67 anni nel 2029. Fortemente contrari i sindacati. Il provvedimento dovrà essere approvato anche dal Bundesrat, il Senato federale, dove non si attendono sorprese.

 

- Non c’è nessun “contatto diretto”, né alcun negoziato in corso con i rapitori dei cinque europei sequestrati da un gruppo armato nel deserto dell’Afar lo scorso primo marzo. Lo ha puntualizzato oggi un portavoce del Foreign Office da Addis Abeba, dopo che stamani il ministro degli Esteri etiope aveva affermato che era stato aperto un canale di dialogo con i rapitori.

 

- Violenza in Sri Lanka. L’esercito regolare ha riferito di aver occupato quattro basi Tamil nel nord-est del Paese nel corso di un’offensiva nella quale sono morti oltre 20 guerriglieri. L’attacco è avvenuto nel distretto di Trincomalee. Il Fronte di liberazione delle Tigri Tamil ha minacciato pesanti ripercussioni.

 

- Un violento incendio si è sviluppato nella raffineria della Lukoil a Volgograd, nella Russia centro-meridionale, e si teme che le fiamme possano arrivare ai depositi di carburante. Lo riferisce l’agenzia Itar-Tass, precisando che l'incendio è nato in una camera sotto vuoto per la raffinazione del  greggio, a causa di una falla. Le fiamme interessano un'area di 500 metri quadri, ma le temperature rendono difficile l'opera dei vigili del fuoco.