RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 69
- Testo della trasmissione di sabato
10 marzo 2007
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Oggi
su "L'Osservatore Romano"
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
CHIESA E SOCIETA’:
Presentato a Roma il programma del Comitato per la famiglia,
che ribadisce il proprio "no" ai DICO
Ancora sangue e vittime a
Baghdad, dove si è aperta oggi la Conferenza internazionale di pace per l’Iraq
RADIO
VATICANA
Radiogiornale
Il
Papa e la Santa Sede
Udienze del giorno
Agenda
fitta di impegni questa mattina, per Benedetto XVI, che ha incontrato, in
successive udienze, il cardinale Rosario José Castillo Lara, presidente emerito
della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, il
cardinale arcivescovo emerito di Managua, Miguel Obando Bravo, e il cardinale
Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi. Dal
Pontefice, inoltre, anche due vescovi della Conferenza episcopale del Piemonte,
in Visita ad Limina.
Nomine
In
Mozambico, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della
Diocesi di Quelimane, presentata dal vescovo Bernardo Filipe Governo, dei Padri
Cappuccini, in conformità al canone 401 - paragrafo 2 - del Codice di Diritto Canonico.
In
Italia, il Papa ha nominato vescovo di Cassano allo Jonio padre Vincenzo Bertolone,
dei Missionari Servi dei Poveri, finora sottosegretario della Congregazione per
gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il neo
presule, 60 anni, è stato ammesso all’età di 17 anni al noviziato della
Congregazione dei Servi dei Poveri. Ha conseguito il Baccellierato in Teologia
presso l’allora Istituto Teologico “San Giovanni Evangelista” di Palermo, quindi
si è laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Palermo e più
tardi ha conseguito la licenza in Diritto Canonico presso l’“Angelicum” di
Roma. Nello stesso anno ha ricevuto l’attestato di Postulatore presso la
Congregazione per le Cause dei Santi e, nel 1987, ha conseguito il dottorato in
Diritto Canonico. È autore di diverse pubblicazioni di carattere biografico e
di spiritualità. Ha svolto, fra gli altri, gli uffici e i ministeri di
assistente dell’Orfanotrofio maschile, insegnante di Religione nelle Scuole
Medie, cappellano presso l’Istituto di Rieducazione per i minorenni “Malaspina”
di Palermo, superiore-economo del Collegio Giacomo Cusmano in Roma e
responsabile dell’Oratorio pubblico “Beato Giacomo Cusmano”. È Membro
dell’Istituto Internazionale del Santo Volto di Cristo. Dal 1988 al 2001, è
stato officiale della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le
Società di Vita Apostolica.
Solenne incontro di preghiera di Benedetto XVI
con gli studenti universitari di Europa e Asia.
Il Papa guiderà la recita del Rosario in Aula Paolo
VI
Manila,
Calcutta, Islamabad, Hong Kong: sono le quattro città asiatiche che, insieme ad
altre sette città europee, tra cui Cracovia e Coimbra, si collegheranno oggi
pomeriggio con l’Aula Paolo VI in Vaticano, in occasione del V Rosario degli
Universitari con Benedetto XVI. L’evento, organizzato dall’Ufficio per la
Pastorale universitaria del Vicariato di Roma, coincide con la V Giornata
europea degli universitari, che quest’anno ha come tema “La Carità
intellettuale via di una nuova cooperazione tra Europa e Asia”, su cui ieri si
è sviluppato il Convegno “Cooperazione universitaria Italia Asia”, organizzato
presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA), in collaborazione
con il Ministero degli Esteri. Tra i partecipanti al convegno, il rettore della
LUMSA, Giuseppe Dalla Torre, ha sottolineato come l’attuale globalizzazione
deve spingere le università dei diversi continenti ad approfondire insieme i
temi della pace, dei diritti umani e dello sviluppo. Ascoltiamo mons.
Lorenzo Leuzzi direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria,al
microfono di Marina Tomarro:
**********
R. -
La V Giornata europea degli universitari si caratterizza quest’anno per
l’attenzione al continente asiatico. Io credo che il cammino di comunione, di
collaborazione tra il continente europeo e quello asiatico possa essere
sviluppato ed intensificato dal mondo universitario. Non c’è, forse, una grande
tradizione di collaborazione tra i diversi atenei e credo, quindi, che questa
esperienza possa essere l’avvio di un cammino nuovo, che possa portare a quelle
forme di collaborazione che aiutino a mettere in comune, da parte europea,
tutta la ricchezza dell’esperienza cristiana, maturata durante i secoli, e da
parte asiatica quella sensibilità religiosa che è tipica dei popoli di quel
continente. Si tratta, dunque, di costruire insieme un futuro, dove le due
culture si incontrino e questo può avvenire soltanto e grazie anche agli atenei
sia europei che asiatici.
D. -
Tema di questa V Giornata è la carità intellettuale. Ma in che modo la carità
può entrare nella vita universitaria?
R. -
Credo che il tema della carità intellettuale richiami direttamente la finalità
e soprattutto la vocazione che ha una istituzione universitaria. Credo che il
mondo universitario sia veramente importante in questo momento in cui la
ricerca e la didattica e la formazione delle nuove generazioni hanno bisogno di
essere vissute nella prospettiva di un grande servizio che è espressione della
carità intellettuale.
D. -
Tanti sono gli universitari che ogni anno partecipano al Rosario, ma secondo
lei perché questo evento attira così tanti giovani?
R. -
Credo che il Rosario e la devozione mariana rappresentino anche un modo
significativo di mettersi alla sequela del Signore, perché Maria rappresenta
Colei che ha saputo più di ogni altro essere attenta alle Parole del Signore.
E’, dunque, una immagine per i giovani ed una testimonianza concreta per i
giovani non solo di ascolto, ma anche vissuto concreto. Penso che guardando a
Maria, molti giovani si sentano come direttamente interpellati dal Signore per
una revisione di vita, ma anche una disponibilità, perché il Signore possa fare
di loro strumenti del suo Vangelo.
**********
L'udienza del
Papa al presidente russo Putin del 13 marzo in Vaticano
favorirà il dialogo tra cattolici e ortodossi:
lo sottolinea, alla Radio Vaticana, il nunzio
Antonio Mennini
Cresce
l’attesa per il colloquio, martedì prossimo in Vaticano, tra Benedetto XVI e il
presidente russo Vladimir Putin. E’ la terza visita di Putin compie in
Vaticano, dopo gli incontri con Giovanni Paolo II nel 2000 e 2003. Sulle
aspettative per questo incontro, Alessandro Gisotti ha intervistato il
nunzio apostolico, Antonio Mennini, rappresentante della Santa Sede
nella Federazione Russa:
**********
R. -
La visita del presidente è significativa delle buone relazioni che esistono a
vari livelli tra la Santa Sede e la Federazione Russa. Per quanto riguarda le
mie immediate aspettative, direi che certamente il Santo Padre e il presidente
Putin troveranno una grande consonanza su quelli che sono i grandi temi che
stanno più a cuore alle sorti dell’umanità. Anche recentemente il presidente,
in una conferenza stampa, ha lodato l’impegno delle Chiese e delle confessioni
religiose in Russia proprio perché si adoperino ancora a realizzare questo
clima di conciliazione e di comunione fra tutti i credenti in Russia. E credo
che questo sia certamente un aspetto sul quale anche il Santo Padre avrà molto
da dire sulla base della sua esperienza. Dunque, un incontro che certamente
sarà foriero di buoni frutti nelle relazioni ulteriori tra Santa Sede e
Federazione Russa, a vantaggio anche della Chiesa cattolica in Russia.
D. -
Fra l’altro, il Papa e Putin, probabilmente, si parleranno in tedesco, lingua
che il presidente russo conosce molto bene...
R. -
Sì. Devo dire che questo è stato un gesto di cortesia da parte del presidente,
che ha fatto sapere che era pronto a parlare direttamente nella lingua madre
del Santo Padre che lo stesso Putin conosce molto bene.
D. -
A che punto siamo nei rapporti tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa, dopo le
difficoltà degli anni passati?
R. -
Per quanto riguarda i rapporti più diretti tra le due Chiese, qui, nella Federazione
Russa, dopo che è stata costituita questa Commissione bilaterale mista per lo
studio e per la soluzione dei problemi locali, delle incomprensioni, la
situazione è migliorata sensibilmente: è migliorata anche e soprattutto su un
piano di clima personale, cioè con i membri della Commissione c’è un ottimo
clima di amicizia, di comprensione…
D. -
Il teologo Joseph Ratzinger è sempre stato molto apprezzato dagli ortodossi.
Come viene valutato oggi dagli ortodossi l’impegno ecumenico di Benedetto XVI?
R. -
Dopo la visita del Santo Padre a Costantinopoli, le valutazioni emerse da alti
esponenti di questo Patriarcato sono state molto positive. Ma sono state già
positive le valutazioni fatte dopo i primi discorsi del Pontificato di Sua
Santità, del suo impegno ecumenico, il suo discorso fatto poi a al Congresso
Eucaristico di Bari… Recentemente, anche dietro interessamento della parte
ortodossa, si è proceduto alla ristampa di un volume molto noto dell’allora
cardinale Ratzinger, “Introduzione al cristianesimo”: il metropolita Kyrill ha
dato la sua disponibilità a scriverne la prefazione.
D. -
Quali sono i punti dove è più facile il dialogo con gli ortodossi, anche alla luce
delle esperienze della vita quotidiana dei fedeli?
R. -
Si compiono seminari insieme, delle ricerche insieme: questo mi sembra molto
importante. Poi, ci sono anche i livelli della collaborazione locale: per esempio,
nelle mie visite alle parrocchie cattoliche - a parte situazioni difficili che
purtroppo esistono, anche per una scarsa conoscenza tra l’una e l’altra Chiesa
- vedo spesso esperienze di collaborazione…
D. -
In molti si chiedono quando avverrà l’incontro tra il Papa e il Patriarca Alessio
II. Il tempo è maturo?
R. -
Sua Santità Alessio II, come alcuni altri esponenti di questa Chiesa, sono
spesso tornati su questo argomento. In modo specifico, il Patriarca non ha mai
escluso questa possibilità, questa eventualità. Ha sempre sottolineato il fatto
che questo evento deve segnare un punto di arrivo di reale e fattivo riavvicinamento
e di pacificazione tra le Chiese. Mi permetterei di ricordare che alcuni anni
fa il cardinale Sodano, a proposito di una eventuale visita di Giovanni Paolo
II in Russia, diceva: “Questa visita deve essere un dono per tutti i cristiani,
non soltanto per i cattolici”. Certo, noi la auspichiamo perché sarebbe una
cosa molto importante, non solo per il mondo cristiano ma proprio anche per
quella tutela dei valori comuni e della Casa comune europea, la cui difesa sta
molto a cuore anche alla Chiesa ortodossa.
**********
Benedetto
XVI trascorrerà il riposo estivo tra le montagne venete
di Lorenzago di Cadore dal 9 al 27
luglio prossimi
Dopo
due anni tra le montagne della Valle d’Aosta, cambia lo scenario alpestre delle
prossime vacanze estive di Benedetto XVI. La Sala Stampa Vaticana ha comunicato
oggi che il Papa, “accogliendo l’invito dei vescovi di Treviso e di Belluno-Feltre”,
trascorrerà un “periodo di sollievo estivo, dal 9 al 27 luglio, nella località
di Lorenzago di Cadore, nella Casa appartenente alla Diocesi di Treviso, dove
già si era recato in passato anche il suo predecessore, Papa Giovanni Paolo
II”. La località veneta è situata in provincia di Belluno.
Il
2 aprile prossimo si chiude la fase diocesana
della Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II:
ai nostri microfoni, la testimonianza del postulatore
mons. Slawomir Oder
Una
notizia a lungo attesa da milioni di fedeli in tutto il mondo: lunedì 2 aprile,
alle ore 12, avrà luogo nella Basilica di San Giovanni in Laterano la sessione
di chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità
del Servo di Dio Giovanni Paolo II. Lo ha annunciato oggi il cardinale Camillo
Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, in seguito alla comunicazione
ricevuta dal postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di
Karol Wojtyla, mons. Slawomir Oder. Il cardinale Ruini invita tutti i fedeli
della diocesi a prender parte alla Santa Messa di suffragio di Giovanni Paolo
II, che verrà presieduta da Benedetto XVI, nel pomeriggio del 2 aprile alle ore
17.30, nella Basilica Vaticana. Per un commento su questo importante annuncio
per la vita della Chiesa, Beata Zajaczkowska, del nostro programma
polacco, ha intervistato lo stesso postulatore, mons. Slawomir Oder:
**********
R. -
In questo momento la chiusura della fase diocesana significa che abbiamo chiuso
l’inchiesta, gli interrogatori di tutti i testimoni. La Commissione storica ha
svolto il suo compito, ha presentato la relazione e tutta la documentazione è
pronta per trasmetterla alla Congregazione per le Cause dei Santi.
D. -
Come si svolgerà la cerimonia di chiusura?
R. -
E’ previsto l’appuntamento per tutti i fedeli, perché la sessione della
chiusura sarà un atto pubblico. Questo appuntamento è previsto a mezzogiorno
del 2 aprile nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Il momento della
chiusura è un momento strettamente giuridico, però per entrare nel clima di
questo solenne momento, ci prepareremo con la recita della preghiera delle ore.
D. -
Possiamo dire che questo è stato il processo di Beatificazione più veloce nella
storia moderna della Chiesa?
R. -
Per certi aspetti, sicuramente è stato molto veloce, probabilmente più veloce
di altri. Dal momento della morte di Giovanni Paolo II all’apertura della Causa,
sicuramente è stata una cosa del tutto eccezionale. Però, per quanto riguarda
lo svolgimento del processo, penso che la durata della fase diocesana potrebbe
essere paragonata ad altri processi che di recente hanno avuto luogo, penso per
esempio al processo di Madre Teresa di Calcutta.
D. -
Che figura emerge di Giovanni Paolo II dalle testimonianze che sono arrivate
nel suo ufficio?
R. -
Soprattutto quella di un Papa vicino, un Papa che tanti chiamano “il nostro
Papa” o semplicemente “il nostro Karol”. Veramente le testimonianze che provengono
da tutte le parti del mondo sono dimostrazione di una universalità del
messaggio di Giovanni Paolo II. C’è una diffusione veramente mondiale
dell’amore per questo grande Papa, che ha accompagnato gli ultimi decenni della
nostra storia. E’ un Papa vicino, amato, un Papa che è entrato nelle nostre
case come il membro più stretto della nostra famiglia.
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Oggi su "L'Osservatore Romano"
Servizio
vaticano - In primo piano: sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana sulla
vita, le virtù e la fama di santità di Giovanni Paolo II, lunedì 2 aprile, ore
12, a San Giovanni in Laterano
Servizio
estero - In evidenza l’Iraq: a Baghdad la conferenza internazionale sulla
sicurezza. Il presidente USA, George W. Bush, spera che Iran e Siria
aiutino la giovane democrazia irachena
Servizio
culturale - Un articolo di Franco Pelliccioni dal titolo “Un caleidoscopio di
personaggi tra scoperte e pericoli nell’estremo Nord”: Viaggiatori in Islanda
nel XIX secolo (scienziati, artisti, fotografi, scrittori, avventurieri e
grandi esploratori)
Servizio
italiano - In rilievo la sanità: tre casi di “epatite b” dopo autotrapianto.
Inchiesta al San Giovanni di Roma.
RADIO
VATICANA
Radiogiornale
Oggi
in Primo Piano
Nei cinema
italiani il controverso film "In memoria di me"
sulla vicenda vocazionale di un novizio gesuita.
Padre Lombardi: le esperienze descritte nel film
non corrispondono alla realtà di ieri né di oggi
Da
ieri è sugli schermi italiani, dopo aver rappresentato in concorso l’Italia
all’ultima edizione del Festival del Cinema di Berlino, la controversa e
problematica opera seconda di Saverio Costanzo, "In memoria di me",
un film tratto dal romanzo "Il gesuita perfetto", scritto nel 1961 da
Furio Monicelli. Uno sguardo freddo e severo sull’esperienza del noviziato di
un giovane alla ricerca di se stesso e del senso della vita. Il servizio è di Luca
Pellegrini:
**********
Per
riattualizzare e rinnovare nel presente la “memoria di Lui”, la memoria di Cristo
- con le parole, le azioni, le difficili rinunce, una radicale scelta di vita
nel senso del Vangelo - un giovane può essere tentato anche oggi dal seguire la
strada umile ed impervia della sequela. Per essere di Cristo e con Cristo, per
essere “con Lui”, il suo insegnamento è chiaro: perdere la propria vita per
ritrovarla, prendere una croce e seguirlo. Anni cruciali e difficili, dunque,
quelli del noviziato, quelli della preparazione all’ingresso stabile in una
comunità religiosa, al ministero ordinato, quelli in cui si impara ad assumere
regole per una vita ridisegnata, rimodellata su quel “perdersi” che diventa
prima di tutto dono di sé e sguardo d’amore. Il film di Saverio Costanzo
testimonia il suo stile originale, una personalità rigorosa, una conoscenza del
cinema essenziale punteggiato da una molteplicità di emozioni e da una
disciplina estetica che non accetta compromessi. Laicamente si fa interprete
dei grandi interrogativi depositati in molti cuori sinceramente inquieti,
raccontando le prime settimane del giovane Andrea nella comunità dei Gesuiti
che lo accoglie e ne inizia il cammino di formazione, formulato in una
disciplina austera in cui il distacco dal mondo e l’esperienza della comunità
incarnano le prime difficoltà. Una formazione, però, descritta con parziale
unilateralità e disattenzione alle ragioni di quelle scelte e alle impostazioni
di vita che ne derivano. Insomma: dov’è la genuina esperienza della presenza di
Cristo, dov’è la dimensione ecclesiologica e soteriologica, la vita
sacramentale, la presenza di Dio come caritas? Pur rispettando la compostezza
formale del fare cinema di Costanzo, è la scorrettezza dell’impostazione che
lascia il senso dell’inadeguatezza e dell’opera incompleta.
Al
direttore generale della Radio Vaticana, Padre Federico Lombardi,
gesuita, chiediamo un commento proprio riguardo alla descrizione parziale e
alterata che molte immagini, ma soprattutto i rari dialoghi, operano nei
confronti dell’esperienza di vita comunitaria e delle regole che la rendono il
luogo della ricerca di Dio e di una maggiore comprensione del senso della
propria vita.
R. -
Io non intendo dare un giudizio estetico sul film, ma intendo solo rispondere
alla domanda se quello che viene rappresentato è il noviziato dei Gesuiti
oppure no. Io rispondo no. Non solo perché sono passati 50 anni, ma anche
perché lo spirito e le intenzioni del noviziato sono profondamente travisate.
Alcune delle pratiche esteriori che vengono evocate nel film possono far
pensare, effettivamente, a come era un noviziato molti anni fa. Ma manca un po’
tutto l’essenziale. Chi entra in noviziato entra, ed entrava anche 50 anni fa,
sulla spinta di una grande esperienza di fede, con un desiderio intenso di
dedicarsi al servizio di Dio e degli altri. Nel noviziato veniva e viene educato
ad un amore profondo e personale per Gesù Cristo, conosciuto attraverso il
Vangelo, in modo tale da imparare ad imitarlo, conoscerlo, amarlo, seguirlo. Di
questo nel film, mi pare che non ce ne sia ombra, sembra anzi che chi vive più
evangelicamente l’amore e il desiderio di imitazione di Cristo si debba mettere
in opposizione con tutta la dinamica del noviziato. Inoltre, sembra che ci sia
una freddezza totale, un’assenza di rapporti umani, di sincerità in questi
rapporti. Cosa, questa, che mi sembra veramente in contraddizione con la
formazione ad uno spirito di servizio per gli altri, che è veramente
l’essenziale cui mira la Compagnia di Gesù come Ordine apostolico, che vuole
essere al servizio degli altri per far conoscere loro il Signore per crescere
nell’amore e nella carità.
**********
Discutibile scelta dell'ospedale San
Camillo di Roma:
se dopo l'aborto il feto nasce vivo non
verrà curato
Un firma per non curare il feto, anche se nato vivo dopo l’aborto.
E' la discutibile scelta fatta dall’ospedale San Camillo di Roma, che chiede a
chi decide di sottoporsi a un aborto terapeutico tardivo di firmare un
“consenso informato” per rinunciare alle cure intensive nel caso di
sopravvivenza all’intervento. Niente tubi o macchinari, quindi, ma solo cure
cosiddette compassionevoli. La decisione è stata adottata per evitare il
ripetersi di episodi come quello del bimbo al Careggi di Firenze nato vivo dopo
un aborto, per il quale il cardinale arcivescovo di Firenze ha detto ieri “La
Chiesa è vicina ai genitori ma ci sono principi etici non negoziabili”.
“L’orrore è servito”, ha reagito l’Associazione Scienza e vita all’iniziativa
del San Camillo di Roma. Sentiamo la presidente dell'Associazione, Maria
Luisa di Pietro, al microfono di Gabriella Ceraso:
**********
R. -
“L’orrore è servito” ha portato in evidenza fatti che talora rimangono sottaciuti:
bimbi vittime di un approccio di astensione e di abbandono, addirittura introducendo
delle pratiche che genericamente vengono chiamate di tipo eutanasico. Quindi,
non più la valutazione degli interventi in base alle condizioni del bambino, ma
semplicemente lo stabilire d’ufficio un atteggiamento di astensione e di
abbandono.
D. -
Voi considerate questo consenso una scorciatoia che in qualche modo deresponsabilizza…
R. -
Sì, nel senso che il medico si vuole tutelare da possibili rivalse future dei genitori,
qualora determinati interventi possano creare problemi non prevedibili al
momento in cui vengano attuati. Il potersi rifugiare dietro ad un consenso
scritto, tra l’altro prendendo delle decisioni a priori che non hanno nessun
tipo di rapporto con la situazione clinica alla quale poi il medico si troverà
davanti, risponde per l’ennesima volta ad una logica delle medicina difensiva
che non ha nulla a che fare con la pratica medica propriamente detta.
D. -
C’è un altro elemento: è possibile che questo modo di procedere si situi nella
scia di premesse per scelte eugenetiche?
R. -
Il problema viene portato in evidenza in modo eclatante, e si aggiunge alla
logica stessa che accompagna oggi la diagnosi prenatale, perché è l’unica situazione
in cui c’è una doppia distorsione del concetto di diagnosi. Nella pratica medica,
la diagnosi serve per individuare patologie e intervenire da un punto di vista
terapeutico. Nel caso, invece, della diagnosi prenatale, ormai sta diventando
un’anticamera all’aborto, quindi all’uccisione del malato, il che è contro ogni
logica dell’utilizzo della diagnosi. Tra l’altro, nel caso della diagnosi
nell’utilizzo post-natale, la diagnosi viene fatta e viene utilizzata se c’è
un’indicazione. Nel caso della diagnosi pre-natale, sembra evidente che l’unica
indicazione diventa la gravidanza. Allora, questo sta portando appunto ad una
deviazione del concetto di diagnosi e sembra incredibile che lo stesso concetto
venga utilizzato in maniera diversa prima e dopo la nascita, come se non si
trattasse sempre dello stesso essere umano che ha una storia che comincia da
quando è stato concepito.
D. -
Ma non le sembra un po’ un "non senso", anche dal punto di vista
medico, procedere ad un aborto e poi immediatamente cercare di salvare una
vita, e ora non curare il feto nato vivo?
R. -
Sicuramente. Per questo dico che stiamo assistendo ad una distorsione del
significato stesso della medicina e a quella temibile deriva eugenetica che è
stata messa in evidenza recentemente anche in altri Paesi, ad esempio dalla
stessa Francia.
**********
Le “intuizioni” di San Francesco al centro della
31.ma Assemblea
del COMPI, l’Unione delle Conferenze dei ministri
provinciali
delle Famiglie francescane d’Italia
“I
cardini di una intuizione”: su questo tema, si conclude oggi ad Arenzano, in Liguria,
la 31.ma Assemblea del COMPI, l’Unione delle Conferenze dei ministri provinciali
delle Famiglie francescane d’Italia, che comprendono - lo ricordiamo - i Frati
Minori, i Cappuccini, i Conventuali e il Terz’Ordine. L’iniziativa è il primo
di tre appuntamenti in preparazione all’ottavo centenario dell’approvazione
della Regola di San Francesco da parte di Papa Innocenzo III, nel 1209. Sul
significato di questo incontro, ascoltiamo, al microfono di Roberta Moretti,
padre Paolo Fiasconaro, segretario generale del COMPI:
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R. -
L’assemblea sta approfondendo le vere intuizioni che hanno caratterizzato
l’esperienza umana e spirituale di San Francesco, che sono la vocazione - sappiamo
quanto è importante nella vita di Francesco il crocifisso - poi il suo chinarsi
dinanzi al lebbroso, quindi la misericordia e la povertà, a ancora il passare a
quel "Francesco va e ripara la mia casa che va in rovina" che
rappresenta la missione francescana che annuncia il Vangelo in tutte le parti
del mondo.
D. -
Quali sono i diversi carismi delle famiglie francescane e qual è l’importanza
del loro confronto?
R. -
Subito dopo la morte di San Francesco, i frati hanno applicato lo spirito della
Regola con attualizzazioni diverse. Tutti i figli di San Francesco come Frati
minori, poi appunto i Conventuali, che sono quelli che hanno una peculiarità di
tipo più culturale, ovvero della valorizzazione il patrimonio artistico
monumentale - pensiamo alla Basilica di Assisi dove i frati chiamarono i grandi
pittori, Giotto, Cimabue, Lorenzetti. Poi, nel ’500, nacquero i Cappuccini, più
vicini al popolo, con i conventi costruiti in una certa maniera, fuori del
paese, con una caratteristica quasi di eremo. Infine, quando noi parliamo del
Terzo ordine, ci riferiamo ai laici che vivono la spiritualità di san Francesco
nel mondo, però nell’800 nacquero i consacrati di questo ramo secolare.
D. -
A otto secoli dalle origini del carisma francescano, quali sono le sfide aperte
per le famiglie francescane di Italia?
R. -
Siamo chiamati a portare il Cristo nell’attività pastorale che ogni frate compie
nella sua comunità. Sono 980 le comunità religiose in Italia e di queste circa
470 sono le parrocchie e quindi collaboriamo con i vescovi nelle varie diocesi.
Sappiamo quanti frati lavorano in favore delle nuove povertà, ci sono case di comunità
per drogati, per ragazze madri e veramente sull’esempio di Francesco, padre di misericordia,
anche noi oggi siamo chiamati ad essere uomini, testimoni di misericordia verso
il fratello che incontriamo.
D. -
Parliamo di vocazioni. E’ sempre forte l’attrazione dei giovani verso Francesco?
R. -
Le quattro famiglie hanno molti incontri a livello giovanile, ad Assisi. Andare
alla fonte, andare cioè in Assisi, a vivere tre, quattro giorni durante l’anno
per noi è una grande ricarica spirituale: questi incontri diventano mediazione
per l’animazione vocazionale. Oggi sono più di 500 i giovani che sono nelle
nostre case di formazione che si incamminano verso il sacerdozio.
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Il commento di don Serretti al Vangelo della
Domenica
Nella
terza Domenica di Quaresima, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui viene
riferito a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con
quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei
Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?”.
E aggiunse:
“No,
vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo don Massimo
Serretti, decente di Cristologia alla Pontificia Università
Lateranense:
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(musica)
“Se
non vi convertite, voi perirete tutti”. Queste parole di Gesù fanno eco a quelle
che il Signore aveva detto in antico per bocca del profeta: “Se non crederete,
non avrete stabilità, non avrete consistenza”. Nel convertirsi al Cristo, nel
volgersi verso di Lui con la totalità del nostro essere, noi trovando Lui
guadagniamo anche noi stessi. Lontano da Cristo e distratto da Lui, l’uomo è
perduto e tutto quel fa e che intraprende uno che è perduto, è anch’esso
perdizione e riproduzione all’infinito dello smarrimento e dell’erranza. Fuori
di Cristo, l’uomo perde ed incrementa la perdita, a dismisura; nella
conversione a Cristo, l’uomo da perduto e da perdente torna a vincere e cioè a
vivere, “perché vivere – diceva Teresa d’Avila – è vincere”.
(musica)
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RADIO
VATICANA
Radiogiornale
Chiesa
e Società
In Indonesia, la diocesi di Padang in
prima linea nelle operazioni
di assistenza ai terremotati di Sumatra,
soprattutto musulmani
“La carità è senza confini o discriminazioni”, “tutte le nostre
risorse sono mobilitate per la solidarietà verso i terremotati” di
Sumatra", colpita lo scorso 6 marzo dal sisma che ha provocato la morte di
oltre 70 persone e distrutto più di 1000 case. E’ quanto riferisce all’Agenzia
Fides il vescovo di Padang, mons. Martinus Dogma Situmorang, presidente della
Conferenza episcopale indonesiana, aggiungendo che i destinatari degli aiuti
sono soprattutto musulmani. Hanno assicurato il loro sostegno anche altre
diocesi indonesiane, la Caritas Germania e il Catholic Relief Service. Sono già
stati inviati cibo, tende e coperte. Fra gli edifici danneggiati ci sono alcune
strutture cattoliche, tra cui ospedali, scuole e parrocchie. Alcuni cittadini
hanno trovato rifugio in locali di comunità cattoliche. Le comunità, oltre al
sostegno morale, offrono anche quello spirituale, organizzando momenti di
preghiera. (A.L.)
I vescovi dell’Ecuador lanciano un
accorato appello alla calma e all’unità
di tutti gli ecuadoriani dopo la recente
crisi politica
e la destituzione di 57 deputati
“E’ arrivata l’ora di dimostrare che ci sentiamo fratelli”. E’
l’accorato appello dei vescovi dell’Ecuador dopo la crisi politica che nei
giorni scorsi ha colpito il Paese latinoamericano. Le divergenze tra la Corte
elettorale suprema, che chiede la formazione di un’Assemblea costituente, ed il
Parlamento, contrario a questa richiesta, sembrano inconciliabili. Mercoledì
scorso, il tribunale elettorale ha destituito 57 deputati contrari
all’insediamento di un’Assemblea costituente, attraverso le elezioni previste
per il prossimo 15 aprile. Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha
chiesto anche l’intervento della polizia per impedire l’ingresso in Parlamento
dei deputati destituiti. I presuli ecuadoriani - riferisce l’Agenzia Fides -
ritengono che questi fatti abbiano aperto “una crisi politico-giuridica”, conseguenza
di “manipolazioni del potere e di giochi politici disonesti”. "L’Ecuador -
prosegue il comunicato - non merita e non può accettare questa situazione”. La
Chiesa lancia quindi un appello “a mantenere la calma e la pace”. I vescovi chiedono
infine ai magistrati “di contribuire con il loro sapere… a sostenere la patria
e a salvare la democrazia”. (A.L.)
A Kirkuk, venti studenti sono i primi a terminare il
corso triennale
di teologia promosso dall’arcidiocesi dal 2003 e
aperto a tutti i cristiani della città: una testimonianza di fede che non si arrende alla guerra
“Nonostante le difficoltà, c’è ancora speranza”. Così mons. Sako,
l’arcivescovo caldeo della città Kirkuk, sottolinea l’importanza della consegna
delle licenze in Teologia per circa 20 studenti di
varie chiese cristiane, al termine di un corso di studi di tre anni che si è
tenuto nella città curda nel nord dell’Iraq.
Iniziativa diocesana di grande importanza se si considera che ha avuto luogo in
una città dilaniata dagli scontri tra la maggioranza curda e la minoranza
araba, giunta a Kirkuk nel dopo la pressa di potere di Sadam Hussein. La cerimonia di consegna delle licenze è
avvenuta lo scorso 8 marzo nell’aula magna limitrofa alla cattedrale del Sacro
Cuore di Gesù a Kirkuk. Durante la celebrazione, presieduta dallo stesso mons.
Louis Sako, insieme con i capi delle altre chiese cristiane della città
irakena, i 20 studenti hanno portato il titolo della “Chiesa rossa” - luogo
caro ai fedeli caldei di Kirkuk, nel cimitero cittadino - e lo hanno passato ai
nuovi studenti, “gesto che simboleggia la fedeltà e la continuità di questi
cristiani con i primi padri della Chiesa”, spiega Padre Janan Shamil
dell’arcidiocesi, aggiungendo che “questa giornata ci dimostra che nonostante
la condizione di totale assenza di sicurezza e il dramma dell’emigrazione che
colpisce il Paese, ancora c’è speranza, perché la fede è ben radicata”. “Con la
stessa fede - continua il sacerdote - gli studenti del corso di teologia
cercano sempre di trasmettere ai nuovi allievi l’eredità dei Padri della
Chiesa”. La consegna alle nuove classi di teologia del catechismo e della
bandiera vaticana sono invece “il segno di fedeltà e unione della Chiesa locale
con quella universale”. (M.G.)
In vista della V Conferenza generale degli
Episcopati dell’America Latina
e dei Caraibi di Aparecida, si moltiplicano
incontri, seminari e assemblee per curare gli aspetti organizzativi dell’evento
In
tutto il continente sudamericano, si susseguono le iniziative di preparazione
in vista della V Conferenza generale degli Episcopati dell’America latina e dei
Carabi, che si terrà dal 13 al 31 maggio nella città di Aparecida in Brasile.
Lunedì 5 marzo, l’arcivescovo di Aparecida, dom Raymundo Damasceno Assis, ha
benedetto gli uffici di quella che sarà la segreteria esecutiva della V
Conferenza dell’Episcopato latino
americano, costituita per coordinare le diverse commissioni di lavoro della
Conferenza che cureranno l’organizzazione e la logistica dell’incontro. Nella
capitale peruviana Lima, intanto, si concludono in questi giorni, i lavori
dell’Assemblea continentale latinoamericana dei direttori nazionali delle
Pontificie Opere missionarie, riuniti per riflettere sui temi che saranno trattati
durante ad Aparecida. Tra i prelati che hanno presso parte ai lavori presso la
Casa di ritiro “La Planicie” c’erano mons. Henryk Hoser, presidente delle Opere
e il suo segretario, mons. Silvano Rossi.
Dal 19 al 22 marzo nella capitale del Nicaragua, Managua, invece si
svolgerà il terzo incontro centroamericano dei mezzi di comunicazione sociale
dei cattolici del Centroamerica. L’evento è inserito nel piano di lavoro della Rete dei mezzi di
comunicazione cattolici dell’America Centrale, organismo che ha lo scopo di
tratteggiare le strategie comunicative, a livello regionale, volte a rispondere
ai molteplici problemi socio-economici della regione alla luce della Dottrina
sociale della Chiesa. Infine, in previsione della “ Grande Missione
continentale”, che partirà subito dopo la chiusura dei lavori della V
Conferenza generale degli Episcopati di Aparecida, dal 19 al 23 marzo avrà
luogo a Bogotà, in Colombia, un Seminario continentale dedicato alle missioni,
che ha il compito di precisare sia la figura e il ruolo dell'agente missionario
sia il profilo dei diversi destinatari della missione. Le conclusioni del
seminario saranno offerte ai pastori che si riuniranno in Aparecida con lo
scopo di preparare la “Grande Missione continentale”. (M.G)
“Essendo creature di Dio, donne e ragazze vanno
sempre rispettate
e valorizzate”. E' il messaggio dei vescovi della
Zambia
in occasione della festa della donna
Nel
giorno dedicato alla festa internazionale della donna, lo scorso 8 marzo, il
Centro per la giustizia, lo sviluppo e la pace della Conferenza episcopale
della Zambia ha inviato al Paese africano un messaggio per il rispetto dei
diritti e della dignità della donna. Far cessare l’impunità della violenza
contro donne e le ragazze è il tema centrale del testo dei presuli riportato
dall’agenzia missionaria Fides. “Essendo creature di Dio, donne e ragazze vanno
sempre rispettate e valorizzate”, afferma il massaggio che, attingendo alla
parabola del Buon Samaritano, sottolinea che “come tutti gli altri, le donne
sono il prossimo che va amato. Sono figlie di Dio e bisogna prendersi cura di
loro nello stesso modo con il quale Dio si occupa di loro”. Il messaggio,
infine, riferendosi a ciò che ad oggi accade nella Zambia, denuncia una
situazione dove non passa giorno nel quale “non si legga sui giornali che una
giovane ragazza sia stata abusata o violentata da una banda o picchiata dal
marito. Storie che fanno rabbrividire”, sostengono i vescovi. (M.G.)
Al via nella Repubblica Democratica del Congo il
programma
che spiega nelle scuole la nuova legge per la tutela
delle donne
In
occasione della scorsa festa della donna, nella Repubblica Democratica del
Congo è stato avviato un programma, rivolto alle scuole superiori, che ha lo scopo
di far conoscere e spiegare la legge sulle violenze contro le donne, adottata
lo scorso luglio grazie all’impegno di diverse deputate del Paese africano.
L’iniziativa, avviata il 28 febbraio passato, è promossa dalla Commissione
Giustizia e Pace dell’arcidiocesi congolese di Bukavu ed è stata realizzata con
il contributo delle scuole cattoliche locali. Questo programma d’informazione e
sensibilizzazione dei giovani si è reso necessario per fronteggiare la scarsa
conoscenza dei contenuti del recente provvedimento che recepisce le norme
internazionali in materia di violenza sulle donne e che affronta diversi tipi
di problematiche della Repubblica Democratica del Congo: stupri, incitamento e
sfruttamento della prostituzione, schiavitù sessuale, matrimoni forzati,
mutilazioni sessuali, trasmissione deliberata di malattie sessuali, gravidanze,
aborti, sterilizzazioni forzate e prostituzione di minori. Una piaga, quella
della violenza sulle donne, spesso collegata alle atrocità della guerra civile
che continua ad avere strascichi nella parte orientale del Paese. (M.G.)
Solidarietà dei vescovi dell’Africa orientale al
popolo somalo
e all’amministratore apostolico della Somalia, mons.
Giorgio Bertin
Al
termine della riunione dell’esecutivo dell’AMECEA, l’Associazione delle Conferenze
episcopali dell’Africa Orientale, tenutasi a Nairobi il 7 e l’8 marzo, i
vescovi del Corno d’Africa hanno diffuso un comunicato che esprimere la loro
solidarietà a mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti ed amministratore
apostolico della Somalia. “Vogliamo assicurare a te e a tutto il popolo della Somalia
che preghiamo per la pace e per la riconciliazione", si legge nel
comunicato dei presuli. Firmano il documento, tra gli altri, i cardinali
Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-es-Salaam, e Gabriel Zubeir Wako,
arcivescovo di Karthoum, ed il presidente dell’AMECEA, mons. Paul Bakyenga, i
quali dichiarano di seguire con trepidazione la situazione politica e militare
in una delle regioni più martoriate dell’ Africa Orientale.(M.G.)
Presentato a Roma il programma del Comitato per la
famiglia,
che ribadisce il proprio "no" ai DICO
“Diamo
voce alle famiglie. Sono il 96% delle coppie italiane e attendono una seria
politica a loro favore”. Olimpia Tarzia, presidente del Comitato per la
famiglia, ha presentato questa mattina a Roma le iniziative della sua organizzazione
contro il progetto di legge sui DICO, i diritti per le coppie di fatto, e per
tutelare i nuclei familiari. A breve sarà avviata una raccolta di firme e verrà
messa a punto un’iniziativa di legge popolare proprio per dare più forza e
garanzie alle famiglie italiane. Il Comitato ribadisce la propria contrarietà
al disegno di legge sui DICO e a qualsiasi altra forma di equiparazione
giuridica della famiglia fondata sul matrimonio con ogni tipo di convivenza.
D’altronde, fa notare il Comitato, solo il 4% delle coppie italiane non è
sposato, quindi non si vede perché ci sia tanta fretta nell’approvare i DICO,
che sono del tutto alternativi al matrimonio e rischiano di provocare un
radicale cambiamento culturale e sociale. Inoltre, il Comitato fa notare come
per le unioni di fatto, in due anni, saranno stanziati quasi 10 milioni di
euro, mentre per le politiche familiari i fondi sono sempre troppo pochi.
Olimpia Tarzia è convinta che ci sia un’”impostazione ideologica che mira a
disintegrare il valore dell’istituto del matrimonio e a negare la soggettività
sociale, civile, giuridica, educativa, economica e politica della famiglia
fondata sul matrimonio. Non per niente abbiamo presentato le nostre iniziative
- ha detto - proprio oggi, a poche ore dalla manifestazione che si terrà a Roma
sulle coppie di fatto”. (A cura di Alessandro Guarasci)
RADIO
VATICANA
Radiogiornale
- A cura di Roberta Moretti -
- Il terrorismo che semina morte e distruzione in Iraq “è
lo stesso” che ha colpito in Arabia Saudita, in Giordania, a New York, a Madrid
e a Londra: è quanto ha detto il premier iracheno, Nuri al-Maliki, aprendo
stamani i lavori della Conferenza internazionale di Baghdad per la pace in
Iraq. Allo stesso tavolo si ritrovano Stati Uniti, Iran, Siria, i Paesi membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ma anche Arabia Saudita,
Turchia e Giordania. Intanto, non accenna a fermarsi la violenza sul campo. Il
nostro servizio:
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Al-Maliki ha invitato i presenti a
non interferire negli affari interni dell’Iraq e a evitare di farne il terreno
di confronto sul quale contrapporre le reciproche divergenze. “Questa
iniziativa di riconciliazione - ha affermato al-Maliki - è la navicella che ci
porterà in salvo”. Il premier iracheno ha poi auspicato “una posizione unitaria,
regionale e internazionale, a sostegno del popolo iracheno, senza distinzioni
di sorta su basi settarie, geopolitiche o etniche”. “L’Iraq - ha infine
precisato - con la sua posizione strategica deve essere visto come un
fattore-chiave, a livello sia regionale sia internazionale”. E un’atmosfera di
tensione ha caratterizzato, comunque, l’apertura dei lavori, accompagnata
dall’esplosione di colpi di mortaio: diverse fonti riferiscono che al loro
ingresso nel Centro Congressi di Baghdad i delegati iraniani e americani si
sarebbero ignorati a vicenda, mentre l’agenzia irachena NINA parla di una
“stretta di mano”. E a Sadr City, a pochi chilometri dal luogo della Conferenza
di pace, nella tarda mattinata un’autobomba ha fatto almeno 20 morti e 40
feriti. E altre due persone sono morte nella città santa
sciita di Kerbala, schiacciati dalla calca di fedeli giunti per le cerimonie
per l'Arbain nel mausoleo dell'imam al Abbas. Sul
fronte dei sequestri, un gruppo islamico iracheno che si autodefinisce
“Frecce della giustizia”, ha pubblicato su Internet un video in cui si vedono
una donna tedesca di 60 anni e suo figlio di 20, rapiti il 6 febbraio scorso a
Baghdad. I sequestratori minacciano di uccidere i due ostaggi se la Germania
non ritirerà le sue truppe dall'Afghanistan, accomunando Iraq e Afghanistan in
''una sola nazione, una sola religione”.
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- Ore di angoscia per la sorte di Daniele Mastrogiacomo, il
giornalista italiano del quotidiano La Repubblica rapito in Afghanistan dai
talebani. In una telefonata a un giornalista afghano
della France Presse, il mullah Dadullah, uno
dei principali capi dei talebani, ha dichiarato che il reporter sarà
“abbattuto”, se entro sette giorni il governo
italiano non fisserà una data per il ritiro dei suoi soldati dal Paese. Secondo
Dadullah, Mastrogiacomo sarebbe detenuto nella
provincia di Helmand e sarebbe “in buona salute”. Ieri, il premier italiano,
Romano Prodi, aveva sottolineato il massimo
impegno delle istituzioni, ribadendo che l’Italia non aumenterà le proprie
truppe in Afghanistan. Da parte sua, la Farnesina ha chiesto ai media di non
diramare notizie non verificate.
- Le Forze di sicurezza pakistane hanno ucciso tre
estremisti islamici ad un checkpoint nella regione del nord Waziristan,
in prossimità del confine afghano. Lo hanno reso noto fonti militari, secondo
cui negli scontri è rimasto ucciso anche un ufficiale dell’esercito, quando i
tre militanti, che viaggiavano su tre veicoli diversi, hanno aperto il fuoco
contro le guardie di confine che li avevano fermati per un controllo presso il
valico di Dawa Toi. Sono in corso operazioni di ricerca di altri componenti del
commando, che sono riusciti a fuggire.
- Medio Oriente. Forte tensione nel villaggio cisgiordano
di Tubas, dopo che uomini armati di al-Fatah hanno aperto il fuoco contro il
convoglio del ministro per le Questioni dei prigionieri, Wasfi Kabha, ferendo
uno dei suoi accompagnatori. Lo riferisce l'agenzia palestinese MAAN, secondo
cui Kabha era giunto a Tubas per inaugurare una
scuola. Nel villaggio doveva recarsi oggi anche il ministro
dell’Istruzione e vicepremier, Nasser a-Din al-Shaer, elemento di spicco di Hamas,
che “per ragioni di prudenza” ha preferito rinunciare alla visita. Intanto, fonti della presidenza palestinese
hanno fatto sapere che il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice,
incontrerà il presidente dell’ANP, Abu Mazen, il prossimo 22 marzo a Ramallah.
Secondo le fonti, Rice vedrà anche il premier israeliano, Ehud Olmert.
-
L’opposizione libanese, in particolare quella sciita guidata dal capo di
Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, accetta un compromesso per superare la
crisi politica attuale e il dialogo cominciato venerdì tra il presidente del
Parlamento, Nabih Berri, e il leader della maggioranza parlamentare
antisiriana, Saad Hariri, che si sono incontrati già due volte in 24 ore. Lo ha
annunciato lo stesso Nasrallah, parlando ieri sera nella roccaforte Hezbollah
di Beirut sud, in occasione della celebrazione del 40.mo giorno dall’anniversario
della morte dell’imam Hussein.
- Nuova tappa del presidente Bush impegnato nel suo tour in America
Latina. Anche in Uruguay come in Brasile ci sono state manifestazioni di
protesta nei confronti del presidente USA. Dure le reazioni del presidente
venezuelano, Chavez, alle allusioni di Bush sulla necessità di liberarsi dalla
schiavitù del petrolio. Ieri, l’accordo con il presidente Lula Da Silva sul
potenziamento dei biocombustibili. Maurizio Salvi:
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Prima
di lasciare il Brasile, dove il collega Luis Ignacio Lula da Silva ha firmato
un memorandum di intesa per avanzare sul terreno della produzione di fonti di energia
alternativa al petrolio, come l’etanolo, ha sostenuto che in fin dei conti
quella degli approvvigionamenti energetici è
una questione di sicurezza nazionale. Ciò ci spinge - ha aggiunto, in una
allusione non tanta velata al Venezuela - a ridurre la nostra dipendenza dal
petrolio. La sensazione che hanno avuto gli analisti, comunque, è che le due
parti non siano andate molto al di là delle buone intenzioni, dato che non è
stato affrontato, per esempio, il delicato tema tariffario che divide il mondo
agricolo brasiliano da quello statunitense. Mentre il capo della Casa Bianca
arrivava a Montevideo, seconda tappa della sua visita in America Latina, che si
concluderà il 14 marzo, a Buenos Aires, il presidente venezuelano, Hugo Chavez,
ha dato fondo alla sua capacità oratoria e retorica per attaccare Bush,
definendolo “lupo rivestito di pelle di agnello” e “cadavere politico”. Con il
suo viaggio - ha, infine, assicurato il capo dello Stato venezuelano, parlando
in uno stadio colmo di migliaia di persone – Bush vuole dividere, ingannare e
frenare i movimenti popolari latinoamericani.
Da
Buenos Aires, Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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-
Dopo l’accordo sull’ambiente raggiunto ieri a Bruxelles dal Consiglio Europeo,
l’Unione mette a punto il piano d’azione per fermare i cambiamenti climatici.
L’intesa definita “una svolta” dal cancelliere tedesco, Angela Merkel, presidente
di turno europea. Da Bruxelles, Giovanni Del Re:
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"Sono
molto soddisfatta, l’Europa è all’avanguardia nel mondo”: Angela Merkel ha
commentato così il piccolo miracolo che le è riuscito, quello, cioè, di mettere
d’accordo tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione su ambizioni ed obiettivi per
la difesa del clima. Un successo che le ha procurato anche i complimenti di
molti colleghi: “Una gestione perfetta del vertice”, ha detto il presidente
francese, Jacques Chirac. “Una preparazione eccellente", ha fatto eco il
premier lussemburghese, Jean-Claude Junker. In effetti, ieri mattina si è
definitivamente confermata l’intesa, delineatasi nella notte fra giovedì e
venerdì, che fissa come obbligatorio l’obiettivo di ridurre del 20 per cento
entro il 2020 l’emissione di gas serra rispetto ai livelli del ’90 e del 30 per
cento se seguiranno anche USA e Cina. Ma soprattutto la Merkel è riuscita ad
ottenere che sia obbligatorio l’obiettivo di aumentare la quota di energie
rinnovabili entro la stessa data dal 6.5 per cento al 20 per cento. Molti
Stati, soprattutto la Francia e vari Paesi dell’Est, erano all’inizio contrari
e poco scommettevano che la leader tedesca ce l’avrebbe fatta. Per quadrare il
cerchio, la Cancelliera ha concesso che si tenga presente della situazione di
partenza e delle condizioni particolari di ogni Stato membro. Inoltre a Chirac
- al suo ultimo Vertice ufficiale come capo dell’Eliseo - la Cancelliera ha
concesso un passaggio nelle conclusioni del Congresso, in cui si afferma che si
terrà conto anche dell’utilizzo del nucleare parte degli Stati. Utilizzo che
però, ha ripetuto la Merkel, non sarà considerato energia rinnovabile.
Da
Bruxelles, per la Radio Vaticana, Giovanni Del Re, AKI.
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- Ieri, a margine del Consiglio Europeo di Bruxelles, il presidente
francese, Jacques Chirac, ha parlato di “fantastica avventura” in Europa ed ha
espresso rammarico per la bocciatura in Francia della Costituzione UE.
Dichiarazioni che arrivano alla vigilia del suo discorso alla nazione in vista
delle elezioni presidenziali di aprile. Con ogni probabilità, Chirac annuncerà
che non si ricandiderà per un terzo mandato.
-
Risultati definitivi delle elezioni legislative in Ulster. Il partito
unionista, Democratic Union Party, di Ian Paisley ha vinto le consultazioni ed
avrà 36 dei 108 seggi in Parlamento. Crescono anche i Repubblicani del Sinn
Fein, secondo partito. Mentre in leggero calo gli Unionisti moderati ed il
Partito Laburista. Una situazione in cui l’Unione Europea auspica che possa
riprendere l’attività delle istituzioni nordirlandesi.
- Si
è aperto oggi a Vienna, dopo oltre un anno di negoziati sotto l’egida delle
Nazioni Unite, ma senza speranze di un accordo, il Vertice conclusivo sul
futuro del Kosovo, la provincia serba a maggioranza albanese amministrata dal
1999 dall’ONU (UNMIK). Oltre all'inviato speciale dell'ONU, Martti Ahtisaari,
vi partecipano i massimi dirigenti delle due parti: i presidenti e primi
ministri serbi e kosovari, rispettivamente Boris Tadic e Vojislav Kostunica, e
Fatmir Sejdiu e Agim Ceku. Scoglio principale, rimasto insoluto, è sempre lo
stesso: i kosovari chiedono l’indipendenza, ma i serbi si oppongono e sono
pronti a concedere solo un’ampia autonomia.
-
Alla vigilia del terzo anniversario delle stragi ai treni di Madrid, la Spagna
si mobilita contro l’ETA. Nella capitale, è in programma una grande
manifestazione, promossa dal Partito popolare, alla quale dovrebbero
partecipare oltre un milione di persone. Il servizio dalla Spagna è di Ignacio Arregui.
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L’ambiente
di tensione politica, di scontro frontale tra governo e il Partito popolare,
leader dell’opposizione, acquista in queste ore la massima espressione con le
manifestazioni di massa organizzate ieri e oggi contro la politica antiterroristica
del presidente Zapatero e che culmineranno oggi a Madrid con quella che, secondo
Rajoy, leader dell’opposizione sarà “la più importante della storia democratica”.
Questi movimenti di protesta hanno come slogan: “Spagna per la libertà. Non più
concessioni all’ETA”. L’occasione per questa mobilitazione è stata la concessione
al militante dell’ETA, Inaki De Juana Chaos, condannato a tre anni di carcere,
di un regime di prigionia mitigata a causa del suo grave stato di salute, dopo
115 giorni di sciopero della fame. Il Partito popolare condanna questa mitigazione
della pena ed esige che il militante dell’ETA sia trasferito di nuovo
dall’ospedale dove si trova adesso alla prigione dove dovrà completare i tre
anni di prigionia. Il presidente Zapatero afferma di aver rispettato le leggi
in vigore, il parere dei giudici, e le raccomandazioni dei medici delle
istituzioni penitenziarie. La
manifestazione di oggi a Madrid inizierà alle 17.00 e attraverserà il centro della
capitale. Al termine del percorso, è prevista la lettura di un manifesto nel quale
si condanna l’intera politica del governo di Zapatero riguardo al terrorismo
dell’ETA e si respinge ogni forma di dialogo e tolleranza con il gruppo armato
e con i suoi collaboratori.
Per
la Radio Vaticana, Ignazio Arregui.
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- La
Camera bassa del Parlamento tedesco ha approvato la legge per l'innalzamento
graduale dell'età pensionabile da 65 a 67 anni. Hanno votato a favore 408
deputati del Bundestag, 169 i contrari e 4 gli astenuti. La legge, proposta dal
governo di grande coalizione tra cristiano-democratici e socialdemocratici,
prevede l'innalzamento dell’età pensionabile di un mese ogni anno a partire dal
2012, per arrivare a 67 anni nel 2029. Fortemente contrari i sindacati. Il
provvedimento dovrà essere approvato anche dal Bundesrat, il Senato federale,
dove non si attendono sorprese.
- Non
c’è nessun “contatto diretto”, né alcun negoziato in corso con i rapitori dei
cinque europei sequestrati da un gruppo armato nel deserto dell’Afar lo scorso primo
marzo. Lo ha puntualizzato oggi un portavoce del Foreign Office da Addis Abeba,
dopo che stamani il ministro degli Esteri etiope aveva affermato che era stato
aperto un canale di dialogo con i rapitori.
-
Violenza in Sri Lanka. L’esercito regolare ha riferito di aver occupato quattro
basi Tamil nel nord-est del Paese nel corso di un’offensiva nella quale sono
morti oltre 20 guerriglieri. L’attacco è avvenuto nel distretto di Trincomalee.
Il Fronte di liberazione delle Tigri Tamil ha minacciato pesanti ripercussioni.
- Un
violento incendio si è sviluppato nella raffineria della Lukoil a Volgograd,
nella Russia centro-meridionale, e si teme che le fiamme possano arrivare ai depositi
di carburante. Lo riferisce l’agenzia Itar-Tass, precisando che l'incendio è
nato in una camera sotto vuoto per la raffinazione del greggio, a causa di una falla. Le fiamme
interessano un'area di 500 metri quadri, ma le temperature rendono difficile
l'opera dei vigili del fuoco.