RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 68
- Testo della trasmissione di venerdì 9 marzo 2007
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Giornata
della donna in Sri Lanka: nessun festeggiamento
finché non ci sarà una pace duratura
Si
apre oggi a Loreto il primo pellegrinaggio nazionale dei giovani aderenti
all’UNITALSI
Nuove speranze per la
riunificazione della capitale di Cipro, Nicosia.
Avviati i lavori di demolizione di un tratto di muro tra la zona greca e quella
turca
RADIO
VATICANA
Radiogiornale
Il
Papa e la Santa Sede
I media si impegnino a promuovere la dignità umana e a
difendere
la famiglia: l’appello di Benedetto XVI, nell’udienza ai membri
del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
Nel
nuovo contesto della globalizzazione dei media, è urgente promuovere i valori della dignità umana
e della famiglia: è il richiamo di Benedetto XVI, che stamani ha ricevuto in
udienza i partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio della
Comunicazioni sociali. I delegati sono stati guidati dall’arcivescovo John P. Foley, presidente del
dicastero vaticano. Il Papa si è soffermato su rischi e opportunità insiti
nell’ascesa dei nuovi media come ci riferisce, nel servizio, Alessandro
Gisotti:
**********
“Non si può sottostimare l’importanza
dell’apostolato delle comunicazioni sociali”: è quanto affermato dal Papa,
indicando come questo sia un compito particolarmente urgente in un mondo sempre
più tecnologico e in rapido cambiamento. Mentre la carta stampata, ha detto, fa
fatica a tenere il passo, altri mezzi di comunicazione come tadio,
tv ed Internet “si stanno sviluppando ad una velocità straordinaria”. Questa
ascesa dei media elettronici, ha proseguito, “coincide con la concentrazione nella mani di pochi conglomerati multinazionali la cui
influenza oltrepassa tutte le barriere sociali e culturali”. Il Pontefice si è
interrogato sulle conseguenze del successo dell’industria della comunicazione e
dell’intratteni-mento. Una questione, ha aggiunto, che in considerazione del
“ruolo pervasivo dei media”,
interessa “tutti coloro che hanno a cuore il bene della società”:
“Undoubtdely
much of great benefit …”.
Senza dubbio, è il riconoscimento del Papa, i vari
mass media hanno dato grandi benefici alla civilizzazione. In più, Internet ha
aperto la possibilità di accedere ad un mondo di conoscenze che prima era
inaccessibile o difficilmente accessibile a molti. Contributi al bene comune
che "vanno lodati ed incoraggiati". D’altro canto, ha avvertito,
molto di ciò che viene trasmesso in varie forme nelle
case di milioni di persone nel mondo è “distruttivo”. In tale contesto, la
Chiesa “genera speranza” dirigendo “la luce di Cristo su queste ombre”. Una
luce che tutti siamo incoraggiati a tener accesa a casa, a scuola come anche
nella società. Benedetto XVI è così tornato a soffermarsi sul tema del suo
Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni, dedicato quest’anno ai media e i giovani:
“My concerns are no
different from those …”.
Le mie preoccupazioni, ha ribadito Benedetto XVI,
“sono quelle di ogni padre, madre, insegnante, di ogni persona responsabile”. Il Papa ha infine messo l’accento
sulla responsabilità dei media invitati, ancora una
volta, a promuovere “la dignità fondamentale dell’uomo” e “la vita famigliare”.
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Sulla
beatitudine dei puri di cuore, la meditazione di Quaresima
del predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa
La
prima meditazione di Quaresima, alla presenza del Papa e della Curia Romana, è
dedicata alla Beatitudine dei puri di cuore. Il predicatore della Casa Pontificia,
padre Raniero Cantalamessa, sottolinea come
istintivamente si sia portati a pensare che la virtù
della purezza sia l’equivalente del sesto comandamento: “Non commettere atti
impuri”. “Ma la purezza del cuore - aggiunge padre Cantalamessa
- non indica, nel pensiero di Cristo, una virtù particolare, ma una qualità che
deve accompagnare tutte le virtù”. Il suo contrario più diretto non è quindi
l’impurità, ma l’ipocrisia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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L’ipocrisia
è il peccato denunciato con più forza da Dio nella Bibbia perché declassa Dio,
lo mette al secondo posto, collocando al primo le
creature. “Coltivare l’apparenza più che il cuore - ha avvertito padre Cantalamessa - significa dare più importanza all’uomo che a
Dio”. L’ipocrisia è dunque essenzialmente mancanza di fede ma è anche “mancanza
di carità verso il prossimo, nel senso che tende a ridurre le persone ad
ammiratori”. “Il giudizio di Cristo sull’ipocrisia - ha ricordato il
predicatore - è senza appello”: gli ipocriti hanno già ricevuto la loro
ricompensa. Una ricompensa - aggiunge - che si rivela illusoria anche sul piano
umano perché “la gloria fugge chi la insegue e insegue chi la fugge”:
“Da
questo appare che il puro per eccellenza - ne è esistito uno solo sulla faccia
della Terra - è Lui stesso: è Gesù. Infatti, le Beatitudini sono l’autoritratto
di Gesù, quello che Lui era e che propone agli altri. Di Lui, i suoi avversari
sono costretti a dire: Sappiamo che sei veritiero, non ti curi di nessuno, infatti non guardi in faccia gli uomini, ma secondo verità
insegni la via di Dio. Questo è il ritratto del puro di cuore”.
Le
tre direzioni in cui la Beatitudine dei puri di cuore è stata recepita dai
Padri della Chiesa, sono l’interpretazione morale, l’interpretazione mistica e
quella ascetica. In chiave morale, la Beatitudine dei puri di cuore è
“schiettezza che si oppone all’ipocrisia”: consiste infatti
nel rifiuto di praticare la giustizia davanti agli uomini per essere ammirati.
La Beatitudine è interpretata anche in funzione della contemplazione: bisogna
purificare il cuore per renderlo specchio nel quale riflettere l’immagine di
Dio. L’interpretazione ascetica si riferisce alla castità interiore del cuore:
essa chiude il cuore “alle cose terrene e ai fallaci allettamenti, mentre lo
apre alle cose celesti e alla verità”. Queste interpretazioni - sottolinea
padre Cantalamessa - rimangono fedeli
all’impostazione di Gesù e riconducono tutto il discorso al cuore,
all’interiore. Dopo l’esegesi, il predicatore della Casa Pontificia attualizza
la Beatitudine dei poveri di spirito. “L’ipocrisia - fa notare - è oggi il
vizio più diffuso e meno confessato e questa tendenza all’ipocrisia è accresciuta
enormemente nella cultura dominata dai mass media”, che rende difficile
distinguere gli avvenimenti reali dalla loro rappresentazione. Sentiamo padre Cantalamessa:
“Il
fatto nuovo e inquietante di oggi è che si tende ad annullare questo divario,
trasformando la vita in uno spettacolo. E non parliamo dei reality show che
sembra che imperversino sulle televisioni di tutto il mondo e stanno creando
una mentalità, uno stile di vita. Lì si tende a far coincidere la vita con lo
spettacolo.
Il
richiamo all’interiorità - conclude padre Cantalamessa
- “è un invito ai credenti a non lasciarsi travolgere da questa tendenza”, che
svuota la persona riducendola a un’immagine, a un simulacro.
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Approfondire i legami di amicizia del popolo cinese
con il pensiero
cristiano: l’auspicio del Papa in un telegramma al convegno
su Matteo Ricci, all'Università di Macerata
Il convegno internazionale su Matteo Ricci in corso
a Macerata “contribuisca ad approfondire i legami di amicizia del popolo cinese
con il pensiero cristiano”: è l’auspicio di Benedetto XVI, che in un telegramma
- a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone
- loda l’iniziativa culturale promossa dall’Università della città marchigiana
e dall’Accademia Cinese delle Scienze Sociali di Pechino. Il
gesuita Matteo Ricci, si legge nel telegramma, è stato un precursore del
legame di amicizia tra Cina e cristianesimo, “favorendo un fecondo dialogo tra
la cultura cinese e quella europea”. Tra i relatori al convegno, che si chiude
stasera, anche il missionario del PIME, padre Angelo Lazzarotto,
profondo conoscitore della realtà cinese, che nell’intervista di Alessandro
Gisotti si sofferma sull’eredità di Matteo Ricci nella
Cina del XXI secolo:
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R. -
Direi che, tra gli intellettuali della Cina, Matteo
Ricci è certamente una conoscenza molto affermata. Molti cercano le ragioni per
cui l’Occidente si è affermato attraverso i secoli in una maniera così
continua, e trovano che le ragioni siano nelle radici
del cristianesimo, cosa che noi stiamo purtroppo dimenticando qui in Europa. Al
centro di questa riflessione, scoprono che il cristianesimo era sconosciuto per
tanto tempo o poco noto alla civiltà cinese, che era un po’ chiusa in se
stessa. Poi, vi è venuta in contatto grazie alla figura di
Matteo Ricci, che per questo motivo è molto conosciuto. E’ significativo
che la tomba di Matteo Ricci a Pechino sia stata
restaurata dopo le devastazioni da parte delle Guardie Rosse, e sia oggi
conservata all’interno della Scuola centrale del Partito comunista cinese.
D. -
Un recente studio dell’Università di Shangai ha messo
in luce la rinascita del sentimento religioso in molti cinesi. Cosa ne pensa?
R. -
Credo che questa sia veramente una risposta alla devastazione che la corsa alla
modernizzazione e quindi all’arricchimento ha portato in Cina in questi ultimi
decenni. C’è un capitalismo selvaggio che ha svuotato l’anima di molti cinesi,
specialmente dei giovani. Come reazione, ci si accorge che il denaro non basta,
che la vita è qualcosa d’altro. E allora, ci si interroga sul perché della vita
e riemergono le religioni tradizionali - il buddismo, il taoismo - ma anche il
cristianesimo. Tant’è vero che anche all’interno del
Partito comunista cinese, che per statuto proibisce ai propri aderenti
qualsiasi pratica e appartenenza religiosa, ci sono molti membri a cui non basta più l’ideologia marxista.
D. -
In tale contesto, quali prospettive intravede per i cristiani in Cina, anche
considerando le aperture manifestate più volte dalla Santa Sede?
R. -
Direi che proprio perché il cristianesimo da sempre mette al centro della
propria attenzione la persona umana, perché è il capolavoro di Dio, è interessante
che - per esempio - tra quanti si sono convertiti, ci siano persone che si sono
fatte campioni dei diritti umani, proprio in base a questa loro nuova fede che
hanno riscoperto nel cristianesimo. Quindi, direi che la Chiesa, o comunque il
cristianesimo, può portare una primavera nuova, una fase nuova alla civiltà
cinese che si è arricchita in questo contesto della globalizzazione,
e che sta diventando protagonista nel mondo. E qui si vede come sia stato lungimirante Giovanni Paolo II in tutti i messaggi
che nei passati tre decenni ha rivolto alla Cina, al di là delle polemiche che
emergevano dalle situazioni concrete. Papa Wojtyla ha sempre cercato di tendere
la mano per dire: “Vogliamo lavorare insieme per il bene del popolo cinese e
per il futuro del mondo”. E questa credo sia la strada
che anche Papa Benedetto XVI sta percorrendo.
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Altre udienze e nomine
Benedetto
XVI ha ricevuto, questa mattina, in udienza il cardinale Gaudencio B. Rosales, arcivescovo
di Manila. Successivamente, ha incontrato mons. Carlos
Aguiar Retes, vescovo di Texcoco, presidente della Conferenza episcopale messicana, con il vice presidente, mons. Alberto Suárez Inda, arcivescovo di Morelia; e con il segretario generale, mons. Leopoldo González González, vescovo di Tapachula. Sempre nel corso della mattinata, il Papa ha
ricevuto un gruppo di presuli italiani della Regione Piemonte, in visita ad Limina. Il Papa
ha, infine, ricevuto la signora Sarala Manourie Fernando, ambasciatore di Sri Lanka,
in visita di congedo.
Nel
pomeriggio, il Papa riceverà in udienza il cardinale William Joseph Levada, prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede. Ieri, il Santo Padre ha ricevuto in
udienza il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia.
Benedetto
XVI ha nominato membro della Congregazione per i Vescovi, mons. André Vingt-Trois, arcivescovo di
Parigi.
“La missione evangelizzatrice della Chiesa
all’inizio del III Millennio”,
tema dell’Atto accademico all'Università Gregoriana
per il 75.mo della Facoltà
di Missiologia
Le
migrazioni disegnano un nuovo “dove” dell’impegno missionario della Chiesa: è
quanto è emerso, ieri pomeriggio, alla Pontificia Università Gregoriana di
Roma, durante l’Atto Accademico, sul tema “La missione evangelizzatrice della
Chiesa all’inizio del III Millennio”. All’incontro, che celebra il 75.mo della fondazione della Facoltà di Missiologia,
era presente tra gli altri anche il prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei popoli, il cardinale Ivan Dias.
Roberta Moretti ha intervistato il segretario
del dicastero pontificio, l’arcivescovo Robert
Sarah:
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R. -
Sappiamo che i territori e le frontiere sono materiali; ma adesso che abbiamo
tante migrazioni non sappiamo più dove si possano limitare i territori di missione.
Tutto il mondo è territorio missionario: dunque anche in Europa, che è un
continente già cristiano, ci sono tante persone immigrate che non conoscono Cristo,
e quindi anche lì la Chiesa deve fare il suo lavoro missionario.
D. -
Con le nuove tecnologie della comunicazione, è cambiata in qualche modo la
maniera di comunicare il messaggio di Cristo?
R. -
Abbiamo maggiori possibilità di mandare lontano il messaggio di Cristo, ma
sostanzialmente non è cambiato niente, perché la missione non è soltanto il dovere
di annunciare, quanto di testimoniare, e questo vuol dire che bisogna vederlo,
il missionario, il suo modo di vivere, ogni giorno. Dall’inizio, Gesù ha
chiesto ai suoi discepoli di essere testimoni del suo Vangelo.
D. -
Che dire dell’evangelizzazione nel contesto asiatico? Quali sono le maggiori
difficoltà, ma anche le opportunità?
R. -
L’Asia è un continente che conosce una storia propria, ha una cultura ed
un’esperienza religiosa propria, molto ricca, e trova difficoltà ad accettare
il messaggio di Cristo e questa è la sfida più grande. Ma malgrado questo,
direi anche che l’Asia è aperta al Vangelo, e bisogna insistere a proporre agli
asiatici che il messaggio di Cristo è anche per loro.
D. -
Quali sono le principali sfide in tema di pluralismo religioso?
R. -
Dobbiamo comunque rispettare ogni tipo di religiosità, rispettare ciascuno
nella propria coscienza. Questo non vuol dire che noi dobbiamo nascondere il tesoro
che il Signore ci ha dato, che noi siamo i suoi figli e Lui il nostro Padre. Questo
messaggio di Dio-Amore è un messaggio per tutti!
D. -
Quanto è importante il laicato per l’evangelizzazione?
R. -
Ogni battezzato è missionario, perché quando Cristo dice: “Andate!”, non si
rivolge solo ai sacerdoti ma a tutti quelli che hanno
accettato il suo Vangelo. Dunque, nel lavoro, nei media,
in politica, nell’economia i laici devono testimoniare che sono cristiani e
così sono missionari.
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Mons. Migliore all'ONU: formazione e accesso
al microcredito
per rafforzare la presenza civile e politica
della donna nella società
Sostenere il microcredito perché è un sistema che permette alle
popolazioni povere, e specialmente alle donne con pochi mezzi, di migliorare la
propria condizione sociale. L’appello dell’arcivescovo Celestino Migliore è stato
levato ieri alle Nazioni Unite di New York, dove l’osservatore permanente della
Santa Sede ha difeso la parità dei diritti fra uomo e donna, a tutti i livelli
della vita civile, durante la 61.ma sessione
dell’Assemblea generale dell’ONU. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Conferire maggior forza sociale, politica, economica
e spirituale alle donne, sia individualmente che collettivamente, e rimuovere
gli ostacoli che le penalizzano e “impediscono loro di essere completamente
integrate nei vari settori della società”. E’ una delle dichiarazioni di
principio rese da mons. Migliore davanti all’assemblea generale dell’ONU di
ieri, 8 marzo, giornata internazionale dedicata allo studio della condizione
femminile nel mondo. Il rappresentante vaticano al Palazzo di vetro ha dapprima
messo in risalto come spesso, oggi, l’idea di uguaglianza
dei diritti fra uomini e donne sia definita attraverso
un “un metodo antagonistico che esalta l'opposizione” fra i sessi “allo scopo
soltanto diminuire quello dell'altro”. Una seconda tendenza, ha osservato, mira
ad “offuscare, se non a negarle per intero, le differenze fra gli uomini e
donne. Per evitare la supremazia di un sesso sull'altro, le differenze tendono
ad essere oscurate ed osservate come meri effetti di condizionamento storico e
culturale”. E tale offuscamento, ha aggiunto mons. Migliore, “ha effetto sulla
stabilità della società e delle famiglie e, non di meno, sulla qualità dei
rapporti fra uomini e le donne”. In particolare, il presule ha denunciato le “pratiche
discriminatorie che escludono - ha detto - le donne dai processi decisionali,
sovente causate o aggravate da distinzioni basate sulla razza della donna,
sull'origine etnica, sulla religione o sulla condizione sociale.”
Dare
maggiore possibilità di intervento e potere alle donne si traduce invece in
“parità salariale per lavoro uguale”, in “imparzialità nell'avanzamento di
carriera e nell'uguaglianza degli sposi nei diritti della famiglia. Inoltre -
ha insistito mons. Migliore - significa che le donne che scelgono di essere
mogli e madri sono protette e non penalizzate”. In questo scenario di
equilibrio e tutela dei diritti, si inserisce il ricorso al microcredito. Il
rappresentante della Santa Sede all’ONU ha preso atto “con orgoglio” della lungimiranza
della Chiesa, che da almeno dieci anni utilizza questo sistema di finanziamento. Oggi, ha illustrato mons. Migliore, i programmi attuati
dalle varie agenzie cattoliche "sono operativi in almeno trenta Paesi, con
più di 850.000 clienti, dei quali quasi il 75% sono donne. Il programma - ha
proseguito - si concentra sui poveri, particolarmente sulle donne povere, che
vivono nelle comunità rurali più remote nelle quali non c’è possibilità di accesso
ai servizi finanziari". Inoltre, "per assicurare la sostenibilità del
programma, i clienti sono direttamente coinvolti nell'amministrazione e nella
gestione dei servizi che ricevono”.
Tuttavia,
ha concluso mons. Migliore, pur introducendo “un ampio miglioramento della
condizione delle donne”, il sistema del microcredito “non è immune da abusi” e
non può essere considerato una panacea. E’ la formazione delle donne, in
particolare, “il mezzo più vitale” nella promozione dell’uguaglianza dei
diritti fra i sessi e nella difesa della dignità di ciascuno.
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Oggi su "L'Osservatore Romano"
Servizio
vaticano - In primo piano l’udienza di Benedetto XVI ai partecipanti alla
plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Nel suo
discorso, il Papa ha sottolineato la grande responsabilità dei mezzi di
comunicazione sociale e l'importanza di educare i bambini e i giovani alla
bellezza, alla verità, alla bontà.
Servizio
estero - In evidenza l’Iraq: George W. Bush pronto ad opporre il veto
contro il completo ritiro delle truppe entro la fine del 2008 (secondo la
proposta di legge presentata dai democratici).
Servizio
culturale - Un articolo di Angelo Marchesi dal titolo “Agnosticismo contemporaneo
e sue ambiguità da chiarire”: un saggio di Bernard Pottier apparso nella “Nouvelle Revue
Théologique”.
Servizio
italiano - In rilievo il dibattito sulla missione in Afghanistan
RADIO
VATICANA
Radiogiornale
Oggi
in Primo Piano
A
Baghdad, vigilia dell'attesa Conferenza sulla sicurezza nazionale in Iraq
E’ tutto pronto a Baghdad per la Conferenza sulla sicurezza
nazionale in Iraq, in programma domani. Allo stesso tavolo si ritroveranno
Stati Uniti, Iran, Siria, i Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza
dell’ONU, ma anche Arabia Saudita, Turchia e Giordania. Gli Stati Uniti non
escludono di avere incontri bilaterali con Iran e Siria durante il vertice. A
dichiararlo, il portavoce del Dipartimento di Stato, facendo un’altra apertura
diplomatica in vista dei colloqui. Intanto, mentre oltre tre milioni di pellegrini sono giunti nella città santa sciita
di Kerbala per commemorare
la morte dell'Imam Hussein,
sul terreno militari statunitensi hanno ucciso un
presunto terrorista a Karmah, a ovest della capitale,
e catturato 16 presunti militanti di al Qaeda in diversi rastrellamenti. Ma la comunità
internazionale è ancora in tempo per salvare l’Iraq, sempre più in preda alla
violenza? Risponde Antonio Ferrari, inviato
speciale del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:
**********
R. –
Da un punto di vista simbolico, ma anche di urgenza per risolvere questa situazione
irachena che appare sempre più disperata, la Conferenza di Baghdad è
importante. Non c’è dubbio. Esiste la possibilità di uscire da tale crisi
soltanto se tutte le parti convergono sulla terapia, perché se si continua così
appare chiaro che la guerriglia e in qualche caso il terrorismo - fomentato da
potenze regionali - possono trascinare questa guerra all’infinito e quindi
arrivare allo smembramento del Paese. Un'eventualità che terrorizza ancora di
più di quanto non possa terrorizzare l’attuale violenza di oggi.
D. -
La soluzione allora quale sarebbe?
R. -
Bisogna trovare un compromesso. Siria ed Iran si sono già fatte precedere da
tutta una serie di richieste difficilmente accettabili. Credo che il fatto di
alzare molto il prezzo delle trattative sia anche una tattica per giungere ad
un diverso compromesso. Ma gli Stati Uniti e gli altri membri permanenti del
Consiglio di sicurezza dovranno trovare, comunque, un incontro a metà strada.
Faccio un esempio: se da una parte ci fosse un aiuto consistente alla
pacificazione dell’Iraq e dall’altra, nei confronti della Siria, magari si
avesse un atteggiamento meno punitivo sul processo per trovare assassini,
mandanti ed esecutori del delitto dell’ex primo ministro libanese Hariri, questa - guardando al cinismo della politica - potrebbe
essere una strada percorribile. Per quanto riguarda poi l’Iran - ricordando che
Teheran ha due dossier importanti sul piatto, quello
sul nucleare e quello sugli Hezbollah - si potrebbe
pensare ad un atteggiamento meno rigido nei confronti degli Hezbollah,
in cambio di un passo avanti dell’Iran sulla questione del nucleare, così come
richiesto dalla comunità internazionale. Se si dovesse
arrivare ad un compromesso con entrambi, io credo che Siria ed Iran siano in
grado di influire in maniera decisiva sulla stabilizzazione dell’Iraq.
D. -
In questa ottica di negoziato, la situazione irachena non rischia di finire in
secondo piano?
R. -
Assolutamente sì, ma sappiamo benissimo che le forze che sponsorizzano
determinati movimenti sono legate alle potenze regionali. Insomma, far quadrare
il cerchio può portare poi al fatto che le parti prendano coscienza che, se la
situazione continua così, tutti hanno da perdere.
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Bambini-soldato: uno su tre è una bambina.
Un dramma spesso ignorato che chiede urgenti soluzioni
La Giornata della donna di ieri ha invitato dunque, nel messaggio
dell'ONU, a combattere la violenza contro donne e bambine. Purtroppo, però,
ogni giorno la guerra ruba l’infanzia di migliaia e migliaia di minori, come
dimostra la piaga dei bambini-soldato. Un aspetto sovente ignorato
dall’opinione pubblica, ma messo in risalto da un
recente studio dell’ONU, rivela che un bambino-soldato su tre è in realtà una
bimba. Eugenio Laurenzi ne ha parlato con Filippo
Ungaro, responsabile
comunicazione di Save the Children, una delle più
grandi organizzazioni internazionali indipendenti per la difesa e la promozione
dei diritti dei bambini:
**********
R. –
Generalmente, quando si pensa ai bambini-soldato, si pensa sempre ai maschietti:
in realtà, c’è una consistente fetta di minori arruolati negli eserciti, nei
gruppi armati, che è costituita da bambine. Questo perché spesso le bambine non
sempre vengono considerate come veri e propri soldati.
Svolgono svariate "mansioni" all’interno degli eserciti e dei gruppi
armati, tra cui anche quella di “mogli”, cioè di schiave sessuali dei soldati. Spessissimo, invece, queste bambine prendono anche parte ai
combattimenti.
D. –
Quali sono le conseguenze di questo dramma?
R. –
Quando vengono firmate le tregue e si avviano i
processi di pace, spesso le bambine non vengono considerate come “soldati” e
quindi non rientrano nella smobilitazione dei bambini-soldato. Di conseguenza,
spesso le bambine rimangono “di proprietà” dei combattenti e non possono quindi
ritornare a casa. Dunque, oltre al fatto di dover subire delle violenze, dover
assistere ad atrocità, spesso non rientrano nemmeno nei programmi di
smobilitazione. E quando vi rientrano, in realtà l’assistenza nei loro ruguardi non è sufficiente perché subiscono spesso
l’ostracismo da parte delle comunità di appartenenza: ritornano magari malate
di qualche malattia sessualmente trasmettibile, oppure tornano con dei figli a
carico e sono viste come il “male” da parte delle comunità di appartenenza.
D. –
E’ una piaga diffusa in tutto il mondo. Ma quali sono i Paesi che ne sono più
colpiti?
R. –
Principalmente, parliamo dei Paesi africani, però – ad esempio – anche in Sri Lanka, circa la metà dei bambini-soldato è costituita da
bambine.
D. –
Un flagello per cui spesso ci si indigna, ma poco si
fa a livello istituzionale. Quali sono gli strumenti in possesso della comunità
internazionale per arginare questo fenomeno?
R. –
Quello che bisogna sicuramente fare è impegnarsi a finanziare al meglio i
programmi di reintegrazione di queste bambine. Spesso ci si limita a dare loro
alcuni vestiti, a riportarle a casa, ma in realtà bisognerebbe avviare delle
attività di mediazione culturale con le comunità di appartenenza, per capire
che queste bambine in realtà sono delle vittime. Bisognerebbe istituire dei
corsi di formazione professionale per queste bambine, reinserirle – dove
possibile – nel sistema scolastico… Insomma, predisporre tutta una serie di
attività complesse che al momento, spesso, non vengono
messe in piedi.
**********
La
storica cattedrale di Praga assegnata dal tribunale alla proprietà
dello Stato. Il cardinale Vlk:
vogliamo sia restituita alla Chiesa
Una
sentenza del tribunale di Praga ha assegnato allo Stato la proprietà della
storica cattedrale di San Vito, che domina sulla capitale della Repubblica
ceca. La decisione del tribunale è l'ultima svolta di una controversa vicenda
legata alla restituzione dei beni ecclesiastici, confiscati dal regime comunista
nel 1948. La questione verrà riesaminata in sede
giudiziaria a giugno, ma intanto le celebrazioni liturgiche all'interno della
cattedrale possono essere officiate con il clero locale in sostranza
"ospitato" da una struttura statale. Giovanni Peduto
ha chiesto un commento sulla situazione al cardinale arcivescovo di Praga, Miloslav Vlk:
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La
causa della cattedrale di San Vito, a Praga, dura ormai da 14 anni; già tre volte
è stato deciso da un tribunale che essa appartiene alla Chiesa. Invece, adesso
il Tribunale supremo, rappresentato da un giudice comunista, ha di nuovo rinviato
la causa ed ha deciso che noi, Chiesa, dobbiamo restituire la cattedrale allo
Stato. Non possiamo fare nulla. L’arredo sacro della cattedrale appartiene ora
ed è sempre appartenuto alla Chiesa e questo arredo noi non lo daremo allo
Stato: dobbiamo trattare. Gli argomenti che il Tribunale supremo ha addotto non
sono stati argomenti di tipo giuridico quanto piuttosto di tipo politico. E
questo noi non possiamo accettarlo. Ricomincia un nuovo processo davanti al
Tribunale supremo e noi siamo determinati. Se non otterremo giustizia, siamo
pronti ad andare con questa causa anche a Strasburgo, davanti al Tribunale
europeo.
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Mons. Anfossi,
vescovo di Aosta: difendere la vita e il matrimonio,
per ricostruire la società con un'anima di
fede
Il
dibattito sui temi della bioetica e sulla difesa dei diritti della famiglia
fondata sul matrimonio è al centro, in Italia, di numerose prese di posizione
sia dal punto di vista politico, sia della società civile. In Campidoglio, a
Roma, si è svolto oggi un convegno dal titolo "Etica e bioetica: il punto
sul dibattito. Coppia e famiglia tra mutamento e stabilità", promosso
dall'Associazione "Centro di Mediazione Coppia e Famiglia 2000".
“Oggi - ha affermato il giurista Francesco D'Agostino, presente al convegno -
si respira un obiettivo e soddisfatto trionfalismo nella cultura bioetica, con
lo slogan che non dobbiamo mai porre paletti alle scienze. Si rischiano però abusi - ha osservato - e l'uomo può
assoggettare altri uomini in nome della libertà della scienza”. Su queste tematiche Fabio Colagrande
ha raccolto il parere di mons. Giuseppe Anfossi,
vescovo di Aosta e presidente della Commissione famiglia e vita della
Conferenza episcopale italiana:
**********
R. -
Penso che la Chiesa, nella Sacra Scrittura in particolare, ma anche nella tradizione
della sua teologia, quando parla del Sacramento del matrimonio lo considera una
specie di scrigno che contiene tesori che soltanto dopo il Concilio Vaticano II
gli sposi se ne appropriano. E’ molto importante dunque dire che oggi c’è una
famiglia nuova, costruita attraverso la pastorale familiare, molto spesso movimenti
e associazioni ma anche parrocchie. Certo, bisogna fare di più. Il punto su cui
noi dobbiamo crescere è accompagnare di più e meglio i giovani sposi o coloro
che sono sposati da poco tempo, che spesso non sono più così giovani. E questa
attenzione agli sposi deve essere nel momento in cui costruiscono i primi anni
del matrimonio, mettono al mondo i primi figli, sistemano le loro carriere
professionali, un tempo delicatissimo. Mentre noi muoviamo critiche allo Stato
che non fa abbastanza per i giovani sposi, dobbiamo guardare noi stessi ed invitare
i nostri preti, noi vescovi, a lavorare di più. Io credo che i problemi si combattono
in termini di prevenzione anche così.
D. -
C’è un sondaggio di quelli realizzati di Renato Mannheimer che dice che nelle priorità degli
italiani, la regolamentazione per le coppie di fatto con i cosiddetti DICO sta
in una posizione molto bassa. Insomma, per gli italiani non è affatto una
priorità, anzi la metà non ritiene che sia un provvedimento da fare importante.
Come commenta?
R. -
Sono le politiche familiari che dovevano essere messe all’ordine del giorno,
non un tema eticamente sensibile, non un tema
ideologico. Guardiamo ai problemi reali, guardiamoli in faccia e mettiamoci tutti insieme: Chiesa e Stato e anche tutte le risorse della
società civile e lavoriamo per affrontare i problemi più grandi. Il problema
numero uno in Italia è che non c’è mai stata una cultura, né a destra e né a
sinistra, della politica familiare. Su questo, io credo che noi dobbiamo
impegnarci parallelamente. Però, le parrocchie, le pastorali diocesane, anche
loro contribuiscono in modo tale che il cuore, l’animo degli sposi, sia veramente
quello che il Vangelo propone. Ci sia preghiera, ci sia solidarietà, attenzione
ai poveri, le famiglie si sostengano tra di loro
quando hanno dei problemi dei ragazzi, dei giovani: non aspettiamo solo
soluzioni repressive affidate a leggi particolari quando abbiamo dei problemi
con la gioventù. La risorsa dunque è una nuova vita comunitaria di vicinato,
ricostruita dando molto posto agli sposi. Oggi, non c’è più la famiglia
patriarcale, non c’è più il vicinato, non c’è più il contesto paesano rurale.
Prendiamo coscienza di questo e lavoriamo. Costruiamo la società civile con
un’anima di fede.
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RADIO
VATICANA
Radiogiornale
Chiesa
e Società
Il cardinale
Martino sull'Europa nell'epoca della globalizzazione:
basare sui valori di verità, libertà e solidarietà il
futuro del continente
"Verità,
libertà, solidarietà e senso del sacrificio sono i valori che hanno reso possibile,
all’indomani della seconda Guerra mondiale, la 'costruzione europea' voluta dai Padri
fondatori per la pacificazione del continente, ed è sulla base di questi stessi
valori che l’Europa potrà adempiere al suo ruolo futuro in un mondo globalizzato e pacificato". Lo ha detto stamani il
presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino, partecipando al
Seminario della 58.ma
Sessione dell’Istituto Alti Studi Difesa dal titolo “Scenario strategico
europeo”. Il porporato ha voluto anzitutto rendere omaggio ad Alcide De Gasperi, cristiano esemplare, grande italiano e impegnato
europeista. Delineando quindi la visione della Santa Sede sul ruolo dell’Europa
nell’epoca della globalizzazione, il cardinale
Martino ha richiamato il Magistero europeo di Giovanni Paolo II, secondo cui
due grandi e fondamentali questioni si pongono all’orizzonte del continente nei
prossimi anni: quella della verità e quella della libertà. Con
riferimento alla questione della verità, il presidente di Giustizia e Pace ha
sottolineato la drammatica domanda di senso che la tecnica pone nell’ambito
politico, ove incombe il rischio della tecnocrazia; nell’ambito della
manipolazione della vita, là dove ci si affida ciecamente alle biotenologie; e nell’ambito della comunicazione,
rimodellata e sconvolta dalla tecnologia informatica. Dalla risposta
giusta o sbagliata in questi tre ambiti, secondo il cardinale, dipenderà in
gran parte il futuro dell’Europa e, in definitiva, dell’umanità. Infatti, se
manca il riferimento alla verità, la democrazia si trasforma in tecnica
procedurale, la biotecnologia in “fabbricazione” della vita e dell’uomo, e le
tecnologie dell’informazione in produzione di mondi virtuali, con il rischio di
forme inedite di asservimento dell’uomo all’uomo. Con riferimento poi alla questione
della libertà, sempre citando Giovanni Paolo II, il cardinale Martino ha
ribadito che libertà non significa arbitrio. L’uomo libero è tenuto alla verità
e non c’è libertà senza verità. La libertà del singolo non va separata dalla
libertà degli altri e dunque non c’è libertà senza solidarietà e senza
sacrificio. L’Europa in definitiva deve essere un continente aperto e
accogliente, continuando a realizzare nell’attuale era della globalizzazione, forme di cooperazione internazionale non
solo economica, ma anche sociale e culturale, in termini di una nuova cultura
di solidarietà, pensata come seme della pace. “Questo vecchio Continente - ha
concluso il cardinale Martino - che ha conosciuto prima degli altri guerre di
religione, imperialismi, ideologie e totalitarismi, ha il dovere di proporsi
oggi al mondo globalizzato come un laboratorio di
convivenza solidale e di pace”. (A cura
di Paolo Scappucci)
Oggi, a Belèm do Parà, si inaugura il
Simposio brasiliano di pastorale
mariana, tappa fondamentale nel cammino di preparazione
verso la V Conferenza generale del CELAM
I
rettori dei santuari di tutta l’America Latina si riuniscono oggi a Belèm do Parà in Brasile, presso la Basilica di Nostra
Signora di Nazaret, per partecipare al Simposio
brasiliano di pastorale mariana. Il cardinale Geraldo Majella
Agnelo, arcivescovo di São
Salvador da Bahia e presidente della Conferenza dei vescovi del Brasile,
sottolinea l’importanza di questa tappa nel cammino di preparazione verso la V
Conferenza Generale del Consiglio episcopale
latinoamericano (CELAM). "E’ tutta la Chiesa in America, che si riunisce
nuovamente con Maria, Madre di Gesù, come agli inizi della Chiesa", dice
il porporato. "Con Lei, invoca lo Spirito Santo, cerca di discernere e di
conoscere le chiamate di Dio ed i suoi progetti sulla
vita dei nostri popoli per lanciarsi in missione con grande fede e coraggio”.
L’apertura del Simposio sarà presieduta dal cardinale
Francisco Javier Erràzuriz
Ossa, arcivescovo di Santiago del Cile e presidente del CELAM, la chiusura è prevista
per domenica prossima. (E.L.)
Giornata della donna in Sri Lanka:
nessun festeggiamento finché non ci sarà una pace duratura
Le
donne dello Sri Lanka, ieri, in occasione dell’8
marzo, si sono dette contrarie ad ogni festeggiamento in quanto il clima
nell’isola non è quello di una festa, ma di un conflitto che aspetta ancora una
soluzione definitiva. Le donne stanno subendo ogni sorta di atrocità, da
rapimenti ad omicidi, e come loro molte altre persone. “Ci uniremo alle altre
donne nel mondo per festeggiare questa Giornata solo quando
avremo la pace”, riferisce ad AsiaNews S.K.B. Rajakaruna, impiegata
statale a Colombo. “Per questo chiediamo al presidente Rajapakse
di risolvere la crisi senza spargimento di sangue”. Proprio ieri, si è
verificato un grande esodo di civili che ha coinvolto circa 14 mila persone.
L’esercito governativo si preparerebbe, infatti, ad attaccare i ribelli Tamil nell’area di Thoppigala e
la popolazione ha paura di essere usata come scudo umano dalle parti in lotta. Negli ultimi 15 mesi, la guerra ventennale tra esercito e
ribelli tamil, che chiedono l’indipen-denza nel
nord-est dello Sri Lanka, ha provocato la morte di
almeno 4 mila persone. La tregua tra le parti, siglata nel 2002, non è mai
stata rispettata. (E.L.)
L’annuale rapporto del Dipartimento di Stato
americano sui diritti umani denuncia gli attacchi contro le minoranze religiose
in India
In
India, la violenza contro le minoranze religiose rappresenta un fenomeno “molto
serio” da affrontare. E’ la denuncia contenuta nell’annuale Rapporto del
Dipartimento di Stato americano sui diritti umani, presentato nei giorni
scorsi. Lo studio, relativo al 2006, definisce inoltre “preoccupanti” i
frequenti attacchi contro le minoranze religiose e critica l’introduzione, in
diversi Stati dell’India, delle cosiddette leggi anti-conversione. “La Chiesa -
sottolinea ad AsiaNews il segretario generale della
Conferenza episcopale indiana, mons. Stanislaus Fernandes - ha sempre denunciato l’inutilità di queste
norme sulla libertà religiosa. Le leggi per impedire le conversioni forzate -
spiega - non sono altro che un espediente politico per colpire le minoranze e
vanno contro la Costituzione”. Anche il presidente dell’organizzazione ‘All India Catholic Union’, John Dayal, denuncia i rischi
delle cosiddette leggi anti-conversione e fornisce un quadro non confortante
sulla situazione dei cristiani in India. “Nel giro di 20 anni - sostiene John Dayal - il ruolo dei
cristiani nella società civile subirà un tale calo, che non avremo più controllo
sui nostri destini”. La situazione – sottolinea il rapporto del Dipartimento di
Stato americano - è critica soprattutto per il fatto che “i fondamentalisti
indù agiscono con la sicurezza dell’impunità”. (A.L.)
Ferma condanna del segretario generale del Consiglio
d’Europa,
Terry Davis, della profanazione di una chiesa
ortodossa serba in Kosovo
“Condanno
fermamente la profanazione della chiesa di San Giovanni Battista a Pec, in Kosovo". Lo ha detto il segretario generale del
Consiglio d’Europa, Terry Davis,
auspicando per il popolo kosovaro un futuro senza
odio e violenze. L'edificio sacro della Chiesa ortodossa serba, danneggiato nel
corso degli scontri del marzo 2004, era stato ristrutturato lo scorso anno
nell’ambito di un programma condotto sotto la direzione del Consiglio d’Europa.
I lavori - riferisce l’agenzia SIR - erano stati realizzati da artigiani
appartenenti a tutte le comunità etniche del Kosovo.
L'iniziativa ha anche permesso di rafforzare il senso di un patrimonio comune e
le prospettive di riconciliazione. Ma la recente profanazione della chiesa
ortodossa costiuisce un grave episodio. "Coloro
che ricorrono alla violenza - avverte infatti Terry Davis - minacciano il
futuro di ogni essere umano in Kosovo. Il futuro è
molto più che uno statuto ed è determinato dalla qualità della vita, non dai
chilometri di frontiera”. Se il popolo kosovaro non
trova in se stesso la forza per liberarsi dalla stretta della violenza e
dell’odio etnico - conclude il segretario del Consiglio d’Europa - il Kosovo diventerà una prigione per la maggioranza della
popolazione così come per le minoranze, indipendentemente dalla decisione del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. (A.L.)
Pubblicati gli atti del XXIII Congresso
eucaristico nazionale
di Bologna 1997: tutti gli interventi in 4
volumi e 3.000 pagine
Un
grande fatto ecclesiale caratterizzato dalla straordinaria partecipazione delle
diocesi italiane. E’ stata questa l’anima del XXIII Congresso Eucaristico
Nazionale (CEN), celebrato nel ’97 a Bologna e dedicato al tema “Gesù Cristo,
Unico Salvatore del mondo ieri, oggi e sempre”. A dieci anni di distanza dell’assise bolognese, escono gli "Atti",
pubblicati dall’Editrice Compositori e
con il contributo di Unicredit Banca. I
quattro volumi raccontano l’intensa fase preparatoria e le celebrazioni finali
concluse da Giovanni Paolo II. L’opera editoriale raccoglie, in quasi tremila
pagine, gli interventi di oltre 200 autorità civili ed ecclesiastiche, le sei allocuzioni
di Giovanni Paolo II, la lezione del cardinale Joseph
Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede, ed altri documenti che presentano la posizione della
Chiesa su questioni cruciali. L’opera - ha commentato il cardinale arcivescovo
di Bologna, Carlo Caffarra - è fondamentale per custodire
la memoria di un avvenimento decisivo per la Chiesa italiana. Da parte sua, il
segretario della Conferenza episcopale italiana (CEI), mons. Giuseppe Betori, che collaborò alla stesura
del documento dottrinale, ha ricordato il nesso tra Eucaristia e missione che
il documento mise in particolare evidenza. Il cardinale Giovanni Battista Re,
prefetto della Congregazione dei vescovi, ha sottolineato che realmente il
XXIII CEN è stato indimenticabile. Cosa rimane del XXIII CEN? Mons. Ernesto Vecchi, allora
presidente del Comitato preparatorio, non ha dubbi: "La persuasione che in
Cristo si trova tutto ciò di cui ogni uomo ha bisogno”. (A
cura di Stefano Andrini)
Si apre oggi a Loreto il primo pellegrinaggio
nazionale
dei giovani aderenti all’UNITALSI
Si
inaugura oggi a Loreto il primo Incontro/Pellegrinaggio nazionale dei giovani
aderenti all’Unione nazionale italiana trasporti ammalati a Lourdes e santuari
internazionali (UNITALSI). “Questo incontro - si legge in una nota
dell’associazione - vuole essere l’inizio di un percorso unitario dei giovani,
già impegnati in un cammino di fede, di carità e di
fraternità condiviso nei singoli gruppi”. L’UNITALSI vede nei giovani la
forza dell’associazione e mira a realizzare un incontro che sia
un momento di crescita interiore, ma anche di semplice amicizia e sia di
sostegno al pellegrinaggio che ognuno compie nella quotidianità nel “carisma unitalsiano”. Sono previsti momenti di catechesi, di
preghiera e di confronto tra i giovani, ma anche momenti di fraternità. Tra i
relatori, oltre all’arcivescovo di Loreto, mons. Gianni Danzi, anche padre
Saverio Zampa, responsabile del Servizio giovani del
santuario di Lourdes. (E.L.)
RADIO
VATICANA
Radiogiornale
- A cura di Roberta Moretti
-
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Daniele Mastrogiacomo, il giornalista italiano de
"La Repubblica" rapito in Afghanistan, “potrebbe tornare presto
libero se dimostrerà di non essere una spia”: lo ha detto in una telefonata
alla Reuters il mullah Hayat
Khan, portavoce degli studenti coranici, secondo cui
i rapitori stanno ancora interrogando il reporter e indagando su materiale
ritenuto sospetto. Soltanto ieri, due giornalisti pakistani, in contatto con
gruppi vicini ai rapitori, avevano rivelato che i talebani sono pronti a
trattare. Prudente la Farnesina, che, prima di ogni
contatto, chiede una prova in vita di Mastrogiacomo.
E mentre ieri a Roma un migliaio di persone ha partecipato alla manifestazione
in Campidoglio per chiedere la liberazione del giornalista, la Camera ha
approvato il decreto che rifinanzia per un anno le missioni italiane all’estero, compresa quella in
Afghanistan.
- E sempre in Afghanistan prosegue l’offensiva
della NATO nella provincia di Helmand.
Oltre 5 mila uomini dell’Alleanza atlantica, coadiuvati dalle forze afghane, tentano di riprendere il controllo del territorio,
da tempo in mano ai talebani. Cinque guerriglieri sono stati uccisi nelle
ultime ore. A Kabul, intanto, non ha provocato feriti l’attacco a una pattuglia
italiana da parte di tre guerriglieri che hanno sparato alcuni razzi e si sono
poi dileguati.
- In Pakistan, uomini armati hanno ucciso a colpi di arma da fuoco
un uomo d’affari e attivista sciita a Dera Ismail
Khan, nel nord ovest del Paese, il giorno dopo che in un attacco analogo è
stato assassinato un militante di un gruppo sunnita.
Lo ha reso noto la polizia locale. La comunità sciita pakistana, minoritaria
nel Paese a maggioranza sunnita, oggi e domani
osserva una delle sue principali ricorrenze religiose. Di
recente, diversi militanti sunniti detenuti hanno rivelato alle forze di
sicurezza piani per sferrare attacchi in questa occasione contro i fedeli
sciiti.
- La polizia marocchina ha arrestato Saad
Hussaini, presunta ‘mente’ degli attentati di
Casablanca, che provocarono 45 morti e decine di
feriti, nel maggio del 2003. La notizia è stata confermata da fonti ufficiali
di Rabat. Hussaini, che era ricercato dal 2002,
potrebbe anche essere una delle menti degli attentati di Madrid dell'11 marzo
del 2004.
- L’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA) ha ratificato
ieri la riduzione dei suoi aiuti tecnici all'Iran, in seguito al rifiuto di Teheran di sospendere l'arricchimento dell'uranio. I 35
governatori dell'AIEA hanno sospeso 22 dei 55 progetti di cooperazione tecnica.
Da parte sua, l’Iran ha fatto sapere che la decisione
non compromette in alcun modo i suoi programmi di arricchimento dell’uranio.
- Fallimento del dialogo tra Giappone e Corea del Nord
nell’ambito dei gruppi di lavoro previsti dall'accordo sulla rinuncia al
nucleare di Pyongyang. Ad Hanoi, i colloqui si sono interrotti sulle rivendicazioni
avanzate da ambo le parti e non è stata fissata alcuna data per un prossimo
incontro.
-
Raggiunto a Bruxelles, dove si è appena concluso il vertice di primavera dei 27
capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, “un
accordo politico” sul piano di azione contro il cambiamento climatico.
Resta comunque aperto il "nodo giuridico", ossia come trasferire i
target vincolanti nella legislazione europea. Grande soddisfazione del
cancelliere tedesco, Merkel, alla guida del semestre
europeo, e del presidente della Commissione UE, Barroso, secondo cui tali intese “costituiscono un
pacchetto di gran lunga più ambizioso a livello globale”.
- Si concluderà oggi pomeriggio lo scrutinio per le elezioni
della nuova Assemblea provinciale in Irlanda del Nord.
Secondo i risultati parziali, il Partito democratico unionista di Ian Paisley e quello nazionalista
di Jerry Adams hanno
consolidato le loro posizioni. E un appello a non perdere questa grande
occasione di riconciliazione in Ulster giunge dai premier britannico Blair ed irlandese Ahern. Da Belfast, ci aggiorna Enzo Farinella:
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I governi inglese ed irlandese sperano che il
risultato di quest’ultima consultazione elettorale possa portare ad un governo
di coalizione e Peter Hain, ministro per il
Nord Irlanda, ha incoraggiato i due schieramenti a dar vita ad un esecutivo operante
per il 26 di marzo. Martin McGunness,
commentando il voto sostenuto per il suo partito Sinn
Fein e per i democratici unionisti, ha dichiarato che
i nordirlandesi hanno votato per la coalizione tra le
due comunità, unionisti e nazionalisti. Ma Nigel Dodds, esponente dei democratici unionisti, ha detto che il
messaggio a favore del suo partito, da parte del voto massiccio della sua
comunità, significa che la strategia dei democratici unionisti è corretta e che
bisogna procedere con cautela prima di entrare in coalizione con i
nazionalisti. Rimane, quindi, una fondamentale incertezza e per ora non è
chiaro se gli unionisti di Ian Paisley potranno
governare insieme ai nazionalisti di Gerry Adams il 26 marzo prossimo.
Da
Belfast, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.
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Nuove speranze per la riunificazione della capitale di Cipro, Nicosia, unica città d’Europa divisa in due da un muro. Le autorità greco-cipriote hanno, infatti, dato il via, ieri sera, ai lavori di
demolizione di un tratto della separazione tra la zona greca e quella turca, in
quello che è stato definito “un gesto di buona volontà”, anche in vista delle
trattative della Turchia per un ingresso nell’Unione Europea. Nel 1974, il nord
dell'isola mediterranea venne occupato dalle truppe di
Ankara. Sul significato della decisione presa dai greco-ciprioti, Giancarlo La Vella ha sentito Furio Morroni,
responsabile dell’Ansa di Atene:
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R. –
Al momento attuale, il significato è decisamente simbolico. Politicamente,
bisogna ancora decifrarlo. L’apertura di questo passaggio è in ballo ormai da
due anni. Prima avevano incominciato i turco-ciprioti
a parlarne, ora nuovamente i greco-ciprioti: sembrano
tanti messaggi lanciati ma non si sa bene a chi. Tutto questo
rientra probabilmente in un giro diplomatico che si risolverà tra poche
settimane: tra pochi giorni ci sarà a Roma il ministro degli Esteri greco, Dora
Bakoyannis, incontrerà il ministro D’Alema; dopo qualche giorno, arriverà ad Atene il ministro
degli Esteri, Abdullah Gül:
Gül verrà con la grossa ipoteca delle imminenti
elezioni politiche in Turchia. Staremo a vedere ...
D. –
Potrebbe essere un gesto di assenso sui negoziati per l’ingresso della Turchia
in Europa?
R. –
La parte greco-cipriota dell’isola come anche la
Grecia non si sono mai dette contrarie all’ingresso della Turchia in Europa.
Naturalmente, la Repubblica di Cipro pretende che la Turchia prima di entrare
in Europa si assoggetti a tutti quei parametri che ne faranno un Paese in grado
di entrare in Europa. Tra questi, anche il fatto – lo dobbiamo ricordare – che
la Turchia sta occupando miltarmente da trent’anni il 37 per cento di un Paese che, da due anni, fa
parte dell’Europa!
D. –
E’ anche un gesto che alleggerisce le tensioni tra la popolazione?
R. –
Decisamente. Sono cose che fanno bene alla popolazione, tant’è
vero che ieri sera, come sono arrivati gli operai per incominciare a buttar giù
questo muro che ancora divide Nicosia, ultima città
europea divisa da un muro, la gente ha incominciato ad applaudire!
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- Il Parlamento portoghese ha approvato, ieri, una nuova legge che
rende legale l'interruzione volontaria della gravidanza entro le prime 10
settimane. Lo scorso 11 febbraio, gli elettori portoghesi erano andati alle
urne per un referendum sulla materia. I sì avevano prevalso con il 59 per
cento, ma non era stato raggiunto il quorum del 50 per cento degli aventi diritto che avrebbe reso vincolante il risultato. La
precedente normativa, risalente al 1984, consentiva l'interruzione della
gravidanza solo in caso di stupro, pericolo di vita per la donna o
malformazione del feto. Chi violava la legge rischiava fino a tre anni di
carcere.
- Con
l’arrivo questa notte a San Paolo, in Brasile, è
cominciata la missione del presidente statunitense Bush
in America Latina. Il capo della Casa Bianca avrà un incontro con il presidente
Lula da Silva e con le altre autorità brasiliane, per
poi trasferirsi in Uruguay, Colombia, Guatemala e
Messico. In primo piano - nei colloqui che Bush avrà
in questi giorni - la democrazia, il libero scambio e la cooperazione
tra Stati Uniti e Paesi latinoamericani. Già in corso in diverse città manifestazioni
di protesta, mentre il presidente venezuelano, Chavez, ha affermato che Bush
merita la “medaglia d'oro per l'ipocrisia”.
- I cinque europei e gli otto etiopi rapiti la settimana
scorsa nell’Etiopia settentrionale sono “sani e salvi” nelle mani dei ribelli
separatisti AFAR che li tengono in Eritrea, vicino al confine. E’ quanto ha
precisato Ismael Ali Gardo, cofondatore
dell'Associazione dello sviluppo AFAR (APDA), che ha dichiarato di avere
ricevuto notizie sui rapiti da pastori nomadi che si trovavano nelle vicinanze
del villaggio eritreo di Weima. Da parte sua,
l’Eritrea ha smentito che i cinque turisti britannici, tra cui anche una
cittadina con passaporto italo-britannico, siano
stati portati sul suo territorio.
- E’ stato liberato ed è in buona salute Winston
Helera, lavoratore filippino del settore petrolifero
rapito il mese scorso in Nigeria da uomini armati: lo ha annunciato il
Ministero degli esteri filippino. Tra i lavoratori
stranieri, tuttora tenuti in ostaggio in Nigeria, generalmente sequestrati da
gruppi indipendentisti nella regione petrolifera del delta del fiume Niger,
figurano gli italiani, Francesco Arena e Cosma Russo,
rapiti il 7 dicembre scorso.