RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI n. 68 - Testo della trasmissione di venerdì 9  marzo 2007

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I media si impegnino a promuovere la dignità umana e a difendere la famiglia: l’appello di Benedetto XVI, nell’udienza ai membri del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali

 

Sulla Beatitudine dei puri di cuore, la meditazione di Quaresima del predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa

 

Approfondire i legami di amicizia del popolo cinese con il pensiero cristiano: l’auspicio del Papa in un telegramma al Convegno su Matteo Ricci, all'Università di Macerata. Con noi padre Angelo Lazzarotto

 

“La missione evangelizzatrice della Chiesa all’inizio del III Millennio”, tema dell’Atto accademico all'Università Gregoriana per il 75.mo della Facoltà di Missiologia: con l'arcivescovo Robert Sarah

 

Mons. Celestino Migliore all'ONU: formazione e accesso al microcredito per rafforzare la presenza civile e politica della donna nella società

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

A Baghdad, vigilia dell'attesa Conferenza sulla sicurezza nazionale in Iraq: un'analisi di Antonio Ferrari

 

Bambini-soldato: uno su tre è una bambina. Un dramma spesso ignorato che chiede urgenti soluzioni. Ai nostri microfoni Filippo Ungaro  

 

La storica cattedrale di Praga assegnata dal tribunale alla proprietà dello Stato. Il cardinale Miloslav Vlk: vogliamo sia restituita alla Chiesa

 

Mons. Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta: difendere la vita e il matrimonio, per ricostruire la società con un'anima di fede

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il cardinale Renato Martino sull'Europa nell'epoca della globalizzazione: basare sui valori di verità, libertà e solidarietà il futuro del continente

 

Oggi, a Belém do Parà, si inaugura il Simposio brasiliano di pastorale mariana, tappa fondamentale nel cammino di preparazione verso la V Conferenza generale del CELAM

 

Giornata della donna in Sri Lanka: nessun festeggiamento finché non ci sarà una pace duratura

 

L’annuale rapporto del Dipartimento di Stato americano sui diritti umani denuncia gli attacchi contro le minoranze religiose in India

 

Ferma condanna del segretario generale del Consiglio d’Europa, Terry Davis, della profanazione di una chiesa ortodossa serba in Kosovo

 

Pubblicati gli atti del XXIII Congresso eucaristico nazionale di Bologna 1997: tutti gli interventi in 4 volumi e 3.000 pagine

 

Si apre oggi a Loreto il primo pellegrinaggio nazionale dei giovani aderenti all’UNITALSI

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuove speranze per la riunificazione della capitale di Cipro, Nicosia. Avviati i lavori di demolizione di un tratto di muro tra la zona greca e quella turca

 

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

Il Papa e la Santa Sede

 

I media si impegnino a promuovere la dignità umana e a difendere

la famiglia: l’appello di Benedetto XVI, nell’udienza ai membri

del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali

 

Nel nuovo contesto della globalizzazione dei media, è urgente promuovere i valori della dignità umana e della famiglia: è il richiamo di Benedetto XVI, che stamani ha ricevuto in udienza i partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio della Comunicazioni sociali. I delegati sono stati guidati dall’arcivescovo John P. Foley, presidente del dicastero vaticano. Il Papa si è soffermato su rischi e opportunità insiti nell’ascesa dei nuovi media come ci riferisce, nel servizio, Alessandro Gisotti:

 

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“Non si può sottostimare l’importanza dell’apostolato delle comunicazioni sociali”: è quanto affermato dal Papa, indicando come questo sia un compito particolarmente urgente in un mondo sempre più tecnologico e in rapido cambiamento. Mentre la carta stampata, ha detto, fa fatica a tenere il passo, altri mezzi di comunicazione come tadio, tv ed Internet “si stanno sviluppando ad una velocità straordinaria”. Questa ascesa dei media elettronici, ha proseguito, “coincide con la concentrazione nella mani di pochi conglomerati multinazionali la cui influenza oltrepassa tutte le barriere sociali e culturali”. Il Pontefice si è interrogato sulle conseguenze del successo dell’industria della comunicazione e dell’intratteni-mento. Una questione, ha aggiunto, che in considerazione del “ruolo pervasivo dei media”, interessa “tutti coloro che hanno a cuore il bene della società”:

 

Undoubtdely much of great benefit …”.

Senza dubbio, è il riconoscimento del Papa, i vari mass media hanno dato grandi benefici alla civilizzazione. In più, Internet ha aperto la possibilità di accedere ad un mondo di conoscenze che prima era inaccessibile o difficilmente accessibile a molti. Contributi al bene comune che "vanno lodati ed incoraggiati". D’altro canto, ha avvertito, molto di ciò che viene trasmesso in varie forme nelle case di milioni di persone nel mondo è “distruttivo”. In tale contesto, la Chiesa “genera speranza” dirigendo “la luce di Cristo su queste ombre”. Una luce che tutti siamo incoraggiati a tener accesa a casa, a scuola come anche nella società. Benedetto XVI è così tornato a soffermarsi sul tema del suo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni, dedicato quest’anno ai media e i giovani:

 

“My concerns are no different from those …”.

Le mie preoccupazioni, ha ribadito Benedetto XVI, “sono quelle di ogni padre, madre, insegnante, di ogni persona responsabile”. Il Papa ha infine messo l’accento sulla responsabilità dei media invitati, ancora una volta, a promuovere “la dignità fondamentale dell’uomo” e “la vita famigliare”.

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Sulla beatitudine dei puri di cuore, la meditazione di Quaresima

del predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa

 

La prima meditazione di Quaresima, alla presenza del Papa e della Curia Romana, è dedicata alla Beatitudine dei puri di cuore. Il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, sottolinea come istintivamente si sia portati a pensare che la virtù della purezza sia l’equivalente del sesto comandamento: “Non commettere atti impuri”. “Ma la purezza del cuore - aggiunge padre Cantalamessa - non indica, nel pensiero di Cristo, una virtù particolare, ma una qualità che deve accompagnare tutte le virtù”. Il suo contrario più diretto non è quindi l’impurità, ma l’ipocrisia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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L’ipocrisia è il peccato denunciato con più forza da Dio nella Bibbia perché declassa Dio, lo mette al secondo posto, collocando al primo le creature. “Coltivare l’apparenza più che il cuore - ha avvertito padre Cantalamessa - significa dare più importanza all’uomo che a Dio”. L’ipocrisia è dunque essenzialmente mancanza di fede ma è anche “mancanza di carità verso il prossimo, nel senso che tende a ridurre le persone ad ammiratori”. “Il giudizio di Cristo sull’ipocrisia - ha ricordato il predicatore - è senza appello”: gli ipocriti hanno già ricevuto la loro ricompensa. Una ricompensa - aggiunge - che si rivela illusoria anche sul piano umano perché “la gloria fugge chi la insegue e insegue chi la fugge”:

 

“Da questo appare che il puro per eccellenza - ne è esistito uno solo sulla faccia della Terra - è Lui stesso: è Gesù. Infatti, le Beatitudini sono l’autoritratto di Gesù, quello che Lui era e che propone agli altri. Di Lui, i suoi avversari sono costretti a dire: Sappiamo che sei veritiero, non ti curi di nessuno, infatti non guardi in faccia gli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. Questo è il ritratto del puro di cuore”.

 

Le tre direzioni in cui la Beatitudine dei puri di cuore è stata recepita dai Padri della Chiesa, sono l’interpretazione morale, l’interpretazione mistica e quella ascetica. In chiave morale, la Beatitudine dei puri di cuore è “schiettezza che si oppone all’ipocrisia”: consiste infatti nel rifiuto di praticare la giustizia davanti agli uomini per essere ammirati. La Beatitudine è interpretata anche in funzione della contemplazione: bisogna purificare il cuore per renderlo specchio nel quale riflettere l’immagine di Dio. L’interpretazione ascetica si riferisce alla castità interiore del cuore: essa chiude il cuore “alle cose terrene e ai fallaci allettamenti, mentre lo apre alle cose celesti e alla verità”. Queste interpretazioni - sottolinea padre Cantalamessa - rimangono fedeli all’impostazione di Gesù e riconducono tutto il discorso al cuore, all’interiore. Dopo l’esegesi, il predicatore della Casa Pontificia attualizza la Beatitudine dei poveri di spirito. “L’ipocrisia - fa notare - è oggi il vizio più diffuso e meno confessato e questa tendenza all’ipocrisia è accresciuta enormemente nella cultura dominata dai mass media”, che rende difficile distinguere gli avvenimenti reali dalla loro rappresentazione. Sentiamo padre Cantalamessa:

 

“Il fatto nuovo e inquietante di oggi è che si tende ad annullare questo divario, trasformando la vita in uno spettacolo. E non parliamo dei reality show che sembra che imperversino sulle televisioni di tutto il mondo e stanno creando una mentalità, uno stile di vita. Lì si tende a far coincidere la vita con lo spettacolo.

 

Il richiamo all’interiorità - conclude padre Cantalamessa - “è un invito ai credenti a non lasciarsi travolgere da questa tendenza”, che svuota la persona riducendola a un’immagine, a un simulacro.

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Approfondire i legami di amicizia del popolo cinese con il pensiero

cristiano: l’auspicio del Papa in un telegramma al convegno

su Matteo Ricci, all'Università di Macerata

 

Il convegno internazionale su Matteo Ricci in corso a Macerata “contribuisca ad approfondire i legami di amicizia del popolo cinese con il pensiero cristiano”: è l’auspicio di Benedetto XVI, che in un telegramma - a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - loda l’iniziativa culturale promossa dall’Università della città marchigiana e dall’Accademia Cinese delle Scienze Sociali di Pechino. Il gesuita Matteo Ricci, si legge nel telegramma, è stato un precursore del legame di amicizia tra Cina e cristianesimo, “favorendo un fecondo dialogo tra la cultura cinese e quella europea”. Tra i relatori al convegno, che si chiude stasera, anche il missionario del PIME, padre Angelo Lazzarotto, profondo conoscitore della realtà cinese, che nell’intervista di Alessandro Gisotti si sofferma sull’eredità di Matteo Ricci nella Cina del XXI secolo: 

 

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R. - Direi che, tra gli intellettuali della Cina, Matteo Ricci è certamente una conoscenza molto affermata. Molti cercano le ragioni per cui l’Occidente si è affermato attraverso i secoli in una maniera così continua, e trovano che le ragioni siano nelle radici del cristianesimo, cosa che noi stiamo purtroppo dimenticando qui in Europa. Al centro di questa riflessione, scoprono che il cristianesimo era sconosciuto per tanto tempo o poco noto alla civiltà cinese, che era un po’ chiusa in se stessa. Poi, vi è venuta in contatto grazie alla figura di Matteo Ricci, che per questo motivo è molto conosciuto. E’ significativo che la tomba di Matteo Ricci a Pechino sia stata restaurata dopo le devastazioni da parte delle Guardie Rosse, e sia oggi conservata all’interno della Scuola centrale del Partito comunista cinese.

 

D. - Un recente studio dell’Università di Shangai ha messo in luce la rinascita del sentimento religioso in molti cinesi. Cosa ne pensa?

 

R. - Credo che questa sia veramente una risposta alla devastazione che la corsa alla modernizzazione e quindi all’arricchimento ha portato in Cina in questi ultimi decenni. C’è un capitalismo selvaggio che ha svuotato l’anima di molti cinesi, specialmente dei giovani. Come reazione, ci si accorge che il denaro non basta, che la vita è qualcosa d’altro. E allora, ci si interroga sul perché della vita e riemergono le religioni tradizionali - il buddismo, il taoismo - ma anche il cristianesimo. Tant’è vero che anche all’interno del Partito comunista cinese, che per statuto proibisce ai propri aderenti qualsiasi pratica e appartenenza religiosa, ci sono molti membri a cui non basta più l’ideologia marxista.

 

D. - In tale contesto, quali prospettive intravede per i cristiani in Cina, anche considerando le aperture manifestate più volte dalla Santa Sede?

 

R. - Direi che proprio perché il cristianesimo da sempre mette al centro della propria attenzione la persona umana, perché è il capolavoro di Dio, è interessante che - per esempio - tra quanti si sono convertiti, ci siano persone che si sono fatte campioni dei diritti umani, proprio in base a questa loro nuova fede che hanno riscoperto nel cristianesimo. Quindi, direi che la Chiesa, o comunque il cristianesimo, può portare una primavera nuova, una fase nuova alla civiltà cinese che si è arricchita in questo contesto della globalizzazione, e che sta diventando protagonista nel mondo. E qui si vede come sia stato lungimirante Giovanni Paolo II in tutti i messaggi che nei passati tre decenni ha rivolto alla Cina, al di là delle polemiche che emergevano dalle situazioni concrete. Papa Wojtyla ha sempre cercato di tendere la mano per dire: “Vogliamo lavorare insieme per il bene del popolo cinese e per il futuro del mondo”. E questa credo sia la strada che anche Papa Benedetto XVI sta percorrendo.

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Altre udienze e nomine

 

Benedetto XVI ha ricevuto, questa mattina, in udienza il cardinale Gaudencio B. Rosales, arcivescovo di Manila. Successivamente, ha incontrato mons. Carlos Aguiar Retes, vescovo di Texcoco, presidente della Conferenza episcopale messicana, con il vice presidente, mons. Alberto Suárez Inda, arcivescovo di Morelia; e con il segretario generale, mons. Leopoldo González González, vescovo di Tapachula. Sempre nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto un gruppo di presuli italiani della Regione Piemonte, in visita ad Limina. Il Papa ha, infine, ricevuto la signora Sarala Manourie Fernando, ambasciatore di Sri Lanka, in visita di congedo. 

 

Nel pomeriggio, il Papa riceverà in udienza il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ieri, il Santo Padre ha ricevuto in udienza il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia.

 

Benedetto XVI ha nominato membro della Congregazione per i Vescovi, mons. André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi.

 

 

“La missione evangelizzatrice della Chiesa all’inizio del III Millennio”,

tema dell’Atto accademico all'Università Gregoriana

per il 75.mo della Facoltà di Missiologia

 

Le migrazioni disegnano un nuovo “dove” dell’impegno missionario della Chiesa: è quanto è emerso, ieri pomeriggio, alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, durante l’Atto Accademico, sul tema “La missione evangelizzatrice della Chiesa all’inizio del III Millennio”. All’incontro, che celebra il 75.mo della fondazione della Facoltà di Missiologia, era presente tra gli altri anche il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, il cardinale Ivan Dias. Roberta Moretti ha intervistato il segretario del dicastero pontificio, l’arcivescovo Robert Sarah:

 

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R. - Sappiamo che i territori e le frontiere sono materiali; ma adesso che abbiamo tante migrazioni non sappiamo più dove si possano limitare i territori di missione. Tutto il mondo è territorio missionario: dunque anche in Europa, che è un continente già cristiano, ci sono tante persone immigrate che non conoscono Cristo, e quindi anche lì la Chiesa deve fare il suo lavoro missionario.

 

D. - Con le nuove tecnologie della comunicazione, è cambiata in qualche modo la maniera di comunicare il messaggio di Cristo?

 

R. - Abbiamo maggiori possibilità di mandare lontano il messaggio di Cristo, ma sostanzialmente non è cambiato niente, perché la missione non è soltanto il dovere di annunciare, quanto di testimoniare, e questo vuol dire che bisogna vederlo, il missionario, il suo modo di vivere, ogni giorno. Dall’inizio, Gesù ha chiesto ai suoi discepoli di essere testimoni del suo Vangelo.

 

D. - Che dire dell’evangelizzazione nel contesto asiatico? Quali sono le maggiori difficoltà, ma anche le opportunità?

 

R. - L’Asia è un continente che conosce una storia propria, ha una cultura ed un’esperienza religiosa propria, molto ricca, e trova difficoltà ad accettare il messaggio di Cristo e questa è la sfida più grande. Ma malgrado questo, direi anche che l’Asia è aperta al Vangelo, e bisogna insistere a proporre agli asiatici che il messaggio di Cristo è anche per loro.

 

D. - Quali sono le principali sfide in tema di pluralismo religioso?

 

R. - Dobbiamo comunque rispettare ogni tipo di religiosità, rispettare ciascuno nella propria coscienza. Questo non vuol dire che noi dobbiamo nascondere il tesoro che il Signore ci ha dato, che noi siamo i suoi figli e Lui il nostro Padre. Questo messaggio di Dio-Amore è un messaggio per tutti!

 

D. - Quanto è importante il laicato per l’evangelizzazione?

 

R. - Ogni battezzato è missionario, perché quando Cristo dice: “Andate!”, non si rivolge solo ai sacerdoti ma a tutti quelli che hanno accettato il suo Vangelo. Dunque, nel lavoro, nei media, in politica, nell’economia i laici devono testimoniare che sono cristiani e così sono missionari.

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Mons. Migliore all'ONU: formazione e accesso al microcredito

per rafforzare la presenza civile e politica della donna nella società

 

Sostenere il microcredito perché è un sistema che permette alle popolazioni povere, e specialmente alle donne con pochi mezzi, di migliorare la propria condizione sociale. L’appello dell’arcivescovo Celestino Migliore è stato levato ieri alle Nazioni Unite di New York, dove l’osservatore permanente della Santa Sede ha difeso la parità dei diritti fra uomo e donna, a tutti i livelli della vita civile, durante la 61.ma sessione dell’Assemblea generale dell’ONU. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Conferire maggior forza sociale, politica, economica e spirituale alle donne, sia individualmente che collettivamente, e rimuovere gli ostacoli che le penalizzano e “impediscono loro di essere completamente integrate nei vari settori della società”. E’ una delle dichiarazioni di principio rese da mons. Migliore davanti all’assemblea generale dell’ONU di ieri, 8 marzo, giornata internazionale dedicata allo studio della condizione femminile nel mondo. Il rappresentante vaticano al Palazzo di vetro ha dapprima messo in risalto come spesso, oggi, l’idea di uguaglianza dei diritti fra uomini e donne sia definita attraverso un “un metodo antagonistico che esalta l'opposizione” fra i sessi “allo scopo soltanto diminuire quello dell'altro”. Una seconda tendenza, ha osservato, mira ad “offuscare, se non a negarle per intero, le differenze fra gli uomini e donne. Per evitare la supremazia di un sesso sull'altro, le differenze tendono ad essere oscurate ed osservate come meri effetti di condizionamento storico e culturale”. E tale offuscamento, ha aggiunto mons. Migliore, “ha effetto sulla stabilità della società e delle famiglie e, non di meno, sulla qualità dei rapporti fra uomini e le donne”. In particolare, il presule ha denunciato le “pratiche discriminatorie che escludono - ha detto - le donne dai processi decisionali, sovente causate o aggravate da distinzioni basate sulla razza della donna, sull'origine etnica, sulla religione o sulla condizione sociale.

 

Dare maggiore possibilità di intervento e potere alle donne si traduce invece in “parità salariale per lavoro uguale”, in “imparzialità nell'avanzamento di carriera e nell'uguaglianza degli sposi nei diritti della famiglia. Inoltre - ha insistito mons. Migliore - significa che le donne che scelgono di essere mogli e madri sono protette e non penalizzate”. In questo scenario di equilibrio e tutela dei diritti, si inserisce il ricorso al microcredito. Il rappresentante della Santa Sede all’ONU ha preso atto “con orgoglio” della lungimiranza della Chiesa, che da almeno dieci anni utilizza questo sistema di finanziamento. Oggi, ha illustrato mons. Migliore, i programmi attuati dalle varie agenzie cattoliche "sono operativi in almeno trenta Paesi, con più di 850.000 clienti, dei quali quasi il 75% sono donne. Il programma - ha proseguito - si concentra sui poveri, particolarmente sulle donne povere, che vivono nelle comunità rurali più remote nelle quali non c’è possibilità di accesso ai servizi finanziari". Inoltre, "per assicurare la sostenibilità del programma, i clienti sono direttamente coinvolti nell'amministrazione e nella gestione dei servizi che ricevono”.

 

Tuttavia, ha concluso mons. Migliore, pur introducendo “un ampio miglioramento della condizione delle donne”, il sistema del microcredito “non è immune da abusi” e non può essere considerato una panacea. E’ la formazione delle donne, in particolare, “il mezzo più vitale” nella promozione dell’uguaglianza dei diritti fra i sessi e nella difesa della dignità di ciascuno.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

 

Servizio vaticano - In primo piano l’udienza di Benedetto XVI ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Nel suo discorso, il Papa ha sottolineato la grande responsabilità dei mezzi di comunicazione sociale e l'importanza di educare i bambini e i giovani alla bellezza, alla verità, alla bontà.

 

Servizio estero - In evidenza l’Iraq: George W. Bush pronto ad opporre il veto contro il completo ritiro delle truppe entro la fine del 2008 (secondo la proposta di legge presentata dai democratici).

 

Servizio culturale - Un articolo di Angelo Marchesi dal titolo “Agnosticismo contemporaneo e sue ambiguità da chiarire”: un saggio di Bernard Pottier apparso nella “Nouvelle Revue Théologique”.

 

Servizio italiano - In rilievo il dibattito sulla missione in Afghanistan

 

 

 

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

Oggi in Primo Piano

 

A Baghdad, vigilia dell'attesa Conferenza sulla sicurezza nazionale in Iraq

 

E’ tutto pronto a Baghdad per la Conferenza sulla sicurezza nazionale in Iraq, in programma domani. Allo stesso tavolo si ritroveranno Stati Uniti, Iran, Siria, i Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ma anche Arabia Saudita, Turchia e Giordania. Gli Stati Uniti non escludono di avere incontri bilaterali con Iran e Siria durante il vertice. A dichiararlo, il portavoce del Dipartimento di Stato, facendo un’altra apertura diplomatica in vista dei colloqui. Intanto, mentre oltre tre milioni di pellegrini sono giunti nella città santa sciita di Kerbala per commemorare la morte dell'Imam Hussein, sul terreno militari statunitensi hanno ucciso un presunto terrorista a Karmah, a ovest della capitale, e catturato 16 presunti militanti di al Qaeda in diversi rastrellamenti. Ma la comunità internazionale è ancora in tempo per salvare l’Iraq, sempre più in preda alla violenza? Risponde Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – Da un punto di vista simbolico, ma anche di urgenza per risolvere questa situazione irachena che appare sempre più disperata, la Conferenza di Baghdad è importante. Non c’è dubbio. Esiste la possibilità di uscire da tale crisi soltanto se tutte le parti convergono sulla terapia, perché se si continua così appare chiaro che la guerriglia e in qualche caso il terrorismo - fomentato da potenze regionali - possono trascinare questa guerra all’infinito e quindi arrivare allo smembramento del Paese. Un'eventualità che terrorizza ancora di più di quanto non possa terrorizzare l’attuale violenza di oggi.

 

D. - La soluzione allora quale sarebbe?

 

R. - Bisogna trovare un compromesso. Siria ed Iran si sono già fatte precedere da tutta una serie di richieste difficilmente accettabili. Credo che il fatto di alzare molto il prezzo delle trattative sia anche una tattica per giungere ad un diverso compromesso. Ma gli Stati Uniti e gli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza dovranno trovare, comunque, un incontro a metà strada. Faccio un esempio: se da una parte ci fosse un aiuto consistente alla pacificazione dell’Iraq e dall’altra, nei confronti della Siria, magari si avesse un atteggiamento meno punitivo sul processo per trovare assassini, mandanti ed esecutori del delitto dell’ex primo ministro libanese Hariri, questa - guardando al cinismo della politica - potrebbe essere una strada percorribile. Per quanto riguarda poi l’Iran - ricordando che Teheran ha due dossier importanti sul piatto, quello sul nucleare e quello sugli Hezbollah - si potrebbe pensare ad un atteggiamento meno rigido nei confronti degli Hezbollah, in cambio di un passo avanti dell’Iran sulla questione del nucleare, così come richiesto dalla comunità internazionale. Se si dovesse arrivare ad un compromesso con entrambi, io credo che Siria ed Iran siano in grado di influire in maniera decisiva sulla stabilizzazione dell’Iraq.

 

D. - In questa ottica di negoziato, la situazione irachena non rischia di finire in secondo piano?

 

R. - Assolutamente sì, ma sappiamo benissimo che le forze che sponsorizzano determinati movimenti sono legate alle potenze regionali. Insomma, far quadrare il cerchio può portare poi al fatto che le parti prendano coscienza che, se la situazione continua così, tutti hanno da perdere.

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Bambini-soldato: uno su tre è una bambina.

Un dramma spesso ignorato che chiede urgenti soluzioni

 

La Giornata della donna di ieri ha invitato dunque, nel messaggio dell'ONU, a combattere la violenza contro donne e bambine. Purtroppo, però, ogni giorno la guerra ruba l’infanzia di migliaia e migliaia di minori, come dimostra la piaga dei bambini-soldato. Un aspetto sovente ignorato dall’opinione pubblica, ma messo in risalto da un recente studio dell’ONU, rivela che un bambino-soldato su tre è in realtà una bimba. Eugenio Laurenzi ne ha parlato con Filippo Ungaro, responsabile comunicazione di Save the Children, una delle più grandi organizzazioni internazionali indipendenti per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini:

 

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R. – Generalmente, quando si pensa ai bambini-soldato, si pensa sempre ai maschietti: in realtà, c’è una consistente fetta di minori arruolati negli eserciti, nei gruppi armati, che è costituita da bambine. Questo perché spesso le bambine non sempre vengono considerate come veri e propri soldati. Svolgono svariate "mansioni" all’interno degli eserciti e dei gruppi armati, tra cui anche quella di “mogli”, cioè di schiave sessuali dei soldati. Spessissimo, invece, queste bambine prendono anche parte ai combattimenti.

 

D. – Quali sono le conseguenze di questo dramma?

 

R. – Quando vengono firmate le tregue e si avviano i processi di pace, spesso le bambine non vengono considerate come “soldati” e quindi non rientrano nella smobilitazione dei bambini-soldato. Di conseguenza, spesso le bambine rimangono “di proprietà” dei combattenti e non possono quindi ritornare a casa. Dunque, oltre al fatto di dover subire delle violenze, dover assistere ad atrocità, spesso non rientrano nemmeno nei programmi di smobilitazione. E quando vi rientrano, in realtà l’assistenza nei loro ruguardi non è sufficiente perché subiscono spesso l’ostracismo da parte delle comunità di appartenenza: ritornano magari malate di qualche malattia sessualmente trasmettibile, oppure tornano con dei figli a carico e sono viste come il “male” da parte delle comunità di appartenenza.

 

D. – E’ una piaga diffusa in tutto il mondo. Ma quali sono i Paesi che ne sono più colpiti?

 

R. – Principalmente, parliamo dei Paesi africani, però – ad esempio – anche in Sri Lanka, circa la metà dei bambini-soldato è costituita da bambine.

 

D. – Un flagello per cui spesso ci si indigna, ma poco si fa a livello istituzionale. Quali sono gli strumenti in possesso della comunità internazionale per arginare questo fenomeno?

 

R. – Quello che bisogna sicuramente fare è impegnarsi a finanziare al meglio i programmi di reintegrazione di queste bambine. Spesso ci si limita a dare loro alcuni vestiti, a riportarle a casa, ma in realtà bisognerebbe avviare delle attività di mediazione culturale con le comunità di appartenenza, per capire che queste bambine in realtà sono delle vittime. Bisognerebbe istituire dei corsi di formazione professionale per queste bambine, reinserirle – dove possibile – nel sistema scolastico… Insomma, predisporre tutta una serie di attività complesse che al momento, spesso, non vengono messe in piedi.

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La storica cattedrale di Praga assegnata dal tribunale alla proprietà

dello Stato. Il cardinale Vlk: vogliamo sia restituita alla Chiesa

 

Una sentenza del tribunale di Praga ha assegnato allo Stato la proprietà della storica cattedrale di San Vito, che domina sulla capitale della Repubblica ceca. La decisione del tribunale è l'ultima svolta di una controversa vicenda legata alla restituzione dei beni ecclesiastici, confiscati dal regime comunista nel 1948. La questione verrà riesaminata in sede giudiziaria a giugno, ma intanto le celebrazioni liturgiche all'interno della cattedrale possono essere officiate con il clero locale in sostranza "ospitato" da una struttura statale. Giovanni Peduto ha chiesto un commento sulla situazione al cardinale arcivescovo di Praga, Miloslav Vlk:

 

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La causa della cattedrale di San Vito, a Praga, dura ormai da 14 anni; già tre volte è stato deciso da un tribunale che essa appartiene alla Chiesa. Invece, adesso il Tribunale supremo, rappresentato da un giudice comunista, ha di nuovo rinviato la causa ed ha deciso che noi, Chiesa, dobbiamo restituire la cattedrale allo Stato. Non possiamo fare nulla. L’arredo sacro della cattedrale appartiene ora ed è sempre appartenuto alla Chiesa e questo arredo noi non lo daremo allo Stato: dobbiamo trattare. Gli argomenti che il Tribunale supremo ha addotto non sono stati argomenti di tipo giuridico quanto piuttosto di tipo politico. E questo noi non possiamo accettarlo. Ricomincia un nuovo processo davanti al Tribunale supremo e noi siamo determinati. Se non otterremo giustizia, siamo pronti ad andare con questa causa anche a Strasburgo, davanti al Tribunale europeo.

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Mons. Anfossi, vescovo di Aosta: difendere la vita e il matrimonio,

per ricostruire la società con un'anima di fede

 

Il dibattito sui temi della bioetica e sulla difesa dei diritti della famiglia fondata sul matrimonio è al centro, in Italia, di numerose prese di posizione sia dal punto di vista politico, sia della società civile. In Campidoglio, a Roma, si è svolto oggi un convegno dal titolo "Etica e bioetica: il punto sul dibattito. Coppia e famiglia tra mutamento e stabilità", promosso dall'Associazione "Centro di Mediazione Coppia e Famiglia 2000". “Oggi - ha affermato il giurista Francesco D'Agostino, presente al convegno - si respira un obiettivo e soddisfatto trionfalismo nella cultura bioetica, con lo slogan che non dobbiamo mai porre paletti alle scienze. Si rischiano però abusi - ha osservato - e l'uomo può assoggettare altri uomini in nome della libertà della scienza”. Su queste tematiche Fabio Colagrande ha raccolto il parere di mons. Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta e presidente della Commissione famiglia e vita della Conferenza episcopale italiana:

 

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R. - Penso che la Chiesa, nella Sacra Scrittura in particolare, ma anche nella tradizione della sua teologia, quando parla del Sacramento del matrimonio lo considera una specie di scrigno che contiene tesori che soltanto dopo il Concilio Vaticano II gli sposi se ne appropriano. E’ molto importante dunque dire che oggi c’è una famiglia nuova, costruita attraverso la pastorale familiare, molto spesso movimenti e associazioni ma anche parrocchie. Certo, bisogna fare di più. Il punto su cui noi dobbiamo crescere è accompagnare di più e meglio i giovani sposi o coloro che sono sposati da poco tempo, che spesso non sono più così giovani. E questa attenzione agli sposi deve essere nel momento in cui costruiscono i primi anni del matrimonio, mettono al mondo i primi figli, sistemano le loro carriere professionali, un tempo delicatissimo. Mentre noi muoviamo critiche allo Stato che non fa abbastanza per i giovani sposi, dobbiamo guardare noi stessi ed invitare i nostri preti, noi vescovi, a lavorare di più. Io credo che i problemi si combattono in termini di prevenzione anche così.

 

D. - C’è un sondaggio di quelli realizzati di Renato Mannheimer che dice che nelle priorità degli italiani, la regolamentazione per le coppie di fatto con i cosiddetti DICO sta in una posizione molto bassa. Insomma, per gli italiani non è affatto una priorità, anzi la metà non ritiene che sia un provvedimento da fare importante. Come commenta?

 

R. - Sono le politiche familiari che dovevano essere messe all’ordine del giorno, non un tema eticamente sensibile, non un tema ideologico. Guardiamo ai problemi reali, guardiamoli in faccia e mettiamoci tutti insieme: Chiesa e Stato e anche tutte le risorse della società civile e lavoriamo per affrontare i problemi più grandi. Il problema numero uno in Italia è che non c’è mai stata una cultura, né a destra e né a sinistra, della politica familiare. Su questo, io credo che noi dobbiamo impegnarci parallelamente. Però, le parrocchie, le pastorali diocesane, anche loro contribuiscono in modo tale che il cuore, l’animo degli sposi, sia veramente quello che il Vangelo propone. Ci sia preghiera, ci sia solidarietà, attenzione ai poveri, le famiglie si sostengano tra di loro quando hanno dei problemi dei ragazzi, dei giovani: non aspettiamo solo soluzioni repressive affidate a leggi particolari quando abbiamo dei problemi con la gioventù. La risorsa dunque è una nuova vita comunitaria di vicinato, ricostruita dando molto posto agli sposi. Oggi, non c’è più la famiglia patriarcale, non c’è più il vicinato, non c’è più il contesto paesano rurale. Prendiamo coscienza di questo e lavoriamo. Costruiamo la società civile con un’anima di fede.

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Radiogiornale

Chiesa e Società

 

Il cardinale Martino sull'Europa nell'epoca della globalizzazione:

basare sui valori di verità, libertà e solidarietà il futuro del continente

 

"Verità, libertà, solidarietà e senso del sacrificio sono i valori che hanno reso possibile, all’indomani della seconda Guerra mondiale, la 'costruzione europea' voluta dai Padri fondatori per la pacificazione del continente, ed è sulla base di questi stessi valori che l’Europa potrà adempiere al suo ruolo futuro in un mondo globalizzato e pacificato". Lo ha detto stamani il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino, partecipando al Seminario della 58.ma Sessione dell’Istituto Alti Studi Difesa dal titolo “Scenario strategico europeo”. Il porporato ha voluto anzitutto rendere omaggio ad Alcide De Gasperi, cristiano esemplare, grande italiano e impegnato europeista. Delineando quindi la visione della Santa Sede sul ruolo dell’Europa nell’epoca della globalizzazione, il cardinale Martino ha richiamato il Magistero europeo di Giovanni Paolo II, secondo cui due grandi e fondamentali questioni si pongono all’orizzonte del continente nei prossimi anni: quella della verità e quella della libertà. Con riferimento alla questione della verità, il presidente di Giustizia e Pace ha sottolineato la drammatica domanda di senso che la tecnica pone nell’ambito politico, ove incombe il rischio della tecnocrazia; nell’ambito della manipolazione della vita, là dove ci si affida ciecamente alle biotenologie; e nell’ambito della comunicazione, rimodellata e sconvolta dalla tecnologia informatica. Dalla risposta giusta o sbagliata in questi tre ambiti, secondo il cardinale, dipenderà in gran parte il futuro dell’Europa e, in definitiva, dell’umanità. Infatti, se manca il riferimento alla verità, la democrazia si trasforma in tecnica procedurale, la biotecnologia in “fabbricazione” della vita e dell’uomo, e le tecnologie dell’informazione in produzione di mondi virtuali, con il rischio di forme inedite di asservimento dell’uomo all’uomo. Con riferimento poi alla questione della libertà, sempre citando Giovanni Paolo II, il cardinale Martino ha ribadito che libertà non significa arbitrio. L’uomo libero è tenuto alla verità e non c’è libertà senza verità. La libertà del singolo non va separata dalla libertà degli altri e dunque non c’è libertà senza solidarietà e senza sacrificio. L’Europa in definitiva deve essere un continente aperto e accogliente, continuando a realizzare nell’attuale era della globalizzazione, forme di cooperazione internazionale non solo economica, ma anche sociale e culturale, in termini di una nuova cultura di solidarietà, pensata come seme della pace. “Questo vecchio Continente - ha concluso il cardinale Martino - che ha conosciuto prima degli altri guerre di religione, imperialismi, ideologie e totalitarismi, ha il dovere di proporsi oggi al mondo globalizzato come un laboratorio di convivenza solidale e di pace”. (A cura di Paolo Scappucci)

 

 

Oggi, a Belèm do Parà, si inaugura il Simposio brasiliano di pastorale

mariana, tappa fondamentale nel cammino di preparazione

verso la V Conferenza generale del CELAM

 

I rettori dei santuari di tutta l’America Latina si riuniscono oggi a Belèm do Parà in Brasile, presso la Basilica di Nostra Signora di Nazaret, per partecipare al Simposio brasiliano di pastorale mariana. Il cardinale  Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di São Salvador da Bahia e presidente della Conferenza dei vescovi del Brasile, sottolinea l’importanza di questa tappa nel cammino di preparazione verso la V Conferenza Generale del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM). "E’ tutta la Chiesa in America, che si riunisce nuovamente con Maria, Madre di Gesù, come agli inizi della Chiesa", dice il porporato. "Con Lei, invoca lo Spirito Santo, cerca di discernere e di conoscere le chiamate di Dio ed i suoi progetti sulla vita dei nostri popoli per lanciarsi in missione con grande fede e coraggio”. L’apertura del Simposio sarà presieduta dal cardinale Francisco Javier Erràzuriz Ossa, arcivescovo di Santiago del Cile e presidente del CELAM, la chiusura è prevista per domenica prossima. (E.L.)

 

 

Giornata della donna in Sri Lanka:

nessun festeggiamento finché non ci sarà una pace duratura

 

Le donne dello Sri Lanka, ieri, in occasione dell’8 marzo, si sono dette contrarie ad ogni festeggiamento in quanto il clima nell’isola non è quello di una festa, ma di un conflitto che aspetta ancora una soluzione definitiva. Le donne stanno subendo ogni sorta di atrocità, da rapimenti ad omicidi, e come loro molte altre persone. “Ci uniremo alle altre donne nel mondo per festeggiare questa Giornata solo quando avremo la pace”, riferisce ad AsiaNews S.K.B. Rajakaruna, impiegata statale a Colombo. “Per questo chiediamo al presidente Rajapakse di risolvere la crisi senza spargimento di sangue”. Proprio ieri, si è verificato un grande esodo di civili che ha coinvolto circa 14 mila persone. L’esercito governativo si preparerebbe, infatti, ad attaccare i ribelli Tamil nell’area di Thoppigala e la popolazione ha paura di essere usata come scudo umano dalle parti in lotta. Negli ultimi 15 mesi, la guerra ventennale tra esercito e ribelli tamil, che chiedono l’indipen-denza nel nord-est dello Sri Lanka, ha provocato la morte di almeno 4 mila persone. La tregua tra le parti, siglata nel 2002, non è mai stata rispettata. (E.L.)

 

 

L’annuale rapporto del Dipartimento di Stato americano sui diritti umani denuncia gli attacchi contro le minoranze religiose in India

 

In India, la violenza contro le minoranze religiose rappresenta un fenomeno “molto serio” da affrontare. E’ la denuncia contenuta nell’annuale Rapporto del Dipartimento di Stato americano sui diritti umani, presentato nei giorni scorsi. Lo studio, relativo al 2006, definisce inoltre “preoccupanti” i frequenti attacchi contro le minoranze religiose e critica l’introduzione, in diversi Stati dell’India, delle cosiddette leggi anti-conversione. “La Chiesa - sottolinea ad AsiaNews il segretario generale della Conferenza episcopale indiana, mons. Stanislaus Fernandes - ha sempre denunciato l’inutilità di queste norme sulla libertà religiosa. Le leggi per impedire le conversioni forzate - spiega - non sono altro che un espediente politico per colpire le minoranze e vanno contro la Costituzione”. Anche il presidente dell’organizzazione ‘All India Catholic Union, John Dayal, denuncia i rischi delle cosiddette leggi anti-conversione e fornisce un quadro non confortante sulla situazione dei cristiani in India. “Nel giro di 20 anni - sostiene John Dayal - il ruolo dei cristiani nella società civile subirà un tale calo, che non avremo più controllo sui nostri destini”. La situazione – sottolinea il rapporto del Dipartimento di Stato americano - è critica soprattutto per il fatto che “i fondamentalisti indù agiscono con la sicurezza dell’impunità”. (A.L.)

 

 

Ferma condanna del segretario generale del Consiglio d’Europa,

Terry Davis, della profanazione di una chiesa ortodossa serba in Kosovo

 

“Condanno fermamente la profanazione della chiesa di San Giovanni Battista a Pec, in Kosovo". Lo ha detto il segretario generale del Consiglio d’Europa, Terry Davis, auspicando per il popolo kosovaro un futuro senza odio e violenze. L'edificio sacro della Chiesa ortodossa serba, danneggiato nel corso degli scontri del marzo 2004, era stato ristrutturato lo scorso anno nell’ambito di un programma condotto sotto la direzione del Consiglio d’Europa. I lavori - riferisce l’agenzia SIR - erano stati realizzati da artigiani appartenenti a tutte le comunità etniche del Kosovo. L'iniziativa ha anche permesso di rafforzare il senso di un patrimonio comune e le prospettive di riconciliazione. Ma la recente profanazione della chiesa ortodossa costiuisce un grave episodio. "Coloro che ricorrono alla violenza - avverte infatti Terry Davis - minacciano il futuro di ogni essere umano in Kosovo. Il futuro è molto più che uno statuto ed è determinato dalla qualità della vita, non dai chilometri di frontiera”. Se il popolo kosovaro non trova in se stesso la forza per liberarsi dalla stretta della violenza e dell’odio etnico - conclude il segretario del Consiglio d’Europa - il Kosovo diventerà una prigione per la maggioranza della popolazione così come per le minoranze, indipendentemente dalla decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. (A.L.)

 

 

Pubblicati gli atti del XXIII Congresso eucaristico nazionale

di Bologna 1997: tutti gli interventi in 4 volumi e 3.000 pagine

 

Un grande fatto ecclesiale caratterizzato dalla straordinaria partecipazione delle diocesi italiane. E’ stata questa l’anima del XXIII Congresso Eucaristico Nazionale (CEN), celebrato nel ’97 a Bologna e dedicato al tema “Gesù Cristo, Unico Salvatore del mondo ieri, oggi e sempre”. A dieci anni di distanza dell’assise bolognese, escono gli "Atti", pubblicati dall’Editrice Compositori e  con il contributo di Unicredit Banca. I quattro volumi raccontano l’intensa fase preparatoria e le celebrazioni finali concluse da Giovanni Paolo II. L’opera editoriale raccoglie, in quasi tremila pagine, gli interventi di oltre 200 autorità civili ed ecclesiastiche, le sei allocuzioni di Giovanni Paolo II, la lezione del cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ed altri documenti che presentano la posizione della Chiesa su questioni cruciali. L’opera - ha commentato il cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra - è fondamentale per custodire la memoria di un avvenimento decisivo per la Chiesa italiana. Da parte sua, il segretario della Conferenza episcopale italiana (CEI), mons. Giuseppe Betori, che collaborò alla stesura del documento dottrinale, ha ricordato il nesso tra Eucaristia e missione che il documento mise in particolare evidenza. Il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione dei vescovi, ha sottolineato che realmente il XXIII CEN è stato indimenticabile. Cosa rimane del XXIII CEN? Mons. Ernesto Vecchi, allora presidente del Comitato preparatorio, non ha dubbi: "La persuasione che in Cristo si trova tutto ciò di cui ogni uomo ha bisogno”. (A cura di Stefano Andrini)

 

 

Si apre oggi a Loreto il primo pellegrinaggio nazionale

dei giovani aderenti all’UNITALSI

 

Si inaugura oggi a Loreto il primo Incontro/Pellegrinaggio nazionale dei giovani aderenti all’Unione nazionale italiana trasporti ammalati a Lourdes e santuari internazionali (UNITALSI). “Questo incontro - si legge in una nota dell’associazione - vuole essere l’inizio di un percorso unitario dei giovani, già impegnati in un cammino di fede, di carità e di fraternità condiviso nei singoli gruppi”. L’UNITALSI vede nei giovani la forza dell’associazione e mira a realizzare un incontro che sia un momento di crescita interiore, ma anche di semplice amicizia e sia di sostegno al pellegrinaggio che ognuno compie nella quotidianità nel “carisma unitalsiano”. Sono previsti momenti di catechesi, di preghiera e di confronto tra i giovani, ma anche momenti di fraternità. Tra i relatori, oltre all’arcivescovo di Loreto, mons. Gianni Danzi, anche padre Saverio Zampa, responsabile del Servizio giovani del santuario di Lourdes. (E.L.)

 

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

24 Ore nel Mondo

- A cura di Roberta Moretti -

 

- Daniele Mastrogiacomo, il giornalista italiano de "La Repubblica" rapito in Afghanistan, “potrebbe tornare presto libero se dimostrerà di non essere una spia”: lo ha detto in una telefonata alla Reuters il mullah Hayat Khan, portavoce degli studenti coranici, secondo cui i rapitori stanno ancora interrogando il reporter e indagando su materiale ritenuto sospetto. Soltanto ieri, due giornalisti pakistani, in contatto con gruppi vicini ai rapitori, avevano rivelato che i talebani sono pronti a trattare. Prudente la Farnesina, che, prima di ogni contatto, chiede una prova in vita di Mastrogiacomo. E mentre ieri a Roma un migliaio di persone ha partecipato alla manifestazione in Campidoglio per chiedere la liberazione del giornalista, la Camera ha approvato il decreto che rifinanzia per un anno le missioni italiane all’estero, compresa quella in Afghanistan.

 

 - E sempre in Afghanistan prosegue l’offensiva della NATO nella provincia di Helmand. Oltre 5 mila uomini dell’Alleanza atlantica, coadiuvati dalle forze afghane, tentano di riprendere il controllo del territorio, da tempo in mano ai talebani. Cinque guerriglieri sono stati uccisi nelle ultime ore. A Kabul, intanto, non ha provocato feriti l’attacco a una pattuglia italiana da parte di tre guerriglieri che hanno sparato alcuni razzi e si sono poi dileguati.

 

- In Pakistan, uomini armati hanno ucciso a colpi di arma da fuoco un uomo d’affari e attivista sciita a Dera Ismail Khan, nel nord ovest del Paese, il giorno dopo che in un attacco analogo è stato assassinato un militante di un gruppo sunnita. Lo ha reso noto la polizia locale. La comunità sciita pakistana, minoritaria nel Paese a maggioranza sunnita, oggi e domani osserva una delle sue principali ricorrenze religiose. Di recente, diversi militanti sunniti detenuti hanno rivelato alle forze di sicurezza piani per sferrare attacchi in questa occasione contro i fedeli sciiti.

 

- La polizia marocchina ha arrestato Saad Hussaini, presunta ‘mente’ degli attentati di Casablanca, che provocarono 45 morti e decine di feriti, nel maggio del 2003. La notizia è stata confermata da fonti ufficiali di Rabat. Hussaini, che era ricercato dal 2002, potrebbe anche essere una delle menti degli attentati di Madrid dell'11 marzo del 2004.

 

- L’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA) ha ratificato ieri la riduzione dei suoi aiuti tecnici all'Iran, in seguito al rifiuto di Teheran di sospendere l'arricchimento dell'uranio. I 35 governatori dell'AIEA hanno sospeso 22 dei 55 progetti di cooperazione tecnica. Da parte sua, l’Iran ha fatto sapere che la decisione non compromette in alcun modo i suoi programmi di arricchimento dell’uranio.

 

- Fallimento del dialogo tra Giappone e Corea del Nord nell’ambito dei gruppi di lavoro previsti dall'accordo sulla rinuncia al nucleare di Pyongyang. Ad Hanoi, i colloqui si sono interrotti sulle rivendicazioni avanzate da ambo le parti e non è stata fissata alcuna data per un prossimo incontro.

 

- Raggiunto a Bruxelles, dove si è appena concluso il vertice di primavera dei 27 capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, “un accordo politico” sul piano di azione contro il cambiamento climatico. Resta comunque aperto il "nodo giuridico", ossia come trasferire i target vincolanti nella legislazione europea. Grande soddisfazione del cancelliere tedesco, Merkel, alla guida del semestre europeo, e del presidente della Commissione UE, Barroso, secondo cui tali intese “costituiscono un pacchetto di gran lunga più ambizioso a livello globale”.

 

- Si concluderà oggi pomeriggio lo scrutinio per le elezioni della nuova Assemblea provinciale in Irlanda del Nord. Secondo i risultati parziali, il Partito democratico unionista di Ian Paisley e quello nazionalista di Jerry Adams hanno consolidato le loro posizioni. E un appello a non perdere questa grande occasione di riconciliazione in Ulster giunge dai premier britannico Blair ed irlandese Ahern. Da Belfast, ci aggiorna Enzo Farinella:

 

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I governi inglese ed irlandese sperano che il risultato di quest’ultima consultazione elettorale possa portare ad un governo di coalizione e Peter Hain, ministro per il Nord Irlanda, ha incoraggiato i due schieramenti a dar vita ad un esecutivo operante per il 26 di marzo. Martin McGunness, commentando il voto sostenuto per il suo partito Sinn Fein e per i democratici unionisti, ha dichiarato che i nordirlandesi hanno votato per la coalizione tra le due comunità, unionisti e nazionalisti. Ma Nigel Dodds, esponente dei democratici unionisti, ha detto che il messaggio a favore del suo partito, da parte del voto massiccio della sua comunità, significa che la strategia dei democratici unionisti è corretta e che bisogna procedere con cautela prima di entrare in coalizione con i nazionalisti. Rimane, quindi, una fondamentale incertezza e per ora non è chiaro se gli unionisti di Ian Paisley potranno governare insieme ai nazionalisti di Gerry Adams il 26 marzo prossimo.

 

Da Belfast, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.

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- Nuove speranze per la riunificazione della capitale di Cipro, Nicosia, unica città d’Europa divisa in due da un muro. Le autorità greco-cipriote hanno, infatti, dato il via, ieri sera, ai lavori di demolizione di un tratto della separazione tra la zona greca e quella turca, in quello che è stato definito “un gesto di buona volontà”, anche in vista delle trattative della Turchia per un ingresso nell’Unione Europea. Nel 1974, il nord dell'isola mediterranea venne occupato dalle truppe di Ankara. Sul significato della decisione presa dai greco-ciprioti, Giancarlo La Vella ha sentito Furio Morroni, responsabile dell’Ansa di Atene:

 

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R. – Al momento attuale, il significato è decisamente simbolico. Politicamente, bisogna ancora decifrarlo. L’apertura di questo passaggio è in ballo ormai da due anni. Prima avevano incominciato i turco-ciprioti a parlarne, ora nuovamente i greco-ciprioti: sembrano tanti messaggi lanciati ma non si sa bene a chi. Tutto questo rientra probabilmente in un giro diplomatico che si risolverà tra poche settimane: tra pochi giorni ci sarà a Roma il ministro degli Esteri greco, Dora Bakoyannis, incontrerà il ministro D’Alema; dopo qualche giorno, arriverà ad Atene il ministro degli Esteri, Abdullah Gül: Gül verrà con la grossa ipoteca delle imminenti elezioni politiche in Turchia. Staremo a vedere ...

 

D. – Potrebbe essere un gesto di assenso sui negoziati per l’ingresso della Turchia in Europa?

 

R. – La parte greco-cipriota dell’isola come anche la Grecia non si sono mai dette contrarie all’ingresso della Turchia in Europa. Naturalmente, la Repubblica di Cipro pretende che la Turchia prima di entrare in Europa si assoggetti a tutti quei parametri che ne faranno un Paese in grado di entrare in Europa. Tra questi, anche il fatto – lo dobbiamo ricordare – che la Turchia sta occupando miltarmente da trent’anni il 37 per cento di un Paese che, da due anni, fa parte dell’Europa!

 

D. – E’ anche un gesto che alleggerisce le tensioni tra la popolazione?

 

R. – Decisamente. Sono cose che fanno bene alla popolazione, tant’è vero che ieri sera, come sono arrivati gli operai per incominciare a buttar giù questo muro che ancora divide Nicosia, ultima città europea divisa da un muro, la gente ha incominciato ad applaudire!

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- Il Parlamento portoghese ha approvato, ieri, una nuova legge che rende legale l'interruzione volontaria della gravidanza entro le prime 10 settimane. Lo scorso 11 febbraio, gli elettori portoghesi erano andati alle urne per un referendum sulla materia. I sì avevano prevalso con il 59 per cento, ma non era stato raggiunto il quorum del 50 per cento degli aventi diritto che avrebbe reso vincolante il risultato. La precedente normativa, risalente al 1984, consentiva l'interruzione della gravidanza solo in caso di stupro, pericolo di vita per la donna o malformazione del feto. Chi violava la legge rischiava fino a tre anni di carcere.

 

- Con l’arrivo questa notte a San Paolo, in Brasile, è cominciata la missione del presidente statunitense Bush in America Latina. Il capo della Casa Bianca avrà un incontro con il presidente Lula da Silva e con le altre autorità brasiliane, per poi trasferirsi in Uruguay, Colombia, Guatemala e Messico. In primo piano - nei colloqui che Bush avrà in questi giorni - la democrazia, il libero scambio e la cooperazione tra Stati Uniti e Paesi latinoamericani. Già in corso in diverse città manifestazioni di protesta, mentre il presidente venezuelano, Chavez, ha affermato che Bush merita la “medaglia d'oro per l'ipocrisia”.

 

- I cinque europei e gli otto etiopi rapiti la settimana scorsa nell’Etiopia settentrionale sono “sani e salvi” nelle mani dei ribelli separatisti AFAR che li tengono in Eritrea, vicino al confine. E’ quanto ha precisato Ismael Ali Gardo, cofondatore dell'Associazione dello sviluppo AFAR (APDA), che ha dichiarato di avere ricevuto notizie sui rapiti da pastori nomadi che si trovavano nelle vicinanze del villaggio eritreo di Weima. Da parte sua, l’Eritrea ha smentito che i cinque turisti britannici, tra cui anche una cittadina con passaporto italo-britannico, siano stati portati sul suo territorio. 

 

- E’ stato liberato ed è in buona salute Winston Helera, lavoratore filippino del settore petrolifero rapito il mese scorso in Nigeria da uomini armati: lo ha annunciato il Ministero degli esteri filippino. Tra i lavoratori stranieri, tuttora tenuti in ostaggio in Nigeria, generalmente sequestrati da gruppi indipendentisti nella regione petrolifera del delta del fiume Niger, figurano gli italiani, Francesco Arena e Cosma Russo, rapiti il 7 dicembre scorso.